COME COLTIVARE LA... SANTA PUREZZA... PER UN MATRIMONIO VINCENTE?

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
Caterina63
00mercoledì 13 novembre 2013 22:51

  Un sacerdote risponde


E' davvero così difficile trovare ragazze timorate di Dio?


Quesito


Ciao Padre Angelo,
sono un ragazzo di 26 anni cattolico credente. Ho avuto in passato relazioni "peccaminose" con mie ex fidanzate trasgredendo quindi uno dei comandi di Dio. Ho avuto quindi rapporti sessuali completi fuori dal matrimonio con 2 mie ex fidanzate. Ora, dopo un periodo di conversione sono single e vorrei esporle alcuni miei dubbi. Più che altro vorrei dei consigli da Lei.
Sono d'accordo e credo sull'importanza della sessualità vissuta esclusivamente all'interno del matrimonio. Il problema è che ho difficoltà ad incontrare ragazze che la pensino in questo modo. O forse a volte parto prevenuto. Sogno e prego di trovare una ragazza credente e praticante, che sia timorata di Dio.
E' davvero così difficile trovare ragazze timorate di Dio?
Ha dei consigli da darmi su come poter affrontare il tema della sessualità con una eventuale partner?
Tutto quello che voglio è fare la volontà di Dio. Se parlo con dei conoscenti di voler praticare la castità mi deridono. Ecco perchè molto spesso non lo dico.
Dove lavoro c'è gente che parla solo di sesso e di donne e io mi tiro fuori da questi discorsi. Credo che qualcuno pensi che sono gay solo perchè non parlo di donne e di sesso.
Cosa sarebbe giusto fare? Intervenire e dire che è sbagliato anche solo parlare di queste cose?
Credo che dovrei essere maggiormente testimone della Parola e dell'Amore di Dio.
Un'ultima domanda che non c’entra con la sessualità. Se vado in discoteca o in un pub con amici e bevo 1 cocktail alcolico è peccato?? Anche se non mi ubriaco?? 
Grazie per l'attenzione e la disponibilità.
Buona giornata
Simone


Risposta del sacerdote

Caro Simone,
1. ci sono anche oggi ragazze virtuose e dai principi sani.
Ma per trovarle bisogna andare nei posti giusti, che non sono evidentemente quelli della discoteca.
Ti chiedo di pregare molto perché il Signore ti faccia conoscere una ragazza del genere. La sta già preparando per te.

2. Alcuni autori spirituali dicono che la Madonna pregasse il Signore perché le facesse incontrare un giovane animato dai suoi stessi sentimenti. 
Ai suoi tempi era impossibile per una ragazza rimanere da sposare.
La Madonna, però, per la conoscenza più profonda che aveva delle Sacre Scritture a motivo del suo eccezionale e straordinario stato di grazia, conosceva la grandezza e la dignità del Messia venturo e si riteneva indegna di correre verso la maternità.
Per questo lascia che le altre ragazze di Israele corrano per questa strada e si mette da parte.
Ma che fare dal momento che a quei tempi era necessario che ogni ragazza fosse sposata?
Secondo gli autori di cui ti ho parlato la Madonna pregava perché il Signore le facesse conoscere un giovane animato dai suoi stesi sentimenti. Questo giovane il Signore se lo stava formando ed era San Giuseppe.

3. Così anche tu prega perché il Signore ti faccia conoscere una ragazza che insieme con te decida di percorrere insieme le vie della santità matrimoniale.
Prega Maria, che nella sacra Scrittura è lodata come “la madre del bell'amore e del timore, della conoscenza e della santa speranza” (Sir 24,18).
Impegnati a recitare quotidianamente per questa causa il santo Rosario e ti accorgerai come la Madonna sarà sollecita nell’aiutarti.

4. Se per caso questa ragazza non arrivasse subito, continua a pregare.
Dal momento che la preghiera non mira a far conoscere a Dio le nostre necessità, ma a renderci degni di accogliere e usare santamente i doni del Signore, disponiti con un impegno ascetico e spirituale a renderti sempre più puro: puro nella tua immaginazione, nei tuoi desideri e nei tuoi progetti.

5. Quando incontrerai questa ragazza e comincerà a sbocciare l’affetto vicendevole e anche la volontà di camminare insieme, manifestale i sentimenti del tuo animo: di arrivare al matrimonio come vuole il Signore e fare insieme con Lei un cammino di santificazione.
I tuoi sentimenti, già in d’ora, siano come quelli espressi da Tobia nel giorno in cui sposò Sara: “Ora non per lussuria io prendo questa mia parente, ma con animo retto. Dégnati di avere misericordia di me e di lei e di farci giungere insieme alla vecchiaia” (Tb 8,7).

6. Deciderete dunque apertamente ed esplicitamente di impegnarvi a vivere nella purezza e che su questo punto vi impegnerete ad aiutarvi a vicenda qualora la tentazione si affacciasse.
Percorrendo questa strada, vi accorgerete che il vostro amore sarà sempre fresco, pieno di rispetto l’uno per l’altro. Vi solidificherete sempre più nella comunione dei pensieri e di quanto avete di più caro: la comunione di vita con Cristo e la vostra esperienza di fede.

7. Mi dici che nell’ambiente lavorativo i discorsi sono sempre abbastanza licenziosi.
Più che intervenire, in certe situazioni è più prudente star zitti, perché facilmente volgerebbero in derisione anche le realtà più sacrosante.
Se ti domandano perché non partecipi ai loro discorsi puoi dire che non ti va di pensare alla tua fidanzata, a tua moglie o alla futura tua moglie in quel modo.
Non è necessario che tu dica che sei casto. Probabilmente non hanno la capacità di intenderlo. Come si legge nel libro di Tobia “è bene tenere nascosto il segreto del re” (Tb 12,7). Si tratta di un segreto tuo e di Gesù Cristo.

8. Visto il clima abbastanza leggero del tuo ambiente di lavoro, puoi parlare apertamente di come intendi vivere la tua vita affettiva solo con chi ti da affidamento di poter comprendere il discorso.
Diversamente corri il pericolo, per usare il linguaggio evangelico, di dare le perle ai porci: “Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi” (Mt 7,6) e di esporre il vangelo all’irrisione degli stolti.

9. Andare in discoteca o in un pub con amici e bere un cocktail alcolico, evitando di andare su di giri e perdere il controllo delle proprie parole e dei propri gesti, non è peccato. 
Ma se uno ci va abitualmente, entra in clima frivolo che non lo aiuta per nulla a prepararsi a vivere santamente l’incontro col Signore. La musica assordante, le parole sentite e tante altre cose continueranno ad assediare la mente per tutto il giorno seguente, che di solito è la domenica, compresa la Messa.
È meglio invece prendere come propria norma di comportamento quanto si legge nella Sacra Scrittura (secondo la versione della Volgata, che è quella ufficiale della Chiesa): “Uomo prima dell’orazione prepara l’anima tua per non essere come uno che tenta Dio” (Sir 18,23). La serata del sabato dovrebbe essere vissuta così.

Ti ricordo nella preghiera con tutte le tue intenzioni e ti benedico. 
Padre Angelo









Caterina63
00mercoledì 13 novembre 2013 22:53

  I nostri svaghi e la Vergine Maria

Quanto segue è tratto per me e per voi, Amici, da: Filotea Mariana, una raccolta di saggi, aneddoti, preghiere e devozione della tradizione e si chiama: "Un segreto di felicità" di padre Francesco M. Avidano S.M. - Nona Edizione - Torino - con Imprimatur 1962
 

Il Cristianesimo è la religione della vera gioia!
 

Chi lo rappresenta come la religione della tristezza, gli rende un gran brutto servizio!
 
Ma tutto sta a capire di quale gioia parliamo, e cosa vogliamo intendere per gioia.
Innanzi tutto la nostra religione è bellezza e gioia, ed ha reso tollerabile semmai ciò che c'è di più insopportabile nella vita, basti pensare alla malattia per esempio, alla sofferenza, persino alla povertà, senza dimenticare che san Francesco giunse persino a chiamare la Morte, Sorella, e la povertà come sua sposa.
San Paolo è il banditore di questa gioia dopo avera perseguitata, quando ancora non la conosceva bene, ma dopo avere avuto la grazia di conoscerla, non ha saputo più tacere, nè contenersi, egli annuncia a tutti: gaudete, iterum dico, gaudete! Gioite!

Ma di cosa dobbiamo giore? Della nostra fede perchè se il Cristianesimo è la religione della gioia, lo è in virtù della Redenzione, della riabilitazione dell'anima, delle eterne speranze, e lo è perchè è la fede della Santissima Vergine 

Maria, della Madre del Redentore, Madre della vera gioia che è Gesù stesso. E' la gioia della Vergine Maria che noi vantiamo, per questo la invochiamo con il titolo di: Causa nostrae letitiae; o nella Salve Regina quando diciamo: dolcezza, speranza nostra!
Se la "causa della nostra letizia" non è riposta nella Vergine Maria e nel Suo Divin Figlio, che è la gioia incarnata, il Verbo Incarnato, allora non stiamo parlando della stessa gioia, questo è l'unico limite oltre il quale non vi può essere vera gioia, perchè la "causa della letizia" se non è posta in Maria Santissima e nel Suo Divin Figlio, allora è riposta altrove, non in Dio, e perciò non può essere vera gioia, è una illusione, una falsità, una letizia puramente terrena, mondana, lontana da Dio.
Il Cristianesimo pertanto, non ci impedisce mai di essere felici e gioiosi, al contrario! Possiamo e dobbiamo manifestare questa gioia in molti modi, purchè sia una manifestazione onesta, e cioè, che sia Maria Santissima la "causa della nostra letizia" e il "frutto del Suo seno, Gesù" attraverso l'insegnamento stesso della Santa Chiesa che nella figura delle Sacre Scritture, è il Corpo di Nostro Signore, Egli è il Capo, e Maria Santissima ne è la legittima e degnissima Madre.

State allegri, ma non fate peccati! diceva il grande san Filippo Neri, ecco come i Santi sanno riassumere la legge della gioia cristiana.
 
E sono sempre i Santi a riassumerci nella Devozione a Maria Santissima la fonte, la sorgente delle consolazioni, della letizia, della gioia stessa di diventar santi.
Se la nostra servitù per mezzo di Maria, è una servitù di vero amore, allora vivremo nella gioia, mai un giorno nella tristezza, e se anche la tristezza vi giungesse per altre vie che il Diavolo sempre potrebbe infilarci nelle tentazioni, la Madonna stessa ci verrà in soccorso. San Filippo Neri ebbe molto di che soffrire, ma non era mai triste, ed ogni giorno diceva tutto il Rosario intero e da dove, diceva, gli veniva caricato il cuore di immense gioie.

La nostra buona Padrona è Regina! Non è un avaro che cerca di sfruttare i suoi dipendenti a suo vantaggio! Ella ci permette e anzi ci comanda, a tempo e a luogo, divertimenti e sane ricreazioni, assicurandoci che, anche divertendoci, possiamo amarLa e piacerLe, purchè tutto si faccia con onestà che altro non è che guardare al Suo Divin Figlio, la fonte della gioia vera.
 

 seguono consigli specifici.....



Senzatitooiuytlo-1.jpg



 1. Santifica le tue ricreazioni:

- ricreati pensando a Maria quando giocava con Gesù Bambino;
- ricevendole e facendole con Maria, ossia, in modo che Ella possa partecipare alla nostra ricreazione e così trovarsi bene. Come si può fare questo? Fate in modo di fare la ricreazione sempre alla Sua presenza davanti ad un Suo piccolo altarino, davanti alla Sua Immagine, davanti ad una piccola grotta se avrete la possibilità di un giardino o di un balcone, o di un cortile...
- nella ricreazione cantate a Maria, ci sono molti inni, molti canti devozionali che si possono svolgere in queste occasioni: sorridete a Maria, fate tutto alla Sua presenza.
- non parlate mai male di nessuno, non criticate specialmente chi è assente, sforzatevi di fare della ricreazione una "palestra di virtù" perchè è proprio nella convivenza, è al contatto ed anche nell'attrito con gli altri che si conosce la vera carità, che si manifestano o le virtù o i difetti, qui si conosce la vera pietà, qui si rende palese se siamo veri servi di Maria.
- fuggi dalle ricreazioni con persone poco raccomandabili, non pensare di essere un perfetto virtuoso, la tentazione è sempre in agguato e tu hai il dovere di fuggirla, di governarla, non c'è vera gioia senza la pratica delle virtù.
- non farti coinvolgere in feste dissacranti la purezza, la castità, la continenza, la vera gioia non sta nel dissacrare il nostro corpo che è Tempio di Dio, o nell'uccidere la nostra anima che fu comprata a caro prezzo. Che gioia potresti mai provare trovandoti fra persone che bestemmiano, offendono la Madre di Dio, i Santi, il Sommo Pontefice? Se non sei all'altezza di fare apostolato, sii umile, è meglio una ritirata per onore della Santissima Madre di Dio che una sconfitta per aver preteso di convertire degli stolti, illudendosi di portare gioia laddove viene rifiutata. Rammenta l'umiltà di san Tommaso d'Aquino che sapeva riconoscere: "Quando perciò si giudica probabile che il peccatore non accetterà l'ammonizione, ma farà peggio, si deve desistere dal correggerlo" (Glossa ordinaria su Galati, 2, 14).

2. Santifica le tue vacanze:

- è importante ricordare che siamo sempre di Maria in ogni tempo e luogo, e quindi anche in vacanza, e forse potremo dire in modo speciale in tempo di vacanze quando, le tentazioni, si fanno più forti. La vacanza inoltre deve diventare luogo di apostolato, palestra di fedeltà a Maria, alla preghiera specialmente al Rosario, alla Confessione, alla Santa Messa.
- Taluni andando in vacanza pensano scioccamente che anche Dio ci lascia e va in villeggiatura! Ma non sia per te questo ragionare. Tu in vacanza cerca un altare della Madonnina e premunisciti di curarlo ogni giorno con dei fiori freschi, con il sostare presso di Lei e fare lettura del Breviario.
porta nel tue bagaglio tutte le virtù e mettile a frutto, specialmente la purezza, il vestire modesto, non essere di scandalo a nessuno, non essere tentazione di cattivi pensieri per gli altri.
- cercate di essere gioiosi per insegnare, a chi vi sta accanto, quella "causa della nostra letizia", non vergognatevi di essere innocenti, praticate il santo pudore, come insegna l'Apostolo Pietro: date sempre ragione della gioia e della speranza che è in voi (cfr 1Pt.3,15).
- rammentate sempre che l'ozio è il padre dei vizi, anche in vacanza!
- approfittate di questo tempo di vacanza per fare apostolato soprattutto con l'esempio, fermandovi a consolare qualche afflitto, fermandovi a consigliare qualche dubbioso, fermandovi a dire con qualcuno  un Rosario anche durante una passeggiata.
- usate questo tempo per imparare i canti della Tradizione, molti canti della Devozione mariana, come inni dedicati ai Divini Misteri, si prestano proprio per creare allegre compagnie.
- non dimeticare di portare in vacanza la Sacra Scrittura e qualche buon libro dei Santi o che parlino di loro e delle loro gesta, approfitta di questo tempo per approfondire argomenti nei quali sei in difficoltà, approfondisci la sacra Dottrina.
- anche in questo tempo non trascurare piccoli sacrifici, qualche leccornia magari per acquistare qualche libretto devozionale e seminarli attorno a te, "dimenticarli" nelle case dove vai in vacanza e pensa quale immenso dono Dio ti potrebbe fare di più se a causa tua qualche anima, anche se a tua insaputa, potrà convertirsi, grazie alla tua testimonianza, grazie ad un libretto che avrai lasciato in giro....
- se vai al mare affida i tuoi bagni alla Stella del Mare, non vergognarti di farti un segno della Croce anche se sei sulla spiaggia o fra amici; se puoi indossa la Sua Medaglietta. Non spogliarti troppo, cerca di essere pudica, i ragazzi siano modesti negli sguardi e nei pensieri, imparate a rispettarvi vicendevolmente, ricordate che siete entrambi di Maria Santissima.
- se andate in montagna affidate le vostre escursioni o passeggiate alla Beata Vergine del Monte Carmelo;
- se non vi potete permettere alcuna vacanza, non siate tristi, pensate alla Madonna Santissima che non andava certo in vacanza! Dell'unica vacanza che conosciamo fu quando andò a far visita alla cugina santa Elisabetta, ma per portarle aiuto poichè era anziana ed incinta! Ricordate il Suo canto di gioia che è il Magnificat.
- quando vi spostate con un mezzo, invocate Nostra Signora del Buon Viaggio, la Madonna della Strada, santa Maria in via, non dimenticate mai di invocare l'Angelo Custode.
Non vergognarti di invocare Maria quale Nostra Signora della Buona Morte, perchè noi qui sulla terra siamo in viaggio e la nostra meta è il Cielo, e non sappiamo nè il giorno, nè l'ora che il Signore ha previsto e predisposto per il grande passo, meglio farsi trovare sempre pronti, per quanto ci sarà possibile, perciò non far trascorrere troppo tempo da una Confessione all'altra.
Ricordatevi sempre cosa diciamo nella Salve Regina: che questa è una valle di lacrime e pertanto è Lei la Causa della nostra letizia, è il frutto benedetto del Suo seno la nostra gioia. Nessuna vacanza perciò, potrebbe mai darci la vera gioia se con noi non ci fosse Maria Santissima, se con noi non  ci fosse Nostro Signore Gesù Cristo.


 

Caterina63
00mercoledì 13 novembre 2013 22:56

Santi Comandamenti


Quanto segue è tratto per me e per voi, Amici, da: Filotea Mariana, una raccolta di saggi, aneddoti, preghiere e devozione della tradizione e si chiama: "Un segreto di felicità" di padre Francesco M. Avidano S.M. - Nona Edizione - Torino - con Imprimatur 1962
 


I pasti e la Madonna

La santa Schiavitù ti aiuterà a nobilitare e santificare anche questa azione in sè così materiale. Quante anime pie, infatti, e anche religiose, che hanno saputo rinunciare a tutto, sono poi state invece schiave della gola!
Ascolta cosa devi fare: impara a mangiare da uomo, da cristiano, da schiavo di Maria.

1. Da Uomo: impara innanzi tutto questo, mangiare per vivere e non vivere per mangiare. Gli animali vivono per mangiare, eppure se essi sono addomesticati imparano a rispettare le regole che tu, uomo, dai loro, a maggior ragione comportati come uno che ha delle regole.
E poi pensa qual dolorosa necessità dover interrompere la preghiera, il lavoro, per pensare a mangiare e poi per digerire... Assoggetati perciò ad essa come ad una umiliante necessità "per vivere devo mangiare", ma non essere di quelli che fanno del cibo il pensiero dominante della vita e non sanno parlare d'altro che di ciò che hanno mangiato e di quel che mangeranno qualche ora più tardi; non essere di quelli che non s'accontentano mai di nulla a tavola e che se non soddisfano il gusto sono capaci di mandarsi storta la giornata. Tu mangia da uomo saggio, che se la salute te lo permette certamente, apprezza tutto ciò che ti sarà offerto in cibo, impara a mangiar ciò che ti fa bene ma forse non ti piace nel gusto, sii gioioso se qualche volta il pasto è poco saporito. Non riempirti lo stomaco fino alla sazietà, così mangiano gli animali, ma loro sono giustificati, eppure se li addomestichi s'accontentano di ciò che il padrone gli dà, impara anche poco alla volta le piccole rinuncie fino a soddisfare, piuttosto, il piacere di qualche diogiuno.

2. Da Cristiano: il primo condimenti dei tuoi pasti sia la preghiera e la mortificazione, il fioretto. Se hai più tempo aggiungi alla preghiera del pasto anche un'Ave Maria, e glieLa offrirai pensando a Lei mentre era in fuga in Egitto, quasi partoriente, non aveva molto di che mangiare. Anche durante il pasto non smettere di nutrire l'anima, se ti è possibile, ascolta qualche passo della Scrittura, in famiglia qualcuno a turno, durante il desco, può leggere qualche brano ispirato scritto dai Santi, oppure dal Trattato della Vera Devozione a Maria, o dal Segreto di Maria, o dalle Glorie di Maria, perchè "non di solo pane vive l'uomo", pensa a quanti sono senza pane e ciò che tu mangi è dono di Dio.
Questi consigli ci sono dati dall'Apostolo Paolo, quando dice:  1Corinzi 10, 31 Sia dunque che mangiate, sia che beviate, sia che facciate alcun'altra cosa, fate tutte le cose per la gloria di Dio.
Non dimenticare le pene che siscontano in Purgatorio per i peccati di gola! E ti sia di giovamento pensare alle eterne ricompense con cui Dio rimunerà anche la più piccola mortificazione che avrai fatto per amor Suo.
Quando Gesù mangiava pensava anche all'Ultima Cena, pensava a quel pane e a quel vino  che avrebbe trasformato nel Suo Corpo e nel Suo Sangue, sacrificato per la nostra salvezza, così il vero Cristiano, anche a tavola, non pensa a se stesso, ma piuttosto pensa agli altri, mentre mangia può pensare a cosa fare magari per un vicino di casa in difficoltà, o per qualche fedele della parrocchia in difficoltà, o per andare a trovare un malato, vedi come anche mangiando si può pianificare il proprio apostolato.
Infine, se sei invitato a qualche pranzo importante, non metterti in mostra, cerca sempre l'ultimo posto, non ostentare, ed anche qui, senza offendere il padrone di casa,  nascondi le tue mortificazioni.

3. Da Schiavo di Maria: pensa subito e spesso a come è divinamente bello immaginare la Vergine Santa mentre serve Gesù a tavola, mentre porge il piatto al Suo Casto Sposo san Giuseppe, dopo una giornata di lavoro. Immagina come Gesù, seduto a tavola, mangiasse con loro. Stai pur certo che la Madonna non pensava al cibo in sè, ma guardava il Suo adorabile Gesù, e sempre pensava a quel Mistero che aveva davanti: tutto Dio ed anche tutto Uomo, Suo Figlio, e pensava di certo come avrebbe potuto servirLo al meglio nel mentre che cresceva.
Che bello e che dono poter mangiare sempre alla presenza della Divina Famiglia. Maria dava i bocconi più prelibati a Gesù Bambino, così i Santi hanno imparato a fare altrettanto con i poveri, dando il meglio che avevano a loro, spesso si astenevano da qualche ghiotto boccone che offrivano alla Madonna perchè in qualche modo Ella potesse far giungere quella rinuncia a qualche povero.
Maria era tutta protesa all'ascolto di Gesù, sappi anche tu introdurre delle buone conversazioni a tavola, e se sei un religioso, sfrutta la lettura di tavola, è importante non perdersi nelle chiacchiere peccaminose, specialmente quelle vanitose, quelle in cui ci si autogratifica di se stessi.

4. Impara a vedere in chi ti serve la Vergine Santissima e ti sarà più facile:

a. mangiare con umiltà: io che sono il servo, vengo servito! Ho davvero guadagnato questo cibo? Sappi riconoscere la Provvidenza e di spesso: Oh! come la Madonna Santa tratta bene i suoi servi!

b. con la santa mortificazione: come potrei lamentarmi di tal simile Provvidenza sulla mia tavola? E questa non è fantasia! La Madonna vuole davvero che tu accetti, in nome Suo, tutto ciò che ti portano, senza lamentarti, ma ringraziando sempre il Signore prima, durante e dopo il pasto.

c. con fedeltà e devozione, cioè: sempre come se stessi alla presenza di Dio, ricordando di avere sempre accanto a te il tuo Angelo Custode. Usa la fedeltà specialmente nei giorni di digiuno prescritti dalla santa Chiesa, giungi ad un santo digiuno di devozione specialmente il Venerdì e al Sabato dedicato alla Madonna, ricordandoti che alle ore 15,00 del Venerdì Gesù moriva sulla Croce per te. Questo pensiero ti aiuterà a mantenerti fedele nella mortificazione e nel digiunare.

Se all'inizio dell'impresa ti riuscirà difficile mantenerti fedele, non scoraggiarti, aiutati con la Confessione, con la santa Eucaristia, con il Rosario, non smettere mai di impegnarti e alla fine vedrai che i risultati arriveranno, e tu guadegnerai immensi benifici e tanto giovamento. Pensa sempre che più ti impegnerai a favore dei peccatori, dei poveri, di chi è lontano dalla Chiesa, per la loro conversione, e più tu riciverai benefici.
La Madre Matilde del SS. Sacramento, Abbadessa del Monastero, aveva stabilito che fosse portata, ogni giorno, la miglior porzione ai piedi della Santissima Vergine, e così che venisse distribuita ai poveri che andavo a bussare in quell'ora.

________________________________________

  DIGIUNO....PECCATO DI GOLA..... c’è tutta una scienza, tutta una teologia, tutta una realtà schiacciante che dovrebbe farci riflettere a lungo ;-)

NON DI SOLO PANE VIVE L’UOMO…. il peccato di gola è così quell’eccesso che non ci fa vedere quale sia quest’altro “cibo” che dovrebbe nutrirci e cosa dovrebbe nutrire…
già, oltre al corpo, cosa c’è da nutrire? L’ANIMA! ;-) ma sarebbe come ammettere che l’anima esiste con tutto ciò che questa scoperta porterebbe…

  CLICCATE QUI PER ACCEDERE ALLA SEZIONE CHE CHIARISCE I VIZI





Caterina63
00mercoledì 13 novembre 2013 23:19
<header class="entry-header clearfix">

  La virtù cristiana della Costanza quotidiana. Colloquio con la Miriano di “Sposati e sii sottomessa”



</header>
Costanza Miriano



Un colloquio con Costanza Miriano


 



La sottomissione tocca dei nervi scoperti. Pensare di sottomettersi alla volontà di qualcun altro irrita in questo specifico periodo culturale. Gesù nel Vangelo ha detto: “senza di me non potete far nulla”. Si può anche stare insieme magari, ma per essere veramente felici l’unica via è questa. La donna ha sempre il compito di correggere fraternamente solo quanto riguarda il peccato dell’altro, non per il proprio comodo. Uomini e donne possono sbagliare, ma il ruolo della guida, secondo s. Paolo, spetta all’uomo. Perché è più capace di non farsi influenzare dall’emotività. La bellezza è dono di Dio: una certa attenzione all’abbigliamento, con misura, è una cosa buonissima, non solo buona. Noi cristiani siamo molto più liberi di quanto pensiamo. Ogni famiglia ha delle stagioni. Quando si sta formando, ci si può aprire all’associazionismo. Però, quando poi il nucleo si deve consolidare, occorre rallentare un po’. Poche donne si sono offese, anzi, ora che ci penso, nessuna, leggendo i libri. La Bonino: pena per la persona, ma i suoi gesti non sono condivisibili. La gioia è la spia che una persona funziona. Ricevo lettere di uomini che adorano la donna che viene fuori dal libro.



 



In Spagna il suo libro “Sposati e sii sottomessa”, recentemente tradotto, ha provocato un putiferio perché, secondo alcuni partiti politici, istigherebbe alla violenza contro le donne. A noi – che l’avevamo intervistata qualche tempo fa – Costanza Miriano è sembrata invece una scrittrice di buon senso con un’ottima ricetta per far funzionare i matrimoni.



 


intervista di Claudia Ciramiin collaborazione
con  Antonio Margheriti Mastino da papalepapale.com

 

ciramiL’intervista a Costanza Miriano, nonostante la sua immediata disponibilità, ha avuto un prima e un dopo rocamboleschi: registratori che non registrano, caselle elettroniche che esalano l’ultimo respiro proprio in quei giorni, file audio portatori sani di virus, un litigio con esternazioni in dialetti meridionali, persino strani colpi e soffi notturni all’ora fatidica delle 3 di notte. I cattolici, però, di solito non si abbattono: lo sanno che questi inconvenienti sono un buon segno (litigi a parte), perché mostrano che qualcosa dà fastidio ai piani bassi. A ragione, pensiamo. Perché Costanza Miriano è sì moglie, mamma, giornalista, ma, da qualche anno, è anche una scrittrice che, a suo modo, sta combattendo “la buona battaglia”. Questa donna, infatti, ha messo di nuovo al centro della scena il matrimonio cattolico, l’educazione cristiana dei figli e, last but not least, la sottomissione della donna così come ne ha parlato s. Paolo, ma con un tocco di glamour e di ironia per adattarla ai nostri tempi. Perché la famiglia, soprattutto oggi, ha bisogno di salde fondamenta e di qualcuno che letteralmente stia sotto per reggerla e solo la donna può farlo. Costanza Miriano ne ha parlato nei suoi due libri: Sposati e sii sottomessa eSposala e muori per lei. Che sono due saggi e parlano di “cose buone e giuste”, ma lo fanno in modo divertente. Perché le cose serie si possono dire anche sorridendo.

SOTTOMISSIONE: ANCORA QUALCHE PAROLA PER SPIEGARLA

Il primo libro. Una vera bomba lanciata contro il femminismo odierno.

Sei una scrittrice molto apprezzata. Eppure non mancano le critiche e sempre per lo stesso motivo: la sottomissione della donna. Perché oggi questo termine – pur se inteso alla tua maniera – fa così paura?

Perché tocca dei nervi scoperti. Da un punto di vista culturale, le donne pensano di dover combattere per la propria emancipazione, secondo i criteri del mondo. E, anche se l’hanno ottenuta, se sono infelici, non lo ammettono. Quindi, pensare di sottomettersi alla volontà di qualcun altro è qualcosa che irrita in questo specifico periodo culturale.

E se guardiamo ad un punto di vista più strettamente cristiano invece?

In generale, obbedire a qualcuno significa ammettere che io non sono arbitro della realtà, non sono io la divinità, non sono io che do l’ultima parola sul mondo. Significa per l’uomo riconoscere di essere creatura e non c’è cosa più irritante per l’uomo di oggi – data la mentalità dominante – che riconoscere di essere creatura, di essere figlio di un Padre, che sa meglio di noi quello che è buono.

Riprendendo s. Paolo, hai chiesto alle donne di essere sottomesse e agli uomini di dare la vita per loro. Ci può essere, seconde te, la possibilità che un matrimonio funzioni al di fuori di questo modo eminentemente cristiano di viverlo?

Per me, no. Perché Gesù nel Vangelo ha detto: “senza di me non potete far nulla”. Io credo che il Vangelo sia la carta d’identità dell’uomo e non c’è un altro modo per funzionare e portare frutto ed essere veramente e profondamente felici. Poi, ci possono essere anche unioni basate su altri fattori. Che forse, a volte, possono persino durare a lungo, ma, secondo me, non per sempre. Io ne conosco alcune. Si può anche stare insieme magari, ma per essere veramente felici l’unica via è questa.

Ma tu conosci famiglie che vivono veramente il cristianesimo e che poi non hanno funzionato?

L’uomo è peccatore. Può succedere che ci si allontani, che si venga influenzati dalla mentalità del mondo, però, secondo me, se si rimane attaccati alla preghiera a Dio, a ciò che Lui dice nella Bibbia…

Quella Bibbia che non ci dice come va il cielo ma come si va in cielo…

Non è infatti che noi leggiamo la Bibbia: è la Bibbia che legge noi e se noi ci lasciamo leggere dalla Bibbia e ci lasciamo guidare, io non penso che si possa non funzionare. Ci possono essere delle prove, quello sì. Guardiamo ad esempio alle storie di s. Monica o di s. Rita: ci insegnano che ci sono stati matrimoni profondamente provati, anche se vissuti cristianamente, magari perché non tutti e due vivevamo con la stessa profondità la vocazione cristiana. Quindi, ci possono anche essere matrimoni provati…

ma se si rimane ancorati a Dio anche un matrimonio provato funziona, giusto?

Alla fine, credo che la ricetta sia sempre questa.

ANCHE L’UOMO SBAGLIA, MA LA DONNA DEVE SAPER CORREGGERE SEMPRE CON AMORE

Il secondo libro, uscito da poco. Una conferma per chi apprezza la scrittrice.

Nel secondo libro sembra ci sia una sorta di crescita rispetto al primo. I temi sono simili ma c’è una maggiore attenzione alle sfumature. Nel primo libro, la donna appariva un po’ appiattita sulla figura dell’uomo. Ora, invece, sembra presa più in considerazione la possibilità che l’uomo possa sbagliare seriamente per cui anch’egli necessita di correzione fraterna, da esercitare sempre con dolcezza e moderazione. E’ un’impressione corretta?

Nel primo libro io ho scritto proprio i fondamentali, tanto che mi ha molto stupito il successo e il clamore suscitato perché a me sembrava di aver detto le cose base, le cose più scontate. Nel secondo, sicuramente faccio una riflessione più approfondita ma certo sia l’uomo che la donna possono sbagliare, solo uno è il Maestro, però…

La donna non deve approfittarne, no?

Nella dinamica di coppia, io credo che la donna abbia sempre il compito, nelle cose che riguardano se stessa, di dover sempre cedere e correggere fraternamente solo quanto riguarda il peccato dell’altro, non per il proprio comodo o per le proprie impressioni. Bisogna distinguere quando correggere è imporre il proprio volere e quando invece è fare il bene dell’altro.

Ormai però lo hai detto: anche l’uomo può sbagliare. Allora, se sbagliano entrambi, perché è la donna che deve sottomettersi?

Certo che uomini e donne possono sbagliare, ma il ruolo della guida, secondo me e, soprattutto, secondo s. Paolo, spetta all’uomo. Perché è più capace di non farsi influenzare dall’emotività, di prendere decisioni razionali.

Chi fra uno e donna è più sensibile alle mode ideologiche?

Secondo me, la donna. Generalmente è più influenzabile, forse perché meno radicata. La donna ogni mese rivolta tutto il suo mondo, anche a causa del suo ciclo ormonale (la donna è mobile, no?). Siamo davvero pesantemente influenzate dall’emotività, abbiamo bisogno dello sguardo dell’uomo che ci confermi. Per questo le donne sono così attente alla bellezza.

BELLEZZA, CURA DEL CORPO E… SUPER BONUS

Chi l’ha detto che essere cattoliche vuol dire imbruttirsi e vestire male?

A proposito della bellezza molti sono convinti – ed in un certo senso è stato vero fino a non molto tempo fa – che le donne molto cattoliche sono brutte perché trascurate. A questo proposito, i tuoi libri presentano un interessante novità: si può essere cattolici senza essere fuori dal mondo (ci si può vestire bene, comprare aggeggi tecnologici, portare il tacco 12, etc.). Puntando sulla preghiera, sui sacramenti e sulla testimonianza per fare la differenza. E’ questo – secondo te – il segreto del tuo successo?

Intanto, devo dire che ho accentuato alcune frivolezze che poi in realtà non mi appartengono così tanto. In parte perché, lavorando in televisione e vivendo nel mondo, intuivo che questo avrebbe avvicinato anche persone che, se vedono la signora sessantenne che va a messa con la scarpa comoda e con la ciabatta, si fermano all’apparenza e non vanno alla sostanza. Quindi, in parte, è stata una scelta stilistica…

In parte. E per il resto?

Io credo che davvero l’uomo è tutto redento, quindi anche la bellezza è dono di Dio. E anche una certa attenzione all’abbigliamento, con misura, secondo me, è una cosa buonissima, non solo buona. Chiaramente è tutta una questione di buon senso. Non spenderei mai cinquemila euro per una borsa come quelle che cito nel libro, le borse di Dior – mai comprata una borsa firmata in vita mia – con misura, però, ci si può vestire bene anche essendo sobri, nel senso della spesa, e poi c’è un’altra cosa…

Quale?

Secondo me, noi cristiani fatichiamo a gestire la nostra libertà, che in realtà ci pesa. Io invece penso che, a parte poche cose, come i punti fermi della nostra fede, siamo molto più liberi di quanto pensiamo, anche riguardo a cose meno importanti, come il modo di vestire…

Del resto, s. Paolo invita ad avere cura del corpo perché è il tempio dello Spirito Santo e diventa tabernacolo del Dio vivo volta per volta, no?

Esatto. Per esempio, io amo fare sport. Ho cominciato in terza media. Ho corso per tutta la vita – ormai sono quasi trent’anni che corro – e qualche volta cerco di trovare gli spazi senza togliere attenzioni e tempo a marito e figli, magari faticando e alzandomi mezz’ora prima. Ed io non trovo che sia più cristiano, per esempio, stare magari sul divano a guardare la televisione piuttosto che fare una corsa che fa bene anche al corpo. Credo che sia cristiano prendersi cura del corpo. Certo, sempre con misura. Uno non può stare otto ore al giorno in palestra né una può preparare la maratona quando ha otto figli.

In Sposala e muori per lei parli della grazia del sacramento del matrimonio come “l’arma segreta, il superbonus” per una coppia. Oggi non tutti la vedono così. E’ mancanza di fede o credi che corsi prematrimoniali e catechesi varie non riescano a mettere bene in evidenza questo aspetto fondamentale?

Io credo che di corsi buoni e di bravi sacerdoti ce ne siano molti. Poi ce ne sono anche di meno bravi. Ma penso che prima i matrimoni tenessero più per la pressione sociale che per una profonda fede. Reggevano perché la pressione sociale non permetteva neanche che si ponesse il problema di lasciarsi. Oggi, invece, perché la pressione sociale non c’è, si può convivere: anzi, tante madri consigliano la convivenza ai figli per provare e sicuramente ora, per stare insieme tutta la vita, ci vuole una motivazione in più che prima non era necessaria. Però, se ci pensiamo, quando oggi ci si sposa in chiesa per fede, il fatto che si stia insieme per convinzione e non per convenzione è una cosa buona, non è un male per i figli.

VITA DI CHIESA? CARE DONNE, VA BENE, MA DATEVI UNA REGOLATA… 

Uno dei tanti impegni ecclesiali dei cattolici di oggi. Quando dire sì e quando invece rimanere in famiglia?

Sempre nello stesso libro, ti rivolgi ad un’amica che trascura la famiglia per i troppi impegni ecclesiali, chiedendole di essere un po’ menoattiva in chiesa. Vogliamo però sottolineare un paradosso: il Magistero difende con forza la famiglia ma, contemporaneamente, uffici diocesani, parroci, responsabili di movimenti non fanno altro che aumentare esponenzialmente “impegni” (incontri, raduni, etc.) che, inevitabilmente, creano malumori o disagi in famiglia. Non pensi che una tiratina d’orecchie possiamo rifilarla anche a loro?

Al clero mai. Lo difendo sempre con tutto il cuore, perché è formato da fratelli che a volte sbagliano come capita a tutti, ma danno la vita per noi. I sacerdoti non si criticano mai.

Però il problema esiste…

Il problema esiste è vero. Secondo me, ogni famiglia ha delle stagioni. Quando si sta formando, ci si può aprire all’associazionismo. Però, quando poi il nucleo si deve consolidare, quando ci sono i figli piccoli e anche loro hanno le loro esigenze – magari il desiderio di stare insieme senza troppe intrusioni esterne: perché i miei figli, per esempio, se comincio ad invitare troppo, a fare cose di gruppo, si innervosiscono e hanno ragione – in quel caso occorre rallentare un po’.

Del resto, partecipare ad ogni impegno ecclesiale e trascurare la propria famiglia, soprattutto se ci sono bambini, è una scelta persino bizzarra, dato che la famiglia è considerata una chiesa domestica…

Secondo me, è una sorta di lussuria spirituale: il desiderio di cercare sempre nuovi stimoli, nuove gratificazioni, nuove riflessioni. Io penso che un cattolico maturo sappia quello che deve fare. Sa che sono necessari momenti in cui ci si ricarica: però è nella vita quotidiana che poi si deve esercitare il proprio essere cristiani.

Come ti regoli tu da cattolica e da madre?

Noi, in realtà, non so se siamo un buon esempio. Andiamo tutti insieme a Messa la domenica. Poi faccio frequentare il catechismo ai figli più grandi. Alle piccole, che non sono ancora in età, cerco di farlo io un giorno a settimana: leggo i libri, vediamo i film, leggo la Bibbia. Le storie però vanno innestate nel quotidiano, gomito a gomito: si parla di Dio come una persona reale, che è in mezzo a noi, che  vive con noi…

Una volta hai detto che riesci anche a far dire il Rosario ai tuoi figli, corrompendoli in vari modi…

Esatto, ma, poi, loro vedono la testimonianza, senza bisogno di prediche. Vedono che vado tutti i giorni a Messa, che mi metto a pregare nel mio angolino, che leggo la Bibbia. Cioè vedono che per me è un’ esigenza viva e vitale e spero che sia questo che arrivi a loro. A volte, sono loro a chiedermi: “preghiamo?”. Poi amano la candela, l’incenso, si divertono – fanno anche dei disastri – però è un modo per tenerli lì, è un modo per vivere la fede nel quotidiano. Noi cristiani tante volte andiamo agli incontri ecclesiali e poi pensiamo che dobbiamo amare il vicino di autobus, il povero che sta dall’altra parte del mondo, mentre, invece, prima di tutto, l’amore si vive in famiglia con la suocera, con il marito a cui non rispondere, con la moglie per cui morire, con i figli che fanno i capricci…

Forse é stato l’equivoco clericale di questi anni. E’ facile amare uno che sta ad un milione di km di distanza, che non vedi, che non ti contraddice mai, con cui non parli, ma stare accanto, gomito a gomito, ai familiari che non ti obbediscono, che ti contraddicono, è lì che veramente è la sfida per il cattolico… amare la propria famiglia che dovrebbe venire prima di tutti gli altri “prossimi”, del proprio gruppo di preghiera, di catechesi, etc…

Tutta questa esigenza di gruppo, di condivisione, io personalmente non la sento. Rispetto, però, chi la sente. Io ho una comunità di amici, soprattutto amiche, con cui la pensiamo allo stesso modo. Però non è che ci vediamo lasciando i figli: ci pensiamo, cerchiamo di trovare dei momenti, perché è giusto trovarli, ma senza trascurare la famiglia…

Puoi farci un esempio concreto?

Di recente, è arrivata un’amica di Piacenza, che era a Roma per un impegno. Ho messo a letto i figli,  è venuta tardi, verso le 22:30, e abbiamo parlato di Dio perché è quello che ci sta a cuore: ecco per me quella è una comunità – anche un incontro con un’amica – che non grava sulla famiglia.

LE LACRIME DELLA BONINO

La Bonino: oggi, molte come lei fingono di sorridere anche quando il loro cuore di donne è a pezzi.

Il senso dei tuoi libri è che le donne possono fare tantissimo per far uscire l’uomo dalla crisi di identità in cui è entrato dopo il femminismo degli anni ’70. Non le carichi di un’eccessiva responsabilità?

Io penso che la donna dà la vita all’uomo. Come dice anche Giovanni Paolo II, quando parla del genio della relazione; come dice Benedetto XVI, quando afferma che la parte migliore della vocazione femminile è portare fuori il meglio dell’altro anche a se stesso. Credo che la donna dovrebbe caricarsi di meno di responsabilità fuori, combattere un po’ di meno per le quote rosa, per il successo, e invece dedicarsi alla sottomissione che è grandissima nelle relazioni.

Di nuovo la sottomissione: è capitato che qualche donna si fosse sentita offesa per questo termine?

Devo dire che poche donne si sono offese, anzi, ora che ci penso, nessuna, leggendo i libri. Magari, a volte, per qualche articolo, ma per i libri no, perché la donna che esce fuori dai miei libri è una donna che ha una missione che fa bene al mondo. La donna secondo me è il motore, custodisce la scintilla come nella Sacra Famiglia. Giuseppe faceva il lavoro grosso e la Madonna ha accolto la vita. Cioè sono due funzioni diverse ma…

Entrambe importanti. Hai avuto lettrici di sinistra?

Qualcuna sì. In fondo, come è scritto nella recensione de Il fatto quotidiano su Sposati e sii sottomessa, anche per quelle che chiamiamo conquista l’aborto e che hanno lottato per il divorzio poi se si chiede loro qual è il giorno più bello della vita risponderanno sempre quando è nato il proprio figlio oppure, anche se divorziano, saranno sempre alla ricerca dell’amore eterno. Perché, alla fine, queste cose sono scritte nel cuore di ogni donna, anche in quello della Bonino, però il problema è ammetterlo. A volte, alcune mi hanno detto: “per me leggere il tuo libro è stata una grande sofferenza perché appartengo alla generazione che ha lottato per realizzarsi nel lavoro e ora che leggo è troppo tardi e mi sono resa conto che volevo farlo un figlio ma ora non è più tempo”.

L’orologio biologico è inesorabile…

Uno degli inganni del nostro tempo è quello di pensare che noi siamo arbitri della realtà e possiamo decidere quando e come vogliamo, ma la realtà è che il corpo delle donne invecchia, che dopo i 35 anni la fertilità dimezza e dopo i quaranta è più difficile concepire in modo naturale.

Non possiamo farci sfuggire il tuo cenno ad Emma Bonino. In tutta sincerità: che ne pensi da donna a donna? Che sensazione ti trasmette.

A me fa tanta tenerezza. Provo pena. Però chi mi vuole bene mi dice che mi fanno pena tutti. Il fatto è che ho letto su internet una sua intervista in cui diceva che lei la sera, quando rientrava a casa, spesso piangeva per la solitudine perché aveva avuto in affido due bambine ma solo temporaneamente (per saperne di pù qui  n.d.r.) e secondo me anche lei avverte questo vuoto. Quindi, provo tenerezza per la persona. Però rispetto alle sue battaglie, a quello che ha fatto, no. I gesti e le battaglie sono condannabili. Per me il fatto che promuova l’aborto è una cosa… che non ci dormo la notte! Perché è terribile. Lei lo ha promosso, ma lo ha anche fatto, sulle persone care, nel salotto di casa, con l’aspirapolvere, la pompa di bicicletta: insomma quell’atto lì è proprio terribile, l’azione più terribile.

La rivoluzione ha necessità di spazzare via il passato,  spezzando i legami fra gli uomini. Una rivoluzione che arriva, nel ’68, a compiere il gesto emblematico e altamente simbolico di separare madre e figlio, col cordone ombelicale spezzato nell’aborto. La rivoluzione ha bisogno di dividere persino ciò che era indivisibile, madre e figlio, e ci è riuscita, purtroppo, dopo il 68.

Sì.

PRENDERE LA VITA CON UN SORRISO… E GLI UOMINI? ALTRETTANTO.

In famiglia più si ride, meglio si vive.

L’ironia è l’ arma vincente dei tuoi libri. Che indichi anche alle donne, in uno dei capitoli dell’ultimo libro, come rimedio per non cedere alla tentazione di lamentarsi a tutti i costi. Ma, con quattro figli e un lavoro impegnativo, trovi il tempo e la voglia di sorridere delle contrarietà nella vita di tutti i giorni? Tu hai detto che a casa tua si ride sempre. La domanda sorge spontanea: “ma che c’è da ridere”?

Io penso sempre che quando c’è qualche piccolo contrattempo si può sorridere e grazie a Dio finora sono stati solo questi. Certo, la fatica è tanta, tanti soldi spesi, poco tempo, però questi non sono problemi grossi, se pensiamo alla croce. Poi chi è col cuore vicino al Signore non può essere triste perché siamo redenti, la morte è stata vinta, siamo parte del popolo regale di Dio, siamo figli di Dio: non possiamo non saltare dalla gioia.

Il consiglio, allora, è vivere con gioia…

Anche Gesù dice: “questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena”. Io penso che la gioia sia la spia che una persona funziona, che sa apprezzare anche le proprie piccole fatiche. Io ho conosciuto pure persone con grandi croci che erano nella gioia… Se uno è vicino al Signore non c’è niente che lo turbi.

Allora, per sorridere un po’… hai le prove che tuo marito legga veramente i tuoi libri? O ha detto sì come fanno tutti gli uomini?

Quando un uomo annuisce, “ah ah”, il dubbio viene… (ride) Qualcosa deve aver letto perché mi ha fatto moltissime critiche, quindi da quello ho la prova. Alla fine delle nottate passate a scrivere gli passavo il computer e lui mi rispondeva con fiumi di critiche. “Ma per il resto?” gli chiedevo. “Quale resto?” rispondeva “Questo lo hai già detto, questo non fa ridere, questo è noioso”. Dovrebbe aver letto ma solo perché è mio marito. Credo che non leggerebbe mai un libro del genere.

E, a parte tuo marito, I tuoi libri gli uomini li leggono?

Guarda… devo dire che ricevo più lettere di uomini che di donne.

E sono d’accordo?

Sì. Tutti felicissimi. Adorano questa donna meravigliosa del libro. Che anche mio marito vorrebbe conoscere perché è la donna del libro, non sono io. Stamattina si è alzato e mi ha detto: “Ho sentito alla radio una che diceva che la sera aspetta suo marito con il suo piatto preferito e caldo… ma che, per caso, eri tu?” (Perché ieri mi ha intervistato una radio). Io ho risposto: “Beh… c’è chi si specializza nel razzolare e chi… nel predicare”.

   


Caterina63
00venerdì 15 novembre 2013 13:40
[SM=g1740733] Lumen Fidei Luce della Fede Enciclica di Papa Francesco e Benedetto XVI

Cari Amici, l'Anno della Fede - dono al mondo di Benedetto XVI - è giunto alla sua conclusione, ma noi vorremmo davvero ricordare a noi stessi e a tutti che non parliamo di una fine, bensì di un inizio: l'inizio di un nuovo cammino che ha come punto d'incontro, o come crocevia, e come punto stesso d'arrivo il nostro Signore Cristo Gesù, Re dell'Universo intero. La fede è innanzi tutto uno stile di vita che ha come modello lo stesso Signore Gesù, la Vergine Maria e tutti i Santi, vi offriamo così l'Enciclica Lumen Fidei, Luce della Fede inziata da Benedetto XVI e terminata da Papa Francesco.

Buona meditazione e buon cammino di conversione a tutti.

it.gloria.tv/?media=526759

Movimento Domenicano del Rosario
www.sulrosario.org
info@sulrosario.org



[SM=g1740717]


[SM=g1740750] [SM=g1740752]


[SM=g1740733] Amici, vi offriamo il bellissimo Discorso-omelia che il Papa ha fatto dalle Camaldolesi sull'Aventino per la chiusura dell'Anno della Fede. Possiamo dire che ne è scaturita una vera e succulenta biografia su Maria Santissima. Ascoltiamolo e facciamola nostra.
it.gloria.tv/?media=530457

Movimento Domenicano del Rosario
www.sulrosario.org
info@sulrosario.org

CELEBRAZIONE DEI VESPRI CON LA COMUNITÀ DELLE MONACHE BENEDETTINE CAMALDOLESI


PAROLE DEL SANTO PADRE FRANCESCO

Monastero di Sant'Antonio Abate all'Aventino - Roma
Giovedì, 21 novembre 2013



Contempliamo colei che ha conosciuto e amato Gesù come nessun’altra creatura. Il Vangelo che abbiamo ascoltato mostra l’atteggiamento fondamentale con il quale Maria ha espresso il suo amore per Gesù: fare la volontà di Dio. «Chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, egli è per me fratello, sorella e madre» (Mt 12,50). Con queste parole Gesù lascia un messaggio importante: la volontà di Dio è la legge suprema che stabilisce la vera appartenenza a Lui. Perciò Maria instaura un legame di parentela con Gesù prima ancora di darlo alla luce: diventa discepola e madre del suo Figlio nel momento in cui accoglie le parole dell’Angelo e dice: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola» (Lc 1,38). Questo “avvenga” non è solo accettazione, ma anche apertura fiduciosa al futuro. Questo “avvenga” è speranza!


Maria è la madre della speranza, l’icona più espressiva della speranza cristiana. Tutta la sua vita è un insieme di atteggiamenti di speranza, a cominciare dal “sì” al momento dell’annunciazione. Maria non sapeva come potesse diventare madre, ma si è affidata totalmente al mistero che stava per compiersi, ed è diventata la donna dell’attesa e della speranza. Poi la vediamo a Betlemme, dove colui che le è stato annunciato come il Salvatore d’Israele e come il Messia nasce nella povertà. In seguito, mentre si trova a Gerusalemme per presentarlo al tempio, con la gioia degli anziani Simeone e Anna avviene anche la promessa di una spada che le avrebbe trafitto il cuore e la profezia di un segno di contraddizione. Lei si rende conto che la missione e la stessa identità di quel Figlio, superano il suo essere madre. Arriviamo poi all’episodio di Gesù che si perde a Gerusalemme e viene richiamato: «Figlio, perché ci hai fatto questo?» (Lc 2,48), e la risposta di Gesù che si sottrae alle preoccupazioni materne e si volge alle cose del Padre celeste.


Eppure, di fronte a tutte queste difficoltà e sorprese del progetto di Dio, la speranza della Vergine non vacilla mai! Donna di speranza. Questo ci dice che la speranza si nutre di ascolto, di contemplazione, di pazienza perché i tempi del Signore maturino. Anche alle nozze di Cana, Maria è la madre della speranza, che la rende attenta e sollecita alle cose umane. Con l’inizio della vita pubblica, Gesù diventa il Maestro e il Messia: la Madonna guarda la missione del Figlio con esultanza ma anche con apprensione, perché Gesù diventa sempre più quel segno di contraddizione che il vecchio Simeone le aveva preannunciato. Ai piedi della croce, è donna del dolore e al contempo della vigilante attesa di un mistero, più grande del dolore, che sta per compiersi. Tutto sembra veramente finito; ogni speranza potrebbe dirsi spenta. Anche lei, in quel momento, ricordando le promesse dell’annunciazione avrebbe potuto dire: non si sono avverate, sono stata ingannata. Ma non lo ha detto. Eppure lei, beata perché ha creduto, da questa sua fede vede sbocciare il futuro nuovo e attende con speranza il domani di Dio.
A volte penso: noi sappiamo aspettare il domani di Dio? O vogliamo l’oggi? Il domani di Dio per lei è l’alba del mattino di Pasqua, di quel giorno primo della settimana. Ci farà bene pensare, nella contemplazione, all’abbraccio del figlio con la madre. L’unica lampada accesa al sepolcro di Gesù è la speranza della madre, che in quel momento è la speranza di tutta l’umanità. Domando a me e a voi: nei Monasteri è ancora accesa questa lampada? Nei monasteri si aspetta il domani di Dio?


Dobbiamo molto a questa Madre! In lei, presente in ogni momento della storia della salvezza, vediamo una testimonianza solida di speranza. Lei, madre di speranza, ci sostiene nei momenti di buio, di difficoltà, di sconforto, di apparente sconfitta o di vere sconfitte umane. Maria, speranza nostra, ci aiuti a fare della nostra vita un’offerta gradita al Padre celeste, e un dono gioioso per i nostri fratelli, un atteggiamento che guarda sempre al domani.






[SM=g1740717]

[SM=g1740738] [SM=g1740750] [SM=g1740752]
Caterina63
00sabato 7 dicembre 2013 12:36

  D'accordo.... il film Pretty Woman non è proprio il massimo da prendere come citazione  eppure in tutto il film ci sono molti spazi dentro i quali possiamo riscontrare i nostri difetti, i nostri idoli, la nostra mondanità, ma anche i nostri problemi.....

c'è una frase, sul finale che mi ha sempre colpita 
quando lui finalmente ha capito l'amore.... e si trasforma come il cavaliere nelle favole, per andare a liberare l'amata, prigioniera, in questo caso, della sua povertà materiale, ossia costretta appunto a prostituirsi....
(e qui nel film si dimostra che il non prostituirsi è alla fine un atto volontario; si può essere costretti dalle vicissitudini della vita, ma che molto dipende dalla mentalità più che dalla necessità).....

giunto da lei gli dice: e che succede dopo che lui ha scalato la torre e ha salvato lei?
e la salvata risponde: che lei salva lui!....

c'è del vero in tutto ciò..... è una scena che si ripete da milioni di anni: laddove l'uomo salva la donna, la donna ricambia portando a compimento e a completamento la natura del maschio 
essere salvati e salvare l'altro sono due atti in uno, inseparabili...

Avrete capito dove voglio parare.....  
l'uomo e la donna SONO COMPLEMENTARI, se togli uno dall'altro il mondo si ferma, regredisce, s'invecchia, muore....
l'uomo e la donna NON sono nemici, ma complementari, l'uno non può fare a meno dell'altro/a
E questo non riguarda solo le necessità corporali, ma anche le capacità intellettive.
Dove infatti regna esclusivo il pensiero del maschio, avviene il predominio, nasce la tirannia, si diventa misogini .... così laddove regna esclusivo il pensiero della donna, avviene un predominio, nasce una dittatura, si diventa femministe....

Che la Festa dell'Immacolata ci aiuti a comprendere il successo della complementarietà che esiste fra l'uomo e la donna.....
Auguri a tutti!




pretty woman









Caterina63
00venerdì 20 dicembre 2013 10:00

 Esiste l'amore perfetto?

«Il vincolo matrimoniale senza la carità è non-senso e la carità si ottiene con la preghiera».

«Ti amo». È una delle espressioni più usate ogni giorno da milioni di persone. Pronunciata con intensità e trasporto. Coscienza e passione. Ponderatezza e affetto. Una frase che anche i coniugi legati da molto tempo non farebbero male a ripetersi. È una dichiarazione, un'invocazione, un mostrarsi nella semplicità di ciò che si è, disarmati ma forti della propria donazione. Anche se oggi sono parole svuotate spesso dal loro profondo contenuto fatto di sacrificio, donazione di sè, private dalla donazione alla vita concepita, frutto di questo "ti amo".

Parole che temono solo di non reggere ai rovesci della vita e che invocano un fondamento perenne e assoluto che fondi il loro stesso esistere. Parole che anelano all'eterno e che bramano l'immortalità. Nell'istante in cui sono pronunciate, l'Universo sembra vibrare di gioia.

La ferialità dell'inesorabile temprerà l'incandescenza vitale dell'entusiasmo contenuto nella semplicità di questa espressione.Ma ogniqualvolta essa verrà utilizzata, s'imporrà con l'autorità del suo abbandono, poiché ricorda agli umani le possibilità dischiuse dall'amore e indica loro la via verso l'amore perfetto, suscitando nel cuore, nella mente, nei sensi una domanda: ma esiste l'amore perfetto? Esiste un amore di cui non se ne può pensare uno maggiore? Oppure la perfezione nell'amore è come un orizzonte verso cui si cammina, ma mai si raggiunge?

Ignoto, Ultima Cena, miniatura francese del sec. XVI, Biblioteca nazionale, Madrid (foto LORES RIVA).

Ignoto, Ultima Cena, miniatura francese del sec. XVI, Biblioteca nazionale, Madrid (foto LORES RIVA).

La sera del Giovedì santo nelle chiese si proclama il testo del capitolo 13 del Vangelo di Giovanni in cui si dice: «Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine».

Il testo greco «sino alla fine» non significa solo sino al termine della propria vita; indica la consumazione totale del proprio essere, l'offerta esaustiva di sé. Poiché Gesù è l'uomo perfetto, anche l'amore che ha dimostrato è un amore perfetto.

Quando un uomo e una donna accolgono nella loro vita questo amore? Semplicemente quando accolgono la definitività dell'amore. Questa radicale e conclusiva donazione viene sancita nel sacramento del matrimonio. In ogni sacramento è Cristo che agisce mediante il ministro. Ora, nel sacramento del matrimonio, per la Chiesa d'Occidente, i ministri sono gli sposi stessi: attraverso il loro reciproco donarsi, Cristo porta a compimento in loro il suo «amare sino alla fine». In loro, Cristo realizza il suo donarsi all'umanità per sempre. Così Cristo rende gli sposi partecipi del suo stesso amore che è amore infinito ed eterno.

Quando Cristo celebra il matrimonio, rende partecipi i due sposi della definitività insita nel suo amore. Istituisce fra essi un vincolo che li lega in un'appartenenza indistruttibile. Il dovere della fedeltà, la forma giuridica dell'indissolubilità sono conseguenze, non l'essenza di questo vincolo. Gli sposi infatti possono essere infedeli; possono divorziare: ma il vincolo che li unisce l'uno all'altro permane più forte di ogni divisione, poiché, in questo senso, il sacramento è stato istituito da Cristo stesso.

Quando gli sposi accolgono la perennità dell'amore di Cristo, Gesù stesso rende partecipi i due sposi della sua capacità di amare. E poiché ogni sacramento è frutto della Pasqua del Signore e del dono che lui fa ai suoi discepoli nella storia, cioè il dono dello Spirito, allora gli sposi sono mossi dall'azione dello Spirito Santo.

È lo Spirito Santo che ha spinto Cristo a donarsi sulla croce e gli sposi sono resi partecipi di questa stessa forza amorosa: questa partecipazione effusa nel cuore degli sposi è la carità coniugale. È questa l'operazione più preziosa compiuta da Cristo quando celebra il sacramento del matrimonio.

Il vincolo coniugale esige la carità e nello stesso tempo è il vincolo coniugale che abilita gli sposi a ottenere il Vivificante, cioè lo Spirito Santo che porta a compimento e perfeziona il loro amore umano. Il vincolo senza la carità è un non-senso e la carità si ottiene mediante la preghiera. «Io voglio amare te, ma senza l'amore di Dio in me so che il mio amore è fragile e fugace; per questo chiedo a Dio di amare attraverso di me la persona che ho scelto come segno della sua amorosa fedeltà».

Giuseppe Maria Pellizza, sdb


 





Una presenza nascosta

Monache Serve dii Maria: «Un''esistenza ispirata costantemente alla Vergine, madre del Siignore»

Furono e sono sempre presenti le donne nelle esperienze ecclesiali. La tipologia della vita consacrata le incontra ora precedere (emblematica è la comunità pneumale delle quattro figlie del diacono ed evangelista di Cesarea Filippo, vergini e profetesse: Atti, 21,8-9), ora seguire le istituzioni maschili. La femminilità accomuna a Maria madre, vergine, serva, discepola.

Il monachesimo femminile ha scritto e sta scrivendo pagine memorabili nella storia della Chiesa. I monasteri femminili fruivano di propria autonomia, sebbene molto spesso aggregati ad un Ordine maschile.

Le monache Serve di Maria sono inserite nel movimento spirituale dell'Ordine dal quale prendono il nome. I monasteri in Italia sono accomunati nella Federazione guidata da un comune libro di Costituzioni e Statuti (edizione 1990).

La non del tutto implicita discepolanza mariana è sentita come patrimonio e nutrimento d'una vita «ispirata costantemente a Maria, madre e serva del Signore » (artt. 96 e 104: formule di professione), di una fraternità dedicata e di un luogo intitolato alla Madre di Dio (artt. 32-33). L'identità monastica, mediante i voti solenni di castità, povertà e obbedienza, che realizzano una più intima consacrazione a Dio, è un dono cristologico- mariano, perché in essa «abbracciamo – sono consapevoli le monache – lo stesso genere di vita scelto da Cristo e dalla Vergine Maria» (art. 3: completamento di Lumen gentium, 46).

Monache Serve di Maria in preghiera nel monastero di Arco (Trento, foto SCALCIONE).

Monache Serve di Maria in preghiera nel monastero di Arco (Trento, foto SCALCIONE).

La clausura, espressione d'una realistica e continua ricerca del deserto e del monte solitario come luoghi dove Dio rivela i segreti del suo amore (art. 52), è altresì spazio del nascondimento con Cristo in Dio, in cui viene continuata nel tempo l'attività silenziosa e orante della Vergine Madre (art. 2): siffatta impostazione riverbera una felice originalità mariana, pur nella certezza che non fu monastica l'esistenza della Madre di Gesù.

L'icona della Vergine di Nazaret silenziosa avvalora il silenzio monastico, dentro il quale è possibile «accogliere pienamente la Parola e viverla nell'incessante colloquio con il Padre » (art. 20).

Nell'ascolto della Parola ad imitazione di Maria, altissimo esempio di creatura orante, la monaca impara a conoscere i richiami di Dio negli uomini, negli avvenimenti, in tutto il creato (art. 28).

Solo spostando all'interno del testo costituzionale il capitolo sulle "riverenze alla Vergine", che la tradizione peculiare dell'Ordine dei Servi di Maria poneva all'inizio di tutte le redazioni delle Costituzioni sino a quelle post-conciliari, le monache ne riprendono l'articolazione adeguandola alla propria tipologia (cap. IV): si tratta di memorie nella liturgia, di devozioni comuni e tipiche, di custodia delle tradizioni, di controllate creatività, di visibilità iconografiche.

In questo mosaico cultuale e devozionale, brilla la scansione di appuntamenti non solo devozionali. «Nelle riunioni per la preghiera, il Capitolo e la refezione, la fraternità è solita ricordare la Vergine Maria con il saluto angelico o altro analogo, memore del suo esempio di orazione, comunione e servizio. Questo saluto, abitualmente inaugurale, sollecita l'intervento misericordioso della Serva del Signore che, per disegno divino, sorregge e rende più perfetta la nostra attenzione» (art. 36).

L'esperienza della misericordia è evocata anche nell'evento della correzione fraterna, luogo di verifica sulla capacità di essere evangelicamente «misericordiosi come il Padre dei cieli»: «Riconosciamo nella misericordia una delle caratteristiche dei Servi, che continuano nella loro vita l'esempio della Madre di Dio» (art. 43).

Le relazioni delle monache con santa Maria sono, oltre che cultuali, anche culturali: «Dobbiamo approfondire particolarmente la dottrina sulla Madre di Dio nella storia della salvezza, per attuare la nostra specifica missione nella Chiesa» (art. 17). Di Maria, le monache sono, oltre che serve, anche discepole e in qualche modo testimoni.

*Le monache Serve di Maria sono 146 in 15 monasteri. Per informazioni: monastero Serve di Maria, via Monte della Giustizia, 61048 Sant'Angelo in Vado (Pesaro e Urbino). Tel. 0722-81.82.15.

Luigi M. De Candido




 



Per vivere, per non morire

Il volto dell'altro è essenziale, poiché è qui che occorre scorgere Dio.

L'assolata giornata di ferie sul litorale romagnolo sta per dare l'addio a quel "pallone d'oro", il sole, che ci ha piacevolmente obbligati a restare a lungo sotto l'ombrellone, accarezzati da quella brezza marina ristoratrice e benefica per il fisico, logorato da un anno di intenso e snervante impegno in città. Di ritorno con l'amico Piero verso l'ospitale Casa al mare dell'Opera di don Domenico Masi nel centro vivace di Miramare, ci imbattiamo, mentre discutiamo animatamente su quel nuovo mondo che ci circonda, in una elemosinante ai lati del grande viale Regina Margherita.

Un fugace sguardo e mi viene spontaneo mettere una moneta nel piccolo cesto e con sorpresa vedo che l'amico Piero allunga il passo diretto verso il vicino chiosco del fioraio, compra una rosa, veramente bella, e ritornato sfiora la mano della donna e con un sorriso gliela porge. Un brivido mi attraversa tutto, ma nel gesto geniale dell'amico vedo la "difesa" della sacralità ferita di quella sconosciuta, dignità e sacralità che il mio anonimo gesto, privo del sorriso negli occhi, non è riuscito ad abbracciare. L'amico Piero è un poeta e come i bambini ed i santi sono i custodi del mistero.

«Ora che nelle fosse / con fantasia ritorta / e mani spudorate dalle fattezze umane l'uomo lacera / l'immagine divina…». La mia mano ha strappato via dal volto umano ciò che lo rende umano: l'essere immagine di Dio, cioè una creatura "amata".

Badia fiesolana, Fiesole (Firenze): zingari chiedono l'elemosina. (Foto MAX ROSSI).

Badia fiesolana, Fiesole (Firenze): zingari chiedono l'elemosina. (Foto MAX ROSSI).

Ed è proprio su questo che invece dobbiamo parlare e riflettere, di fatti come il coma del tassista, della donna romena sfigurata dal gesto di un folle, dello scandalo pedofilo, della mafia, comunque si presenti, che ci coinvolge ferocemente in loschi affari e crimini, ecc., cioè arrivare al vero problema centrato dai poeti: la "persona" è calpestata nella sua dignità, se non sappiamo vedere la sacralità nel volto delle "persone".

R. Taurigny, La Carità (1558-1566), coro maggiore della Basilica di santa Giustina, Padova (Foto BONOTTO).

R. Taurigny, La Carità (1558-1566), coro maggiore della Basilica di santa Giustina, Padova (Foto BONOTTO).

Ma esiste un antidoto ai casi come quelli descritti? La vera buona notizia è la novità del cristianesimo, è che Dio ha un volto umano e che noi abbiamo tutti quello stesso volto. Non è questione di tolleranza, incapace di vedere nell'altro che è dotato della mia stessa dignità, ma è questione di "empatia": il prossimo uguale a me stesso.

Infatti, la storia di ogni uomo è sacra in quanto io, lui, tutti, siamo voluti dall'eternità da Dio. Nel prossimo vedere non nemici da eliminare, ma figli dello stesso Padre e fratelli da aiutare. Una cultura, priva del mistero cristiano, non perde Dio, ma perde l'uomo. E Benedetto XVI nel recentemotu proprio Ovunque e sempre sottolinea: «Si è verificata una preoccupante perdita del senso del sacro, giungendo a porre in questione quei fondamenti che apparivano indiscutibili… Se tutto ciò è stato salutato da alcuni come una liberazione, ben presto ci si è resi conto del deserto interiore che nasce là dove l'uomo, volendosi unico artefice della propria natura e del proprio destino, si trova privo di ciò che costituisce il fondamento di tutte le cose».

Il commento dei pagani rivolto ai primi cristiani era: «Guarda come si amano! ». Il compito di chi si professa cristiano è quello di riportare la pienezza del volto di Cristo e superare quella cultura secolarizzata che, come diceva il poeta, «per pensarti, Eterno, / non ha che la bestemmia». È Francesco che in uno slancio di vero amore bacia il lebbroso, quello più colpito nel fisico e senza più speranza e che non è altro che lui, il Cristo sulla croce che pronuncia la salvezza al più incallito peccatore, il ladrone! «Oggi sarai con me in paradiso », mentre poco prima aveva gridato: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno!».

G. Gelfi, Il Catechismo e la Carità (1994), parrocchiale del Cristo Re, Saiano (Brescia, foto BBONOTTO).

G. Gelfi, Il Catechismo e la Carità (1994), parrocchiale del Cristo Re, Saiano (Brescia, foto BBONOTTO).

Alla sera, davanti alla grotta di Lourdes per la recita comunitaria del rosario, vediamo avvicinarsi e salire a fatica la scala una donna avvolta in uno scialle scuro, dal passo incerto, con tra le mani una rosa, veramente bella, e lasciarla con un sorriso a lei e rimanere a lungo prostrata sui gradini… e quando suor Pierina spegne le luci della grotta mi avvicino a questa "sorella" e con un largo sorriso le do un bacio in fronte, tra la meraviglia dei presenti, e mentre poi mi allontano, commosso, lentamente pronuncio a fior di labbra: «Abbiamo contemplato, o Dio, il volto del tuo amore!».

Gianni Moralli


  

 


Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 09:57.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com