Compostela e i cammini che unirono l'Europa e la Tomba di san Giacomo

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Caterina63
00lunedì 31 maggio 2010 19:04
Al Braccio di Carlo Magno la mostra su Santiago de Compostela e l'arcivescovo Diego Gelmírez

I cammini che unirono l'Europa



di Marta Lago

Un inedito viaggio millenario. Dal 3 giugno al 1º agosto il Braccio di Carlo Magno accoglie la mostra "Compostela e l'Europa. La storia di Diego Gelmírez". Grazie a colui che fu il suo primo arcivescovo (1070?-1140), Santiago divenne un punto di riferimento dell'Europa romanica, fiorì il Camino di Santiago, la cattedrale ricevette il suo maggior impulso, si potenziò l'urbanesimo e si promosse la stesura di testi storici, religiosi e letterari come il Códice Calixtino e la Historia Compostelana. Nel quadro delle attività dell'anno santo 2010, la mostra è organizzata dalla Xunta de Galicia. Docente di storia dell'arte medievale presso l'università autonoma di Barcellona, Manuel Castiñeiras è il curatore della mostra che ha risposto a qualche nostra domanda.

Quali fatti e concetti cerca di comunicare questa mostra?

L'importanza di Santiago de Compostela e del Camino de Santiago nella storia dell'Europa e dell'arte occidentale. Più di novecento anni fa, si cercò di promuovere il pellegrinaggio alla tomba dell'apostolo Giacomo. Il vescovo e la curia compostelana realizzarono viaggi in Francia e in Italia. Si voleva il riconoscimento di una serie di dignità per la Chiesa di Santiago, ma anche un avvicinamento ai monumenti dell'epoca per poter realizzare a Santiago una grande opera, la sua cattedrale. È la traiettoria illustrata dalla mostra. Ed è ciò che conferì a Santiago un posto nella storia dell'arte romanica, dei pellegrinaggi e della Chiesa.

E il viaggio portò all'impresa artistica e architettonica del primo arcivescovo di Santiago de Compostela.

Grazie alla rete di cammini europei di pellegrinaggio, Santiago avrebbe accolto numerosi visitatori dalla fine del xi secolo. Cammini che uniscono anche Santiago all'Europa, e che Diego Gelmírez e il suo seguito utilizzarono per ispirare una costruzione grandiosa non solo a partire da città come Tolosa, da abbazie come Conques o da monasteri come Cluny, ma anche dalla Roma papale. Il viaggio fu motore artistico.

Tutto ciò si concretizza in quella che lei chiama "arte gelmiriana".

Nel senso che se Compostela è entrata nella storia dell'arte è grazie a questo vescovo, una figura all'altezza dei grandi protettori delle arti dell'Europa romanica. Fu un uomo politico, un riformatore nella sua Chiesa, poiché diede impulso agli usi della riforma gregoriana nel nordest della penisola e dimostrò grande lungimiranza. Gelmírez seppe dare la dovuta importanza alla cattedrale e alla storia di Santiago.

La mostra rivive il lungo cammino di Santiago de Compostela dalla periferia al centro del romanico.

La tradizione che parla della tomba dell'apostolo Giacomo il maggiore è molto antica, ma il ritrovamento dei suoi resti avvenne molto più tardi, nel ix secolo, sul fianco di una montagna, in un piccolo borgo. Ciò motivò la costruzione di una prima basilica, molto ridotta; poi di una seconda, sempre dalle piccole dimensioni, nello stesso secolo. Indicava un culto locale per ospitare questa tomba. Gelmírez sapeva che quelle piccole basiliche non convincevano come sede apostolica. In precedenza, il vescovo Diego Peláez aveva avviato il progetto della cattedrale, ma fu esiliato. Gelmírez riprese il piano e gli diede la monumentalità che oggi contempliamo. Alla fine dell'xi secolo, la decisione di realizzare una grande cattedrale prevedeva l'arrivo di un gran numero di pellegrini. Il luogo doveva essere monumentale. Fu allora che Santiago smise di essere  un  punto periferico dell'Europa, un luogo nel finis terrae. La costruzione della cattedrale fu accompagnata da un'intera opera per trasformare Santiago in un centro importante nella politica e nella mappa religiosa del suo tempo. Si voleva che Santiago fosse espressione di un pellegrinaggio importante, all'altezza di Gerusalemme e di Roma; che fosse non solo sede del vescovo, ma anche sede metropolitana, e per ottenere tale dignità Gelmírez si recò a Roma. Infine, Santiago riuscì persino a diventare legazione papale in Spagna in quel periodo.

Cammini europei in una mostra che, fra l'altro, è itinerante.

Il cammino di Santiago non è solo di Santiago de Compostela, ma di tutta l'Europa. È un itinerario culturale europeo. Santiago de Compostela è patrimonio dell'umanità perché è una costruzione europea, non solo locale. Da qui l'idea di una mostra itinerante. Abbiamo cominciato da Parigi, lo scorso marzo, in Cité de l'architecture e du patrimoine-musée des Monuments français. Abbiamo scelto la sede parigina perché il contributo della Francia al cammino di Santiago è importantissimo. Proprio per la Francia passavano le quattro vie principali del Camino:  Turonensis, Lemosina, Podiensis e Tolosana. Inoltre Gelmírez attraversò la Francia per giungere all'abbazia di Cluny, seguendo la sua idea di trasformare Santiago in un grande centro. E ora portiamo la mostra a Roma perché questo fu l'altro obiettivo dei viaggi di Gelmírez. Vi venne due volte:  nel 1100 per essere ordinato suddiacono nella basilica di San Pietro e nel 1105 per cercare di ottenere la nomina ad arcivescovo. Ottenne la concessione del privilegio del pallio mentre la nomina arrivò nel 1120 sotto Callisto ii. Organizzare l'esposizione a Roma mostra l'impresa di Gelmírez e vuole recuperare il cammino attraverso l'Italia, lungo la via Francigena. Gelmírez fu uno dei primi a percorrerla.

Cosa impara Gelmírez dall'Italia?

Prima di tutto, per il riconoscimento di Santiago come grande sede apostolica, deve offrire un'immagine simile a Roma. Così Gelmírez porta a termine una serie di costruzioni a Santiago:  per esempio una piazza, Paradisus, dallo stesso nome dell'atrio presso l'antica basilica di San Pietro. Ordina di decorare il tempio con colonne fasciate, con figure di vendemmiatori, come quelle che vede nella pergola di San Pietro, sull'altare maggiore; allo stesso modo chiede di ornare l'altare maggiore con un grande baldacchino e un frontale e realizza una cappella inferiore - confessio - come quelle che aveva contemplato nelle basiliche romane. In sintesi, dota la cattedrale di Santiago di una serie di strutture che il pellegrino può riconoscere come proprie di una tomba apostolica.

Conferendo però alla struttura un carattere proprio, galiziano, compostelano.

Compostela diviene un grande atelier internazionale dove lavorano artisti di diversi luoghi dell'Europa. Plasmano quest'arte compostelana tipica di una chiesa meta di pellegrinaggio con molte cappelle e una navata laterale per percorrere la basilica senza interrompere il culto. Il grande corridoio circolare dietro l'altare permette inoltre ai pellegrini di accedere alla tomba e di visitare le cappelle della sezione principale. È una sua caratteristica.

L'Europa influisce su Santiago e Santiago riesce a contribuire in modo fondamentale all'arte romanica europea.

Santiago diventa un crogiuolo. Un luogo periferico si trasforma in un centro perché è lì che si costruisce una delle opere più importanti del continente. Molte delle scelte architettoniche fatte in quel luogo, come le facciate monumentali o la decorazione della cattedrale, verranno riprese in strutture presenti  sull'intero  cammino di Santiago.

È una lezione dal linguaggio della pietra:  l'arte è uno strumento di educazione, di formazione.

Per questo, fra le opere esposte in mostra - a parte i magnifici gioielli originali dell'arte romanica europea che forse la comitiva compostelana contemplò nei suoi viaggi - c'è una ricostruzione tridimensionale virtuale di una delle facciate di Gelmírez attraverso descrizioni e opere che sono state conservate. È un modo per evidenziare come l'arte servisse per illustrare i dogmi del cristianesimo e i grandi ideali della gente dell'epoca. Al tempo non c'era differenza fra arte e credo. Il visitatore - anche se non credente - lo potrà apprezzare e assaporare.

Ancora una volta l'Europa attinge alla sua storia e alle sue radici cristiane?

Non si può capire l'Europa di oggi senza guardare all'Europa del passato e agli uomini che fecero tanto per una geografia europea come quella che abbiamo oggi. Santiago e il suo cammino contribuiscono enormemente e sono un modello di dialogo, di conoscenza e di incontro.

Parlando di incontro, ora Roma abbraccia artisticamente Santiago. Un costante cammino di andata e ritorno?

Gelmírez ritorna a Roma. Nella sua vita ci venne due volte. Questa è la terza, quasi novecento anni dopo, per narrare i magnifici effetti dei suoi viaggi precedenti, dalla costruzione della magnifica cattedrale compostelana alla storia millenaria del cammino di Santiago. Un racconto possibile con le opere che abbiamo assemblato per la mostra. E questa permette, da un lato di riscoprire Santiago a Roma, e dall'altro di comprendere l'importanza di Roma nella storia dell'arte occidentale europea, anche per Santiago. In questo dialogo, nella mostra si rende omaggio alla Roma eterna che ha offerto modelli e ha ispirato artisti, non solo nel rinascimento e nel barocco, come si è soliti pensare. Anche nell'epoca medievale Roma fu una meta obbligata per chiunque volesse realizzare una grande opera.


(©L'Osservatore Romano - 31 maggio 1 giugno 2010)
Caterina63
00domenica 29 luglio 2012 16:37

Il luogo del riposo dell’apostolo Giacomo fratello di Giovanni


Le vicende legate alla traslazione delle reliquie di Giacomo il Maggiore. Un interessante studio di Mordechay Lewy, ambasciatore di Israele presso la Santa Sede


di Lorenzo Cappelletti


Il saggio di Mordechay Lewy 
recensito in queste pagine è pubblicato nella rivista del <I>Sismel Hagiographica</I> (XVII, 2010, pp. 131-174)

Il saggio di Mordechay Lewy recensito in queste pagine è pubblicato nella rivista del Sismel Hagiographica (XVII, 2010, pp. 131-174)

Come sanno tutti coloro che sono stati in Terra Santa e hanno visitato e conosciuto i luoghi e le comunità cristiane che vi risiedono, la memoria di san Giacomo il Maggiore (il figlio di Zebedeo e fratello di Giovanni) come anche quella di Giacomo il Minore (colui che la tradizione latina identifica con Giacomo di Alfeo) sono entrambe legate alla chiesa di San Giacomo nel quartiere armeno di Gerusalemme, quello che occupa il settore sud-orientale della cosiddetta Città vecchia.

Nel volume XVII di Hagiographica, la rivista di agiografia del Sismel (Società internazionale per lo studio del Medioevo latino), Mordechay Lewy, attuale ambasciatore di Israele presso la Santa Sede, ma anche con un curriculum di studioso di rilievo, ha pubblicato un interessante articolo sulle reliquie dell’apostolo Giacomo il Maggiore e in particolare sulle vicende relative alla venerazione della reliquia della sua testa.

Diverse sono le tradizioni che legano l’apostolo Giacomo il Maggiore alla Spagna galiziana. Quella che vorrebbe che egli abbia là predicato, sebbene si fondi su di un testo più antico, sembra però frutto di una più tarda interpolazione. Molto più attendibili sembrano le notizie di un trasferimento delle sue reliquie. Ma – e proprio qui si colloca il contributo di Lewy – quando e in che misura è avvenuta questa traslazione? Fu tutto il corpo a giungere a Compostela o solo una parte di esso?


La Historia Compostelana riporta due diverse versioni. Secondo quella che Lewy chiama la “translatio di Mauricio” – per il ruolo svolto in essa dal vescovo di Coimbra Mauricio (poi arcivescovo di Braga nel 1108 e antipapa col nome di Gregorio VIII nel 1118) – la testa di Giacomo sarebbe stata sottratta da Mauricio in un pellegrinaggio a Gerusalemme. Fatta custodire nel priorato benedettino di Carrión in Castilla, la testa, nel 1116, sarebbe stata infine donata dalla regina Urraca, una volta che costei strappò Carrión al marito Alfonso il Battagliero, al vescovo di Compostela Gelmirez, che di lì a poco sarebbe diventato metropolitano (1120).
La tradizione che a Compostela sarebbe giunto invece l’intero corpo è detta da Lewy “translatio leonina”, in quanto si basa su un testo apocrifo – riportato dalla Historia Compostelana e in forma leggermente diversa anche dal Codex Calixtinus – attribuito a papa Leone III (con pretesa dunque di maggiore antichità e autorità, essendo stato Leone III il santo papa che aveva incoronato Carlo Magno).

Questa tradizione tende a prevalere nel momento in cui cresce il prestigio della sede compostelana e aumentano le sue pretese non solo come sede metropolitana ma addirittura apostolica. E fa sì, secondo Lewy, che a Compostela la reliquia della testa di Giacomo il Maggiore “divenga” a partire dal XIV secolo quella di Giacomo il Minore, a conferma dell’ulteriore tradizione della traslazione anche di questa a Compostela. È interessante, in questo contesto, la notazione di Lewy della rarità della scena della decapitazione di Giacomo il Maggiore nell’arte occidentale: la cosa, infatti, troverebbe facile spiegazione a causa della dottrina compostelana del totum corpus. Si potrebbe aggiungere (con Lorenzo Bianchi ci siamo interessati della questione in un saggio su una rarissima iconografia duecentesca presente ad Anagni dei fratelli Giacomo e Giovanni assieme alla madre Salome) che è tutta da approfondire l’iconografia di Giacomo il Maggiore prima del XIV secolo, quando comincia a essere invariabilmente rappresentato col bastone del pellegrino. Ma torniamo al Medioevo.

Nel frattempo, a partire all’incirca dal 1165 ci sono fonti scritte che parlano della testa di Giacomo il Maggiore venerata nella chiesa degli Armeni a Gerusalemme, sostenendo esservi giunta da Jaffa; da dove invece il corpo senza testa di Giacomo sarebbe miracolosamente salpato verso Compostela. Naturalmente, da quei Latini che ormai davano per acquisita la pretesa compostelana di possedere il totum corpus, questa tradizione fu vista con scetticismo; e fu vista con preoccupazione soprattutto a Compostela.
A Gerusalemme, la venerazione della testa di san Giacomo il Maggiore, secondo Lewy, sarebbe una tradizione crociata emersa presumibilmente durante il regno della regina Melisenda (1143-1152), vedova di Folco d’Angiò, morto nel giorno di San Martino del 1143.

A riprova di questo, Lewy, riprendendo peraltro un’ipotesi altrui, porta un’icona conservata a Santa Caterina al Sinai che vede Giacomo il Maggiore al centro di una serie di tre santi, corrispondente a un’altra serie che ha al centro Martino. Il legame che questa icona stabilisce fra Martino e Giacomo, afferma Lewy, sarebbe dovuto alla semi-armena Melisenda (in quanto figlia di Baldovino, re di Gerusalemme, e di Morfia di Melitene, principessa di origine armena) la quale sarebbe stata committente sia di tale icona sia dell’allargamento della chiesa gerosolimitana di San Giacomo contenente la cappella dedicata appunto al medesimo apostolo.

Tutto questo si legherebbe alla presenza a Gerusalemme di una fiorente comunità armena nelle mani della quale passa, benché non sia chiaro in che modo, il
compound attorno a San Giacomo già intorno alla metà del secolo XII. Resta però, secondo Lewy, che la venerazione della reliquia di san Giacomo il Maggiore a Gerusalemme era, ancora fino alla metà del XIII secolo, una tradizione latina. La tradizione armena si forma solo col venir meno della presenza latina a Gerusalemme. Secondo tale tradizione, per la prima volta attestata per iscritto in un manoscritto della prima metà del XIV secolo, la testa di Giacomo il Maggiore, una volta decapitato, fu portata da un angelo a Giacomo il Minore che, insieme con l’apostolo Giovanni, la depose sulla sua propria sede.

Tale trasporto, secondo Lewy, nasconde in realtà la traslazione delle reliquie di Giacomo il Minore dalla Valle del Cedron al Monte Sion, dove appunto si trovava la sede da poco divenuta patriarcale degli Armeni (scrive dal 1313: in realtà dal 1311) e bisognosa quindi di legittimazione. Ecco dunque che accanto alla presunta testa di Giacomo il Maggiore troverebbero posto nella cattedrale degli Armeni anche le reliquie di Giacomo il Minore. Tanto che a partire dal Trecento numerose testimonianze di pellegrini, confondendo i due Giacomo, parlano della venerazione della testa di Giacomo il Minore. Al quale Giacomo il Minore, in prosieguo di tempo, si indirizza sempre più la devozione dei pellegrini armeni.


Ciò non toglie che in ambito latino sia proseguita la devozione alla testa di Giacomo il Maggiore, presso la quale – ne abbiamo sicure testimonianze del XV e XVI secolo –, con il permesso degli Armeni, veniva celebrata la messa dai francescani proprio il 25 luglio. Almeno fino all’Ottocento, quando una controversia sorta tra i francescani e gli Armeni determinò il ritiro di tale permesso, cosicché oggi è al Giovedì Santo che i francescani tengono tale processione e la messa presso la memoria gerosolimitana di san Giacomo il Maggiore.

Ci sembra di poter ricavare da tutta la intricata ma appassionante questione che Lewy propenda da una parte per la autenticità della traslazione della testa di Giacomo il Maggiore a Compostela, laddove invece lega la pretesa di questa Sede di avere il totum corpus dell’apostolo semplicemente al bisogno di legittimazione visto che Compostela diventa sede episcopale solo nel 1095 e di lì a poco sede arcivescovile (1120).
Dall’altra parte ci sembra riconosca autentica la traslazione di reliquie di Giacomo il Minore presso l’attuale Sede gerosolimitana degli Armeni che non a caso venerano con particolare devozione il fratello del Signore.


[SM=g1740771]

Caterina63
00venerdì 8 marzo 2013 19:38
[SM=g1740722] Mappatura: Cattedrale di Santiago de Compostela 2012 - Spagna

Inviato il 31/07/2012 gpdeventos
Fires l'Apostolo, 24 luglio 2012. Mappatura nella Cattedrale di Santiago. Plaza del Obradoiro. Spagna.

Spettacolo multimediale progettato da GPD con tecnologie innovative che potrebbero incidere sulla 4D sulla facciata della cattedrale attraverso la tecnica di mappatura. La facciata barocca della cattedrale è stato trasformato in uno schermo gigante che ha raccontato la sua storia attraverso un tour virtuale che combinati proiezioni, luci, suoni, musica, articoli pirotecnici ed effetti speciali.

Montaggio del suono oltre 50.000 watt. Produzione audiovisiva in video Full HD risoluzione. 12 proiettori di grande formato con una capacità totale di 300.000 lumen. Controllo dati su Watchout v5. 3400 fuochi d'artificio lancio integrato di proiezione.

Sinossi: La rilevanza della Via e il pellegrinaggio, l'importanza della tradizione Jacobea in Galizia, i loro simboli più rappresentativi, lo sviluppo della città intorno al fatto Apostolica ... Lo spettacolo condensa in modo sorprendente una storia che cominciò a prendere forma 12 secoli fa, quando Paio scoprì la tomba dell'Apostolo e testimoniare i primi pellegrinaggi. Un viaggio virtuale emozionante che si conclude con l'apoteosi del fuoco e del suono. Niente di più adatto per un luogo che è stato rivelato al mondo che altra notte di luglio 1200 anni fa.

www.gloria.tv/?media=410407



[SM=g1740722]


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