Comprendere l'APOCALISSE (e il " Millenarismo " )

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(Teofilo)
00martedì 6 ottobre 2009 10:14
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Da: Soprannome MSNIreneo81  (Messaggio originale)Inviato: 17/04/2004 20.25

L’Apocalisse: suo significato generale,
la Questione millenarista, la Parusia e la Risurrezione finale.

Parte Prima

La Pace di Cristo!

Qualche tempo fa SweetHawk ha ricevuto la seguente lettera, e mi ha chiesto di aiutarlo a risponderee, ne è nata una piccola ricerca che ora condivido con voi, spero vi possa interessare.

Ecco la lettera:

<DIR> <DIR>

Ciao Sweet sono il Cigno ti ricordi? come va tutto bene? ascolta se non sbaglio tu sei cattolico avrei una domanda da farti. Voi cattolici come interpretate l'apocalisse? voglio dire credete nel ritorno di Cristo "fisicamente" e nel giudizio finale al quale seguiterà la risurrezione dei corpi?

E per quanto riguarda invece la prima risurrezione quella dei santi che poi regneranno con Cristo per mille anni cosa dite?

Ti ringrazio e ti saluto fraternamente.
Dio ti benedica.

</DIR></DIR>

Pubblico questa mia ricerca come già fatto per Il mistero di Maria nella Chiesa cattolica, dividendo in diverse discussioni i diversi punti tematici.

Le discussioni saranno:

<DIR> <DIR>

- Il Significato generale del Libro dell’Apocalisse

- Il ritorno di Cristo nella fede della Chiesa e nell’Apocalisse

- La risurrezione dei morti e il giudizio universale

- La questione millenarista

</DIR></DIR>

Spero possano suscitare interesse, e possano chiarire dubbi o colmare lacune in chi di questo tema non è pratico.

Lasciandovi con la prima delle quattro, vi saluto con l’affetto di sempre,

Ireneo

Il Significato generale del Libro dell’Apocalisse.

«L’ultimo libro del Nuovo Testamento e di tutta la Sacra Scrittura ha avuto nel corso della storia un singolare destino. Nessun altro scritto del Nuovo Testamento è stato interpretato in modi tanto diversi, e di conseguenza frainteso. Nessun altro scritto del Nuovo Testamento ha dato origine a tante speculazioni e previsioni sul futuro della storia umana e sulla fine del mondo.

In queste speculazioni e previsioni si suppone che le visioni, le figure e i numeri di questo libro descrivano in modo cifrato, e non parlandone e rappresentandoli direttamente, gli avvenimenti principali della storia del mondo da Cristo in poi e, soprattutto, la fine del mondo.

Di conseguenza, è compito e abilità dell’esegeta decifrare queste figure e questi numeri, tradurli in linguaggio comprensibile a tutti. In seguito, il libro permette un colpo d’occhio degno di fede sul furto e sullo svolgimento della fine del mondo. […].

È però confacente al libro questa interpretazione? Vuole esso realmente consentire uno sguardo d’insieme sul futuro e rappresentare lo svolgersi di determinati singoli accadimenti? Ovvero, qual è il suo intendimento e il suo messaggio? […] A questo punto dev’essere già evidente che esso va compreso non alla lettera, ma simbolicamente. E dev’essere già chiaro che esso non descrive un decorso cronologico d’avvenimenti, ma presenta le potenze determinanti, le forme tipiche e l’esito certo degli eventi storici nel loro insieme. Il nostro sguardo deve andare alle grandi figure e ai grandi eventi che sono visti dal Veggente: a Cristo, potente amorevole Signore della sua Chiesa; a Dio e all’Agnello, che tengono saldamente in pugno la fila di ogni avvenimento; alla Chiesa, che è duramente oppressa dalle empie potenze nemiche di Dio. Alla fine ci sono il giudizio e il compimento, nei quali Dio è rivelato in tutta la sua potenza e in tutto il suo amore. Tutto quanto qui si vede è "rivelazione di Gesù Cristo" (Ap 1,1), è diventato accessibile solo col tramite di Gesù Cristo. Tutto quanto qui si vede non vuole soddisfare la nostra curiosità sul futuro, ma vuole orientarci e rafforzarci per le decisioni giuste e una vita giusta nel presente. Il libro non è informazione sul corso della storia, ma testimonianza sul Signore della storia, per favorire la fede e l’operare sulla base della fede.» (1)

Queste parole, tratte dall’introduzione ad un suo recente libro sull’argomento di K. Stock, gesuita rettore del Pontificio Istituto Biblico di Roma e professore di esegesi del Nuovo Testamento presso il medesimo Istituto, sono forse la più efficace sintesi sul valore e il significato che la buona notizia dell’Apocalisse riveste nella fede cattolica.

In essa, la Signoria del Padre e del Figlio su tutto il creato e sulla storia è espressa in modo mirabile.

Davanti alle crude scene, ai martìri, alle persecuzioni, l’uomo di fede è sicuro perché sa che l’ultima parola è di Dio, il credente sa scoprire negli avvenimenti della storia, in ogni sua piega, la presenza discreta di Dio, presenza che si rivela anche nel silenzio… silenzio di cui spesso la storia sembra esser stata testimone. Ma, sia l’Apocalisse che la Storia, come suggerito dalla Rivelazione possono essere lette solo per mezzo di Cristo.

Assistendo allora al silenzio del Golgota, e agli avvenimenti dei tre giorni successivi, veramente possiamo affermare con l’Apostolo che "tutto concorre al bene di coloro che amano Dio" (2).

Questa è l’Apocalisse, Rivelazione di Gesù Cristo che può essere compresa solo se letta con spirito religioso e non con spirito curioso, che vuole necessariamente legare ogni immagine ad una realtà storica concreta, ogni simbolo ad un avvenimento ed ogni numero ad una data.

Facendo questo leggiamo il testo con sguardo troppo umano, profandandolo e dimenticando il fine della rivelazione divina, che non vuole saziare la curiosità, ma nutrire la fede, la speranza e l’amore nel cuore del credente.

Uno sguardo storico all’epoca in cui Giovanni ha messo mano alla stesura del testo e al contesto culturale dell’Asia minore ci potrà aiutare a comprendere meglio la verità di quanto detto.

Oggi sappiamo che mentre la Chiesa incontrava diffidenza e difficoltà nella Palestina ed era ancora un pugno di mosche nel resto dell’Impero, l’Asia minore, al finire del primo secolo, ere già quasi tutta cristiana. E il cristianesimo che qui si sviluppò fu, per molto tempo ancora (e i Profeti Frigi del III secolo ce lo testimoniano) di genere profetico.

Dalla lettura di profezie della stessa area geografica e dello stesso periodo si può facilmente evincere che l’Autore della nostra Apocalisse ha volutamente reso simbolici numeri e figure, spingendo il lettore a comprendere il significato spirituale più che quello materiale:tre tempi e mezzo, la metà di 7, (pienezza della settimana) per indicare un tempo breve, determinato; 144000 come pienezza di Israele (12x12); 1000 come tempo di ogni pienezza; 666 per indicare la potenza nemica della Chiesa (basta conoscere l’ebraico, in cui non esistono cifre numeriche e i numeri si scrivono facendo uso delle lettere, per capire che lì si identifica chiaramente Cesare).

Comunque, quale che sia l’interpretazione concreta di ogni simbolo, un testo può essere compreso nelle sue parti solo se si ha sempre bene in chiaro il suo fine: il fine dell’Apocalisse è quello di essere testimonianza sul Signore della storia, per favorire la fede e l’operare sulla base della fede. E questo fine resta sempre sullo sfondo di ognuno degli eventi, dei personaggi, dei numeri di cui è costellata l’Apocalisse, e resta un valido criterio per distinguere un’esegesi corretta da una fuorviante.


1. Klemens Stock sj, L’ultima parola è di Dio. L’Apocalisse come Buona Novella, AdP, Roma 1995, p 5-6.

2. Rm 8, 28



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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 17/04/2004 22.14
......molto interessante Ireneo.....importante credo che sia, come giustamente facevi osservare...è che quando si legge Apocalisse dobbiamo liberarci delle immagini in sè PESIMISTICA, oppressiva e catastrofica...di crudele condanna e impietoso giudizio universale.......
L'Apocalisse, giustamente e più appropriatamente RIVELAZIONE...è tuttaltro che pessimistico.....cuore e centro è appunto la pienessa della rivelazione del Cristo RE....., del Signore che viene CON GIUSTIZIA E MISERICORDIA....
Concordo con questo aspetto:
Tutto quanto qui si vede non vuole soddisfare la nostra curiosità sul futuro, ma vuole orientarci e rafforzarci per le decisioni giuste e una vita giusta nel presente. Il libro non è informazione sul corso della storia, ma testimonianza sul Signore della storia, per favorire la fede e l’operare sulla base della fede....
....
quando i santi infatti ci insegnano che "Dio NON vuole essere -studiato-, ma principalmente AMATO, accolto....." Apocalisse è un mezzo per comprendere L'ONNIPOTENZA DI DIO dopo aver appreso dal resto della Bibbia un Dio Creatore certamente ma che scende a patti con gli uomini, fa con un Alleanza...manda a noi la Sua Parola che si fa carne, vive con gli uomini e muore sulla Croce e risorge.....sembrerebbe finire tutto li, nasce la Chiesa per conservare questo messaggio....ma "mancava qualcosa"....Apocalisse infatti viene quasi AL DI FUORI dei fatti vissuti nel tempo in cui Cristo visse....l'apostolo chiamato a questo compito è un testimone di tutti gli avvenimenti, si nota immediatamente che in lui NON VI E' CURIOSITA'.....ma si lascia attrarre da questo vortice di NUOVE INFORMAZIONI......la bellezza dello scrittore sta proprio in questo trasmetterci NON LA CURIOSITA', ma la POTENZA DI DIO.....emerge chiara la figura di CRISTO RE, mentre dai Vangeli Cristo rimane il SALVATORE.....
Io sono convinta, almeno per la mia esperienza, che l'Apocalisse è un Testo prezioso che va a rafforzare la fede donandole una speranza ancora più incisiva......confesso che non mi sono mai spiegata perchè tanti vi traducono una oppressione, pessimismo, catastrofi......ho visto anche alcuni film, ma nessun regista secondo me ha mai saputo dare l'interpretazione VERA che è, appunto....IL CRISTO RE, vincitore che eleva alla gloria non pochi eletti.....MA UNA MOLTITUDINE DI ANIME.....
Grazie per queste riflessioni, fraternamente Caterina....e mi auguro che veramente possano suscitare l'interesse di altri...

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Da: Soprannome MSN°RaptorInviato: 17/04/2004 22.19
Senti, Carolina, aspetta che Ireneo abbia finito di inserire tutto il testo! Sei peggio di una mosca zè zè.

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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 17/04/2004 22.52
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ma....non sono Carolica.......no,no,no,no....
....tiè.......ehm...ops.....CATERINA, ciao

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Da: Soprannome MSNlizzie9821EInviato: 18/04/2004 12.42
Proprio ieri sera, su Sat2000 hanno ridato il bellissimo film "l'Apocalisse di Giovanni".
Bellissimo questo pezzo:
dopo una visione di Giovanni un discepolo chiede:
"cosa hai visto Giovanni?"
Giovanni:
"ho visto il senso di tutte le cose custodito nelle mani di Dio".

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Da: Soprannome MSNIreneo81Inviato: 18/04/2004 15.51
La Pace di Cristo!
Caro Raptor, non ti preoccupare, scrivete, scrivete.
Le quattro parti saranno inserite come discussioni differenti, come "quattro inserti" della stessa collana, come ho fatto con la definizione del mistero di Maria nella Chiesa Cattolica...
Il mio intento ora è proprio che si abbia chiara la "precomprensione" che sempre dovrà mantenersi sullo sfondo nella lettura dei singoli capitoli e versetti dell'apocalisse.
E' questo "significato del tutto" che poi porterà luce chiara sulle varie visioni, sui versetti dubbi.
In filosofia questo è stato detto benissimo da Gadamer... ma è arrivato in realtà per ultimo. Già Agostino ci ricorda un'importante verità nella lettura della scrittura: non la si può avvicinare alla ricerca di risposte alle nostre curiosità o alla ricerca di norme morali minuziose ed eterne, o come un semplice libro storico o chissa ancora in quanti modi.
L'unica "precomprensione" che può veramente farci avvicinare il vero senso della Scrittura è l'amore.
Ma lascio la parola ad Agostino:
Nell'intera Scrittura non cercare altro precetto e che nessuno venga a ordinarvi altro fuorchè la carità.
Nei passi oscuri della scrittura si cela la carità, nei passi chiari la carità diventa palese.
Se mai ti fosse palese, non potrebbe nutrirti; se mai fosse nascosta, non ti invoglierebbe a scrutare.
Ora è questa carità che dal fondo del cuore puro grida con le parole del salmo; grida dal fondo del cuore di coloro che somigliano all'orante del salmo. Chi poi sia costui ve lo dico in una parola. E' Cristo.
Anche nell'apocalisse, come del resto in tutta la Scrittura, è l'amore che dobbiamo cercare, e, un amore del tutto singolare, quell'amore che ha un nome di persona Gesù detto il Cristo, di Nazaret, figlio di Maria e Figlio di Dio.
Davanti ai testi più duri, più incomprensibili, è sempre Lui e il suo Amore che dobbiamo rintracciare, quando ci siamo riusciti, non dobbiamo più aver paura di sbagliare: il senso di quel testo ci è veramente chiaro!
Quindi Raptor, attendo di leggere anche tuoi contributi prima che inserisca il resto.
Con affetto,
Ireneo.
(Teofilo)
00martedì 6 ottobre 2009 10:15
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Da: Soprannome MSNIreneo81Inviato: 25/04/2004 16.19
 L’Apocalisse: suo significato generale,
la Questione millenarista, la Parusia e la Risurrezione finale.

Parte Seconda

Il ritorno di Cristo nella fede della Chiesa e nell'Apocalisse

«Colui che attesta queste cose dice: "Si, verrò presto"» (1); «Ecco, viene sulle nubi e ognuno lo vedrà; anche quelli che lo trafissero e tutte le nazioni della terra si batteranno per lui il petto» (2)
Così come si chiude, così l’Apocalisse si era aperta, e cioè mettendo sullo sfondo di ogni speranza cristiana la venuta del Signore Risorto.
Il suo ritorno è attestato in tutto il Nuovo Testamento: nella tradizione sinottica, in quella giovannea, in quella paolina, in quella petrina.
Il Simbolo elaborato a Nicea-Costantinopoli afferma al riguardo «verrà a giudicare i vivi e i morti e il suo regno non avrà fine» (3).
La fede nel ritorno di Cristo ha accompagnato la Chiesa sin dalle origini, come si è sempre collegato il suo ritorno al giudizio finale e alla risurrezione dei santi.

Con quale corpo verrà il Signore? Cosa vuol dire che Cristo ritornerà fisicamente?
Vuol dire che oggi Cristo non è assente dalla storia del mondo, ma che questa presenza sarà chiara a tutti con la fine dei tempi.

Questa domanda è molto simile a quella che i Corinzi rivolsero a Paolo: «Come risuscitano i morti? Con quale corpo verranno?» (4). La realtà del corpo dei risorti, in primis quello di Gesù, è qualcosa che supera le nostre povere parole: secondo la testimonianza dei Vangeli, il Gesù risorto può mangiare, eppure è scambiato per un fantasma, chiede di essere toccato da alcuni, ed è reticente dal farsi toccare da Maria di Magdala, può superare le porte chiuse, ed essere presente in più posti indifferentemente…

Così si esprime il Catechismo della Conferenza Episcopale Italiana (CEI) degli Adulti in riguardo alla Parusia:

«La Chiesa delle origini crede che il Signore Gesù, morto e risorto, ha aperto una storia di salvezza universale, cosmica. Il regno di Dio è impersonato in lui. Attendere il Regno significa attendere la "parusia" del Signore. Con questa parola, usata comunemente per indicare la visita ufficiale di un sovrano in qualche città, i credenti designano la venuta pubblica e manifesta del Cristo glorioso.
Non si tratta di un ritorno, quasi che adesso sia assente, ma del compimento della manifestazione suprema di quella presenza che ha avuto inizio con la sua umile vicenda terrena e che continua oggi nascosta nel misero dell’eucaristia, della Chiesa, della carità e dei poveri.
La parusia è la meta della storia. Porterà la perfezione totale dell’uomo e del mondo. Dio infatti ha voluto «ricapitolare in Cristo tutte le cose» (Ef 1,10), «per mezzo di lui riconciliare a sé tutte le cose» (Col 1, 20). La nostra risurrezione è prolungamento della sua. Significativamente nei primi secoli le assemblee cristiane preferivano pregare rivolte a oriente, da dove sorgerà il sole che inaugurerà il giorno eterno. La stessa fede viene professata ai nostri giorni dal concilio Vaticano II: «Il Signore è la fine della storia umana, il punto focale dei desideri della storia e della civiltà, il centro del genere umano, la gioia di tutti i cuori, la pienezza delle loro aspirazioni. Egli è colui che il Padre ha risuscitato da morte, ha esaltato e collocato alla sua destra, costituendolo giudice dei vivi e dei morti. Nel suo Spirito vivificati e coadunati, noi andiamo pellegrini incontro alla finale perfezione della storia umana» (Gaudium et Spes, 45)» (5)

1. Ap 22, 20

2. Ap 1, 7

3. Per il testo si può vedere il Catechismo della Chiesa Cattolica, p 61.

4. 1Cor 15, 35

5. Cei, La Verità vi farà liberi. Catechismo degli adulti, Libreria Editrice Vaticana, Roma 1995, p 567.


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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 26/04/2004 16.07
Ringrazio Ireneo per questi approfondimenti...la questione della Parusia è sempre stata presente nella Chiesa tanto che sempre veniva vissuto con viva fede l'imminente ritorno del Cristo, tuttavia senza però CATASTROFISMI DI SORTA, ma più semplicemente PREPARANDO L'ANIMA e farsi trovare PRONTI.....
A tal proprosito cioè...di come sia enigmatica Apocalisser, mi piace lasciarvi con questa breve riflessione che a me piace molto:
 

L'Apocalisse è un libro che si spiegherà con gli eventi futuri; si spiegherà quando servirà alle creature alle quali Dio l'ha diretto. Per noi diventa solo un libro che ci manifesta che in Dio ci sono misteri imperscrutabili. Se un fanciullo, che non conosce il mare, i pesci, le navi, ma conosce solo gli uccelli della sua terra, le farfalle, i rettili e le... pozzanghere d'acqua, è portato in riva al mare, egli dirà:

« Ho visto un... lavarone, che aveva i margini come le montagne... Dentro vi erano delle lucertole con le... ali, che camminavano volando nell'acqua. Sopra vi erano delle farfalle enormi con le ali bianche ed anche dei « fornelli » che si movevano e mandavano fumo e sopra vi erano uomini che stando nel fumo non si bruciavano... Ecco il linguaggio « apocalittico » del mare, visto da chi non ha altra idea.

Quando uno legge questa descrizione non ne capisce nulla, ma se si va in riva al mare e lo vede di fatto, allora capisce che... il « lavarone » era il mare, che le lucertole con le ali erano i pesci, che le farfalle bianche erano le navi a vela; che il fornello era un piroscafo...

dalle "Pagine d'autobiografia" tratte da "La storia della mia vita nel piano della misericordia di Dio" di P. Dolindo

.............


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Da: Soprannome MSNIreneo81Inviato: 02/05/2004 15.41

L’Apocalisse: suo significato generale,
la Questione millenarista, la Parusia e la Risurrezione finale.

Parte Terza


La risurrezione dei morti e il giudizio universale.

Risurrezione e giudizio sono strettamente legate alla Parusia del Signore, di cui sono conseguenza.

Nell’Apocalisse la risurrezione generale ed il giudizio definitivo sono posti dopo il regno millenario di Cristo, ma ne parliamo qui prima, perché credo che solo dopo aver chiarito il significato di questa realtà veramente ultima, in quanto non prevede nessuna tappa ulteriore ma rappresenta l’apice dell’economia della salvezza divina, si potrà porre nella giusta luce quanto affermato da Apocalisse nel capitolo ventesimo.

Ci affidiamo sempre al Catechismo degli Adulti per la sua semplice e completa chiarezza:

« Sebbene ciascuno con la morte raggiunga la propria salvezza definitiva o la perdizione eterna, salvezza e perdizione diventano complete, secondo tutte le dimensioni della persona, solo alla fine del mondo.

Dio dirige la storia e la porta a termine. […] Sullo sfondo di questa attesa emerge progressivamente la fede nella risurrezione dei morti: "Quelli che dormono nella polvere della terra si risveglieranno: gli uni alla vita eterna e gli altri alla vergogna e per l’infamia eterna" (Dn 12, 2). […] L’insegnamento di Gesù conferma la fede nella risurrezione. […] La vittoria di Dio si compie per mezzo del Signore Gesù; il giorno di Dio è il "giorno del Signore nostro Gesù Cristo" (1Cor 1,8). La risurrezione dei giusti è un prolungamento della sua, perché "tutti riceveranno la vita in Cristo" (1 Cor 15, 22). […] Gli stessi reprobi, nella misura in cui ne sono capaci, ricevono da Cristo l’energia per vivere e operare, ma in loro tutto è stravolto a causa del peccato: la loro "risurrezione" merita piuttosto il nome di "seconda morte" (Ap 20, 14).

Il legame tra la risurrezione di Gesù e la nostra è così stretto, che i primi cristiani ne arguirono, a torto, che avvenuta l’una fosse ormai imminente anche l’altra. Presto si accorsero che il "giorno del Signore" tardava a venire.

[…] Il Nuovo Testamento, pur mettendo la risurrezione al centro della fede, non la descrive mai nelle sue modalità concrete. […] Muore il chicco di grano e rinasce come pianticella. Il corpo umano, che ora è debole, corruttibile e gravato di limiti, risorgerà incorruttibile, trasfigurato dalla forza dello Spirito Santo a immagine del Cristo glorioso. La trasformazione sarà profonda perché "ciò che è corruttibile non può ereditare l’incorrutibilità" (1Cor 15, 50); tuttavia sarà proprio questo nostro corpo a rivestire l’immortalità. A motivo dell’identico soggetto personale, esso rimarrà quello di prima, nonostante il profondo cambiamento, come durante la vita terrena rimaneva se stesso nel variare della statura e nella continua sostituzione delle singole cellule.

Sebbene non si possa immaginare la condizione del corpo glorificato, tuttavia dobbiamo ritenere che essa comporti ancora un legame con il mondo materiale, anzi la perfezione definitiva del rapporto con il mondo. L’uomo e il mondo si appartengono reciprocamente; perciò la creazione sarà "liberata dalla schiavitù della corruzione, per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio" (Rm 8, 21).» (1)

Non è forse questo il significato intimo della splendida immagine dei Nuovi cieli e Nuova terra, della Gerusalemme celeste alla cui luce cammineranno le nazioni di cui parlano gli ultimi due capitoli dell’Apocalisse?

Leggiamo inoltre Ap 20, 11-15: in immagini simboliche non si afferma qui la coincidenza dell’evento della risurrezione e del giudizio finale? Ascoltiamo ancora una volta i vescovi italiani:

«A ben riflettere, risurrezione di vita e risurrezione di condanna sembrano coincidere con il giudizio universale, in quanto significano la salvezza e la perdizione dell’uomo nella sua totalità, comprese le dimensioni comunitaria e cosmica. Si tratta di un solo avvenimento, conclusivo della storia umana, l’ora della messe. Il corpo è capacità di presenza agli altri e al mondo; risurrezione dei morti nel proprio corpo significa dunque suprema attuazione di questa capacità di presenza, per i giusti a loro maggiore perfezione e felicità, per i reprobi a loro maggiore umiliazione. Questi si sentiranno lacerati e oppressi in tutta la loro personalità; quelli nella comunione con Dio e tra loro, dispiegheranno una mirabile creatività, senza più ansia, fatica e lotta. La vittoria di Dio sarà la completa attuazione del suo disegno di amore» (2).

Le realtà di cui abbiamo appena parlato sono dette, nella tradizione cattolica latina, novissimi, cioè realtà nuove, ultime, definitive: questa è la definitiva volontà di Dio sulla storia.


1. Cei, La Verità vi farà liberi. Catechismo degli adulti, Libreria Editrice Vaticana, Roma 1995, p. 584-585.

2. Cei, La Verità vi farà liberi. Catechismo degli adulti, Libreria Editrice Vaticana, Roma 1995, p. 585-586.


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Da: Soprannome MSNIyvan5Inviato: 02/05/2004 18.58
Sebbene non si possa immaginare la condizione del corpo glorificato, tuttavia dobbiamo ritenere che essa comporti ancora un legame con il mondo materiale
Perchè? ....... Questa condizione ci manterrebbe nel relativo, vale a dire in ciò che è illusorio e in continuo divenire.
Perchè lo spirito, una volta purificato e quindi rientrato nella dimensione divina, dovrebbe ancora avere bisogno della materialità?
Nessuno può effettivamente sapere come sarà questo corpo glorificato e, forse,  anche qui è una questione di terminologia, forse viene chiamato corpo in quanto l'individuo mantiene la sua soggettività, ma io sono più propenso a considerarlo come corpo spirituale, o di luce, che ha trasceso la materia. Ho detto luce, ma non è da intendersi la luce fotonica che noi conosciamo.
Qualcuno potrà obiettare che Gesù si è mostrato con un corpo che gli permetteva anche di mangiare, ma appunto: si è mostrato, e d'altra parte non poteva fare diversamente per rendersi visibile.
Qualcun altro potrà eccepire che senza una parvenza materiale non sarebbe possibile riconoscerci, ma questa sarebbe un'osservazione legata ai nostri sensi fisici. Lo spirito non ha certo bisogno di occhi per vedere e riconoscere e non credo che per questo riconoscimento siano necessarie le fattezze fisiche.
Vabbè, mi scuso per aver interrotto l'interessante disamina di Ireneo ma, a mio avviso,  quel "dobbiamo ritenere" richiede forse un approfondimento.
Un fraterno saluto
iyvan
.

Rispondi
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Da: Soprannome MSNHanzoHattori1984Inviato: 02/05/2004 19.15
Perchè? ....... Questa condizione ci manterrebbe nel relativo, vale a dire in ciò che è illusorio e in continuo divenire.
Perchè lo spirito, una volta purificato e quindi rientrato nella dimensione divina, dovrebbe ancora avere bisogno della materialità?
---
Perché Dio ci ha creati con un corpo, quando lo spirito era inserito nella dimensione divina
e non vedo perché Dio mi debba privare del corpo
che francamente mi piace
è bello e tutto
e sto bene così
Che se me lo resuscita è anche meglio
Un alcolico saluto
Hanzo
(Teofilo)
00martedì 6 ottobre 2009 10:17
Rispondi
Consiglia Elimina    Messaggio 12 di 55 nella discussione 
Da: Soprannome MSNIyvan5Inviato: 02/05/2004 21.57
Beh, Hanzo .... ti sei mai chiesto perchè Dio ci ha creati con un corpo?
Trova la risposta e comprenderai ciò che ha motivato la mia osservazione.
Che poi tu ti piaccia così è un'altra faccenda.
Un saluto breve per non eccedere con l'alcool
iyvan

Rispondi
Consiglia Elimina    Messaggio 13 di 55 nella discussione 
Da: Soprannome MSN°ClaudioInviato: 02/05/2004 22.34
No non beve alcol, ma latte di pecorra sardda!

Rispondi
Consiglia Elimina    Messaggio 14 di 55 nella discussione 
Da: Soprannome MSNHanzoHattori1984Inviato: 02/05/2004 22.50
Beh, Hanzo .... ti sei mai chiesto perchè Dio ci ha creati con un corpo?
Trova la risposta e comprenderai ciò che ha motivato la mia osservazione.
---
Se Gesù è resuscitato col corpo (poteva anche farlo solo con lo spirito, e mostrarsi) sono propenso a credere che la gloria del corpo glorioso Suo sarà anche nostra
questa è la mia motivata affermazione
Un bucolico saluto
Hanzo

Rispondi
Consiglia Elimina    Messaggio 15 di 55 nella discussione 
Da: Soprannome MSNIyvan5Inviato: 03/05/2004 0.34
Gesù si è "mostrato" con le fattezze del suo corpo per essere riconosciuto e ha potuto anche dargli consistenza, visto che Tommaso ha potuto toccarlo, ma questo non significa necessariamente che quella fosse la Sua reale essenza che aveva trasceso la materialità.
Saluti altrettanto bucolici, ma senza latte di pecorra sarda, meglio stare su un moderato consumo alcolico.
iyvan

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Da: Soprannome MSNIreneo81Inviato: 03/05/2004 1.46
La Pace di Cristo!
Caro Iyvan, non ricordo se sei cattolico, ma penso di si, dunque ti rispondo con tre punti semplici semplici.
1) Quel dobbiamo ritenere che tanto ti turba non è parola mia, ma della Chiesa Italiana, è infatti parola dei Vescovi che hanno scritto e approvato il catechismo degli adulti, che citavo testualmente e ti invito a leggere; nel mio intervento ci sono tutti gli estremi bibliografici necessari.
2) Sulla questio che Cristo non abbia ripreso il suo corpo, ma si sia semplicemente "mostrato" con un corpo, stai semplicemente affermando un'antica eresia di origine manichea.
La Chiesa ha già condannato questa eresia in molti Concili del passato, definendo con chiarezza che Cristo è risorto con il suo corpo, che tale corpo è vero e che non è stato assorbito dalla divinità.
Dio e Uomo senza confusione e senza divisione, ricordi?
Caterina ed altri potranno essere più bravi di me nel ricercare i documenti ecclesiali che dicono questo.
3)  Ricordi il Simbolo Apostolico?
Lì si dice "Credo la risurrezione della carne".
Si, hai ragione, è questione di termini anche qui.
Infatti lì non si dice corpo, ma carne, proprio ad indicare che il nostro corpo risuscitato, pur essendo una realtà nuova, è nello stesso tempo in perfetta continuità con la carne che oggi ci appartiene.
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Ti invito a riflettere quanto influisca su di te ancora il pregiudizio manicheo dell'imperfezione di tutto ciò che ha a che fare con la materia: quello che credi è in dissonanza con la fede della Chiesa Cattolica, ma anche di tutte le Chiese Orientali e Riformate che condividono il cammino ecumenico e la fede nel Simbolo Apostolico.
Ma dato che io non sono nessuno, ed il tema è troppo importante, lascio la parola alla Chiesa Stessa:
Davanti a queste testimonianze [quelle bibliche] è impossibile interpretare la Risurrezione di Cristo al di fuori dell'ordine fisico e non riconoscerla come un avvenimento storico [...] Gesù risorto stabilisce con i suoi discepoli rapporti diretti, attraverso il contatto e la condivisione del pasto. Li invita a riconoscere da ciò che egli non è un fantasma, ma soprattutto constatare che il suo corpo risuscitato con il quale si presenta a loro è il medesimo che è stato martoriato e crocifisso, poichè porta ancora i segni della passione. Questo corpo autentico e reale possiede [...] al tempo stesso le proprietà nuove di un corpo glorioso.
Catechismo della Chiesa Cattolica, numeri 643-645.
In nessun altro argomento la fede cristiana incontra tanta opposizione come a proposito della risurrezione della carne
Sant'Agostino, Enarratio in Psalmos, 88, 2, 5.
Il termine "carne" designa l'uomo nella sua condizione di debolezza e di mortalità. La risurrezione della carne significa che, dopo la morte, non ci sarà soltanto la vita dell'anima immortale, ma che anche i nostri corpi mortali riprenderanno vita.
Credere nella risurrezione dei morti è stato un elemento essenziale della fede cristiana fin dalle sue origini "Fiducia chiristinorum resurrectio mortuorum; illam credentes, sumus - La risurrezione dei morti è la fede dei cristiani; credendo in essa siamo tali".
Catechismo della Chiesa Cattolica, numeri 990-991.

Ignoriamo il tempo in cui avranno fine la terra e l’umanità, e non sappiamo il modo con cui sarà trasformato l’universo. Passa certamente l’aspetto di questo mondo, deformato dal peccato. Sappiamo però, dalla rivelazione che Dio prepara una nuova abitazione e una terra nuova, in cui abita la giustizia, e la cui felicità sazierà sovrabbondantemente tutti i desideri di pace che salgono nel cuore degli uomini. Allora, vinta la morte, i figli di Dio saranno risuscitati in Cristo, e ciò che fu seminato nella debolezza e nella corruzione rivestirà l’incorruzione; e restando la carità con i suoi frutti, sarà liberata dalla schiavitù della vanità tutta quella realtà che Dio ha creato appunto per l’uomo.

Concilio Ecumenico Vaticano II, Gaudium et Spes, n. 39
Ireneo
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Da: Soprannome MSNIyvan5Inviato: 03/05/2004 12.16
Caro Ireneo,
certo che sono cattolico, ma il mio sentire mi porta soprattutto verso la spiritualità alla quale mi identifico molti di più di quanto possa identificarmi in quello strumento  necessario ma temporaneo che è il mio corpo fisico e che considero un mezzo di cui Dio ci ha muniti per esercitare un certo tipo di esperienza che conduce alla consapevolezza.
La mia domanda non era pertanto una provocazione, ma semplicemente un "perchè" lo spirito, una volta raggiunta la dimensione divina, debba continuare ad avere un legame con la materialità.
E mi chiedo: non è che per caso questa convinzione sia il retaggio di una visione che non riesce a svincolarsi dal suo antropomorfismo? 
Mi rendo conto di sollevare un problema delicato e non è certo mia intenzione controbbattere le affermazioni della dottrina, ciò che intendo dire è che il linguaggio umano cerca di farsi comprendere attraverso una terminologia che a volte, pur esprimendo nella sostanza la stessa cosa, può suscitare immagini diverse e portare ad apparenti contrapposizioni.
Così come il mio intervento può apparire in dissonanza con il Simbolo apostolico. Io non confuto la "resurrezione della carne", ma concentro la mia attenzione soprattutto sul termine "resurrezione".
Così, come materia e energia sono la stessa cosa manifestata in stati diversi, allo stesso modo potrebbe essere intesa la resurrezione della carne, vale a dire in uno stato spiritualizzato che non deve evocare l'idea del fantasma, ma più semplicemente un trascendere lo stato della materia.
Ma non voglio interrompere oltre questo forum e quindi mi fermo qui.
Con stima e un fraterno saluto
iyvan

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Da: Soprannome MSNStefanoS79Inviato: 03/05/2004 12.35
un "perchè" lo spirito, una volta raggiunta la dimensione divina, debba continuare ad avere un legame con la materialità.
E mi chiedo: non è che per caso questa convinzione sia il retaggio di una visione che non riesce a svincolarsi dal suo antropomorfismo? 
A riguado caro Iyvan si possono prendere come esempio le apparizioni di Gesù dopo la resurrezione, non era un "fantasma" ma lo stesso corpo da lui posseduto durante la sua vita terrena, ma glorificato, spiritualizzato, con ancora i segni dei chiodi.

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Da: Soprannome MSNIyvan5Inviato: 03/05/2004 13.55
.....spiritualizzato......
appunto, è questo che intendo

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Da: Soprannome MSNStefanoS79Inviato: 03/05/2004 14.17
Ovviamente la presenza è spirutuale.
Nella Santa Cena o Eucarestia il Signore è presente con il suo corpo pneumatico risorto, non con il corpo semplicemente umano che aveva sulla terra.
L'incontro con Cristo nel pane e nel vino è un incontro come quello che gli apostoli fanno dopo la resurrezione, non come quando esercitava il suo ministerio terreno.
Il pane e il vino ci mettono in comunione spirituale con il Corpo di Cristo, quello di Gesù risorto nei cieli, e nei cristiani che sono il Suo Corpo sulla terra. (1Cor 10)

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Da: Soprannome MSNIyvan5Inviato: 03/05/2004 16.06
Detto così non ho nulla da eccepire.
Ciò che fatico ad accettare è il mantenere un legame con la materialità, che essendo in "divenire" non può essere costitutiva di ciò che è "essere", ma può essere solo un mezzo temporaneo per passare dal divenire all'essere, e quindi in uno stato spiritualizzato che ha raggiunto l'essere e dove la materia non ha quindi più ragione di coesistere.
iyvan

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Da: Soprannome MSNHanzoHattori1984Inviato: 03/05/2004 16.13
Questo messaggio è stato eliminato dall'autore.

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Da: Soprannome MSNHanzoHattori1984Inviato: 03/05/2004 16.17
Iyvan non ti basta che dopo aver creato l'uomo Dio vide che era cosa molto buona?
Sarebbe la stessa cosa senza corpo?
Ma quante domande mi faccio?
E soprattutto
tu te le fai?
(Teofilo)
00martedì 6 ottobre 2009 10:18
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Da: Soprannome MSNIyvan5Inviato: 03/05/2004 16.42
Hanzo, se non me le facessi questi interventi non ci sarebbero.
L'uomo è fatto per porsi domande ... e anche per trovare possibili risposte ... ma c'è anche il detto: "Chi si accontenta gode".
Quindi, nessuno è obbligato a farsele se sta bene così com'è.
E vacci piano con il latte di pecorra

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Da: Soprannome MSNHanzoHattori1984Inviato: 03/05/2004 16.55
Tutti ce le facciamo
il problema è non indugiare nelle domande
ma darsi una risposta
franca
trasparente
e priva di ripetute supposizioni (poi bollate come eresie) di stampo vetusto
Cristo è risorto?
Solo con lo Spirito?
No
e allora
Dio ci ha fatti con un corpo
e non ha mai affermato che in futuro non ne avremmo avuto bisogno
etc.
e filmini metafisici
A sto punto l'assunzione di Maria non poteva avvenire solo con lo spirito?
Non bisogna dissociare il corpo dallo spirito
perché insieme formano la persona
almeno, così Dio ha voluto per noi
l'operazione di dissociazione casomai la farai te
che poi ti piaccia vivere senza mani
senza piedi
senza stomaco
sarà una scelta che potrai porre all'attenzione del Gran Capo
e chissà che non ti accontenti

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Da: Soprannome MSN°RaptorInviato: 03/05/2004 19.50
Un messaggio veloce per Ireneo che mi ha chiamato in causa nel post. n. 6.
Caro Ireneo, non ti sto snobbando. L'argomento mi interessa ma voglio avere il tempo di leggere con calma le cose che hai inserito.

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Da: Soprannome MSNIyvan5Inviato: 03/05/2004 22.37
Hanzo,
se le risposte che mi do non sono chiare e trasparenti o se di stampo vetusto, questo sarò io a giudicarlo.
Idem se sono filmini metafisici o altro.
E poichè parli di dissociazione significa che non hai capito ciò che intendo dire, oppure che non mi sono spiegato bene, oppure che hai il vezzo di trasformare in amenità tutto quanto non rientra nella tua logica.
Comunque chiudo qui l'argomento.
iyvan

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Consiglia Elimina    Messaggio 28 di 55 nella discussione 
Da: Soprannome MSNHanzoHattori1984Inviato: 03/05/2004 23.02
Perchè? ....... Questa condizione ci manterrebbe nel relativo, vale a dire in ciò che è illusorio e in continuo divenire.
Perchè lo spirito, una volta purificato e quindi rientrato nella dimensione divina, dovrebbe ancora avere bisogno della materialità?
Nessuno può effettivamente sapere come sarà questo corpo glorificato e, forse,  anche qui è una questione di terminologia, forse viene chiamato corpo in quanto l'individuo mantiene la sua soggettività, ma io sono più propenso a considerarlo come corpo spirituale, o di luce, che ha trasceso la materia. Ho detto luce, ma non è da intendersi la luce fotonica che noi conosciamo.
-----
Allora
partiamo da un fatto certo
Gesù risorto ha un corpo che è fatto di carne e non di "spirito, luce o nutella".
Cosa significa corpo spirituale?
Ciò che è spirituale non ha forma, non ha sapore, non ha odore non ha dimensione e non è "corpo".
Corpo spirituale che trascende la materia?
Gesù non ha trasceso
semmai è asceso
Il nostro corpo attuale è "polvere, e polvere ritornerà"
Il corpo glorioso sarà sempre materiale
perché potrà abbracciare, potrà parlare, potrà pensare
Insomma
spirito e corpo, parlando come ha inteso Gesù stesso
sono inseparabili, nella gloria
Se è glorificato lo spirito, a maggior ragione il corpo.
Tu intendi la materialità in fatto negativo, quando invece il corpo glorioso di Cristo (e la creazione pensata così com'era da Dio) è materialità intesa in fatto positivo.
Tu stai facendo di fatto metafisica, non rientra nella mia logica
ma nel Magistero
---oppure che hai il vezzo di trasformare in amenità tutto quanto non rientra nella tua logica---
Ecco, vedi, sono riuscito a fare qualcosa che è molto lontano dall'amenità, e sul più bello tu chiudi?
Paura eh?
p.s.
concedetemi la citazione da Mai Dire

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Consiglia Elimina    Messaggio 29 di 55 nella discussione 
Da: Soprannome MSNIyvan5Inviato: 04/05/2004 0.02
Questo argomento l'ho già discusso a suo tempo, è complesso e non voglio prendere altro spazio al tema trattato in questo forum.
Se la tua visione corrisponde ad un modello antropomorfico io non posso fare altro che rispettarla.
Ci tengo però a correggere una tua inesattezza: io non considero la materialità in senso negativo e non so come tu abbia potuto desumere questo. Se hai ben letto io ho solo detto di considerarla una condizione necessaria  creata da Dio  perchè lo spirito possa fare esperienza e giungere alla consapevolezza della sua vera essenza.
Non ho parlato di dissociazione della materia rispetto allo spirito, ma semplicemente di trasformazione, sublimazione in un'unica essenza spirituale, quale potrebbe essere stata l'assunzione di Maria, che però è stata preservata dalla corruzione della materia
Metafisica? ... Può darsi, ma non credo che si possa considerare la realtà divina in senso fisico.
iyvan

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Consiglia Elimina    Messaggio 30 di 55 nella discussione 
Da: Soprannome MSNHanzoHattori1984Inviato: 04/05/2004 0.41
se la materia poi "non servirà più" come tu pensi
allora è in senso negativo
non vedo proprio perché creare qualcosa perché poi non serva più
tanto vale dare già consapevolezza all'uomo
io mi fido del Magistero

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Consiglia Elimina    Messaggio 31 di 55 nella discussione 
Da: Soprannome MSNIyvan5Inviato: 04/05/2004 1.12
Il cappotto ti serve in Inverno, poi non ti serve più.
Sto forse considerandolo in senso negativo?
Rispondi
Consiglia Elimina    Messaggio 32 di 55 nella discussione 
Da: Soprannome MSNHanzoHattori1984Inviato: 04/05/2004 3.25
Se è buono non vedo perché metterlo via, non stiamo parlando di un cappotto
o una cosa è utile (e quindi, avendo Dio molte altre possibilità di farci arrivare a quella che tu consideri "la dimensione spirituale ideale") e quindi viene mantenuta (vedi Cristo)
oppure Dio ci dica subito che diventerà inutile
Iyvan, le conferme le puoi avere leggendo questo (estratto dalla catechesi del Papa)
Le parole di Cristo sulla risurrezione completano la rivelazione del corpo
«Alla risurrezione.., non si prende né moglie né marito, ma si è come angeli nel Cielo» (Mt 22,30; Mc 12,25). «...Sono uguali agli angeli e, essendo figli della risurrezione, sono figli di Dio» (Lc 20,36).

La comunione (communio) escatologica dell'uomo con Dio, costituita grazie all'amore di una perfetta unione, sarà alimentata dalla visione, «a faccia a faccia», della contemplazione di quella comunione più perfetta, perché puramente divina, che è la comunione trinitaria delle Persone divine nell'unità della medesima divinità. 2. Le parole di Cristo, riportate dai Vangeli sinottici, ci consentono di dedurre che i partecipi dell'«altro mondo» conserveranno - in questa unione col Dio vivo, che scaturisce dalla visione beatifica della sua unità e comunione trinitaria - non soltanto la loro autentica soggettività, ma lo acquisteranno in misura molto più perfetta che nella vita terrena. In ciò verrà inoltre confermata la legge dell'ordine integrale della persona, secondo cui la perfezione della comunione non soltanto è condizionata dalla perfezione o maturità spirituale del soggetto, ma anche, a sua volta, la determina. Coloro che parteciperanno al «mondo futuro», cioè alla perfetta comunione col Dio vivo, godranno di una soggettività perfettamente matura. Se in questa perfetta soggettività, pur conservando nel loro corpo risorto, cioè glorioso, la mascolinità e la femminilità, «non prenderanno moglie né marito», ciò si spiega non soltanto con la fine della storia, ma anche - e soprattutto - con l'«autenticità escatologica» della risposta a quel «comunicarsi» del Soggetto Divino, che costituirà la beatificante esperienza del dono di se stesso da parte di Dio, assolutamente superiore ad ogni esperienza propria della vita terrena. 3. Il reciproco dono di se stesso a Dio - dono, in cui l'uomo concentrerà ed esprimerà tutte le energie della propria soggettività personale ed insieme psicosomatica - sarà la risposta al dono di se stesso da parte di Dio all'uomo. In questo reciproco dono di sé da parte dell'uomo, dono che diverrà, fino in fondo e definitivamente, beatificante, come risposta degna di un soggetto personale al dono di sé da parte di Dio, la «verginità» o piuttosto lo stato verginale del corpo si manifesterà pienamente come compimento escatologico del significato «sponsale» del corpo, come il segno specifico e l'espressione autentica di tutta la soggettività personale. Così, dunque, quella situazione escatologica, in cui «non prenderanno moglie né marito», ha il suo solido fondamento nello stato futuro del soggetto personale, quando, in seguito alla visione di Dio «a faccia a faccia», nascerà in lui un amore di tale profondità e forza di concentrazione su Dio stesso, da assorbire completamente l'intera sua soggettività psicosomatica. 4. Questa concentrazione della conoscenza («visione») e dell'amore su Dio stesso - concentrazione che non può essere altro che la piena partecipazione alla vita interiore di Dio, cioè alla stessa Realtà Trinitaria - sarà in pari tempo la scoperta, in Dio, di tutto il «mondo» delle relazioni, costitutive del suo perenne ordine ( «cosmo»). Tale concentrazione sarà soprattutto la riscoperta di sé da parte dell'uomo, non soltanto nella profondità della propria persona, ma anche in quella unione che è propria del mondo delle persone nella loro costituzione psicosomatica. Certamente questa è una unione di comunione. La concentrazione della conoscenza e dell'amore su Dio stesso nella comunione trinitaria delle Persone può trovare una risposta beatificante in coloro che diverranno partecipi dell'«altro mondo», solo attraverso il realizzarsi della comunione reciproca commisurata a persone create. E per questo professiamo la fede nella «comunione dei Santi» (communio sanctorum) e la professiamo in connessione organica con la fede nella «risurrezione dei morti». Le parole con cui Cristo afferma che nell'«altro mondo ... non prenderanno moglie né marito», stanno alla base di questi contenuti della nostra fede, e, al tempo stesso, richiedono una adeguata interpretazione appunto alla sua luce. Dobbiamo pensare alla realtà dell'«altro mondo» nelle categorie della riscoperta di una nuova, perfetta soggettività di ognuno, ed insieme della riscoperta di una nuova, perfetta intersoggettività di tutti. In tal modo, questa realtà significa il vero e definitivo compimento della soggettività umana, e, su questa base, il definitivo compimento del significato «sponsale» del corpo. La totale concentrazione della soggettività creata, redenta e glorificata, su Dio stesso non distoglierà l'uomo da questo compimento, anzi - al contrario - ve lo introdurrà e ve lo consoliderà. Si può dire, infine, che così la realtà escatologica diverrà fonte della perfetta attuazione dell' «ordine trinitario» nel mondo creato delle persone. 5. Le parole con cui Cristo si richiama alla futura risurrezione - parole confermate in modo singolare dalla sua risurrezione - completano ciò che nelle presenti riflessioni siamo soliti chiamare «rivelazione del corpo». Tale rivelazione penetra in un certo senso nel cuore stesso della realtà che sperimentiamo, e questa realtà è soprattutto l'uomo, il suo corpo, il corpo dell'uomo «storico». In pari tempo, questa rivelazione ci consente di oltrepassare la sfera di questa esperienza in due direzioni. Innanzitutto, nella direzione di quel «principio», al quale Cristo fa riferimento nel suo colloquio con i Farisei riguardo alla indissolubilità del matrimonio (cfr. Mt 19,3-9); in secondo luogo, nella direzione dell'«altro mondo», al quale il Maestro richiama l'attenzione dei suoi ascoltatori in presenza dei Sadducei, che «affermano che non c'è la risurrezione» (Mt 22,23). Questi due «ampliamenti della sfera» dell'esperienza del corpo (se così si può dire) non sono del tutto irraggiungibili per la nostra comprensione (ovviamente teologica) del corpo. Ciò che il corpo umano è nell'ambito dell'esperienza storica dell'uomo, non viene del tutto reciso da quelle due dimensioni della sua esistenza, rivelate mediante la parola di Cristo. 6. E' chiaro che qui si tratta non tanto del «corpo» in astratto, ma dell'uomo che è spirituale e corporeo insieme. Proseguendo nelle due direzioni, indicate dalla parola di Cristo, e riallacciandosi all'esperienza del corpo nella dimensione della nostra esistenza terrena (quindi nella dimensione storica), possiamo fare una certa ricostruzione teologica di ciò che avrebbe potuto essere l'esperienza del corpo in base al «principio» rivelato dell'uomo, e anche di ciò che esso sarà nella dimensione dell'«altro mondo». La possibilità di tale ricostruzione, che amplia la nostra esperienza dell'uomo-corpo, indica, almeno indirettamente, la coerenza dell'immagine teologica dell'uomo in queste tre dimensioni, che insieme concorrono alla costituzione della teologia del corpo.


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Consiglia Elimina    Messaggio 33 di 55 nella discussione 
Da: Soprannome MSNIyvan5Inviato: 04/05/2004 11.46
La parola "corpo" richiama immediatamente l'idea delle nostra condizione materiale e della dualità maschile-femminile, richiama cioè la condizione strettamente contingente in cui siamo immersi.
La dualità è la condizione che caratterizza il mondo materiale ed è necessaria per prendere consapevolezza degli estremi: il bello e il brutto, il bene e il male, la gioia e il dolore ... etc. .. e il nostro pensiero è formato e condizionato da questa dualità il cui fine è di fornirci quell'esperienza necessaria allo spirito per comprenderla a fondo e trascenderla.
La catechesi punta sul concetto di conservazione e rafforzamento della propria soggettività da cui consegue l'idea di una certa corporeità, vale a dire circoscritta nei caratteri che l'hanno caratterizzata in vita, e certamente nello spirito  non può non restare l'impronta di questa caratterizzazione, e in questo senso posso comprendere l'affermazione che ciò che è il corpo umano non viene del tutto reciso, ma questo non significa dover intendere un tipo di materialità così come noi la consideriamo.
Mi spiego meglio, pur restando in ambito sempre fisico: materia e energia sono la stessa realtà manifestata in stati diversi. Se,  per ipotesi, delle condizioni particolari permettessero all'uomo costituito di materia di trasformarsi in uomo costituito di pura energia, avremmo una trasformazione di stato che nulla avrebbe più a che vedere con la condizione precedente, ma questa condizione precedente non si è annullata, bensì solo trasformata nelle sue caratteristiche originarie pur mantenendo la sua soggettività e quindi una certa sorta di corporeità che permane a livello della propria piena consapevolezza.
D'altra parte, la catechesi precisa anche: saremo come angeli ... uguali agli angeli, e gli angeli non sono esseri corporei così come noi l'intendiamo,  tutt'alpiù potrebbero assumere un certo tipo di materialità nel momento in cui si immergono nella nostra attuale condizione umana, ovvero nel mondo del relativo.
Tutto questo non mi sembra che contraddica nella sostanza il nostro Simbolo Apostolico riguardo alla resurrezione della carne, anche se questa visione può non essere condivisa, ma non per questo deve essere considerata eretica.
iyvan

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Consiglia Elimina    Messaggio 34 di 55 nella discussione 
Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 04/05/2004 12.16
...concordo con quanto espresso da Yivan se i termini della questione erano appunto finalizzati alla frase di Diego ....infatti secondo me avete sottolineato aspetti uguali....
......
......
1Cor.15,35: ...Come risorgono i morti? Con quale corpo verranno? Stolto, ciò che tu semini NON prende vita se prima non muore; e quello che tu semini NON è il corpo che nascerà, ma un semplice chicco di grano o di altro genre: Dio gli darà un corpo COME VUOLE, a ciascun seme il proprio corpo. Non ogni carne è la medesima carne; altra è la carne di un uomo e altra quella di un animale; altra quella di un uccello e altra quella di un pesce. Vi sono corpi celesti e corpi terrestri; altro è lo splendore dei corpi celesti, e altro quello dei corpi terrestri...(...) Così anche la risurrezione dei morti: si semina nella corruzione (peccato originale), si risorge nell'incorruttibilità; si semina nello squallore (il peccato), si risorge nello splendore; si semina nell'infermità (imperfezione), si risorge nella potenza; si semina un copro naturale, risorge un corpo spirituale! Se c'è un corpo animale, vi è anche un corpo spirituale, poiché sta scritto che 45 il primo uomo, Adamo, divenne un essere vivente, ma l'ultimo Adamo (Cristo) divenne spirito datore di vita. 46 Non vi fu prima il corpo spirituale, ma quello animale, e poi lo spirituale. 47 Il primo uomo tratto dalla terra è di terra, il secondo uomo viene dal cielo. 48 Quale è l'uomo fatto di terra, così sono quelli di terra; ma quale il celeste, così anche i celesti. 49 E come abbiamo portato l'immagine dell'uomo di terra, così porteremo l'immagine dell'uomo celeste. 50 Questo vi dico, o fratelli: la carne e il sangue non possono ereditare il regno di Dio, né ciò che è corruttibile può ereditare l'incorruttibilità.....
********
infatti se leggiamo il brano del Papa che Diego ha riportato leggiamo:
Se in questa perfetta soggettività, pur conservando nel loro corpo risorto, cioè glorioso, la mascolinità e la femminilità, «non prenderanno moglie né marito», ciò si spiega non soltanto con la fine della storia, ma anche - e soprattutto - con l'«autenticità escatologica» della risposta a quel «comunicarsi» del Soggetto Divino, che costituirà la beatificante esperienza del dono di se stesso da parte di Dio, assolutamente superiore ad ogni esperienza propria della vita terrena...
....
Fraternamente Caterina
(Teofilo)
00martedì 6 ottobre 2009 10:19
Rispondi
Consiglia Elimina    Messaggio 35 di 55 nella discussione 
Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 04/05/2004 22.35
Vi lascio con questo interessante testo......lo condivido nell'insieme....anche se qualcosa forse si potrebbe approfondire riallacciandolo al tema di inizio forum.....
Fraternamente Caterina
«L’Apocalisse non è la fine ma il presente della Storia» (Corriere della Sera 25.10.2002)

(oppure....come dicono i grandi santi: è l'inizio dell'eternità....)

La parola «Apocalisse» evoca per noi fosche immagini di catastrofe e rovina, la fine del mondo. Il termine greco significa in realtà rivelazione, annuncio che rende manifeste le cose nascoste - anche se l’ Apocalisse di Giovanni le indica con figure allegoriche così sibilline da oscurare talvolta il messaggio e da richiedere, come avviene da secoli e continua ad avvenire, un interminabile lavoro di interpretazione. Lawrence lo definiva «Il più detestabile libro della Bibbia», per la sua tetra ossessione di peccato, di colpa, di sangue e distruzione, che sembrano prevalere, nella fantasia del lettore, sulla letizia della redenzione finale che conclude il testo. Le trombe degli angeli celebrano il compimento gioioso del mistero di Dio, ma più di questo lieto fine si imprimono, nella fantasia del lettore, gli squilli precedenti che scatenano la condanna e i flagelli; se pensiamo a questo libro, non ci ricordiamo dell’avvento di un «nuovo cielo e di una nuova terra», della Gerusalemme celeste bensì delle catastrofi che li precedono, dei quattro cavalieri dispensatori di strage e di morte, dei cataclismi, di Dio che schiaccia i malvagi potenti come l’uva nel tino e inzuppa le vesti nel loro sangue che dilaga sulla terra.

Grandiosa nella raffigurazione della potenza del male adorata dagli uomini e poi travolta, l’ Apocalisse è tradizionalmente, nella nostra immaginazione, il ricordo di una definitiva fine del mondo. In un libro uscito ventidue anni fa, tradotto in varie lingue e ora ripubblicato in una nuova edizione ampiamente riveduta e aggiornata, Eugenio Corsini - accademico torinese e riottoso langarolo, eminente grecista e storico del cristianesimo, allievo di Michele Pellegrino, nostro indimenticabile maestro e poi collega (si fa per dire) all’Università di Torino e successivamente cardinale - rovescia (in un testo che ha avuto a suo tempo l’ imprimatur ecclesiastico) questa plurisecolare interpretazione.

Perché questa nuova edizione, gli chiedo; ci sono nuovi elementi emersi in questi anni?

 CORSINI - La nuova edizione tiene conto di alcuni importanti commenti al libro di Giovanni usciti verso la fine del secolo scorso. La tesi di fondo dell’interpretazione precedente viene ripresa e ribadita fin dal nuovo titolo del libro che associa strettamente il termine «apocalisse», cioè «rivelazione», a Gesù Cristo, colui che per Giovanni è insieme l’autore e il contenuto di tale rivelazione. In altre parole, io ritengo che l’ Apocalisse non si riferisca, come comunemente si crede, alla seconda venuta di Cristo, alla fine del mondo, bensì alla sua venuta perenne nella storia della salvezza. Questa venuta è incominciata con la creazione del mondo e dell’umanità, è proseguita nella vicenda storica del popolo ebraico, è culminata nella sua incarnazione, morte e resurrezione. Ciò che racconta l’ Apocalisse , in modo allegorico, è il dolore e l’orrore della passione e morte di Cristo e la gioia della sua resurrezione.


MAGRIS - Indubbiamente la tesi è svolta e dimostrata con una documentazione inconfutabile e con una logica serrata, in cui il rigore filosofico e la chiarezza intellettuale si uniscono a un profondo, asciutto senso della salvezza, delle cose ultime, e della poesia con cui esso viene vissuto. Molto interessante è la tesi secondo la quale la violenta e visionaria polemica dell’autore non si rivolge contro l’impero romano, ma rimane all’interno del dibattito fra Cristianesimo ed Ebraismo. Ma l’idea centrale mi sembra l’affermazione che la salvezza, la liberazione non avvengono in uno spazio-tempo mitico dopo la storia e la sua fine, ma nella storia, ogni giorno, nella passione, morte e resurrezione che hanno luogo con ogni sconfitta, caduta, catastrofe e rinascita patite e vissute nella nostra vita individuale e collettiva. C’è in tutto questo un’eco della «demitizzazione» proposta dal teologo protestante Bultmann, per il quale ad esempio la fine del mondo non è un avvenimento futuro bensì presente, è l’esistenza stessa quando si trova ad opporsi contro questo mondo e quando, nei momenti di crisi, sembra che tutto il nostro mondo crolli?


CORSINI - Conosco e ammiro molto Bultmann, ma la prospettiva del mio libro è cattolica. La Chiesa è la «nuova Gerusalemme» che riprende e incorpora in sé, estendendola a tutta l’umanità, i privilegi e l’amore che Dio aveva manifestato per l’antica, chiamata nelle Scritture «la città amata». La «nuova Gerusalemme» non è una realtà che si colloca oltre la storia e che sarà realizzata dopo il ritorno di Cristo a sconfiggere i nemici suoi e dei suoi fedeli. Essa è già, qui e ora, la nuova umanità che Gesù Cristo ha riscattato dalla schiavitù delle forze malvagie.

MAGRIS - L’ Apocalisse è stata spesso letta, nei secoli, come una profezia millenaristica, che annunciava la fine della storia intesa quale ingiustizia e oppressione e l’avvento di un mondo nuovo, liberato dal peccato e dall’iniquità sociale. L’ Apocalisse si è intrecciata così ai movimenti rivoluzionari intrisi di spirito messianico, ai sogni di creare sulla terra un Regno di Dio, una società di liberi e uguali; dall’età dello spirito vaticinata da Gioacchino da Fiore al terzo regno che Davide Lazzaretti, il riformatore anarchico-religioso del monte Amiata nell’Ottocento, credeva imminente, sino al 1948, quando - scrive Eric Hobsbawn - alcuni comunisti italiani, vicini a gruppi minoritari che si rifacevano al movimento di Lazzaretti, credettero che l’attentato a Togliatti fosse il segno della fine dei tempi e l’inizio dunque dei tempi nuovi. L’ Apocalisse ha fornito alle versioni utopiche dell’idea rivoluzionaria il pathos della catastrofe che prelude alla rinascita, l’impulso ad accelerare la catastrofe...

CORSINI - L’incomprensione di questo aspetto fondamentale del libro di Giovanni è il motivo che è stato alla base dei millenarismi di tutte le epoche che, in vari modi, hanno cercato di affrettare i tempi della fine e dell’avvento della nuova Gerusalemme e del regno di Dio. Ed è questa incomprensione che ha impresso all’ Apocalisse il marchio fosco per cui il termine stesso è diventato sinonimo di catastrofe e di rovina, sia quelle che avvengono nell’ordine naturale (terremoti, inondazioni, eruzioni di vulcani) sia quelle provocate dagli uomini, come le guerre e gli attentati terroristici.

MAGRIS - Nel libro di Corsini, questa demolizione dell’interpretazione «messianico-rivoluzionaria» dell’ Apocalisse non implica alcun atteggiamento quietista bensì, al contrario, un attivo impegno ad affrontare di continuo - individualmente e politicamente - il male e il disastro e a risorgere dopo le sconfitte anche catastrofiche. Proprio perché non c’è da attendere alcun intervento «apocalittico» da parte di Dio e perché nella storia della salvezza «da parte di Dio tutto è compiuto», il futuro è affidato completamente alle mani dell’uomo. Questo ruolo fondamentale dell’uomo è più alto, ma meno consolatorio delle terrificanti e vaghe sciagure che, sotto sotto, ci piace vagheggiare perché la loro tragedia ineluttabile ci libera dalla nostra responsabilità e dal dovere di contrastarle e confonde l’angoscia per la nostra morte individuale nel diluvio o rogo universale. E’ comodo pensare alla fine del mondo e temo si continuerà a farlo nonostante lo straordinario, geniale libro di Corsini, anche per la forza d’inerzia delle parole collaudate da secoli. Magari capita pure a Corsini, parlando, di dire «apocalittico» a sproposito, per indicare qualcosa che, contro la sua tesi, gli evoca una fine del mondo.
Il libro: Eugenio Corsini, «Apocalisse di Gesù Cristo secondo Giovanni», Sei, Torino 2002, pagine XXIV - 454, 19,50


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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 10/05/2004 15.52
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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 10/05/2004 16.04
Scusate rimetto il testo diviso in due parti perchè erano venuti malissimo......
 
E' un testo un pò lungo, ma credetemi, leggetelo perchè ne vale veramente la pena tanto da lasciare una gioia ed una grande speranza nel cuore....un grazie a lucisull'est.....lo divido in due parti....
LEPANTO, Roma, N. 163, Anno XXII, Giugno 2003

Fine dei tempi o fine di un’epoca?

Guido Vignelli

 Siamo alla fine dei tempi?

 Anche l’osservatore piu’ superficiale si accorge del fatto che il mondo attuale si trova in una situazione estremamente drammatica. La crisi culturale, morale e sociale, l’apostasia delle nazioni un tempo cristiane, le crescenti persecuzioni dei fedeli e soprattutto la devastante crisi interna della Chiesa, delineano uno scenario fosco e pregno di presagi di sventura. Questa situazione induce molti fedeli a porsi il seguente problema: non sara’ che ci stiamo rapidamente avvicinando alla fine del mondo, ossia a quel periodo storico caratterizzato dalla generale apostasia e dal regno dell’Anticristo? Non sara’ che e’ imminente la “fine della storia” profetizzata dall’Apocalisse?
 Questo problema non puo’ essere sbrigativamente liquidato con l’accusa di “apocalitticismo”. Esso va vagliato pacatamente, basandosi su quanto ci suggeriscono il sensus fidei, le autentiche profezie e l’analisi dell’attuale situazione. Possiamo impostarlo in questo modo: siamo davvero alla fine dei tempi,  oppure siamo solo alla fine di un tempo, per quanto lungo e importante? Siamo alla fine del mondo, oppure siamo solo alla fine di un mondo, per quanto vasto e potente?

Non fine del mondo, ma fine di un mondo

A nostro avviso, la prudenza cristiana ci suggerisce di dare al problema la seguente risposta. Noi non siamo giunti alla fine del mondo, ma solo alla fine di un mondo: quello dell’ “Umanesimo” naturalista e settario; non siamo alla fine dei tempi, ma solo alla fine di un’epoca: quella della Rivoluzione anticristiana. A questo mondo succedera’ un nuovo mondo, quello del Regno sociale di Cristo; a questa epoca succedera’ una nuova epoca, quella del trionfo della Chiesa.
 Numerose sono le ragioni che ci orientano a dare questa risposta; esse sono di carattere sia dottrinale che storico. Fra queste, le autentiche rivelazioni profetiche hanno una loro importanza che non e’ lecito sminuire. Pur parlando di crisi e di apostasia, di colpa e di castigo, esse promettono anche riscossa, riscatto e trionfo.
Prendiamo ad esempio l’ultima grande profezia concessa alla nostra epoca: il messaggio di Fatima. Nel 1917 la Madonna ha denunciato l’apostasia dei nostri tempi; ha minacciato castighi se il mondo non si pentira’ e ha promesso benefici se invece si convertira’; ma in ogni caso lo scenario finale che ha descritto non e’ quello della fine del mondo, ma quello di una nuova era cristiana. Ella ha infatti annunciato il trionfo del suo Regno, trionfo che non chiudera’ la storia ma anzi aprira’ una nuova epoca: “Infine, il mio Cuore immacolato trionfera’; il Santo Padre mi consacrera’ la Russia, che si convertira’, e al mondo verra’ concesso un tempo di pace” (1). E’ quindi evidente che l’ “era di Maria” profetizzata a Fatima non sara’ la fine dei tempi, ma una nuova epoca di riscossa e di trionfo della Chiesa.
 Questo punto viene confermato da altre autentiche rivelazioni profetiche. Ad esempio, nel 1689, e’ stato lo stesso Redentore a rivelare a santa Margherita Maria Alacoque che avrebbe assicurato il trionfo storico della Chiesa: “Io regnero’, malgrado i miei nemici. Il mio Cuore adorabile vuole trionfare dei grandi della terra, () abbattendo tutti i nemici della Santa Chiesa”. Commento’ la veggente: “Si vedranno i regnanti umiliarsi davanti al Cuore adorabile del Salvatore e attingere, nei tesori di grazie che vi sono racchiusi, il modello della loro condotta e il sostegno il piu’ efficace del loro potere”(2).

L’“epoca delle nazioni” non e’ ancora compiuta

Secondo le oscure profezie della Bibbia, la successione temporale degli “ultimi tempi” dovrebbe probabilmente essere questa: punizione divina dell’apostasia moderna; entrata di tutte le nazioni nella Chiesa e trionfo sociale del Regno di Cristo; graduale apostasia generale culminante nell’avvento dell’Anticristo; conversione degli ebrei; sconvolgimenti terrestri e celesti; intervento vittorioso del Redentore; infine resurrezione dei morti, giudizio universale, rigenerazione del cosmo e inaugurazione del Regno eterno (3).
 Dunque, la fine dei tempi non potra’ venire prima che il Vangelo sia stato predicato in tutto il mondo e che l’umanita’ abbia reso a Dio quell’omaggio che gli deve. “Quando il Vangelo del Regno sara’ stato annunciato a tutto il mondo per essere una testimonianza a tutti i popoli, allora verra’ la fine” (Mt., 24, 14); “E’ necessario che Cristo regni, finche’ non avra’ posto sotto i piedi tutti i suoi nemici; (...) allora verra’ la fine” (1 Cor. 15, 24) (4). Insomma, prima della fine del mondo, tutti i popoli dovranno aver raggiunto una tale conoscenza di Cristo, da poter essere in grado di decidersi per Lui o contro di Lui; ma questa conoscenza presuppone che la Chiesa abbia regnato sull’umanita’ in modo pieno e duraturo (5).
 Osserva un grande teologo contemporaneo: “L’epoca delle nazioni, quando si compira’? Quando il Redentore della Chiesa, il Santo d’Israele, verra’ riconosciuto come Dio da tutta la terra, ossia quando (...) la Religione cristiana verra’ riconosciuta, accettata e praticata dalle innumerevoli varieta’ della grande famiglia umana” Un altro grande teologo ce ne spiega la ragione: “E’ necessario che il dominio di Cristo, che gli spetta di diritto (...) si trasformi nel regno di Cristo: il regno importa che i sudditi riconoscano e accettino il Re e si lascino da Lui governare. (...) Il trionfo di Cristo si avra’ quando il suo Regno, che e’ la Chiesa, si sara’ esteso a tutto il mondo” (6).
 Ma questo trionfo temporale e terreno della Chiesa e’ realmente avvenuto? La storia stessa ci dimostra ch’esso, “di fatto, non si e’ ancora verificato” (7). Non si e’ verificato nel suo aspetto quantitativo ne’ in quello qualitativo, perche’ la storia non ha ancora conosciuto un’era in cui l’intera umanita’ sia stata pienamente, globalmente e costantemente cristiana. Spieghiamoci.

 Incompiutezza del Medioevo

 Il trionfo di Cristo e della Chiesa non si e’ verificato nel suo aspetto quantitativo, ossia nella dovuta estensione geografica e storica. Difatti, a quella “dolce primavera della fede” che fu il Medioevo, non e’ seguita una trionfante estate ma un declinante autunno; a quella fase di giovinezza della Cristianita’ non e’ seguita la fruttifera maturita’ ma una precoce senilita’.
Certamente, nel Medioevo la Chiesa converti’ popoli, regni e imperi, ispirandone i costumi, le leggi e le istituzioni. Ma questo avvenne solo imperfettamente, e solo in un’area geografica molto limitata, e inoltre solo per un periodo relativamente breve. Come sappiamo, infatti, al Medioevo segui’ l’era della Rivoluzione anticristiana, in conseguenza della quale i popoli e gli Stati si allontanarono lentamente ma progressivamente dalla fede. Dobbiamo dunque ammettere che il Medioevo, ma anche la successiva Controriforma, pur essendo stati periodi storici fausti e splendidi, restarono pero’ limitati e transitori, e non resero a Dio quella gloria piena, globale e duratura che lo spazio deve all’Infinito e il tempo all’Eternita’ divini.
Autorevoli studiosi hanno sostenuto questa tesi, da Bossuet in poi. “Anche in quell’epoca di fede, non tutte le nazioni erano sottomesse alla Chiesa. Un intero continente e la maggior parte di un altro restavano ancora avviluppati nelle tenebre dell’errore” (8). “Gli ammiratori del medioevo mal si esprimono, quando sostengono che il mondo attinse in quest’epoca il massimo del suo sviluppo. Nella linea sulla quale avanzo’ la stessa civilta’ medioevale, molto oltre ci sarebbe da progredire”(9).
 Dunque, sia la fede che la ragione ci fanno ritenere che la storia debba ancora rendere a Dio quella piena gloria che Gli deve. Il tempo non puo’ finire prima di aver consacrato i propri secoli al Redentore, e il mondo non puo’ finire prima di aver consacrato i propri popoli alla Chiesa. Dobbiamo insomma aspettarci un’ultima fase della storia, nella quale si attui la promessa evangelica di realizzare - non solo di principio ma anche di fatto - il Regno di Cristo, riunendo “un solo ovile sotto un solo pastore”.

Necessita’ di un trionfo storico e sociale della Chiesa

 C’e’ di piu’. Il Regno di Cristo e della Chiesa e’ rimasto incompiuto non solo nel suo aspetto quantitativo, ma anche in quello qualitativo, ossia nella sua pienezza e profondita’. L’omaggio dell’umanita’ al suo Redentore, infatti, non puo’ essere solo individuale e implicito, ma anche sociale ed esplicito: l’umanita’ deve cioe’ glorificare Dio non solo nei propri singoli membri, ma anche nella propria vita sociale, perche’ Dio ha creato e redento l’uomo anche nella sua natura sociale. Dunque anche i popoli, le societa’ politiche e gli Stati devono consacrarsi a Cristo onorandolo nelle loro usanze, leggi, autorita’ e istituzioni. Proprio in questo consiste la regalita’ sociale di Cristo, verita’ di fede proclamata dalla Sacra Scrittura:  “E’ necessario che Cristo regni” (1 Cor., 15, 25); “Tutti i re della terra Lo adoreranno e tutte le nazioni Lo serviranno” (Ps. 71, 10-11).
 Questa gloria sociale non puo’ essere rinviata e come esiliata nell’altra vita, perche’ puo’ essere resa a Dio solo sulla terra, durante la storia. Infatti, gli uomini meritano o peccano in questa vita ma vengono premiati o puniti in maniera perfetta e definitiva solo nell’altra; le nazioni invece, poiche’ non sopravvivono a questa vita, possono glorificare od offendere Dio solo nella loro storia terrena e quindi e’ solo in questo mondo ch’esse possono ricevere il premio o la pena meritati. Leone XIII conferma questa prospettiva: “quanto alle nazioni, che non possono propagarsi oltre la cerchia del tempo, conviene ch’esse abbiano la loro retribuzione su questa terra”(10).
Nella preghiera del Pater noster tutti noi esprimiamo implicitamente questo augurio, quando diciamo a Dio: “venga il tuo Regno, sia fatta la tua volonta’, come in Cielo, cosi’ anche sulla terra”. Si noti che il Regno di Dio puo’ essere considerato sotto tre aspetti: quello individuale, che si inserisce nella singola anima santificata dalla grazia; quello sociale, che si realizza nella storia dei popoli; e quello escatologico, che si attuera’ solo alla fine dei tempi, una volta completata la famiglia dei predestinati. Quando chiediamo a Dio che venga il suo Regno, quindi, non alludiamo solamente a quello escatologico, ossia perfetto e definitivo, che si realizzera’ solo dopo la fine del mondo, nell’eternita’; alludiamo anche a quello temporale, ossia provvisorio e imperfetto, che va realizzandosi storicamente nella Chiesa militante, e che dovra’ compiersi prima della fine del mondo (11).
Osserva un grande Dottore della Chiesa: “Ad ogni fedele che prega, Gesu’ Cristo comanda di farlo con respiro universale, cioe’ per tutto il mondo. Il fedele infatti chiede che sia fatta la Sua volonta’ non solo in lui, ma anche su tutta la terra, e cio’ affinche’ dalla terra sia eliminato l’errore e sulla terra regni la verita’, sia distrutto il vizio, rifiorisca la virtu’, e la terra non sia diversa dal Cielo” (12). Pertanto, commenta un grande vescovo, pregare perche’ “venga il regno”, significa impegnarsi “per ottenere questo regno temporale di Dio e per abbattere cio’ che l’ostacola” (13).
 La mentalita’ cosiddetta escatologistica, oggi molto diffusa, riduce il Regno divino al suo aspetto puramente spirituale e individuale e lo rinvia alla fine dei tempi, confinandolo nella beata eternita’. All’opposto, la mentalita’ cosiddetta incarnazionistica riduce il Regno al suo aspetto mondano, storico e sociale, rinchiudendolo nell’orizzonte terreno. Entrambe queste mentalita’ sbagliano per unilateralismo. Ne abbiamo un esempio nella “teologia della liberazione”.
In realta’, sebbene il Regno di Dio si compira’ definitivamente solo nell’altro mondo, tuttavia va attuandosi gia’ in questo, durante la storia, nella vita della Chiesa militante. Dobbiamo quindi apettarci l’avvento di un’epoca caratterizzata da una rinascita della fede capace di costruire una Cristianita’ molto piu’ perfetta, estesa e duratura di quella che formo’ il Medioevo.
Del resto, se cosi’ non fosse, vorrebbe dire che Dio sarebbe sovrano dell’eternita’ ma non del tempo, dello spirito ma non della materia, dell’individuo ma non delle societa’; la Provvidenza divina avrebbe abbandonato la storia umana al dominio del demonio, riservandosi solo una tardiva e rimediata vittoria finale; oppure avrebbe abbandonato la societa’ alle potenze delle tenebre, riservandosi solo la santificazione dei singoli individui. Questa mentalita’ disfattista e smobilitatrice, di sapore manicheo, sta alla radice delle illusioni e delle sconfitte dei cristiani contemporanei.

 Continua.......

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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 10/05/2004 16.10
Verso la penultima eta’ della Chiesa
 Se la nostra epoca non e’ quella della fine del mondo, ci si chiedera’, come mai le assomiglia cosi’ tanto? La risposta e’ semplice: la nostra epoca di crisi e’ una prefigurazione storica di quella finale. L’odierna apostasia generale prefigura quella che verra’ compiuta dall’Anticristo; il castigo annunciato a Fatima prefigura le catastrofi che segneranno la fine dei tempi; per questa stessa analogia, pero’, il prossimo trionfo della Chiesa prefigurera’ (sia pur debolmente) la rigenerazione finale e lo splendore della “Gerusalemme celeste”.
 Questo trionfo e’ stato profetizzato dal Vangelo stesso nella ben nota scena della Domenica delle Palme, quando a Gerusalemme il popolo ebreo e anche alcuni pagani, sia pure per pochi giorni, celebrarono Gesu’ Cristo rionoscendolo come Re (Mc., 11, 8-10). Poiche’ questa festa avvenne prima del tradimento del Venerdi’ santo e della successiva Resurrezione pasquale, possiamo dedurne che il Regno di Cristo nella storia conoscera’ una fase culminante prima della grande apostasia e del trionfo escatologico; anche qui la corrispondenza e’ palese. Del resto, se consideriamo che il demonio non fa che scimmiottare quanto gia’ realizzato da Dio, possiamo dire che il regno dell’Anticristo non sara’ che un tentativo di scimmiottare quell’esemplare Regno di Cristo gia’ storicamente realizzatosi prima dell’apostasia generale.
Questa eta’ trionfale e’ stata preannunciata da molti illustri teologi, che l’hanno indicata col termine di “penultima eta’ della Chiesa” e numerata come sesta (o talvolta come quinta o settima, secondo le suddivisioni storiche). Questa eta’ precedera’ e preparera’ l’ultima, che corrispondera’ al settimo giorno della creazione, ossia al riposo sabbatico dell’eternita’ beata in Cielo (14).
Ad esempio, secondo san Bonaventura da Bagnoregio, prima dell’avvento dell’Anticristo Dio concedera’ alla Chiesa una era trionfale che sara’ una pallida ma significativa prefigurazione dell’ultima eta’, quella eterna del Regno escatologico. Il Dottore francescano insegnava che la penultima eta’ sara’ “il tempo della restaurazione di tutti coloro che erano caduti”, “il tempo della Chiesa dilatata”, “l’epoca della latitudine della benevolenza divina che perfeziona”, epoca quindi ben distinta dalla quella finale caratterizzata dalla “longitudine dell’eternita’”. In questa eta’, “avverra’ la riparazione del culto divino e la riparazione della citta’. Allora si realizzera’ la profezia di Ezechiele (Ez. 40-48), quando la citta’ () che e’ quaggiu’, cioe’ quella militante, sara’ conforme alla Chiesa trionfante, per quanto e’ possibile in questa vita.Allora avverra’ la costruzione della citta’ e la restituzione di com’era al principio, e allora vi sara’ la pace” (15).
 Secondo santa Caterina da Siena, “dopo tutte queste tribolazioni e angustie, in un modo che non si puo’ comprendere dagli uomini, Dio purifichera’ la santa Chiesa risvegliando lo spirito degli eletti.Seguira’ un miglioramento cosi’ grande nella Chiesa di Dio, e un rinnovamento tale di santi pastori, che al solo pensarlo il mio spirito esulta nel Signore. La Sposa, che ora e’ brutta e malvestita, allora sara’ bellissima e adorna di gemme preziose e coronata con diadema di tutte le virtu’; (...) e anche gl’infedeli, attratti dal buon odor di Cristo, ritorneranno all’ovile cattolico e si convertiranno al vero pastore e vescovo delle anime loro. Ringraziate dunque il Signore che, dopo la tempesta, dara’ alla sua Chiesa un gran ben sereno” (16).
Secondo san Vicente Ferrer, Dio restaurera’ la Chiesa tramite un nuovo ordine religioso al quale apparterranno un “gran monarca” e un santo Pontefice. Cosi’ il grande domenicano immaginava di rivolgersi a loro: “Voi metterete fine a tutte le eresie del mondo con la consumazione dei pessimi tiranni; voi realizzerete una pace universale che durera’ fino alla fine dei secoli. Voi finalmente farete santi tutti gli uomini” (17).
Secondo P. Bartolomeo Holzhauser, che nel XVII secolo scrisse un profetico commento all’Apocalisse, “Dio consolera’ ancora una volta la sua Chiesa, prima che venga la tenebrosa notte del regno dell’Anticristo. (...) Nella sesta eta’ della Chiesa, gli eretici verranno vinti e convertiti, la Chiesa gioira’ della piu’ grande consolazione, il dominio turco (= islamico) verra’ profondamente umiliato, la fede cattolica brillera’ per terra e per mare e la disciplina ecclesiastica verra’ restaurata e perfezionata. (...) Subito prima degli ultimi tempi, la Chiesa sara’ immensa, essa verra’ come ricostruita e riconsacrata al suo Sposo Gesu’ Cristo (...) Le nazioni, i popoli, gli uomini delle piu’ svariate lingue e i re ritorneranno in seno alla Chiesa cattolica” (18).
 Che questa grandiosa restaurazione non sara’ solo spirituale ma anche temporale, edificando una nuova Cristianita’, appare evidente dal fatto che i suoi protagonisti saranno non solo un “santo pontefice” ma anche un “gran monarca”, come afferma lo Holzhauser sulla scia del Ferrer e di molti altri (19).

 Il Regno di Maria

 Ma sotto qual segno avverra’ questa nuova epoca? Chi ne sara’ il modello e l’ispiratore? E’ ancora il messaggio di Fatima che ci da’ la risposta: “infine, il Cuore Immacolato di Maria trionfera’”.
Sappiamo che la prima fase del Regno divino e’ stata quella del Padre (Antico Testamento), la seconda e’ quella odierna del Figlio (Nuovo Testamento) e la terza, definitiva ed eterna, sara’ quella dello Spirito Santo - o meglio dell’intera Trinita’ - nell’“altro mondo”. Tuttavia, santi, profeti, dottori, apostoli ed anche Papi ritengono che la storia non si concludera’ prima di culminare in un’epoca in cui il Redentore regnera’ in modo eminente mediante la Madonna, manifestando la grandezza e la potenza dell’Immacolata. Questo Regno di Cristo in Maria viene spesso chiamato, per sineddoche, Regno di Maria. Regno non solo spirituale e individuale ma anche materiale e sociale; Regno passeggero e imperfetto, certamente, ma talmente eccelso da prefigurare quello, eterno e perfetto, che si realizzera’ solo alla fine dei tempi, nella “Gerusalemme celeste”.
Questa convinzione e’ sostenuta dall’insegnamento di alcuni Papi dell’epoca contemporanea, che hanno preannunciato l’avvento del Regno mariano:
 Pio IX: “Voglia (Maria), col suo validissimo patrocinio, far si’ che la santa madre Chiesa cattolica, superata ogni difficolta’ e dissipati tutti gli errori, prosperi e fiorisca ogni giorno di piu’, presso tutte le genti e in tutti i luoghi, regni da un mare all’altro e fino ai confini della terra, e goda di ogni pace, tranquillita’ e liberta’” (20).
 San Pio X: “Vergine santissima, (...) accogliete le preghiere che, uniti con voi in un cuor solo, vi scongiuriamo di presentare al trono di Dio, perche’ non cediamo giammai alle insidie che ci vengono tese, cosi’ che tutti arriviamo al porto della salute, e dopo tanti pericoli la Chiesa e la societa’ cristiana cantino ancora una volta l’inno della liberazione, della vittoria e della pace. Cosi’ sia” (21).
Pio XI: “Ci sorregge tuttavia la buona speranza che l’annuale festa di Cristo Re (...) spinga la societa’, com’e’ nel desiderio di tutti, a far ritorno all’amatissimo nostro Salvatore. E’ dovere dei cattolici l’accelerare e l’affrettare questo ritorno con la loro azione” (22).
 Pio XII: “Voi, inginocchiati ai piedi dell’Immacolata Regina, dovete essere disposti a non riposare, finche’ non la vedrete regnare sovrana su tutto e su tutti, dapprima in voi stessi, poi attorno a voi, nelle famiglie, nelle classi e gruppi sociali e in tutte le attivita’ private e pubbliche” (23). “L’invocazione del Regno di Maria e’ (...) la voce della fede e della speranza cristiana, salde e forti delle promesse divine e degli aiuti inesauribili, che questo impero di Maria ha diffusi per la salvezza dell’umanita’. (...) Regnate, o Madre e Signora! Regnate sugl’individui e sulle famiglie, come sulle societa’ e sulle nazioni, sulle assemblee dei potenti, sui consigli dei savi” (24).
 Molti noti santi e apostoli hanno annunciato il Regno di Maria. Vediamone alcuni.
 S. Luigi Grignion di Montfort: “Ben presto, l’Altissimo e la sua santa Madre intendono plasmare santi cosi’ eccelsi, da superare in santita’ la maggior parte degli altri santi, di quanto i cedri del Libano sorpassano gli alberelli. (...) Con una mano essi combatteranno, rovesceranno e schiacceranno gli eretici con le loro eresie, gli scismatici con i loro scismi, gli idolatri con le loro idolatrie e i peccatori con le loro empieta’; con l’altra mano, essi edificheranno il tempio del vero Salomone e la mistica citta’ di Dio. (...) Essi condurranno tutto il mondo, con le loro parole ed esempi,alla sua (di Maria) vera devozione; questo attirera’ su di loro molte nemici, ma anche molte vittorie e glorie per il solo Dio. (...) Essi saranno i veri apostoli degli ultimi tempi; a loro il Signore delle virtu’ concedera’ la parola e la forza per operare meraviglie e ottenere gloriose vittorie sui suoi nemici” (25).
 Card. Edouard Pîe: “E’ destino di Maria quello di essere un’aurora divina nell’ordine terreno e storico. Questa nuova glorificazione della Madre dovra’ dunque essere il preludio di una nuova glorificazione del Figlio, cioe’ di una magnifica estensione del suo Regno, di una messe piu’ abbondante di santi, di una piu’ ampia liberta’ riconosciuta alla Chiesa, di un aumento di onore e di potere per la Santa Sede, e infine di un periodo glorioso e insieme prospero per l’umana famiglia di Dio” (26).
Dom Prosper Gue’ranger: “Oggi, proprio perche’ il male e’ al suo culmine, perche’ tutte le verita’, i doveri e i diritti sono minacciati da un naufragio universale, abbiamo ragione di credere che Dio e la sua Chiesa trionferanno ancora un’ultima volta. Dobbiamo ammetterlo: c’e’ materia per una grande e solenne vittoria, ed e’ per questo che ci pare che Nostro Signore ne abbia riservato tutto l’onore a Maria. (...) Quando i tempi saranno venuti, la serena e pacifica Stella del mare, Maria, si levera’ su questo mare di tempeste politiche; e le onde tumultuose, stupite di riflettere il suo dolce splendore, ritorneranno calme e sottomesse. Allora un’universale voce di riconoscenza si levera’ verso Colei che, ancora una volta, sara’ apparsa come segno di pace dopo un nuovo diluvio” (27).
 San Massimiliano Kolbe: “ Viviamo in un’epoca che potrebbe essere chiamata l’inizio dell’era dell’Immacolata. (...) L’Immacolata diventera’ la Regina del mondo intero e di ogni singola anima. (...) L’umanita’ si avvicinera’, per quanto e’ possibile su questa terra, alla felicita’, ad un anticipo di quell felicita’ verso la quale ognuno di noi tende gia’ naturalmente, vale a dire alla felicita’ senza limiti, in Dio, nel Paradiso. (...) Quando cio’ avverra’, la terra diventera’ un paradiso. La pace e la felicita’ entreranno nelle famiglie, nelle citta’, nei villaggi e nelle nazioni dell’intera societa’ umana” (28).
 Beato Luigi Orione: “Una grande epoca sta per venire! Avremo novos coelos et novam terram. La societa’ restaurata in Cristo ricomparira’ piu’ giovane, piu’ brillante, ricomparira’ rianimata, rinnovata e guidata dalla Chiesa. Il cattolicesimo, pieno di divina verita’, di carita’, di giovinezza, di forza soprannaturale, si levera’ nel mondo e si mettera’ alla testa del secolo rinascente, per condurlo all’onesta’, alla fede, alla felicita’, alla salvezza” (29).
Com’e’ noto, e’ nella speranza dell’avvento del Regno di Maria che ha vissuro e operato, lungo il XX secolo, il prof. Plinio Correa de Oliveira. Ci piace qui ricordare qualche sue passo in cui delinea con lucidita’ e precisione il futuro trionfo della Chiesa:
“Il Regno di Maria (sara’) cioe’ un’epoca storica di fede e di virtu’ che sara’ inaugurata da una vittoria spettacolare della Madonna sulla Rivoluzione. In quest’epoca il demonio verra’ cacciato e la Madonna regnera’ sull’umanita’ attraverso le istituzioni che allo scopo avra’ scelto. (...) Il Regno di Maria sara’ dunque un’epoca nella quale l’unione delle anime con la Madonna raggiungera’ una intentita’ senza precedenti nella storia, fatta eccezione  e’ chiaro  di casi individuali” (30). “Avanziamo verso la civilta’ cattolica, che potra’ nascere dalle rovine del mondo moderno, come dalle rovine del mondo romano e’ nata la civilta’ medioevale. Avanziamo verso la conquista di questo ideale, con il coraggio, la perseveranza, la decisione di affrotare e vincere tutti gli ostacoli, con cui i crociati marciavano verso Gerusalemme” (31).

Sperare per lottare e vincere

 La fiduciosa e operosa attesa del Regno di Maria e’ quindi non solo lecita ma anche raccomandabile ed anzi, in un certo senso, doverosa. Questa fiducia svolge anche un prezioso ruolo pedagogico; essa infatti impedisce, da una parte, che i cristiani si adagino nella illusione di poter sopravvivere adattandosi all’attuale situazione di apostasia; ma impedisce anche, dall’altra, ch’essi cadano in una fatalistica e sterile disperazione. Alla falsa alternativa tra illusione e disperazione bisogna dunque opporre la prospettiva della vera speranza: speranza nel provvidenziale governo di Dio, speranza nell’intervento misericordioso della Madonna, speranza nella riscossa della santa Chiesa, speranza nella restaurazione della Cristianita’.
 Il tempo presente va considerato e vissuto non come una “eta’ oscura” da tollerare fatalisticamente e masochisticamente, ma come un periodo di prova, sacrificio e lotta nel quale perseverare con fiducia, tenendo ben fissa l’intelligenza sulla Verita’ conosciuta, orientando la volonta’ al Bene desiderato, e animando la sensibilita’ nella prospettiva che, prima o poi, si realizzera’ infallibilmente la divina promessa, per quanto possa sembrare improbabile: “E’ dunque caratteristica di colui che spera veramente, il fatto ch’egli si mantenga aperto ad un adempimento che supera ogni possibile immaginazione umana” (32). Cosi’ facendo, la sua preghiera verra’ esaudita, la sua lotta verra’ ricompensata: se non forse nel tempo, perlomeno nell’eternita’.

Note:

(1) A. Borelli Machado, Fatima: messaggio di tragedia o di speranza?, Luci sull’Est, Roma 2000, p. 44.
(2) Santa M. M. Alacoque, Vie et oeuvres, Paris-Fribourg 1990, vol. II, p. 327.
(3) U. Lattanzi, La visione biblica della storia, in: R. Spiazzi O.P. (cura), Somma del Cristianesimo, Ed. Paoline, Roma 1958, vol. I, pp. 782-797. E’ solo a questo punto, con l’avvento del Regno eterno, che si puo’ parlare di “eta’ dello Spirito Santo”, intendendola come eta’ che unisce nello Spirito il regno delle due Persone della Ss.ma Trinita’ (cfr. J. Bonsirven S.J., Le re’gne de Dieu, Aubier, Paris 1957, cap. IV).
(4) Cfr. J. Huby S.J. La prima Lettera ai Corinzi, Studium, Roma 1963, pp. 302-304.
(5) T. de Maldonado S.J., Comentarios a los cuatros Evangelios, vol. I (Evangelio de san Mateo), B.A.C., Madrid 1950, pp. 809-810.
(6) A. Piolanti, La comunione dei santi e la vita eterna, Libreria Editrice Vaticana, Citta’ del Vaticano 1990, p. 661.
(7) A. Piolanti, La comunione dei santi e la vita eterna, p. 546.
(8) H. Ramie’re S.J., Le Souverain Pontife et l’union de tous les peuples, su “Le Messager du Coeur de Je’sus”, 7 (1865), p. 547.
(9) Plinio Correa de Oliveira, A grande experiencia de 10 anos de luta, p. 16.
(10) Leone XIII, enciclica Exeunte jam anno (25-12-1888), in Insegnamenti Pontifici, vol. VI: La pace interna delle nazioni, § 233.
(11) Cfr. A. Piolanti, La comunione dei santi e la vita eterna, p. 653.
(12) San Giovanni Crisostomo, In Matthaei Evangelii homilia XIX, § 5.
(13) Card. E. Pie, Oeuvres, vol. III, p. 498.
(14) Cfr. N. Cavedini, Teologia della restaurazione, su “Civitas Christiana”, settembre 1999, pp. 3-17.
(15) San Bonaventura O.F.M., Collationes in Hexaemeron, XVI, §§ 6, 9, 30 (trad. it. Sermoni teologici, vol. I: Collazioni sull’Esamerone, Citta’ Nuova, Roma 1994). Nella citata profezia di Ezechiele, il futuro regno messianico  ossia la Chiesa  e’ descritto con l’immagine della “citta’ sul monte” che e’ costruita come un tempio.
(16) Beato Raimondo da Capua O.P., Vita di Santa Caterina da Siena, Cantagalli, Siena 1978, p. 298.
(17) S. Vicente Ferrer O.P., Lettera n. 53, del 7 marzo 1495.
(18) B. Holzhauser, Interpretation de l’Apocalypse, Ed. Saint Remi, Cadillac 2000, vol. II, pp. 150, 3, 18, 136.
(19) B. Holzhauser, Interpretation de l’Apocalypse, vol. II, pp. 6-7 e 153-154.
(20) Pio IX, Bolla Ineffabilis Deus (8-12-1854), in Insegnamenti Pontifici: Maria Ss.ma, § 64.
(21) San Pio X, Orazione per il 50 anniversario della definizione dell’Immacolata Concezione (8-9-1903), in Ivi, § 219.
(22) Pio XI, enciclica Quas primas (11-12-1925), in Insegnamenti Pontifici: La pace interna delle nazioni, § 555.
(23) Pio XII, messaggio al Congresso mariano del Brasile (7-9-1954), in Insegnamenti Pontifici: Maria Ss.ma, § 659.
(24) Pio XII, discorso del 1-11-1954, in Ivi, §§ 741-743 e 754.
(25) San L. Grignion di Montfort, Trattato della vera devozione alla Santa Vergine, §§ 1, 47-48 e 58.
(26) Card. E. Pie, citato in H. Delassus S.J., Il problema dell’ora presente, Cristianita’, Piacenza 1978, vol. II, p. 153.
(27) P. Gue’ranger O.S.B., cit. in H. Delassus S.J., La mission posthume de sainte Jeanne d’Arc, Villegenon 1980, pp. 503-504.
(28) San M. Kolbe O.F.M., citazioni varie da: R. de Mattei, Il crociato del secolo XX, Piemme, Casale Monferrato 1996, pp. 352-353.
(29) Beato L. Orione, lettera del 3 luglio 1936.
(30) Plinio Correa de Oliveira, La devozione mariana e l’postolato contro-rivoluzionario, su “Cristianita’”, n. 8, nov.-dic. 1974, p. 6.
(31) Plinio Correa de Oliveira, La crociata del secolo XX, su “Cristianita’”, n. 7, sett-ott. 1974, p. 4.
(32) J. Pieper, Speranza e storia, Morcelliana, Brescia 1960, p. 111.
(Teofilo)
00martedì 6 ottobre 2009 10:21
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Da: lisaInviato: 11/05/2004 8.26
hem........non ho capito molto!!!! 
 ho letto e riletto tutto il forum...... però alla fine  sono un pò confusa!!!
Partiamo dal presupposto che le uniche informazioni che avevo sull'apocalisse risalgono a studi fatti in ambito evangelico ,e sapete bene  di cosa parlo.......ero abituata a considerare l'apocalisse come una sorta di "finestra sul futuro" dei credenti, nono ho mai condiviso le spiegazioni date dagli studi evangelici, soprattutto in certe parti, però  non avevo mai messo in discussione il fatto che il testo di San Giovanni riguardasse "cose che devono accadere". Adesso però lo studio di Ireneo completato dagli scritti di Caterina mi hanno messo in crisi.........
Riporto la parte che mi ha colpito:
A questo punto dev’essere già evidente che esso va compreso non alla lettera, ma simbolicamente.
ecco è la parola simbolicamente che mi mette in confusione, cosa vuol dire simbolicamente?.......tralasciando  come evidenzia Ireneo che i numeri sono per l'appunto simboli....tre tempi e mezzo, la metà di 7, (pienezza della settimana) per indicare un tempo breve, determinato; 144000 come pienezza di Israele (12x12); 1000 come tempo di ogni pienezza; 666 per indicare la potenza nemica della Chiesa
ma .... e tutto il resto? .......assodato che :il fine dell’Apocalisse è quello di essere testimonianza sul Signore della storia, per favorire la fede e l’operare sulla base della fede. E questo fine resta sempre sullo sfondo di ognuno degli eventi, dei personaggi, dei numeri di cui è costellata l’Apocalisse, e resta un valido criterio per distinguere un’esegesi corretta da una fuorviante.
perchè se nell'antico testamento sono contenute profezie che poi si sono avverate.....anche queste dell'apocalisse non possono essere profezie?......oppure non ho capito nulla di quanto si voleva dire?.......
tempo fa in tv ho sentito padre Balducci affermare che l'apocalisse non parla di eventi futuri, ma di  eventi che si sviluppano nella storia della chiesa da Cristo in poi ......

671 Già presente nella sua Chiesa, il Regno di Cristo non è tuttavia ancora compiuto “con potenza e gloria grande” ( Lc 21,27 ) [Cf Mt 25,31 ] mediante la venuta del Re sulla terra. Questo Regno è ancora insidiato dalle potenze inique, [Cf 2Ts 2,7 ] anche se esse sono già state vinte radicalmente dalla Pasqua di Cristo. Fino al momento in cui tutto sarà a lui sottomesso, [Cf 1Cor 15,28 ] “fino a che non vi saranno i nuovi cieli e la terra nuova, nei quali la giustizia ha la sua dimora, la Chiesa pellegrinante, nei suoi sacramenti e nelle sue istituzioni, che appartengono all'età presente, porta la figura fugace di questo mondo, e vive tra le creature, le quali sono in gemito e nel travaglio del parto sino ad ora e attendono la manifestazione dei figli di Dio” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 48]. Per questa ragione i cristiani pregano, soprattutto nell'Eucaristia [Cf 1Cor 11,26 ] per affrettare il ritorno di Cristo [Cf 2Pt 3,11-12 ] dicendogli: “Vieni, Signore” ( 1Cor 16,22; Ap 22,17; Ap 22,20 ).<o:p></o:p>

 <o:p></o:p>

 672 Prima dell'Ascensione Cristo ha affermato che non era ancora il momento del costituirsi glorioso del Regno messianico atteso da Israele, [Cf At 1,6-7 ] Regno che doveva portare a tutti gli uomini, secondo i profeti, [Cf Is 11,1-9 ] l'ordine definitivo della giustizia, dell'amore e della pace. Il tempo presente è, secondo il Signore, il tempo dello Spirito e della testimonianza, [Cf At 1,8 ] ma anche un tempo ancora segnato dalla “necessità” ( 1Cor 7,26 ) e dalla prova del male, [Cf Ef 5,16 ] che non risparmia la Chiesa [Cf 1Pt 4,17 ] e inaugura i combattimenti degli ultimi tempi [Cf 1Gv 2,18; 1Gv 4,3; 1Tm 4,1 ]. E' un tempo di attesa e di vigilanza [Cf Mt 25,1-13; 672 Mc 13,33-37 ].

673 Dopo l'Ascensione, la venuta di Cristo nella gloria è imminente, [Cf Ap 22,20 ] anche se non spetta a noi “conoscere i tempi e i momenti che il Padre ha riservato alla sua scelta” ( At 1,7 ) [Cf Mc 13,32 ]. Questa venuta escatologica può compiersi in qualsiasi momento [Cf Mt 24,44; 1Ts 5,2 ] anche se essa e la prova finale che la precederà sono “impedite” [Cf 2Ts 2,3-12 ].<o:p></o:p>

<o:p></o:p> 
In questi passi tratti dal catechismo sembra che si parli di eventi concreti....
Ancora Caterina inserisce questo pezzo:
Tuttavia, santi, profeti, dottori, apostoli ed anche Papi ritengono che la storia non si concludera’ prima di culminare in un’epoca in cui il Redentore regnera’ in modo eminente mediante la Madonna, manifestando la grandezza e la potenza dell’Immacolata. Questo Regno di Cristo in Maria viene spesso chiamato, per sineddoche, Regno di Maria. Regno non solo spirituale e individuale ma anche materiale e sociale; Regno passeggero e imperfetto, certamente, ma talmente eccelso da prefigurare quello, eterno e perfetto, che si realizzera’ solo alla fine dei tempi, nella “Gerusalemme celeste”.....
Il Regno di Maria (sara’) cioe’ un’epoca storica di fede e di virtu’ che sara’ inaugurata da una vittoria spettacolare della Madonna sulla Rivoluzione. In quest’epoca il demonio verra’ cacciato e la Madonna regnera’ sull’umanita’ attraverso le istituzioni che allo scopo avra’ scelto. (...) ....Il Regno di Maria sara’ dunque un’epoca nella quale l’unione delle anime con la Madonna raggiungera’ una intentita’ senza precedenti nella storia.
In che senso si intende un regno di Maria?....forse nella totale consacrazione della Chiesa e dei credenti alla madre di Dio?!!!
Sono demoralizzata.....la mia testa è un vero e proprio minestrone di idee e pensieri!!!..forse sbaglio a voler capire tutto.....
lisa 

Rispondi
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Da: lisaInviato: 11/05/2004 8.49
scusate per gli <o:p> 
lisa

Rispondi
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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 11/05/2004 9.20
Cara lisa...parto da questa tua considerazione per capirci un pò ANCH'IO.......
.......ero abituata a considerare l'apocalisse come una sorta di "finestra sul futuro" dei credenti, .....
....
partiamo da una considerazione FACILISSIMA: se avessimo la chiave d'interpretazione della RIVELAZIONE (non chiamiamola apocalisse), probabilmente il mondo intero sarebbe convertito perchè capirebbe di che cosa si sta parlando.....la Chiesa stessa, UMILMENTE, riconosce i LIMITI che ancora oggi avvolgono nell'ombra questo Testo, tuttavia ci prova a farne delle considerazioni......
Altro punto da cui dobbiamo partire.....la Rivelazione intera della Bibbia NON ATTENDE ALTRE RIVELAZIONI, se non il ritorno di Cristo Glorioso.......cioè, Gesù dalla croce disse TUTTO E' COMPIUTO........perciò TUTTO quanto doveva essere fatto è stato fatto......solo che attendiamo IN NOI che tale Rivelazione GIUNGA A COMPIMENTO nella nostra storia umana......
Perciò la Rivelazione non è tanto una "finestra sul futuro dell'uomo" quanto una sorta di chiave per comprendere ciò che Cristo ha portato a compimento nel Progetto del Padre e che ora TOCCA A NOI PORTARE NELLA STORIA CHE VIVIAMO.....
Concordo dunque sul concetto di "simbolicamente" usato da Ireneo che ci fa comprendere che NON siamo delle pedine poste dentro un gioco in cui Dio ci muove a suo piacimento come apparirebbe se leggessimo la Rivelazione ALLA LETTERA......quanto simbolicamente, cioè, la Rivelazione ci offre DELLE IMMAGINI per insegnarci LA VITTORIA DI DIO , mediante Cristo, nella lotta contro il Male......
Cristo, leggiamo, HA GIA' VINTO........effettivamente, nel Progetto di Dio i "giochi sono compiuti".....tuttavia ci ha creati LIBERI.....e di questa libertà Satana ne fa scempio, cioè, sapendo che Dio ha vinto (perchè lui lo sa) tenta di strapparGli quante più anime che può.....le UCCIDE (i martiri), getta terrore e confusione.....INGANNA......la Rivelazione ci dice in termini allegorici e simbolici TUTTA QUESTA LOTTA......NOI NE SIAMO SEMPLICEMENTE DENTRO E NON FUORI.....
La Rivelazione invece contiene ugualmente in seno delle profezie......alcune avverate, altre che stiamo vivendo, altre che si dovranno non tanto avverare quanto COMPIERSI.....per far comprendere a noi stessi quella frase quando leggiamo: IO HO VINTO IL MONDO.......Gesù non dice "io VINCERO'...perciò aspettatevi questo e quest'altro"....no, Gesù ci mette a conoscenza di un piano già avverato, ma che si cala nella storia dell'uomo  E CAMMINA CON L'UOMO FINO ALLA FINE DEI TEMPI.......
Credo che lo scoglio più difficile da superare sia proprio in questo gioco di parole...........una realtà che già c'è, ma NON c'è......che è già compiuta, ma che dobbiamo vivere.....che ci è fatta conoscere, ma che dobbiamo sperimentare sulla nostra pelle........
RIVELAZIONE APPUNTO E NON APOCALISSE.....cioè...NON una catastrofe come l'immaginario collettivo dei film ci ha fatto imprimere erroneamente.......
Due parole sul Regno di Maria che tanto fa tremare i protestanti più chiusi......
Nella Bibbia leggiamo: "quando giunse LA PIENEZZA DEL TEMPO, Dio mandò il suo figlio NATO DA DONNA..."
dunque il "tempo di cui si narra nella Rivelazione" è INIZIATO NELL'INCARNAZIONE DEL VERBO...cioè, quando Dio mandò il Suo Unigenito divenuto uomo per riscattarci dalla morte e PER APRIRCI LE PORTE DEI CIELI......Perciò, già MEDIANTE E PER MEZZO DI MARIA ABBIAMO VISSUTO UN PRIMO AVVENTO MESSIANICO......leggiamo della nascita di Gesù nei Vangelic: " è nato il Salvatore del mondo" e ancora dei Magi" entrati trovarono il Bambino CON SUA MADRE,  e l'adorarono".....
Ci riporta alla profezia iniziale della Genesi 3,15 "....io porrò INIMICIZIA TRA TE (Satana) E LA DONNA, TRA TUA STIRPE E LA SUA STIRPE......." la guerra contro Satana è iniziata già dalla Genesi......Maria è colei per mezzo della quale si realizza questo Progetto che sarà DEVASTANTE PER SATANA E LA SUA STIRPE.....la quale insidierà IL CALCAGNO (la Chiesa, i figli di Dio), ma Cristo lo annienterà definitivamente mediante la sua morte e risurrezione......
Riporto alcuni pensieri di santi sul Regno di Maria......
molti di loro sono convinti e ci invitano a leggere la storia: nel momento in cui la Chiesa sta per abbandonare il suo potere temporale, fateci caso, iniziano le più grandi apparizioni mariane.....Lourdes, in pieno Risorgimento.....e Fatima durante e in mezzo alle grandi guerre che hanno sconvolto il nostro secolo.....
Maria sovente ci ricorda QUESTO LEGAME FRA NOI E DIO, fra noi e il Figlio SUO......fra noi e la potenza dello Spirito Santo mediante il quale Lei, vergine e devota del Signore, si compie il prodigio della storia: Dio si è fatto carne......
Se nell'adorazione in Betlemme i Magi SI RECANO LORO AD ADORARE IL DIVINO BAMBINO, OGGI E' MARIA CHE CI PORTA LA SALVEZZA.....attenzione a questo termine...... Maria ci porta LA SALVEZZA...ma scusate CHI è LA SALVEZZA? NON è forse il Cristo, il suo Figlio? Ebbene Maria ci porta CRISTO, CI PORTA CIOE' LA SALVEZZA.......
Come Maria è presente quando i Magi adorano il Bambino (notate non viene citato Giuseppe, ma SUA MADRE) ancora oggi, Colei che è NEMICA DI SATANA ci porta Cristo=Salvezza.......
Maria è Madre della Chiesa, perchè la Chiesa è il Corpo mistico del suo Figlio......
non pochi santi concordano nel ritenere il suo ruolo insostituibile per il bene della Chiesa.....per correggere gli errori e le deviazioni.....
Maria CI PORTA A CRISTO....E PROTEGGE LA CHIESA, cioè, protegge il Corpo mistico di Cristo....
Regno di Maria dunque, facciamo attenzione, non è un regno fuori del Figlio, tuttaltro......esso sostituisce quel "regno" che la Chiesa aveva avuto ed operato nei tempi del potere temporale......quando la Chiesa nel bene e nel male aveva avuto bisogno anche di vivere troopo nel mondo....ma oggi NON E' PIU' NECESSARIO......Maria riporta la Chiesa DENTRO IL REGNO MISTICO DEL FIGLIO GESU'........nella sua dimensione biblica......e tuttavia visibile e tangibile sulla terra IN MEZZO AGLI UOMINI......
Infine attenzione agli accostamenti biblici:
in Gn.3,15 leggiamo di questa INIMICIZIA fra Satana e Maria......Gesù in Mt. promette che contro la Chiesa LE PORTE DEGLI INFERI NON PREVARRANNO......
Occorre guardare a Maria non semplicemente come una donna "forutnata" che ha partorito "per caso" il Figlio di Dio.....bensì guardare a Maria NEL PROGETTO DI DIO CHE SI LEGA CON E NELLA CHIESA (Ap.12) entrambe si FONDANO: Maria perchè da fisicamente alla luce Gesù, la Chiesa, Corpo mistico del Cristo, perchè rigenera mediante il Battesimo i figli di Dio......il culto mariano va interpretato solo in chiave CRISTOLOGICA, altrimenti rischiamo di non percepire il mistero della Chiesa......
Dicevano i Padri: non si può avere Maria se non si ha la Chiesa come Madre...e NON si ha la Chiesa come Madre se non si accoglie Maria: nè si può separare il Figlio dalla Madre; nè si può separare Cristo dalla Sua Sposa che è la Chiesa......(ho ripetuto a braccio perdonate l'imperfetta citazione)
Per questo, proprio negli ultimi secoli abbiamo avuto diversi Papi santi che hanno intuito questo Progetto di Dio e ce lo hanno offerto mediante un chiarissimo Magistero.....ripartendo proprio dai Padri, il quadro dominante è in fondo lo stesso che la stessa Chiesa Ortodossa crede.......
Come Maria fu quella CHIAVE per la quale "giunta la pienezza del Tempo, Dio mandò il Suo Figlio nato DA DONNA..." così mediante la Chiesa oggi, della quale Maria ne è la Madre essendo la Chiesa il Corpo di Cristo glorioso, il Progetto di Dio sull'uomo diventa ancor più chiaro e più tangibile....REGNO DI MARIA E' DUNQUE PIU' CORRETTAMENTE IL REGNO DELLA CHIESA, ma non una Chiesa con poteri terreni ed umani, ma sempre più DIVINI......
Non mi dilungo per non creare ulteriori incomprensioni...
cosa ne pensate?
Fraternamente Caterina

Rispondi
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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 11/05/2004 11.15
Come Maria fu quella CHIAVE per la quale "giunta la pienezza del Tempo, Dio mandò il Suo Figlio nato DA DONNA..." così mediante la Chiesa oggi, della quale Maria ne è la Madre essendo la Chiesa il Corpo di Cristo glorioso, il Progetto di Dio sull'uomo diventa ancor più chiaro e più tangibile....REGNO DI MARIA E' DUNQUE PIU' CORRETTAMENTE IL REGNO DELLA CHIESA, ma non una Chiesa con poteri terreni ed umani, ma sempre più DIVINI......
**************
riparto dal finale del messaggio precedente per chiarire meglio......
Un amico ha detto una cosa bellissima sulla Chiesa, ma che forse non sapeva che lo disse velatamente anche santa Teresina.......
"Cristo Risorto ci tiene e farsi VEDERE E TOCCARE da Tommaso, l'incredulo.....è questa prefigurazione della Chiesa, Corpo mistico del Risorto, che si rende a noi visibile e palpabile....."
Gesù dice:
- Io ho vinto il mondo;
- Io sono la vite e voi i tralci;
- Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine;
- Io sono la pietra che i costruttori hanno rigettato, e "tu Simone" sei pietra sulla quale EDIFICHERO' LA MIA CHIESA e sulla quale le porte degli inferi non prevarranno;
- Io sono il Buon Pastore: TU PIETRO PASCI I MIEI AGNELLI.....
- Io vi do LA MIA PACE, non come il mondo la dà, io la do a voi.....
- Ogni potere mi è stato dato : andate e tutto ciò che legherete sarà legato in cielo e ciò che sciogliere sarà sciolto; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi, a chi non li rimetterete resteranno non rimessi......
Dunque per riallacciarmi: Regno di Maria....non perchè scavalca il regno di Cristo che è già in mezzo a noi, ma perchè è la Chiesa che emergerà come descritto nella Rivelazione...CRISTO REGNA leggiamo e diciamo, ma a quanto pare solo simbolicamente, perchè se regnasse veramente le cose andrebbero diversamente...... Vediamo infatti l'anomalia alla quale accennevamo: in quest'ultimo secolo sono aumentati i cristiani effettivamente.....ma sono aumentati coloro che negano la verginità di Maria, coloro che di Cristo hanno una catechesi distorta, coloro che credono che la Chiesa sia da escludere.......c'è da chiedersi come mai se da una parte abbiamo oltre 700 milioni di Pentecostali le cose invece di andare meglio sono peggiorate a livello di moralità?
Certo la colpa NON è loro, non è questa fede personale che stiamo discutendo, ma la realtà che viviamo è CONTRO LA CHIESA.....è CONTRO LA MADRE DI DIO....che se ne fa Dio di milioni di conversioni se queste negano la Theotokos, distorcendo la figura del Suo Figlio?......Dio non va dietro alla quantità, ma alla qualità la quale può invece cambiare il mondo come hanno dimostrato i primi cristiani in cui vigeva la QUALITA' delle conversioni e di una vita ECCLESIALMENTE VISSUTA.....Cristo operava in mezzo a loro PER MEZZO DELLA CHIESA...pensare che questa realtà sia venuta meno nella Chiesa è bestemmiare LA FEDELTA' DI DIO.....
Dio suscita gli uomini con lo Spirito di una nuova Pentecoste? benissimo ed anche NOI cattolici ci crediamo....ma è nella Chiesa e per il servizio ad essa e NON CONTRO di Essa.......
Regno di Maria è dunque quella realtà dell'Incarnazione divina per mezzo della quale ABBIAMO LA CHIESA.....
Una Chiesa VISIBILE DOVE IL CRISTO MOSTRA LE SUE MANI E IL SUO COSTATO FERITI, seppur Risorto....ci fa toccare con mano i segni della sua passione mediante la sua fedeltà alla Sposa, la Chiesa che NON è invisibile appunto....
Maria come alle Nozze di Cana continua a dirci "fate tutto quello che lui vi dirà di fare", lo comprendono bene gli Apostoli quando si metteranno all'opera e che PER LORO AMMAESTRAMENTO (la Chiesa della quale sono le colonne) Gesù dice "CHI ASCOLTA VOI, ASCOLTA ME"....
Fraternamente Caterina

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Da: Soprannome MSN°TeofiloInviato: 12/05/2004 10.20
Ho trovato questo testo che inserisco per approfondire un argomento che
rimane ancora avvolto nel mistero delle cose che devono ancora accadere.
Pertanto sono oggetto di riflessione da parte di teologi e studiosi.


Cosa si intende con l'espressione "Venuta intermedia di Cristo"

credenza, propugnata recentemente da diversi teologi cattolici, secondo cui
Gesù prima della Sua venuta finale (per il Giudizio Universale) tornerà
sulla terra un'altra volta per stabilirvi il Suo Regno. Secondo tale tesi,
durante questa "venuta intermedia" Gesù non sarà presente sulla terra in
carne ed ossa ma regnerà spiritualmente nei cuori di tutti gli uomini e
"fisicamente" nell'Eucarestia (si parla infatti di "Regno Eucaristico").
Questa tesi si basa principalmente su alcune rivelazioni private; su di essa
la Chiesa non si è ancora pronunciata in maniera ufficiale e definitiva.
Questa credenza viene considerata da alcuni, a torto, "millenarismo" [N.B.:
la Chiesa in passato ha condannato il millenarismo, cioè la credenza che
Cristo, prima della fine dei tempi, verrà sulla terra visibilmente (in carne
ed ossa) per regnare come sovrano terreno per un periodo di mille anni con i
suoi santi].
In realtà nella possibilità di una venuta "spirituale" intermedia di Cristo
che si collochi fra la prima venuta e la Parusia finale non sembra esserci
niente che contrasti con gli insegnamenti della Chiesa. Quella che la Chiesa
rifiuta è la credenza in un ritorno visibile di Gesù che regnerà sulla terra
("nella carne", come Re terreno) per mille anni (millenarismo mitigato). La
tesi della venuta intermedia invece non prevede alcuna presenza visibile e
corporea di Cristo, né il suo Regno avrà una durata di mille anni.
Alcuni associano la venuta intermedia con il "Regno Eucaristico" e la
"Seconda Pentecoste", profetizzati nel corso dei secoli da diversi mistici,
e la situano temporalmente nel periodo di Pace promesso dalla Madonna a
Fatima (un'Era di Pace che precederà la Parusia finale è stata profetizzata
anche da molti santi, beati e venerabili), che sarà espressione e compimento
del Trionfo del suo Cuore Immacolato.
Per il momento quella della venuta intermedia è solo una tesi al vaglio dei
teologi, e nonostante in diverse rivelazioni private questo evento sia
indicato come imminente, il giusto atteggiamento dei credenti verso di essa
è quello di una prudenza cauta ma vigile, in attesa che la Chiesa si
pronunci.

La Chiesa insegna che Gesù ritornerà sulla terra alla fine del mondo, quando
"tutto sarà a Lui sottomesso", "vi saranno i nuovi cieli e la terra nuova"
(cfr.: C.C.C. n.671) ed Egli allora giudicherà i vivi e i morti.
Considerando queste rivelazioni alla luce degli insegnamenti della Chiesa si
sarebbe indotti a credere che siamo ormai giunti alla fine del mondo.
Diciamo subito che questa possibilità è altamente improbabile perché
contrasterebbe con le numerosissime rivelazioni che invece parlano di un
prossimo tempo di pace sulla terra, e di altri importanti eventi che lo
seguiranno. Allora come interpretare questo annuncio di un ritorno prossimo
di Cristo?
Limitandoci a ragionare sulle indicazioni che ci vengono fornite da varie
rivelazioni private, possiamo ragionevolmente supporre che questa imminente
Venuta, questo "ritorno di Gesù" a cui la Madonna a Kibeho ci esorta a
prepararci, non sia riferita alla Parusia finale ma piuttosto all'Era di
Pace, il tempo in cui Gesù realizzerà il trionfo della Chiesa sulla terra
portando finalmente la pace all'intera umanità. Possiamo presumere che
durante l'Era di Pace Egli stabilirà "in pienezza" (spiegheremo in dettaglio
più avanti cosa si intende per "pienezza") il Suo Regno sulla terra.
Tuttavia non va dimenticato che il Regno è già presente nel mondo. Noi
infatti ci troviamo già nel Regno di Cristo, perché dopo l'Ascensione esso è
entrato nel suo compimento. A questo proposito è importante citare il
Catechismo della Chiesa Cattolica:
«La Redenzione è la sorgente dell'autorità che Cristo, in virtù dello
Spirito Santo, esercita sulla Chiesa, la quale è "il Regno di Cristo già
presente in mistero". La Chiesa "di questo Regno costituisce in terra il
germe e l'inizio". Dopo l'Ascensione, il disegno di Dio è entrato nel suo
compimento... Il Regno di Cristo manifesta già la sua presenza attraverso i
segni miracolosi che ne accompagnano l'annunzio da parte della Chiesa.»
C.C.C. nn.669-670
Tuttavia il Catechismo precisa anche che il Regno di Cristo, già presente
nella sua Chiesa, "non è... ancora compiuto con potenza e gloria grande"
(cfr.: C.C.C. n.671). Fin dalla Resurrezione di Cristo la Chiesa attende il
pieno compimento del Regno. Possiamo allora ipotizzare che il pieno
compimento del Regno, "con potenza e gloria grande", avverrà proprio durante
l'Era di Pace? Basandoci su ciò che insegna la Chiesa possiamo rispondere
certamente di no.
La nostra affermazione che l'Era di Pace stabilirà "in pienezza" il Regno di
Cristo in realtà va considerata nel suo reale significato: durante l'Era di
Pace questa "pienezza" del Regno di Cristo sarà solo una "pienezza terrena"
e quindi imperfetta. Sarebbe sbagliato credere che l'Era di Pace segnerà "il
costituirsi glorioso del Regno messianico", per citare ancora il Catechismo.
Tale Regno messianico arriverà infatti solo alla fine del mondo, col
Giudizio Generale di Cristo. Su questo punto fa chiarezza il Catechismo
quando precisa: "Il trionfo di Dio sulla rivolta del male prenderà la forma
dell'ultimo Giudizio dopo l'ultimo sommovimento cosmico di questo mondo che
passa" (C.C.C. n.677).
Quindi sostenere che il Regno di Cristo si compirà pienamente e in maniera
perfetta sulla terra prima del tempo della fine, contrasta nettamente con
gli insegnamenti della Chiesa. Ancor più sbagliato è affermare che Gesù
ritornerà visibilmente sulla terra ("nella carne") prima della fine del
mondo per regnarvi durante il cosiddetto "millennio di pace". Questa
purtroppo è un'affermazione fuorviante (e per questo molto pericolosa) che
ritroviamo in alcune rivelazioni private, recenti e del passato; rivelazioni
che ovviamente non possono essere ritenute autentiche. Non ci devono essere
dubbi sul fatto che si tratta di una vera e propria eresia riconducibile al
Millenarismo, che, va ricordato, è stato condannato a più riprese dalla
Chiesa. L'insegnamento della Chiesa in questa materia è che il Ritorno
"nella carne" di Cristo non potrà avvenire se non alla fine del mondo.
L'Anticristo si servirà proprio di questi falsi insegnamenti per ingannare
gli uomini, facendogli credere di essere lui il Messia. Il Catechismo a
questo riguardo afferma che l'«impostura anti-cristica si delinea già nel
mondo ogniqualvolta si pretende di realizzare nella storia la speranza
messianica che non può esser portata a compimento che al di là di essa,
attraverso il giudizio escatologico; anche sotto la sua forma mitigata, la
Chiesa ha rigettato questa falsificazione del Regno futuro sotto il nome di
"millenarismo"» (C.C.C. n.676). Qui il Catechismo ci dice chiaramente che la
Venuta di Cristo per stabilire il Suo Regno non può avvenire se non dopo il
Giudizio Finale, alla fine della storia.
Va segnalato che in questi anni sono numerose le rivelazioni private nelle
quali viene annunciata una "Venuta" di Gesù che sarebbe prossima a compiersi
e che consisterà in una Sua manifestazione visibile.
Non c'è bisogno di dire che i contenuti di queste rivelazioni private
(visioni e messaggi) sono da prendere con le dovute cautele, anche perché
non è sempre facile discernerne esattamente gli aspetti simbolici da quelli
letterali. Tuttavia non si può escludere che in un futuro prossimo possa
esserci realmente un qualche tipo di manifestazione visibile di Gesù, forse
sotto forma di qualcosa di simile a delle apparizioni, come sembrerebbe
indicare anche Maria Esperanza. Tale possibilità per altro non è in
contrasto con il Magistero della Chiesa. Ma poiché, in mancanza di
indicazioni più chiare sul significato di queste profezie, si rischia di
ragionare per pure congetture, preferiamo non addentrarci in un esame più
approfondito dei contenuti di tali rivelazioni.
Per cui, riassumendo:
- è plausibile supporre che durante l'Era di Pace si realizzi con una certa
"compiutezza" il Regno di Cristo, ma in ogni caso non in maniera perfetta,
come invece avverrà dopo il Giudizio Generale, nell'eternità;
- la prospettiva suggerita dalle rivelazioni private di un prossimo Regno di
Cristo sulla terra (che si realizzi nel tempo, nella storia), è ammissibile
solo nella misura in cui non contempla una presenza fisica di Gesù (cioè una
presenza corporea, in carne ed ossa per così dire. La presenza "fisica" di
Gesù nel mondo in realtà si manifesta già ora nell'Eucarestia. E' questa
l'unica forma in cui il Corpo di Cristo sarà "fisicamente" presente fra di
noi fino alla fine del mondo

Proprio perché durante l'Era di Pace questo Regno di Cristo si realizzerà
"in maniera imperfetta", il peccato continuerà ad esistere, e questo anche
se per tutto questo periodo Satana resterà "incatenato" e quindi incapace di
sedurre gli uomini.
Basandoci sempre sulle rivelazioni private possiamo ipotizzare che Gesù
porterà a compimento il Suo disegno intervenendo nel mondo in maniera
diretta, in due modi: 1) come Giudice e 2) attraverso una nuova effusione
potente del Suo Spirito.
1) Gesù interverrà come "Giudice Giusto", quando per misericordia dei giusti
manderà il "Grande Castigo" (tuttavia, come abbiamo visto, questa profezia
dovrebbe essere condizionata) che servirà a separare le "pecore dai capri",
eliminando i suoi nemici per stabilire la pace, la giustizia e l'autorità
della Chiesa nel mondo.
(Teofilo)
00martedì 6 ottobre 2009 10:22
Rispondi
Consiglia Elimina    Messaggio 45 di 55 nella discussione 
Da: Soprannome MSN°TeofiloInviato: 12/05/2004 10.20

Da: lisa
Messaggio 40 della discussione

hem........non ho capito molto!!!! ho letto e riletto tutto il
forum...... però alla fine sono un pò confusa!!! Partiamo dal presupposto
che le uniche informazioni che avevo sull'apocalisse risalgono a studi fatti
in ambito evangelico ,e sapete bene di cosa parlo.......ero abituata a
considerare l'apocalisse come una sorta di "finestra sul futuro" dei
credenti, nono ho mai condiviso le spiegazioni date dagli studi evangelici,
soprattutto in certe parti, però non avevo mai messo in discussione il
fatto che il testo di San Giovanni riguardasse "cose che devono accadere".
Adesso però lo studio di Ireneo completato dagli scritti di Caterina mi
hanno messo in crisi......... Riporto la parte che mi ha colpito: A questo
punto dev'essere già evidente che esso va compreso non alla lettera, ma
simbolicamente. ecco è la parola simbolicamente che mi mette in confusione,
cosa vuol dire simbolicamente?.......

------------------

Cara Lisa
Di fronte all'apocalisse chiunque voglia essere realista, deve
necessariamente dichiararsi limitato.
Tali e tante sono le immagini che si susseguono incalzanti e poderosi allo
sguardo del veggente, che è ben difficile comprendere dove sia il passato e
dove il futuro; dove cominci il reale e dove il simbolico.
Tieni comunque presente che S.Giovanni scriveva intorno all'anno cento le
"cose che dovevano accadere": molte delle parole dell'apocalisse vanno
perciò inquadrate a partire dal momento in cui egli scrive, fino alla
conclusione ultima di tutte le cose. Perciò certamente non riguarda solo gli
ultimissimi giorni ma tutto il tempo della Chiesa.
Molti si sono cimentati nella comprensione di questo testo conclusivo della
Bibbia ma ogni scritto resta sempre una indagine limitata. Perfino i padri
hanno utilizzato e commentato poco questo libro oscuro.
Perciò non ti sgomentare di fronte ai tanti significati che potrebbe avere
l'apocalisse.
Tutto il testo comunque ci invita a considerare come, nonostante i tanti ost
acoli che l'avversario pone all'affermarsi del regno di Cristo, e
all'avanzata e alla salvezza della sua Sposa, questa alla fine vedrà la
vittoria su tutte le potenze del male che si saranno scatenate con furore
contro di essa.
Penso che questa visione sintetica e in linea con il sentire della Chiesa,
possa aiutarti a non smarrirti, come potrebbe succedere a chiunque, di
fronte alle tante linee che si dipartono dall'apocalisse.



Con affetto







Rispondi
Consiglia Elimina    Messaggio 46 di 55 nella discussione 
Da: Soprannome MSNIyvan5Inviato: 12/05/2004 11.20
Penso che le considerazioni riportate da Teofilo siano le più ragionevoli ed evidenziano anche "L'IGNORANZA" di tanti cattolici, e anche di ministri del culto,  sullo sviluppo del pensiero della Chiesa in ordine a questo discusso e non sufficientemente compreso argomento.
Si nota purtroppo il forte legame che ancora vincola molte persone ad una visione che interpreta il simbolismo in termini strettamente letterali e la conseguente incapacità, sia pure in buona fede, di trascenderlo, perchè così facendo si teme di incorrere in eresia.
Appare anche evidente come una lettura individualistica di questi testi possa essere pericolosamente fuorviante per alcuni,  qualora non sia presente una guida che sappia opportunamente indirizzare. 
Va anche detto che esiste una RESPONSABILITA' di molti uomini della Chiesa che non sono in grado di trasferire ai fedeli certi nuovi concetti, anche perchè non pienamente assimilati da loro stessi, vuoi per incuria o per cristallizzazione di un vecchio tipo di indottrinamento.
Forse è anche questa ignoranza che porta molti alla non accettazione e ad allontanarsi dal cattolicesimo, o anche più semplicemente ad aderirirvi solo per consuetudine.
Fraternamente
iyvan
Rispondi
Consiglia Elimina    Messaggio 47 di 55 nella discussione 
Da: lisaInviato: 12/05/2004 12.11
Grazie per gli scritti ........il tempo di leggere tutto con calma......
lisa

Rispondi
Consiglia Elimina    Messaggio 48 di 55 nella discussione 
Da: Soprannome MSNIreneo81Inviato: 12/05/2004 21.28
La Pace di Cristo!
Pur sapendo che ogni forum è aperto e che dunque può muoversi anche oltre le intenzioni di chi lo ha aperto, ritengo però un obbligo di coscienza intervenire per sottolineare la mia NON condivisione di quanto inserito da Caterina.
Badate bene; ritengo che da un punto di vista, come dire "mistico" e di "devozione", possano riempire il cuore...
L'importante è che non li si passi come conseguenze del messaggio biblico.
Anzi, quando l'autore dice che le oscure profezie bibliche comunque riuscirebbero a far cogliere un decorso degli eventi finali, si interpreta l'apocalisse e i testi biblici in generale in maniera scorretta, proprio secondo quell'approccio semplicemente curioso che avevo stigmatizzato nella "PRIMA PARTE" del mio intervento.
Inoltre attenzione a non far passare per Magistero ciò che magistero non è... so che Caterina sa fare la distinzione, ma vorrei precisarlo per i lettori, che vedendo tanti nomi di santi, tante citazioni, e un articolo così forbito potrebbero scambiarlo per la posizione ufficiale della Chiesa, mentre sono considerazioni private dell'autore.
Per quanto poi riguarda la necessità di un trionfo storico della Chiesa, questo va in contrasto netto con il Magistero ecclesiale cattolico.
Nel Catechismo della Chiesa Cattolica, al numero 677 si legge infatti:
La Chiesa non entrerà nella gloria del Regno che attraverso quest'ultima Pasqua, nella quale seguirà il suo Signore nella sua morte e Risurrezione [Cf Ap 13,8 ]. Il Regno non si compirà dunque attraverso un trionfo storico della Chiesa [Cf Ap 20,7-10 ] secondo un progresso ascendente, ma attraverso una vittoria di Dio sullo scatenarsi ultimo del male [Cf Ap 21,2-4 ] che farà discendere dal cielo la sua Sposa [ Cf Ap 20,12 ]. Il trionfo di Dio sulla rivolta del male prenderà la forma dell'ultimo Giudizio [Cf 2Pt 3,12-13 ] dopo l'ultimo sommovimento cosmico di questo mondo che passa [Cf Dn 7,10; Gl 3-4; 677 Ml 3,19 ].
La Chiesa deve seguire il Cristo, in un trionfo dunque non storico, ma oltre la storia.
Vi lascio leggere il molto materiale inserito prima di aggiungere il mio ultimo contributo sul Regno Millenario.
Ciao
Ireneo

Rispondi
Consiglia Elimina    Messaggio 49 di 55 nella discussione 
Da: LuceInviato: 12/05/2004 21.54
Sia lodato Gesù Cristo.
Questa volta mi sento di dover dire che sono d'accordo con Ireneo, trovo corretto l'aver specificato che quel testo non proviene dal Magistero della Chiesa.
Forse sarà il caso anche di specificare ancor più chiaramente il senso del < Regno di Maria > perchè è facilmente ingannevole e quanti ci leggono, specialmente se non conoscono il linguaggio cattolico, potrebbero essere tratti in inganno.
L'unica cosa su cui non mi sento di sottovalutare è la ricchezza delle citazione dei santi dei quali molti sono stati profeti, non certo profeti nuovi perchè l'ultimo fu Giovanni il Battista, ma profeti del proprio tempo e delle cose della Chiesa. I loro testi sono ampiamenti ricchi di chiarezza delle volte squisitamente biblica.
Non sottovaluteri per questo la loro citazione ad una semplicistica valutazione superficiale a puro livello devozionale.
Gli stessi sogni di S.G.Bosco ne sono una dimostrazione palese.
Come anche le stesse rivelazione nelle apparizioni di Fatima che stiamo ricordando.
E sempre sia lodato.

Rispondi
Consiglia Elimina    Messaggio 50 di 55 nella discussione 
Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 12/05/2004 23.01
.....e sempre sia lodato......... (non sto ironizzando...ho terminato finalmente la ricerca di storia con mio figlio di 5* elementare....da oggi alle tre abbiamo finalmente FINITOOOOOO!!)
ehm..scusate...ritorniamo seri..........
Ringrazio Ireneo per avermi riportata con I PIEDI PER TERRA....... e trovo giusto che abbia sottolineato che quanto ho inserito NON E' MAGISTERO DELLA CHIESA......ma sull'Apocalisse...diciamoci la vierità come in fondo ha sottolineato anche Teofilo....NON ESISTE UNA VOCE COMUNE purtroppo....quanto abbiamo è scarno e ciò che possiamo contemplare è quanto più si accosta a quel poco che abbiamo.....
Perciò nemmeno le riflessioni che inserisce Ireneo sono voce del Magistero....diciamo semplicemente che stiamo tentando di approfondire il tema da diversi aspetti....TUTTI UTILI.....e che non è vero che vanno contro l'uno con l'altro....quando intendiamo REGNO DELLA CHIESA E TRIONFO....NON INTENDIAMO UN SECONDO SACRO ROMANO IMPERO.........con allegato potere temporale....cerchiamo di entrare dentro lo scritto......
Per capire meglio inserisco un testo ECUMENICO sostenuto dal card. Martini, proprio sulla GERUSALEMME CELESTE.....
Buona meditazione.....Fraternamente caterina
La Gerusalemme celeste e la Gerusalemme storica

La Gerusalemme celeste (Ap 21, 1-22, 5) 


Siamo nella parte finale dell'Apocalisse, dedicata alla descrizione della Gerusalemme celeste, a cui seguirà la conclusione. Il nuovo ordine di cose, instaurato dalla morte e risurrezione di Cristo, è disegnato attraverso due grandi fasce di simboli.

Quelli della creazione e del paradiso di Genesi 1-2, dove si parla di "nuovo cielo", "nuova terra", "ogni cosa nuova". Il profeta Isaia annunciava "una cosa nuova" (43,19), qui viene fatta "ogni cosa nuova", la nuova creazione. Al tema sono connessi i simboli del fiume nel paradiso, dell'acqua che sgorga, dell'albero che dà vita (cfr. Gen 2) e anche quelli della nuova città, descritta da Ezechiele dal capitolo 40 al 48 (risuonano pure passi del Deuteroisaia e di Zaccaria), che è senza tempio, meglio è tutta tempio, tutta dimora di Dio. Dunque, due fasce di simboli: della creazione e della restaurazione di Israele come nuova città.

Vorrei sottolineare tre momenti di questa presentazione: il momento di contrasto, il nuovo ordine di cose e i simboli più specifici della nuova città.

Il momento di contrasto 


Il contrasto è evocato fin dall'inizio con le parole: " Allora io vidi" e, in seguito, con le parole: "E vidi poi venire dal cielo". I Non si tratta però di una prima visione, perché fa parte di visioni descritte nei versetti precedenti ("vidi poi venire", "vidi") e che annunciano la scomparsa di tutti gli elementi negativi della storia (cfr. Ap 20), riassunti nella morte e negli inferi. Tale scomparsa, annunciata poco prima, è ripresa nel nostro brano: scompariranno le lacrime, non ci sarà più morte né lutto né lamento ne affanno perché le cose di prima sono passate (21, 4 ); i vili, gli increduli, gli abietti, gli omicidi, gli immorali non entreranno nel nuovo ordine di cose (v. 8).

Viene quindi proclamato quel giudizio di Dio che è l'inizio del nuovo ordine di cose, giudizio formulato in base a due criteri: le opere compiute, registrate nel libro, e l'iniziativa salvifica divina espressa con l'immagine dell'iscrizione nel libro della vita.

Perciò i versetti immediatamente precedenti, richiamati in 21, 4.8 e anche in altri capitoli, presentano quale premessa  della visione di Gerusalemme, della nuova città, lo sfondo della distruzione del male operata dalla croce di Cristo, distruzione del male che è frutto positivo della croce. La croce ha messo fuori gioco l'universo spirituale costituito dalla ribellione a Dio, per- mettendo la nascita di un ordine nuovo e di un nuovo universo di valori delineati a partire dall'inizio del capitolo 21.

Il nuovo ordine di cose 


Il nuovo ordine di cose lo leggiamo in 21, 1-5, ed è presentato con le parole: "nuovo cielo e nuova terra" ("In principio Dio creò il cielo e la terra", Gen 1, 1). Un nuovo ordine spirituale e morale, nel quale siamo collocati. E la cosa nuova è anche la città santa, la nuova Gerusalemme, simbolo del nuovo ordine di grazia e di misericordia instaurato da Dio. La città discende dal cielo perché il nuovo ordine è puramente gratuito, non è opera di uomini, bensì di Dio che lo fa e lo dona.

È una città ed è pure una sposa adorna per il suo sposo, pronta per le nozze, bellissima, così come la sposa di cui parlava Ezechiele al capitolo 16, 8ss: vestita di ricami, calzata con pelli di tasso, cinto il capo di bisso, ricoperta di seta, adorna di gioielli. Così va immaginata questa sposa che nell' Apocalisse è veramente e pienamente fedele.

E lo sposalizio, che fa parte dell'ordine nuovo, è l'alleanza richiamata al v. 3, dove è evocato Lv 26, 11 ("stabilirò la mia dimora in mezzo a voi"), insieme ad altri brani dell'Antico Testamento sull'alleanza, per dare questa visione complessiva: Dio dimorerà tra di loro, essi saranno il suo popolo ed egli sarà il Dio-con-loro.

Di fronte a tale visione, noi ci domandiamo: riguarda il presente o il futuro? Queste parole sono compiute?

Al v. 6 è scritto: "Ecco, sono compiute!". Tuttavia si potrebbe pensare a un'anticipazione profetica, a un passato che riguarda il futuro.

In realtà, per il principio ermeneutico, io leggo qui molto più volentieri la descrizione di ciò che è compiuto nella morte e risurrezione di Gesù. Non quindi un ordine nuovo di cose che verrà, ma un ordine che è e che viene e nel quale tutti siamo già dentro.

Siamo già nell'alleanza, siamo già la nuova città che scende dal cielo, siamo già la sposa pronta per lo sposo, pur se non ancora in pienezza; fin da ora, nella passione e risurrezione di Cristo, tutto è compiuto e si compie in coloro che sono in lui.

Alcuni simboli della città celeste 


I simboli di questo nuovo ordine di cose sono espressi soprattutto nella cosiddetta seconda descrizione della Gerusalemme celeste, che inizia al v. 9.

Sembra quasi di essere di fronte a un doppione, perché viene ripresentata la città che scende dal cielo; l'autore finale non se ne preoccupa, anzi, ritiene di dover ripetere le stesse cose proprio per farci penetrare nella coscienza che siamo in una realtà nuova instaurata dal mistero pasquale di Cristo.

Al v. 10 la santa città "che scende dal cielo, da Dio" è contemplata dal veggente mentre si trova su un monte grande e alto. Nei versetti successivi, sul simbolo base della città si sviluppano almeno cinque linee simboliche, continuamente riprese.

La prima è quella della luce, della gloria di Dio che irradia sulla città e la rende totalmente trasparente, colma della sua presenza, così da non aver più bisogno di un centro luminoso come il tempio: l'intera città è luce.

Il secondo elemento simbolico è il grande, alto muro, con le sue fondamenta, che dà le dimensioni della città.

Il terzo è quello delle dodici porte, con le loro scritte e i loro ornamenti.

Poi l'elemento del fiume, che attinge al racconto della Genesi.
                           
Infine, gli alberi con i frutti e le foglie: l'albero della vita.

Mi limito a ripercorrere le prime due linee simboliche, nel desiderio di mostrare l'unità dell'insieme, l'unico messaggio che viene ripetutamente presentato.

La città, al v. 10, è dunque risplendente della gloria di Dio e il v. 11 commenta tale splendore, simile a quello di gemma preziosissima, quale pietra di diaspro cristallino.
Il tema della luce è ripreso al v. 18: la città è di oro puro, simile a terso cristallo; per questo (v. 23) non ha bisogno della luce del sole ne della luce della luna, dal momento che la gloria di Dio la illumina e la sua lampada è l'agnello.

 Al v. 24 la luce diviene il riferimento per tutta l'umanità: "Le nazioni cammineranno alla sua luce".

Il nuovo ordine di cose nel quale siamo, il regno di Cristo che già si instaura, è splendore attraente della gloria del Padre e dell'agnello. È una realtà luminosa in cui vivere è bello perché dà sicurezza, respiro, chiarezza, gioia, e "non vidi alcun tempio in essa" (v. 22), perché il Signore Dio onnipotente e l'agnello so- no il suo tempio. La trasparenza di Dio è tale che Dio è percepibile in ogni luogo, lo si incontra ovunque. La conversione cristiana è propria di chi entra in questo nuovo modo di vedere le cose, di chi accoglie la rivelazione della gloria di Dio e si lascia illuminare dalla sua luce.

Il muro è descritto, al v. 12, come grande e alto. Al v. 14 si dice che "le mura della città poggiano su dodici basamenti, sopra i quali sono i dodici nomi dei dodici apostoli dell'Agnello". Mura assai singolari, che danno alla città un'impensabile altezza, misurata con una canna d'oro; la città ha una forma strana, tutta simbolica, la forma di un quadrato dove la lunghezza è uguale all'altezza e alla larghezza. Si tratta di un cubo di oltre cinquecento chilometri di lato, e le mura hanno uno spessore di oltre sei chilometri. Dunque, un'ampiezza smisurata, un'estensione e un'altezza inimmaginabili per una città. E se ne dice poi la ricchezza incalcolabile: le mura sono costruite con diaspro, le fondamenta delle mura adornate di pietre preziose.

Contempliamo così una città capace di accoglienza senza limiti, una città che dà un agio e una sicurezza che non hanno paragone. In essa si è pienamente sicuri e ci si sente molto ricchi nella sfera divina, nell'essere in Cristo, in questa luce di Dio.

Se continuassimo la riflessione sugli altri simboli, ci accorgeremmo che ciascuno aggiunge qualcosa al significato della conversione cristiana e, mentre prelude alla piena manifestazione di Dio nel suo Regno - che è indescrivibile a parole -, ci invita già a chiederci se veramente abbiamo la coscienza di vivere in questa nuova realtà, se abbiamo la coscienza della bellezza, della ricchezza, della sicurezza, della luminosità, dell'apertura, della disponibilità della realtà nella quale siamo essendo in Cristo, essendo con lui nel Padre, nel mistero trinitario.

È interessante rileggere i versetti conclusivi della descrizione dei simboli, dove viene sottolineato l'effetto del nuovo ordine di cose instaurato dalla morte e risurrezione di Gesù: "Le nazioni cammineranno alla sua luce e ire della terra a lei porteranno la loro magnificenza. Le sue porte non si chiuderanno mai durante il giorno, poiché non vi sarà più notte. Non entrerà in essa nulla di impuro, ne chi commette abominio e falsità; ma solo quelli che sono scritti nel libro della vita dell'Agnello" (vv. 24-27).

La nuova Gerusalemme è il punto di riferimento che dà senso a tutta la storia umana, è il punto di arrivo di tutte le nazioni e di tutti i popoli, è la città ideale aperta e pronta a ricevere tutti, è la città che esclude ogni impurità e ogni falsità, che affratella nazioni e popoli amano amano che vengono immersi in questa pienezza luminosa che è la manifestazione di Dio, del suo amore senza limiti. Le misure della città sono alla dismisura dell'altezza, lunghezza, larghezza della carità di Cristo e superano ogni comprensione. 

Il cristiano che legge l'Apocalisse 

Per il cristiano che legge l'Apocalisse, ogni pagina dei capitoli 21 e 22 è un modo di dire il suo essere in Cristo, le ricchezze che fin da ora gli sono date quale primizia, anticipo, pregustazione di ciò che sarà definitivo e in parte già lo è. Possiamo chiederci come tale ricchezza tocca l'attuale Gerusalemme storica. 

Chi ama questa Gerusalemme e tutte le città storiche che partecipano alle sue sofferenze, comprende la risposta alla domanda, anche se non è facile esprimerla in maniera razionale e logica. Provo comunque a farlo: la Gerusalemme attuale è attratta dalla forza dei simboli al di là di se stessa e quindi ha un suo destino; destino di cui è simbolo, destino da cui è attirata verso la pienezza alla quale richiama continuamente con il suo nome e con la sua storia. In altre parole, c'è una permanente tensione dialettica tra la Gerusalemme storica e la Gerusalemme celeste; l'una richiama l'altra e quella celeste attrae quella della storia e, con essa, attrae tutta la storia umana.

Conclusione 


Domandiamoci a che cosa ci stimola la visione che abbiamo cercato di contemplare.

A me pare che stimoli anzitutto a scoprire la pienezza in cui siamo e a esserne grati a Dio: pienezza che è il cammino storico dell'umanità, che si rivela a noi quale cammino positivo, di senso, e non soltanto di pura attesa, ma cammino già di partecipazione alle ricchezze inestimabili, inesauribili di Cristo, come singoli, come gruppo, come città, come società e come umanità.

Se, con la grazia del Signore, con gli occhi della fede, ci sforziamo di scoprire la pienezza in cui siamo, dobbiamo lasciarci trascinare da questa dinamica storica. Dinamica che ci indica dove la storia va e ci aiuta a capire come anticiparla nel- la fraternità e nella giustizia, sperando e operando affinché, attraverso la vittoria del bene sul male, anzi traendo il bene dal male, la luce della Gerusalemme celeste irradi e dia gioia e sicurezza fin da ora a tante persone che camminano con noi.

Ancora, la visione che abbiamo cercato di contemplare ci stimola a coinvolgere la Gerusalemme storica, e tutte le città che soffrono delle sue sofferenze, in questo cammino che trascina il mondo verso la definitiva pienezza.

[Tratto da: Lettura ecumenica della Parola, 9-10 settembre 1994, in AA.VV. Gerusalemme patria di tutti, EDB, Bologna 1995]

(Teofilo)
00martedì 6 ottobre 2009 10:24
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Consiglia Elimina    Messaggio 51 di 55 nella discussione 
Da: Soprannome MSNIreneo81Inviato: 13/05/2004 23.18

L’Apocalisse: suo significato generale,
la Questione millenarista, la Parusia e la Risurrezione finale.

Parte Quarta


La questione millenarista

Entriamo qui in una delle questioni più delicate per studiosi di tutte le maggiori discipline teologiche: esso è infatti un problema esegetico, riferito al capitolo di Apocalisse che ne parla, teologico, riferendosi ai molti padri dei primi secoli che professavano la fede nel millennio (Giustino, Papia, Ireneo, probabilmente lo stesso Giovanni), la storia della Chiesa, con le dispute tra i Padri, i movimenti millenaristi eretici, le correnti millenariste di tutta la storia, con il loro continuo riproporre una salvezza infrastorica prima del compimento ultimo,e a volte, anche al posto di questo compimento.

In breve la questione è questa: il Capitolo 20 dell’Apocalisse parla di una prima risurrezione di quei giusti che hanno sofferto (si intuisce che siano stati martirizzati) a causa della testimonianza di Gesù, i quali, prima del compimento finale e della risurrezione generale, avrebbero regnato sulla terra con Cristo, per mille anni; è quasi una ricompensa per la loro testimonianza indefessa del nome di Gesù, una ricompensa sia terrena, col potere sulle nazioni, sia spirituale, in quanto per loro non c’è più alcun pericolo, non sono soggetti al rischio della seconda morte.

Sappiamo dai documenti storici che la fede nel Millennio era diffusa in Asia minore, la zona della cristianità più influenzata dalla tradizione giovannea. Conosciamo con sicurezza che Papia, Gistino e Ireneo ci credevano.

Ma quale peso aveva tale credenza nella Chiesa? Da quanto affermato da Giustino non molto, dato che lui ci da una calma testimonianza, fuori da ogni polemica, che c’erano cristiani sinceri e da lui molto apprezzati che non credevano nel millennio. In pratica essa era una ‘verità minore’ su cui non veniva giudicata l’ortodossia o eterodossia dei cristiani.

La polemica sorse dopo, laddove gruppi eversivi posero tale fede escatologica nel millennio al centro, dando prevalenza ai profeti a discapito del presbiteri e degli episcopi. Nel momento in cui il rischio venne fortemente percepito si cercò di porre riparo allegorizzando il significato di Ap 20. Su questa strada si mosse tra gli altri Agostino, così si mossero alcuni concili che condannarono le forme più esasperate di millenarismo, che ponevano al centro i frutti materiali e le gioie tutte terrene che i santi avrebbero avuto modo di provare in questo regno.

Riportiamo ora la posizione dei teologi ed esegeti che hanno curato le note della Bibbia di Gerusalemme; in riferimento alla frase Essi ripresero vita e regnarono con Cristo per mille anni essa afferma: «questa risurrezione dei martiri è simbolica: è il rinnovamento della chiesa dopo la fine della persecuzione romana, rinnovamento con la stessa durata della prigionia del drago. I martiri che attendono sotto l’altare sono fin da ora felici con il Cristo. Il regno di mille anni è dunque la fase terrestre del regno di Dio, dalla caduta di Roma alla venuta del Cristo. - Per sant’Agostino e molti altri, i mille anni partono dalla resurrezione del Cristo; la prima risurrezione designerebbe allora il battesimo. - Fin dalla chiesa antica, una corrente della tradizione ha interpretato questo versetto alla lettera: dopo una prima resurrezione reale, quella dei martiri, il Cristo tornerebbe sulla terra per un regno felice di mille anni in compagnia dei suoi fedeli. Questo millenarismo letterale non ha mai avuto il favore della chiesa.» (1). In quest’ultimo inciso si fa riferimento ai sinodi e concili che hanno condannato il movimento, anche se la ricostruzione critica delle opere di Giustino e Ireneo ci fanno capire che Padri della Chiesa di una particolare importanza hanno creduto, senza che ciò facesse scandalo al resto della comunità, nell’interpretazione letterale del millennio.

La spiegazione allegorica, comunque, non risolve tutti i problemi; infatti essa non è meno ideologica di quella letterale. Se, come affermato da Agostino, il Millennio è l’allegoria del Tempo della Chiesa, come mai essa continua ad essere tentata e soggetta agli attacchi di Satana, che invece risulta nella profezia di Giovanni incatenato, e cioè senza la possibilità di intervenire nelle faccende umane?

Come comportarsi allora di fronte alla visione giovannea del Regno millenario dei testimoni di Cristo? Un punto di vista per molti versi conclusivo ci è proposto da Stock nell’opera già citata. Lo riportiamo di seguito:

«L’interpretazione di questa visione è stata fin dagli inizi difficile e discussa. Sembra che essa annunci, per il futuro sulla terra, un regno con Cristo dei testimoni ridestati dalla morte. Questo regno precede il compimento escatologico vero e proprio. […] Il vero compimento segue come qualcosa di completamente nuovo e senza punti di contatto accertabili. Solo questi tre versetti (Ap 20, 4-6; cf Ap 5, 10) in tutto il Nuovo Testamento parlano di questo primo stadio. In tutti gli altri testi, è la venuta di Cristo a portare universalmente il pieno e definitivo compimento. […]

Nonostante tutte le oscurità e le difficoltà dell’interpretazione, si possono stabilire alcuni chiari enunciati: 1) Questo regno non è un’entità fantastica. Ogni descrizione che se ne voglia fare - di solito con l’aiuto di testi veterotestamentari o per pura fantasia - o la rappresentazione di esso come una sorta di paese di Bengodi, non trovano alcun fondamento nel breve e asciutto testo di 20, 4-6.
2) Questo regno non può essere instaurato da uomini. I morti vengono ridestati, non risuscitano da soli; […] I movimenti che vogliono instaurare il regno di Cristo nella lotta e con la violenza […] non possono richiamarsi a questa visione. 3) Sul regno non si possono fare calcoli, non si trova il minimo appiglio nel testo per farli. […] 4) Il Regno conferma il diretto messaggio dell’Apocalisse, che assicura la vittoria e il Regno a Cristo e ai suoi fedeli - sia che si pensi a un particolare periodo del regno terreno di Cristo, sia che si voglia dare speciale rilievo al già presente regno di Cristo e allo spodestamento di Satana» (2).

Se vogliamo mantenere fermo il principio ermeneutico del Sola Scriptura, questo è tutto quanto possiamo affermare sul Millennio di cui parla Apocalisse.

Ai giorni nostri il Millennio è ritornato in auge soprattutto nella versione professata e annunciata dal movimento dei Testimoni di Geova.

Quanto da essi professato, seppur pretende di avere base biblica e nella fede dei primi Cristiani (Papia e Ireneo sono spesso citati), differisce essenzialmente dalla fede protocristiana.

Nessun Padre identificò mai i soggetti della prima risurrezione con i 144 000, nessuno parlò mai di due classi differenti di salvati, alcuni destinati a vivere con Cristo in cielo e altri a risorgere per una vita eterna su questa terra. Per tutti il destino dei fedeli è unico: la partecipazione piena della vita divina ricevuta già in pegno nel battesimo.

Inoltre la descrizione di questo regno come ricostruzione del giardino perduto di Eden, aver legato il millennio alle immagini paradisiache veterotestamentarie non hanno appiglio, come giustamente detto da Stock, nell’asciuttissimo passo di Ap 20.

Vogliamo, per concludere, sfogliare nuovamente gli ultimi due capitoli di Apocalisse, rigettare uno sguardo verso il vero compimento, quello successivo al millennio e alla seconda risurrezione, ai cieli nuovi e terra nuova. Così, ripropongo due passi che spero lascino soddisfatto e pieno di speranza il lettore di queste righe.

«Il traguardo della storia … sarà magnifico superamento di tutte le fratture e le disavventure della storia umana. Sarà pace ricchissima, che raccoglie tutto il bene perseguito nella vita, e sconfitta definitiva del male, catastrofe che trascina con sé ogni pretesa orgogliosa che ha segnato di lutti e di lacrime la vicenda umana. Si tratta dei cieli nuovi e della terra nuova annunciati dai profeti, come frutto ultimo dell’azione di Dio per l’uomo» (3).

«Ignoriamo il tempo in cui avranno fine la terra e l’umanità, e non sappiamo il modo con cui sarà trasformato l’universo. Passa certamente l’aspetto di questo mondo, deformato dal peccato. Sappiamo però, dalla rivelazione che Dio prepara una nuova abitazione e una terra nuova, in cui abita la giustizia, e la cui felicità sazierà sovrabbondantemente tutti i desideri di pace che salgono nel cuore degli uomini. Allora, vinta la morte, i figli di Dio saranno risuscitati in Cristo, e ciò che fu seminato nella debolezza e nella corruzione rivestirà l’incorruzione; e restando la carità con i suoi frutti, sarà liberata dalla schiavitù della vanità tutta quella realtà che Dio ha creato appunto per l’uomo.» (4).

Ireneo

1. Bibbia di Gerusalemme, nota in calce a Ap 20, 4.

2. Klemens Stock sj, L’ultima parola è di Dio. L’Apocalisse come Buona Novella, AdP, Roma 1995, p 166-167.

3. Cei, Venite e Vedrete. Il catechismo dei Giovani/2, Libreria Editrice Vaticana, Roma 1997, p 406.

4. Concilio Vaticano II, Gaudium et Spes, n. 39.


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Da: Soprannome MSN°TeofiloInviato: 14/05/2004 23.24
Caro Ireneo,
ho letto il tuo post sulla questione millenaristica con attenzione e mi pare in linea con il sentire della Chiesa.
A riguardo avevo anche riportato un testo al post  44 che ad un certo punto dice:
nella possibilità di una venuta "spirituale" intermedia di Cristo
che si collochi fra la prima venuta e la Parusia finale non sembra esserci
niente che contrasti con gli insegnamenti della Chiesa
. Quella che la Chiesa
rifiuta è la credenza in un ritorno visibile di Gesù che regnerà sulla terra
("nella carne", come Re terreno) per mille anni (millenarismo mitigato). La
tesi della venuta intermedia invece non prevede alcuna presenza visibile e
corporea di Cristo, né il suo Regno avrà una durata di mille anni.
......Per il momento quella della venuta intermedia è solo una tesi al vaglio dei
teologi, e nonostante in diverse rivelazioni private questo evento sia
indicato come imminente, il giusto atteggiamento dei credenti verso di essa
è quello di una prudenza cauta ma vigile, in attesa che la Chiesa si
pronunci.
Si tratta dunque di un punto non acclarato che resta avvolto nel mistero sin dai primissimi tempi cristiani (l'apocalisse ricordiamolo può eprimere simboli difficilmente decifrabili con certezza) , quando come tu pure hai notato, Giustino riferisce che vi erano dei cristiani che non accettavano la credenza del millennio di regno terreno, mentre altri "meglio informati", come mi pare che egli affermava, credevano che tale millennio dovesse esserci.
Sia l'una che l'altra ipotesi non contrasta con l'insegnamento generale della Chiesa, per cui siamo autorizzati a pensarla in modi differenti, respingendo però l'idea che un eventuale "millennio" o periodo di pace veda il "ritorno visibile di Gesù che regnerà sulla terra ("nella carne", come Re terreno).
La Chiesa insegna che Gesù ritornerà sulla terra alla fine del mondo, quando "tutto sarà a Lui sottomesso", "vi saranno i nuovi cieli e la terra nuova" (cfr.: C.C.C. n.671) ed Egli allora giudicherà i vivi e i morti.
E' questo che in ultima analisi ci interessa maggiormente.
Con affetto



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Da: Soprannome MSN°TeofiloInviato: 14/05/2004 23.25
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Da: Soprannome MSN°TeofiloInviato: 14/05/2004 23.28
Ho cancellato io il mio ultimo post che era venuto doppio.
Scusatemi ma devo ancora imparare ad usare bene Outlook.

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Da: Soprannome MSNIreneo81Inviato: 18/06/2004 17.00
La Pace di Cristo!
Caro Teofilo, grazie per il tuo commento, e grazie a tutti quelli che hanno contribuito a rendere interessante questa conversazione sull'apocalisse.
Tu sottolinei che quanto dico è in linea con quanto afferma la Chiesa.
Sono contento! In realtà, per quanto a molti così non sembra, il mio desiderio non è mica quello di dire cose contrarie a quelle proposteci dalla Chiesa, ma di ridirle in una maniera nuova, in un modo che ritengo essere più consono all'uomo di oggi, e più dialogico, proponendo senza imporre, lasciando lo spazio ai dubbi e alla ricerca personale.
Il fatto che poi in articoli come questo propongo sempre nelle note una precisa bibliografia è proprio per invogliare ad andare oltre, a controllare con i propri occhi e con le proprie mani, ad incarnare nel cuore quanto spesso diciamo solo in quanto da sempre ce lo ripetono.
Questo era il mio intento e se sono riuscito nell'impresa, ringrazio il Signore di ogni misericordia!
Con affetto,
Ireneo
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