Anna Maria Adorni Fondatrice delle Ancelle dell'Immacolata e dell'Istituto Buon Pastore di Parma

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Caterina63
00giovedì 30 settembre 2010 20:41

Anna Maria Adorni sarà beatificata a Parma questa domenica


Fondò le Ancelle della Beata Maria Immacolata e l'Istituto del Buon Pastore di Parma


di Carmen Elena Villa


ROMA, giovedì, 30 settembre 2010 (ZENIT.org).- “Se c’è stata nella vita una persona felice quella sono io”, diceva con sicurezza madre Anna Maria Adorni (1805 – 1893), pur avendo sofferto molto per la morte del marito e dei suoi sei figli.

Questa donna, che a 52 anni fondò la Congregazione delle Ancelle della Beata Maria Immacolata e l'Istituto del Buon Pastore, sarà beatificata domenica a Parma in una cerimonia presieduta da monsignor Angelo Amato, prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, in rappresentanza di Papa Benedetto XVI.

Parlando con ZENIT, padre Guglielmo Camera, S.X., postulatore della sua causa di beatificazione, ha affermato che la futura beata è un modello di “ragazza cristiana, sposa, madre e fondatrice. E' una cosa abbastanza originale che una sola persona possa essere modello di questi stati di vita”.

Nata e cresciuta a Fivizzano, in provincia di Massa Carrara, Anna Maria Adorni perse il padre a 15 anni. Voleva diventare monaca cappuccina, ma dovette sottomettersi al volere della madre e nel 1826 si sposò con Antonio Domenico Botti, che amò molto. Appena tre mesi dopo la madre morì.

“Basta volersi bene”, diceva la futura beata sul matrimonio. “Tutti i mariti sarebbero buoni se le mogli fossero sempre ossequiose e pronte ad accontentarli in tutto ciò che non è male”, aggiungeva. Lei e Antonio Domenico ebbero sei figli.

“Ha creduto che i figli erano un dono, veramente li ha formati al paradiso nel senso della preghiera, della fede e del passaggio da questo mondo al Padre”, ha detto padre Camera.

Una dura prova

Suo marito morì quando Anna Maria aveva 39 anni, dopo quattro mesi di grave malattia durante i quali lei lo assistette con amore. Rimase sola con quattro figli (due erano già morti): Poldino di 16 anni, Alberto di 7, Guido di 4 e Celestina di 3 mesi.

Anna Maria sentì la chiamata a diventare vedova consacrata, a dedicarsi alle opere di carità, soprattutto nei confronti dei detenuti. “Era molto impegnata verso i carcerati di cui nessuno si interessava”, ha spiegato padre Camera.

“Ha vissuto una maternità verso quelli che non erano i figli”, ha indicato.

Arrivarono poi altri momenti di dolore: morirono i figli Guido, Alberto e Celestina. Rimase solo Poldino, che entrò nel monastero benedettino ma morì a 26 anni.

Nonostante tutto, Anna Maria non perse la speranza. Molti uomini di fede restavano stupiti dal suo atteggiamento e alcuni la cercavano per chiederle consiglio. Tra questi c'erano San Giovanni Bosco, il Vescovo Domenico Maria Villa e il beato Andrea Ferrari, Arcivescovo di Milano.

Varie donne vollero seguire il suo esempio e nacque così la “Pia Unione delle Dame visitatrici delle carceri sotto la protezione dei Santissimi Cuori di Gesù e di Maria”, un'associazione di donne volontarie specializzate nella pastorale carceraria.

Anna Maria affittò una casa per le donne che uscivano dal carcere perché potessero reinserirsi nella società. Vi riceveva anche le bambine orfane a rischio.

Il 1° maggio 1857, insieme a otto compagne, diede inizio alla nuova Congregazione delle Ancelle della Beata Maria Immacolata di Parma. Due anni dopo pronunciò con loro i voti privati di castità, povertà e obbedienza. Queste donne si impegnarono a consacrare la propria vita religiosa al recupero delle donne cadute, alla tutela di quelle che erano in pericolo e all'assistenza materna agli orfani e ai bisognosi.

“Non solo andava a visitare, ma reinseriva nella società con un lavoro, per cui dopo che queste donne avevano perso un po' la dignità e anche il posto di lavoro, lei le accoglieva per assicurare loro un futuro”, ha riferito padre Camera.

Il Vescovo di Parma Andrea Miotti confermò gli statuti della comunità il 28 gennaio 1893. Anna Maria morì il 7 febbraio dell'anno dopo. “Ha vestito l'abito religioso praticamente sul letto di morte, perché ha ricevuto l'approvazione una settimana prima di morire”, ha detto il postulatore.

La fama di santità di Anna Maria iniziò a diffondersi rapidamente, e si registrarono 57 presunti miracoli avvenuti per sua intercessione. Molti parlavano anche di miracoli che la futura beata aveva compiuto in vita.

“Il Signore ha operato nella sua vita, e la sua era una fede molto bella perché si fidava dei confessori, delle mediazioni umane, cercava di capire cosa voleva il Signore, momento per momento, e questa fiducia l’ha portata molto in alto. Credo che abbia fatto dei miracoli grazie a questa fede”, ha concluso padre Camera.




Dal sito ufficiale:
http://madreadorni.wordpress.com/ama/15o%C2%B0-anniversario-anna-maria-adorni/


                                                   

Le Ancelle dell’Immacolata di Parma sono sempre vicine a chi ha bisogno, come la loro Madre Fondatrice, la Venerabile Madre Adorni.
Ed in questo loro impegno, come figlie spirituali, sono spesso anche affiancate dall’incessante e volenterosa attività di molte persone che cercano di vivere in modo autentico la propria vocazione cristiana, come quella del gruppo che costituisce, fin dal 1988 l’Associazione “Madre Adorni”.

Questa ha lo scopo  di far partecipare anche il mondo laico cristiano della ricchezza del carisma e della spiritualità di Madre Adorni. Le associate si impegnano a vivere la propria identità cristiana come una vera e propria vocazione collaborando con Gesù ogni giorno, a salvare le anime. Tale proposito, espresso chiaramente nel Regolamento dell’Associazione fortifica la motivazione delle loro attività quotidiane.

Le Associate si impegnano a vivere i loro doveri familiari, sociali ed ecclesiali con una accentuazione corredentiva, fraternamente e spiritualmente unite alle Ancelle dell’Immacolata, per vivere da laiche la stessa missione affidata dal Signore a Madre Adorni, ora continuata dalle sue ancelle in Italia e all’estero.


Caterina63
00venerdì 1 ottobre 2010 21:24
Domenica a Parma la beatificazione di Anna Maria Adorni

Testimone di carità per il riscatto delle donne


di Guglielmo Camera
Saveriano, postulatore della causa di canonizzazione

La diocesi di Parma e il paese nativo Fivizzano (Massa Carrara), stanno preparandosi a onorare Anna Maria Adorni, sposa, madre, vedova e religiosa dell'Ottocento, che viene beatificata dall'arcivescovo Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, in rappresentanza di Benedetto XVI, domenica 3 ottobre, nella cattedrale emiliana.

Considerata madre degli emarginati, degli sfruttati, di quanti sono soggetti a nuove forme di schiavitù e in particolare dei carcerati e delle donne offese nella loro dignità umana, era nata il 19 giugno 1805. Avviata ai lavori femminili, alla morte del padre nel 1820, con la madre dovette emigrare a Parma, dove passò il resto della vita. Fu accolta in una nobile famiglia come "istitutrice". Mentre pensava di abbracciare la vita monastica tra le cappuccine, in ossequio alla madre che si opponeva, nel 1826 sposò un addetto alla Casa ducale, Domenico Botti, a cui diede sei figli, tutti morti in tenera età.

A eccezione di Leopoldo, che poi abbracciò la vita monastica nell'ordine benedettino, morto anch'egli prima di lei. Nel 1844, alla morte del marito, per consiglio del confessore intraprese un cammino di carità a sollievo delle carcerate. Molte donne, attratte dal suo esempio, la imitarono, dando inizio a un'associazione caritativa. Sollecita anche verso le donne dimesse dal carcere, Anna Maria prese in affitto una casa per loro e per le fanciulle a rischio e le orfane. Tale opera prese ispirazione e il nome da Gesù Buon Pastore. Per provvedere in maniera più idonea all'opera iniziata, pensò di fondare una famiglia religiosa, i cui membri alimentassero quella fiamma di carità che lo Spirito Santo aveva acceso nel suo cuore.

Pose le fondamenta del nuovo Istituto nel 1857 con otto compagne, che si affidarono totalmente al Signore con i voti privati di castità, obbedienza e povertà e con un nuovo saldissimo voto di offrire la vita al recupero delle donne cadute, alla tutela di quelle in pericolo, alla materna assistenza delle derelitte e delle orfane. Si chiamarano e si considerarono Ancelle dell'Immacolata. Colpita da paralisi di breve durata, morì il 7 febbraio 1893 a Parma in fama di santità.

Quale messaggio possiamo cogliere dalla sua vita? Emerge con prepotenza un dato:  ella dimostra di credere veramente a una presenza di Dio in lei. In ogni momento della sua esistenza ella si riferirà a Lui, cercherà sempre di capire cosa Dio vuole da lei. E questo anche attraverso mediazioni molto ordinarie:  la mamma e il suo confessore. Ascolta, si consiglia, prega. Accetta prospettive che non erano nei suoi piani:  invece di consacrarsi in monastero diventa sposa. Nella fedeltà e nell'amore coniugale, accetta dal Signore il dono di tante vite e vive da madre attenta e amorosa. È colpita da numerosi lutti familiari eppure non dispera. Si fida di Dio, che dà senso a tutto. Dopo tante lotte e incomprensioni legate alle sue opere, viene spontaneo accostare l'esperienza spirituale dell'Adorni con quella di Paolo:  "Chi ci separerà dall'amore di Cristo"?

Alla morte del marito Anna Maria accetta il suggerimento del confessore di diventare strumento della bontà, provvidenza, "maternità" di Dio per un gran numero di sorelle infelici, rifiutate dalla società, carcerate. Ogni giorno si reca in visita alle detenute, le istruisce, le ama. "Il mio cuore restò sopraffatto di dolore; non mi reggevano più le forze nel vedere perire tante belle creature fatte a immagine dello stesso Creatore". Al suo cuore di mamma non sfuggono le bambine abbandonate che passavano le giornate al margine della strada. Non teme le fatiche, le ristrettezze economiche, vince le chiusure e l'indifferenza per un'opera allora tanto nuova e provocatoria. Fa il possibile per ridare dignità, fiducia e speranza a quelle povere creature.

La Adorni offre anche un metodo per il suo apostolato. Lei e le sue collaboratrici, andando in carcere, devono "avvicinare con piacevole amorevolezza le carcerate e studiarne le loro inclinazioni con destrezza cristiana; così ordinariamente si guadagna il loro cuore. Ottenuta che abbiamo la loro affezione congiunta a una vera stima, tosto ravvisano il pericoloso loro stato". La sua opera non si limita a interventi superficiali, ma affronta il problema alle radici con una valida programmazione di prevenzione. Non indulge all'assistenzialismo; cresce in lei la consapevolezza di un processo di rieducazione dignitosa e di riscatto attraverso il lavoro e il reinserimento sociale. Vive con loro in piena solidarietà e condivisone anche dei mezzi di sussistenza. I suoi gesti caritativi sono preceduti da lunghi momenti dinanzi a Gesù Eucaristia, di cui ha grandissima devozione.

C'è un testimone privilegiato che ha conosciuto Anna Maria e da cui si recava frequentemente per averne consiglio:  il beato Guido Maria Conforti, vescovo di Parma e fondatore dei missionari saveriani. Rivolgendosi alle eredi spirituali della Adorni, le ancelle dell'Immacolata, scriveva:  "Aveva una pietà serafica che si accentuava accostandosi al banchetto eucaristico, e io stesso, che più volte la comunicai, vidi il suo volto quasi trasfigurarsi, prendendo un aspetto estatico; qualche cosa di celestiale era in lei. La sua carità era senza limiti, brillava anche nel luogo più buio dell'espiazione, privo della luce di verità.

Dalle tetre carceri dove anime derelitte ricevano da quell'angelo la parola di conforto, della rassegnazione, della pace, si estendeva nei miseri tuguri, ove il povero trovava in lei soccorso, refrigerio alle sue pene; al letto degli infermi ai quali prestava, con materna carità, tutte quelle cure fisiche e morali richieste dalle necessità di ciascuno".



(©L'Osservatore Romano - 2 ottobre 2010)
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