Valori etico-religiosi del mondo rurale Da questa concezione religiosa deriva tutta una serie di valori etici, che sono al tempo stesso religiosi, in quanto l’ordine etico è attribuito a Dio, la sua trasgressione richiama la punizione divina, il suo rispetto merita il premio da Dio in questa vita e/o in quella futura. Il lavoro-dovere morale. Il lavoro dei campi è duro, rischioso. Spesso, nonostante il lavoro assiduo, la terra non dà prodotti a sufficienza. D’altra parte proprio dal lavoro dei campi proviene la maggior parte degli alimenti; pertanto il lavoro, per chi è in buona salute, assume il carattere di un dovere morale: tutti debbono lavorare, nessuno ha il diritto di vivere sul lavoro degli altri. Chi lavora è stimato; chi non lavora è disprezzato e sarà punito da Dio, perché il lavoro è un comando divino. Il lavoro per vivere, non per guadagnare. Nell’antica concezione rurale del lavoro non entra il concetto di profitto: il lavoro è al servizio dell’uomo e della sua sussistenza. Il profitto era perseguito dall’arte della mercatura, verso la quale la mentalità rurale aveva molte riserve. In questo tipo di società la religione ha un ruolo di primaria importanza, anzi è fondamentale. Anche l’osservatore superficiale nota che la vita individuale, professionale, familiare e sociale del rurale è permeata di riti, feste, segni religiosi. La religione dà la spiegazione ultima della realtà, la religione sostiene la speranza, la religione dà fondamento alle leggi morali, dà stabilità alla vita sociale
La concezione sacrale si estende al matrimonio e alla famiglia. Dio è l’autore della vita, pertanto il matrimonio, istituzione per la trasmissione della vita, fa parte dell’ordine voluto da Dio ed è sacro. Le leggi morali che lo regolano, e che regolano i rapporti tra genitori e figli, sono sacre e hanno la sanzione divina.
Per questo motivo la famiglia del rurale si nutre di religione e la trasmette; quando questa funzione non è più svolta dalla famiglia, la religione entra in profonda crisi; parimenti quando la concezione del matrimonio e della famiglia è dissociata dalla religione, la stabilità familiare ne soffre. L’ordine etico-religioso è pure a fondamento della vita sociale, cioè dei rapporti e dei valori all’interno della società nonché delle istituzioni con cui la società si esprime. Pertanto le leggi, orali o scritte, oltre a una sanzione umana, hanno una sanzione divina; l’autorità è sacra; la protezione della comunità è affidata a un santo (o divinità); molte istituzioni, soprattutto quelle assistenziali, assumono un carattere religioso; le stesse attività economiche (fiere, mercati) coincidono con festività religiose; le attività culturali e artistiche pur esse sono per lo più a contenuto religioso. Nelle società rurali pre-tecniche la religione costituisce un elemento singolare di coesione, una costante culturale, una consolazione nelle calamità pubbliche, una speranza, una forza di ripresa. L’attenuarsi del senso religioso in queste società rompe gli equilibri e pone problemi di non facile soluzione. Mondo rurale e progresso scientifico-tecnico Si è detto che caratteristica fondamentale della civiltà rurale pre-tecnica è la tradizione: la trasmissione, cioè, fedele dei valori, delle certezze, dei costumi, dei comportamenti, senza la preoccupazione di cercare e spiegare il perché. Questo atteggiamento acritico appare accentuato quando la tradizione ha per oggetto il “sacro” e ciò che lo riguarda, verso il quale il rurale ha avuto sempre rispetto misto a timore; entra in crisi con il diffondersi del progresso scientifico-tecnico. La formulazione delle prime leggi scientifiche nel campo della natura e l’invenzione dei più elementari mezzi tecnici hanno richiesto millenni alla storia umana. In questi ultimi secoli, e ancor più nei decenni del nostro, scienza e tecnica hanno fatto progressi rapidi e prodigiosi.
Alla staticità è subentrato il dinamismo; alla preoccupazione di conservare il patrimonio tradizionale, quella di superarlo, andando alla ricerca del nuovo. Scienza e tecnica si sono impossessati, o si stanno impossessando, anche dell’agricoltura (chimica, biologia, meccanica, ecc.), demolendo opinioni, metodi di lavoro, certezze rimaste per secoli indiscusse. I processi vitali sono per lo più noti nelle loro circostanze, seguiti o modificati mediante mezzi tecnici; le malattie, gli insetti nocivi si può dire che sono sotto controllo; le conoscenze nel campo della genetica consentono interventi da produrre miracoli. L’agricoltore sa di più e può di più; incomincia ad aver più fiducia nelle sue capacità e nei progressi tecnici, che nei riti religiosi. Progresso scientifico-tecnico e religione dei rurali La diffusione del progresso scientifico-tecnico è di pregiudizio per la religiosità del rurale? Parlando di scienze, qui si fa riferimento alle scienze empiriche. Tra conoscenze empiriche, proprie della cultura tradizionale, e scienze empiriche c’è differenza notevole. Le prime si acquisiscono osservando il ripetersi dei fenomeni senza capirne le cause immediate che li producono e le leggi che li regolano; le seconde danno dei fenomeni, delle cause che li producono, delle circostanze in cui si verificano, cognizioni sistematiche, sì da fare previsioni e consentire interventi i cui risultati sono già noti in partenza. Tuttavia le scienze empiriche rimangono nell’ambito dell’“empiria”, sono cioè scienze del “fenomeno”, non esauriscono le conoscenze, lasciano insoluti numerosi perché, non sono capaci di dirci l’essere intimo delle cose, la loro origine, il loro fine. La risposta agli altri perché viene da altre scienze, in particolare dalla scienza dell’“essere”. Tuttavia le scienze empiriche, consentendo all’essere umano di conoscere le leggi immanenti e razionali che regolano i fenomeni del mondo sensibile e il loro divenire, ne confermano la contingenza e aprono la strada verso la certezza motivata dall’esistenza di un Essere invisibile, intelligente, creatore dell’ordine naturale. continua....