Cari GENITORI E RAGAZZI: I sogni son desideri ( MA NON SEMPRE!) c'è dell'altro!

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Caterina63
00giovedì 25 giugno 2009 07:51
Sette anni di lavorazione per "Coraline e la porta magica" di Selick

I sogni son desideri
Di felicità (ma non sempre)


di Gaetano Vallini


Quando a una storia capace di toccare le corde giuste sia dei bambini che degli adulti si aggiungono  le  meraviglie  della tecnica di animazione tridimensionale e la creatività di un regista bravo e intelligente si può certo affermare di essere di fronte a un piccolo  capolavoro  cinematografico. È il caso del film Coraline e la porta magica, diretto da Henry Selick - maestro dello stop-motion e già regista di Tim Burton's Nightmare before Christmas - e basato su un racconto del fantasioso scrittore Neil Gaiman, autore di una sorta di versione dark di Alice nel paese delle meraviglie.
 
Il dosaggio sapiente di effetti visivi potenti ed evocativi, il tono narrativo sempre adeguato e lo sviluppo misurato dei vari personaggi rendono godibilissima questa pellicola, capace di veicolare anche messaggi tutt'altro che banali in una società in cui si vale non per ciò che si è ma per ciò che si riesce anche falsamente a mostrare e le persone sono considerate solo come potenziali acquirenti cui indurre desideri. Un mondo in cui il più delle volte però si scopre, a volte dolorosamente, l'illusorietà e persino la pericolosità sia di un insensato apparire, sia di uno spasmodico desiderare. Ed è quello che, nel suo piccolo, sperimenta Coraline, la ragazzina protagonista della storia.

Annoiata e insoddisfatta da genitori che, presi da un lavoro che non amano, non le prestano la dovuta attenzione, Coraline, come Alice, finisce magicamente in un mondo parallelo che non è molto diverso dal suo, anche se decisamente migliore. Perché in esso trova tutto ciò che non ha in quello reale. Ogni cosa è più bella e colorata - la casa, il giardino, il cielo - e i vicini sono eccezionalmente disponibili. Soprattutto incontra una mamma e un papà del tutto simili a quelli reali, ma decisamente più premurosi, pronti a prendersi cura di lei e a soddisfare ogni suo desiderio, creativi e felici nelle loro occupazioni.

Tutto bene, dunque? Non proprio, perché anche in questo mondo tutto ha un costo. Anche la felicità. La ragazzina è subito colpita da un particolare tutt'altro che secondario. Tutti i personaggi di questo mondo apparentemente perfetto mostrano un agghiacciante particolare:  hanno due bottoni al posto degli occhi. E presto scoprirà che è quello il prezzo che dovrà pagare se vorrà vivere per sempre in quella dimensione in cui tutto sembra bellissimo. Ma rinunciare ai suoi occhi - è la proposta della strega malvagia che si cela sotto le vesti dell'"altra mamma" - equivale a vendersi l'anima, come Coraline avrà modo di appurare con sgomento.

La bambina dovrà dimostrare tutto il suo coraggio per liberarsi dalla trappola tesagli dalla strega. E come in ogni classica fiaba, si ripropone lo scontro tra il bene e il male. Dove il bene in questo caso è il mondo reale, per quanto imperfetto, e il male una dimensione immaginaria tanto falsa quanto brutale, dove tutto è il contrario di ciò che sembra. Si potrebbe dire che Coraline scoprirà che non sempre "i sogni son desideri di felicità" e che non sono popolati solo da fate disponibili a compiere incantesimi, ma anche da streghe sempre pronte a operare malefici.

E così, in atmosfere oscillanti tra fantasy e horror, la ragazzina dovrà affrontare una sorta di viaggio iniziatico. Nel mondo fantastico incontrerà una guida, un gatto parlante, le verrà dato un "terzo occhio" attraverso il quale riuscirà a vedere quanto sia falso quel mondo, e sarà chiamata ad affrontare alcune prove che la colpiranno anche negli affetti. Ma proprio in questo troverà la forza per vincere soprattutto le sue paure più nascoste. Si diventa grandi anche così.

Non mancherà il lieto fine, come in ogni favola che si rispetti. Il come ci si arriverà, tra non pochi colpi di scena, lo lasciamo agli spettatori (per inciso, il film non è adatto a bambini molto piccoli). Ma sia ai grandi che ai piccini sicuramente non sfuggirà la morale della storia magistralmente confezionata da Selick e dai suoi quattrocentocinquanta collaboratori in sette anni di lavorazione:  un mondo perfetto non esiste, nemmeno nell'immaginazione; la fantasia non è sempre migliore della realtà, perché a volte anche il sogno più piacevole può trasformarsi nel peggiore degli incubi; la felicità vera è quella di tutti i giorni, fatta di piccole, grandi cose, con le sue sorprese e i suoi limiti; basta solo saperla riconoscere e apprezzare. Ciò non vuol dire accontentarsi, non avere aspirazioni; bisogna tendere al meglio, senza però rinunciare al bene.


(©L'Osservatore Romano - 25 giugno 2009)

Caterina63
00giovedì 11 febbraio 2010 18:45

Mettiamo alla porta la Fata Turchina


di Marcello Filotei

"Smettila di guardare Pinocchio e vai a fare i compiti, non verrà nessuna Fata Turchina a salvarti quando ne avrai bisogno".

Il nonno iperrealista esagerava, perché un bambino di sette anni ha bisogno di credere alla Fata Turchina e pure a Babbo Natale, ma l'idea che sia sempre qualcun altro a toglierti le castagne dal fuoco prima o poi va smontata.

Non tutti, per fortuna, hanno avuto un nonno poco incline alla metafora, ma troppi continuano a sperare senza fare e continuano ad aspettare la Fata Turchina che a una certa età occorrerebbe mettere alla porta.
L'esempio più evidente di questa delega delle proprie aspirazioni sembra essere la crescente propensione al gioco, che in Italia trova il suo apice popolare nel Superenalotto. Poco male affidare qualche euro al caso per poter almeno sognare di risolvere tutti i problemi con il nobile distacco di un assegno sostanzioso.

Il problema sorge quando si affida esclusivamente a quel biglietto ogni speranza di riscatto sociale. Ancora peggio quando si moltiplica questa ricerca affannosa della vincita anche su concorsi - primi tra tutti gli onnipresenti "gratta e vinci" - che non regalano nemmeno l'illusione di una vita migliore, promettendo pochi spiccioli che quasi sempre vengono reinvestiti in un'ulteriore giocata. Per non parlare del poker elettronico e di quello televisivo, il primo macchina che inghiotte piccoli patrimoni, il secondo chimera che dipinge dei biscazzieri come geni della psicologia.

 Studiata la tendenza, gli esperti di società che non trascurano alcuna possibilità di metterci le mani in tasca, hanno inventato il gioco "WinforLife" che - oltre a proporre un'impostazione atta a far credere erroneamente nella possibilità di una vittoria facile - sembra particolarmente malinconico:  non promette infatti vacanze senza fine in mari esotici, ma un buono stipendio per un lungo periodo di tempo. Non che sia poco, soprattutto in tempi di crisi, ma è esattamente quello a cui si dovrebbe aspirare puntando sulla propria formazione piuttosto che puntando su numeri improbabili.

Perché altamente improbabile è la vincita e basterebbe possedere i fondamentali della matematica - che troppo spesso gli intellettuali si vantano di ignorare - per comprendere che giocare un euro, o due, o anche cento, statisticamente non è molto diverso:  le probabilità di vincere rimangono trascurabili. Basterebbe sfogliare distrattamente qualsiasi manuale per convincersi che lo studio dei ritardi dei numeri sulle varie ruote e la lettura della sfera di cristallo hanno più o meno la stessa validità scientifica. E a volte sono operati dalle stesse persone.

L'unico che vince, a ogni estrazione, è lo Stato, che si mette in tasca buona parte delle speranze popolari. Sarà banale e scontato, ma quanto sarebbe bello se una parte dei soldi puntati fossero investiti in libri, cinema, concerti o teatri, magari evitando le rappresentazioni su Babbo Natale che - spiace doverlo ricordare - non esiste (ma non ditelo ai bambini).

E il sogno? Certo sognare è utilissimo, ma allora a che servono il cinema, la musica, le commedie, i quadri, le statue, le architetture? Oppure, ma non in alternativa, invece di aspettare che escano i nostri numeri spegniamo la televisione e usciamo noi. Andiamo allo stesso bar dove di solito giochiamo decine di euro, limitiamoci a una puntata minima e investiamo quel che rimane per offrire un caffè a un amico. Questo sì che migliora la vita e le probabilità di riuscita sono più elevate.


(©L'Osservatore Romano - 12 febbraio 2010)

Caterina63
00domenica 15 gennaio 2012 09:36

La Sacra Famiglia il nostro modello




Predica di padre Konrad 8 gennaio 2012 
La Sacra Famiglia

In nomine Patris, et Filii, et Spiritus Sancti.
Per capire la natura della Sacra Famiglia occorre prima di tutto capire i suoi scopi. Gli scopi della Sacra Famiglia, come di ogni Famiglia e di ogni matrimonio, sono due: il bene dei figli e il bene degli sposi.
Il bene dei figli è il primo scopo della Famiglia e consiste nella generazione e nella educazione dei figli. Nel caso della Sacra Famiglia, questa generazione, non era l'opera di un uomo, di san Giuseppe, ma da Dio stesso, e il frutto di questa generazione non era un uomo, una persona umana, ma una Persona Divina, ossia Gesù Cristo +. Questa è dunque una perfezione della Sacra Famiglia, che la generazione del figlio, che è il primo scopo della Famiglia, è opera di Dio stesso, il suo frutto, ugualmente, è Dio stesso. Nel caso della Sacra Famiglia, in altre parole, il Padre è Dio e il Figlio è Dio. Quanto a questa generazione del Figlio, la beatissima Vergine Maria e san Giuseppe non sono meramente passivi ma collaborano con i disegni eterni di Dio, perchè il loro legame matrimoniale e la loro vita in comune, sono il contesto della Natività e dell'educazione del Figlio. Collaborano, dunque, con Dio e collaborano, se non in modo carnale, bensì in modo verginale e dunque più perfetto.

Il bene degli Sposi è il secondo scopo della Sacra Famiglia, il bene degli sposi o in altre parole la loro assistenza reciproca. Questa assistenza reciproca loro, possiede anche una grande perfezione perchè viene indirizzata ad un fine più sublime di tutte le altre Famiglie, cioè l'educazione e la cura di Gesù Cristo stesso.
Ora, i due scopi della Famiglia che sono il bene dei figli e il bene degli sposi, hanno come ultima meta la santificazione dei figli e di tutti i membri della Famiglia. La Sacra Famiglia costituisce in una eccezione in questo punto, perché la santificazione non viene dai genitori ma dal Figlio, che non ha bisogno della santificazione perchè è il Santo stesso ed è la fonte della santificazione della Sua Madre e di san Giuseppe.

Ogni membro della Sacra Famiglia è modello delle virtù proprie al suo stato:
- san Giuseppe è modello della docilità alla volontà di Dio espressa a lui nelle ambasciate dall'Angelo; modello della cura paterna nel guidare la Sacra Famiglia a Betlemme, a Gerusalemme, a Nazareth ed in Egitto; è modello della Provvidenza ab-eterna nel suo lavoro.
- la Madonna è modello di tutte le virtù manifestate nel racconto degli Evangelisti, particolarmente le virtù materne della sottomissione a Dio, la Preghiera e la pazienza.
- il Signore Gesù + manifesta le virtù filiali di sottomissione, all'ubbidienza e all'umiltà e onore verso la Sua Madre e il Suo padre putativo, malgrado il fatto che è infinitamente superiore a loro essendo il loro Creatore e Dio.

Quanto all'amore di ognuno per ogni altro possiamo dire che più grande è il Santo più grande è il suo amore per Dio, dunque san Giuseppe essendo uno dei più grandi Santi che ci siano, eletto da Dio al rapporto, il più intimo che ci sia, con il Suo Divin Figlio, dopo quello con la Madonna e con la Sua Santissima Madre, aveva ed ha un amore immenso verso di Lui, e dopo di Lui verso la Sua Sposa Immacolata con cui è legato con  legame umano, il più intimo che ci sia.
La Madonna perchè fu tutta umile e vuota di sè, nelle parole di sant'Alfonso, perciò fu tutta ripiena del Divino Amore, ardendo di dentro per amore, così che quando portava il Suo Figlio Divino tra le braccia poteva chiamarsi "Fuoco portante fuoco". In oltre, amando Dio più di tutti gli altri Santi, poteva anche amare il prossimo più di tutti gli altri Santi perchè, come dice san Tommaso, chi ama Dio ama tutte le cose amate da Dio e san Giuseppe era la persona umana più vicina a Lei e dunque aveva la pretesa, la più grande, al suo amore.


Quanto all'amore di Gesù Cristo + verso san Giuseppe e la Madonna, bisogna sapere anche che più grande è il Santo più lo ama Dio ed essendo san Giuseppe un Santo così grande, ed essendo la Madonna la Santa, la più grande di tutti, il Signore li amava in modo eccelso.
Quanto al Suo amore per la Sua Madre in particolare, san Tommaso da Villanova scrive che "l'amava talmente che discese nel di lei seno a farsi uomo".
Con questi esempi della Sacra Famiglia, carissimi fedeli, proviamo noi a compiere i nostri doveri verso i nostri genitori e, o i figli con la preghiera, con l'esempio e con la parola, quando riteniamo che sarà ascoltata. Amiamoli non con indulgenza eccessiva verso le loro debolezze ma nella carità e la misericordia, chiedendo aiuto alla Sacra Famiglia, per poter un giorno in compagnia di san Giuseppe e la Madonna, con tutti i nostri familiari, adorare il Volto ineffabile del Bambino Gesù nel Cielo, per tutti i secoli dei secoli. Amen!

In nomine Patris, et Filii, et Spiritus Sancti.
Sia Lodato Gesù Cristo +

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Caterina63
00lunedì 27 febbraio 2012 09:44

OGGI E' IL 150° ANNIVERSARIO DELLA MORTE DI SAN GABRIELE DELL'ADDOLORATA

San Gabriele dell'Addolorata

Battezzato con il nome di Francesco dai genitori, Sante Possenti e Agnese Frisciotti, Gabriele dell'Addolorata nacque il 1° marzo 1838. A motivo dei frequenti spostamenti del padre, governatore dello Stato Pontificio, Francesco poté risiedere a lungo a Spoleto solo dal 1841 al 1856; qui frequentò prima l'Istituto dei Fratelli delle Scuole Cristiane e poi il Collegio dei Gesuiti. per gli studi superiori, dove arricchì la sua educazione cristiana, già trasmessa con sollecitudine in famiglia.
A diciotto anni, salutò il padre e i fratelli (la madre era morta quando Francesco aveva quattro anni) e partì per Morrovalle (Mc) per seguire il noviziato presso i Padri Passionisti: qui scelse il nome di Gabriele dell'Addolorata. Tuttavia la vocazione che il santo sentì già nell'adolescenza non si poté compiere: Gabriele morì prematuramente a soli 24 anni, il 27 febbraio 1862, a Isola del Gran Sasso (Te), ricevendo solo gli ordini minori.
Il santuario che ne accolse la salma riceve da allora migliaia di pellegrini ogni anno. Il 13 maggio 1920 fu annoverato tra i santi da papa Benedetto XV e successivamente fu eletto a compatrono dell'Azione Cattolica; nel 1959 Gabriele dell'Addolorata fu dichiarato patrono principale dell'Abruzzo.
Gli Atti del processo di beatificazione lumeggiano con precisione le caratteristiche della sua santità, fatta di fedeltà incondizionata alla Regola e alla memoria della Passione del Signore, di completo dono di sé senza riserve, di spirito di orazione e penitenza, di particolarissima devozione a Maria Santissima Addolorata. Ai nostri giorni la figura del "santo del sorriso", caratterizzata da una genuina pietà cristiana, sta conquistando il cuore di molti giovani.


La testimonianza, recente, di una miracolata dal Santo

Nel giugno del 1975 il santo opera uno dei suoi miracoli più strepitosi. Si tratta della guarigione istantanea di Lorella ..., una bambina di Montesilvano (Pescara), che così racconta il prodigio. "Fin dalla prima elementare ho cominciato a sentirmi male. Quando avevo 8 anni, la cosa peggiorò e così i miei genitori mi portarono da vari medici. A 10 anni quasi non potevo più camminare, inciampavo sempre. I medici non riuscivano a capirci molto. Fui ricoverata all'ospedale di Ancona, dove scoprirono che avevo la leucoencefalite, una malattia allora incurabile, che impediva appunto l'uso delle gambe.


Un giorno, eravamo a metà giugno 1975, venne ad Ancona mia zia, per assistermi. Una domenica tutti quelli della mia camerata, compresa la zia, erano andati a messa. Ad un certo punto io vidi una luce intensa, da cui uscì un frate che indossava una tunica nera, un mantello e i sandali ai piedi. Aveva anche uno stemma a forma di cuore. Capii subito che era San Gabriele. Stava davanti a me sorridente, un viso luminosissimo, occhi limpidi e scuri. Con quel sorriso mi disse: "Lorella, vieni da me, ti addormenterai sulla mia tomba e tornerai a camminare". Mi guardò, sorrise, si voltò e sparì.
Immediatamente non raccontai niente a mia zia. Ma da quel giorno (era il 16 giugno) per una settimana intera ho rivisto San Gabriele in sogno. Mi accadeva sia di giorno che di notte, bastava che mi addormentassi. Lui mi ripeteva sempre la stessa cosa: "Lorella, vieni, ti addormenterai sulla mia tomba e tornerai a camminare". Ma dal terzo giorno in poi il santo non mi sorrideva più, cominciava ad essere triste. Finché, la quinta volta mi disse: "Lorella, vieni, perché non vieni? Ti addormenterai sulla mia tomba e tornerai a camminare". L'ultima volta che sognai San Gabriele, aveva il volto triste e mi disse: "Lorella, vieni, prima che scada il tempo".


Intanto mia madre era tornata ad Ancona e a lei raccontai tutto. Mi credette subito, tanto che andò dal primario a chiedere il permesso di andare a San Gabriele. Il primario disse che non era il caso, viste le mie condizioni di salute. Mia madre insistette e alla fine il primario diede il permesso, ma prima mi fece scrivere su un foglietto quello che mi era accaduto.


Così tornammo a casa a Montesilvano e il 23 giugno ci recammo al santuario di San Gabriele. Arrivati, mia madre chiese ad un frate se poteva mettermi sulla tomba del santo. Il frate acconsentì, io mi addormentai subito e ad un certo punto mi apparve una luce intensa in cui vidi San Gabriele sorridente, con un crocifisso di legno in mano. Mi disse: "Adesso, Lorella, alzati e cammina". Aprii gli occhi, guardai intorno, vidi tanta gente che prima non c'era. Ero confusa, pensavo che dovessi andare a scuola. Mi alzai come se nulla fosse, scavalcai il piccolo recinto in ferro, mi trovai innanzi mio padre che, appena mi vide, prima restò muto, poi gridò: "Reggetela, perché cade" e si mise a piangere e a ridere nello stesso tempo. Gli dissi di non preoccuparsi perché non sarei caduta. Quindi andai nella cappella del santo a ringraziarlo". (A.C.)

http://www.youtube.com/watch?v=oz4N-otqAaI&feature=share

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Caterina63
00sabato 16 giugno 2012 22:20
La commovente storia di Chiara Corbella, sposa e madre, deceduta a causa di un male incurabile, ma ascoltiamo e leggiamo la sua storia che è parte viva della Comunione dei Santi....

www.gloria.tv/?media=300613

Chiara Corbella è una ragazza nata in cielo pochi giorni fa. Aveva 28 anni ed era sposata con Enrico Petrillo.

Una coppia normalissima della generazione Wojtyla, cresciuta in parrocchia e a pane e Gmg. Dopo essersi conosciuti a Medugorje hanno fatto un cammino da fidanzati con l’aiuto di alcuni frati di Assisi, e si sono sposati nel settembre 2008.

Chiara è rimasta subito incinta di Maria. Ma purtroppo alla bimba, sin dalle prime ecografie, è stata diagnosticata un’anencefalia.

Senza alcun tentennamento l’hanno accolta e accompagnata nella nascita terrena e, dopo circa 30 minuti, alla nascita in Cielo. Ho assistito personalmente al funerale che è stata una delle esperienze più belle della mia vita. Una vittoria di Cristo sulla morte, ribadita da questa piccola bara bianca e da due genitori che hanno scritto e cantato, ringraziando e lodando il Signore per tutta la Messa.
Qualche mese dopo, ecco un’altra gravidanza.

Anche in questo caso l’ecografia non è andata bene. Il bimbo, questa volta era un maschietto, era senza gambe. Senza paura e con il sorriso sulle labbra hanno scelto di portare avanti la gravidanza. Ho parlato io stesso con Enrico che mi raccontava la sua gioia di avere un bimbo anche se privo delle gambe. Purtroppo, però, verso il settimo mese, l’ecografia ha evidenziato delle malformazioni viscerali con assenza degli arti inferiori e incompatibilità con la vita.
Anche in questo caso i due giovani con il sorriso (io l’ho visto e seguito quel sorriso che nasce dalla fede) hanno voluto accompagnare il piccolo Davide fino al giorno della sua nascita in cielo avvenuta (anche in questo caso) poco dopo la nascita terrena. C’ero anche al funerale di Davide. Anche lì tanta bellezza, tanta fede e una sorta di invidia per quella gioia portata nonostante la croce.
Una gioia non finta e di circostanza, ma esempio per molte famiglie coetanee.

Finalmente una nuova gravidanza: Francesco... Tutti noi amici abbiamo gioito non poco per questa notizia e per la speranza di Chiara ed Enrico verso la vita. Molti avrebbero - comprensibilmente - desistito dal riprovarci.
E mentre le ecografie confermavano la salute del bimbo, al quinto mese di nuovo la croce.
A Chiara è stata diagnosticata una brutta lesione della lingua e fatto, un primo intervento i medici le hanno detto che si trattava di un carcinoma. Nonostante questo, Chiara ed Enrico hanno voluto difendere questa vita.

Non hanno avuto dubbi e hanno deciso di portare avanti la gravidanza mettendo a rischio la vita della mamma. Chiara, infatti, solo dopo il parto si è potuta sottoporre ad un intervento più radicale e ai successivi cicli di chemio e radioterapia. Il sottoscritto e molte altre famiglie, sono testimoni oculari di tutte queste prove portate avanti con il sorriso e con un sereno e incomprensibile affidamento alla Provvidenza.
Ho parlato più e più volte con Chiara ed Enrico di come in tutte queste prove mai si son lasciati sconvolgere, ma solo hanno accettato la volontà di Colui che non fa nulla per caso. E di come, sempre, hanno ripetuto la loro preghiera quotidiana di consacrazione a Maria terminante con Totus Tuus... Potrei raccontare molte altre cose... i mesi difficili di chemio e radioterapia, il rosario familiare del giovedì sera messo in piedi da varie famiglie a loro vicine, la consacrazione del loro figlio a Maria nella Porziuncola...

Ora Chiara è nata in cielo.
E in molti siamo testimoni di questa vita Santa.

Così raccontava in una sua testimonianza: «Il Signore ha sempre qualcosa di diverso per noi. Non tutto va come noi pensiamo. Avevo visto con la dottoressa, attraverso l’ecografia, che la scatola cranica della nostra bambina non si era formata. Anche se lei si muoveva perfettamente, per lei non c’erano possibilità. Io non me la sentivo proprio di andare contro di lei, mi sentivo di sostenerla come potevo, e non di sostituirmi alla sua vita. Ora non sapevo come dirlo a mio marito. Ho passato una notte terribile, e ho detto: «Signore, mi vuoi donare questa cosa, ma perché non me lo hai fatto scoprire insieme a mio marito? Perché mi chiedi di dirglielo? A quel punto ho visto un quadro della Madonna, e ho pensato che anche a Lei il Signore aveva donato un figlio e gli aveva chiesto di annunciarlo a suo marito.
Anche a Lei il Signore aveva donato un figlio che non era per lei, che sarebbe morto e Lei avrebbe dovuto vedere morire sotto la Croce. Questa cosa mi ha fatto riflette sul fatto che forse non potevo pretendere di capire tutto e subito, e forse il Signore aveva un progetto che io non riuscivo a comprendere. Ma già avviene il primo miracolo: il momento in cui lo dico a Enrico è stato un momento indimenticabile. Mi ha abbracciato e mi ha detto: «E’ nostra figlia e la terremo così com’è».
Nonostante tutto è stata una gravidanza stupenda, in cui abbiamo potuto apprezzare ogni singolo giorno, ogni piccolo calcio di Maria è stato un dono. Il figlio dona la vita alla madre... Il parto è stato naturale, veloce e indolore. Il momento in cui l’ho vista è un momento che non dimenticherò mai. Ho capito che eravamo legati per la vita. L’abbiamo battezzata, ed è stato il dono più grande che il Signore potesse farci».




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it.gloria.tv/?media=301405
Caterina63
00lunedì 17 settembre 2012 19:09
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LEGGETE E GUARDATE QUA… I CRISTIANI SONO VERAMENTE UNA MERAVIGLIA !!!

Ho ricevuto una mail stupefacente. C’era insieme un video girato in famiglia… E’ tutto qua sotto: leggete, ascoltate e guardate… Vi stupirete, vi commuoverete…. Io dico solo una cosa: questi padri e madri sono i veri grandi!!! Non i miti di cartapesta che quotidianamente vengono inventati e imposti dai media.

I nomi di questi
padri e madri dal grande cuore non stanno scritti sui giornali, ma nel libro del Regno dei Cieli…

Caro Antonio,
ho seguito la vostra storia sin dal principio e attraverso un Social network che ho messo su da ormai quasi sei anni ( www.pregoperte.com ) tutti vi abbiamo sostenuto. Mi sei venuto in mente perché so che puoi capirmi…
Siamo in attesa (ormai quasi al capolinea) del nostro quarto figlio, che sappiamo essere down. Abbiamo realizzato un videoclip, tutti noi, con musica e parole inedite che promuovono la vita sempre e comunque.
Vedilo, mettiti le cuffie e gioisci sorridi e commuoviti con noi… Fallo sentire ai tuoi figli, so che gli piacerà.. Fammi sapere.
Ti abbraccio fraternamente
Marco e Claudia

www.youtube.com/watch?v=9-WJJY-A8xc&feature=youtu.be

Ho chiesto a Marco e Claudia di raccontarmi meglio come e perché è nata questa iniziativa e mi hanno risposto così:

La Vita è sacra. Questo tante volte lo avevamo sentito, e annunciato ai nostri figli, ma attraverso il nostro Emanuele, si è manifestata tale.
I nostri fratelli (facciamo parte di una comunità neocatecumenale qui a Roma) sono stati le pietre angolari grazie ai quali è stato possibile sperimentare un amore all'altro che solo attraverso Cristo è possibile.
Sapere da subito che il nostro piccolo era down, ci ha messo davanti a qualcosa di più grande di noi anche se cosi piccolo. Che fare oltre che pregare per lui? Ed ecco l'idea.
Dedicargli musiche, parole, un video che gridasse a lui e al mondo quanto la vita è bella, e per questo va difesa, e dare voce a chi non può per celebrarla.
Un videoclip dedicato a tutti quei bimbi mai nati o che hanno bisogno di essere amati di più perché fragili , dove anche le parole di Madre Teresa con il suo inno alla vita trovano dove poter essere cantate.
Un videoclip speciale per un figlio speciale, che si è fatto spazio tra le angosce e le paure del mondo. Emanuele, il nostro piccolo che a breve nascerà, sostenuto dalla preghiera comunitaria e quella in famiglia in questo percorso difficile, ci ha permesso di esprimere questa attesa, nella speranza di poter aiutare chi è nel dubbio di una scelta.
Non sappiamo nulla del nostro futuro (abbiamo smesso da un bel po’ di pensarci), potrebbe essere dura non lo so, ma una cosa è certa...EMANUELE sarà veramente DIO con noi. Sosteneteci con la preghiera.

Marco e Claudia


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