COSA SI ACCUSA alla CHIESA CATTOLICA ?

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(Teofilo)
00domenica 27 settembre 2009 18:11
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Da: Soprannome MSN7978Pergamena  (Messaggio originale)Inviato: 20/07/2003 19.45

LA PREGHIERA PER I MORTI vietatissima dalla Bibbia, dicono i Pentecostali....

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Quando parliamo di Canone..non si vuole mai approfondire..chissà perchè...si spezzano i dialoghi.....quando portiamo i Padri della Chiesa..vengono accettati per metà.....quando portiamo le prove....vengono accantonate come "NON lette"......
come posso rispondere? con l'ennesimo esempio:
Sulla Preghiera.che ho già inserito Tertulliano scriveva:

Perciò il suo unico compito è richiamare le anime dei defunti dallo stesso cammino della morte, sostenere i deboli, curare i malati, liberare gli indemoniati, aprire le porte del carcere, sciogliere le catene degli innocenti. Essa lava i peccati, respinge le tentazioni, spegne le persecuzioni, conforta i pusillanimi, incoraggia i generosi, guida i pellegrini, calma le tempeste, arresta i malfattori, sostenta i poveri, ammorbidisce il cuore dei ricchi, rialza i caduti, sostiene i deboli, sorregge i forti.

Pregano anche gli angeli, prega ogni creatura. Gli animali domestici e feroci :pregano e piegano le ginocchia e, uscendo dalle stalle o dalle tane, guardavo il cielo non a fauci chiuse, ma facendo vibrare l'aria di grida nel modo che a loro è proprio. Anche gli uccelli quando si destano, si levano verso il cielo, e al posto delle mani aprono le ali in forma di croce e cinguettano qualcosa che può sembrare una preghiera.

Ma c'è un fatto che dimostra più di ogni altro il dovere dell'orazione. Ecco, questo: che il Signore stesso ha pregato.

A lui sia onore `e potenza nei secoli dei secoli. Amen."

Dal trattato « L'orazione » di Tertulliano, sacerdote (Cap. 28-29; CCL 1, 273-274)

......
Poi ci si accusa:

IL BATTESIMO DEI BAMBINI quale falsa cancellazione del peccato originale

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Rispondo:
ci dice s.Agostino con RIFLESSIONI PRESE DALLA BIBBIA....... In nessuna maniera, pertanto, ti è permesso di negare che i bambini contraggono il peccato originale. Donde, infatti, è venuta loro la morte se non da esso? o per quale morte dei bambini è morto colui che non è morto se non per i morti? Tu stesso hai dichiarato che è morto anche per i bambini. Torna dunque insieme con me a quello che avevo cominciato a dire sulla lettera ai Romani.
CLICCARE QUI....per il testo intero....^_^
.....
Poi ci accusano:

IL SEGNO DELLA CROCE al posto della testimonianza

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Amici.....sapete chi teme realmente il segno della Croce? Satana........come può esso sostituire una testimonianza? Come tradurreste il senso paolino "Per noi la croce è un vanto"?
da dove viene il "segno della croce" quale GESTO, poichè per alcuni cristiani è blasfemo?
In questo ci aiuta una omelia di S.Agostino.....
Egli pone il paragone con il "segno dell'Angelo" quando gli ebrei dovevano SEGNARE SULLE PORTE CON IL SANGUE DELL'AGNELLO.......Ora essendo quel sangue la profezia del Sangue di Cristo versato sulla Croce, anche il segno ne assume la stessa importanza...
Ma leggiamolo dagli scritti di Agostino:
Pasqua, fratelli, non è, come alcuni ritengono, una parola greca, ma ebraica; ma è sorprendente la coincidenza di significato nelle due lingue. Patire, in greco, si dice , per cui si è creduto che Pasqua volesse dire Passione, come se questa parola derivasse appunto da patire; mentre nella sua lingua, l'ebraico, Pasqua vuol dire "passaggio", per la ragione che il popolo di Dio celebrò la Pasqua per la prima volta allorché, fuggendo dall'Egitto, passò il Mar Rosso (cf. Es 14, 29).
Ora però quella figura profetica ha trovato il suo reale compimento, quando il Cristo come pecora viene immolato (cf. Is 3, 7), e noi, segnate le nostre porte col suo sangue, segnate cioè le nostre fronti col segno della croce, veniamo liberati dalla perdizione di questo mondo come lo furono gli Ebrei dalla schiavitù e dall'eccidio in Egitto (cf. Es 12, 23); e celebriamo un passaggio sommamente salutare, quando passiamo dal diavolo a Cristo, dall'instabilità di questo mondo al solidissimo suo regno. E per non passare con questo mondo transitorio, passiamo a Dio che permane in eterno. Innalzando lodi a Dio per questa grazia che ci è stata concessa, l'Apostolo dice: Egli ci ha strappati al potere delle tenebre e ci ha trasferiti nel regno del Figlio dell'amor suo (Col 1, 13). Sicché, interpretando la parola Pasqua, che, come si è detto, in latino si traduce "passaggio", il santo evangelista dice: Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre. Ecco la Pasqua, ecco il passaggio! Passaggio da che, e a che cosa? Da questo mondo al Padre.

OMELIA 55 cliccare qui per l'intero testo.

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Credo che per oggi basti.....com'è che dice Gesù? Chi vuole intendere..intenda....
Sia Lodato Gesù Cristo....


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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 20/07/2003 19.48
- S.PIETRO MAI MORTO A ROMA .......
Questo ha bisogno di un messaggio a parte..^_^
.

ANNO 150/153

LA TOMBA DI PIETRO - Intorno a questa data a Roma abbiamo un altro importante evento di carattere religioso che avrà grande importanza nella tradizione ufficiale della Chiesa nei secoli seguenti.

E' la costruzione di una semplice edicola sulla tomba terragna dell'APOSTOLO PIETRO, in quella necropoli costruita sul colle romano VATICANUS che era un colle di mala fama perché in quella zona per il particolare terreno, la vite, dava il peggiore vino di Roma, vi cresceva una vera "vite da cani".

L'ANNO 153
*** TOMBA DI SAN PIETRO

 Intorno a questa data viene fatta  la costruzione di una piccola edicola sulla tomba fatta di nuda terra che accoglieva le spoglie dell'apostolo Pietro. Oggi questa edicola, si trova nella necropoli Vaticana, ed è forte nella tradizione cristiana che questa sia la sua tomba, i recenti scavi hanno comunque rinvenuto delle ossa molto venerate e il che lo si deduce dai graffiti rinvenuti di questo periodo che riportano le iniziali di Cristo, Pietro e Maria. 
Sorgeva la sua tomba su un'area sepolcrale terragna venerata dai cristiani da circa un centinaio d'anni su questo territorio detto Vaticanus, una localita' che veniva considerata infame. Era infatti il luogo dove si produceva il più pessimo vino di Roma. (e qualcuno vi trova la radice di una vite da cani). Ma era anche il luogo dove un antico oracolo vaticinava, cioè predicava, profetizzava, indovinava. Del resto i romani chiamavano Vaticano la divinità che presiedeva alle prime parole dei bambini, non a caso i primi cristiani volentieri la sostituirono con la venerzione del Primo Vescovo a capo della Chiesa nascente. Poi prese il nome tutta la zona e quindi il monte.

Nel 316-333 per costruirvi l'enorme basilica voluta da Costantino, fu necessario abbattere un grande numero di tombe di questo cimitero, ma si ebbe cura di farla sorgere sopra l'antica memoria eretta secoli prima in onore del santo. Lo schema di questa prima chiesa-basilica detta all'inizio "del Salvatore" era divisa in cinque grandi navate, e di fronte all'abside si trovava la tomba dell'apostolo. Un cofanetto d'avorio trovato a Zara nel 1900, che si trova oggi a Venezia al Museo Archeologico, è l'unica testimonianza che ci rimane di questa basilica, e ci documenta sia l'architettura della stessa e sia l'aspetto di questa tomba dell'Apostolo, l'edicola appunto che abbiamo citata sopra, inserita nell'intero contesto .

In seguito nel 1452, e poi nel 1506 con Bramante, con lo spianamento di tutta l'area per far sorgere l'enorme basilica di San Pietro attuale, si ebbe ancora la cura di far sorgere la cupola esattamente al di sopra della edicola. Dove oggi è possibile visitarla con la fede dovuta.........

Ma quali prove abbiamo ancora?

PIETRO FU DAVVERO A ROMA?

     Una tradizione, assai antica, ha creduto che Pietro sia andato a Roma, dove avrebbe subito il martirio sotto la persecuzione di Nerone. Per secoli questa fu la fede della Chiesa. Solo nel XIV secolo, Marsilio da Padova avanzò dubbi sul fatto che Pietro fosse stato vescovo di Roma. In seguito, larga parte del protestantesimo tentò di mettere in dubbio anche la venuta di Pietro a Roma con evidenti finalità polemiche verso la chiesa cattolica ed il vescovo di Roma.

     Sebbene il Nuovo Testamento non parli chiaramente del martirio romano di Pietro, nel saluto finale della sua prima epistola Pietro dice: "La chiesa che è in Babilonia, eletta come voi, vi saluta" (1 Pietro 5, 13). Poiché l'antica Babilonia giaceva distrutta da molti secoli e in Mesopotamia  non esisteva una comunità cristiana ma solo di una colonia giudaica, Babilonia deve essere per forza il nome simbolico di Roma, nome peraltro assai amato nell'apocalittica giudaica e cristiana (Apocalisse 17-18-19). 

     Clemente Romano (ca. 96 d.C.) per primo parla della morte di Pietro e di Paolo, dicendo: "Per l'invidia e gelosia  furono perseguitate le più grandi e più giuste colonne le quali combatterono sino alla morte. Poniamoci dinanzi agli occhi i buoni apostoli. Pietro che per l'ingiusta invidia soffrì non uno, ma numerosi tormenti nella grande Babilonia, e così col martirio raggiunse il posto della gloria. Fu per effetto di gelosia e discordia che Paolo mostrò come si consegua il premio della pazienza …." (Clemente, 1 Corinzi V, 2-5)

     Ignazio, vescovo di Antiochia, verso il 110 d.C. durante il suo viaggio verso Roma per subirvi il martirio, pur non ricordando il martirio dell'apostolo, scrive alla chiesa ivi esistente di non voler impartire loro "degli ordini come Pietro e Paolo" poiché essi "erano liberi, mentre io sono schiavo" (Ignazio, Ai Romani 4, 3). Siccome Pietro non scrisse alcuna lettera ai Romani, si deve dedurre che egli avesse loro impartito dei comandi di presenza, cioè a voce, come solevano fare gli Apostoli.

     Papia di Gerapoli, verso il 130 d.C. afferma che Pietro scrisse da Roma la sua lettera (Papia in Eusebio, Storia Ecclesiastica II, 15, 2), usando il termine figurato di Babilonia per indicare Roma.

     Origene (185-254) è il primo a ricordarci che Pietro fu crocifisso a Roma con il capo all'ingiù. Egli infatti scrive: "Si pensa che Pietro predicasse ai Giudei della dispersione per tutto il Ponto, la Galazia, la Bitinia, la Cappadocia e l'Asia e che infine venisse a Roma dove fu affisso alla croce con il capo all'ingiù, così infatti aveva pregato di essere posto in croce". (Origene in Eusebio, Storia Ecclesiastica III, 1, 2).<o:p></o:p>

     Dionigi, vescovo di Corinto, verso il 170 d.C., in una lettera parzialmente conservata da Eusebio, attribuisce a Pietro e Paolo la fondazione della chiesa di Corinto e la loro predicazione simultanea in Italia dove assieme subirono il martirio. "Con la vostra ammonizione voi (Romani) avete congiunto Roma e Corinto in due fondazioni che dobbiamo a Pietro e Paolo. Poiché ambedue, venuti nella nostra Corinto hanno piantato e istruito noi, allo stesso modo poi, andati in Italia, insieme vi insegnarono e resero testimonianza (con la loro morte) al medesimo tempo" (Dionigi in Eusebio, Storia Ecclesiastica II, 25).

     Clemente Alessandrino (150-215) ricorda che, "quando Pietro ebbe predicato pubblicamente la Parola a Roma e dichiarato il Vangelo nello Spirito, molti degli ascoltatori chiesero a Marco, che lo aveva seguito da lungo tempo e ricordava i suoi detti, di metterli per iscritto." (Eusebio, Storia Ecclesiastica VI, 14).<o:p></o:p>

     Tertulliano (160-240) ripete che Pietro fu crocifisso a Roma durante la persecuzione neroniana, dopo aver ordinato Clemente, il futuro vescovo romano (Scorpiace XV; Sulla prescrizione degli eretici XXXII); lo stesso Tertulliano ricorda anche il martirio comune di Pietro e Paolo a Roma, sottolineando come Pietro avesse sofferto lo stesso martirio di Gesù e come Paolo fosse stato ucciso come Giovanni Battista (Sulla prescrizione degli eretici XXXVI).

     Ireneo, vescovo di Lione (140-202), ricorda che "Matteo... compone il suo Vangelo mentre Pietro e Paolo predicavano e fondavano la chiesa …" e parla "… della chiesa grandissima e antichissima e a tutti nota, la chiesa fondata e stabilita a Roma dai due gloriosissimi apostoli Pietro e Paolo …. con questa chiesa, in ragione della sua origine più eccellente, deve essere necessariamente d'accordo ogni chiesa, cioè i fedeli che vengono da ogni parte ….la chiesa nella quale per tutti gli uomini sempre è stata conservata la tradizione che viene dagli apostoli …" (Contro le eresie III, 1-3)<o:p></o:p>

      Eusebio di Cesarea (260-337) ricorda come, sotto il regno di Claudio, la Provvidenza condusse Pietro a Roma per porre fine al potere di Simon Mago (Eusebio, Storia Ecclesiastica, II, 14). Egli inoltre ricorda come, a Roma, sotto l'impero di Nerone, Paolo venne decapitato e Pietro crocifisso (Eusebio, Storia Ecclesiastica, II, 25).

     Girolamo (347-420) scrive che "Simon Pietro venne a Roma per debellare Simon Mago …occupò a Roma la cattedra episcopale per 25 anni, fino all'ultimo anno di Nerone …..fu crocifisso con il capo all'ingiù e i piedi rivolti verso l'alto, dichiarandosi indegno di venir crocifisso come il suo Signore" (Gli uomini illustri I).

Buona meditazione....


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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 20/07/2003 19.59
Si accusa la Chiesa anche di.....
innalzare Basiliche sopra i defunti.......vediamo chi ne parla...ma guarda..proprio s.Agostino...quel Padre della Chiesa che alcuni Pentecostali sostengono che fosse un "evangelico"...
Buona meditazione.....

SULLA CURA DOVUTA AI MORTI

Domanda di Paolino: Quale utilità per uno l’essere sepolto presso la Memoria di un santo?

1. 1. È tanto tempo, o venerando coepiscopo Paolino, che alla tua santità sono in debito di una risposta, da quando mi mandasti quel tuo scritto tramite i messi della nostra religiosissima figlia Flora, e mi chiedevi quale giovamento poteva esserci per uno dal fatto che il suo corpo, dopo la morte, venisse sepolto presso la Memoria di un santo. Era quello che aveva chiesto a te la summenzionata vedova in merito al suo figliolo che era morto in coteste parti e alla quale avevi risposto consolandola e raccontandole della salma del giovane fedele Cinegio, per il quale l’affetto religioso della madre aveva disposto che tutto fosse fatto il meglio possibile, e che venisse tumulato nella basilica del beatissimo confessore Felice. Così hai colto l’occasione che, con gli stessi latori della tua lettera, hai scritto anche a me per coinvolgermi nella medesima questione, chiedendomi che cosa ne pensi io e, da parte tua, manifestando che cosa ne pensi tu. Tu dichiari che non ti sembrano inutili i sentimenti di questi animi religiosi e fedeli che hanno a cuore queste cose per i loro cari. E aggiungi che non può essere senza significato l’antica usanza della Chiesa universale di pregare per i defunti; e che da questa usanza si può dedurre anche che è utile all’uomo, dopo la morte, se la premura affettuosa dei suoi cari nell’inumarne il corpo gli assegna anche un posto che esprima già di per sé il desiderio della protezione dei santi.

Nel comportamento in questa vita si determina ciò che gioverà per l’altra.

1. 2. Però, stando così le cose, tu dici di non capir bene se a questa opinione non contraddica quanto afferma l’Apostolo: Tutti infatti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo, ciascuno per ricevere la ricompensa delle opere compiute mentre era nel corpo, sia in bene sia in male 2 Cor 5, 10. . È chiaro che questo detto dell’Apostolo ammonisce che è prima della morte che si deve provvedere a ciò che può essere utile dopo. La questione si risolve così che, vivendo bene quando si vive nel corpo, si raggiunge la possibilità che le suddette cose siano di giovamento quando si sarà morti; e perciò, secondo quello che essi fecero per mezzo del corpo, potranno esser loro di giovamento le cose che devotamente si faranno per loro dopo il tempo del corpo. Quindi ci sono di quelli a cui queste cose non porteranno alcun vantaggio ( parla dei dannati): o che si facciano per coloro che hanno meritato tanto male da non esser degni di avere nessun aiuto, o che si facciano per coloro che hanno meritato tanto bene da non aver bisogno di nessun aiuto. Quindi il modo con cui ciascuno è vissuto mentre era nel corpo fa sì che giovi o non giovi quanto religiosamente si fa per lui quando non sarà più nel corpo. Il merito per cui queste cose potranno giovare, se non si è acquistato in questa vita, invano lo si cercherà dopo questa vita. Ecco perché la Chiesa, o anche il devoto affetto dei propri cari, fa tutto quel che può di bene per i defunti; però ciascuno riceverà la ricompensa delle opere compiute mentre era nel corpo sia in bene che in male, perché il Signore renderà a ciascuno secondo le sue opere. Perché dunque quel che si fa per uno gli possa giovare dopo la vita del corpo dipende da quanto egli ha meritato quando viveva nel corpo.

La Chiesa ha l’antica usanza di pregare per i defunti all’interno della Messa.

1. 3. Per quello che mi hai domandato potrebbe bastare questa mia risposta, per quanto breve, Ma prestami ancora un po’ di attenzione su alcuni problemi che ne derivano e a cui mi par giusto di dare una risposta. Nei libri dei Maccabei si legge che venne offerto un sacrificio per i defunti Cf. 2 Mac 12, 43.. Ma anche se in nessun luogo delle antiche Scritture si leggesse qualcosa di simile, non poca cosa sarebbe l’autorità della Chiesa universale che si manifesta in questa usanza quando, tra le preghiere che dal sacerdote vengono innalzate al Signore nostro Dio davanti al suo altare, c’è un posto preminente la preghiera per i defunti.




 
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