I dubbi esistenziali di Prudenzio

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Caterina63
00lunedì 14 dicembre 2009 21:59
Echi virgiliani della «Psychomachia»

I dubbi esistenziali di Prudenzio


Pubblichiamo la sintesi di una delle relazioni della "Lectura Patrum Neapolitana", un ciclo di lezioni mensili organizzato dall'istituto delle Piccole Ancelle di Cristo Re di Napoli e curato da Antonio V. Nazzaro e Antonia Tuccillo.

di Roberto Palla
Università di Macerata


Cinquantasette anni; gli studi, le intemperanze giovanili, l'esercizio dell'avvocatura, il ruolo di governatore in due città famose, un'alta carica presso la corte imperiale. Poi la consapevolezza della fine ormai prossima e una domanda assillante ("cosa ho fatto di utile in tutto questo tempo?"):  è il ritratto che il poeta spagnolo Prudenzio fa di se stesso nella praefatio alle sue opere, tracciando un bilancio della vita trascorsa.
 
Al ricordo del passato segue il programma per i giorni che restano; l'anima peccatrice deve lasciar da parte la sua stoltezza e celebrare Dio almeno con la voce, vista l'incapacità di farlo con i meriti:  "Riempia di inni il corso dei giorni, e non passi notte che non canti il Signore; combatta contro le eresie, spieghi la fede cattolica, calpesti i culti pagani, porti rovina, o Roma, ai tuoi idoli, consacri ai martiri un carme, lodi gli apostoli. Mentre di questi argomenti io scrivo o parlo, possa, libero dai vincoli del corpo, spiccare il volo, là dove la mobile lingua mi porterà col suo ultimo accento!". Sono i nove versi finali, nella bella traduzione pubblicata nel 1954 da Michele Pellegrino, all'epoca non ancora cardinale. Se l'ultima terzina esprime un concetto, un sentimento di cui la poesia cristiana è, in sostanza, permeata fin dagli inizi, le due precedenti forniscono invece il manifesto letterario dello spagnolo, il riferimento più o meno esplicito alle opere da lui scritte.

Una precisazione:  Prudenzio dà sì un titolo greco a quasi tutte le sue opere, ma nei suoi versi (oltre diecimila) non c'è nessun passo che presupponga la lettura diretta di un qualche autore che non sia latino.

La praefatio si colloca negli anni 404/405 e fornisce un terminus ante quem per la datazione delle opere cui allude, che peraltro, volendo prestar fede a quanto dice il poeta, non dovrebbero essere di molto anteriori.

La Psychomachia ha goduto di un successo straordinario anche nei secoli successivi. Prescindendo dal fatto che dei 310 manoscritti esaminati dal Bergman per la sua edizione di Prudenzio sessanta contengono solo la Psychomachia (venti di essi con disegni o miniature), l'opera esercitò grandissima influenza lungo tutto il medioevo, non solo nella letteratura, ma anche nelle arti figurative.

Ho parlato dei versi che fungono da preambolo a tutti i componimenti di Prudenzio. Mi sarebbe stato oggettivamente difficile "leggere" un qualsiasi testo dello spagnolo a un pubblico formato non soltanto da specialisti senza iniziare dalla praefatio. Va detto che anche i singoli poemetti esametrici di Prudenzio sono preceduti, a loro volta, da un'analoga forma di introduzione.

Prescindendo dall'Apotheòsis, che costituisce un caso particolare, queste altre praefationes sono costruite sempre nello stesso modo:  prima un episodio biblico, poi un'interpretazione allegorica, e talvolta anche figurale, che spiega come esso si ripresenti nel periodo in cui scrive il poeta.
Nel caso della praefatio alla Psychomachia l'antefatto scritturistico non è uno solo; si tratta di diversi avvenimenti che ruotano intorno a un unico protagonista, Abramo, senex fidelis, prima credendi via.

Dopo questa premessa, il poemetto vero e proprio comincia con un'invocazione a Cristo. Giovenco, nella praefatio ai suoi Evangeliorum libri, aveva contrapposto la dolcezza dell'acqua del Giordano alla fonte di Smirne e al fiume Mincio, e si era voluto differenziare dai poeti pagani - come Virgilio nell'Eneide - che si trovavano nelle sedi beate per aver cantato "cose degne di Febo" (quique pii vates et Phoebo digna locuti, vi, 662) proponendosi di cantare "cose degne di Cristo" (ut Christo digna loquamur, verso 27) e aveva sostituito all'invocazione classica ad Apollo e alle Muse quella allo Spirito Santo.

Prudenzio si comporta allo stesso modo. Il verso 56 del sesto libro dell'Eneide, con il quale l'eroe troiano inizia la sua preghiera prima della discesa agli inferi (Phoebe, gravis Troiae semper miserate labores) è ripreso e opportunamente adattato nell'esametro con cui si apre la Psychomachia (Christe, graves hominum semper miserate labores):  un'interpolazione del tutto evidente al lettore, che non aveva problemi a riconoscere il modello.

Segue la descrizione dei combattimenti, che contrappongono, nell'ordine, Fides a veterum Cultura deorum, Pudicitia a Libido, Patientia a Ira, Mens humilis a Superbia, Sobrietas a Luxuria, Ratio ad Avaritia e che si concludono sempre con la vittoria della virtù sul vizio antagonista. Quando tutto sembra finito, Concordia viene colpita a tradimento da un dardo scagliato da Discordia - il cui secondo nome è Heresis - un vizio che si era nascosto in mezzo alle virtù.

È Fides, già vincitrice del primo combattimento, che trafigge la lingua di Discordia con un giavellotto, successivamente il corpo di Heresis viene fatto a pezzi da numerose mani. Troviamo qui applicata la regola del contrappasso:  gli eretici, infatti, propagano la propria dottrina con la lingua e creano divisioni e lacerazioni all'interno della Chiesa.

Dopo i discorsi di Concordia e Fides viene innalzato un tempio a Dio ed è con un inno a quest'ultimo che il poeta chiude il componimento.

Uno sguardo attento alla struttura dell'opera, quale emerge anche da questa breve sintesi, dovrebbe far cadere i dubbi, avanzati più volte, sul fatto che la Psychomachia possa non essere compresa tra le opere cui Prudenzio allude al verso 39 della praefatio (pugnet contra hereses, catholicam discutiat fidem):  la battaglia inizia con Fides che uccide veterum Cultura deorum e termina, quando tutto sembrava già finito, con la stessa Fides che uccide Heresis.

Resta da dire qualcosa riguardo al titolo, la cui interpretazione è tutt'altro che scontata. Tra le proposte tradizionali (battaglia "dell'anima", "per l'anima", "nell'anima", "intorno all'anima") la scelta non è facile ed è possibile trovare elementi a favore dell'una e dell'altra.



(©L'Osservatore Romano - 14-15 dicembre 2009)

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