Benedetto XVI REVOCA LA SCOMUNICA AI LEFEBVRIANI! Evviva!

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Caterina63
00venerdì 23 gennaio 2009 23:33
EVVIVA....IL PAPA TOGLIE LA SCOMUNICA AI LEFEBVRIANI!!! [SM=g1740722] [SM=g1740721] [SM=g1740742] [SM=g1740721] [SM=g1740722]

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Citta' del Vaticano, 23 gen - L'Osservatore Romano pubblichera' domani una ''nota esplicativa'' sulla decisione di papa Benedetto XVI di revocare la scomunica dei quattro vescovi scismatici ordinati dal tradizionalista mons. Marcel Lefebvre nel 1988. Lo scrive l'agenzia francese I.Media.

L'atto di papa Ratzinger verra' presentato sul quotidiano della Santa Sede come ''un atto di misericordia del papa''.

Le fonti dell'agenzia francese hanno anche commentato le parole antisemite di uno dei vescovi che sta per essere riaccolto nella Chiesa, l'inglese Richard Williamson, che in un'intervista tv ha negato l'esistenza delle camere a gas.

''Se uno dei quattro vescovi vuol dire delle sciocchezze, e' un suo problema''.

Questa anticipazione, se corretta, confermerebbe le voci secondo la quale domani verra' pubblicato il decreto di revoca della scomunica dei tradizionalisti da parte di papa Benedetto XVI.



**********************

dunque visto che la Nota dell'OR oggi non c'era per l'uscita del giornale di domani, immagino che sarà pubblicata domani pomeriggio per l'uscita di domenica....

faccio notare un punto discordante...

- i vescovi sono 3 e non 4 dal momento che, come riportato dalla fonte Cesnur:

Mons. Rangel vi chiedeva il ritiro della scomunica incorsa in conseguenza della sua elevazione all’episcopato. In occasione della festa di Natale del 2001, il Papa ha inviato a mons. Rangel una lettera autografa con la quale lo assolve dalla scomunica e lo riceve nella piena comunione della Chiesa romana. È questo ad avere permesso la cerimonia del 18 gennaio 2002, a Campos.

a meno che non abbiano eletto un altro vescovo, ma ciò non è avvenuto.... [SM=g7831]

- se poi ci si preoccupa di ciò che dice mons. Williamson, ci si preoccupi principalmente dei vescovi e sacerdoti che ancora parlano male del MP del Papa e della Messa san Pio V....e ancora oggi non facilitano IL COMPENDIO DEL CATECHISMO (redatto dal Papa appena eletto) NELLE PARROCCHIE... [SM=g1740730]
Il sistema migliore per abbassare i toni di Williamson è quello di occupare i Cattolici ad un interesse verso la sana Tradizione, il resto verrà da se... [SM=g1740717]

a domenica, o domani sera, per un santo BRINDISI.... [SM=g1740721] [SM=g1740710]


[SM=g1740750] [SM=g7182] un milione di Rosari (pregati e supplicati) sono stati portati a Natale quale dono al Papa dalla FSSPX proprio per togliere la scomunica che penalizzava non solo i 3 vescovi ma soprattutto le migliaia di fedeli che non avevano alcuna colpa....

GRZIE SANTO PADRE!! [SM=g1740721] [SM=g1740717]
Cattolico_Romano
00sabato 24 gennaio 2009 07:21
Se tutto ciò sarà confermato (credo assolutamente di si) dobbiamo essere veramente contenti per questo dono d'amore e di riconciliazione da parte del Papa ai fratelli Lefebvriani che spero comprendano questo atto per una definitiva riconciliazione con la santa Chiesa Cattolica.

L'unità è il distintivo della vera Chiesa.
Caterina63
00sabato 24 gennaio 2009 12:20
Mi correggo, un amico mi ha fatto notare il mio errore circa i vescovi nominati da mons. Lefebvre:

I vescovi ordinati il 30 giugno 1988 da Mons. Lefebvre e suoi quali pende la scomunica sono Bernard Fellay, Bernard Tissier de Mallerais, Richard Williamson e Alfonso de Galarreta... di questi 4 nessuno ha lasciato la fraternità: quindi non c'è nessun errore, non sono mai diventati 3.

****

arg! dunque l'altro citato dal Cesnur era già vescovo.....grazie ^__^....ora i conti mi tornano


ORA E' UFFICIALE [SM=g1740721] [SM=g1740722] [SM=g1740717]

GRAZIE SANTO PADRE!!!![SM=g1740750] [SM=g7182] [SM=g1740720]


#  COMUNICATO DELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE

Il Santo Padre, dopo un processo di dialogo tra la Sede Apostolica e la Fraternità Sacerdotale San Pio X, rappresentata dal suo Superiore Generale, S.E. Mons. Bernard Fellay, ha accolto la richiesta formulata nuovamente da detto Presule, con lettera del 15 dicembre 2008, anche a nome degli altri tre Vescovi della Fraternità, S.E. Mons. Bernard Tissier de Mallerais, S.E. Mons. Richard Williamson e S.E. Mons. Alfonso del Gallareta, di rimettere la scomunica in cui erano incorsi vent’anni fa.

A causa, infatti, delle consacrazioni episcopali fatte, in data 30 giugno 1988, da S.E. Mons. Marcel Lefebvre, senza mandato pontificio, i menzionati quattro Presuli erano incorsi nella scomunica latae sententiae, dichiarata formalmente dalla Congregazione per i Vescovi in data 1° luglio 1988.

S.E. Mons. Bernard Fellay, nella citata missiva, manifestava chiaramente al Santo Padre che: "siamo sempre fermamente determinati nella volontà di rimanere cattolici e di mettere tutte le nostre forze al servizio della Chiesa di Nostro Signore Gesù Cristo, che è la Chiesa cattolica romana. Noi accettiamo i suoi insegnamenti con animo filiale. Noi crediamo fermamente al Primato di Pietro e alle sue prerogative, e per questo ci fa tanto soffrire l’attuale situazione".

Sua Santità Benedetto XVI, che ha seguito fin dall’inizio questo processo, ha cercato sempre di ricomporre la frattura con la Fraternità, anche incontrando personalmente S.E. Mons. Bernard Fellay, il 29 agosto 2005. In quell’occasione, il Sommo Pontefice ha manifestato la volontà di procedere per gradi e in tempi ragionevoli in tale cammino ed ora, benignamente, con sollecitudine pastorale e paterna misericordia, mediante Decreto della Congregazione per i Vescovi del 21 gennaio 2009, rimette la scomunica che gravava sui menzionati Presuli. Il Santo Padre è stato ispirato in questa decisione dall’auspicio che si giunga al più presto alla completa riconciliazione e alla piena comunione.

[00146-01.02] [Testo originale: Italiano]

#
DECRETO DELLA CONGREGAZIONE PER I VESCOVI

Con lettera del 15 dicembre 2008 indirizzata a Sua Em.za il Sig. Cardinale Dario Castrillón Hoyos, Presidente della Pontificia Commissione Ecclesia Dei, Mons. Bernard Fellay, anche a nome degli altri tre Vescovi consacrati il giorno 30 giugno 1988, sollecitava nuovamente la rimozione della scomunica latae sententiae formalmente dichiarata con Decreto del Prefetto di questa Congregazione per i Vescovi in data 1° luglio 1988. Nella menzionata lettera, Mons. Fellay afferma, tra l'altro: "Siamo sempre fermamente determinati nella volontà di rimanere cattolici e di mettere tutte le nostre forze al servizio della Chiesa di Nostro Signore Gesù Cristo, che è la Chiesa cattolica romana. Noi accettiamo i suoi insegnamenti con animo filiale. Noi crediamo fermamente al Primato di Pietro e alle sue prerogative, e per questo ci fa tanto soffrire l'attuale situazione".

Sua Santità Benedetto XVI - paternamente sensibile al disagio spirituale manifestato dagli interessati a causa della sanzione di scomunica e fiducioso nell'impegno da loro espresso nella citata lettera di non risparmiare alcuno sforzo per approfondire nei necessari colloqui con le Autorità della Santa Sede le questioni ancora aperte, così da poter giungere presto a una piena e soddisfacente soluzione del problema posto in origine - ha deciso di riconsiderare la situazione canonica dei Vescovi Bernard Fellay, Bernard Tissier de Mallerais, Richard Williamson e Alfonso de Galarreta sorta con la loro consacrazione episcopale.

Con questo atto si desidera consolidare le reciproche relazioni di fiducia e intensificare e dare stabilità ai rapporti della Fraternità San Pio X con questa Sede Apostolica. Questo dono di pace, al termine delle celebrazioni natalizie, vuol essere anche un segno per promuovere l'unità nella carità della Chiesa universale e arrivare a togliere lo scandalo della divisione.

Si auspica che questo passo sia seguito dalla sollecita realizzazione della piena comunione con la Chiesa di tutta la Fraternità San Pio X, testimoniando così vera fedeltà e vero riconoscimento del Magistero e dell'autorità del Papa con la prova dell'unità visibile.

In base alle facoltà espressamente concessemi dal Santo Padre Benedetto XVI, in virtù del presente Decreto, rimetto ai Vescovi Bernard Fellay, Bernard Tissier de Mallerais, Richard Williamson e Alfonso de Galarreta la censura di scomunica latae sententiae dichiarata da questa Congregazione il 1° luglio 1988, mentre dichiaro privo di effetti giuridici, a partire dall'odierna data, il Decreto a quel tempo emanato.

Roma, dalla Congregazione per i Vescovi, 21 gennaio 2009.

Card. Giovanni Battista Re

Prefetto della Congregazione per i Vescovi

[00145-01.02] [Testo originale: Italiano]
Caterina63
00sabato 24 gennaio 2009 16:05

FSSPX: comunicato di Mons. Fellay sull'atto generoso del Papa.

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Communiqué du Supérieur Général de la Fraternité Sacerdotale Saint-Pie X


L’excommunication des évêques sacrés par S. Exc. Mgr Marcel Lefebvre le 30 juin 1988, qui avait été déclarée par la Congrégation pour les évêques par un décret du 1er juillet 1988 et que nous avons toujours contestée, a été retirée par un autre décret de la même Congrégation en date du 21 janvier 2009, sur mandat du pape Benoît XVI.

Nous exprimons notre gratitude filiale au Saint Père pour cet acte qui, au delà de la Fraternité Sacerdotale Saint-Pie X, sera un bienfait pour toute l’Eglise. Notre Fraternité souhaite pouvoir aider toujours plus le pape à porter remède à la crise sans précédent qui secoue actuellement le monde catholique, et que le pape Jean-Paul II avait désignée comme un état d’« apostasie silencieuse ».

Outre notre reconnaissance envers le Saint Père, et envers tous ceux qui l’ont aidé à poser cet acte courageux, nous sommes heureux que le décret du 21 janvier envisage comme nécessaires des “entretiens” avec le Saint-Siège, entretiens qui permettront à la Fraternité Sacerdotale Saint-Pie X d’exposer les raisons doctrinales de fond qu’elle estime être à l’origine des difficultés actuelles de l’Eglise.

Dans ce nouveau climat, nous avons la ferme espérance d’arriver bientôt à la reconnaissance des droits de la Tradition catholique.

Menzingen, le 24 janvier 2009.

+ Bernard Fellay


Qui la lettera completa rivolta ai fedeli della FSSPX

Fonte Dici.org

***

Comunicato del Superiore Generale della Fraternità Sacerdotale di San Pio X


La scomunica dei vescovi consacrati da S.Ecc. Mons. Marcel Lefebvre, il 30 giugno 1988 dichiarata dalla Congregazione per i Vescovi in un decreto del 1 ° luglio 1988 e da noi sempre contestata, è stata ritirata da un altro decreto della Congregazione del 21 gennaio 2009 su mandato del Papa Benedetto XVI.

Esprimiamo la nostra gratitudine al Santo Padre per questo atto di filiale, al di là della Fraternità Sacerdotale di San Pio X, sarà una benedizione per la Chiesa intera. La nostra fraternità spera di aiutare il Papa ad affrontare la crisi senza precedenti che ha scosso il mondo cattolico adesso, e che Papa Giovanni Paolo II aveva designato come uno stato di "apostasia silenziosa".

Oltre alla nostra gratitudine al Santo Padre, e a tutti coloro che hanno contribuito a compiere questo coraggioso atto, siamo lieti che il decreto del 21 gennaio veda come necessari dei "colloqui" con la Santa Sede, colloqui che permetteranno alla Fraternità Sacerdotale San Pio X di spiegare i motivi dottrinali di fondo che crede siano all'origine delle attuali difficoltà della Chiesa.

In questo nuovo clima, noi abbiamo la piena speranza di arrivare presto al riconoscimento dei diritti della Tradizione cattolica.

Menzingen, il 24 gennaio 2009.

+ Bernard Fellay

Traduzione nostra.

[SM=g1740722] [SM=g1740721] [SM=g1740750]


Grazie per le parole usate in questo Comunicato, mons. Fallay!

Aiuti ora il Papa nella sua Missione, alleggerendolo da pesi inutili, ma collaborando tutti insieme sulle gravi questioni ancora irrisolte...

Cercate di pensare anche ai tanti Cattolici che combattono le vostre stesse battaglie all'interno della Chiesa, spesse volte sacrificati nelle proprie parrocchie perchè non c'è spazio per chi espone la Tradizione....

Ai tanti Cattolici che in tutti questi anni, in un silenzio OPERANTE, non hanno mai smesso di sperare che alla fine la Messa san Pio V sarebbe stata ripristinata, riconosciuta, ridifesa, e che per sperare in quel Motu Proprio hanno subito anni di Catacombe, andando alla Messa san Pio V anche di nascosto....

I problemi nella Chiesa ci sono e sono tanti, cerchiamo di affrontarli insieme...insieme al Sommo Pontefice!
Gesù ci invita a guardare i "segni dei tempi", questi sono tempi favorevoli, il resto è nelle mani della Provvidenza che continuerà a sostenere la Verità anche per noi....

Ad Majora
In Cristo Gesù e Maria SS.ma
Fraternamente Caterina
(Laica Domenicana)

Caterina63
00sabato 24 gennaio 2009 21:15
interessante è questo passo di mons. Fellay sempre dall'annuncio che lui stesso ha dato[SM=g1740722] :





Voi avete risposto al di là delle nostre speranze, poiché unmilionesettecentotremila corone del rosario sono state recitate per ottenere attraverso l’intercessione della Madonna la fine di questo obbrobrio che pesava, nella persona dei vescovi della Fraternità, su tutti coloro che in un modo o nell’altro sono attaccati alla Tradizione.
Ringraziamo vivamente la Vergine Santissima che ha ispirato al Santo Padre questo atto unilaterale, benevolo e coraggioso.
Continuiamo a pregare per lui con fervore.

Grazie a questo gesto, i cattolici del mondo intero attaccati alla Tradizione non saranno più stigmatizzati e condannati per avere mantenuto la fede dei loro padri. La Tradizione Cattolica non è più scomunicata. Quantunque non lo sia mai stata in sé, essa lo è stata molto spesso e crudelmente nei fatti. Esattamente come la messa tridentina, che non era stata mai abrogata in sé, come ha giustamente ricordato il Santo Padre attraverso il Motu Proprio Summorum pontificum del 7 luglio 2007.

Il decreto del 21 Gennaio cita la lettera al Card. Castrillon Hoyos nella quale esprimevo il nostro attaccamento “alla Chiesa di Nostro Signore Gesù Cristo che è la Chiesa Cattolica”, ribadendo la nostra accettazione del suo insegnamento bimillenario e la nostra fede nel Primato di Pietro.
Ricordavo quanto noi soffriamo della situazione attuale della Chiesa in cui questo insegnamento e questo primato sono vilipesi, e aggiungevo: “Noi siamo pronti a scrivere il Credo con il nostro sangue, a firmare il giuramento antimodernista, la professione di fede di Pio IV, noi accettiamo e facciamo nostri tutti i concili fino al Vaticano II sul quale noi esprimiamo delle riserve”. In tutto questo, noi abbiamo la convinzione di restare fedeli alla linea di condotta tracciata dal nostro fondatore Mons. Marcel Lefebvre di cui noi speriamo la pronta riabilitazione.


Inoltre noi desideriamo intraprendere questi “colloqui” - che il decreto definisce “necessari” - sulle questioni dottrinali che si oppongono al magistero perenne.
Noi non possiamo che constatare la crisi senza precedenti che oggi investe la Chiesa: crisi di vocazioni, crisi della pratica religiosa, del catechismo e della frequentazione dei sacramenti… Prima di noi, Paolo VI parlava addirittura di una infiltrazione del “fumo di Satana” e della “autodemolizione” della Chiesa. Giovanni Paolo II non ha esitato a dire che il cattolicesimo in Europa era come in uno stato di “apostasia silenziosa”. Poco tempo prima della sua elezione al Supremo Pontificato, Benedetto XVI stesso paragonava la Chiesa a una “barca in cui l’acqua entra da tutte le parti”. Pertanto noi intendiamo, in questi colloqui con le autorità romane, esaminare le cause profonde della situazione attuale e, apportandovi il rimedio adeguato, giungere a una vera restaurazione della Chiesa.

Cari fedeli, la Chiesa è nelle mani di sua Madre, la Santissima Vergine Maria. In Lei noi confidiamo. Noi Le abbiamo chiesto la libertà della Messa di sempre, dappertutto e per tutti. Noi Le abbiamo chiesto il ritiro del decreto delle scomuniche. Noi Le chiediamo nelle nostre preghiere, a Lei che è la Sede della Sapienza, queste necessarie chiarificazioni dottrinali di cui le anime turbate hanno tanto bisogno.

Menzingen, il 24 gennaio 2009

+ Bernard Fellay[SM=g1740722]



http://www.sanpiox.it/primapag/ver.html

La Fraternità Sacerdotale San Pio X in cifre

Sacerdoti (sino al 1° gennaio 2008): 493
1976: 30
1986: 180
1996: 354
2006: 463
Fratelli professi: 98
Suore Oblate: 73
Suore della Fraternità: 145
Paesi in cui la Fraternità opera: 63
Con presenza stabile e permanente: 31
Con servizio regolare: 32
Seminari: 6
Priorati:173
Oratori, cappelle e chiese: 450
Scuole: 86
Istituti universitari: 2
Case di riposo per anziani: 5
Congregazioni amiche:
Femminili: 18
Maschili: 9
Fedeli della Fraternità nel mondo intero: 600.000
(secondo il cardinal Castrillòn, presidente della Commissione Ecclesia Dei,
dichiarazione del 16 maggio 2007 ai vescovi del CELAM)
Fedeli della Fraternità in Francia: 100.000

[SM=g1740750] [SM=g7182] [SM=g1740720] [SM=g7182]

Caterina63
00martedì 27 gennaio 2009 12:45
“Io credo nell’infallibilità della Chiesa! La FSSPX non è negazionista”

Patricia Briel

Mons. Fellay si dice fiducioso per il futuro

Condannate i propositi negazionisti di Mons. Williamson?

- Non è mio compito condannarli. Io non ho le competenze per farlo. Ma io deploro che un Vescovo abbia potuto dare l’impressione d’impegnare la Fraternità in un punto di vista che non è assolutamente il nostro.

Secondo alcuni osservatori la decisione del Papa potrebbe creare divisioni in seno alla Fraternità. Non tutti i fedeli e preti sarebbero pronti per l’unità.

- Io non lo credo. Ci può essere sempre una voce discordante, qui o là. Ma lo zelo che i fedeli hanno messo nel pregare per domandare la cancellazione della scomunica la dice lunga sulla nostra unione; 1.700.000 rosari sono stati detti in due mesi e mezzo.

Nella vostra lettera ai fedeli del 24 gennaio, voi manifestate il desiderio di esaminare con Roma le cause profonde della “crisi senza precedenti che investe la Chiesa oggi”. Quali sono queste cause?

- Essenzialmente, questa crisi è dovuta ad un nuovo approccio del mondo, ad una nuova visione dell’uomo, cioè ad un antropocentrismo che consiste in un’esaltazione dell’uomo a scapito di Dio. La comparsa dei filosofi moderni, con il loro linguaggio meno preciso, ha condotto ad una confusione nella teologia.

Anche il Concilio Vaticano II è responsabile della crisi della Chiesa, secondo voi?

- Ciò non viene dalla Chiesa. Ma è anche vero che noi respingiamo una parte del Concilio. Benedetto XVI stesso ha condannato quelli che rivendicano lo spirito del Concilio Vaticano II per domandare una evoluzione della Chiesa in rottura con il passato.

Al centro delle critiche che fate al Concilio c’è l’ecumenismo e la libertà religiosa.

- La ricerca dell’unità tra tutti nel corpo mistico della Chiesa è il nostro desiderio più caro. D’altra parte, il metodo utilizzato non è adeguato. Oggi si insiste così tanto sui punti che ci uniscono alle altre confessioni cristiane che si elimina ciò che ci divide. Noi pensiamo che coloro che hanno lasciato la Chiesa cattolica, cioè gli ortodossi e i protestanti, devono tornarci. Noi concepiamo l’ecumenismo come un ritorno all’unita nella Verità.
Riguardo alla libertà religiosa, bisogna distinguere due situazioni: la libertà religiosa dell’individuo e le relazioni tra la Chiesa e lo Stato. La libertà religiosa implica la libertà di coscienza.
Noi siamo d’accordo sul fatto che non esiste il diritto di forzare qualcuno ad accettare una religione. Quanto alla nostra riflessione sulle relazioni tra Chiesa e Stato, questa si basa sul principio della tolleranza. Ci sembra evidente che la dove ci sono più religioni, lo stato deve garantire l’intesa e la pace. Ma - d’altra parte - non c’è che una religione vera, le altre non lo sono. Ma noi tolleriamo questa situazione per il bene di tutti.

Cosa succederà se i negoziati falliscono?

- Io sono fiducioso. Se la Chiesa dice qualcosa oggi in contraddizione con ciò che insegnava ieri e con ciò non ci ha costretti ad accettare questo cambiamento, allora ci deve spiegare la ragione. Io credo nell’infallibilità della Chiesa e penso che arriveremo ad una completa soluzione."


........[SM=g1740717] [SM=g1740722] [SM=g1740721]


Al Vescovo Williamson dico:

se lei fa il negazionista, si rammenti che giungerebbe a negare il martirio stesso di san Massimiliano Kolbe e di Edit Stein con la sorella, prelevate dal Carmelo con la forza e uccise in una camera a gas che benchè Monache di Clausura, ebbero la sola colpa di essere nate ebree....e convertite a Cristo...

Ma cerchiamo anche di non dare adito ai giornali scandalistici....
lo stesso mons. Williamson avrebbe ridimensionato le sue risposte ricordando ai suoi accusatori che suo padre stesso fu deportato, ergo sarebbe assurdo per lui negare un evento che sperimentò nella sua famiglia....[SM=g1740733]

La morale quale è?[SM=g1740732]
che si è usata una vecchia intervista mandata in onda DI PROPOSITO la sera prima dell'uscita della revoca della scomunica per screditare non solo gli sforzi della FSSPX ma anche le decisioni di Benedetto XVI le quali FANNO PAURA A MOLTI perchè il Papa sta cercando di sostenere UN SOLO OVILE SOTTO UN SOLO PASTORE....e questo a molti NON piace....preferiscono le divisioni[SM=g1740730]

Sursum corda...[SM=g1740720] le porte degli Inferi non prevarranno!

Caterina63
00mercoledì 28 gennaio 2009 14:19
Revoca della scomunica ai lefebvriani.

Benedetto XVI: fedeltà al Magistero e all'autorità del Papa e del Concilio Vaticano II [SM=g1740722]

Il Papa è tornato a parlae sulla decisione di revocare la scomunica ai Lefebvriani e, in occasione dell'Udienza generale del mercoledì, ha chiesto loro di riconoscere il Concilio Vaticano II.

"In adempimento di questo servizio all'unità che qualifica in modo specifico il mio ministero - ha detto Benedetto XVI - ho deciso giorni fa di concedere la remissione della scomunica in cui erano incorsi quattro vescovi ordinati nel 1988 da mons. Lefebvre senza mandato pontificio. Ho compiuto questo atto di paterna misericordia - ha sottolineato il Papa - perché ripetutamente questi presuli mi hanno manifestato la loro viva sofferenza per la situazione in cui si erano venuti a trovare. Auspico - ha proseguito Papa Ratzinger - che a questo mio gesto faccia seguito il sollecito impegno da parte loro di compiere gli ulteriori passi necessari per realizzare la piena comunione con la Chiesa, testimoniando così vera fedeltà e vero riconoscimento del Magistero e dell'autorità del Papa e del Concilio Vaticano II". 

 [SM=g1740734] [SM=g1740717] [SM=g1740735]
Caterina63
00venerdì 30 gennaio 2009 16:51

Ratzinger in Cile: Lefebvre, il Concilio e la dignità del Sacro.

Indirizzo di Sua Eminenza il Cardinal Ratzinger, Prefetto della Congrezione della Dottrina della Fede, alla Conferenza Episcopale Cilena il 13 Luglio 1988.




di Joseph Razinger

Negli ultimi mesi abbiamo lavorato molto intorno al
caso Lefebvre, con l'intenzione sincera di creare per il suo movimento un spazio all'interno della Chiesa, spazio che sarebbe stato sufficiente perché esso potesse vivere. La Santa Sede è stata criticata per questo.

Si dice che non ha difeso il Concilio Vaticano II con energia sufficiente; che, mentre ha trattato i movimenti progressisti con severità grande, ha mostrato una simpatia esagerata con la rivolta tradizionalista.

Lo sviluppo degli eventi è sufficiente per confutare queste asserzioni. L'[accusa di] rigorismo del Vaticano di fronte alle deviazioni dei progressisti, presentato in modo mitico, è apparsa essere soltanto un discorso vuoto. Finora, infatti, sono stati pubblicati soltanto dei moniti; in nessun caso ci sono state pene canoniche rigorose in senso stretto. Ed il fatto che, quando le cose si sono messe male, Lefebvre ha ritrattato un accordo che già era stato firmato, indica che la Santa Sede, se ha fatto concessioni davvero generose, non gli ha garantito quella licenza completa che egli desiderava. Lefebvre ha visto che, nella parte fondamentale dell'accordo, era obbligato ad accettare il Vaticano II e le affermazioni del Magistero post conciliare, secondo l'autorità propria di ogni documento.

C'è una contraddizione evidentissima nel fatto che è proprio chi non ha perso occasione per far conoscere al mondo la propria disobbedienza al Papa ed alle dichiarazioni magisteriali degli ultimi 20 anni, che pensa di avere il diritto di giudicare che questo atteggiamento è troppo blando e che desidera che si fosse insistito su un'obbedienza assoluta al Vaticano II.

Così pure costoro sostengono che il Vaticano ha concesso il diritto di dissentire a Lefebvre, diritto che è stato rifiutato ostinatamente ai fautori di una tendenza progressista. In realtà, l'unico punto che è affermato nell'accordo, secondo Lumen Gentium 25, è il fatto limpido che
non tutti i documenti del Concilio hanno la stessa autorità.
Per il resto, è stato indicato esplicitamente, nel testo che è stato firmato, che le polemiche pubbliche devono essere evitate e che è richiesto un atteggiamento di rispetto positivo per le decisioni ufficiali e le dichiarazioni.

È stato concesso, in più, che la Fraternità San Pio X possa presentare alla Santa Sede - la quale si riserva l'esclusivo diritto di decisione - le sue difficoltà particolari rispetto alle interpretazioni delle riforme giuridiche e liturgiche. Tutto ciò mostra che in questo dialogo difficile Roma ha unito chiaramente la generosità, in tutto quello che è negoziabile, alla fermezza nel necessario. La spiegazione che Mons. Lefebvre ha dato, per la ritrattazione del suo accordo, è indicativa. Ha dichiarato che infine ha capito che l'accordo che ha firmato mira soltanto ad integrare la sua fondazione "nella Chiesa Conciliare". La Chiesa Cattolica in unione con il Papa è, secondo lui, "la Chiesa Conciliare", che ha rotto con il suo passato. Sembra effettivamente che non riesca più a vedere che qui si tratta della Chiesa Cattolica nella totalità della sua Tradizione e che il Vaticano II appartiene ad essa.

Senza alcun dubbio, il problema che Lefebvre ha posto non è finito con la rottura del 30 giugno. Sarebbe troppo semplice rifugiarsi in una specie del trionfalismo e pensare che questa difficoltà abbia cessato di esistere dal momento in cui il movimento condotto da Lefebvre si è separato con una rottura formale con la chiesa.
Un cristiano non può mai, o non dovrebbe, compiacersi di una rottura. Anche se è assolutamente certo che la colpa non può essere attribuita alla Santa Sede, è un dovere per noi esaminarci, tanto circa quali errori abbiamo fatto, quanto quali, persino ora, stiamo facendo. I criteri con cui giudichiamo il passato nel decreto del Vaticano II sull'ecumenismo devono essere usati - come è logico - per giudicare pure il presente.

Una delle scoperte fondamentali della teologia del ecumenismo è che gli scismi possono avvenire soltanto quando determinate verità e determinati valori della fede cristiana non sono più vissuti ed amati all'interno della chiesa. La verità che è marginalizzata diventa autonoma, rimane staccata dal tutto della struttura ecclesiastica ed è allora che un nuovo movimento si forma intorno ad essa.

Dobbiamo riflettere su questo fatto: che tantissimi cattolici, lontani dalla cerchia stretta della fraternità di Lefebvre, vedono questo uomo come guida, in un certo senso, o almeno come alleato utile.
Non bisognerà attribuire tutto a motivi politici, a nostalgia, o a fattori culturali di importanza secondaria.
Queste cause non sono capaci di spiegare l'attrattiva che è sentita anche dai giovani, e particolarmente dai giovani, che vengono da molte nazioni davvero differenti e che sono immersi in realtà politiche e culturali completamente diverse. Certamente mostrano ciò che è, da ogni punto di vista, una prospettiva limitata e parziale; ma non c'è alcun dubbio che un fenomeno di questa portata sarebbe inconcepibile se non ci fossero qui all'opera dei valori, che generalmente non trovano sufficienti possibilità di realizzarsi all'interno della Chiesa di oggi.

Per tutti questi motivi, dobbiamo considerare tutta la questione soprattutto come l'occasione per un esame di coscienza. Dovremmo non avere apura di farci noi stessi domande fondamentali, circa i difetti della vita pastorale della Chiesa, che emergono da questi fatti. Così dovremmo poter offrire un posto all'interno della chiesa a coloro che lo stanno cercando e domandando e riuscire a eliminare ogni ragione per uno scisma. Possiamo rendere tale scisma privo di motivazioni rinnovando le realtà interne della chiesa. Ci sono tre punti, io penso, che è importante considerare.

Se ci sono molti motivi che potrebbero condurre tantissima gente a cercare un rifugio nella liturgia tradizionale, quello principale è che trovano là conservata la dignità del Sacro.

Dopo il Concilio, ci sono stati molti preti che hanno elevato deliberatamente la "desacralizzazione" a livello di un programma, sulla pretesa che il nuovo testamento ha abolito il culto del tempio:
il velo del tempio che è stato strappato dall'alto al basso al momento della morte di Cristo sulla croce è, secondo certuni, il segno della fine del sacro.

La morte di Gesù, fuori delle mura della città, cioè, dal mondo pubblico, è ora la vera religione. La religione, se vuol avere il suo essere in senso pieno, deve averlo nella non sacralità della vita quotidiana, nell'amore che è vissuto. Ispirati da tali ragionamenti, hanno messo da parte i paramenti sacri; hanno spogliato le chiese più che hanno potuto di quello splendore che porta a elevare la mente al sacro; ed hanno ridotto il liturgia alla lingua e ai gesti di una vita ordinaria, per mezzo di saluti, i segni comuni di amicizia e cose simili.

Non c'è dubbio che, con queste teorie e pratiche, hanno del tutto misconosciuto l'autentica connessione tra il vecchio ed il nuovo testamento: s' è dimenticato che questo mondo non è il regno di Dio e che
"il Santo di Dio" (Gv 6,69) continua ad esistere in contraddizione a questo mondo;
che abbiamo bisogno di purificazione prima di accostarci a lui; che il profano, anche dopo la morte e la resurrezione di Gesù, non è riuscito a trasformarsi nel "santo". Il Risorto è apparso, ma a quelli il cui il cuore era ben disposto verso di Lui, al Santo; non si è manifestato a tutti.

È in questo modo un nuovo spazio è stato aperto per la religione a cui tutti noi ora dobbiamo sottometterci; questa religione che consiste nell'accostarci alla famiglia del Risorto, ai cui piedi le donne si prostravano e lo adoravano. Non intendo ora sviluppare ulteriormente questo aspetto; mi limito sinteticamete a questa conclusione: dobbiamo riacquistare la dimensione del sacro nella liturgia.

La liturgia non è un festa; non è una riunione con scopo di passare dei momenti sereni. Non importa assolutamente che il parroco si scervelli per farsi venire in mente chissà quali idee o novità ricche di immaginazione. La liturgia è ciò che fa sì che il Dio Tre volte Santo sia presente fra noi; è il roveto ardente; è l'alleanza di Dio con l'uomo in Gesù Cristo, che è morto e di nuovo è tornato alla vita.

La grandezza della liturgia non sta nel fatto che essa offre un intrattenimento interessante, ma nel
rendere tangibile il Totalmente Altro,
che noi [da soli] non siamo capaci di evocare. Viene perché vuole.

In altre parole, l'essenziale nella liturgia è il mistero, che è realizzato nel ritualità comune della Chiesa; tutto il resto lo sminuisce. Alcuni cercano di sperimentarlo secondo una moda vivace, e si trovano ingannati: quando il mistero è trasformato nella distrazione, quando l'attore principale nella liturgia non è il Dio vivente ma il prete o l'animatore liturgico.

Oltre alle questioni liturgiche, i punti centrali del conflitto attualmente sono la presa di posizione di Lefebvre contro il decreto che tratta della libertà religiosa ed al cosiddetto spirito di Assisi. È qui che Lefebvre stabilisce le linee di demarcazione fra la sua posizione e quella della chiesa cattolica.

C'è poco da dire: ciò che sta dicendo su questi punti è inaccettabile. Qui non vogliamo considerare i suoi errori, piuttosto desideriamo chiederci dove vi è mancanza di chiarezza in noi stessi. Per Lefebvre la posta in gioco è la battaglia contro liberalismo ideologico, contro il relativizzazione della verità. Non siamo ovviamente in accordo con lui sul fatto che - capito secondo le intenzioni del Papa - il testo del Concilio o la preghiera di Assisi inducano al realtivismo.

È un'operazione necessaria difendere il Concilio Vaticano II nei confronti di Mons. Lefebvre, come valido e come vincolante per Chiesa. Certamente c'è una mentalità dalla visuale ristretta che tiene conto solo del Vaticano II e che ha provocato questa opposizione. Ci sono molte presentazioni di esso che danno l'impressione che, dal Vaticano II in avanti, tutto sia stato cambiato e che ciò che lo ha preceduto non abbia valore o, nel migliore dei casi, abbia valore soltanto alla luce del Vaticano II.

Il Concilio Vaticano II non è stato trattato come una parte dell'intera tradizione vivente della Chiesa, ma come una fine della Tradizione, un nuovo inizio da zero. La verità è che questo particolare concilio non ha affatto definito alcun dogma e deliberatamente ha scelto rimanere su un livello modesto, come concilio soltanto pastorale;
ma
molti lo trattano come se si fosse trasformato in una specie di superdogma che toglie l'importanza di tutto il resto.

Questa idea è resa più forte dalle cose che ora stanno accadendo. Quello che precedentemente è stato considerato il più santo - la forma in cui la liturgia è stata trasmessa - appare improvvisamente come la più proibita di tutte le cose, l'unica cosa che può essere impunemente proibita. Non si sopporta che si critichino le decisioni che sono state prese dal Concilio; d'altra parte, se certuni mettono in dubbio le regole antiche, o persino le verità principali della fede - per esempio, la verginità corporale di Maria, la Resurrezione corporea di Gesù, l'immortalità dell'anima, ecc. - nessuno protesta, o soltanto lo fa con la più grande moderazione. Io stesso, quando ero professore, ho visto come lo stesso Vescovo che, prima del Concilio, aveva licenziato un insegnante che era realmente irreprensibile, per una certa crudezza nel discorso, non è stato in grado, dopo il Concilio, di allontanare un professore che ha negato apertamente verità della fede certe e fondamentali.

Tutto questo conduce tantissima gente chiedersi se la Chiesa di oggi è realmente la stessa di ieri, o se la hanno cambiato con qualcos'altro senza dirlo alla gente.

La sola via nella quale il Vaticano II può essere reso plausibile è di presentarlo così come è: una parte dell'ininterrotta, dell'unica tradizione della Chiesa e della sua fede.

Non c'è il minimo dubbio che, nei movimenti spirituali dell'era post-conciliare, vi è stato frequentemente un oblio, o persino una soppressione, della questione della verità: qui forse ci confrontiamo con il problema oggi cruciale per la teologia e per il lavoro pastorale.

La verità è ritenuta essere una pretesa che è troppo elevata, un trionfalismo che non può essere assolutamente ancora consentito.
Vedete chiaramente questo atteggiamento nella crisi che colpisce la pratica e l'ideale missionario.
Se non facciamo della verità un punto importante nell'annuncio della nostra fede e se questa verità non è più essenziale per la salvezza dell'uomo, allora le missioni perdono il loro significato.

In effetti la conclusione è stata tirata, ed è stato tirata oggi, che in futuro dobbiamo soltanto cercare che i cristiani siano buoni cristiani, i buoni musulmani dei musulmani, i buoni Indù dei buoni Indù, e così via. E se arriviamo a queste conclusioni, come facciamo a sapere quando uno è "un buon" cristiano, o "un buon" musulmano?

L'idea che tutte le religioni sono - a prenderle sul serio - soltanto i simboli di ciò che finalmente è incomprensibile, sta guadagnando terreno velocemente in teologia e già ha penetrato la pratica liturgica. Quando le cose giungono a questo punto, la fede è lasciata alle spalle, perché la fede realmente consiste nell'affidarsi alla verità per quanto è conosciuta. Dunque, in questa materia, ci sono tutte le ragioni per ritornar sulla retta via.

Se ancora una volta riusciremo a evidenziare e vivere la pienezza della religione cattolica circa a questi punti,
possiamo sperare che lo scisma di Lefebvre non sia di lunga durata.


Fonte Rinascimento Sacro 6/12/2007.


Proprio la Provvidenza ci ha mandato l'autore di qesto testo quale Pontefice, ora la scomunica è stata tolta, ora si chiede ai fedeli tutti di applicare le ichietse del Pontefice....obbediscano soprattutto sacerdoti e VESCOVI....[SM=g1740720]

Caterina63
00mercoledì 4 febbraio 2009 19:16
Nota
della Segreteria di Stato

A seguito delle reazioni suscitate dal recente Decreto della Congregazione per i Vescovi, con cui si rimette la scomunica ai quattro presuli della Fraternità San Pio X, e in relazione alle dichiarazioni negazioniste o riduzioniste della Shoah da parte del vescovo Williamson della medesima Fraternità, si ritiene opportuno chiarire alcuni aspetti della vicenda.

1. Remissione della scomunica

Come già pubblicato in precedenza, il Decreto della Congregazione per i Vescovi, datato 21 gennaio 2009, è stato un atto con cui il Santo Padre veniva benignamente incontro a reiterate richieste da parte del Superiore Generale della Fraternità San Pio X.
Sua Santità ha voluto togliere un impedimento che pregiudicava l'apertura di una porta al dialogo. Egli ora si attende che uguale disponibilità venga espressa dai quattro vescovi in totale adesione alla dottrina e alla disciplina della Chiesa.
La gravissima pena della scomunica latae sententiae, in cui detti vescovi erano incorsi il 30 giugno 1988, dichiarata poi formalmente il 1° luglio dello stesso anno, era una conseguenza della loro ordinazione illegittima da parte di monsignor Marcel Lefebvre.
Lo scioglimento dalla scomunica ha liberato i quattro vescovi da una pena canonica gravissima, ma non ha cambiato la situazione giuridica della Fraternità San Pio X, che, al momento attuale, non gode di alcun riconoscimento canonico nella Chiesa cattolica. Anche i quattro vescovi, benché sciolti dalla scomunica, non hanno una funzione canonica nella Chiesa e non esercitano lecitamente un ministero in essa.

2. Tradizione, dottrina e concilio Vaticano II

Per un futuro riconoscimento della Fraternità San Pio X è condizione indispensabile il pieno riconoscimento del concilio Vaticano II e del Magistero dei Papi Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo I, Giovanni Paolo II e dello stesso Benedetto XVI.
Come è già stato affermato nel Decreto del 21 gennaio 2009, la Santa Sede non mancherà, nei modi giudicati opportuni, di approfondire con gli interessati le questioni ancora aperte, così da poter giungere ad una piena e soddisfacente soluzione dei problemi che hanno dato origine a questa dolorosa frattura.

3. Dichiarazioni sulla Shoah

Le posizioni di monsignor Williamson sulla Shoah sono assolutamente inaccettabili e fermamente rifiutate dal Santo Padre, come Egli stesso ha rimarcato il 28 gennaio scorso quando, riferendosi a quell'efferato genocidio, ha ribadito la Sua piena e indiscutibile solidarietà con i nostri Fratelli destinatari della Prima Alleanza, e ha affermato che la memoria di quel terribile genocidio deve indurre "l'umanità a riflettere sulla imprevedibile potenza del male quando conquista il cuore dell'uomo", aggiungendo che la Shoah resta "per tutti monito contro l'oblio, contro la negazione o il riduzionismo, perché la violenza fatta contro un solo essere umano è violenza contro tutti".

Il vescovo Williamson, per una ammissione a funzioni episcopali nella Chiesa dovrà anche prendere in modo assolutamente inequivocabile e pubblico le distanze dalle sue posizioni riguardanti la Shoah, non conosciute dal Santo Padre nel momento della remissione della scomunica.

Il Santo Padre chiede l'accompagnamento della preghiera di tutti i fedeli, affinché il Signore illumini il cammino della Chiesa. Cresca l'impegno dei Pastori e di tutti i fedeli a sostegno della delicata e gravosa missione del Successore dell'Apostolo Pietro quale "custode dell'unità" nella Chiesa.

Dal Vaticano, 4 febbraio 2009



(©L'Osservatore Romano - 5 febbraio 2009)
Caterina63
00lunedì 23 febbraio 2009 17:01
Gli ortodossi plaudono ad una riconciliazione con i lefebvriani

Dichiarazione dello Ieromonaco della Chiesa ortodossa russa Alexandre Siniakov (nella foto), responsabile delle relazioni esterne e dei rapporti con le chiese della diocesi di Chersoneso (che comprende Francia, Spagna, Portogallo e Svizzera ) e membro della rappresentanza della Chiesa russa presso l’Unione Europea.

Questa dichiarazioni è da leggere in parallelo a quelle dell’allora metropolita (e ora Patriarca) Cirillo sul valore della Tradizione, anche liturgica, e sull’apprezzamento per il Papa Benedetto che riporta la sua Chiesa alla Tradizione .


"
Non possiamo che rallegrarci che ci siano stati dei passi avanti verso la comunione eucaristica tra i vescovi della Fraternità S. Pio X e il papa Benedetto XVI [..]
Sono rimasto stupefatto di constatare l’assenza di solidarietà di certi cattolici in rapporto alla decisione del papa.

Non ha fatto altro che esercitare il suo ministero di unità; è un po’ triste di vedere che questo divide la Chiesa cattolica
.

Credo di poter dire che, dal loro lato, i media ortodossi russo hanno percepito piuttosto positivamente la revoca delle scomuniche. Ci sembra che il papa non voglia allontanarsi dalla tradizione anteriore al Vaticano II e desideri lasciar che i fedeli vivano ciò serenamente, senza costrizioni. Secondo noi, non si possono imporre ai fedeli delle riforme, fossero anche conciliari, senza il pieno consenso e la totale ricezione del popolo di Dio. Sarebbe far violenza al Corpo di Cristo!
La Chiesa russa ha conosciuto uno scisma per ragioni liturgiche, dopo il concilio del 1666-1667. E’ lo scisma dei vecchi credenti. Eppure le riforme erano molto meno rilevanti di quelle che hanno marcato il concilio Vaticano II. Ma delle scomuniche furono lanciate all’epoca e lo scisma dura sempre.
Nel 1970, il patriarcato di Mosca, ad iniziativa del metropolita Nicodemo (Rotov) ha tolto quelle scomuniche e anatemi.
Ma, in un certo modo, era troppo tardi. Credo modestamente che il papa abbia avuto ragione: togliere le scomuniche rapidamente è una cosa necessaria per non lasciare che uno scisma perduri."

Fonte: Forum catholique
http://www.leforumcatholique.org/message.php?num=468445

Da Messainlatino.it
http://blog.messainlatino.it/2009/02/gli-ortodossi-plaudono-ad-una.html


[SM=g1740722] [SM=g1740721]
[SM=g1740739] [SM=g1740739] [SM=g1740739] [SM=g1740739] [SM=g1740739] [SM=g1740739] [SM=g1740739] [SM=g1740739] [SM=g1740739]
Caterina63
00martedì 10 marzo 2009 22:29

Dal sito ufficiale della FSSPX ritengo utile quanto segue per evitare di lasciarci, noi stessi, catturare dalle notizie di stampa le quali sono spesso strumentalizzate, manipolate e CONTRO il desiderio stesso del Pontefice a favore della FSSPX...  [SM=g1740722]



[SM=g1740739]
Caterina63
00martedì 10 marzo 2009 23:41

venerdì 30 gennaio 2009

Don Bux: la remissione della scomunica è un gesto di ecumenismo reale.

"Non cerchiamo forse il dialogo e la riconciliazione? O facciamo gli ecumenici a corrente alternata?".[SM=g1740721]


La scomunica di Roberto il Pio - Laurens 1875


a cura di don Nicola Bux e don Salvatore Vitiello

Città del Vaticano (Agenzia Fides) - Il Santo Padre Benedetto XVI l’aveva auspicato nella Lettera ai Vescovi di tutto il mondo che accompagnava il Motu proprio “Summorum Pontificum”, il 7 luglio 2007:
“Si tratta di giungere ad una riconciliazione interna nel seno della Chiesa. Guardando al passato, alle divisioni che nel corso dei secoli hanno lacerato il Corpo di Cristo, si ha continuamente l’impressione che, in momenti critici in cui la divisione stava nascendo, non è stato fatto il sufficiente da parte dei responsabili della Chiesa per conservare o conquistare la riconciliazione e l’unità; si ha l’impressione che le omissioni nella Chiesa abbiano avuto una loro parte di colpa nel fatto che queste divisioni si siano potute consolidare. Questo sguardo al passato oggi ci impone un obbligo: fare tutti gli sforzi, affinché a tutti quelli che hanno veramente il desiderio dell’unità, sia reso possibile di restare in quest’unità o di ritrovarla nuovamente” .

Ora, dopo vari incontri con il Papa e con i responsabili della Curia Romana da parte del Superiore generale della Fraternità S.E. Mons. Bernard Fellay, è giunto il risultato: la remissione della scomunica ai Vescovi ordinati senza il mandato pontificio da Sua Ecc. Mons. Marcel Lefebvre.

Il Santo Padre Benedetto XVI, l’ha fatto con l’autorità di legare e sciogliere, - il “potere delle chiavi” – concessa dal Signore a san Pietro e ai suoi Successori nella Chiesa. Questo fa parte della missione o “oikonomia” della Chiesa. Quindi ha compiuto, nei confronti della Fraternità sacerdotale di San Pio X, un atto analogo a quello compiuto da Paolo VI verso gli ortodossi il 7 dicembre del 1965: la scomunica venne cancellata per favorire il riavvicinamento nella carità.

Il presupposto è dato dall’unità fondamentale della fede, che non è venuta meno malgrado l’atto scismatico d’ordinazione di Vescovi. Inoltre, si è constatato che non vi sono differenze dottrinali sostanziali e che il Vaticano II, i cui decreti furono firmati da Sua Ecc. Mons. Marcel Lefebvre, non può essere separato dall’intera Tradizione della Chiesa. In uno spirito di comprensione vanno poi tollerati e corretti gli errori marginali. Le divergenze antiche o più recenti, mediante l’azione dello Spirito Santo, saranno ricomposte grazie alla purificazione dei cuori, alla capacità di perdono e alla volontà di giungere al loro superamento definitivo.[SM=g1740722] [SM=g1740721]

In molte occasioni, nel passato, gli anatemi sono stati annullati senza alcuna azione formale oltre la semplice accoglienza reciproca delle parti che erano in conflitto. Oggi si rivela un passo indispensabile sulla via dell’unità dei cristiani. L’abrogazione della scomunica, dunque, è un “atto di carità”.

Il Superiore generale Sua Ecc. Mons. Bernard Fellay ha scritto, nella lettera alla Fraternità San Pio X, che tale atto è frutto dell’ardente preghiera del Rosario alla Beata Vergine di Lourdes, e ha riaffermato la fede nella Chiesa cattolica romana e l’obbedienza al Papa.

Soprattutto si rifletta sul fatto che l’itinerario che ha portato all’abrogazione della scomunica è gradito a Dio che ci perdona quando ci perdoniamo l’un altro; in tale spirito evangelico, non può non essere apprezzato da tutti i veri cattolici, nel mondo intero, come espressione di riconciliazione e come invito a proseguire, in carità reciproca, il dialogo che porterà, con l’aiuto di Dio, a vivere nella piena comunione di fede, di concordia fraterna e di vita sacramentale che c’era prima dello scisma.

Si mettano da parte, una volta per tutte, le letture “politiche” della comunione ecclesiale che vorrebbe dividere il Corpo di Cristo in tradizionalisti e progressisti. Si lasci questo al mondo. Noi siamo di Cristo. Non cerchiamo forse il dialogo e la riconciliazione ? O facciamo gli ecumenici a corrente alternata ?.[SM=g1740721]


Fonte Fides
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