Benedetto XVI primo Pontefice a visitare Cipro dal 4 al 6 giugno 2010

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Caterina63
00martedì 25 maggio 2010 23:46
Il prossimo giugno, dal 4 al 6, Benedetto XVI giungerà qui...
Cipro, terza isola del Mediterraneo, si prepara ad accogliere il Papa che è stato invitato dal presidente Dimitri Christofias e dall'arcivescovo ortodosso di Cipro, Chrysostomos II. In un paese a stragrande maggioranza ortodossa (quello ecumenico sarà senz’altro uno degli aspetti più attesi del viaggio), la minoranza cattolica conta 10 mila fedeli della Chiesa Maronita, che dipende direttamente dalla Santa Sede, e circa 30 mila fedeli latini. Di questi soltanto un migliaio sono ciprioti autoctoni, il resto è costituito da stranieri: sono persone che risiedono permanentemente nell’isola (parecchi gli europei), ma sono soprattutto lavoratori temporanei immigrati, in particolare da Filippine, Sri Lanka, India, ma anche da Camerun, Nigeria, Bangladesh, Pakistan...

I Latini di Cipro sono sotto l’autorità pastorale del patriarca Latino di Gerusalemme. Suo Vicario qui è un frate minore, l’italiano di origini venete padre Umberto Barato, che è anche incaricato del Nunzio Apostolico che risiede a Gerusalemme. I francescani, che anche a Cipro vantano una presenza secolare, nelle città di Nicosia, Larnaca e Limassol hanno la responsabilità di tre delle 4 parrocchie latine dell’isola … Che si stanno preparando ad accogliere il Papa in vari modi. Con la preghiera innanzitutto: al termine di ogni santa messa e nell’ora quotidiana di adorazione eucaristica e con gli sforzi organizzativi: è stato costituito un comitato centrale che coordina una decina di commissioni.

L’aspetto pastorale di questo viaggio sarà prioritario ci dice P. Barato, che si attende soprattutto frutti abbondanti per una maggiore vitalità spirituale della Chiesa Cattolica che è in Cipro. La quale, ci spiega, grazie all’immigrazione, sta numericamente aumentando, in opposta tendenza rispetto a quanto accade nelle chiese arabe del Medio Oriente.
Ma non va dimenticato che Benedetto VI, primo Papa della storia a visitare l’isola, giungerà in un paese diviso in due da un muro invisibile ma reale che separa la Repubblica di Cipro (che dal 1 maggio 2004 fa parte dell’Unione Europea) dal restante territorio della zona settentrionale dell’isola, in mano alla Turchia, dopo l’intervento militare del 1974.

Annosa e difficile la questione cipriota che riguarda anche la preoccupante situazione, nella zona nord occupata, dell’ immenso patrimonio culturale cristiano di centinaia di chiese distrutte o violate.

Crocevia di popoli, nel passato e nel presente, isola oggi dalla forte vocazione turistica, paese ricchissimo di millenari resti archeologici che evocano ricordi di antiche civiltà e divinità mitologiche, … Cipro fu anche terra di apostoli. Qui vi giunse Paolo per il suo primo viaggio missionario. Accompagnato da Barnaba, (nativo dell’isola) i due sbarcarono precisamente qui a Salamina. Attraversata tutta l’isola raggiunsero poi Pafos. Quest’ultima città e Nicosia (la capitale) saranno le due tappe del viaggio a Cipro di Benedetto XVI, …

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Caterina63
00lunedì 31 maggio 2010 19:19
Da venerdì 4 a domenica 6 giugno Benedetto XVI a Cipro

Un ruolo di pacificazione per cattolici e ortodossi


di Eleuterio F. Fortino


"Vogliamo dichiarare di comune accordo la nostra sincera e ferma disposizione, in obbedienza alla volontà di Nostro Signore Gesù Cristo, ad intensificare la ricerca della piena unità fra tutti i cristiani". Questo affermavano Benedetto XVI e il primate della Chiesa ortodossa autocefala di Cipro Chrysostomos ii nella dichiarazione comune che concludeva la visita dell'arcivescovo a Roma (12-19 giugno 2007).

In particolare essi esprimevano il desiderio delle fraterne relazioni nell'isola fra cattolici e ortodossi e il progresso del dialogo teologico generale cattolico-ortodosso. "Desideriamo - aggiungevano - che i fedeli cattolici e ortodossi di Cipro vivano fraternamente e nella piena solidarietà fondata sulla comune fede nel Cristo risorto.

Vogliamo inoltre sostenere e promuovere il dialogo teologico, che attraverso la competente commissione internazionale si appresta ad affrontare le questioni più ardue che hanno segnato la storia della divisione. È necessario raggiungere un sostanziale accordo per la piena comunione nella fede, nella vita sacramentale e nell'esercizio del ministero pastorale".

Questo orientamento anima e sorregge le relazioni fra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa di Cipro. Ed è in questa atmosfera di positivo impegno che si inserisce la visita che il Papa farà all'arcivescovo Chrysostomos nel contesto del suo viaggio apostolico a Cipro, dal 4 al 6 giugno.

La Chiesa di Cipro è una delle 14 Chiese autocefale ortodosse. Essa è di origine apostolica. Annovera fra i suoi fondatori san Barnaba, san Paolo e san Marco. Nel loro viaggio i tre, partiti da Gerusalemme, giunsero a Salamina di Cipro e, attraversata tutta l'isola raggiunsero Paphos, capitale di quella che al tempo era una provincia dell'impero romano. Qui Paolo convertì il governatore, il proconsole Sergio Paolo (cfr. Atti, 13, 6-12). Nell'area archeologica di Paphos si trova la chiesa Aghia Kiriaki Chrysopolitissa, dove giungerà il Papa nel pomeriggio del 4 giugno e lì avrà luogo una celebrazione ecumenica. Segno indicativo delle buone relazioni che intercorrono fra i cristiani a Cipro, è il fatto che quel luogo di culto è stato posto dalla Chiesa ortodossa a disposizione dei cattolici e degli anglicani del luogo e dei pellegrini provenienti dall'estero.

Nel iv secolo il cristianesimo aveva raggiunto tutta l'isola. Sant'Epifanio, nato verso il 315, vescovo di Salamina, è stato un paladino del credo niceno e ha lasciato opere come il Panarion e l'Ancoratus (L'ancora della fede), per combattere movimenti settari e devianti e per insegnare la retta fede. Vescovi ciprioti sono stati presenti al i concilio ecumenico di Nicea (325) e la Chiesa di  Cipro  è  stata  dichiarata  autocefala  dal  iii  concilio  ecumenico  di  Efeso (431).

L'isola ebbe una vicenda storica travagliata e, per il posto strategico militare e commerciale, ebbe diversi occupanti - arabi, franchi, veneziani, turchi, inglesi - che lasciarono profonde tracce anche nella vita culturale e religiosa (Klitos Ioannides, The Church of Cyprus, Nicosia 1999). Nel secolo vii incominciarono le incursioni arabe. Tra il 688 e il 695 l'imperatore Giustiniano ii fece evacuare la popolazione cristiana sistemandola nei pressi dello stretto dei Dardanelli, in una città di nuova fondazione denominata Nea Justiniana, dove ebbe la residenza anche l'arcivescovo di Cipro. Da qui prese origine la consuetudine di aggiungere al titolo del primate di Cipro il nome di quella città fino ai nostri giorni. Sua Beatitudine Chrysostomos, a cui farà visita il Papa, ha il titolo di "arcivescovo di Nuova Giustiniana e di tutta Cipro".

Con la caduta di Costantinopoli in mano ai turchi (1453) vi fu nell'isola una consistente immigrazione di personaggi costantinopolitani - commercianti, studiosi, artisti - che diedero all'isola un grande impulso creativo e artistico. Inoltre i susseguenti rapporti con il rinascimento italiano e le relazioni con Venezia provocarono a Cipro un movimento culturale fecondo creando anche un proprio stile iconografico. Lo studioso Athanasios Papageorghiou (Icons of Cyprus, Nicosia 1992) lo indica come "periodo di formazione e di evoluzione della scuola postbizantina della pittura a Cipro". Egli parla di una vera e propria "scuola cipriota".
 
La grande quantità di testimonianze artistiche che si incontrano in tutta l'isola e nei suoi musei documentano questa creatività locale come confluenza di apporti diversi. La vita culturale nel Paese è fortemente segnata dalla attiva presenza cristiana cipriota.

La Chiesa ortodossa di Cipro è composta da 700.000 fedeli circa, pari al 94 per cento della popolazione. Vi sono anche tre comunità cristiane minoritarie:  armena, latina e maronita. I cattolici, latini maroniti, sono pari all'uno per cento della popolazione. Negli ultimi anni vi è una crescente immigrazione, particolarmente di filippini.

I cattolici mantengono buoni rapporti con la Chiesa ortodossa, maggioritaria in modo determinante nel Paese. Ed è tra i pochi Paesi a maggioranza ortodossa a cui un Papa fa visita, dopo quella storica in Romania compiuta da Giovanni Paolo ii. E qui a Cipro è la prima volta in assoluto che un Papa mette piede, come ha sottolineato il nunzio apostolico, l'arcivescovo Antonio Franco, presentando alla stampa il programma del viaggio. Nella stessa circostanza il rappresentante dell'arcivescovo ortodosso di Cipro ha rilevato che la visita è veramente storica e che essa "segnerà profondamente la storia di Cipro verso gli orizzonti di pace, di convivenza e infine di riconciliazione".

La Chiesa ortodossa autocefala è presieduta dall'arcivescovo Chrysostomos che risiede a Nicosia ed è composta da altre 8 diocesi (Paphos, Kition, Kirinèia, Lemessos, Morphos, Costanza, Kykkos e Tilliria, Tamassos e Oreini), i cui metropoliti, assieme ad altri 8 corepiscopi, compongono il Santo Sinodo.

La Chiesa di Cipro partecipa attivamente alle iniziative ecumeniche in Medio Oriente, nelle commissioni interortodosse, nell'ambito di consiglio ecumenico delle Chiese. Con la Chiesa cattolica ha mantenuto, con perseveranza, contatti positivi e calorosi, come ha mostrato l'accoglienza generosa e fraterna verso la commissione mista internazionale che ha avuto il suo ultimo incontro proprio a Paphos, dal 16 al 23 ottobre 2009, per trattare il tema, cruciale fra cattolici e ortodossi, del "ruolo del vescovo di Roma nella Chiesa nel primo millennio".

Forse memore di una sparuta manifestazione contro il dialogo ortodosso-cattolico, che aveva avuto luogo in occasione di quell'incontro della commissione mista, il santo Sinodo nella riunione del 16 maggio 2010 ha divulgato una lettera enciclica per richiamare l'importanza della visita del Papa di Roma e il dovere di accoglierlo con rispetto. Ha anche invitato a superare recriminazioni per il passato. "Pensiamo - affermano i membri del Sinodo - che non possiamo rimanere legati al passato, specialmente in un mondo in cui i cristiani rischiano di diventare minoranza. La preghiera del Cristo "che siano una cosa sola" è indirizzata anche a noi".

Riferendosi allo stato di divisione dell'isola a causa dell'occupazione turca della parte nord la lettera afferma:  "Ci incontreremo con il Papa ed esporremo il tema del sacrilegio delle nostre Chiese e del divieto delle autorità occupanti di occuparci della conservazione e funzionamento di tali chiese". In occasione della visita a Roma dell'arcivescovo Chrysostomos si era già toccato il tema nella stessa dichiarazione comune:  "Nel nostro incontro - è scritto infatti nella dichiarazione comune - abbiamo considerato le contingenze storiche in cui vivono le nostre Chiese. In particolare abbiamo esaminato la situazione di divisione e di tensioni che caratterizzano da oltre un trentennio l'isola di Cipro, con i tragici problemi quotidiani che intaccano anche la vita delle nostre Comunità e delle singole famiglie. Le nostre Chiese intendono svolgere un ruolo di pacificazione nella giustizia e nella solidarietà".

La Chiesa di Cipro vive vicina e con grande attenzione verso il suo popolo, preoccupata dei problemi di emigrazione, di crisi del lavoro, di secolarizzazione e in positivo della necessità di formazione catechetica per l'intera comunità e teologica specialmente per il clero per una pastorale adeguata ai tempi e nella linea della propria tradizione. Il contatto ecumenico, anche per quest'aspetto offre un aiuto importante. La visita fraterna e solidale del Papa rafforzerà i legami con la Chiesa cattolica e la comune responsabilità cristiana nel mondo di oggi.


(©L'Osservatore Romano - 31 maggio 1 giugno 2010)
Caterina63
00martedì 1 giugno 2010 18:46
A Cipro il Pontefice consegnerà l'"Instrumentum laboris" dell'assemblea speciale del Sinodo dei vescovi

In Medio Oriente uno spazio di perdono e di incontro


di Youssef Soueif
Arcivescovo di Cipro dei Maroniti
segretario speciale dell'assemblea speciale
per il Medio Oriente del Sinodo dei vescovi


L'aspetto regionale e internazionale della visita apostolica del Papa a Cipro si manifesta nella presentazione dell'Instrumentum laboris ai patriarchi, capi delle Chiese orientali, e ai vescovi presidenti delle conferenze episcopali, membri del Sinodo. Questo gesto ha un importante significato simbolico per la nostra Chiesa locale, perché mostra, in un certo senso, il ruolo di Cipro come ponte tra Medio Oriente e Europa-Occidente. Un ponte di natura spirituale, ma anche sociale, ecclesiale e umana. Quindi siamo direttamente coinvolti. Quando il Papa lascerà Cipro, entreremo nel vivo della preparazione di questo importante evento ecclesiale, cruciale per i cristiani del Medio Oriente, per la testimonianza che essi sono tenuti a dare.

In questa prospettiva, forti di quanto ci avrà confidato il Papa, guarderemo in profondità la nostra realtà, così come approfondiremo la lettura dell'Instrumentum, e cercheremo d'interpretare i fatti in chiave essenzialmente pastorale. Formeremo gruppi di studio ben selezionati, per arrivare al Sinodo con proposte maturate nella riflessione comune, e offrire così alla discussione un contributo fattivo. L'aspirazione è infatti quella di poter concludere l'assemblea con proposte pratiche per il futuro della presenza e della missione dei cristiani, dei cattolici in particolare, nella regione del Medio Oriente.

Al di la dei meccanismi, il Sinodo è soprattutto un cammino di Chiesa che si vive nello spirito di preghiera durante lo svolgimento e soprattutto dopo la sua chiusura, e così diventa un inizio per un periodo nuovo nella Chiesa; è un'esperienza di Pentecoste, di rinnovamento spirituale, di consapevolezza del nostro essere, della nostra presenza e missione. Il contesto biblico del Sinodo è l'esperienza della prima comunità cristiana dove i fedeli avevano un cuore solo e un'anima sola. Quindi è un caro e attento invito del successore di Pietro a vivere nella dinamica della comunione per dare testimonianza, come Chiesa cattolica, in una zona così delicata e strettamente legata agli avvenimenti internazionali.

Del resto i cristiani sono storicamente parte integrante della realtà geopolitica, sociologica e demografica del Medio Oriente, pur essendo in quasi tutti i Paesi in minoranza. La presenza dei cristiani è una necessità, non solo per loro stessi ma anche per i non cristiani. Essa testimonia l'importanza del dialogo dinamico della vita, dell'amore; un dialogo che costruisce la cultura della pace, della riconciliazione. E in questo i cristiani hanno molto da condividere con i loro fratelli e sorelle delle altre religioni, nello spirito di comunione, di solidarietà e con una grande responsabilità.

Il Sinodo del resto si vive nello spirito ecumenico come cammino verso la comunione nella testimonianza. Questo però richiede, a livello spirituale e pastorale, un profondo vissuto di comunione nel senso della collaborazione pastorale tra i cattolici stessi della regione. Quanto è bello e significativo vivere l'unità nella diversità, partendo dell'esperienza cattolica, che sicuramente esiste come testimonianza vera e forte in diversi Paesi, ma che richiede anche un'attenzione particolare, un'elaborazione e un certo progresso. Si tratta di rafforzare e aumentare le possibilità di lavorare insieme. Ciò richiede un cambiamento di mentalità, tanta umiltà e una grande profondità nello Spirito Santo che guida la Chiesa di Cristo verso il Padre.
 
La Chiesa non è nostra. La Chiesa è di Cristo risorto e noi siamo servi nella sua vigna e testimoni del suo amore nel costruire la pace nella Chiesa e nella società umana. Allora la nostra responsabilità come cattolici insieme agli altri è grande; è una chiamata a essere segni di fede, di speranza e di amore nella terra e nelle zone dove Cristo è nato e ha vissuto, da dove è partita la buona novella per il mondo intero.

Bisogna aumentare gli sforzi affinché il Medio Oriente sia uno spazio di perdono, di gioia e d'incontro tra tutti gli uomini, sapendo che Gesu Cristo ha vinto la morte con la sua stessa morte e ci ha dato la vita con la sua risurrezione. Costruire questo spazio spirituale e umano richiederà certamente tanti sacrifici, da parte di tutti, soprattutto da parte dei cattolici che sono lievito, sale e luce che mostra la gloria del Padre.

Il Sinodo è l'opera dello Spirito Santo nella Chiesa a partire dell'esperienza ecclesiale nel mondo, cioè in una situazione sociale e umana ben determinata. La natura del Sinodo del Medio Oriente quindi è pastorale per eccellenza poiché si basa sui fondamenti teologici. Del resto dinanzi al cammino sinodale si pongono tante sfide e tante speranze. Innanzitutto l'altro - sia esso cattolico, cristiano, musulmano, ebreo o qualsiasi altra persona di altre culture - non dovrebbe mai costituire una fonte di paura. Dovrebbe piuttosto essere visto come un'occasione umana e spirituale per testimoniare la ricchezza dell'incontro umano, basato su valori spirituali in un mondo in cui la materialità diventa il criterio di discernimento. In questo senso la diversità religiosa, dal punto di vista spirituale, potrebbe essere un arricchimento per lo sviluppo della persona umana.

Poi c'è l'instabilità economica e sociale in vari Paesi della regione. Con essa si spiega la spinta all'emigrazione del Medio Oriente, non solo dei cristiani, ma di tutti i membri della società. Per di più la crisi economica crea un ambiente favorevole alla penetrazione delle correnti religiose estremistiche che fomentano sentimenti di diffidenza e di paura dell'altro, fino al rifiuto categorico di ogni tipo di diversità anche riguardo alla religione stessa. È proprio una chiusura totale che rovina la bellezza della persona umana e della società, ricca nella sua diversità, ma anche e soprattutto nell'intesa e l'armonia.

D'altra parte, c'è molto da lavorare a livello dei diritti del cittadino e della dignità della persona umana, delle sicurezze sociali, sanitarie ed educative, all'interno dei sistemi politici ed economici. La cosa più importante ora è assicurare un futuro alle nuove generazioni. Un futuro che sia fondato sulla giustizia, sui diritti dell'uomo, del cittadino, sulla libertà che è la base e lo scopo di ogni azione politica. In questo contesto torna il discorso sulle minoranze, che dovrebbero avere tutti i diritti e tutti i doveri come cittadini integrati nella società. E quando si parla della minoranza cristiana, l'importante è sapere che questa minoranza ha radici storiche profonde. E il contributo dei cristiani e della cultura cristiana durante tutte le fasi della storia della regione è stato ed è costruttivo a livello educativo, sociale, umano e spirituale.

Per quanto riguarda la minoranza cristiana, si nota una qualità di vita spirituale e umana, pronta alla testimonianza. Proprio per questo i cristiani si presentano ovunque come un ponte d'incontro, per creare spazi di dialogo di vita, grazie ai quali Dio divenga il centro della storia dell'uomo, il centro del pensiero umano per il bene dell'individuo e della comunità, che più sceglie la spiritualità più si umanizza e diventa solidale con la vita dell'intera comunità cittadina. E proprio a questo i cristiani del Medio Oriente sono chiamati:  a contribuire alla costruzione della città di Dio nella città dell'uomo, essendo testimoni della gioia di Cristo e della speranza del Regno.



Il programma della visita del Papa a Cipro



Dopo Turchia, Giordania, Israele e Territori Palestinesi e, più recentemente Malta, Benedetto XVI torna a guardare verso oriente. Si accinge a compiere una visita a Cipro su inviti del presidente della Repubblica Demetris Christofias e dell'arcivescovo ortodosso di Nuova Giustiniana e di tutta Cipro, Sua Beatitudine Chrysostomos ii.

Il programma del viaggio, il sedicesimo oltre i confini italiani dall'inizio del pontificato, è stato presentato ai giornalisti nella sala stampa della Santa Sede martedì mattina,
1 giugno, dal direttore padre Federico Lombardi.

L'arrivo è previsto a fine mattinata di venerdì 4 giugno a Paphos, dove, nella chiesa di Agia Kiriaki Chrysopolitissa, avverrà l'incontro ecumenico.

Nella mattina di sabato 5 il Papa farà visita al presidente della Repubblica e incontrerà le autorità civili e i membri del corpo diplomatico. Quindi, nel campo sportivo della scuola di San Marone di Nicosia, si intratterrà con i rappresentanti della comunità cattolica cipriota, prima di recarsi nell'arcivescovado ortodosso per l'incontro con Chrysostomos ii, arcivescovo di Cipro.

Nel pomeriggio nella chiesa della Santa Croce di Nicosia celebrerà la messa per i sacerdoti, i religiosi, le religiose, i diaconi e i membri di movimenti e associazioni ecclesiali dell'isola. Nella mattina di domenica 6, ultimo giorno della sua permanenza a Cipro, nel Palazzo dello sport di Nicosia si svolgerà il momento più importante dell'intero viaggio:  la consegna dell'Instrumentum laboris per la prossima assemblea speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei vescovi.

Prima di lasciare Cipro visiterà la cattedrale dei Maroniti.






 



(©L'Osservatore Romano - 2 giugno 2010)
Caterina63
00giovedì 3 giugno 2010 18:05
Cipro e le rotte marine del primo cristianesimo

L'isola di Barnaba


di Fabrizio Bisconti
 

I cristiani, ancora in età apostolica, in seguito alla persecuzione seguita al martirio di Stefano, si rifugiarono nell'isola di Cipro, dove era una fiorente comunità giudaica (Flavio Giuseppe, Antiquitates Judaicae, 16, 129). Da Cipro proveniva Giuseppe, soprannominato dagli apostoli Barnaba, che significa "figlio dell'esortazione", un levita giudeo ed ellenista, appartenente alla famiglia della tribù di Levi, il quale appare, per la prima volta, nello scenario movimentato descritto dagli Atti degli Apostoli (4, 36), in quanto padrone di un campo, che vendette per donare il ricavato agli apostoli.

 
Le prime gesta di Barnaba sono legate a Paolo, il quale fu accreditato presso gli apostoli, che in un primo tempo lo temevano, proprio dal levita di Cipro, che prese con sé l'apostolo delle genti e lo presentò alla comunità di Gerusalemme, raccontando come, durante il viaggio, che avevano fatto insieme, il Signore gli aveva parlato, come era successo sulla via di Damasco (Atti, 9, 26-27).

Nel primo viaggio missionario, che deve essersi svolto tra il 44 e il 49, Barnaba, in compagnia di Paolo e di Marco, evangelizza proprio l'isola di Cipro, percorrendola da Salamina a Paphos, dove risiedeva il proconsole Sergio Paolo, alla cui presenza si svolse una disputa, narrata dettagliatamente dagli Atti degli Apostoli:  "Giunti a Salamina, cominciarono ad annunziare la parola di Dio nelle sinagoghe dei giudei, avendo con loro anche Giovanni come aiutante. Attraversata tutta l'isola fino a Paphos, vi trovarono un tale mago e falso profeta giudeo di nome Bar-Jesus, al seguito del proconsole Sergio Paolo, persona assai saggia, che aveva fatto chiamare a sé Barnaba e Saulo e desiderava ascoltare la parola di Dio. Ma Elimas, il mago - ciò, infatti, significa il suo nome - faceva loro opposizione, cercando di distogliere il proconsole dalla fede.

Allora Saulo fissò gli occhi su di lui e disse:  "O uomo pieno di ogni frode e di ogni malizia, figlio del diavolo, nemico di ogni giustizia, quando cesserai di sconvolgere le vie diritte del Signore? Ecco, la mano del Signore è sopra di te:  sarai cieco e per un certo tempo non vedrai il sole". Di colpo piombarono su di lui oscurità e tenebre e, brancolando, cercava chi lo guidasse per mano. Quando vide l'accaduto il proconsole credette" (Atti, 13, 4-12).

In occasione del secondo viaggio paolino, che si svolse tra il 49 e il 52, Barnaba espresse il desiderio di farsi accompagnare da Giovanni Marco, contro il parere di Paolo. Fu così che Barnaba si separò da Paolo, imbarcandosi per Cipro insieme al cugino (Atti, 15, 37). Il distacco deve forse essere legato al cosiddetto "incidente di Antiochia" (Galati, 2, 11-13), da riferire al delicato problema dell'osservanza della circoncisione.

Dopo queste rapide notizie relative all'età apostolica, le certezze storiche diventano più rare, anche se pare probabile che, al tempo di Diocleziano, alcuni cristiani palestinesi furono esiliati a Cipro, mentre è sicuro che i vescovi Cirillo di Paphos, Gelasio di Salamina e Spiridione di Tremithos parteciparono al primo concilio di Nicea del 325.

Anche se, quasi vent'anni dopo, al concilio di Sardica, il numero dei vescovi ciprioti sale a dodici, il paganesimo è ancora molto vivace nell'isola, come dimostrano i rinvenimenti archeologici effettuati a Paphos, relativi ad abitazioni riferibili al pieno quarto secolo, con decorazioni pavimentali musive , che accolgono i miti di Dioniso, Apollo, Marsia, Teti e Peleo.

Il presunto passaggio per Cipro di Elena, che tornava dalla Terra Santa, sembra aver innescato un processo di cristianizzazione dell'isola, che, secondo gli studiosi, dovette manifestarsi con la costruzione di un discreto numero di chiese, che si incrementerà per la presenza del vescovo Epifanio di Salamina, che, nel 403, fu sepolto in una basilica ancora incompiuta, con il permesso dell'imperatore Arcadio. La basilica era organizzata in sette navate, munita di atrio ed era lunga oltre sessanta metri; l'arredo, che comportava colonne e capitelli finemente lavorati, fu eseguito in loco da maestranze autoctone e in pietra locale.

Ma la basilica più importante, forse concepita ancora nel quarto secolo, ma definita nel corso del quinto, è quella di Santa Ciriaca Chrysopolitissa a Paphos, che dovette rivestire il ruolo di cattedrale. Anche questo monumentale edificio di culto - dove si fermerà in preghiera il Papa - si sviluppava in sette navate, anche se oggi è stata molto ridimensionata. Gli archeologi e i visitatori possono ancora ammirare i molti materiali dell'arredo liturgico del sontuoso edificio di culto e, segnatamente, le colonne in granito, i capitelli corinzi in marmo, la pavimentazione musiva, che presenta motivi geometrici e zoomorfi, tra i quali emerge il tema battesimale dei cervi al fonte, in riferimento al salmo 42, ma anche un tralcio di vite, commentato dalle parole del vangelo di Giovanni, che recita:  "Io sono la vera vite" (15, 1).

Tra il quinto e il sesto secolo fu costruito un importante complesso basilicale a Kourion:  si tratta di una chiesa a tre navate, fornita di catechumèneia, diakònikon e palazzo episcopale. La basilica presenta un pavimento in mosaico e in opus sectile, mentre della decorazione parietale rimangono piccoli frammenti musivi relativi a una teoria di santi e di angeli. Il complesso comprendeva anche un battistero monumentale a pianta basilicale, sontuosamente decorato con transenne e plutei marmorei.

L'isola - come si diceva - è costellata di chiese paleocristiane e bizantine:  da quella dell'acropoli di Amanthous a quella di Campanopetra a Salamina; da quella di Ayios Yeoryos a Peja presso Paphos a quella di Panaya Angeloktisos a Kiti, che mantiene ancora il mosaico parietale con Maria e il Cristo tra due arcangeli.

Nei musei dell'isola si conservano anche molti materiali archeologici provenienti dai diversi siti paleocristiani, a cominciare da un frammento del bordo di una mensa marmorea istoriata con il sacrificio di Isacco e riferibile a una bottega costantinopolitana attiva in età teodosiana. Preziosissimi risultano gli undici piatti argentei, con marchi che li datano al 613 e al 630, decorati a rilievo con scene ispirate alla vita di Davide.

Tutti questi materiali, ma anche un cospicuo numero di lucerne e di altro vasellame ceramico tardoantico dimostrano il ruolo dell'isola come crocevia di culture, religioni, genti e traffici mercantili. L'incontro delle culture permise, comunque, al cristianesimo di innestarsi naturalmente in un sostrato sociale composito, ma aperto ad accogliere la nuova religione, che produsse un sistema di evangelizzazione precoce, che risale - come abbiamo rilevato in apertura - all'età apostolica, ma che cresce e si sviluppa tra il quarto e il quinto secolo, trovando il suo apice in età bizantina, quando l'isola diverrà una vera e propria nebulosa di edifici basilicali complessi, sontuosamente decorati, estremamente articolati, denunciando l'attività e la presenza di una committenza ecclesiastica e privata elevatissima, sia dal punto di vista culturale, sia per quanto attiene il livello del potenziale economico.


(©L'Osservatore Romano - 3 giugno 2010)



ATTENZIONE SI LEGGA PURE QUI:

La drammatica situazione della Chiesa a Cipro (di Francesco Colafemmina)





Caterina63
00venerdì 4 giugno 2010 17:17
VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI A CIPRO (E PUBBLICAZIONE DELL’INSTRUMENTUM LABORIS DELL’ASSEMBLEA SPECIALE PER IL MEDIO ORIENTE DEL SINODO DEI VESCOVI) (4 - 6 GIUGNO 2010)

Discorso in occasione della celebrazione Ecumenica nell’area archeologica della Chiesa di Agia Kiriaki Chrysopolitissa, Paphos, 4 giugno 2010

                          Pope Benedict XVI , left, greets Cypriot Archbishop Chrysostomos, during a ceremony at the Church of Agia Kyriaki Chrysopolitissa of Paphos, west of the capital Nicosia, in the divided east Mediterranean island of Cyprus, Friday, June 4, 2010. Benedict is in Cyprus on a three-day visit.

                          Pope Benedict XVI greets Orthodox Archbishop Chrysostomos II (R) of Cyprus at the church of Agia Kyriaki Chrysopolitissa, known as the 'Church by St. Paul's Pillar', on June 4, 2010, in the southwestern Cypriot town of Paphos, where the pointiff is beginning his first visit to an Orthodox Christian country.                 

                          Pope Benedict XVI attends a ceremony at Church of Agia Kyriaki Chrysopolitissa of Paphos, west of the capital Nicosia, in the divided east Mediterranean island of Cyprus, Friday, June 4, 2010. Benedict is in Cyprus on a three-day visit.

DISCORSO DEL SANTO PADRE

Carissimi Fratelli e Sorelle in Cristo,

“Η χάρις και η ειρήνη ας είναι πλούσια μαζί σας” (1 Pt 1,2). Με μεγάλη μου χαρά χαιρετώ εσάς που αντιπροσωπεύετε τις διάφορες χριστιανικές κοινότητες παροόσες στην Κύπρο.

[“A voi grazia e pace in abbondanza” (1Pt 1,2). Con grande gioia saluto voi che rappresentate le comunità cristiane presenti a Cipro].

Ringrazio Sua Beatitudine Crisostomo II per le gentili parole di benvenuto, Sua Eminenza Giorgio, Metropolita di Pafos, che ci ospita, e quanti si sono impegnati per rendere possibile questo incontro. Mi è grato, inoltre, salutare cordialmente i cristiani di altre confessioni qui presenti, inclusi coloro che appartengono alle comunità armena, luterana e anglicana.

In verità, è una grazia straordinaria per noi essere riuniti in preghiera in questa chiesa della Agia Kiriakì Chrysopolitissa [chiesa della Santissima Signora Ricoperta d’Oro]. Abbiamo appena udito la lettura dagli Atti degli Apostoli, che ci ha ricordato come Cipro fu la prima tappa dei viaggi missionari dell’Apostolo Paolo (cfr At 13,1-4). Riservati per sé dallo Spirito Santo, Paolo, unitamente a Barnaba, originario di Cipro, ed a Marco, il futuro evangelista, dapprima giunsero a Salamina, dove iniziarono a proclamare la parola di Dio nelle sinagoghe. Attraversando l’isola, giunsero a Pafos, dove, proprio vicino a questo luogo, predicarono alla presenza del proconsole romano Sergio Paolo. Fu quindi da questo posto che il messaggio del Vangelo cominciò a diffondersi in tutto l’impero e la Chiesa, fondata sulla predicazione apostolica, fu capace di piantare radici in tutto il mondo allora conosciuto.

La Chiesa a Cipro può giustamente andare fiera del proprio collegamento diretto con la predicazione di Paolo, Barnaba e Marco e della comunione nella fede apostolica, che la lega a tutte quelle Chiese che custodiscono la stessa regola della fede. Questa è la comunione, reale, benché imperfetta, che già ora ci unisce, e che ci sospinge a superare le nostre divisioni e a lottare per ripristinare quella piena unione visibile, che è voluta dal Signore per tutti i suoi seguaci. Poiché, nelle parole di Paolo, vi è “un solo corpo e un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo” (Ef 4,4-5).

La comunione ecclesiale nella fede apostolica è sia un dono, sia un appello alla missione. Nel passo degli Atti che abbiamo ascoltato, vediamo un’immagine dell’unità della Chiesa nella preghiera, nell’apertura alle spinte dello Spirito alla missione. Come Paolo e Barnaba, ogni cristiano, mediante il battesimo, è “riservato” perché porti testimonianza profetica al Signore risorto ed al suo vangelo di riconciliazione, di misericordia e di pace.

In tale contesto,
l’Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi, che si riunirà a Roma nel prossimo ottobre, rifletterà sul ruolo vitale dei cristiani nella regione, li incoraggerà nella loro testimonianza al Vangelo e li aiuterà a promuovere maggior dialogo e cooperazione fra cristiani in tutta la regione. Significativamente, i lavori del Sinodo saranno arricchiti dalla presenza di delegati fraterni di altre Chiese e Comunità cristiane dell’area, quale segno del comune impegno al servizio della parola di Dio e della nostra apertura alla potenza della sua Grazia che riconcilia.

L’unità di tutti i discepoli di Cristo è un dono da implorare dal Padre, nella speranza che esso rafforzi la testimonianza del Vangelo nel mondo d’oggi. Il Signore ha pregato per la santità e l’unità dei suoi discepoli proprio perché il mondo creda (cfr Gv 17,21).

Giusto cento anni orsono, alla Conferenza Missionaria di Edimburgo, l’acuta consapevolezza che le divisioni fra cristiani erano un ostacolo alla diffusione del Vangelo diede origine al movimento ecumenico moderno. Oggi dobbiamo essere grati al Signore, il quale, mediante il suo Spirito, ci ha condotto – specie negli ultimi decenni –a riscoprire la ricca eredità apostolica condivisa da Oriente e da Occidente, e, mediante un dialogo paziente e sincero, a trovare le vie per riavvicinarci l’un l’altro, superando le controversie del passato e guardando ad un futuro migliore.

La Chiesa in Cipro, che si dimostra essere come un ponte fra l’Oriente e l’Occidente, ha contribuito molto a questo processo di riconciliazione. La via che conduce all’obiettivo della piena comunione non sarà certamente priva di difficoltà, ma la Chiesa Cattolica e la Chiesa Ortodossa di Cipro sono impegnate a progredire sul cammino del dialogo e della cooperazione fraterna. Possa lo Spirito Santo illuminare le nostre menti e irrobustire la nostra determinazione, così che insieme possiamo recare il messaggio della salvezza agli uomini e alle donne del nostro tempo, i quali sono assetati di quella verità che porta libertà autentica e salvezza (cfr Gv 8,32), la verità il cui nome è Gesù Cristo!

Cari sorelle e fratelli, non posso concludere senza evocare la memoria dei Santi che hanno adornato la Chiesa in Cipro, in particolare sant’Epifanio, vescovo di Salamina. La santità è il segno della pienezza della vita cristiana, di una profonda docilità interiore allo Spirito Santo che ci chiama ad una conversione e a un rinnovamento costanti, mentre ci sforziamo di essere sempre più conformati a Cristo nostro Salvatore. Conversione e santità sono anche i mezzi privilegiati mediante i quali apriamo le menti e i cuori alla volontà del Signore per l’unità della sua Chiesa. Mentre rendiamo grazie per l’incontro odierno e per il fraterno affetto che ci unisce, chiediamo ai santi Barbara ed Epifanio, ai santi Pietro e Paolo, e a tutti i Santi di Dio, di benedire le nostre comunità, di conservarci nella fede degli Apostoli, e di guidare i nostri passi sulla via dell’unità, della carità e della pace.


Archbishop of Cyprus Chrysostomos II (R) stands next to Pope Benedict XVI (C) as he prays at the church of Agia Kyriaki Chrysopolitissa, in the southwestern town of Paphos of the mainly Greek Orthodox Mediterranean island of Cyprus, on June 4, 2010.

Pope Benedict XVI and Cyprus Arcbishop Chrystomos II arrive at ancient church of Agia Kyriaki Chrysopolitissa in the southwestern Cypriot town of Paphos on June 4, 2010, at the start of the pointiff's first visit to an Orthodox country.

Caterina63
00venerdì 4 giugno 2010 17:28
VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI A CIPRO (E PUBBLICAZIONE DELL’INSTRUMENTUM LABORIS DELL’ASSEMBLEA SPECIALE PER IL MEDIO ORIENTE DEL SINODO DEI VESCOVI) (4 - 6 GIUGNO 2010)

CERIMONIA DI BENVENUTO ALL’AEROPORTO INTERNAZIONALE DI PAPHOS


            Cypriot President Demetris Christofias and First Lady Elsi Christofias (L) greet Pope Benedict XVI as he arrives on June 4, 2010, in the southwestern Cypriot town of Paphos, where the pointiff is beginning his first visit to an Orthodox Christian country.Pope Benedict XVI walks with Cyprus' President Dimitris Christofias, left, during a welcoming ceremony at Paphos airport in southwest Cyprus, Friday, June 4, 2010. Pope Benedict is in Cyprus for a three-day official visit. In the background is seen a Cyprus flag.


All’arrivo all’aeroporto internazionale di Paphos, previsto per le ore 14.00 locali (13.00 ora di Roma), il Santo Padre Benedetto XVI è accolto dal Presidente della Repubblica di Cipro, S.E. il Sig. Demetris Christofias, con la Consorte, e dai rappresentanti della Chiesa cattolica di Cipro: il Nunzio Apostolico, S.E. Mons. Antonio Franco; l’Arcivescovo di Cipro dei Maroniti, S.E. Mons. Joseph Soueif; il Patriarca di Gerusalemme dei Latini, Sua Beatitudine Fouad Twal; il Custode di Terra Santa, P. Pierbattista Pizzaballa, OFM; il Segretario della Nunziatura Apostolica, Mons. Paolo Borgia. È inoltre presente Sua Beatitudine Chrysostomos II, Arcivescovo di Nuova Giustiniana e di Tutta Cipro, con il suo seguito.
Dopo il saluto del Presidente della Repubblica di Cipro, Sig. Demetris Christofias, il Papa pronuncia il discorso che riportiamo di seguito:

DISCORSO DEL SANTO PADRE

Signor Presidente,
Vostra Beatitudine Crisostomo,
Vostre Beatitudini,
Eccellenze,
Distinte Autorità,
Signore e Si
gnori,

O"\D,J,! +4DZ<0 µ".\ F"H! +\<"4 µ,(V80 0 P"DV µ@L B@L ,\µ"4 FZµ,D" µ".\ F"H.

[Saluti! La Pace sia con voi! È un grande piacere per me essere con voi oggi].

Signor Presidente, Le sono vivamente grato per il cortese invito a visitare la Repubblica di Cipro. Rivolgo i miei cordiali saluti a Lei, al Governo e al popolo di questa Nazione, e La ringrazio per le gentili parole di benvenuto. Ricordo ancora con gratitudine la Sua recente visita in Vaticano e attendo con gioia il nostro incontro di domani a Nicosia.

Cipro si trova all’incrocio di culture e religioni, di storie gloriose ed antiche insieme, ma che ancora mantengono un forte e visibile impatto sulla vita del vostro Paese. Essendo entrata recentemente nell’Unione Europea, la Repubblica di Cipro ha iniziato a sentire il beneficio di scambi economici e politici con gli altri Paesi Europei. Tale appartenenza ha dato al vostro Paese anche l’accesso a mercati, a tecnologia e a conoscenze pratiche. E’ grandemente auspicabile che questa appartenenza porti prosperità nel vostro Paese e che gli altri Paesi Europei, a loro volta, vengano arricchiti dalla vostra eredità spirituale e culturale, che riflette il vostro ruolo storico, trovandovi tra l’Europa, l’Asia e l’Africa. Possano l’amore della vostra Patria e delle vostre famiglie e il desiderio di vivere in armonia con i vostri vicini sotto la protezione misericordiosa di Dio onnipotente, ispirarvi a risolvere pazientemente i problemi che ancora condividete con la comunità internazionale per il futuro della vostra Isola.

Seguendo le orme dei nostri comuni padri nella fede, i Santi Paolo e Barnaba, sono venuto fra voi come pellegrino e il servo dei servi di Dio. Da quando gli Apostoli hanno portato il messaggio cristiano in queste rive, Cipro è stata benedetta da una forte eredità cristiana.

Saluto come un fratello in quella fede Sua Beatitudine Crisostomo Secondo, Arcivescovo di Nuova Giustiniana e di Tutta Cipro, e attendo intensamente di poter incontrare presto molti altri membri della Chiesa Ortodossa di Cipro.

Attendo anche con gioia di poter salutare gli altri responsabili religiosi Ciprioti. Spero di rafforzare i nostri comuni legami e di ribadire la necessità di consolidare la reciproca fiducia e l'amicizia durevole con tutti quelli che adorano l'unico Dio.

Quale successore di Pietro vengo in modo speciale a salutare i Cattolici di Cipro per confermarli nella fede (cfr Lc 22,32) ed incoraggiarli ad essere esemplari sia come cristiani che come cittadini, e a vivere pienamente il loro ruolo nella società a beneficio sia della Chiesa, sia dello Stato. Durante la mia permanenza tra di voi consegnerò anche l’Instrumentum Laboris, un documento di lavoro in vista della Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi, che si terrà in seguito, a Roma, quest’anno.

Tale Assemblea esaminerà molti aspetti della presenza della Chiesa nella regione e le sfide che i Cattolici devono affrontare, talvolta in circostanze difficili, vivendo la comunione con la Chiesa Cattolica ed offrendo la loro testimonianza a servizio della società e del mondo. Cipro è perciò un luogo appropriato dal quale lanciare la riflessione della nostra Chiesa sul posto della secolare comunità cattolica del Medio Oriente, la nostra solidarietà con tutti i Cristiani della regione e la nostra convinzione che essi hanno un insostituibile ruolo da sostenere nella pace e nella riconciliazione fra i suoi popoli.

Signor Presidente, cari amici, con questi pensieri affido il mio pellegrinaggio a Maria, la Madre di Dio, e all’intercessione dei Santi Paolo e Barnaba.

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[Che Dio benedica il popolo di Cipro. Che la Tutta Santa vi protegga sempre!]


Pope Benedict XVI gestures upon arrival at the church of Agia Kyriaki Chrysopolitissa in the southwestern town of Paphos, of the mainly Greek Orthodox Mediterranean island of Cyprus, on June 4, 2010.Pope Benedict XVI waves as he leaves the church of Agia Kyriaki Chrysopolitissa, known as the 'Church by St. Paul's Pillar', on June 4, 2010, in the southwestern Cypriot town of Paphos, where the pointiff is beginning his first visit to an Orthodox Christian country.

Pope Benedict XVI blesses a child as he leaves the Church of Agia Kyriaki Chrysopolitissa in the coastal town of Paphos June 4, 2010.

Pope Benedict XVI delivers a speech aboard his plane on June 4, 2010, on the way to Cyprus, where the pointiff will conduct his first visit to an Orthodox Christian country.Pope Benedict XVI listens to Cypriot President Demetris Christofias giving his welcoming address upon the former's arrival at Paphos international airport, in the southwestern town of Paphos, of the mainly Greek Orthodox Mediterranean island of Cyprus on June 4, 2010.

 A priest kneels to kiss the hand of Pope Benedict XVI upon his arrival at the church of Agia Kyriaki Chrysopolitissa in the southwestern town of Paphos  of the mainly Greek Orthodox Mediterranean island of Cyprus on June 4, 2010. Pope Benedict XVI (R) greets faithful as he enters the Church of Agia Kyriaki Chrysopolitissa in the coastal town of Paphos June 4, 2010.

Caterina63
00sabato 5 giugno 2010 18:40

Visita del Papa a Cipro....

Anche a Roma, TANTI ANNI FA, si facevano i saggi, recite associate a santi e tradizione cattolica quando veniva un Vescovo o una Madre Superiora se si era in collegio....oggi tutto questo NON C'E' PIU'.... cara Chiesa che sei a Cipro, conserva queste belle Tradizioni pure e sante.... [SM=g1740721]

it.gloria.tv/?media=80742




[SM=g1740738]


[SM=g1740757]

Caterina63
00sabato 5 giugno 2010 18:57
visita alla Chiesa di Agia Kyriaki Chrysopolitissa nella città costiera di Paphos 4 giugno 2010

                                      Papa Benedetto XVI prega durante la sua visita alla Chiesa di Agia Kyriaki Chrysopolitissa nella città costiera di Paphos 4 giugno 2010. Papa Benedetto ha detto il Venerdì l'uccisione di un vescovo cattolico leader in Turchia non dovrebbe essere permesso di ferire il dialogo con l'islam o macchiare l'immagine della Turchia e del suo popolo. Foto scattata 4 Giugno 2010.


Alle ore 10.45 di questa mattina, il Santo Padre Benedetto XVI incontra la Comunità Cattolica di Cipro presso la Scuola elementare "St. Maron" a Nicosia. Accolto al suo arrivo dal Direttore scolastico, il Papa raggiunge il campo sportivo della scuola dove sono riuniti i fedeli cattolici ciprioti appartenenti alle comunità maronita, armena e latina.
Dopo l’indirizzo di omaggio dell’Arcivescovo di Cipro dei Maroniti, S.E. Mons. Youssef Soueif, il Papa pronuncia il discorso che pubblichiamo di seguito:


DISCORSO DEL SANTO PADRE

Cari fratelli e sorelle in Cristo,

Είναι ευάρεστο σε μένα να είμαι μαζί με σας που είστε οι αντιπρόσωποι της καθολικής κοινότητας της Κύπρου.

[E’ una grande gioia per me essere con voi, rappresentanti della comunità cattolica di Cipro.]

Ringrazio l’Arcivescovo Soueif per le sue gentili parole di benvenuto a vostro nome e ringrazio, in modo particolare, i bambini per la loro bella rappresentazione. Saluto anche Sua Beatitudine il Patriarca Foual Twad e rendo onore al grande e paziente lavoro della Custodia Francescana della Terra Santa nella persona di Padre Pizzaballa, oggi qui con noi.

In questa storica occasione della prima visita del Vescovo di Roma a Cipro, vengo a confermarvi nella vostra fede in Gesù Cristo e ad incoraggiarvi a rimanere un cuore solo ed un’anima sola nella fedeltà alla tradizione apostolica (cfr At 4,32). Come successore di Pietro, sto tra di voi oggi per offrirvi l’assicurazione del mio sostegno, delle mie affettuose preghiere e del mio incoraggiamento.

Abbiamo appena ascoltato dal Vangelo di Giovanni come alcuni Greci, che avevano saputo delle grandi opere che Gesù aveva compiute, si avvicinassero all’apostolo Filippo dicendo: “Vogliamo vedere Gesù” (cfr Gv 12,21). Queste parole toccano profondamente ciascuno di noi. Come gli uomini e le donne del Vangelo, vogliamo vedere Gesù, conoscerlo, amarlo e servirlo con “un cuore solo ed un’anima sola” (cfr At 4,32). Inoltre, come la voce dal cielo nel Vangelo di oggi, che ha dato testimonianza alla gloria del nome di Dio, la Chiesa proclama il suo nome non solamente per il proprio beneficio, ma per il bene dell’umanità intera (cfr Gv 12,30). Anche voi, odierni seguaci di Cristo, siete chiamati a vivere la vostra fede nel mondo unendo le vostre voci ed azioni per la promozione dei valori del Vangelo giunti a voi attraverso generazioni di Cristiani Ciprioti.

Questi valori, profondamente radicati nelle vostre culture, così come nel patrimonio della Chiesa universale, dovranno continuare a ispirare i vostri sforzi di promuovere la pace, la giustizia e il rispetto per la vita umana e la dignità dei vostri concittadini. In questo modo la vostra fedeltà al Vangelo assicurerà beneficio a tutta la società cipriota.

Cari fratelli e sorelle, data la vostra particolare situazione, desidero anche attirare la vostra attenzione su una parte essenziale della vita e missione della nostra Chiesa, ossia la ricerca di una maggiore unità nella carità con gli altri cristiani e il dialogo con coloro che non sono cristiani. In modo particolare dal Concilio Vaticano Secondo, la Chiesa è stata impegnata a proseguire sulla via di una maggiore comprensione con i nostri fratelli cristiani manifestando un ancor più stretto legame d’amore ed amicizia fra tutti i battezzati. Nella vostra particolare situazione, voi siete in grado di portare un contributo personale al raggiungimento di una maggiore unità cristiana nella vita quotidiana. Vi incoraggio a fare così, confidando che lo Spirito del Signore, che ha pregato perché i suoi discepoli siano uno (cfr Gv 17,21), vi accompagnerà in questo importante compito.

Guardando al dialogo interreligioso molto ancora occorre fare nel mondo. Questo è un altro campo nel quale i cattolici di Cipro spesso vivono situazioni che offrono loro delle opportunità per una giusta e prudente azione. Solo attraverso un paziente lavoro di reciproca fiducia può essere superato il peso della storia passata, e le differenze politiche e culturali fra i popoli possono diventare un motivo di operare per una maggiore comprensione. Vi esorto ad aiutare a creare tale vicendevole fiducia fra cristiani e non cristiani, come fondamento per costruire una pace durevole ed un’armonia fra i popoli di diverse religioni, regioni politiche e basi culturali.

Cari amici, desidero invitarvi a guardare alla profonda comunione che voi già condividete fra voi e con la Chiesa Cattolica nel mondo. Con attenzione ai bisogni immediati della Chiesa, vi incoraggio a pregare per le vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa e a promuoverle. Mentre quest’Anno Sacerdotale si sta chiudendo, la Chiesa ha guadagnato una rinnovata consapevolezza del bisogno di sacerdoti buoni, santi e ben preparati. Essa desidera uomini e donne religiosi completamente sottomessi a Cristo, dediti a diffondere il regno di Dio sulla terra. Nostro Signore ha promesso che coloro che offrono la loro vita ad imitazione di lui la conserveranno per la vita eterna (cfr Gv 12,25). Chiedo ai genitori di considerare questa promessa ed incoraggiare i loro figli a rispondere generosamente alla chiamata del Signore. Invito i pastori a seguire i giovani, i loro desideri ed aspirazioni, e a formarli alla pienezza della fede.
Qui, in questa scuola cattolica, desidero rivolgere una parola a coloro che operano nelle scuole cattoliche dell’Isola, specialmente agli insegnanti. Il vostro lavoro fa parte di una lunga e stimata tradizione della Chiesa cattolica di Cipro. Continuate pazientemente a servire il bene dell’intera comunità sforzandovi per una educazione eccellente. Che il Signore vi benedica abbondantemente nel sacro impegno della formazione che è il più grande dono che l’Onnipotente fa a noi e ai nostri figli.

Rivolgo ora una speciale parola a voi, miei cari giovani di Cipro.

Παραμείνετε δυνατοί στην πίστη σας, γεμάτοι χαρά στην υπηρεσία του Θεού και γενναιόδωροι με τον χρόνο σας και με τα τάλαντα σας. Βοηθήστε να κτισθεί ένα καλύτερο μέλλον για την Εκκλησία και για την χώρα σας, προωθώντας το καλό των άλλων παρά το δικό σας.

[Siate forte nella vostra fede, gioiosi nel servire il Signore e generosi con il vostro tempo e i vostri talenti! Aiutate a costruire un miglior futuro per la Chiesa e per il vostro Paese mettendo il bene degli altri prima di voi stessi.]
Cari Cattolici di Cipro, coltivate la vostra armonia in comunione con la Chiesa universale e con il Successore di Pietro ed accrescete i vostri legami fraterni con gli altri nella fede, nella speranza e nell’amore.

In modo speciale desidero affidare questo messaggio ai presenti provenienti da Kormákiti, Asómatos, Karpásha e Aía Marina. Sono al corrente dei vostri desideri e sofferenze, pertanto vi prego di portare la mia benedizione, la mia vicinanza e il mio affetto a tutti coloro che sono originari dei vostri villaggi. Noi cristiani siamo un popolo di speranza. Da parte mia spero e prego con fervore affinché, con l’impegno e la buona volontà di quanti sono implicati, possa essere prontamente assicurata una vita migliore a tutti gli abitanti dell’Isola.
Con queste brevi parole affido ciascuno di voi alla protezione della Beata Vergine Maria e all’intercessione dei Santi Paolo e Barnaba.

Ο Θεός ας σας ευλογήση όλους!

[Che Dio vi benedica!]

Pope Benedict XVI greets children during a ceremony at Saint Maron's School in Nicosia, Saturday, June 5, 2010. The pontiff is on a three-day visit to the island.

Pope Benedict XVI waves as he leaves the Presidential Palace of the Republic of Cyprus in Nicosia June 5, 2010. Pope Benedict on Friday said the brutal killing of a leading Catholic bishop in Turkey should not be allowed to hurt dialogue with Islam or stain the image of Turkey and its people.

Pope Benedict XVI, centre left, blesses children during a ceremony at Saint Maron's School in Nicosia, Cyprus, Saturday, June 5, 2010. The pontiff is on a three day visit to the island.

Pope Benedict XVI blesses children during a ceremony at Saint Maron's School in Nicosia June 5, 2010. Cyprus on Saturday told Pope Benedict its Christian heritage was under threat from its decades-old division, a conflict harming Turkey's bid to join the European Union.

I DISEGNI DEI BAMBINI AL PAPA NELLA SCUOLA MARONITA-CATTOLICA

Pope Benedict XVI visit a classroom at Saint Maron's School in Nicosia June 5, 2010. Cyprus on Saturday told Pope Benedict its Christian heritage was under threat from its decades-old division, a conflict harming Turkey's bid to join the European Union.


Pope Benedict XVI attends a gathering with the small Cypriot Catholic community at a Maronite elementary school in Nicosia on June 5, 2010 on the second day of the pontiff's visit to the mainly Greek Orthodox Mediterranean island.Pope Benedict XVI reacts as he attends a ceremony of a celebration at a Saint Maron's School in Anthoupolis a suburd of Nicosia, Cyprus, Saturday, June 5, 2010. Greek Cypriot leaders made a blistering attack on Turkey for its occupation of northern Cyprus as Pope Benedict XVI began a pilgrimage to the divided island Friday bringing a message of peace to the region.

Pope Benedict XVI receives a gift from a Maronite cleric during a ceremony at Saint Maron's School in Nicosia June 5, 2010. The Pope on Friday said the brutal killing of a leading Catholic bishop in Turkey should not be allowed to hurt dialogue with Islam or stain the image of Turkey and its people.

Pope Benedict XVI is welcomed by Cypriot Archbishop Chrysostomos II (L) as he arrives at Cathedral of Aghios Ioannis in Nicosia June 5, 2010. Pope Benedict on Friday said the brutal killing of a leading Catholic bishop in Turkey should not be allowed to hurt dialogue with Islam or stain the image of Turkey and its people.

A woman holds a photo of pope during a ceremony of Pope Benedict XVI at a Saint Maron's School in Anthoupolis a suburb of Nicosia, Cyprus, Saturday, June 5, 2010. Greek Cypriot leaders made a blistering attack on Turkey for its occupation of northern Cyprus as Pope Benedict XVI began a pilgrimage to the divided island Friday bringing a message of peace to the region.



Papa Benedetto XVI siede con Sua Beatitudine l'arcivescovo ortodosso Chrysostomos II durante il loro incontro alla greco-ortodosso Arcivescovado a Nicosia, nell'isola di Cipro, Sabato 5 Giugno 2010

Papa Benedetto XVI si siede con Sua Beatitudine l'arcivescovo ortodosso Chrysostomos II durante il loro incontro alla greco-ortodosso Arcivescovado a Nicosia, nell'isola di Cipro, Sabato 5 Giugno, 2010. Il pontefice si trova sull'isola per una visita di tre giorni.

Pope Benedict XVI and Cypriot Archbishop Chrysostomos II (R) attend a ceremony in the Cathedral of Aghios Ioannis in Nicosia June 5, 2010. Pope Benedict on Friday said the brutal killing of a leading Catholic bishop in Turkey should not be allowed to hurt dialogue with Islam or stain the image of Turkey and its people.


Caterina63
00sabato 5 giugno 2010 19:06
Alle ore 12.15 il Santo Padre Benedetto XVI si reca all’Arcivescovado ortodosso di Cipro a Nicosia, per la visita di cortesia a Sua Beatitudine Chrysostomos II, Arcivescovo di Nuova Giustiniana e di Tutta Cipro.
L’incontro ha inizio con il colloquio privato nel salone al primo piano, quindi il Papa e l’Arcivescovo Chrysostomos visitano nel giardino il Monumento in memoria dell’Arcivescovo Makarios III e raggiungono la Cattedrale, dedicata a san Giovanni. Dopo il saluto di Sua Beatitudine Chrysostomos II, il Santo Padre Benedetto XVI pronuncia le parole che riportiamo di seguito:

SALUTO DEL SANTO PADRE

Σε χαιρετώ με αδελφική αγάπη εν τω Αναστημένω Κυρίω. Σε ευχαριστώ για την θερμή σου υποδοχή.

[La saluto con fraterno affetto nel Cristo Risorto e La ringrazio per il Suo gentile saluto di benvenuto.]

Ricordo con gratitudine la Sua visita a Roma tre anni fa, e mi rallegro che oggi ci incontriamo ancora nella Sua amata terra. Per Suo tramite saluto il Santo Sinodo e tutti i Sacerdoti, diaconi, monaci e monache e fedeli laici della Chiesa di Cipro.

Anzitutto desidero esprimere la mia gratitudine per l’ospitalità che la Chiesa di Cipro ha così generosamente offerto alla Commissione Internazionale per il Dialogo Teologico in occasione dell’incontro dello scorso anno in Paphos.

Sono parimenti grato per il sostegno che la Chiesa di Cipro, con la chiarezza ed apertura dei suoi contributi, ha sempre dato all’impegno del dialogo.

Possa lo Spirito Santo guidare e confermare questa grande iniziativa ecclesiale, che mira a ricomporre la piena e visibile comunione tra le Chiese dell’Oriente e dell’Occidente, una comunione che deve essere vissuta nella fedeltà al Vangelo e alla tradizione apostolica, in modo che apprezzi le legittime tradizioni dell’Oriente e dell’Occidente, e che sia aperta alla diversità dei doni tramite i quali lo Spirito edifica la Chiesa nell’unità, nella santità e nella pace.

Questo spirito di fraternità e di comunione ha anche trovato espressione nel generoso contributo che Vostra Beatitudine ha inviato, a nome della Chiesa di Cipro, per coloro che, lo scorso anno, a L’Aquila, vicino a Roma, hanno sofferto a causa del terremoto, e le cui necessità mi stanno a cuore.

In tale spirito, mi associo con Lei, pregando perché tutti gli abitanti di Cipro, con l’aiuto di Dio, trovino la saggezza e la forza di lavorare insieme per una giusta soluzione dei problemi che ancora sono da risolvere, impegnandosi per la pace e la riconciliazione e costruendo per le generazioni future una società che si distingua per il rispetto dei diritti di tutti, inclusi i diritti inalienabili alla libertà di coscienza e alla libertà di culto.

Cipro è tradizionalmente considerata parte della Terra Santa, e la situazione di continuo conflitto nel Medio Oriente dev’essere un motivo di riflessione per tutti i fedeli Cristiani. Nessuno può rimanere indifferente alla necessità di offrire sostegno in ogni maniera possibile ai Cristiani di quella tormentata regione, affinché le sue antiche Chiese possano vivere in pace e prosperità. Le comunità cristiane di Cipro possano trovare un ambito molto fruttuoso per la cooperazione ecumenica, pregando e lavorando insieme per la pace, la riconciliazione e la stabilità nelle terre benedette dalla presenza terrena del Principe della Pace.

Con questi sentimenti, Vostra Beatitudine, la ringrazio ancora una volta per il Suo fraterno benvenuto e voglio assicurarLa delle mie preghiere per Lei e per tutto il clero e i fedeli della Chiesa di Cipro.

Η χαρά και η ειρήνη του αναστημένου Χριστού ας είναι πάντοτε μαζί σου.

[Che la gioia del Signore risorto sia sempre con voi!]

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(le foto sono postate nel messaggio precedente)


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Santa Messa con Sacerdoti, Religiosi, Religiose, Diaconi, Catechisti ed Esponenti di Movimenti ecclesiali di Cipro nella Chiesa parrocchiale latina di Holy Cross, Nicosia, 5 giugno 2010

OMELIA DEL SANTO PADRE


Cari fratelli e sorelle in Cristo,

il Figlio dell’Uomo deve essere innalzato, affinché chiunque crede in lui abbia la vita eterna (cfr Gv 3,14-15). In questa Messa votiva adoriamo e lodiamo il nostro Signore Gesù Cristo, poiché con la sua Santa Croce ha redento il mondo. Con la sua morte e risurrezione ha spalancato le porte del Cielo e ci ha preparato un posto, affinché a noi, suoi seguaci, venga donato di partecipare alla sua gloria.

Nella gioia della vittoria redentrice di Cristo, saluto tutti voi riuniti nella chiesa della Santa Croce e vi ringrazio per la vostra presenza. Apprezzo molto il calore con il quale mi avete accolto. Sono particolarmente grato a Sua Beatitudine il Patriarca latino di Gerusalemme per le sue parole di benvenuto all’inizio della Messa, e per la presenza del Padre Custode di Terra Santa. Qui a Cipro, terra che fu il primo porto di approdo dei viaggi missionari di san Paolo attraverso il Mediterraneo, giungo oggi fra voi, sulle orme di quel grande Apostolo, per rinsaldarvi nella vostra fede cristiana e per predicare il Vangelo che offre vita e speranza al mondo.

Il centro della celebrazione odierna è la Croce di Cristo. Molti potrebbero essere tentati di chiedere perché noi cristiani celebriamo uno strumento di tortura, un segno di sofferenza, di sconfitta e di fallimento. E’ vero che la croce esprime tutti questi significati. E tuttavia a causa di colui che è stato innalzato sulla croce per la nostra salvezza, rappresenta anche il definitivo trionfo dell’amore di Dio su tutti i mali del mondo.

Vi è un’antica tradizione che il legno della croce sia stato preso da un albero piantato da Seth, figlio di Adamo, nel luogo dove Adamo fu sepolto. In quello stesso luogo, conosciuto come il Golgota, il luogo del cranio, Seth piantò un seme dall’albero della conoscenza del bene e del male, l’albero che si trovava al centro del giardino dell’Eden. Attraverso la provvidenza di Dio, l’opera del Maligno sarebbe stata sconfitta ritorcendo le sue stesse armi contro di lui.

Ingannato dal serpente, Adamo ha abbandonato la filiale fiducia in Dio ed ha peccato mangiando i frutti dell’unico albero del giardino che gli era stato proibito. Come conseguenza di quel peccato entrarono nel mondo la sofferenza e la morte. I tragici effetti del peccato, e cioè la sofferenza e la morte, divennero del tutto evidenti nella storia dei discendenti di Adamo. Lo vediamo dalla prima lettura di oggi, che fa eco alla caduta e prefigura la redenzione di Cristo.

Come punizione dei propri peccati, il popolo di Israele, mentre languiva nel deserto, venne morso dai serpenti ed avrebbe potuto salvarsi dalla morte solo volgendo lo sguardo al simbolo che Mosè aveva innalzato, prefigurando la croce che avrebbe posto fine al peccato e alla morte una volta per tutte.

Vediamo chiaramente che l’uomo non può salvare se stesso dalle conseguenze del proprio peccato. Non può salvare se stesso dalla morte. Soltanto Dio può liberarlo dalla sua schiavitù morale e fisica. E poiché Dio ha amato così tanto il mondo, ha inviato il suo Figlio unigenito non per condannare il mondo – come avrebbe richiesto la giustizia – ma affinché attraverso di Lui il mondo potesse essere salvato. L’unigenito Figlio di Dio avrebbe dovuto essere innalzato come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così che quanti avrebbero rivolto lo sguardo a lui con fede potessero avere la vita.

Il legno della croce divenne lo strumento per la nostra redenzione, proprio come l’albero dal quale era stato tratto aveva originato la caduta dei nostri progenitori. La sofferenza e la morte, che erano conseguenze del peccato, divennero il mezzo stesso attraverso il quale il peccato fu sconfitto. L’agnello innocente fu sacrificato sull’altare della croce, e tuttavia dall’immolazione della vittima scaturì una vita nuova: il potere del maligno fu distrutto dalla potenza dell’amore che sacrifica se stesso.

La croce, pertanto, è qualcosa di più grande e misterioso di quanto a prima vista possa apparire. Indubbiamente è uno strumento di tortura, di sofferenza e di sconfitta, ma allo stesso tempo esprime la completa trasformazione, la definitiva rivincita su questi mali, e questo lo rende il simbolo più eloquente della speranza che il mondo abbia mai visto.

Parla a tutti coloro che soffrono – gli oppressi, i malati, i poveri, gli emarginati, le vittime della violenza – ed offre loro la speranza che Dio può trasformare la loro sofferenza in gioia, il loro isolamento in comunione, la loro morte in vita. Offre speranza senza limiti al nostro mondo decaduto.

Ecco perché il mondo ha bisogno della croce.

Essa non è semplicemente un simbolo privato di devozione, non è un distintivo di appartenenza a qualche gruppo all’interno della società, ed il suo significato più profondo non ha nulla a che fare con l’imposizione forzata di un credo o di una filosofia. Parla di speranza, parla di amore, parla della vittoria della non violenza sull’oppressione, parla di Dio che innalza gli umili, dà forza ai deboli, fa superare le divisioni, e vincere l’odio con l’amore. Un mondo senza croce sarebbe un mondo senza speranza, un mondo in cui la tortura e la brutalità rimarrebbero sfrenati, il debole sarebbe sfruttato e l’avidità avrebbe la parola ultima.

L’inumanità dell’uomo nei confronti dell’uomo si manifesterebbe in modi ancor più orrendi, e non ci sarebbe la parola fine al cerchio malefico della violenza. Solo la croce vi pone fine. Mentre nessun potere terreno può salvarci dalle conseguenze del nostro peccato, e nessuna potenza terrena può sconfiggere l’ingiustizia sin dalla sua sorgente, tuttavia l’intervento salvifico del nostro Dio misericordioso ha trasformato la realtà del peccato e della morte nel suo opposto. Questo è quanto celebriamo quando diamo gloria alla croce del Redentore. Giustamente sant’Andrea di Creta descrive la croce come “più nobile e preziosa di qualsiasi cosa sulla terra […], poiché in essa e mediante di essa e per essa tutta la ricchezza della nostra salvezza è stata accumulata e a noi restituita” (Oratio X, PG 97, 1018-1019).

Cari fratelli sacerdoti, cari religiosi, cari catechisti, il messaggio della croce è stato affidato a noi, così che possiamo offrire speranza al mondo. Quando proclamiamo Cristo crocifisso, non proclamiamo noi stessi, ma lui. Non offriamo la nostra sapienza al mondo, non parliamo dei nostri propri meriti, ma fungiamo da canali della sua sapienza, del suo amore, dei suoi meriti salvifici.

Sappiamo di essere semplicemente dei vasi fatti di creta e, tuttavia, sorprendentemente siamo stati scelti per essere araldi della verità salvifica che il mondo ha bisogno di udire. Non stanchiamoci mai di meravigliarci di fronte alla grazia straordinaria che ci è stata data, non cessiamo mai di riconoscere la nostra indegnità, ma allo stesso tempo sforziamoci sempre di diventare meno indegni della nostra nobile chiamata, in modo da non indebolire mediante i nostri errori e le nostre cadute la credibilità della nostra testimonianza.

In questo Anno Sacerdotale permettetemi di rivolgere una parola speciale ai sacerdoti oggi qui presenti e a quanti si preparano all’ordinazione. Riflettete sulle parole pronunciate al novello sacerdote dal Vescovo, mentre gli presenta il calice e la patena: “Renditi conto di ciò che farai, imita ciò che celebrerai, conforma la tua vita al mistero della croce di Cristo Signore”.

Mentre proclamiamo la croce di Cristo, cerchiamo sempre di imitare l’amore disinteressato di colui che offrì se stesso per noi sull’altare della croce, di colui che è allo stesso tempo sacerdote e vittima, di colui nella cui persona parliamo ed agiamo quando esercitiamo il ministero ricevuto.

Nel riflettere sulle nostre mancanze, sia individualmente sia collettivamente, riconosciamo umilmente di aver meritato il castigo che lui, l’Agnello innocente, ha patito in nostra vece. E se, in accordo con quanto abbiamo meritato, avessimo qualche parte nelle sofferenze di Cristo, rallegriamoci, perché ne avremo una felicità ben più grande quando sarà rivelata la sua gloria.

Nei miei pensieri e nelle mie preghiere mi ricordo in modo speciale dei molti sacerdoti e religiosi del Medio Oriente che stanno sperimentando in questi momenti una particolare chiamata a conformare le proprie vite al mistero della croce del Signore. Dove i cristiani sono in minoranza, dove soffrono privazioni a causa delle tensioni etniche e religiose, molte famiglie prendono la decisione di andare via, e anche i pastori sono tentati di fare lo stesso. In situazioni come queste, tuttavia, un sacerdote, una comunità religiosa, una parrocchia che rimane salda e continua a dar testimonianza a Cristo è un segno straordinario di speranza non solo per i cristiani, ma anche per quanti vivono nella Regione.

La loro sola presenza è un’espressione eloquente del Vangelo della pace, della decisione del Buon Pastore di prendersi cura di tutte le pecore, dell’incrollabile impegno della Chiesa al dialogo, alla riconciliazione e all’amorevole accettazione dell’altro. Abbracciando la croce loro offerta, i sacerdoti e i religiosi del Medio Oriente possono realmente irradiare la speranza che è al cuore del mistero che celebriamo nella liturgia odierna.

Rinfranchiamoci con le parole della seconda lettura di oggi, che parla così bene del trionfo riservato a Cristo dopo la morte in croce, un trionfo che siamo invitati a condividere. “Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni altro nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra” (Fil 2,9-10).

Ναι, αγαπητές εν Χριστώ αδελφές και αγαπητοί αδελφοί, εμάς δε μή γένοιτο καυχάσθαι ει μή εν τώ σταυρώ του Κυρίου ημών Ιησού Χριστού (cfr Gal 6:14). Αυτος ειναι η σωτηρία, η ζωή και η ανάστασις. Δια μέσου αυτου εσωθήκαμε και ελευθερωθήκαμε.

[Sì, amati fratelli e sorelle in Cristo, lungi da noi la gloria che non sia quella nella croce di Nostro Signore Gesù Cristo (cfr Gal 6,14). Lui è la nostra vita, la nostra salvezza e la nostra risurrezione. Per lui noi siamo stati salvati e resi liberi.]



Pope Benedict XVI (C) arrives at Nicosia's Latin Church of the Holy Cross on the Green Line in the divided capital of Cyprus to lead a mass on June 5, 2010, on the second day of his visit to the mainly Greek Orthodox east Mediterranean island.

Pope Benedict XVI celebrates mass at Nicosia's Latin Church of the Holy Cross on June 5, 2010, on the second day of his visit to the mainly Greek Orthodox east Mediterranean island.

Pope Benedict XVI, holding a cross, walks past a Green Line barricade as he enters Nicosia's Latin Church of the Holy Cross in the divided capital of Cyprus to celebrate mass on June 5, 2010, on the second day of the pontiff's visit to the mainly Greek Orthodox east Mediterranean island.Pope Benedict XVI celebrates mass at Nicosia's Latin Church of the Holy Cross on June 5, 2010, on the second day of his visit to the mainly Greek Orthodox east Mediterranean island.

Pope Benedict XVI celebrates mass at Nicosia's Latin Church of the Holy Cross on June 5, 2010, on the second day of his visit to the mainly Greek Orthodox east Mediterranean island.

Pope Benedict XVI celebrates mass at Nicosia's Latin Church of the Holy Cross on June 5, 2010, on the second day of his visit to the mainly Greek Orthodox east Mediterranean island.

Pope Benedict XVI (C) celebrates mass at Nicosia's Latin Church of the Holy Cross on June 5, 2010, on the second day of his visit to the mainly Greek Orthodox east Mediterranean island.

British UN soldiers guard Nicosia's Latin Church of the Holy Cross on the Green Line in the divided capital of Cyprus where Pope Benedict XVI celebrated mass on June 5, 2010, on the second day of his visit to the mainly Greek Orthodox east Mediterranean island.


Caterina63
00sabato 5 giugno 2010 21:28
Pope Benedict XVI celebrates a mass at the Church of the Holy Cross in the U.N.-controlled buffer zone of the divided capital of Nicosia June 5, 2010. Pope Benedict held a surprise meeting with a Turkish Cypriot Islamic leader from the divided island on Saturday, underscoring his view that inter-religious dialogue should be used as an inspiration for reunion.

Pope Benedict XVI celebrates a mass at the Church of the Holy Cross in the U.N.-controlled buffer zone of the divided capital of Nicosia June 5, 2010. Pope Benedict held a surprise meeting with a Turkish Cypriot Islamic leader from the divided island on Saturday, underscoring his view that inter-religious dialogue should be used as an inspiration for reunion.Pope Benedict XVI celebrates a Mass at the Church of the Holy Cross  in Nicosia, in the island of Cyprus, Saturday, June 5, 2010. The pontiff is in this Mediterranean Island for a three-day visit.

Pope Benedict XVI celebrates a mass at the Church of the Holy Cross in the U.N.-controlled buffer zone of the divided capital of Nicosia June 5, 2010. Pope Benedict held a surprise meeting with a Turkish Cypriot Islamic leader from the divided island on Saturday, underscoring his view that inter-religious dialogue should be used as an inspiration for reunion.A friar walks near the entrance of the Church of the Holy Cross  in Nicosia, Cyprus during  the Mass celebrated by Pope Benedict XVI, Saturday, June 5, 2010. Pope Benedict XVI appealed Saturday for support for embattled Christian communities in the Middle East, calling them a vital force for peace in the region.

UN blue beret peacekeepers stand guard as Pope Benedict XVI leaves Nicosia's Latin Church of the Holy Cross in the divided capital of Cyprus after celebrating mass on June 5, 2010, on the second day of his visit to the mainly Greek Orthodox east Mediterranean island.

UN blue beret peacekeepers stand guard as Pope Benedict XVI leaves Nicosia's Latin Church of the Holy Cross in the divided capital of Cyprus after celebrating mass on June 5, 2010, on the second day of his visit to the mainly Greek Orthodox east Mediterranean island.

A Vatican flag flutters next to a British UN peacekeeper guarding a building facing Nicosia's Latin Church of the Holy Cross on the Green Line in the divided capital of Cyprus where Pope Benedict XVI celebrated mass on June 5, 2010, on the second day of his visit to the mainly Greek Orthodox east Mediterranean island.

Caterina63
00sabato 5 giugno 2010 21:39
Papa Benedetto XVI, durante la sua visita apostolica a Cipro, saluta ed è accolta positivamente dalle "Suore monastica di Betlemme e l'Assunzione della Vergine" (tra gli altri religiosi e religiose), che hanno un monastero sull'isola. Mi piace soprattutto, verso la fine, quando una delle suore inizia lanciando petali di rosa sul Santo Padre !!!!!!! ,.



un video da gustare in diretta da Cipro con il Papa [SM=g1740721]

it.gloria.tv/?media=80788


di più su queste monache in tutto il mondo è disponibile all'indirizzo:
vocation-station.blogspot.com/2008/12/amidst-mystery-chant-from-des...





[SM=g1740738]



segue una stupenda ricostruzione con omelia del Papa [SM=g1740722]

it.gloria.tv/?media=80798




[SM=g1740717]


[SM=g1740717] [SM=g1740720] [SM=g1740750] [SM=g1740752]
Caterina63
00domenica 6 giugno 2010 10:47
VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI A CIPRO
(E PUBBLICAZIONE DELL’INSTRUMENTUM LABORIS DELL’ASSEMBLEA SPECIALE PER IL MEDIO ORIENTE DEL SINODO DEI VESCOVI) (4 - 6 GIUGNO 2010)

OMELIA DEL SANTO PADRE


Cari fratelli e sorelle in Cristo,

saluto con gioia i Patriarchi e Vescovi delle varie comunità ecclesiali del Medio Oriente che sono venuti a Cipro per questa occasione e ringrazio specialmente il Molto Reverendo Youssef Soueif, Arcivescovo Maronita di Cipro, per le parole che mi ha rivolte all’inizio della Messa.

Lasciatemi dire quanto io sia felice di avere questa opportunità di celebrare l’Eucarestia insieme a così tanti fedeli di Cipro, una terra benedetta dal lavoro apostolico di San Paolo e San Barnaba. Saluto tutti voi con grande affetto e vi ringrazio per l’ospitalità e per la generosa accoglienza che mi avete riservato. Estendo un particolare saluto agli immigrati Filippini e dello Sri Lanka ed alle altre comunità di immigrati che formano un significativo gruppo nella popolazione cattolica di questa isola. Prego perché la vostra presenza qui possa arricchire l’attività e il culto delle parrocchie alle quali appartenete e che a vostra volta possiate ottenere il sostegno spirituale dall’antica eredità cristiana della terra che avete scelta come vostra casa.

Oggi celebriamo la Solennità del Corpo e Sangue di Cristo. Corpus Christi, il nome dato a questa festa in Occidente, è usato nella tradizione della Chiesa per indicare tre distinte realtà: il corpo fisico di Gesù, nato dalla Vergine Maria, il suo corpo eucaristico, il pane del cielo che ci nutre in questo grande sacramento, e il suo corpo ecclesiale, la Chiesa. Riflettendo su questi diversi aspetti del Corpus Christi, giungiamo ad una più profonda comprensione del mistero della comunione che lega tutti coloro che appartengono alla Chiesa.

Tutti quelli che si nutrono del corpo e sangue di Cristo nell’Eucarestia sono riuniti dallo Spirito Santo in un solo corpo (cfr Preghiera Eucaristica II) per formare l’unico popolo santo di Dio. Così come lo Spirito Santo è sceso sugli Apostoli nel Cenacolo a Gerusalemme, lo stesso Santo Spirito è all’opera in ogni celebrazione della Messa per un duplice scopo: santificare i doni del pane e del vino affinchè diventino il corpo e sangue di Cristo e riempire coloro che sono nutriti da questi santi doni perché possano divenire un solo corpo ed un solo spirito in Cristo.

Sant’Agostino spiega magnificamente questo processo (cfr Sermone 272). Egli ci ricorda che il pane non è preparato a partire da un solo, ma da numerosi grani. Prima che questi grani diventino pane devono essere macinati. Egli fa qui allusione all’esorcismo al quale i catecumeni dovevano sottomettersi prima del loro battesimo. Ciascuno di noi che apparteniamo alla Chiesa ha bisogno di uscire dal mondo chiuso della propria individualità ed accettare la compagnia di coloro che condividono il pane con lui. Non devo più pensare a partire da “me stesso” ma da “noi”. E’ per questo che tutti i giorni noi preghiamo “nostro” Padre per il “nostro” pane quotidiano. Abbattere le barriere tra noi e i nostri vicini è prima premessa per entrare nella vita divina alla quale siamo chiamati. Abbiamo bisogno di essere liberati da tutto quello che ci blocca e ci isola: timore e sfiducia gli uni verso gli altri, avidità ed egoismo, mancanza di volontà di accettare il rischio della vulnerabilità alla quale ci esponiamo quando ci apriamo all’amore.

I grani di frumento, una volta schiacciati, sono mischiati nella pasta e cotti. Qui sant’Agostino fa riferimento all’immersione nelle acque battesimali seguita dal dono sacramentale dello Spirito Santo che infiamma il cuore dei fedeli con il fuoco dell’amore di Dio. Questo processo che unisce e trasforma i grani isolati in un solo pane ci presenta una immagine suggestiva dell’azione unificante dello Spirito Santo sui membri della Chiesa, realizzata in maniera eminente attraverso la celebrazione dell’Eucarestia. Coloro che prendono parte a questo grande sacramento diventano il Corpo ecclesiale del Cristo quando si nutrono del suo Corpo eucaristico. “Sii ciò che tu puoi vedere - dice sant’Agostino incoraggiandoli - e ricevi ciò che tu sei”.

Queste forti parole ci invitano a rispondere generosamente all’invito ad “essere il Cristo” per coloro che ci circondano. Noi siamo il suo corpo adesso sulla terra. Per parafrasare una celebre frase attribuita a santa Teresa d’Avila, noi siamo gli occhi con i quali la sua compassione guarda a coloro che sono nel bisogno, siamo le mani che egli stende per benedire e per guarire, siamo i piedi dei quali egli si serve per andare a fare il bene, e siamo le labbra con le quali il suo Vangelo viene proclamato. E’ quindi importante sapere che quando noi partecipiamo così alla sua opera di salvezza, noi non facciamo memoria di un eroe morto prolungando ciò che egli ha fatto: al contrario, Cristo è vivente in noi, suo corpo, la Chiesa, suo popolo sacerdotale. Nutrendoci di Lui nell’Eucarestia e accogliendo lo Spirito Santo nei nostri cuori, diventiamo veramente il corpo di Cristo che abbiamo ricevuto, siamo veramente in comunione con lui e gli uni con gli altri, e diveniamo autenticamente suoi strumenti, rendendo testimonianza a lui davanti al mondo.

La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuore solo e un’anima sola” (At 4,32). Nella prima comunità cristiana, nutrita alla tavola del Signore, noi vediamo gli effetti dell’azione unificatrice dello Spirito Santo. Condividevano i loro beni in comune, staccandosi da ogni bene materiale per amore dei fratelli. Hanno trovato soluzioni eque alle loro differenze come vediamo, per esempio, nella risoluzione della disputa fra Ellenisti ed Ebrei sulla distribuzione quotidiana (cfr At 6,1-6). Come più tardi ha detto un commentatore: “Vedi come questi cristiani si amano l’un l’altro e come sono pronti a morire l’uno per l’altro” (Tertulliano, Apologia,39). Ma il loro amore non era affatto limitato verso i loro amici credenti. Mai hanno considerato se stessi come esclusivi, privilegiati beneficiari del favore divino, ma invece come messaggeri inviati a spargere la buona notizia della salvezza in Cristo fino ai confini della terra. E fu così che il messaggio affidato agli Apostoli dal Signore Risorto, venne sparso in tutto il Medio Oriente e da qui al mondo intero.

Αγαπητοί εν Χριστώ αδελφοί και αγαπητές αδελφές, σήμερα είμαστε καλεσμένοι σαν ένα σωμα και μιά ψυχή να εξετάσουμε σε βάθος την κοινωνία μας με τον Κυριον και με τον πλησίον και να τον μαρτυρήσουμε μπροστά σε ολο τον κόσμο.

[Cari fratelli e sorelle in Cristo, oggi siamo chiamati, come loro, ad essere un cuore ed un’anima sola, approfondendo la nostra comunione con il Signore e tra di noi, ed essere suoi testimoni dinnanzi al mondo].

Siamo chiamati a superare le nostre differenze, a portare pace e riconciliazione dove ci sono conflitti, ad offrire al mondo un messaggio di speranza. Siamo chiamati ad estendere la nostra attenzione ai bisognosi, dividendo generosamente i nostri beni terreni con coloro che sono meno fortunati di noi. E siamo chiamati a proclamare incessantemente la morte e risurrezione del Signore, finché egli venga. Per lui, con lui ed in lui, nell’unità che lo Spirito Santo dona alla Chiesa, rendiamo onore e gloria a Dio nostro Padre celeste insieme a tutti gli angeli e santi che cantano le sue lodi per sempre.
Amen.



Pope Benedict XVI greets a toddler as he arrives to hold a mass at the Eleftheria Sports Centre in Nicosia on June 6, 2010 on the third and final day of the pontiff's visit to the mostly Greek Orthodox Mediterranean island of Cyprus.

Pope Benedict XVI greets a baby as he arrives to hold a mass at the Eleftheria Sports Centre in Nicosia on June 6, 2010 on the third and final day of the pontiff's visit to the mostly Greek Orthodox Mediterranean island of Cyprus.

Pope Benedict XVI (back - C) holds a mass at the Eleftheria Sports Centre in Nicosia on June 6, 2010 on the third and final day of the pontiff's visit to the mostly Greek Orthodox Mediterranean island.

Pope Benedict XVI conducts mass at the Eleftheria Sports Centre in Nicosia on June 6, 2010 on the third and final day of the pontiff's visit to the mostly Greek Orthodox Mediterranean island of Cyprus.Pope Benedict XVI greets a baby as he arrives to hold a mass at the Eleftheria Sports Centre in Nicosia on June 6, 2010 on the third and final day of the pontiff's visit to the mostly Greek Orthodox Mediterranean island of Cyprus.

Pope Benedict XVI holds a mass at the Eleftheria Sports Centre in Nicosia on June 6, 2010 on the third and final day of the pontiff's visit to the mostly Greek Orthodox Mediterranean island.

Pope Benedict XVI conducts mass at the Eleftheria Sports Centre in Nicosia on June 6, 2010 on the third and final day of the pontiff's visit to the mostly Greek Orthodox Mediterranean island of Cyprus.


Caterina63
00domenica 6 giugno 2010 12:41

CONSEGNA DELL’INSTRUMENTUM LABORIS DELL’ASSEMBLEA SPECIALE PER IL MEDIO ORIENTE DEL SINODO DEI VESCOVI, AL TERMINE DELLA SANTA MESSA PRESSO IL PALAZZO DELLO SPORT ELEFTHERIA DI NICOSIA

Al termine della Santa Messa celebrata questa mattina nel Palazzo dello Sport Eleftheria di Nicosia, il Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi, S.E. Mons. Nikola Eterović, rivolge al Papa alcune parole di ringraziamento.
Quindi, all’atto di consegnare l’Instrumentum laboris a ciascun Membro del Consiglio Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi, il Papa pronuncia il discorso che riportiamo di seguito:


DISCORSO DEL SANTO PADRE

Cari fratelli e sorelle in Cristo,

ringrazio l’Arcivescovo Eterović per le gentili parole, e rinnovo il mio augurio a voi tutti, qui giunti in occasione dell’avvio della prossima
Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi. Ringrazio per tutto il lavoro che è già stato fatto in previsione dell’Assemblea Sinodale, e vi prometto il sostegno della mia preghiera mentre entrate nella fase finale della preparazione.

Prima di iniziare, ritengo doveroso fare memoria del defunto Vescovo Luigi Padovese, che, come Presidente della Conferenza Episcopale Turca, ha contribuito alla preparazione dell’Instrumentum Laboris, che oggi vi consegno. La notizia della sua morte improvvisa e tragica, avvenuta giovedì, ha sorpreso e colpito tutti noi. Affido la sua anima alla misericordia di Dio onnipotente, ricordando quanto egli si impegnò, specialmente come Vescovo, per la mutua comprensione in ambito interreligioso e culturale e per il dialogo tra le Chiese. La sua morte è un lucido richiamo alla vocazione che tutti i cristiani condividono ad essere, in ogni circostanza, testimoni coraggiosi di tutto ciò che è buono, nobile e giusto.

Il motto scelto per l’Assemblea ci parla di comunione e testimonianza, e ci ricorda come i membri della primitiva comunità cristiana avevano “un cuore solo e un’anima sola” (cfr At 4,32). Al centro dell’unità della Chiesa c’è l’Eucaristia, dono inestimabile di Cristo al suo popolo e punto focale della celebrazione liturgica odierna in questa Solennità del Corpo e Sangue del Signore. Pertanto, non è senza significato che la data scelta per la consegna dell’Instrumentum laboris dell’Assemblea Speciale cada proprio oggi.

Il Medio Oriente ha un posto speciale nel cuore di tutti i cristiani, dal momento che fu proprio lì che Dio si è fatto conoscere ai nostri padri nella fede. Dal tempo in cui Abramo uscì da Ur dei Caldei obbedendo alla chiamata del Signore, sino alla morte e risurrezione di Gesù, l’opera salvifica di Dio fu compiuta mediante individui e popoli nelle vostre patrie. Da allora, il messaggio del Vangelo si è diffuso in tutto il mondo, ma i cristiani da ogni luogo continuano a guardare al Medio Oriente con speciale riverenza, a causa dei profeti e dei patriarchi, degli apostoli e dei martiri, ai quali dobbiamo così tanto, agli uomini e alle donne che hanno ascoltato la parola di Dio, hanno dato testimonianza ad essa, e l’hanno consegnata a noi appartenenti alla grande famiglia della Chiesa.

L’Assemblea Speciale del Sinodo dei vescovi, convocata su vostra richiesta, tenterà di approfondire i legami di comunione fra i membri delle vostre Chiese locali, come pure la comunione di queste medesime Chiese tra di loro e con la Chiesa universale. Questa Assemblea desidera inoltre incoraggiarvi nella testimonianza della vostra fede in Cristo, che voi rendete nei Paesi dove questa fede è nata ed è cresciuta. E’ inoltre noto che alcuni fra voi soffrono grandi prove dovute alla situazione attuale della regione.

L’Assemblea Speciale è un’occasione per i cristiani del resto del mondo di offrire un sostegno spirituale e una solidarietà per i loro fratelli e sorelle del Medio Oriente. E’ un’occasione per porre in risalto il valore importante della presenza e della testimonianza cristiane nei Paesi della Bibbia, non solo per la comunità cristiana a livello mondiale, ma ugualmente per i vostri vicini e concittadini. Voi contribuite in innumerevoli modi al bene comune, per esempio attraverso l’educazione, la cura dei malati e l’assistenza sociale, e voi operate per la costruzione della società.

Voi desiderate vivere in pace ed in armonia con i vostri vicini ebrei e mussulmani. Spesso agite con artigiani della pace nel difficile processo di riconciliazione. Voi meritate la riconoscenza per il ruolo inestimabile che rivestite. E’ mia ferma speranza che i vostri diritti siano sempre più rispettati, compreso il diritto alla libertà di culto e la libertà religiosa, e che non soffriate giammai di discriminazioni di alcun tipo.

Prego che i lavori dell’Assemblea Speciale aiutino a volgere l’attenzione della comunità internazionale sulla condizione di quei cristiani in Medio Oriente, che soffrono a causa della loro fede, affinché si possano trovare soluzioni giuste e durature ai conflitti che causano così tante sofferenze. In merito a questa grave questione, ripeto il mio appello personale per uno sforzo internazionale urgente e concertato al fine di risolvere le tensioni che continuano nel Medio Oriente, specie in Terra Santa, prima che tali conflitti conducano a uno spargimento maggiore di sangue.

Con tali pensieri, presento a voi il testo dell’Instrumentum laboris dell’Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi. Dio benedica abbondantemente il vostro lavoro! Dio benedica tutti i popoli del Medio Oriente!



SALUTO DI MONS. ETEROVIC:

Beatissimo Padre,

La celebrazione del grande mistero dell’Eucarestia nella solennità del Ss.mo Corpo e Sangue di Cristo, rende attuale, in modo mirabile, il miracolo di unità e di comunione ecclesiale compiuto dal Signore. Veramente “tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati” (Lc 9, 17). La significativa celebrazione liturgica getta la sua luce sull’evento a cui Vostra Santità sta dando inizio. Al termine di questa bellissima Eucaristia, Ella consegnerà, qui nel Palazzo dello Sport Eleftherìa di Nicosia, l’Instrumentum laboris ai rappresentanti dell’episcopato cattolico nei Paesi del Medio Oriente. Con questo gesto squisito Vostra Santità darà inizio idealmente alla celebrazione dell’Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi che avrà luogo a Roma dal 10 al 24 ottobre 2010 sul tema La Chiesa Cattolica nel Medio Oriente: comunione e testimonianza. “La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuor solo e un’anima sola” (At 4, 32).

Anche a nome dei Patriarchi delle 6 venerate Chiese Orientali Cattoliche, del Patriarca di Gerusalemme dei Latini, che è pure Presidente della Conferenza dei Vescovi latini nelle Regioni Arabe (CELRA), a nome dei Presidenti delle Conferenze Episcopali della Turchia e dell’Iran, come pure dei Capi dei 4 Dicasteri della Curia Romana, membri del Consiglio Presinodale per il Medio Oriente della Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi, ringrazio vivamente Vostra Santità per la convocazione dell’Assemblea sinodale e per l’attenzione con la quale ha seguito la sua organizzazione. Con essa, tutti i Vescovi del Medio Oriente, inclusi quelli della Diaspora, rifletteranno sulla attuale situazione ecclesiale e sociale nelle rispettive Chiese sui iuris e pregheranno il Signore perché irrobustisca la fede dei cattolici e, anzi, di tutti i cristiani, che da quasi 2.000 anni vivono in queste terre santificate dalla vita, dalla morte e dalla resurrezione di Gesù Cristo. Nel Medio Oriente vi sono situazioni difficili, che si possono paragonare alla dispersione della gente in ricerca del cibo per sopravvivere “in una zona deserta” (Lc 9, 12). Solo Gesù Cristo può compiere il miracolo radunandoli insieme ed offrendo loro nell’Eucaristia il cibo per la vita eterna, che è in grado di trasformare la loro esistenza e di fare di ognuno un suo intrepido testimone nella vita personale, familiare e sociale. Nell’Assemblea sinodale, sotto l’illuminata guida di Vostra Santità, la Chiesa nel Medio Oriente, che nell’unità cattolica è ricca di molteplici Tradizioni, implorerà da Dio Uno e Trino la grazia di ridonare un nuovo dinamismo pastorale alle feconde Chiese particolari del Medio Oriente affinché possano, illuminate dallo Spirito Santo, continuare la loro provvidenziale missione. Esse sono chiamate a lodare Dio in lingue imparentate con quella appresa e usata dal suo Figlio Unigenito, Gesù Cristo, ad annunciare la Buona Notizia alle nuove generazioni, impegnarsi sempre di più nella evangelizzazione e nella promozione umana. In tale campo, la Chiesa è aperta alla collaborazione con tutti gli uomini di buon volontà, specialmente con gli appartenenti ad altre due religioni monoteistiche, l’ebraismo e l’islam, che pure sono nate nel Medio Oriente.

Mentre ringraziamo Vostra Santità per tutto quello che sta facendo in favore dei cristiani del Medio Oriente, affidiamo l’esito dell’Assise sinodale alla preghiera di tutti i fedeli della Chiesa e all’intercessione della Beata Vergine Maria e dei santi di questa terra benedetta, fiduciosi che anche oggi si ripeterà la manifestazione della gloria di Dio per mezzo della potente parola del Signore Gesù ai discepoli: “Voi stessi date loro da mangiare” (Lc 9, 13). Il cibo che la Chiesa può offrire agli uomini di buona volontà è la persona di Gesù Cristo, pane di vita eterna e creatore dei “nuovi cieli e una terra nuova, nei quali abita la giustizia” (2 Pt 3, 13).
 






  

Pope Benedict XVI blesses a baby as he leaves after celebrating a mass at the Eleftheria Sport Palace in Nicosia June 6, 2010.Pope Benedict XVI leads a holy mass inside the Eleftheria Sport Palace in Nicosia June 6, 2010.

Bishops attend a mass celebrated by Pope Benedict XVI at the Eleftheria Sport Palace in Nicosia June 6, 2010.

Pope Benedict XVI celebrates a mass at the Eleftheria Sport Palace in Nicosia June 6, 2010.Pope Benedict XVI blesses a child as he leaves after a mass at the Eleftheria Sports Centre in Nicosia on June 6, 2010 on the third and final day of the pontiff's visit to the mostly Greek Orthodox Mediterranean island.

Pope Benedict XVI conducts mass at the Eleftheria Sports Centre in Nicosia on June 6, 2010 on the third and final day of the pontiff's visit to the mostly Greek Orthodox Mediterranean island of Cyprus.Lebanese Maronite Cardinal Nasrallah Boutros Sfeir attends a mass led by Pope Benedict XVI at the Eleftheria Sports Centre in Nicosia on June 6, 2010 on the third and final day of the pontiff's visit to the mostly Greek Orthodox Mediterranean island.

Pope Benedict XVI waves as he arrives to hold mass at the Eleftheria Sports Centre in Nicosia on June 6, 2010 on the third and final day of the pontiff's visit to the mostly Greek Orthodox Mediterranean island of Cyprus.Pope Benedict XVI leaves following a mass at the Eleftheria Sports Centre in Nicosia on June 6, 2010 on the third and final day of the pontiff's visit to the mostly Greek Orthodox Mediterranean island.


Pope Benedict XVI leaves following a mass at the Eleftheria Sports Centre in Nicosia on June 6, 2010 on the third and final day of the pontiff's visit to the mostly Greek Orthodox Mediterranean island.


Caterina63
00domenica 6 giugno 2010 12:47
RECITA DELL’ANGELUS NEL PALAZZO DELLO SPORT ELEFTHERIA DI NICOSIA

Prima di concludere la Celebrazione Eucaristica, il Santo Padre Benedetto XVI guida la recita dell’Angelus con i fedeli convenuti nel Palazzo dello Sport Eleftheria a Nicosia.
Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana:

                        Pope Benedict XVI looks at a child as he leaves the after a mass ceremony at "Eleftheria" (Victory) stadium in divided Nicosia, Cyprus, Sunday, June 6, 2010. The Vatican said Sunday that the international community is ignoring the plight of Christians in the Middle East, and that the Israeli-Palestinian conflict, the war in Iraq and political instability in Lebanon have forced thousands to flee the region. The pontiff is in this Mediterranean Island for a three-day visit.

PAROLE DEL SANTO PADRE

Cari fratelli e sorelle in Cristo,

a mezzogiorno è tradizione della Chiesa rivolgersi in preghiera alla Beata Vergine Maria, ricordando con gioia il suo pronto assenso a divenire la madre di Dio. E’ stato un invito che l’ha riempita di trepidazione e che lei avrebbe potuto appena comprendere. Era un segno che Dio aveva scelto lei, sua umile ancella, per cooperare con lui nell’opera di salvezza. Come non rallegrarci per la generosità della sua risposta!

Attraverso il suo "sì" la speranza della storia è divenuta una realtà, l’Unico che Israele aveva da lungo atteso venne nel mondo, dentro la nostra storia. Di lui l’angelo ha annunciato che il suo regno non avrebbe avuto fine (Lc 1,33).

Circa trent’anni dopo, trovandosi Maria piangente ai piedi della croce, dev’essere stato difficile mantenere viva questa speranza. Le forze delle tenebre sembrava che avessero avuto il sopravvento. E nel suo intimo lei avrebbe ricordato le parole dell'angelo. Ma anche nella desolazione del Sabato Santo la certezza della speranza la sostenne fino alla gioia della mattina di Pasqua. Ed anche noi, suoi figli, viviamo nella stessa fiduciosa speranza che la Parola fatta carne nel seno di Maria, mai ci abbandonerà. Egli, il Figlio di Dio e il Figlio di Maria, fortifica la comunione che ci lega insieme così che noi possiamo divenire testimoni di lui e del potere del suo amore che guarisce e riconcilia.

Imploriamo ora la Vergine Maria, nostra Madre, di intercedere per tutti noi, per il popolo di Cipro e per la Chiesa del Medio Oriente, con Cristo suo Figlio, il Principe della Pace.

* * *

Ora desidero dire alcune parole in lingua polacca nella lieta circostanza dell’odierna beatificazione di Jerzy Popiełuszko, sacerdote e martire.

Serdeczne pozdrowienie kieruję do Kościoła w Polsce, który dziś raduje się wyniesieniem na ołtarze księdza Jerzego Popiełuszki. Jego ofiarna posługa i męczeństwo są szczególnym znakiem zwycięstwa dobra nad złem. Niech jego przykład i wstawiennictwo budzi gorliwość kapłanów i rozpala miłość wiernych.

[Rivolgo un cordiale saluto alla Chiesa in Polonia, che oggi gioisce dell’elevazione agli altari del padre Jerzy Popiełuszko. Il suo zelante servizio e il martirio sono particolare segno della vittoria del bene sul male. Il suo esempio e la sua intercessione accrescano lo zelo dei sacerdoti e infiammino d’amore i fedeli laici.]
Caterina63
00lunedì 7 giugno 2010 14:06
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Alle ore 16.00 di questo pomeriggio (6.6.2010), con il saluto al personale e ai collaboratori della Nunziatura Apostolica di Nicosia e della Custodia di Terra Santa, il Santo Padre prende congedo dalla Nunziatura e si reca in visita alla Cattedrale maronita di "Nostra Signora delle Grazie" di Nicosia. All’interno della chiesa si trovano riuniti i fedeli della Comunità maronita di Cipro e il Comitato organizzatore della visita.
L’incontro inizia alle ore 16.30 con il saluto dell’Arcivescovo maronita di Cipro, S.E. Mons. Youssef Soueif. Quindi il Santo Padre Benedetto XVI pronuncia le parole che pubblichiamo di seguito:

SALUTO DEL SANTO PADRE

Cari fratelli e sorelle in Cristo,

sono molto contento di poter fare questa visita alla Cattedrale di Nostra Signora delle Grazie. Ringrazio l’Arcivescovo Youssef Soueif per le sue gentili parole di benvenuto a nome della comunità Maronita di Cipro e cordialmente saluto tutti voi con le parole dell’Apostolo: “Grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo” (1 Cor 1,3)!

Visitando questo edificio compio nel mio cuore un pellegrinaggio spirituale verso ogni chiesa maronita dell’isola. Vi assicuro che, con la premura di un padre, sono vicino ad ogni fedele di quelle antiche comunità.

Questa chiesa Cattedrale in vari modi rappresenta la vera lunga e ricca storia, talvolta turbolenta, della comunità Maronita di Cipro. I Maroniti giunsero a queste rive in vari periodi durante i secoli e furono spesso duramente provati per rimanere fedeli alla loro specifica eredità cristiana. Tuttavia, nonostante la loro fede sia stata esaminata come l’oro nel fuoco (cfr Pt 1,7), sono rimasti perseveranti nella fede dei loro padri, una fede che è ora passata a voi, Maroniti Ciprioti di oggi. Vi esorto a far tesoro di questa grande eredità, di questo dono prezioso.

Questo edificio Cattedrale ci ricorda anche una importante verità spirituale. San Pietro ci dice che noi Cristiani siamo come pietre vive “costruiti come edificio spirituale, per un sacerdozio santo e per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, mediante Gesù Cristo” (1Pt 2,5).

Insieme con i Cristiani sparsi nel mondo, siamo parte di questo grande tempio che è il Corpo Mistico di Cristo. Il nostro culto spirituale, offerto in molte lingue, in molti posti ed in una bella varietà di liturgie, è una espressione dell’unica voce del Popolo di Dio, unito in preghiera e in ringraziamento a lui in una permanente comunione gli uni con gli altri. Questa comunione, che abbiamo così cara, ci sospinge a portare la Buona Notizia della nostra nuova vita in Cristo a tutta l’ umanità.

Ιδου η πρόκλησις που σας αφήνω σήμερα: εγώ προσεύχουμαι ώστε η εκκλησία σας, με ενότητα μαζύ με τους ποιημένες σας και με τον Επίσκοπον Ρώμης, να αυξάνεται εις την αγιοσύνη, εις την πίστην του Ευαγγελίου και εις την αγάπη γιά τον Κύριον και για τον πλησίον.

[Questo è l’impegno che io condivido con voi oggi: prego perché la vostra Chiesa in unione con tutti i vostri pastori e con il Vescovo di Roma, possa crescere in santità, nella fedeltà al Vangelo e nell’amore per il Signore e per l’un l’altro.]

Raccomandando voi e le vostre famiglie, specialmente i vostri amati bambini, alla intercessione di San Marone, di cuore imparto a tutti voi la mia Apostolica Benedizione.



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Caterina63
00lunedì 7 giugno 2010 18:58

I contenuti del documento


Quaranta pagine compongono il documento per il lavoro dell'assemblea sinodale, pubblicato in arabo, francese, inglese e italiano.

Dopo la prefazione del segretario generale e l'introduzione, il primo capitolo parla della Chiesa cattolica in Medio Oriente, che è unica e presente in varie tradizioni:  oltre a quella latina vi sono, infatti, sei Patriarcati, ciascuno con il proprio patrimonio spirituale, teologico e liturgico. Il secondo tratta della comunione ecclesiale, che si manifesta mediante i segni del battesimo e dell'Eucaristia nella comunione con il Vescovo di Roma, Successore di Pietro, principio e fondamento perpetuo e visibile dell'unità.

Il terzo capitolo, il più corposo, affronta il tema della testimonianza cristiana, ribadendo l'importanza della catechesi e l'auspicio per "uno sforzo di rinnovamento" nella liturgia. Si riafferma l'urgenza dell'ecumenismo, attraverso la collaborazione per "l'unificazione delle feste cristiane (Natale e Pasqua) e la gestione comune dei Luoghi di Terra Santa". Si condanna il proselitismo e si rilanciano i rapporti con l'ebraismo, che hanno "nel Concilio Vaticano ii un punto di riferimento fondamentale".

Il dialogo con gli ebrei è "essenziale, benché non facile", risentendo del conflitto israelo-palestinese. La Chiesa ritiene che "ambedue i popoli possano vivere in pace in una patria che sia la loro, all'interno di confini sicuri e riconosciuti".

Ferma è la condanna dell'antisemitismo, mentre "gli attuali atteggiamenti negativi tra popoli arabi e popolo ebreo sembrano piuttosto di carattere politico".

Per le relazioni con i musulmani si cita Benedetto XVI per il quale "il dialogo interreligioso e interculturale fra cristiani e musulmani non può ridursi a una scelta stagionale. Esso è una necessità vitale, da cui dipende il nostro futuro". Si aggiunge che "è importante avere i dialoghi bilaterali - con gli ebrei e con l'Islam - e anche il dialogo trilaterale". Le relazioni tra cristiani e musulmani sono difficili - si legge nel documento - soprattutto perché questi ultimi non distinguono tra religione e politica; il che mette i primi nella delicata situazione di non-cittadini di questi Paesi, mentre lo sono già da ben prima dell'arrivo dell'Islam.

"Cristiani e musulmani sono chiamati a lavorare assieme per promuovere la giustizia sociale, la pace e la libertà, e difendere i diritti umani e i valori della vita e della famiglia" liberi da pregiudizi e stereotipi. Nella situazione conflittuale della regione i cristiani sono esortati a promuovere "la pedagogia della pace" contro il "terrorismo mondiale più radicale". Il loro contributo "che esige molto coraggio, è indispensabile" anche se "spesso" i Paesi mediorientali "identificano l'Occidente con il cristianesimo".

Il documento analizza anche l'impatto della modernità che al musulmano credente "si presenta con un volto ateo e immorale" e "come un'invasione culturale". Ma "la modernità è anche un rischio per i cristiani":  le società della regione sono infatti "minacciate dall'assenza di Dio, dall'ateismo e dal materialismo, dal relativismo e dall'indifferentismo".

Rischi che "possono facilmente distruggere famiglie, società e Chiese". Da questo punto di vista "musulmani e cristiani devono percorrere un cammino comune". I cristiani, da parte loro, devono essere consapevoli di appartenere al Medio Oriente e di esserne "una componente essenziale come cittadini":  per essere "stati i pionieri della rinascita della Nazione araba", anche se "con la crescita dell'integralismo, aumentano ovunque gli attacchi contro di loro".

Il documento affronta quindi il tema dell'evangelizzazione, che nella società musulmana può avvenire solo attraverso la testimonianza. Perciò l'attività caritativa delle comunità cattoliche "verso i poveri e gli esclusi rappresenta il modo più evidente della diffusione dell'insegnamento cristiano".

Nella conclusione, infine, l'Instrumentum laboris sottolinea "le difficoltà del presente, ma, al contempo, la speranza, fondata sulla fede". La mancata risoluzione del conflitto israelo-palestinese, il non rispetto dei diritti e l'egoismo delle grandi potenze hanno destabilizzato la regione e imposto alle popolazioni violenza e disperazione. Ne consegue l'emigrazione massiccia dei cristiani, che sono esortati, sostenuti dalla comunità internazionale, a rimanere nelle loro terre.


(©L'Osservatore Romano - 7-8 giugno 2010)








 


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