Benedetto XVI parla della PAZIENZA DI DIO nell'Eucarestia e nelle controversie

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Caterina63
00mercoledì 9 dicembre 2009 19:18
La presenza reale di Cristo nell’Eucaristia, il primato petrino e la pazienza di Dio verso i peccatori al centro dell’Udienza Generale. La catechesi ispirata dalla figura di Ruperto di Deutz

CITTA’ DEL VATICANO - Benedetto XVI


ha voluto mettere in guardia i cristiani dal "pericolo di ridimensionare il mistero eucaristico".

Lo ha fatto nella catechesi dell'Udienza Generale, dedicata alla figura di Ruperto di Deutz, "scrittore fecondo, attivo in varie e importanti discussioni teologiche del tempo". Ruperto, ha ricordato il Papa, "intervenne con determinazione nella controversia eucaristica", che nel 1077 aveva condotto alla condanna di Berengario di Tours, colpevole di aver dato "un'interpretazione riduttiva della presenza di Cristo nel Sacramento dell'Eucaristia, definendola solo simbolica".

Anche se "nel linguaggio della Chiesa non era entrato ancora il termine transustanziazione", ha precisato il Pontefice, Ruperto "si fece deciso sostenitore del realismo eucaristico".

Un monito, questo, valido anche nel "nostro tempo", in cui "dimentichiamo troppo facilmente che nell'Eucaristia e' presente Cristo Risorto con il suo corpo, per tirarci fuori da noi, incorporarci nel suo corpo immortale e guidarci cosi' alla vita nuova", ha aggiunto il Santo Padre a braccio.

"E' veramente un grande dono la presenza reale di Cristo nel Sacramento dell'Eucaristia: e' un mistero da adorare e da amare", ha sottolineato quindi il Papa citando il Catechismo della Chiesa Cattolica, in cui si afferma che "sotto le specie eucaristiche del pane e del vino" e' presente "Cristo tutto intero: Dio e uomo".

"Quando sorgono controversie nella Chiesa, il riferimento al ministero petrino garantisce fedelta' alla sana dottrina e dona serenita' e liberta' interiore", ha poi rimarcato Benedetto XVI parlando ancora di Ruperto.

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In tempi "segnati da contrasti tra il Papato e l'Impero", a causa della cosiddetta "lotta delle investiture", con la quale "il papato voleva impedire che la nomina dei vescovi e l'esercizio della loro giurisdizione dipendessero dalle autorita' civili, che erano guidate per lo piu' da motivazioni politiche ed economiche, non certo pastorali", Ruperto - ha asserito il Pontefice - si distinse "per l'integerrima dirittura morale e per il forte attaccamento alla sede di Pietro".

Nel 1116 - ha osservato inoltre Ratzinger - gli avversari vollero addirittura processare Ruperto, che benche' assolto da ogni accusa preferi' recarsi per un certo tempo a Siesburg. Poiche', pero', le polemiche non erano ancora cessate quando fece ritorno nel monastero di Liegi, decise di stabilirsi definitivamente in Germania. Nominato abate di Deutz nel 1120, vi rimase fino al 1129, anno della sua morte. Se ne allontano' solo per un pellegrinaggio a Roma, nel 1124.

"L'origine del male e' nell'uomo stesso e nell'uso sbagliato della liberta' umana", ha subito dopo ammonito Benedetto XVI durante la catechesi tenuta nell’Aula ‘Nervi davanti a 8.000 fedeli, ai quali ha fatto presente la "pazienza e benevolenza di Dio verso l'uomo peccatore", rammentando che proprio dagli scritti di Ruperto, "Paolo VI trasse la citazione di Maria 'Portio optima et portio maxima' della Chiesa nell'omelia di chiusura del Concilio Vaticano II, l'8 dicembre 1965".

Per il Pontefice, dunque, "Ruperto e' stato un teologo dotato di grande profondita' nello studio razionale dei misteri della fede" e ci ha insegnato che "ognuno nel suo modo puo' incontrare il Signore Gesu' che incessantemente accompagna il nostro cammino e si fa realmente presente nel Pane Eucaristico".


All'udienza generale il Papa parla del monaco benedettino Ruperto di Deutz

Dio è paziente e benevolo
anche quando l'uomo usa male la sua libertà

Il testo integrale [SM=g1740722]

L'Eucaristia non è solo "un rito di comunione, di socializzazione" ma presenza reale di Cristo: lo ha ricordato il Papa all'udienza generale di mercoledì 9 dicembre, nell'Aula Paolo VI, riproponendo l'attualità dell'insegnamento del monaco benedettino Ruperto di Deutz.



Cari fratelli e sorelle,
oggi facciamo conoscenza di un altro monaco benedettino del dodicesimo secolo. Il suo nome è Ruperto di Deutz, una città vicina a Colonia, sede di un famoso monastero. Ruperto stesso parla della propria vita in una delle sue opere più importanti, intitolata La gloria e l'onore del Figlio dell'uomo, che è un commento parziale al Vangelo di Matteo. Ancora bambino, egli fu accolto come "oblato" nel monastero benedettino di San Lorenzo a Liegi, secondo l'usanza dell'epoca di affidare uno dei figli all'educazione dei monaci, intendendo farne un dono a Dio.

Ruperto amò sempre la vita monastica. Apprese ben presto la lingua latina per studiare la Bibbia e per godere delle celebrazioni liturgiche. Si distinse per l'integerrima dirittura morale e per il forte attaccamento alla Sede di san Pietro.

I suoi tempi erano segnati da contrasti tra il Papato e l'Impero, a causa della cosiddetta "lotta delle investiture", con la quale - come ho accennato in altre Catechesi - il Papato voleva impedire che la nomina dei Vescovi e l'esercizio della loro giurisdizione dipendessero dalle autorità civili, che erano guidate per lo più da motivazioni politiche ed economiche, non certo pastorali. Il Vescovo di Liegi, Otberto, resisteva alle direttive del Papa e mandò in esilio Berengario, abate del monastero di San Lorenzo, proprio per la sua fedeltà al Pontefice.

In tale monastero viveva Ruperto, il quale non esitò a seguire il suo Abate in esilio e solo quando il Vescovo Otberto rientrò in comunione con il Papa fece ritorno a Liegi e accettò di diventare sacerdote. Fino a quel momento, infatti, aveva evitato di ricevere l'ordinazione da un Vescovo in dissenso con il Papa. Ruperto ci insegna che quando sorgono controversie nella Chiesa, il riferimento al ministero petrino garantisce fedeltà alla sana dottrina e dona serenità e libertà interiore. Dopo la disputa con Otberto, egli dovette abbandonare il suo monastero ancora due volte.

Nel 1116 gli avversari lo vollero addirittura processare. Benché assolto da ogni accusa, Ruperto preferì recarsi per un certo tempo a Siegburg, ma poiché le polemiche non erano ancora cessate quando fece ritorno nel monastero di Liegi, decise di stabilirsi definitivamente in Germania. Nominato abate di Deutz nel 1120, vi rimase fino al 1129, anno della sua morte. Se ne allontanò solo per un pellegrinaggio a Roma, nel 1124.

Scrittore fecondo, Ruperto ha lasciato numerosissime opere, ancora oggi di grande interesse, anche perché egli fu attivo in varie e importanti discussioni teologiche del tempo. Ad esempio, intervenne con determinazione nella controversia eucaristica, che nel 1077 aveva condotto alla condanna di Berengario di Tours. Questi aveva dato un'interpretazione riduttiva della presenza di Cristo nel Sacramento dell'Eucaristia, definendola solo simbolica. Nel linguaggio della Chiesa non era entrato ancora il termine "transustanziazione", ma Ruperto, adoperando a volte espressioni audaci, si fece deciso sostenitore del realismo eucaristico e, soprattutto in un'opera intitolata De divinis officiis (Gli offici divini), affermò con decisione la continuità tra il Corpo del Verbo incarnato di Cristo e quello presente nelle Specie eucaristiche del pane e del vino.

Cari fratelli e sorelle, mi sembra che a questo punto dobbiamo anche pensare al nostro tempo; anche oggi esiste il pericolo di ridimensionare il realismo eucaristico, considerare, cioè, l'Eucaristia quasi come solo un rito di comunione, di socializzazione, dimenticando troppo facilmente che nell'Eucaristia è presente realmente Cristo risorto - con il suo corpo risorto - il quale si mette nelle nostre mani per tirarci fuori da noi stessi, incorporarci nel suo corpo immortale e guidarci così alla vita nuova.

Questo grande mistero che il Signore è presente in tutta la sua realtà nelle specie eucaristiche è un mistero da adorare e da amare sempre di nuovo! Vorrei qui citare le parole del Catechismo della Chiesa Cattolica che portano in sé il frutto della meditazione della fede e della riflessione teologica di duemila anni: "Gesù Cristo è presente nell'Eucaristia in modo unico e incomparabile. È presente infatti in modo vero, reale, sostanziale: con il suo Corpo e il suo Sangue, con la sua Anima e la sua Divinità. In essa è quindi presente in modo sacramentale, e cioè sotto le Specie eucaristiche del pane e del vino, Cristo tutto intero: Dio e uomo" (ccc, 1374). Anche Ruperto ha contributo, con le sue riflessioni, a questa precisa formulazione.

Un'altra controversia, nella quale l'abate di Deutz fu coinvolto, riguarda il problema della conciliazione della bontà e dell'onnipotenza di Dio con l'esistenza del male. [SM=g1740717]

Se Dio è onnipotente e buono, come si spiega la realtà del male? Ruperto infatti reagì alla posizione assunta dai maestri della scuola teologica di Laon, che con una serie di ragionamenti filosofici distinguevano nella volontà di Dio l'"approvare" e il "permettere", concludendo che Dio permette il male senza approvarlo e, dunque, senza volerlo. Ruperto, invece, rinuncia all'uso della filosofia, che ritiene inadeguata di fronte a un problema così grande, e rimane semplicemente fedele alla narrazione biblica. Egli parte dalla bontà di Dio, dalla verità che Dio è sommamente buono e non può che volere il bene. Così egli individua l'origine del male nell'uomo stesso e nell'uso sbagliato della libertà umana. Quando Ruperto affronta questo argomento, scrive delle pagine piene di afflato religioso per lodare la misericordia infinita del Padre, la pazienza e la benevolenza di Dio verso l'uomo peccatore.

Come altri teologi del Medioevo, anche Ruperto si domandava: perché il Verbo di Dio, il Figlio di Dio, si è fatto uomo? Alcuni, molti, rispondevano spiegando l'incarnazione del Verbo con l'urgenza di riparare il peccato dell'uomo. Ruperto, invece, con una visione cristocentrica della storia della salvezza, allarga la prospettiva, e in una sua opera intitolata La glorificazione della Trinità sostiene la posizione che l'Incarnazione, evento centrale di tutta la storia, era stata prevista sin dall'eternità, anche indipendentemente dal peccato dell'uomo, affinché tutta la creazione potesse dare lode a Dio Padre e amarlo come un'unica famiglia radunata attorno a Cristo, il Figlio di Dio.

Egli vede allora nella donna incinta dell'Apocalisse l'intera storia dell'umanità, che è orientata a Cristo, così come il concepimento è orientato al parto, una prospettiva che sarà sviluppata da altri pensatori e valorizzata anche dalla teologia contemporanea, la quale afferma che tutta la storia del mondo e dell'umanità è concepimento orientato al parto di Cristo.

Cristo è sempre al centro delle spiegazioni esegetiche fornite da Ruperto nei suoi commenti ai Libri della Bibbia, ai quali si dedicò con grande diligenza e passione. Egli ritrova così un'unità mirabile in tutti gli eventi della storia della salvezza, dalla creazione sino alla consumazione finale dei tempi: "Tutta la Scrittura", egli afferma, "è un solo libro, che tende allo stesso fine (il Verbo divino); che viene da un solo Dio e che è stato scritto da un solo Spirito" (De glorificatione Trinitatis et processione Sancti Spiritus i, v, pl 169, 18).

Nell'interpretazione della Bibbia, Ruperto non si limita a ripetere l'insegnamento dei Padri, ma mostra una sua originalità. Egli, per esempio, è il primo scrittore che ha identificato la sposa del Cantico dei Cantici con Maria santissima. Così il suo commento a questo libro della Scrittura si rivela una sorta di summa mariologica, in cui sono presentati i privilegi e le eccellenti virtù di Maria. In uno dei passaggi più ispirati del suo commento Ruperto scrive: "O dilettissima tra le dilette, Vergine delle vergini, che cosa loda in te il tuo Figlio diletto, che l'intero coro degli angeli esalta? Vengono lodate la semplicità, la purezza, l'innocenza, la dottrina, il pudore, l'umiltà, l'integrità della mente e della carne, vale a dire l'incorrotta verginità" (In Canticum Canticorum 4, 1-6, ccl 26, pp. 69-70). L'interpretazione mariana del Cantico di Ruperto è un felice esempio della sintonia tra liturgia e teologia. Infatti, vari brani di questo Libro biblico erano già usati nelle celebrazioni liturgiche delle feste mariane.

Ruperto, inoltre, ha cura di inserire la sua dottrina mariologica in quella ecclesiologica. In altri termini, egli vede in Maria santissima la parte più santa della Chiesa intera. Ecco perché il mio venerato predecessore, il Papa Paolo VI, nel discorso di chiusura della terza sessione del Concilio Vaticano II, proclamando solennemente Maria Madre della Chiesa, citò proprio una proposizione tratta dalle opere di Ruperto, che definisce Maria portio maxima, portio optima - la parte più eccelsa, la parte migliore della Chiesa (cfr. In Apocalypsem 1.7, pl 169, 1043).

Cari amici, da questi rapidi accenni ci accorgiamo che Ruperto è stato un teologo fervoroso, dotato di grande profondità. Come tutti i rappresentanti della teologia monastica, egli ha saputo coniugare lo studio razionale dei misteri della fede con l'orazione e con la contemplazione, considerata il vertice di ogni conoscenza di Dio. Egli stesso parla qualche volta delle sue esperienze mistiche, come quando confida l'ineffabile gioia di aver percepito la presenza del Signore: "In quel breve momento - egli afferma - ho sperimentato quanto sia vero ciò che egli stesso dice: Imparate da me che sono mite e umile di cuore" (De gloria et honore Filii hominis. Super Matthaeum 12, pl 168, 1601). Anche noi possiamo, ognuno nel suo modo proprio, incontrare il Signore Gesù, che incessantemente accompagna il nostro cammino, si fa presente nel Pane eucaristico e nella sua Parola per la nostra salvezza.



(©L'Osservatore Romano - 9-10 dicembre 2009)



Caterina63
00domenica 13 dicembre 2009 11:49
[SM=g1740733] cliccate qui per l'audio del discorso del Pontefice...



www.gloria.tv/?media=41667









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[SM=g1740722]

Caterina63
00venerdì 20 aprile 2012 11:22

Scuola Diocesana di Teologia
"Cardinale Eugenio Tisserant"
Ladispoli

 

SUSSIDI

 

"Surrexit Christus spes mea!" - Antologia di brani pasquali dagli Insegnamenti di Papa Benedetto XVI (2006 - 2012)
a cura di d. Roberto Leoni → scarica il file

 

"Surrexit Dominus vere!" - Omelie di Papa Benedetto XVI nella Veglia Pasquale (2006 - 2012)
a cura di d. Roberto Leoni → scarica il file

 

"Dominus Est!" - Omelie del Papa Benedetto XVI nella Solennità del Corpus Domini (2005 - 2011)
a cura di d. Roberto Leoni → scarica il file

 

Il Santissimo Sacramento dell'Eucaristia nel Catechismo della Chiesa Cattolica
a cura di d. Roberto Leoni → scarica il file

 

Il Santissimo Sacramento dell'Eucaristia nei Documenti del Concilio Vaticano II
a cura di d. Roberto Leoni → scarica il file

 

 

(aggiornamento: 11/04/2012)

 

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