Caterina63
00sabato 2 febbraio 2013 11:59
CAPITOLO III - IL PERCORSO VERSO IL MATRIMONIO E LA FAMIGLIA
10. Il ruolo educativo dei genitori
Sono in primo luogo i genitori, ma anche quanti con loro operano nell’ambito
educativo e quanti accompagnano i giovani nel loro cammino di fede, che hanno la
missione preziosa di aiutare a interpretare e far maturare l’esperienza amorosa. Genitori
ed educatori, con il supporto di specialisti illuminati dalla fede, prevedano momenti in
cui affrontare le domande scottanti dei ragazzi sulla sessualità, con la sapienza di andare
oltre interrogativi e curiosità per dischiudere a poco a poco la bellezza della vocazione
all’amore. Gli interventi saranno tanto più incisivi quanto più ben strutturati e
organizzati in forma di percorsi di educazione all’affettività e alla sessualità, all’interno
del loro normale itinerario di fede. È particolarmente utile con ragazzi e adolescenti
l’aiuto di operatori della pastorale della comunicazione, che collaborino per proporre
occasioni di educazione all’immagine e al linguaggio dei media. I ragazzi sono
perennemente a contatto con musica, tv e radio, immersi nel web: non vanno lasciati
soli in quegli ambienti, ma accompagnati in una fruizione critica e intelligente. Nella
catechesi e nei gruppi formativi si possono coinvolgere con profitto fidanzati e coppie di
sposi, perché testimonino la loro esperienza di amore. I consacrati e le persone in
cammino verso questa meta non temano di raccontarsi: troveranno negli adolescenti
interesse e capacità di comprensione sorprendenti.
11. Il prezioso apporto dei carismi e della vita consacrata
Ci permettiamo di sollecitare, pur nella consapevolezza della profonda crisi di
vocazioni che attraversa la nostra epoca, una rinnovata presenza degli Istituti di vita
consacrata nell’accompagnare, insieme ai sacerdoti e agli sposi, le tappe di maturazione
affettiva nei fanciulli e adolescenti. In passato molte generazioni di sposi hanno ricevuto
un prezioso apporto nel campo educativo attraverso i fecondi carismi della vita
religiosa. A maggior ragione oggi, in una emergenza educativa che ci interpella
seriamente, la vitalità dei carismi della vita consacrata, in particolare di quella
femminile, potrà rivelarsi una straordinaria opportunità di crescita per i fidanzati, gli
sposi e l’intera comunità cristiana. Ciò aiuterà a comprendere l’amore sponsale
all’interno della vocazione all’amore ricevuta nel battesimo, e vissuta dai religiosi e dai
consacrati secondo una modalità differente e complementare rispetto a quella sponsale.
Il reciproco rimando tra la vocazione al matrimonio e la vocazione celibataria e
verginale permette infatti di illuminare più pienamente il significato ultimo del
matrimonio, che è quello di vivere nel dono di sé e nella comunione con Dio.
12. Un cammino graduale e continuo
Poiché la preparazione al matrimonio è una scelta vocazionale, nel contesto di un
cammino graduale e continuo13, la comunità cristiana è chiamata a offrire percorsi di
accompagnamento per i diversi momenti dello sviluppo affettivo, relazionale e
spirituale della persona e della coppia. Il tempo del fidanzamento, oggi ancora non
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13 Cfr Familiaris consortio, n. 66.
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pienamente valorizzato dalla comunità cristiana, è un momento prezioso in cui i giovani
sono più sensibili a domande che interpellano la loro libertà. Per questo è urgente
aiutarli a motivare la scelta e la decisione per un’alleanza nella fiducia e
nell’affidamento l’uno all’altro, facendo scaturire la riflessione, se pur in fase iniziale,
del perché sposarsi e perché sposarsi in Chiesa. Nella coppia nascente la costruzione di
una relazione autentica nella libertà e nel rispetto reciproco nasce dalla consapevolezza
che l’amore comporta una responsabilità: amare è desiderare il vero bene dell’altro,
diventare capaci di donarsi reciprocamente e generare, nella stabilità della vita
familiare, la vita, il figlio dono dal dono14. Nei cammini di accompagnamento, oltre alla
relazione di coppia, è determinante l’esperienza di gruppo per crescere nella
consapevolezza che la consistenza del “noi” si realizza nell’appartenenza a un contesto
ecclesiale e sociale.
13. I passi del cammino
Gli obiettivi da perseguire nei cammini di formazione dei giovani innamorati
possono essere articolati in tre grandi ambiti: identità, reciprocità, progettualità; tre
dimensioni che sono da considerarsi in unità, sia nella vita personale che di coppia e di
gruppo.
- Identità: questo aspetto mira a favorire l’integrazione di tutte le potenzialità
della persona, facendo emergere che la corporeità-sessualità è una dimensione
costitutiva del maschile e del femminile, opportunità di comunicazionerelazione,
linguaggio di amore, comunione e fecondità. Acquisire l’identità è
imparare ad assumere il tempo come un progetto di vita personale e di coppia,
partendo dalla propria storia per arrivare a una storia condivisa. È importante far
scoprire la bellezza dell’attesa e del rispetto reciproco, aiutando a costruire
un’armonia tra intelligenza, affettività e volontà.
- Reciprocità: la reciprocità è frutto di equilibrio dinamico tra autonomia e
dipendenza: è necessario creare occasioni per crescere nella stima personale e
reciproca, per imparare a fare verità su di sé e vedere l’altro come risorsa. La
capacità di dialogo e confronto è una dimensione necessaria a scoprire che la
relazione è sorgente per la vita personale e di coppia, elemento indispensabile
del vivere insieme e del bene comune. «L’educazione è strutturalmente legata ai
rapporti tra le generazioni, anzitutto all’interno della famiglia, quindi nelle
relazioni sociali. Molte delle difficoltà sperimentate oggi nell’ambito educativo
sono riconducibili al fatto che le diverse generazioni vivono spesso in mondi
separati ed estranei. Il dialogo richiede invece una significativa presenza
reciproca e la disponibilità di tempo»15. Per maturare in pienezza occorre quindi
l’apporto significativo delle figure genitoriali e del mondo degli adulti.
- Progettualità: questo obiettivo vuol far crescere la consapevolezza della
necessità di un progetto di vita per se stessi e per la coppia che sta nascendo.
Spesso in molti giovani che percepiscono di amarsi manca una vera e propria
progettualità che dia un orizzonte aperto e di speranza all’amore. Si rischia di
vivere solo i frammenti del presente, senza dare pienezza alla relazione. È bello
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14 Cfr GIOVANNI PAOLO II, Lettera alle famiglie Gratissimam sane, 2 febbraio 1994.
15 Educare alla vita buona del Vangelo, n. 12.
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e liberante prendere coscienza che la propria esistenza è un dono ricevuto per
essere donato nella vocazione sponsale, vissuta nell’orizzonte della fede, sulle
orme di Cristo sposo che si offre alla Chiesa sua sposa.
14. Nel cantiere dell’amore
Un itinerario di accompagnamento per i giovani innamorati sta a cuore alla
pastorale familiare e giovanile, alle parrocchie e alle associazioni. Nell’impostazione dei
percorsi per accompagnarli è importante, in un lavoro di équipe, curare l’attenzione a
tutte le dimensioni della persona, usando modalità diversificate e linguaggi adeguati per
comunicare la sorgente del loro amore e il fascino della fede. La vocazione di ciascuno
è dono e ricchezza per tutti, è testimonianza di Chiesa. Per questo è importante un clima
di accoglienza e ascolto reciproco, valorizzando i contributi che ciascuno può dare.
L’équipe degli educatori dei giovani è chiamata a curare in modo particolare la
comunione e l’unità di intenti, suscitando la sete di conoscere la parola di Dio. La
peculiarità di questi cammini richiede agli operatori coinvolti una formazione specifica,
una profonda sensibilità verso i desideri e le difficoltà del mondo giovanile e la
disponibilità a collaborare con altre realtà formative.
15. Un passaggio importante
Nel processo di formazione di una famiglia cristiana è determinante la durata e la
qualità del percorso di «preparazione particolare e immediata al sacramento del
matrimonio»16, che deve sollecitare la responsabilità e l’impegno della comunità
cristiana. È indispensabile un percorso di fede attraverso il quale i fidanzati arrivino al
matrimonio preparati e con una sufficiente consapevolezza del mistero che celebrano e
degli impegni che ne conseguono. La proposta dell’itinerario di preparazione al
matrimonio va fatta per tempo, possibilmente già un anno prima delle nozze17, in modo
da cogliere in pieno l’opportunità pastorale che si offre. Se fatta con largo anticipo,
potrà costituire anche una verifica rispetto al progetto che i fidanzati, più o meno
consapevolmente, hanno costruito nel tempo. Nel percorso formativo va data molta
attenzione sia ai contenuti del messaggio da trasmettere sia alle modalità
dell’accompagnamento dei fidanzati, che normalmente si svolge in forma comunitaria.
L’équipe, composta da presbiteri, sposi e possibilmente da persone consacrate, può
avvalersi del supporto del consultorio di ispirazione cristiana e dell’ausilio di esperti,
nel caso in cui il progetto formativo sia pienamente condiviso. La composizione stessa
dell’équipe già rappresenta la realtà e il volto missionario della Chiesa.
16. Si avvicinano le nozze
In un percorso di accompagnamento dei fidanzati verso il matrimonio, quando la
data delle nozze è ormai decisa, non si può avere la pretesa di affrontare in modo
esaustivo tutti i temi che interessano il matrimonio cristiano e la vita di famiglia. È
importante però dare una panoramica sufficiente degli aspetti essenziali della relazione
di coppia, del matrimonio cristiano e delle scelte di vita che caratterizzano una famiglia
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16 Direttorio di pastorale familiare per la Chiesa in Italia, n. 50.
17 Cfr ib., n. 61.
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cristiana. Occorre suscitare la curiosità e il gusto di approfondire tali tematiche, perché i
nubendi sentano che la proposta di vivere la propria unione di amore, alla luce di una
vocazione divina, conferisce pienezza e fascino al progetto di vita coniugale e familiare.
«I contenuti proposti, partendo dalla realtà umana vissuta dai fidanzati e illuminandola e
interpretandola con l’annuncio del Vangelo, dovranno permettere ai fidanzati di
giungere a conoscere e a vivere il mistero cristiano del matrimonio»18. Alcune tematiche
riguardano prevalentemente l’area delle scienze umane, altre la dimensione spiritualeteologica
del matrimonio e della famiglia. È opportuno fare sintesi tra la dimensione
umana e quella spirituale, in un intreccio da cui emerga la logica dell’incarnazione: una
storia umanamente piena che lasci trasparire la presenza e la guida dello Spirito Santo.
Le tematiche che non possono mancare all’interno di un percorso formativo delle coppie
che chiedono di sposarsi in Cristo e nella Chiesa hanno alcune fonti essenziali di
riferimento:
- la parola di Dio, privilegiando il lezionario per la Messa degli sposi,
recentemente ampliato, che permette di formulare un itinerario alla fede per i
nubendi e che può con frutto essere usato nella sua portata kerigmatica;
- il Rito del matrimonio, frutto di un lungo cammino in cui la Chiesa italiana si è
fatta ancora più vicina agli sposi di questo tempo;
- il magistero della Chiesa, sintetizzato nel documento pastorale Evangelizzazione
e sacramento del matrimonio (20 giugno 1975), nel Direttorio di pastorale
familiare per la Chiesa in Italia (25 luglio 1993) e nel sussidio pastorale
Celebrare il “mistero grande” dell’amore. Indicazioni per la valorizzazione
pastorale del nuovo Rito del matrimonio (14 febbraio 2006).
17. Fedeli alla vocazione: una relazione umanamente matura
In Chiesa non ci si sposa per caso, ma per rispondere a una chiamata di Dio,
personale e di coppia, a vivere l’amore come una strada di santità e un servizio al bene
comune della società. Se nella prima fase dell’innamoramento è determinante la forza
dei sentimenti e dell’attrazione reciproca, la prospettiva del matrimonio cristiano dovrà
spostare l’attenzione prevalentemente sulla vocazione ad accogliere la persona nella sua
verità, ricca e povera insieme, e a orientare le scelte nell’orizzonte dell’amore sponsale,
capace di superare anche le inevitabili fragilità dei sentimenti: dall’innamoramento
all’amore, dal sentimento al sacramento.
Si tratta di cogliere il senso profondo della vocazione come chiamata a una storia
della quale fanno parte anche eventi diversi da quelli previsti e progettati. L’accoglienza
di questa chiamata fa parte di un cammino spirituale degli sposi, che affonda le radici in
una comunione profonda con colui che ha chiamato Abramo ad abbandonare la
sicurezza presente per avventurarsi in una strada sconosciuta: «Vattene dalla tua terra,
dalla tua parentela e dalla casa di tuo padre, verso la terra che io ti indicherò.… Ti
benedirò… possa tu essere una benedizione» (Gen 12,1-2).
La “materia prima” del sacramento del matrimonio è la persona e la relazione tra gli
sposi: una relazione sufficientemente matura, improntata al rispetto vicendevole della
personalità e della storia di ognuno dei due, disponibile ad accogliere la diversità e di
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18 Ib., n. 58.
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vederla come ricchezza, cogliendo il positivo degli eventi e degli imprevisti della vita
quotidiana e capace di generare la vita con generosa responsabilità. La nuova relazione
tra gli sposi non potrà essere vissuta in modo privatistico, al contrario è costitutivamente
caratterizzata dall’apertura all’altro da sé: è aperta a Dio che pone su di essa il suo
sigillo, ed è aperta al dono dei figli, nei quali la stessa relazione di coppia riceve la sua
oggettivazione. Pur se non è istituito unicamente in vista di questo fine, «il matrimonio
nella sua verità oggettiva è ordinato alla procreazione e all’educazione dei
figli. L’unione matrimoniale, infatti, fa vivere in pienezza quel dono sincero di sé, il cui
frutto sono i figli, a loro volta dono per i genitori, per l’intera famiglia e per tutta la
società»19.
18. Il lieto annuncio di Dio sull’amore umano
Occorre tener conto del pregiudizio, oggi presente nella maggior parte dei giovani e
nella mentalità comune, secondo il quale la Chiesa sarebbe timorosa sulla corporeità e
severa nel valutare la realtà dell’amore umano. Partendo dai testi biblici, è opportuno
delineare la visione radicalmente positiva della Rivelazione sull’amore sponsale. Allo
stesso tempo, è necessario mettere in luce anche la dimensione della fragilità dell’amore
umano, continuamente insidiato dal peccato radicato nel cuore dell’uomo (cfr Gen 4,7):
la capacità affettiva e la sessualità, che Dio ci ha dato per l’amore, per il dono e per la
gioia, possono divenire strumento di egoismo, di sopraffazione e di tristezza. In questo
ambito vanno affrontati in particolare i temi della necessaria autonomia rispetto alle
famiglie di origine e della gestione dei momenti di incomprensione e di litigio. Nella
storia di ogni persona l’amore va liberato e aiutato a crescere con un progetto aperto al
trascendente.
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19 Compendio della Dottrina sociale della Chiesa, n. 218.
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