Buddismo e Cristianesimo

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(Teofilo)
00venerdì 2 ottobre 2009 19:23
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Da: Soprannome MSNIron222_32  (Messaggio originale)Inviato: 05/12/2004 20.37
Apro questo forum per il semplice fatto che una persona,con cui ho avuto solo il tempo di scambiare poche parole senza approfondire , mi ha detto di essere cattolica praticante e al tempo stesso buddista, cosa che mi ha lasciato un po perplesso...Questa ha affermato convintissima che la filosofia buddista puo essere un aiuto,che la verità,la pace e l'armonia interiore possono trovarsi anche al di fuori del cristianesimo e che le analogie tra buddismo e  cristianesimo sono moltissime...
La cosa mi ha lasciato un po perplesso in quanto mi sembra che nel vangelo Cristo dica chiaramente e senza mezzi termini che al di fuori di lui metodi per arrivare alla verità non ve ne sono...e quindi mi stona il fatto che un cristiano possa anche appartenere ad un altra religione o filosofia di vita che dir si voglia...e inoltre,dal poco (molto poco) che so del buddismo io non vedo tutte queste analogie,anzi...quindi volevo sapere,se cè qualcuno che conosce questa religione orientale,se veramente un cristiano puo essere buddista o se le 2 cose sono incompatibili,pur sempre nel rispetto l'una dell'altra.....
Sia chiaro non voglio stabilire che religione o metodo di vita sia migliore,per carità ci mancherebbe,son tutti belli e affascinanti...volevo solo far un discorsodi coerenza... 


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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 05/12/2004 22.27
Caro Iron....sfondiamo una porta aperta.....
Non è cosa nuova che molti cattolici sostengono che il Buddismo possa insegnare al cristianesimo qualcosa...dimenticando che può essere semmai il contrario.....giacchè Budda con tutto il rispetto..non è Dio...e non è il Verbo incarnato....
A ragione già Agostino diceva nel 400: "Noi NON diciamo che un uomo si è fatto Dio...MA CHE DIO SI E' FATTO UOMO..." e questo fa la differenza.....
Inoltre san Paolo dice IN CRISTO TUTTO E' STATO RICAPITOLATO...semmai, perciò...... può essere il Buddismo che può trovare l'avvicinamento al cristianesimo.....
Tu giustamente mi fai osservare:
La cosa mi ha lasciato un po perplesso in quanto mi sembra che nel vangelo Cristo dica chiaramente e senza mezzi termini che al di fuori di lui metodi per arrivare alla verità non ve ne sono
.........
ed hai ragione..... Cristo è IL CENTRO DI TUTTO...... è RE...dell'Universo....è Colui che siede alla destra del Padre...ed è Colui che TUTTI attendiamo come gli Ebrei e i Musulmani....tutti attendiamo il suo Ritorno Glorioso......Tuttavia anche noi cristiani, grazie al Vaticano II abbiamo compreso l'importanza del dialogo volto a conoscere le...GRANDI MERAVIGLIE CHE DIO HA COMPIUTO......ora, pensare solo lontanamente che solo i cristiani siano stati o siano gli unici privilegiati da un contatto con il divino (Dio si è fatto uomo) sarebbe veramente assurdo...ed un tornare indietro nel tempo.... Un cristiano sa che non ha nulla da temere...e che se esistono altre realtà un motivo sicuramente c'è...ed è anche legato all'amore di Dio verso quanti nascono e crescono vivendo CULTURE E TRADIZIONI DIVERSE le quali sono anche una salvaguardia delle proprie identità......Io, per esempio, come cristiana e vivendo l'Eucarestia...francamente non sento affatto la necessità di sperimentare altre forme di fede...tuttavia mi affascina SCOPRIRE COME E DOVE QUESTO SPIRITO SOFFIA E COMPIE MERAVIGLIE......e nel rispetto delle diversità, si può veramente arricchirsi CON GLI ALTRI e noi..arricchire gli altri del dono stesso del Verbo che si è fatto UOMO....e non cristiano.... Rinchiudere Dio o lo stesso Cristo nel cristianesimo...sarebbe come rinchiuderlo in una Chiesa....o peggio...DENTRO UNA BIBBIA.... Francamente NON rimproverei mai un Buddista..ma un CATTOLICO.....perchè se pensasse di completare la sua fede altrove...allora è da compatire perchè non ha compreso il valore dell'Eucarestia....
Per dare una risposta esaustiva...non c'è testo migliore di chi....MISSIONARIO....ha saputo tracciare una situazione molto chiara fra il cristianesimo e il buddismo....
Fraternamente Caterina
segue il testo dal sito:
Religioni a confronto: Buddismo e Cristianesimo

Non è passato inosservato il convegno svoltosi dal 31 luglio al 4 agosto 1995, nel monastero buddista di Fo Kuang Shan a Kaohsiung (Taiwan). Alla presenza del Cardinale Francis Arinze, si sono dati convegno 10 eminenti maestri del Buddismo ed altrettanti insigni rappresentanti del Cristianesimo. L'incontro puntualizza, dopo secoli di contatti sporadici, il bisogno di reciproca conoscenza già presente in iniziative comuni. Le tematiche toccate a Taiwan sono di un'attualità sempre viva ed impegnano in programmi di collaborazione reciproca.

Cultura della fede: importanza basilare

Di fronte alla storia bimillenaria ed oltre, delle due grandi religioni, un approccio di rilievo, avvenuto poco più di cent'anni fa, può sembrare cosa da poco. In realtà non è così.
Il tentativo di "dialogo-controversia" si era verificato nello Sri Lanka, dal 26 al 28 agosto 1873. E sebbene l'incontro fosse stato marcato da una notevole cortesia reciproca, nel presentare le rispettive dottrine religiose, era prevalsa una certa superficialità. Esse non erano state trattate nè dal punto di vista accademico, nè dal punto di vista pratico. Quest'ultimo implica una possibilità di presa di coscienza da parte del singolo e una possibilità di dialogo con l'assoluto.
"Un incontro infruttuoso" secondo Yasuaki Nara, il conferenziere buddista che lo ricorda. Da tutte due le parti infatti, i testi della Bibbia e quelli del Buddismo, erano stati presi alla lettera, con la preoccupazione di far valere il proprio spirito religioso intatto e nella sua interezza. Era emersa con sicura insistenza la superiorità di ognuna delle due religioni sull'altra.
Eppure quel primo incontro assume oggi una rilevanza storica notevole. Perchè in esso mancò del tutto il senso della cultura della fede, quel qualche cosa che permette nei secoli al sistema dottrinale ed etico di variare per adeguarsi concretamente alla vita. E venire assimilato senza perdere nulla dei suoi valori essenziali.
A Taiwan si è partiti dalla convinzione che gli elementi specifici che differenziano le religioni non rientrano in una logica dottrinale ed ideologica, così da costituire un comune campo di ricerca speculativa, bensì nella pratica della gente. E' la gente che pur ricevendo l'insegnamento religioso, vivifica e sviluppa la fede, maturandola anche attraverso le altre tradizioni culturali. Senza una simile premessa, ogni ricerca di dialogo può risultare oggi, come nel 1873 nello Sri Lanka, senza frutto.

Qualche tentativo

Dal 1967, per merito del Prof. Douglas Steere, dell'Haverford College, ogni anno si riuniscono in Giappone rappresentanti del Buddismo Zen e Cristiani simpatizzanti dello Zen. I convegnisti passano assieme dai 4 ai 6 giorni, condividendo le diverse esperienze religiose con franchezza e comprensione. Anche se l'orientamento spirituale sempre programmato come prioritario, finisce, senza prefiggerselo, per essere sostituito da interessi filosofici ed accademici, questi devono essere accettati secondo Yasuaki Nara. Per favorire il dialogo. Visto che, da ambo le parti, viene trattata la religione dell'altro come oggetto serio di studio e comprensione profonda, l'atmosfera è di reciproco rispetto e reciproca accoglienza. La preoccupazione della superiorità del proprio credo, non affiora nemmeno più negli incontri. E nei dibattiti si avverte come assente la preoccupazione di riuscire vittoriosi.
Anzi, l'approccio ai testi spirituali tramite interessi metafisici, porta ad interpretazioni diverse. Se si vuole ad esempio domandarsi com'è vista la situazione umana nelle due religioni e si trova nel Buddismo il principio secondo il quale "tutto è sofferenza"(dolori, malattie, morte) la frase non coglie semplicemente la caratteristica fondamentale della nostra vita, ma è espressione di quella coscienza esistenziale, universalizzata, da cui il Budda parte per l'intera sua ricerca. Insegnando il controllo dei desideri e il modo per affrontare il dolore, egli non intende evitare la sofferenza o rimuoverla, ma "andare oltre" e giungere al Nirvana, all'illuminazione piena. Alla pace profonda.
Thomas Merton, nell'incontro Zen del 1968 a Bangkok, paragonò la perdita in genere della propria unità interiore, all'esperienza cristiana della perdita di quell'unità originaria che si trova all'interno di noi stessi come espressione somma del nostro essere, quando siamo uno con Dio. La perdita di simile unità, richiede, per essere superata, la scoperta di un centro più profondo, di una base spirituale dove tutto viene riunito in una nuova vita dinamica di amore ed armonia. Lo svuotamento proposto da Budda è imparentato con la kenosi cristiana, dove il sacrificio totale del proprio io, prepara la strada alla pienezza del divino.

Cristo e Budda

Non vi è alcun dubbio che Gesù è stato considerato dai suoi seguaci il Figlio di Dio e Budda la "via" per andare al- l'Assoluto. C'è una grande affinità tra i due personaggi. Gesù ha salvato l'umanità prendendo su di sè tutte le sofferenze. Attraverso il supplizio della croce porta gli uomini oltre le proprie croci, fino a condividere la vita divina di libertà e amore. Budda sacrifica per amore dell'umanità, il raggiungimento pieno dell'illuminazione per protrarre più a lungo la sua vita terrena ed aiutare gli uomini a raggiungere la perfezione. Ma mentre lo stato di Gesù, Figlio di Dio, pur assumendo la natura umana, rimane unico, ogni uomo che tenda alla perfezione può arrivare allo stato di Budda. Gesù è l'Emanuele: Dio con noi. Budda è Siddhartha: l'Illuminato. Nel primo è incarnata la pienezza della grazia di Dio, nel secondo viene valorizzato al massimo il potenziale umano. Tutti due forniscono dei paradigmi liberatori che ri-orientano la vita umana da un'esistenza distorta, da una coscienza incentrata sull'io, verso la scoperta della verità. Presentano un modello di saggezza religiosa, di amore e compassione provenienti dallo Spirito. Il distacco dalle passioni umane non è nè in Budda, nè in Gesù fine a se stesso: fornisce la libertà interiore necessaria per non lasciarsi prendere dalla futilità delle cose di ogni momento e stabilizzarsi nell'Assoluto. Andando oltre ogni forma di precarietà e mutevolezza. In questo impegno spirituale si può trovare una strada di mutua collaborazione anche tra religioni diverse.

Realizzazioni possibili

Attualmente ci sono movimenti di risveglio del Buddismo in Giappone, Corea, Tailandia ed India che cercano di ripristinare le pratiche insegnate dal Budda, tenendo presente lo sviluppo mondiale della giustizia e della pace. In un clima di dialogo inter-religioso.
Nel 1994 i vescovi cattolici del- l'Asia discussero in Tailandia la teologia dell'armonia. Problemi come il divario crescente tra ricchi e poveri, il deterioramento dell'ambiente, lo sfruttamento dei bambini e la perdita dei valori umani, vennero studiati come elementi gravi di disarmonia. L'armonia è considerata fonte di ispirazione per la collaborazione tra Cristiani e Buddisti. Tutto questo è possibile perchè la cultura della fede si è notevolmente evoluta, permettendo a religioni diverse di avere uno scopo comune. Conservando il reciproco rispetto per la diversità delle dottrine e favorendo la reciproca conoscenza e la collaborazione comune.

Un passato sconosciuto

Dal 1830, con lo studio delle due lingue, sanscrito e pali, il Buddismo diventa oggetto di ricerche scientifiche e di una straordinaria diffusione in America ed in Europa. Ma già nell'antichità, con l'impero di Alessandro Magno si instaurano scambi tra il mondo indiano e l'Occidente. Nel II° sec. dopo Cristo, Clemente d'Alessandria, (citato, secondo J.P. Guetny, da H. de Lubac) fa un riferimento a Budda che gli Indiani "onorano come Dio a motivo delle sue grandi virtù".
Mani, il fondatore del manicheismo gli dà un posto esplicito nel suo sistema, come "inviato di Dio".
Bisogna però arrivare al XIII° sec. e al celebre viaggiatore Marco Polo "per avere una prima conoscenza diretta, autentica e un po' circostanziata". Egli conosce il Buddismo nel Kashmir e cerca notizie del fondatore a Ceylon. "Per l'onestà e la bontà della sua vita, scrive, sarebbe stato un santo cristiano se avesse conosciuto Cristo!"
Luigi IX° manda il francescano Guglielmo di Rubrouck alla corte dei mongoli e ne rimane affascinato. Un altro ecclesiastico Giovanni di Montecorvino va in Cina, ma è Odorico da Por-denone nel XIV° sec. ad avere un incontro significativo col Buddismo, nel Tibet. Cita Lhasa "come una città dove vive il grande abate che è come il Papa", il Dalai-lama.
La circumnavigazione dell'Africa di Vasco de Gama apre tutte le vie per l'estremo Oriente e i viaggi si susseguono. Ma ad aprire veramente le porte verso il buddismo è Francesco Saverio, seguito dal celebre Matteo Ricci che, in Cina, apprezza molto i metodi di meditazione dei buddisti."I quali sembrano aver colto chiaramente i valori cristiani!"

Verso l'interiorità

Fino ad alcuni anni fa si pensava che un buddista in Occidente non potesse essere che un immigrato dall'estremo Oriente. Ma si è verificato un cambiamento. In America, negli anni 65-70, si invoca una "contro-cultura" che favorisce lo sviluppo del Buddismo-Zen. Verso gli anni 50, con l'occupazione del Tibet da parte della Cina e l'emigrazione del Dalai-lama, si diffonde in Francia il Buddismo tibetano. Le differenze tra i due non sono sostanziali. A sentirsene coinvolti inizialmente, sono gli strati sociali più elevati culturalmente, artisti, insegnanti, medici, operatori sociali. Solo alcuni sono atei. La maggior parte ha ricevuto un'educazione cristiana, ma superficiale. E' raro che un cristiano veramente impegnato diventi un buddista. Si limita a far proprie le tecniche di interiorizzazione.
La ricerca del Buddismo è dovuta per molti al bisogno di stabilire un equilibrio specie nel settore familiare dopo lutti o rotture. Non viene di solito presentato come un'esperienza spirituale, ma come una presa di coscienza del proprio equilibrio psichico. Lo differenzia dalle sette il fatto di portare all'autonomia interiore. Anche quando c'è un maestro, esso indica al discepolo la conquista dell'autocontrollo che permette di gestirsi in proprio. C'è un minimo di regole da osservare circa la sobrietà e la tolleranza, poi ciascuno è libero di scegliere lo scopo della propria vita, i valori da prediligere, e la realizzazione da raggiungere. In un'inchiesta sulla cultura religiosa condotta in Francia dal sociologo Louis Hourmant, gran parte dei liceali ha risposto: "Vorrei saperne di più sul Buddismo perchè è una religione senza dogmi, tollerante e non autoritaria".
Ci sono cristiani che provano interesse per il Buddismo. Molti lo fanno perchè la loro fede, vissuta superficialmente non dà un senso alla vita. Leggono dei libri sul Buddismo, vedono dei film, senza avere la minima intenzione di aderirvi. Sentono il bisogno di confrontarsi, di esperimentare il metodo di meditazione, il rapporto con il proprio corpo. Rivelano una certa nostalgia per qualcosa che è andato perduto, con il tempo, nella pratica di molti cristiani: il bisogno di interiorizzazione, di auto-rinnovamento.

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Da: Soprannome MSNIyvan5Inviato: 06/12/2004 0.09

Una notte dell'anno 563 a.C, in una città d'Oriente chiamata Kapilavastu, alle falde dell'Himalaya, una giovane donna di nome Maya vide in sogno un bellissimo elefante bianco, con sei zanne, che penetrava nelle sue viscere passandole attraverso il fianco, senza farle alcun male. Dopo le giuste lune, Maya mise al mondo un bambino: il piccolo fu chiamato Siddharta, cioè "Colui che ha raggiunto il suo scopo".

Il padre era un re, che si diceva discendente dal profeta vedico Gotama. Maya morì sette giorni dopo il parto, e il principe Siddharta fu allevato nel palazzo paterno ben separato da tutto il  mondo circostante. Ma un giorno uscì dalla sua gabbia dorata e incontrò un vecchio sofferente, un morto e un asceta. Questa esperienza lo indusse ad una profonda riflessione sul perchè di questa esistenza.

Aveva allora ventinove anni quando indossò la veste gialla degli asceti e cominciò a peregrinare per il mondo cercando inutilmente nella dottrina, nello yoga e nell'ascesi la via èer ottenere la liberazione dal dolore. Finchè un giorno, mentre era in meditazione , il demone Mara gli tese un agguato e cercò di distoglierlo dalla ricerca della verità (qui abbiamo una prima analogia con le tentazioni di Gesù nel deserto).

Fu una lunga e terribile lotta, ma Siddharta ebbe la meglio e il demone svanì. In quello stesso istante gli si aprì l'occhio della visione spirituale, in Siddharta era nato il Buddha, il Risvegliato. I misteri del cosmo, della vita e della morte gli si svelarono in una sequenza di visioni luminose che lo rapirono fino allo stato del nirvana, dove si estingue il ciclo delle reincarnazioni (e qui ci troviamo in netto contrasto con il Cristianesimo).

Egli aveva capito che per sconfiggere il dolore era necessario estinguere il ciclo delle reincarnazioni annientando il desiderio. Senza però fuggire dal mondo e dalla vita, ma vivendo con animo sereno e distaccato, attuando l'apparente paradosso di accettare la realtà senza per questo rendersene schiavi. Una via mediana, lontana sia dall'ascetismo sia dall'edonismo.

Una via di pietà, carità e amore spirituale, perchè votata alla compassione verso gli esseri viventi (altra similitudine con l'insegnamento di Cristo).

Per ottenere la liberazione l'uomo doveva però fare unico assegnamento su se stesso e non sugli dei (altro contrasto con la religione cristiana che si affida invece a Dio). In realtà, il buddismo non è ateo, ma ritiene ininfluente il fatto che Dio esista o meno.

Morì ottantenne a seguito di un avvelenamento dovuto a funghi che gli erano stati offerti da un ospite. Era l'anno 483 prima di Cristo.

Alcuni insegnamenti:

Dallo spirito proviene ogni cosa. Tutto nasce dallo spirito, è formato dallo spirito. Se qualcuno parla con spirito cattivo, la sofferenza lo segue come la ruota segue l'animale da tiro.

Mi ha offeso, maltrattato, oppresso, ridicolizzato; chiunque metta al bando tali pensieri verrà abbandonato dall'odio. L'odio non cessa mai attraverso l'odio, è la benevolenza che riconcilia: questa è legge immutabile.

Lo stolto che riconosce la sua follia è, in verità, saggio. Ma lo stolto che si crede saggio è veramente folle.

Gli stolti, gli illusi si strangolano da soli; accumulando i demeriti delle loro cattive azioni, raccolgono l'amaro frutto della loro follia.

Volgiti decisamente al bene. Chiudi il tuo cuore ad ogni impulso malvagio, perchè facendo il bene con indifferenza, tu inclinerai ancora verso il male.

Nè nell'aria, nè nelle profondità dell'oceano, nè sulle montagne più lontane, in nessuna parte dell'universo si trova un luogo dove si possa sfuggire alle conseguenze delle proprie cattive azioni.

L'avaro non raggiunge mai il mondo degli dèi, lo stolto disprezza la carità, ma il saggio gioisce nel dare ed è felice qui e al di là.

Opponi la dolcezza alla collera, la bontà alla cattiveria, la generosità all'avarizia e la verità alla menzogna (Gesù dirà: "a chi ti percuote offri l'altra guancia)

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Sintetizzando: la causa del dolore deriva dal desiderio, il desiderio porta al ciclo delle rinascite. Occorre annientare il desiderio, e quindi l'ego, conducendo una vita fervidamente virtuosa, applicando la compassione e l'amore.

Come filosofia di vita, il buddismo ha quindi diverse analogie con il cristianesimo e da questo punto di vista potrebbe conviverci, sono però i presupposti ad essere diversi e quindi inaccettabili dalla religione cristiana.

iyvan

(Teofilo)
00venerdì 2 ottobre 2009 19:24
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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 06/12/2004 8.40
Ringrazio Yivan per la sua partecipazione....egli sa....che il suo parere in questo campo mi è stato già di grande aiuto quando parlavamo in passato di queste realtà.....
Anzi...devo dire con serenità che proprio grazie ad Yivan..ho compreso molte sfaccettature di queste REALTA' che comunque esistono fin anche prima del cristianesimo e che dunque non possono nè essere ignorate e neppure cancellate...ecco perchè insisto sulla frase di Paolo "Cristo ha RICAPITOLATO IN Sè TUTTE LE COSE, QUELLE DEL CIELO E QUELLE DELLA TERRA...." Dio non cancella dunque....ma ricapitola.....l'Incarnazione del Verbo è, come dice Paolo, una NUOVA CREAZIONE E' IL NUOVO ADAMO.....
Ci aiutino questi particolari a comprendere e ad apprezzare le altre Fedi, per vedere le meraviglie di Dio......e preghiamo affinchè quei presupposti diversi, a cui accennava Yivan, finiscano per essere COMPRESI NEL MISTERO DEL VERBO FATTO UOMO......attorno al quale TUTTI dobbiamo in qualche modo riconoscerci.....
Fraternamente Caterina

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Da: Soprannome MSNIron222_32Inviato: 06/12/2004 22.43
La mia enciclpopedia,parlando del pensiero buddista,ad un certo punto afferma ;
 "Tutto è dolore; nascere,vivere e morire; ma quale la sua origine? (del dolore). La risposta è ; ha origine dal desiderio; si vive perchè si desidera vivere; ma la vita è dolore,e perciò il desiderio,fonte di vita,è anche fonte di dolore. Nè,per sottrarsi al desiderio,basta morire; il tal caso si desidererebbe la morte,e si resterebbe perciò prigionieri del desiderio.Bisogna,invece,semplicemente far cessare ogni desiderio ( sia il desiderio di vivere che quello di morire ). "
Questa sommaria definizione mi ha lasciato un po interdetto; Il desiderio,da cui scaturiscono anche i sentimenti e le emozioni,fa parte della natura umana...l'uomo per natura desidera vivere,desidera l'immortalità,desidera la pace e molto altro...cercare di cancellare il desiderio non si rischia quindi di andare contro quello che l'uomo E' ? non si rischia di rinnegare la propria natura e opporsi a quest'ultima?
D'altronde,Gesù stesso non si esime dal mostrare le sue emozioni e dal viverle pienamente...Egli piange davanti a un morto,si commuove per le folle, hapaura,si sente abbandonato e disperato...arriva ADDIRITTURA a sudare sangue,fenomeno medico realmente esistente che puo verificarsi allorquando si è sottoposi ad un emozione intensissima....quindi altro che Nirvana e annullamento dei desideri per Gesù...da questo punto di vista mi sembra abbastanzadifferente il cristianesimo da questa concezione di non-essere buddista.
Inoltre per il buddista il mondo è un illusione che va trascesa,dalla quale l'io deve allontanarsi per superarla...per il cristiano il mondo invece è una realtà,seppur decaduta,assolutamente concreta  che va rimodellata,riplasmata secondo alcuni aspetti e insegnamenti...anche qui la differenza mi sembra abbastanza netta...
Anche il concetto di sofferenza mi sembra differente; mentre nel buddisnmo quest'ultima va annientata attraverso la soppressione del desiderio,va quindi fuggita,nel cristianesivmo è invece una realtà che va accettata in virtù di una speranza in grado di renderla feconda...
Per quanto riguarda il fatto che anche nel buddismo vi è misericordia e perdono,bisogna rimarcare però che queste 2 prerogative  nel buddismo derivano dal fatto che , raggiunta la sottrazione dal desiderio,non si puo piu provare desiderio di vendetta,sentimenti di odio,non si ha gelosia perchè non si desidera ecc..ecc...mentre invece il perdono e la mitezza cristiana derivano non dall'annullamento dei propri desideri ma da fattori completamente differenti,come il credere che tutti sono figli di Dio,che solo quest'ultimo puo giudicare,dall'imitazione dell'amore e del sacrificio di Cristo e da altri aspetti che voi conoscete meglio...anche qui vi è differenza..
Mi appare quindi difficile comprendere come si possa essere buddisti e al contempo cristiani,li trovo sotto troppi aspetti incompatibili..
Devo anche però dire,per amor della verità,che di buddismo ho letto solo sull'enciclopedi e su di un libro alcuni anni fa...quindi potrei non conoscere molti altri aspetti o interpretarne mali alcuni..

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Consiglia Elimina    Messaggio 6 di 23 nella discussione 
Da: Soprannome MSNIron222_32Inviato: 06/12/2004 22.46
alleluia,dopo venti tentavi son riuscito ad inserire un messaggio,alleluia!!!

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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 06/12/2004 23.40
Comprendo la tua perplessità Iron....(anche il problema di MSN che da giorni crea problemi....... per non rischiare di perdere i messaggi, fate un copia prima di dare l'invio....in questo modo se la pagina salta, non avrete perso il messagio e riaperta la finestra con il tasto incolla riavrete il messaggio)
dicevo....le perplessità...il punto è Iron che spesso siamo fossilizzati NEI CONFRONTI DEGLI ALTRI... e questo ci impedisce di comprendere che non sempre possiamo interpretare un pensiero alla maniera che CULTURALMENTE siamo noi abituati a vedere.... passiamo ad analizzare nei punti salienti:
Tutto è dolore; nascere,vivere e morire; ma quale la sua origine? (del dolore). La risposta è ; ha origine dal desiderio; si vive perchè si desidera vivere; ma la vita è dolore,e perciò il desiderio,fonte di vita,è anche fonte di dolore.
........
è una domanda che ci poniamo anche noi, nonostante abbiamo, per certi versi, risposte più convincenti..... ora se analizziamo la risposta dobbiamo tener conto che il Buddismo NON conosce il Cristo, nè la Sua Rivelazione e dunque la sua spiegazione....dunque lo sforzo per la comprensione per aiutare gli altri, i Buddisti, alla risposta non sarà quella di negare la loro risposta, ma di completarla.....leggiamo queste risposte:
1) ha origine dal desiderio: abbiamo due analogie con il cristianesimo: il peccato originale che è la causa principale del motivo "dolore", cioè, L'UOMO PARTE ALLA RICERCA DI DIO.....e questo crea un dolore fino a quando non lo trova....ma con il Cristianesimo è Dio che si fa incontro all'uomo! L'altro aspetto è il rifiuto dell'uomo di questo incontro con Dio, da questo rifiuto non può che scaturire dolore.
2) si vive perchè si desidera vivere: possiamo vedere due aspetti, il primo è quello buddista che ha un credo diverso e questo non possiamo fare altro che rispettarlo anche se non condividerlo, ma il secondo può unirci: pensiamo all'aborto che è una mentalità tipicamente nostrana e non certo buddista... pensiamo ai suicidi perchè si è stanchi di vivere, inesistente questo problema nel buddismo....pensiamo ai martiri ai quali piaceva invece vivere proprio per trasmettere quel Dio che avevano incontrato, in tal caso si vive "per vivere l'eternità".......
3) ma la vita è dolore,e perciò il desiderio,fonte di vita,è anche fonte di dolore. : leggiamo qui un forte pessimismo che giustifica il concetto della Reincarnazione che lo stesso Gandhi finisce per dubitare definendolo un "grave peso", tuttavia restando prettamente nelle parole, torna valido il punto "1" possiamo aggiungere l'esperienza tipicamente paolina quando parla della croce come di un VANTO, il dolore si trasforma e diventa un VANTO, una corona di gloria....il dolore nei confronti di una vita inizia dal PARTO e fino al trapasso siamo soggetti  e sottoposti a dure prove in qualunque settore.....analizzando ogni componente non potremmo fare altro altro che riconoscere che l'unica risposta plausibile resta...Gesù Cristo.....
Infine:
Nè,per sottrarsi al desiderio,basta morire; il tal caso si desidererebbe la morte,e si resterebbe perciò prigionieri del desiderio.Bisogna,invece,semplicemente far cessare ogni desiderio ( sia il desiderio di vivere che quello di morire ). "
Diremmo che.....non basta infatti morire, ma occorre PRODURRE FRUTTI, OCCORRE FARE QUALCOSA..OCCORRE DARE TESTIMONIANZA..questo aspetto è assente nel Buddismo, non per colpa propria ma per carenza di COMPLETEZZA.....Un cristiano infatti non resta mai prigioniero di un sogno o di un desiderio...o prigioniero di...DIO..... il far cessare il desiderio, effettivamente, possiamo accostarlo a Gesù quando ci dice che...AD OGNI GIORNO BASTA LA SUA PENA...oppure "cercate prima le cose di lassù,il resto è in più..." Possiamo far cessare ad esempio il desiderio di vivere perchè ATTACCATI ALLA MATERIALITA'..alla carne che Paolo chiama CATENE...e le catene infondono un "dolore"....e possiamo far cessare il morire, per esempio, non rimanendo INDIFFERENTI al messaggio del Vangelo.....l'indifferenza uccide peggio di una bestemmia...
Concordo sulla scena del Getsemani...Gesù suda sangue di fronte a ciò che gli spetta......ma il Buddista ha tutta un altra cultura che più che essere errata sembra MANCARE DI QUALCOSA...sembra incompleta......
Interpreto il Nirvana come una sorta di risposta in attesa DELLA RISPOSTA.......perchè il Nirvana non può essere la risposta al dolore che l'uomo,nascendo, deve in qualche modo sperimentare....
Cosa ne pensate?
Fraternamente Caterina

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Da: Soprannome MSNIyvan5Inviato: 07/12/2004 11.00
Non si può comprendere il buddismo eliminando il concetto di reincarnazione.
Questo è il punto da cui scaturisce tutta la filosofia buddista: un rapporto costante e ineluttabile di cause ed effetti.
Per il buddismo l'uomo deve raggiungere la perfezione che consiste nella piena consapevolezza di se stesso che gli permette di raggiungere il Nirvana, quello stato di beatitudine dove cessa il ciclo delle rinascite e quindi il dolore.
E' uno stato dell'essere riportato alla purezza delle origini al quale solo l'uomo con le sue sole forze può accedere in virtù della sua condotta irreprensibile.
Al di là del concetto di reincarnazione, credo che, in ogni caso, questo stato è però estremamente difficile da raggiungere con le sole proprie forze,tranne forse per pochi, ed è quindi necessario l'abbandono all'azione divina, che nel buddismo non viene tenuta in alcuna considerazione.
Quando Caterina dice che in Cristo si è attuata ogni completezza è verissimo: alla pratica delle virtù predicatedal buddismo nei confronti dei propri simili, Gesù ha aggiunto l'elemento più importante: l'amore verso Dio, che permette a tutti, e non solo a pochi eletti, di ricongiungersi alla Centralità.
Le varie epoche, attraverso uomini illuminati come il Buddha e altri, hanno contrassegnato le varie tappe spirituali dell'evoluzione umana, fino a giungere al momento in cui il Cristo ha completato il percorso, sintetizzando e sublimando attraverso Lui le intuizioni a cui l'umanità era pervenuta.
Buddha era intuizione, ma in Cristo parlava Dio stesso.
E' Cristo che può completare il pensiero buddista, e non viceversa.
Solo in questo senso buddismo e cristianesimo possono convivere.
Pace
iyvan

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Consiglia Elimina    Messaggio 9 di 23 nella discussione 
Da: Soprannome MSN°TeofiloInviato: 09/12/2004 11.24

Quando Caterina dice che in Cristo si è attuata ogni completezza è verissimo: alla pratica delle virtù predicatedal buddismo nei confronti dei propri simili, Gesù ha aggiunto l'elemento più importante: l'amore verso Dio, che permette a tutti, e non solo a pochi eletti, di ricongiungersi alla Centralità.
Le varie epoche, attraverso uomini illuminati come il Buddha e altri, hanno contrassegnato le varie tappe spirituali dell'evoluzione umana, fino a giungere al momento in cui il Cristo ha completato il percorso, sintetizzando e sublimando attraverso Lui le intuizioni a cui l'umanità era pervenuta.
Buddha era intuizione, ma in Cristo parlava Dio stesso.
E' Cristo che può completare il pensiero buddista, e non viceversa.
Solo in questo senso buddismo e cristianesimo possono convivere.


Condivido l'analisi di lyvan.
Si tenga presente che Budda è vissuto molto tempo prima di Cristo. Se  avesse potuto vedere o anche solo ascoltare la predicazione di Cristo, probabilmente Budda lo avrebbe seguito e sarebbe stato cristiano.
Ma prima della venuta di Gesù, perfino la rivelazione del Vecchio Testamento difettava di elementi essenziali, che sono arrivati solo con il Suo avvento .
Perfino i profeti e i re venuti prima di Lui hanno vagato nella penombra della rivelazione rimasta molto velata e presagito molto vagamente quello che sarebbe avvenuto.
Di essi Cristo stesso dice:

Mat 13,17 In verità vi dico: molti profeti e giusti hanno desiderato vedere ciò che voi vedete, e non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, e non l'udirono!

Uno di quei giusti potrebbe essere benissimo anche uno come Budda, il quale seguendo il sentiero della rettitudine, si è avvicinato molto alla predicazione di Cristo, almeno per quanto riguarda l'aspetto morale.
Possiamo tentare di fare qualche accostamento tra il buddismo e il Cristianesimo precisando  che, oltre a quanto detto da lyvan, al buddismo manca la consapevolezza che il semplice sforzo e la sola buona volontà dell'uomo non possono essere sufficienti a permettergli di salvarsi: gli occorre l'aiuto della Grazia che si ottiene grazie al sacrificio di Cristo. Ma tutto questo non era ancora conoscibile da parte di  Budda.

Vediamo alcune analogie

Ecco le quattro verità fondamentali propugnate dal Buddha Gautama:

a) l’esistenza umana comporta automaticamente la sofferenza;

b) la sofferenza è causata dal desiderio del piacere;

c) il sollievo è raggiunto solo mediante l’estinzione del desiderio del piacere;

d) una «strada ad otto corsie» deve essere seguita per eliminare il piacere.

Anche il Cristianesimo insegna che :

A) L'uomo partecipa della sofferenza insieme a tutta la creazione.

Ro 8,17 E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se veramente partecipiamo alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria.

Ro 8,18 Io ritengo, infatti, che le sofferenze del momento presente non sono paragonabili alla gloria futura che dovrà essere rivelata in noi.

Ro 8,22 Sappiamo bene infatti che tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto;

B) Il desiderio è la concupiscenza che genera il peccato e quindi la schiavitù che porta il dolore nel mondo.

Giac 1,14 Ciascuno piuttosto è tentato dalla propria concupiscenza che lo attrae e lo seduce;

Giac 1,15 poi la concupiscenza concepisce e genera il peccato, e il peccato, quand'è consumato, produce la morte.

1Gv 2,16 perché tutto quello che è nel mondo, la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita, non viene dal Padre, ma dal mondo.

C) Seguendo la via della croce e della rinuncia si ha la possibilità di rendere il giogo meno pesante.

Mat 11,29 Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. 30 Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero».

D)  Gli «otto sentieri» costituiscono, in pratica, secondo il buddismo, la via della salvezza. 

Consiste nei seguenti comportamenti:

  1. concezioni esatte: sono quelle elencate sopra;

  2. giuste aspirazioni: rinunziare al piacere e desiderare il bene;

  3. giusto parlare: non mentire, non usare parole oziose;

  4. retta condotta: comportarsi bene;

  5. retto agire: non vendere persone come schiavi, né macellare animali;

  6. retto sforzo: coltivare stati mentali positivi;

  7. retta diligenza: cercare il dominio di sé in ogni cosa;

  8. retta concentrazione: darsi alla meditazione finché giunga la pace.

Ritroviamo anche nel NT dei concetti molto vicini, se non addirittura identici a quelli sopra elencati.

Non credo sia il caso di cercarvi i versetti, che sono tanti al riguardo.

Naturalmente,  mancano tanti altri elementi, taluni discordanti rispetto al Cristianesimo, come faceva notare lyvan, ma ci fermiamo a questi accostamenti tanto per osservare che le intuizioni di Budda, soprattutto se si tiene conto che furono fatti molti secoli prima della venuta di Cristo, si possono ritenere "illuminati" e rappresentano quegli elementi di verità (cf Concilio Vaticano II) che lo Spirito ha voluto distribuire anche presso altri popoli, così come Egli ha ritenuto opportuno a seconda del grado di apertura raggiunto da ciascuno.

Se però da una parte occorre rilevare che uno come Budda avrebbe accolto l'insegnamento di Cristo come un completamento del proprio e si sarebbe comportato probabilmente come quei magi che riconobbero in Cristo il coronamento della loro religione che additava da tempi remoti il Messia salvatore, dall'altra parte non si può ammettere che un cristiano, in possesso dell'insegnamento, dei sacramenti e dei benefici del sacrificio di Cristo possa ritornare indietro abbracciando qualcosa che è meno perfetto.

Sarebbe da considerare una perdita enorme e non un acquisto. Il buddismo dunque era cosa ottima prima di Cristo in quanto a Lui doveva condurre. Potrebbe essere meglio la rettitudine buddista che non l'immoralità, ma certamente in definitiva è meglio il cristianesimo che non il buddismo.

Anche il Battista, seguito da folle e da discepoli, quando riconobbe in Gesù il Messia promesso, disse:

Giov 3,29 Chi possiede la sposa è lo sposo; ma l'amico dello sposo, che è presente e l'ascolta, esulta di gioia alla voce dello sposo. Ora questa mia gioia è compiuta. 30 Egli deve crescere e io invece diminuire.

Budda avrebbe detto probabilmente la stessa cosa.

Con affetto


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Da: Soprannome MSNIron222_32Inviato: 09/12/2004 17.37
sei sicuro Teofilo che il buddismo insegnava che bisogna annullare il desiderio del piacere e desiderare il bene? perchè a me sembra,dal poco che ho letto,che invece bisogna annullare QUALSIASI forma di desiderio...e pertanto anche desiderare il bene comporterebbe l'essere prigionieri del desiderio e non andrebbe bene secondo la loro logica...
E cmq cosa ne pensate nello specifico delle differenze che ho elencato io inizialmente?a me paiono abissali e assolutamente incompatibili...

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Da: Soprannome MSNHanzoHattori1984Inviato: 09/12/2004 18.17
...e pertanto anche desiderare il bene comporterebbe l'essere prigionieri del desiderio e non andrebbe bene secondo la loro logica...
___________________
Il desiderio del Salvatore non ha mai ucciso nessuno, infatti
anzi.
Speranza, Fede, Carità
Ma più grande è la Charitas, l'Amore
in poche parole
Dio
Se desideriamo Dio come dei figlioli desiderano un padre, non potremmo riceverne che dei benefici, attraverso i sacrifici.
E allora Dio sarà anche orgoglioso di noi, tanto da dirci "chiamami Papà, tu che sei a mia immagine e somiglianza".
E così si può capire il grido del Figlio "Abbà, Abbà, perché mi hai abbandonato?".
Ha perso la fede? Assolutamente no.
Poteva perderla? Certamente no.
Era uomo ed era Dio, il Maestro. Solo Lui e chi segue Lui, Primo fra i servi, Ultimo tra i sofferenti, merita il titolo di Maestro.
La Verità va comprata a caro prezzo, con la nostra vita.

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Da: Soprannome MSNIyvan5Inviato: 10/12/2004 4.13

Egli aveva capito che per sconfiggere il dolore era necessario estinguere il ciclo delle reincarnazioni annientando il desiderio. Senza però fuggire dal mondo e dalla vita, ma vivendo con animo sereno e distaccato, attuando l'apparente paradosso di accettare la realtà senza per questo rendersene schiavi. Una via mediana, lontana sia dall'ascetismo sia dall'edonismo.

Se leggete bene si tratta di accettare la realtà, quindi con tutti i relativi dolori e gioie, ma senza subirli.

Gesù ha accettato, ma non ha subìto il mondo. Si subisce quando non si comprende. Vivere con animo sereno e distaccato non significa essere amorfi e privi di slanci, tutt'altro; si tratta infatti di controllare le nostre passioni ed emozioni in modo tale da non esserne succubi, si tratta di vederci un po' dall'esterno senza lasciarci coinvolgere, e tutto questo accompagnato da una fervida dirittura morale.

Il dolore è spesso amplificato dalla mancanza di questo controllo ed è quindi causato dai nostri stessi limiti e dall'incapacità di opporci al desiderio. 

Quando si parla di desiderio è chiaro che s'intende il voler avere o essere di più, e più otteniamo e più desideriamo, e ciò che non otteniamo provoca dolore. Il desiderio del bene e dell'autorealizzazione è un'inclinazione positiva anche per il buddista, non è questo che il Buddha intendeva sopprimere, bensì quello che induce a trovare soddisfazione al nostro ego.

E' questo ego che, secondo la filosofia buddista, è l'artefice dei cicli delle reincarnazioni e,  solo quando saremo riusciti ad abbattere il desiderio che lo alimenta e lo spinge, si potrà porre termine al suo peregrinare.

E' più facile che un cammello passi attraveso la cruna di un ago che un ricco, etc, etc.: s'intende il ricco che è schiavo delle sue ricchezze e che ne è schiavo a causa dei suoi desideri che lo rendono egoista.

Tutto è riconducibile al desiderio: i nostri egoismi, le prevaricazioni, la violenza, l'omicidio, l'ingiustizia .... tutto.

Il Buddha affermava la necessità di abbatterlo per raggiungere il Nirvana dove c'è assenza di dolore. Non è forse la stessa cosa che predicava Gesù per raggiungere il Regno dei Cieli?

La differenza sta nel fatto che, per Buddha, l'uomo deve raggiungere questo traguardo facendo assegnamento solo su se stesso, mentre per Cristo si raggiunge con l'abbandono al Padre.

Pace

iyvan


  


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Da: Soprannome MSN°TeofiloInviato: 10/12/2004 12.44
... a me sembra,dal poco che ho letto,che invece bisogna annullare QUALSIASI forma di desiderio...e pertanto anche desiderare il bene comporterebbe l'essere prigionieri del desiderio e non andrebbe bene secondo la loro logica...
Caro Iron,
non sono un approfondito conoscitore del buddismo ma ritengo che col termine "desiderio", i buddisti intendono quello che noi definiamo col termine "concupiscenza". In tal caso anche noi cristiani affermiamo che bisogna combattere qualsiasi forma di concupiscenza. Proprio in quanto anche noi riteniamo che tutte le concupiscenze sono un male.
Ma il desiderio del bene non è da considerarsi una concupiscenza nè può essere ritenuto una forma di essa.
Perciò penso che il buddismo, predicando l'ottuplice sentiero della rettitudine che è quanto ritiene essere un bene, non può riproporsi poi al tempo stesso di annullare tale bene.
Naturalmente non è detto che tutto quello che il buddismo ritiene essere un bene, lo sia anche automaticamente anche per il cristianesimo.
Fermandoci alla sola morale, che sembra essere la parte su cui vi sono cose in comune, non conosco tutte le norme morali del buddismo e non so se tutte possono essere accolte dal cristianesimo.
E' chiaro che vi sono comunque molti punti come quelli che accennavi all'inizio su cui vi sono profonde divergenze, che, senza un salto radicale del buddismo, non è possibile conciliare col cristianesimo.
Con affetto
(Teofilo)
00venerdì 2 ottobre 2009 19:25
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Da: Soprannome MSNIyvan5Inviato: 10/12/2004 15.04
Vorrei aggiungere una piccola riflessione, lasciando a che legge di valutare quanto essa possa ritenersi comune al pensiero cristiano e buddista.

Tutto ciò che viviamo e' soggettivo.
Non esiste sensazione senza interpretazione.
Creiamo il mondo e noi stessi;
solo quando ci fermiamo, scorgiamo la verità.
<o:p></o:p>

Il mondo che ci circonda esiste realmente, ma noi conosciamo il mondo
perché i nostri sensi percepiscono delle informazioni
che poi le nostre menti elaborano. Quindi tutto ciò
che apprendiamo e' sempre selezionato e interpretato.
Per questo motivo non e' possibile parlare di una
conoscenza oggettiva e di una esperienza diretta del
mondo; tutto e' relativo perché ognuno di noi ha solo
la sua visuale. Di conseguenza non potrà mai esistere
una verità assoluta, e la conoscenza che deriva dalla
nostra esperienza sarà sempre incompleta e temporanea.
Se vogliamo avere delle fugaci visioni della verità
interiore dobbiamo fermare l'attività dei sensi ed
escludere quella parte della mente che riceve tutte
le informazioni sensoriali; così facendo potremo
brevemente interrompere la nostra interazione con
l'ambiente esterno. Ci troveremo allora in un luogo
neutro del tutto rivolto verso l'interno, e raggiungeremo
uno stato assoluto, privo di differenze e relatività.
E' ciò che si chiama nulla, la verità che sta dietro
ogni cosa.

Attenzione a non interpretare questo "nulla" in annichilimento, bensì nello spogliarci di ogni parvenza di sensorialità, rimanendo solo come pura coscienza di esistere, una coscienza che attualmente abbiamo in modo incompleto perchè determinata solo dai nostri stimoli sensoriali.

Pace. iyvan


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Da: Soprannome MSNIron222_32Inviato: 10/12/2004 19.57
Caro Yivan capisco ciò che intendi dire, e trovo assolutamente saggio e giusto il concetto di distacco come l'hai espresso tu, ovvero nel senso di accettare la realtà senza rendersene schiavi e filtrando ciò che i nostri sensi, le nostre esperienze ed i nostri desideri tendono a storpiare...
Tuttavia rimango ancora della convinzione che questo atteggiamento di distacco, per quanto possa essere da un punto di vista filosofico giusto ed ineccepibile, rischi comunque di non soddisfare  ciò di cui l'uomo necessita in primis e , se usato male, anche di storpiare quella che è la natura dell'uomo stesso...
Tanto per fare un esempio anche se estremo, prova tu ad andare da una madre che ha appena perso 3 figli nella strage di Beslan e,mentre piange straziata sulle loro tombe,dirle ; "Vivi con animo sereno e distaccato rispetto a questa vicenda, perchè ciò che viviamo è soggettivo ed illusorio,spogliati da ogni parvenza di sensibilità e rimani solo come pura coscienza di esistere! "
Vedrai che come minimo quella madre ti romperà una bottiglia in testa,anche se fosse una maestra di buddismo e anche se il ragionamento che le hai fatto da un punto di vista filosofico è ineceppibile e  materialmente assolutamente reale...Perchè allora ti romperà la bottiglia in testa se il tuo filosofeggiare è giusto? per il semplice fatto che l'uomo è fatto di sentimenti,non di filosofia...è questo il punto cruciale..
Insomma mi sembra in poche parole che il buddista cerchi la via della salvezza con una strada che si avvicina piu al non-essere piuttosto che all'essere..."essere" appunto inteso come sentimento,ovvero ciò che contraddistingue l'uomo dagli altri animali...
Il cristianio invece cerca la salvezza mettendo in primo piano l'esigenza primaria dell'uomo stesso che è appunto il sentimento,e in ultimo la filosofia..
Insomma 2 sistemi differenti per "attrarre" l'uomo verso la salvezza...nonostante entrambi i sistemi abbiano alla base una filosofia della realtà materiale che puo essere anche assolutamente simile come yivan faceva notare nell'ultimo post...realtà materiale la cui consapevolezza non può però soddisfare ciò che l'uomo è e ciò di cui necessita in primis...ovvero il sentimento...che esula da ogni tipo di filosofia o visione del modo per quanto questa possa essere giusta..non so se mi son spiegato..
Poi mi sembra esserci differenza anche nell'approccio verso la sofferenza...se come simbolo di quest'ultima adottiamo per comodità la croce,allora mi sembra che il buddista,per cercare di distruggerla,cerca di allontanarsi da essa attraverso appunto il distacco,mentre il cristiano cerca di distruggerla sdraiandocisi sopra..e arrivando addirittura ad affermare che la croce stessa puo essere un bene e portare bene...anche qui mi sembrano 2 approcci differenti..

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Da: Soprannome MSN°TeofiloInviato: 10/12/2004 23.41
Il Buddha affermava la necessità di abbatterlo per raggiungere il Nirvana dove c'è assenza di dolore. Non è forse la stessa cosa che predicava Gesù per raggiungere il Regno dei Cieli?

Caro lyvan,
siccome sono ignorante in materia, se lo sai, puoi spiegarmi in parole povere cosa vuol dire NIRVANA?
E poi mi piacerebbe sapere se i buddisti credono in un Dio Creatore o se invece hanno un altra concezione per spiegare l'universo.
Ti ringrazio se mi potrai chiarire questi due soli punti, evitandomi di fare ricerche in merito.
Con affetto
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Da: Soprannome MSNIron222_32Inviato: 11/12/2004 3.58
I buddisti che conosco escludono categoricamente l'esistenza di un Dio creatore...anche se per amor del vero Budda non ha mai escluso esplicitamente tale esistenza, semplicemente non ne ha mai parlato...anche se questo fa comunque pensare che Budda non credesse in un Dio creatore (anche perchè non era nella cultura orientale il concetto di Dio creatore ) o che perlomeno non lo ritenesse minimamente importante per la sua filosofia,altrimenti lo avrebbe menzionato..Si puo quindi affermare che per il buddista non esiste un Dio creatore.
Per quanto riguarda il concetto molto difficile da interpretare di Nirvana metto come lo definisce la mia enciclopedia..;
"Concetto buddista intraducibile nei termini della cultura occidentale, tanto che talvolta è stato erroneamente inteso come una specie di "paradiso" o comunque una condizione ultraterrena. In relatà il Nirvana è proprio una non-condizione, anche se deve essere inteso positivamente come il fine della soteriologia buddista. Indica propriamente l'annullamento del Karma,ossia della forza prodotta dalle azioni che lega l'uomoal ciclo delle rinascite e nel buddismo diventa quasi un modo assoluto d'essere, una volta estinti tutti i legami con l'esistenza.
Il Nirvana si raggiunge con il "risveglio" ( bodhi ) inteso come illuminazione sulla relatività delle cose e dello stesso soggetto pensante "
In poche parole a me pare d'aver capito che il Nirvana è una condizione che solo pochi eletti,o illuminati, riescono a raggiungere tramite varie forme ed esercizi di meditazione, condizione che si manifesta dopo il totale apprendimento della relatività di tutte le cose (l'illuminazione) dalla quale scaturisce una sorta di pace interiore causata appunto dal distacco dai legami emotivi-sensoriali, legami che  appunto impediscono di comprendere la relatività del tutto e sono quindi causa di sofferenza...   

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Numero di iscritti che ha consigliato questo messaggio. 0 suggerimenti  Messaggio 18 di 23 nella discussione 
Da: Soprannome MSNIyvan5Inviato: 11/12/2004 12.15
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Da: Soprannome MSNIyvan5Inviato: 11/12/2004 12.18
Caro Teofilo,
il pensiero buddista è molto ampio e complesso e non è facile tradurlo in poche righe senza rischiare di fraintenderne la portata.
Lo conosco nelle sue linee essenziali, che cerco qui di sintetizzare.

Il Buddismo viene definito come una dottrina estremamente pragmatica. Non indulge in speculazioni metafisiche sulle cause prime e non ha una teologia.
Secondo il Buddha, l’universo è sempre stato e sempre sarà.
Tutti gli esseri e tutte le cose sono parte di un’anima cosmica universale la quale, come un fuoco che perennemente arde, sprigiona milioni di scintille che entrano a far parte, come anima individuale, di tutti gli esseri viventi (dèi e demoni compresi)
L’universo, nel suo insieme, non è quindi un fatto di creazione, ma solo di aggregazione, avvenuta per caso, di molteplici elementi e soggetta a continua trasformazione. Non esiste “permanenza delle cose”, ma solo l’”illusione delle cose” dovuta ai nostri sensi.
La saggezza porta all’unità  del divino che c’è in noi con questa entità cosmica dalla quale è promanato, e la trasformazione da essere umano in divino avviene sviluppando buoni pensieri e compiendo buone azioni.
L’unione dell’anima individuale con l’anima universale porta allo stato del NIRVANA, che semplicemente significa CESSAZIONE della passione, dell’aggressività e dell’ignoranza. Con questa cessazione si raggiunge la serenità suprema e la consapevolezza assoluta della Realtà Permanente, una realtà totalmente appagante e scevra quindi da ogni desiderio.
C’è quindi una netta incompatibilità tra questa dottrina e quella cristiana, salvo per quanto riguarda, come ho già detto, la filosofia di vita che si regge su una fervida e rigida dirittura morale che tende a raggiungere la completezza nella divinità.
Un fraterno saluto,
iyvan

 

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Da: Soprannome MSN°TeofiloInviato: 12/12/2004 22.42
Cari Lyvan e Iron,
vi ringrazio per le delucidazioni anche se mi sorgono alcune altre domande.
Il fatto che Dio non sia presente, o almeno sia ignorato dalla dottrina buddista, mi lascia molto perplesso.
Ne avevo sentito parlare ma ora mi avete dato una conferma;  Quasi tutte le religioni ammettono che vi sia un Essere superiore, che generalmente è adorato come divinità.
Il fatto che nel buddismo non si trovi nessuno che abbia qualità trascendenti, ma si ponga l'uomo al centro di tutto, mi pare sia un fattore negativo che allontana dal cristianesimo che afferma: "senza la fede è impossibile piacere a Dio".
Ora la Fede è la principale condizione per la salvezza e il principale motore per conseguire ogni altro bene con l'aiuto di Colui che è l'oggetto e il fine della Fede stessa; 
 mi chiedo se il semplice voler sfuggire a quella che il buddismo ritiene essere una legge che impone il ciclo delle reincarnazioni per quanti nutrono ancora dei desideri, possa dare la forza al buddista per salvarsi.
Ma poi, come mai il buddista non si chiede, Chi avrebbe fatto quella legge delle rinascite, non ammesso e non concesso, che esista una rinascita? Una legge presuppone un legislatore così come ogni ordine presuppone un ordinatore. Il fatto che il buddismo non si ponga e non voglia porsi alla ricerca di questo Essere superiore, che secondo Cristo costituisce la vita stessa, (questa è la vita: che conoscano Te unico vero Dio) ma preferisca farne a meno, mi lascia perplesso.
Per quanto riguarda il Nirvana non sono riuscito a comprendere bene se il buddista lo considera una sorta di annullamento dell'essere per ritornare a una totale insensibilità o se invece si tratta di una condizione di felicità.
In ogni caso, è possibile essere felici da soli,  ammesso e nn concesso che qualcuno riuscisse ad autoliberarsi da tutti i desideri?
Non abbiamo un buddista che ci possa dare risposte e per questo cerchiamo di comprendere per quanto possiamo.
Con affetto

Rispondi
Consiglia Elimina    Messaggio 21 di 23 nella discussione 
Da: Soprannome MSNIyvan5Inviato: 13/12/2004 0.11
Caro Teofilo,
Buddha riconosce l'esistenza di un'anima cosmica dalla quale tutto promana da sempre e per sempre,  e che ha delle leggi ben precise, ma è solo l'uomo che può e deve scoprire la divinità che è anche in lui.
La divinità è ignorata in quanto essa non interferisce sul cammino dello spirito, il quale deve prendere coscienza di se stesso con le sue sole forze, fino ad identificarsi in questa stessa divinità di cui è parte.
La reincarnazione è una conseguenza: finchè lo spirito non sarà riuscito ad abbattere le sue limitazioni e in particolare il desiderio che lo spinge a trovare soddisfacimento nella materialità, essendo immortale dovrà necessariamente peregrinare attraverso le molte esperienze materiali che lui stesso cerca.
Quindi, in questa ottica, è lo spirito stesso l'autore delle sue rinascite, non è una legge divina che lo costringe a farlo, salvo la legge karmica.  D'altra parte, al divino si può accedere solo in uno stato di purezza, e se non si ottiene questo ..........
Il Nirvana non è una sorta di annullamento dell'essere, ma è una condizione di suprema serenità e consapevolezza.
Un fraterno saluto
iyvan
(Teofilo)
00venerdì 2 ottobre 2009 19:26
Rispondi
Consiglia Elimina    Messaggio 22 di 23 nella discussione 
Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 14/12/2004 11.04
Ringrazio tutti per la partecipazione graditissima a questo forum......
Vorrei rispondere ad alcune domande per arricchire questo dialogo.....
chiede Iron nel post 10:
sei sicuro Teofilo che il buddismo insegnava che bisogna annullare il desiderio del piacere e desiderare il bene?
.......
oltre alle sagge risposte che hai ricevute....volevo aggiungere di fare attenzione al BUDDISMO ODIERNO......esso è stato ampiamente svuotato del suo insegnamento originale e mischiato con altre forme di credi orientali....a tal proposito suggerisco di leggersi anche questo forum:
New Age e Cristianesimo:introduzione dal messaggio 44 dove citavo questo libro: padre Francois M.Dermine, O.P.
alla seconda edizione del suo piccolo capolavoro "Mistici veggenti e medium" Esperienze dell'aldilà a confronto - Libreria Editrice Vaticana, 400 pag. (25.E.)
.......
Il Buddismo ha origine in India....e gli induisti sostengono che esso sia una forma SCISMATICA DELL'INDUISMO.....ai confini del Nepal e dell'Audh, nella seconda metà del VI sec. a.C. È accertato che il Buddha è un personaggio storico.....nulla venne fissato nella scrittura finché il Buddha fu vivo; la comunità buddhista non disponeva né di un canone né di una regola nel senso proprio della parola. Dopo il parinirvana del Buddha (480 [?] a.C.) si avvertì la necessità di raccogliere e unificare gli elementi delle sue dottrine riguardanti la disciplina (vinaya), i dogmi e la legge (dharma) e la metafisica (abhidharma); a questo scopo vennero indetti i concili di Rajagriha (477 [?] a.C.), Vaisali (377 o 367 a.C.) e Pataliputra (249 o 242 a.C.). A poco a poco in seno al buddhismo si costituirono diverse sette (sthavira, mahasamghika, sarvastivadin, ecc.) che diventarono sempre più numerose. La conversione dell'imperatore Asoka (250-249 [?] a.C.) diede nuovo impulso al buddhismo, dichiarato religione di Stato e favorito anche dalle missioni che si svilupparono sia all'interno sia all'esterno dell'Impero; a questo periodo risale tra l'altro la conversione dell'isola di Ceylon (241 [?] a.C.). Le sette acquistarono caratteri che le differenziarono sempre più finché, verso l'inizio dell'era cristiana, si produsse uno scisma: nacque allora un buddhismo con caratteri modificati che, con il nome di "grande veicolo" (mahayana), si contrappose al buddhismo tradizionale chiamato "piccolo veicolo" o theravada o hinayana. Gli avvenimenti politici e, in particolare, la costituzione dell'impero dei Kushana a nord e a NO facilitarono l'espansione del buddhismo in Cina, attraverso l'Asia centrale. Sotto Kaniska (II sec.) pare sia stato tenuto un nuovo concilio nel Kashmir. Il buddhismo progredì raggiungendo il massimo della fioritura sotto la dinastia dei Gupta (secc. IV-VI), e in seguito gradualmente decadde a causa delle persecuzioni e soprattutto delle invasioni degli Unni, nel V sec. Sotto il regno di Harsa di Kanauj (VII sec.), il celebre pellegrino cinese Hsüan Tsang ne constatò la scomparsa in numerose plaghe. Al declino del buddhismo contribuì il prevalere del tantrismo...., dottrina che ne accentuava l'aspetto rituale, formalistico e magico, del brahmanesimo e soprattutto dell'islamismo, diffusosi in India in seguito alle invasioni musulmane (fine XII sec. - inizio XIII sec.). Nonostante ciò il buddhismo, nelle sue diverse forme, si propagò per tutta l'Asia ed è tuttora una delle tre religioni più importanti del mondo, con oltre 300 milioni di fedeli......
I dogmi del buddhismo theravada sono tratti in gran parte dalla filosofia brahmanica e in particolare dalla scuola samkhya di Kapila. Come già sosteneva questa scuola, il buddhismo theravada, infatti, afferma l'eternità e l'indistruttibilità della materia elementare, la quale, seguendo una legge meccanica fatale che esclude l'intervento della volontà e delle potenze divine, unisce e combina i suoi elementi in modo da produrre tutto quello che esiste nell'universo. Secondo un ciclo eterno e immutabile, i mondi si formano, si sviluppano, declinano e poi periscono per ricostituirsi di nuovo; a ciascuna di queste fasi viene dato il nome di kalpa. Analoghe leggi regolano l'anima degli esseri viventi, sottoposta a un processo di evoluzione che la porta, in successive incarnazioni, dall'animale all'uomo e dall'uomo alla divinità attraverso un alternarsi di ascese e di cadute, provocate dal prevalere delle virtù e dei vizi. Solo quando riesce a distruggere in sé vizi e virtù l'anima raggiunge lo stato che viene chiamato nirvana. Questo eterno rinascere costituisce il tanto temuto male della trasmigrazione. Come rimedio il Buddha proclamò il dogma detto delle "Quattro sante verità" (Arya-Satyani):
1) l'esistenza del dolore,
2) la causa del dolore,
3) la sua soppressione e
4) la via da seguire per sopprimerlo.
come dicevamo...sembra di assistere ad una fede...INCOMPLETA....MA NON DEL TUTTO INUTILE.... 
Il dolore è parte indissolubile dell'esistenza; l'esistenza è prodotta dall'ignoranza, causa delle passioni, dell'attaccamento ai beni esteriori e dei desideri che, agendo per mezzo dei sensi, danno vita agli esseri. La via da seguire è segnata da Quattro nobili sentieri:
1. la scienza, che dimostra la vanità, il vuoto, l'instabilità, l'irrealtà del mondo esterno, degli oggetti composti da elementi deteriorabili, dell'io, e la follia dell'attaccamento a queste cose;
E COME SOTTOLINEAVA TEOFILO NEL POST 9 vi sono molti aspetti che in essi possiamo condividere...
2. l'osservanza delle "Cinque interdizioni", di uccidere, di rubare, di commettere adulterio, di mentire, di ubriacarsi;
possiamo leggerci i Comandamenti e i suggerimenti di Paolo quando parla di SOBRIETà.......
3. l'astinenza dai "Dieci peccati" di omicidio, furto, fornicazione, menzogna, maldicenza, ingiuria, pettegolezzo, invidia, odio, errore dogmatico;
interessante queste...DIECI raccomandazioni dove la stessa invidia è tacciata da Paolo come un male grave...come l'errore dogmatico è citato dagli apostoli quando avvertono di FUGGIRE I FALSI MAESTRI.....
4. la pratica delle "Sei virtù trascendentali", la carità, la moralità perfetta, la pazienza, l'energia, la bontà, la carità o amore per il prossimo.
Il fatto che san Paolo abbia detto esplicitamente che più perfetta della fede è la CARITA'...bè..non possiamo ignorare questo aspetto fondamentale.....pazienza e MITEZZA sono insegnati dal Cristo, così come l'amore per il prossimo, ciò che vedo nel Buddismo è una INCOMPLETEZZA DI QUESTE DOTTRINE..... un cristiano le attua per mezzo del Cristo,perchè? Perchè DA SOLO L'UOMO E' INCAPACE DI CONCRETIZZARE TUTTE QUESTE BELLE DOTTRINE......infatti, il nostro ateismo nostrano...composta da una certa classe comunista...sostiene che CIO' CHE FACCIAMO LO POSSIAMO FARE A NOME NOSTRO.....ELIMINANDO DIO.....ma questo non è possibile, non è UMANAMENTE possibile....ciò che il Buddismo chiama in queste 6 virtù L'ENERGIA...è per noi UNA PERSONA VIVA E VERA..TERZA PERSONA DELLA TRINITA': LO SPIRITO SANTO.....è per mezzo di Lui, dice Paolo che noi possiamo chiamare Dio con il termine di..ABBA'=PADRE......Budda aveva intuito?? CREDO DI SI....., non avrebbe potuto elencare in queste 6 virtù...LA CARITA' E L'AMORE AL PROSSIMO se ciò non gli fosse stato ispirato dall'Alto.....
Ogni essere è responsabile dei propri atti e ne subisce fatalmente le conseguenze (karman). Il saggio, come compenso delle proprie virtù, ottiene di rinascere, secondo i propri meriti, come uomo di condizione superiore, come appartenente alla classe dei geni del mondo della luce o a quella degli dei; se raggiunge la perfezione, diventa bodhisattva e, infine, buddha. L'indifferente o il peccatore rinascerà come uomo di condizione inferiore, come genio delle tenebre, demone, animale o in uno dei diciotto inferni. L'inferno non è eterno; la severità e la durata delle pene sono proporzionali al male commesso e, una volta terminata l'espiazione, l'anima riprende, nella scala degli esseri, il posto che le è destinato in considerazione degli atti meritori che può aver compiuto. Gli dei godono di una potenza e di una felicità relative; sono semplici funzionari preposti, per un periodo limitato, alla protezione dell'universo e sono ancora soggetti alla legge della rinascita. Solo i buddha non devono più rinascere e possono godere della perfetta beatitudine del nirvana. Il buddhismo del mahayana ha una concezione molto diversa. In luogo dell'etica proposta dal theravada, addita la via del sentimento e della speculazione. Queste due forme di buddhismo sono rappresentate da scuole filosofiche che produssero, nel corso della storia del buddhismo, un'abbondante letteratura......
Vi è in questo finale una INCOMPLETEZZA....quando leggo questa dottrina sulla sorte delle anime, vi leggo come una attesa di capire meglio le cose come stanno......la così detta TRASMIGRAZIONE DELLE ANIME trova completezza nella RISURREZIONE DEL CRISTO che mette fine a queste inconclusioni, del resto Paolo sottolinea che se Cristo non fosse veramente risorto...VANA SAREBBE LA NOSTRA FEDE.....dunque come cristiani abbiamo IL VANTO NEL CROCEFISSO, MA SE NON CREDIAMO NELLA RISURREZIONE....VANA SAREBBE QUESTA FEDE....
Gesù stesso ricordando agli Ebrei che NON era venuto ad abolire...MA A PORTARE A COMPIMENTO...io credo che intendesse TUTTO......di fatto Gesù NON condannerà nessuna forma di religione, ma insisterà nel dire che E' LUI COLUI CHE TUTTI... TUTTI... ATTENDEVANO.....in quel TUTTI....ci sono anche tutte le forme di fede relative alle specifiche CULTURE DI OGNI POPOLO.....Dio non è venuto per abolire, nè per distruggere culture e tradizioni, ma per COMPLETARE LA RIVELAZIONE DI DIO STESSO CHE VA INCONTRO ALL'UOMO DI OGNI TEMPO, DI OGNI NAZIONE E TRIBU', DI OGNI LINGUA DI OGNI POPOLO........
Fraternamente Caterina

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Consiglia Elimina    Messaggio 23 di 23 nella discussione 
Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 14/12/2004 11.40
Per completezza....con le dottrine buddiste citate nel messaggio 22....uniamoci quanto segue senza spezzarlo...leggiamo le....ISTITUZIONI.....cioè...come vivono e come ci si muove nel mondo Buddista e ci accorgeremo che ci sono delle affinità....
La comunità che si formò intorno al Buddha Sakyamuni era composta da fedeli laici o zelatori (upasaka) e da monaci (bhiksu). Il laico deve venerare il Buddha, la legge e la comunità, attenersi alle cinque regole fondamentali e acquistare meriti facendo doni alle comunità, elemosine ai monaci e curando la lettura dei testi sacri. Nel mahayana ai laici viene data maggiore importanza in quanto l'ideale del bodhisattva è di ottenere la propria salvezza e quella degli altri pur partecipando alla vita secolare. Secondo la tradizione theravada i bhiksu, mendicanti erranti, sono candidati per eccellenza al titolo di santi (arhant) e al raggiungimento del nirvana. A loro spetta, per diritto, il rispetto assoluto dei fedeli laici; la loro appartenenza al clero non è perpetua. All'età di otto anni sono ammessi al noviziato cui segue, a vent'anni, l'ordinazione, concessa dopo un severo esame. Dopo l'ordinazione essi conducono vita conventuale, sottoposti a una gerarchia che tiene conto dell'anzianità e dei singoli meriti. Le mancanze commesse vengono punite con misure disciplinari e con penitenze. Le donne, che il Buddha ammise con una certa riluttanza nella comunità come religiose (bhiksuni), sono sottoposte alle medesime regole, ma debbono rispetto al bhiksu, qualunque sia la loro età. Queste istituzioni nel mahayana hanno importanza minore perché una funzione di rilievo viene riconosciuta anche ai laici. Grande importanza ha invece la confessione che avviene in forma PRIVATA.....
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vediamo ora il....CULTO:
Sin dai primi tempi il buddhismo osservò particolari usanze religiose in omaggio al Buddha, alla legge e alla comunità. Culto particolare venne tributato alle reliquie e furono elevati monumenti (stupa) destinati ad accoglierle o a commemorare avvenimenti della vita e dell'esistenza anteriore del Buddha. Il culto delle immagini del Buddha, che sembra risalire a un'epoca posteriore, venne tributato sotto la forma, ancora oggi in uso, di offerte di fiori, vesti, ornamenti, musica, fatte alla statua del Maestro, e con munifiche elargizioni alle fondazioni religiose, che raggiunsero infine un fasto completamente estraneo all'austerità monacale degli inizi. Tali pompe si accompagnano a forme rituali di scongiuro, di esorcismo o di invocazione di protezione, che sono di origine prebuddhista o semplicemente popolare e che hanno dato origine a formule magiche, amuleti, disegni, tatuaggi. Le espressioni di culto del mahayana sono all'incirca le stesse del theravada: degno di nota è il grande sviluppo del culto dei testi sacri, considerati mezzi di salvezza per se stessi, e la conseguente fioritura di manoscritti illustrati e accuratamente compilati; il culto tantrico moltiplicò queste credenze, introducendo rituali molto complessi nei quali i disegni esoterici (mandala) e i diagrammi magici hanno grande importanza.......È appurato che i Cinesi non conobbero il Buddha prima dell'era cristiana; non si sa tuttavia con esattezza quando la nuova religione sia penetrata in Cina. Nel IIsec. d.C. essa si impose come una specie di doppione del taoismo dal quale, quando i suoi testi furono tradotti in lingua cinese, trasse gran parte della propria terminologia. L'elaborazione delle tradizioni buddhiste nella lingua cinese deve essere considerata uno dei fatti più rilevanti nella storia della cultura umana poiché permise a due civiltà autonome, benché mai completamente isolate, di venire a contatto. L'influenza del buddhismo in Cina fu tuttavia contenuta dalla diffusione del confucianesimo e del taoismo. La Cina fornì un grosso contingente di monaci e monache e diede numerosi contributi originali alla meditazione buddhista. La pietà buddhista per il dolore che regna nel mondo sviluppò tra i Cinesi un nuovo senso della carità umana (il bodhisattva Avalokitesvara divenne, in Cina, la dea Kuan-yin, patrona di coloro che soffrono)........I testi sacri portati a conoscenza dei cinesi dal II al X sec. assunsero valore diverso da quello che avevano nel loro ambiente originario, poiché furono interpretati isolatamente e in maniera frammentaria, in ambienti disparati, più o meno simpatizzanti col taoismo.
Il problema più importante per l'anima indiana (come sottrarsi alla trasmigrazione) e la soluzione proposta dal buddhismo (il nirvana) non potevano essere compresi e apprezzati negli altri paesi come lo erano stati in India con l'Induismo. Il buddhismo originario cercava la liberazione dal ciclo delle esistenze; quello cinese si propone la ricerca della felicità...Oggi il buddismo ha perso molto della sua originarietà,tuttavia il Dalai-Lama è ancora Colui che può garantire questa continuità depurata di recente dalle varie contaminazioni passate.
....ai piedi dell’Himalaya, si segnano i confini di due grandi culture, quella cinese e quella indiana. Sono luoghi di intermediazione tra conflittualità etniche, religiose e politiche. Specialmente in Nepal, ma anche nelle altre regioni, vivono migliaia di profughi tibetani. Questa gente, costretta all’esilio da oltre trent’anni di dominazione cinese in Tibet, ha alle spalle secoli di storia. La religione buddista permea molti aspetti della vita quotidiana e indirizza le aspirazioni in direzioni spesso estranee alla mentalità occidentale. È il motivo per cui, visitando queste regioni, i turisti raramente riescono a comprendere spirito, mentalità e cultura dei popoli himalayani. L’idea di accumulare meriti come patrimonio morale, di mandare i figli in monastero, di intraprendere pellegrinaggi, di credere nell’esistenza di luoghi naturali dotati di santità ed energia, sono il risultato della fusione tra il buddismo e l’antica religione sciamanica che, affermatasi sull’altipiano, ha dato origine alla cultura tibetana. Anche se l’influenza delle popolazioni vicine è stata notevole, le tradizioni, gli usi e i costumi tibetani se ne distanziano notevolmente....
La tradizione continua ancora oggi. Il Dalai Lama, il capo del governo del Tibet costretto all’esilio, è un "reincarnato" trovato dai lama, le massime autorità sacerdotali della tradizione tibetana, secondo rituali e tecniche ben precise. La storia del Tibet e delle sue genti è strettamente legata all’ordine monastico dei gelukpa, governato dalla stirpe dei reincarnati.....Fu infatti il terzo capo gelukpa, Sonam Gyatso (1543-1588) che, accettando l’alleanza con i mongoli, rese potente l’ordine monastico tibetano. Nel 1578 accettò di incontrare Altan Khan, capo dei mongoli. Durante l’incontro Sonam Gyatso ricevette il titolo di Ta-Le (dalai), che significa Oceano di Saggezza. Nel 1588, alla morte del terzo Dalai Lama, venne trovata la reincarnazione dello stesso in un pronipote di Altan Khan. Il ragazzo venne portato a Lhasa con una grandiosa cerimonia e scortato da truppe mongole. Le lotte per il potere tra i nobili tibetani e la rampante classe sacerdotale si fecero aspri. Il quarto Dalai Lama morì di morte violenta a soli 25 anni.......Il suo successore cominciò a governare con l’aiuto dei mongoli, divenendo sovrano spirituale e temporale del Tibet. Egli diede grande impulso alla costruzione di nuovi monasteri, il più importante dei quali è quello di Labrang nel Kham (oggi provincia di Gansu in Cina). A Lhasa cominciò a costruire una residenza adatta al capo dello stato tibetano, il Potala. Ma con la morte del quinto Dalai Lama si venne a definire tutta la debolezza della linea di discendenza istituita dalla stirpe dei reincarnati. La Cina inoltre si dimostrava sempre più interessata alle sorti del montuoso stato fino a che, nel 1720, l’imperatore Kang Xi dichiarò il Tibet protettorato cinese.....La libertà politica del Tibet finì il 7 ottobre 1950. Era trascorso un anno da quando il comunismo era arrivato al potere in Cina. Trentamila soldati cinesi, in assetto di guerra, attaccarono il Tibet centrale da sei diverse direzioni compiendo stragi ancora oggi poco conosciute. A Lhasa il governo tibetano, che poteva disporre soltanto di 4mila uomini male armati, rispose DEPONENDO LE ARMI e mettendo sul trono il quattordicesimo Dalai Lama, un ragazzo di soli 15 anni.
Nel 1959, dopo alcuni anni di governo formale, il Dalai Lama dovette fuggire dal paese dopo la rivolta di Lhasa che lasciò sul terreno una strage firmata dal comunismo cinese. A seguito di ciò quello che viene indicato come "regno del Tibet" diffuse la sua cultura e le sue tradizioni, portate dalle popolazioni tibetane fuggite dal paese, in Nepal, in Ladakh, in Sikkim e in Bhutan. Si tratta di templi, monasteri, statue, sculture, pitture e cerimonie: testimonianze importanti che fanno del Tibet il fulcro ideale e spirituale del mondo e della nazione himalayani.....
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Buona meditazione fraternamente Caterina
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