Sommario L'approccio storico-critico al tema mostra nel primo millennio un diverso sviluppo della coscienza ecclesiale circa il primato. A Roma già alla fine del II secolo e durante il III i vescovi si mostrano coscienti di essere depositari di una tradizione apostolica, che dev'essere accolta dalle altre chiese. Nei secoli seguenti, mentre consolidano e ampliano la loro giurisdizione in Occidente, si dichiarano successori e vicari di Pietro nella cura di tutte le chiese; resistono alle ingerenze ecclesiali degli imperatori bizantini e contrastano le mire egemoniche di Costantinopoli. Sotto i regni franchi e germanici si accresce l'autorità papale in Occidente, mentre si allentano i legami con l'Oriente. La chiesa africana ha sempre visto nella Sede di Pietro un fattore primario di ortodossia e comunione tra le chiese, ma è stata ugualmente gelosa della propria autonomia. Anche in Oriente presto si guardò a Roma con rispetto e ad essa ci si rivolgeva nei momenti difficili. Poi l'affermazione di Costantinopoli, la nuova Roma, e le ingerenze degli imperatori nelle questioni ecclesiastiche crearono frequenti tensioni con la Sede di Pietro, di cui comunque si ricercavano sempre la comunione e l'approvazione dei concili. Il distacco politico dell'Occidente dall'Oriente nei secoli IX e X allontanò sempre di più le due chiese, preparando lo scisma. <o:p></o:p> Nota bibliografica<o:p></o:p> Le pubblicazioni più interessanti per un tema, che abbraccia un periodo così esteso, sono quelle che limitano la ricerca ad aspetti particolari e nel tempo, oppure sono opera di collaborazione: ha suscitato qualche discussione G.CORTI, Il papa vicario di Pietro. Contributo alla storia dell'idea papale, I, Dal Nuovo Testamento a Leone Magno, 2 ed. Brescia 1966; un pò troppo favorevole al primato romano: G.FALBO, Il primato della Chiesa di Roma alla luce dei primi quattro secoli, Roma, Coletti, 1989; più critici gli studi di vari autori contenuti in : Il primato del vescovo di Roma nel primo millennio. Ricerche e testimonianze, a cura di M.Maccarrone, Città del Vaticano 1991. NELLO CIPRIANI Docente presso l'Istituto Patristico Augustinianum di Roma
[1]- Eusebio, Historia Ecclesiastica, IV,14,1<o:p></o:p> [2]- ivi IV,22,3<o:p></o:p> [3]- ivi II,15<o:p></o:p> [4]- ivi II,25,8<o:p></o:p> [5]- ivi II,25,7<o:p></o:p> [6]- Ireneo, Adversus Haereses III,3,2<o:p></o:p> [7]- ivi III,1,1; 3,2<o:p></o:p> [8]- ivi III,2<o:p></o:p> [9]- Tertulliano, De praescriptione XXI,3-7<o:p></o:p> [10]- ivi XXXVI,1-3<o:p></o:p> [11]- ivi XXXII,2. Quest'ordine nella successione dei vescovi di Roma non concorda con quelli dati da Ireneo(Adv Haer III,3,3) e da Eusebio(HE III,4,8), che prima di Clemente pongono Lino e Anacleto o Cleto.<o:p></o:p> [12]- ivi XXII,4<o:p></o:p> [13]- id., Scorpiace, 10: CSEL 20,167<o:p></o:p> [14]- id., De pudicitia 21,9: CSEL 20,270<o:p></o:p> [15]- Eusebio, HE V,24,9-18<o:p></o:p> [16]- Cipriano, De Cath.Eccl.unitate, 4: CSEL 3,1,212<o:p></o:p> [17]- V.Saxer, Autonomie africaine et primauté romaine de Tertullien à Augustin, in Il primato del vescovo di Roma nel primo millennio, Roma, Ed.Vaticana, 1991, p.187.<o:p></o:p> [18]- Cipriano, Ep 68,2-3: CSEL 3,2,744-745<o:p></o:p> [19]- id. Ep 67,5:CSEL 3,2,739<o:p></o:p> [20]- Eusebio HE VII,30,2,17<o:p></o:p> [21]- ivi VII,30,19<o:p></o:p> [22]- Atanasio, Apologia contro gli ariani, 35:PG 25,308<o:p></o:p> [23]- CSEL 65,127<o:p></o:p> [24]- Codex Theod XVI,1,2<o:p></o:p> [25]- Siricio, Ep ad Imerium Tarr., pr.: PL13,1132<o:p></o:p> [26]- Leone, Sermo 4,4: PL 54,152<o:p></o:p> [27]- ivi 4,2: PL 54,149-150<o:p></o:p> [28]- CC 149, pp.168-172<o:p></o:p> [29]- Agostino, Ep 43,3,7: CSEL 34,1,90<o:p></o:p> [30]- id., Ep 53,1,2: CSEL 34,1,153<o:p></o:p> [31]- id., Retr I,20,1: CSEL 36,1,98<o:p></o:p> [33]- Mansi XIII, Florentiae 1767, coll 207-209. Le stesse condizioni per la validità di un concilio ecumenico saranno ribadite più tardi dal patriarca di Costantinopoli Niceforo(cf PG 100,597C-600A e 840B-841A). |