Benedetto XVI scrive ad Odifreddi: del dialogo fa parte la franchezza

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Caterina63
00martedì 24 settembre 2013 13:47

 

“Illustrissimo Signor Professore, la mia critica al suo libro in parte è dura. Ma del dialogo fa parte la franchezza. Solo così può crescere la conoscenza. Lei è stato molto franco e così accetterà che anch’io lo sia. In ogni caso, però, valuto molto positivamente il fatto che lei, attraverso il suo confrontarsi con la mia Introduzione al cristianesimo, abbia cercato un dialogo così aperto con la fede della Chiesa cattolica e che, nonostante tutti i contrasti, nell’ambito centrale, non manchino del tutto le convergenze. Con cordiali saluti e ogni buon auspicio per il suo lavoro”.

 

Premessa ... nulla avviene per caso nel senso che  la regia di Dio si percepisce sempre, peccato solo che non ti mettono il testo integrale, e questo è purtroppo regia umana....
parlo della Lettera di Benedetto XVI ad Odifreddi [SM=g1740733]  prima di quella inviata dal Papa regnante a Scalfari...
ad ogni modo, essendo per me assai provvidenziale, ecco che non si tratta più semplicemente di stili diversi, ma ahimè.....
di vera MAESTRIA E DOTTA DOTTRINA  [SM=g1740733] concedetemelo, se non altro perchè l'intelletto e la comprensione sono doni di Dio.....




"La fede, la scienza, il male". La lettera di Benedetto XVI al matematico Odifreddi



“La fede, la scienza, il male”. Gli argomenti di una lunga lettera del Papa emerito Benedetto XVI - pubblicata oggi parzialmente sul quotidiano La Repubblica - inviata allo scrittore e matematico Piergiorgio Odifreddi, con accanto un suo commento. Ce ne parla Roberta Gisotti:RealAudioMP3

Tutto è iniziato dal libro di Odifreddi “Caro Papa ti scrivo” edito da Mondadori nel 2011, ispirato dalla lettura del saggio di Joseph Ratzinger “Introduzione al Cristianesimo”. E, la risposta di Benedetto XVI è arrivata per posta a casa del matematico il 3 settembre scorso.

In una busta sigillata, 11 pagine protocollo, datate 30 agosto dal Papa emerito, che ringrazia per il confronto “leale” e premette di avere un giudizio piuttosto contrastante sul libro di Odifreddi, letto – scrive - in alcune parti con godimento e profitto”, ma pure meravigliato in altre parti “di una certa aggressività e dell’avventatezza dell’argomentazione”.

E’ d’accordo Benedetto XVI con Odifreddi che la matematica sia la sola ‘scienza’ nel senso più stretto della parola, ma chiede al matematico di riconoscere che la teologia ha prodotto risultati notevoli “nell’ambito storico e in quello del pensiero filosofico”, sottolineando che funzione importante della teologia “è quella di mantenere la religione legata alla ragione e la ragione alla religione”, tenuto conto che “esistono patologie della religione e - non meno pericolose – patologie della ragione”. Puntualizza poi il Papa emerito che “se non è lecito tacere sul male della Chiesa non si deve però tacere neppure della grande scia luminosa di bontà e di purezza, che la fede cristiana ha tracciato lungo i secoli.” Ed “ è vero anche che oggi la fede spinge molte persone all’amore disinteressato, al servizio per gli altri, alla sincerità e alla giustizia”.

Ma lo scontro intellettuale tra Ratzinger e Odifreddi si consuma su altro. “Cio che Lei dice sulla figura di Gesù non è degno del suo rango scientifico”, scrive il Papa emerito al matematico. C’è poi il tema dell’abuso di minorenni da parte di sacerdoti, di cui “posso prenderne atto solo con profonda costernazione”, afferma Ratzinger, rivendicando: “mai ha cercato di mascherare queste cose”.

E, “che il potere del male penetri fino al tal punto nel mondo interiore della fede”, non dovrebbe in ogni caso portare “a presentare ostentatamente questa deviazione come se si trattasse di un sudiciume specifico del cattolicesimo”, sebbene non sia “motivo conforto” sapere che “la percentuale dei sacerdoti rei di questi crimini non è più alta di quella presente in altre categorie professionali assimilabili.” Riconosce infine Benedetto XVI che la sua critica al libro di Odifreddi “in parte è dura”, “ma del dialogo fa parte la franchezza”, perché conclude “solo cosi può crescere la conoscenza”.




Testo proveniente dalla pagina http://it.radiovaticana.va/news/2013/09/24/la_fede,_la_scienza,_il_male._la_lettera_di_benedetto_xvi_al/it1-731196
del sito Radio Vaticana 

[SM=g1740733]


Caterina63
00martedì 24 settembre 2013 14:11

riportiamo da altro:

La corrispondenza avviata da Ratzinger si riferisce a quanto “il matematico impertinente” ha scritto in un libro intitolato “Caro Papa ti scrivo” edito da Mondadori nel 2011, e nel quale Odifreddi s’ispirò alla lettura del saggio di Joseph Ratzinger “Introduzione al Cristianesimo”.

Come riporta Radio Vaticana, la lettera di Papa Ratzinger è stata inviata prima a Odifreddi il 3 settembre scorso ed è stata poi pubblicata oggi parzialmente da Repubblica.

“Illustrissimo Signor Professore, la mia critica al suo libro in parte è dura. Ma del dialogo fa parte la franchezza. Solo così può crescere la conoscenza. Lei è stato molto franco e così accetterà che anch’io lo sia. In ogni caso, però, valuto molto positivamente il fatto che lei, attraverso il suo confrontarsi con la mia Introduzione al cristianesimo, abbia cercato un dialogo così aperto con la fede della Chiesa cattolica e che, nonostante tutti i contrasti, nell’ambito centrale, non manchino del tutto le convergenze. Con cordiali saluti e ogni buon auspicio per il suo lavoro”. [SM=g1740721]

In merito ai concetti affrontati nella lettera, Benedetto XVI concorda con Odifreddi sul fatto che la matematica sia la solascienza nel senso più stretto della parola.
Tuttavia il Papa emerito chiede al matematico di riconoscere che la teologia ha prodotto risultati notevoli “nell’ambito storico e in quello del pensiero filosofico”.
In tal senso, la teologia assume una funzione importante che “mantiene la religione legata alla ragione e la ragione alla religione”, tenuto conto che “esistono patologie della religione e – non meno pericolose – patologie della ragione”.
“Se non è lecito tacere sul male della Chiesa non si deve però tacere neppure della grande scia luminosa di bontà e di purezza, che la fede cristiana ha tracciato lungo i secoli. E’ vero anche che oggi la fede spinge molte persone all’amore disinteressato, al servizio per gli altri, alla sincerità e alla giustizia”.

Tuttavia tra i punti più discussi tra i due pensatori c’è quello della figura di Gesù: “Ciò che Lei dice sulla figura di Gesù non è degno del suo rango scientifico.Lei pone la questione come se di Gesù, in fondo, non si sapesse niente e di Lui, come figura storica, nulla fosse accertabile, allora posso soltanto invitarLa in modo deciso a rendersi un po’ più competente da un punto di vista storico”, scrive il Papa emerito.
Altro tema, quello di Dio: “Se Lei, però, vuole sostituire Dio con La Natura, resta la domanda, chi o che cosa sia questa natura. In nessun luogo Lei la definisce e appare quindi come una divinità irrazionale che non spiega nulla. Vorrei, però, soprattutto far ancora notare che nella Sua religione della matematica tre temi fondamentali dell’esistenza umana restano non considerati: la libertà, l’amore e il male. Mi meraviglio che Lei con un solo cenno liquidi la libertà che pur è stata ed è il valore portante dell’epoca moderna”.

Ma Papa Benedetto XVI affronta anche questioni delicate e tragiche come l’abuso di minorenni da parte di sacerdoti: “Posso prenderne atto solo con profonda costernazione” sottolinea Ratzinger che tiene ad evidenziare che non ha “mai ha cercato di mascherare queste cose”.
In base a ciò Ratzinger spiega che se “il potere del male penetra fino al tal punto nel mondo interiore della fede”, non dovrebbe in ogni caso portare “a presentare ostentatamente questa deviazione come se si trattasse di un sudiciume specifico del cattolicesimo”.
Sebbene, scrive il papa emerito questo non sia “motivo conforto” sapere che “la percentuale dei sacerdoti rei di questi crimini non è più alta di quella presente in altre categorie professionali assimilabili”. 


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Caterina63
00martedì 24 settembre 2013 15:02
[SM=g1740758] e dal Sussidiario.it

Il Papa emerito Joseph Ratzinger ha inviato una lunga lettera al matematico e saggista italiano Piergiorgio Odifreddi. Undici pagine in cui Benedetto XVI commenta e smentisce gran parte delle tesi sostenute da Odifreddi nel suo libro “Caro Papa ti scrivo” che tra l’altro gli ha fatto recapitare nel 2011: “Mi era stato detto dapprima che l'aveva ricevuto e poi che lo stava leggendo – ha commentato di recente l'autore -. Ma che potesse rispondermi, e addirittura commentarlo in profondità, era al di là delle ragionevoli speranze”. 

Dopo aver ringraziato il suo interlocutore “per aver cercato fin nel dettaglio di confrontarsi con il mio libro e così con la mia fede”, Ratzinger afferma chiaramente che il suo giudizio riguardo il libro è “in se stesso piuttosto contrastante”: “Ne ho letto alcune parti con godimento e profitto. 
In altre parti, invece, mi sono meravigliato di una certa aggressività e dell'avventatezza dell'argomentazione”, scrive Benedetto XVI. In particolare, si legge ancora nella missiva pubblicata oggi da La Repubblica, più volte Odifreddi avrebbe fatto notare al Papa emerito “che la teologia sarebbe fantascienza". A tale riguardo, "mi meraviglio che Lei, tuttavia, ritenga il mio libro degno di una discussione così dettagliata. Mi permetta di proporre in merito a tale questione quattro punti”.

Nel primo, Benedetto scrive che è corretto affermare che "scienza" nel senso più stretto della parola lo è solo la matematica, “mentre ho imparato da Lei che anche qui occorrerebbe distinguere ancora tra l'aritmetica e la geometria. In tutte le materie specifiche la scientificità ha ogni volta la propria forma, secondo la particolarità del suo oggetto. L'essenziale è che applichi un metodo verificabile, escluda l'arbitrio e garantisca la razionalità nelle rispettive diverse modalità”. 

Nel secondo punto, invece, Odifreddi “dovrebbe per lo meno riconoscere che, nell'ambito storico e in quello del pensiero filosofico, la teologia ha prodotto risultati durevoli”,
mentre nel terzo Ratzinger spiega che “una funzione importante della teologia è quella di mantenere la religione legata alla ragione e la ragione alla religione. Ambedue le funzioni sono di essenziale importanza per l'umanità. Nel mio dialogo con Habermas ho mostrato che esistono patologie della religione e, non meno pericolose, patologie della ragione. Entrambe hanno bisogno l'una dell'altra, e tenerle continuamente connesse è un importante compito della teologia”. 

Infine “la fantascienza esiste, d'altronde, nell'ambito di molte scienze. Ciò che Lei espone sulle teorie circa l'inizio e la fine del mondo in Heisenberg, Schrödinger ecc., lo designerei come fantascienza nel senso buono: sono visioni ed anticipazioni, per giungere ad una vera conoscenza, ma sono, appunto, soltanto immaginazioni con cui cerchiamo di avvicinarci alla realtà”.

Il Papa emerito sceglie poi di affrontare il capitolo “sul sacerdote e sulla morale cattolica, e ancora diversamente nei capitoli su Gesù. Quanto a ciò che Lei dice dell'abuso morale di minorenni da parte di sacerdoti – dice Benedetto XVI rivolto a Odifreddi -, posso prenderne atto solo con profonda costernazione. Mai ho cercato di mascherare queste cose. Che il potere del male penetri fino a tal punto nel mondo interiore della fede è per noi una sofferenza che, da una parte, dobbiamo sopportare, mentre, dall'altra, dobbiamo al tempo stesso, fare tutto il possibile affinché casi del genere non si ripetano”. 

Inoltre “non è neppure motivo di conforto sapere che, secondo le ricerche dei sociologi, la percentuale dei sacerdoti rei di questi crimini non è più alta di quella presente in altre categorie professionali assimilabili. In ogni caso, non si dovrebbe presentare ostentatamente questa deviazione come se si trattasse di un sudiciume specifico del cattolicesimo”. Se non è lecito tacere sul male nella Chiesa, prosegue Ratzinger, “non si deve però, tacere neppure della grande scia luminosa di bontà e di purezza, che la fede cristiana ha tracciato lungo i secoli. Bisogna ricordare le figure grandi e pure che la fede ha prodotto - da Benedetto di Norcia e sua sorella Scolastica, a Francesco e Chiara d'Assisi, a Teresa d'Avila e Giovanni della Croce, ai grandi Santi della carità come Vincenzo dè Paoli e Camillo de Lellis fino a Madre Teresa di Calcutta e alle grandi e nobili figure della Torino dell'Ottocento. È vero anche oggi che la fede spinge molte persone all'amore disinteressato, al servizio per gli altri, alla sincerità e alla giustizia”.

  [SM=g1740733]





Caterina63
00martedì 24 settembre 2013 15:12

Quello che ha pubblicato Repubblica e si capisce perchè non lo ha pubblicato INTEGRALMENTE.....  [SM=g1740733]

Ratzinger: "Caro Odifreddi le racconto chi era Gesù"

La fede, la scienza, il male. Un dialogo a distanza fra Benedetto XVI e il matematico. Su Repubblica in edicola
BENEDETTO XVI - JOSEPH RATZINGER 

Ratzinger: "Caro Odifreddi le racconto chi era Gesù"Il Papa Emerito con il cardinale Fernando Filoni ll. mo Signor Professore Odifreddi, (...) vorrei ringraziarLa per aver cercato fin nel dettaglio di confrontarsi con il mio libro e così con la mia fede; proprio questo è in gran parte ciò che avevo inteso nel mio discorso alla Curia Romana in occasione del Natale 2009. Devo ringraziare anche per il modo leale in cui ha trattato il mio testo, cercando sinceramente di rendergli giustizia.

Il mio giudizio circa il Suo libro nel suo insieme è, però, in se stesso piuttosto contrastante. Ne ho letto alcune parti con godimento e profitto. In altre parti, invece, mi sono meravigliato di una certa aggressività e dell'avventatezza dell'argomentazione. (...)

Più volte, Ella mi fa notare che la teologia sarebbe fantascienza. A tale riguardo, mi meraviglio che Lei, tuttavia, ritenga il mio libro degno di una discussione così dettagliata. Mi permetta di proporre in merito a tale questione quattro punti:

1. È corretto affermare che "scienza" nel senso più stretto della parola lo è solo la matematica, mentre ho imparato da Lei che anche qui occorrerebbe distinguere ancora tra l'aritmetica e la geometria. In tutte le materie specifiche la scientificità ha ogni volta la propria forma, secondo la particolarità del suo oggetto. L'essenziale è che applichi un metodo verificabile, escluda l'arbitrio e garantisca la razionalità nelle rispettive diverse modalità.

2. Ella dovrebbe per lo meno riconoscere che, nell'ambito storico e in quello del pensiero filosofico, la teologia ha prodotto risultati durevoli.

3. Una funzione importante della teologia è quella di mantenere la religione legata alla ragione e la ragione alla religione. Ambedue le funzioni sono di essenziale importanza per l'umanità. Nel mio dialogo con Habermas ho mostrato che esistono patologie della religione e - non meno pericolose - patologie della ragione. Entrambe hanno bisogno l'una dell'altra, e tenerle continuamente connesse è un importante compito della teologia.

4. La fantascienza esiste, d'altronde, nell'ambito di molte scienze. Ciò che Lei espone sulle teorie circa l'inizio e la fine del mondo in Heisenberg, Schrödinger ecc., lo designerei come fantascienza nel senso buono: sono visioni ed anticipazioni, per giungere ad una vera conoscenza, ma sono, appunto, soltanto immaginazioni con cui cerchiamo di avvicinarci alla realtà. Esiste, del resto, la fantascienza in grande stile proprio anche all'interno della teoria dell'evoluzione. Il gene egoista di Richard Dawkins è un esempio classico di fantascienza.
Il grande Jacques Monod ha scritto delle frasi che egli stesso avrà inserito nella sua opera sicuramente solo come fantascienza. Cito: "La comparsa dei Vertebrati tetrapodi... trae proprio origine dal fatto che un pesce primitivo "scelse" di andare ad esplorare la terra, sulla quale era però incapace di spostarsi se non saltellando in modo maldestro e creando così, come conseguenza di una modificazione di comportamento, la pressione selettiva grazie alla quale si sarebbero sviluppati gli arti robusti dei tetrapodi. Tra i discendenti di questo audace esploratore, di questo Magellano dell'evoluzione, alcuni possono correre a una velocità superiore ai 70 chilometri orari..." (citato secondo l'edizione italiana Il caso e la necessità, Milano 2001, pagg. 117 e sgg.).

In tutte le tematiche discusse finora si tratta di un dialogo serio, per il quale io - come ho già detto ripetutamente - sono grato. Le cose stanno diversamente nel capitolo sul sacerdote e sulla morale cattolica, e ancora diversamente nei capitoli su Gesù. Quanto a ciò che Lei dice dell'abuso morale di minorenni da parte di sacerdoti, posso - come Lei sa - prenderne atto solo con profonda costernazione. Mai ho cercato di mascherare queste cose. Che il potere del male penetri fino a tal punto nel mondo interiore della fede è per noi una sofferenza che, da una parte, dobbiamo sopportare, mentre, dall'altra, dobbiamo al tempo stesso, fare tutto il possibile affinché casi del genere non si ripetano. Non è neppure motivo di conforto sapere che, secondo le ricerche dei sociologi, la percentuale dei sacerdoti rei di questi crimini non è più alta di quella presente in altre categorie professionali assimilabili. In ogni caso, non si dovrebbe presentare ostentatamente questa deviazione come se si trattasse di un sudiciume specifico del cattolicesimo.

Se non è lecito tacere sul male nella Chiesa, non si deve però, tacere neppure della grande scia luminosa di bontà e di purezza, che la fede cristiana ha tracciato lungo i secoli. Bisogna ricordare le figure grandi e pure che la fede ha prodotto - da Benedetto di Norcia e sua sorella Scolastica, a Francesco e Chiara d'Assisi, a Teresa d'Avila e Giovanni della Croce, ai grandi Santi della carità come Vincenzo dè Paoli e Camillo de Lellis fino a Madre Teresa di Calcutta e alle grandi e nobili figure della Torino dell'Ottocento. È vero anche oggi che la fede spinge molte persone all'amore disinteressato, al servizio per gli altri, alla sincerità e alla giustizia. (...)

Ciò che Lei dice sulla figura di Gesù non è degno del Suo rango scientifico. [SM=g1740721]

Se Lei pone la questione come se di Gesù, in fondo, non si sapesse niente e di Lui, come figura storica, nulla fosse accertabile, allora posso soltanto invitarLa in modo deciso a rendersi un po' più competente da un punto di vista storico. Le raccomando per questo soprattutto i quattro volumi che Martin Hengel (esegeta dalla Facoltà teologica protestante di Tübingen) ha pubblicato insieme con Maria Schwemer: è un esempio eccellente di precisione storica e di amplissima informazione storica. Di fronte a questo, ciò che Lei dice su Gesù è un parlare avventato che non dovrebbe ripetere. Che nell'esegesi siano state scritte anche molte cose di scarsa serietà è, purtroppo, un fatto incontestabile. Il seminario americano su Gesù che Lei cita alle pagine 105 e sgg. conferma soltanto un'altra volta ciò che Albert Schweitzer aveva notato riguardo alla Leben-Jesu-Forschung (Ricerca sulla vita di Gesù) e cioè che il cosiddetto "Gesù storico" è per lo più lo specchio delle idee degli autori. Tali forme mal riuscite di lavoro storico, però, non compromettono affatto l'importanza della ricerca storica seria, che ci ha portato a conoscenze vere e sicure circa l'annuncio e la figura di Gesù.

(...) Inoltre devo respingere con forza la Sua affermazione (pag. 126) secondo cui avrei presentato l'esegesi storico-critica come uno strumento dell'anticristo. Trattando il racconto delle tentazioni di Gesù, ho soltanto ripreso la tesi di Soloviev, secondo cui l'esegesi storico-critica può essere usata anche dall'anticristo - il che è un fatto incontestabile. [SM=g1740721]

Al tempo stesso, però, sempre - e in particolare nella premessa al primo volume del mio libro su Gesù di Nazaret - ho chiarito in modo evidente che l'esegesi storico-critica è necessaria per una fede che non propone miti con immagini storiche, ma reclama una storicità vera e perciò deve presentare la realtà storica delle sue affermazioni anche in modo scientifico. Per questo non è neppure corretto che Lei dica che io mi sarei interessato solo della metastoria: tutt'al contrario, tutti i miei sforzi hanno l'obiettivo di mostrare che il Gesù descritto nei Vangeli è anche il reale Gesù storico; che si tratta di storia realmente avvenuta. (...) [SM=g1740721]

Con il 19° capitolo del Suo libro torniamo agli aspetti positivi del Suo dialogo col mio pensiero. (...) Anche se la Sua interpretazione di Gv 1,1 è molto lontana da ciò che l'evangelista intendeva dire, esiste tuttavia una convergenza che è importante. Se Lei, però, vuole sostituire Dio con "La Natura", resta la domanda, chi o che cosa sia questa natura. In nessun luogo Lei la definisce e appare quindi come una divinità irrazionale che non spiega nulla.
Vorrei, però, soprattutto far ancora notare che nella Sua religione della matematica tre temi fondamentali dell'esistenza umana restano non considerati: la libertà, l'amore e il male. Mi meraviglio che Lei con un solo cenno liquidi la libertà che pur è stata ed è il valore portante dell'epoca moderna. L'amore, nel Suo libro, non compare e anche sul male non c'è alcuna informazione. Qualunque cosa la neurobiologia dica o non dica sulla libertà, nel dramma reale della nostra storia essa è presente come realtà determinante e deve essere presa in considerazione. Ma la Sua religione matematica non conosce alcuna informazione sul male. Una religione che tralascia queste domande fondamentali resta vuota.

Ill. mo Signor Professore, la mia critica al Suo libro in parte è dura. Ma del dialogo fa parte la franchezza; solo così può crescere la conoscenza. Lei è stato molto franco e così accetterà che anch'io lo sia. In ogni caso, però, valuto molto positivamente il fatto che Lei, attraverso il Suo confrontarsi con la mia Introduzione al cristianesimo, abbia cercato un dialogo così aperto con la fede della Chiesa cattolica e che, nonostante tutti i contrasti, nell'ambito centrale, non manchino del tutto le convergenze.

Con cordiali saluti e ogni buon auspicio per il Suo lavoro.

 

[SM=g1740722]

Caterina63
00mercoledì 25 settembre 2013 13:59
[SM=g1740758] .... amara ma anche vera riflessione, direi abbastanza centrata, sui fatti....


L’effetto emerito

Nella lettera di Ratzinger che bastona Odifreddi c’è il vero motivo delle dimissioni (non è l’ateismo)

“Pochissime persone al mondo, ed Eugenio Scalfari è una di queste, possono comprendere la sorpresa e l’emozione che si provano nel ricevere a casa propria un’inaspettata lettera di un Papa”. Si potrebbe anche solo prendere atto che nel giro di due settimane pure il Papa emerito ha scritto a un ateo di Repubblica, e vedere di nascosto l’effetto che fa. Si potrebbe ironizzare sul miracolo emerito, vista l’emozione con cui Piergiorgio Odifreddi ha accolto il postino. Si potrebbe notare che c’è qualcosa di straordinario nel (momentaneo) trionfo mediatico del papato, ma forse anche di forzato. Si potrebbe dire che c’è un eccesso di affettazione nel trasporto con cui Ezio Mauro riceve ed entusiasticamente pubblica le missive dei papi, e le commenta diligente e le fa diligentemente commentare. Ieri Repubblica ha ospitato parte della lunga lettera che Joseph Ratzinger ha scritto a Piergiorgio Odifreddi, matematico mediatico e ateista, il quale gli aveva fatto pervenire il suo libro “Caro Papa, ti scrivo”, concepito e scritto come una “introduzione all’ateismo” in risposta alla “Introduzione al cristianesimo” che Ratzinger aveva scritto quasi cinquant’anni fa. E il Papa emerito ha letto, e risposto.

Leggendo le professorali staffilate di Ratzinger a Odifreddi, dopo che Francesco aveva invece massaggiato amorevole la coscienza di Scalfari, si potrebbe anche sospettare che i due giochino al Papa buono e al Papa cattivo, uno li liscia e l’altro li mena. Ma non è così. Si potrebbe notare che la pax giornalistica tra Repubblica (e praticamente tutti i media mondiali) e il Vaticano è iniziata quando il vescovo in carica di Roma ha deciso di arretrare dal duro terreno di scontro culturale con la secolarizzazione e optare per un dialogo che largheggia in libertà di coscienza, non più seduto sulle baionette della dottrina e della teologia (che invece l’emerito rivendica: “Ella dovrebbe per lo meno riconoscere che, nell’ambito storico e in quello del pensiero filosofico, la teologia ha prodotto risultati durevoli”). Di fronte a un cattolicesimo romano che teneva il punto (poiché il protestantesimo da un pezzo ha finito di essere un termine di interlocuzione spigolosa per la modernità e ha firmato la resa, senza particolare resistenza) e che sembra adesso cedere, ponti d’oro. Ma nemmeno è così.

Si potrebbero insomma dire un sacco di cose, variando tra il poco importante e il decisamente sbagliato. Il punto interessante è un altro, chiaro per chi lo voglia vedere. La lettera di Ratzinger a Odifreddi ha un tono sciolto e rigoroso, libero e a tratti severo. Concede con cortesia accademica all’interlocutore quel che può, ma poi bastona senza misericordia: “Posso soltanto invitarla in modo deciso a rendersi un po’ più competente da un punto di vista storico”; “ciò che lei dice su Gesù è un parlare avventato che non dovrebbe ripetere”; “devo respingere con forza”. E contrattacca infine nel campo dell’altro: “Nella sua religione della matematica tre temi fondamentali dell’esistenza umana restano non considerati: la libertà, l’amore, il male”.

Tutto questo significa due cose. Che Ratzinger, liberatosi dal fardello di Pietro, è tornato a essere quello che sempre ha voluto essere, un intellettuale e un teologo. Un pensatore più libero di quel che gli sia riconosciuto. Ora che non è più Papa si riprende una libertà di tono che si era involuta sotto il cannoneggiamento del mondo. Ma questo svela anche la faccia buia della medaglia. Che Benedetto XVI sentiva di non essere in grado di reggere, da quella posizione di autorità e di governo, lo scontro con la cultura secolare dell’occidente post cristiano che invece sa reggere benissimo nei suoi panni di teologo. Andarsene è stata l’ammissione che ci sarebbe voluta altra tempra e altra energia. Dopo di lui avrebbe potuto esserci un Papa che raccogliesse le stesse armi per l’identica battaglia, ma con altro vigore. Invece è arrivato un Papa che ha cambiato scena e palcoscenico, anzi tutto il teatro. Che al rapporto con la modernità applica il discernimento. Che, un po’ ingenuo e un po’ furbo, evita di farsi impallinare. Diversamente colto, ignaziano. Si vedrà.
Ma sarebbe stato interessante vedere un Benedetto XVI che rispondesse così, a muso duro, a tutti gli Odifreddi e ai cultori degli dèi falsi e bugiardi quando stava in cattedra, quando non lo vollero alla Sapienza. E costringerli, allora, a riconoscere il terreno comune che ora Odifreddi è felice di ammettere, “la ricerca della Verità, con la maiuscola”.

di Maurizio Crippa


[SM=g1740771]

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