ISTRUZIONE SULLA LITURGIA UNIVERSAE ECCLESIAE per applicazione Summorum Pontificum

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Caterina63
00giovedì 10 febbraio 2011 19:16

Imminente un Motu Proprio sulla Liturgia - I parte

Leggiamo dal blog Sacri Palazzi.
Forse è la volta buona? Speriamo e preghiamo!
A noi l'argomento è particolarmente caro, perchè abbiamo fatto nostre le intenzioni del Papa di riformare la riforma liturgica con attenzione al passato. Il nostro blog infatti ha per motto: "Rinnovamento liturgico della Chiesa nel solco della Tradizione". Attendiamo con fiducia l'emanazione del Motu Proprio.
(il sottolineato è nostro).

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Un Motu Proprio sul culto divino
di Andrea Tornielli, 09.02.2011
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Sarà pubblicato nelle prossime settimane un documento di Benedett
o XVI che riorganizza le competenze della Congregazione del culto divino affidandole il compito di promuovere una liturgia più fedele alle intenzioni originarie del Concilio Vaticano II, con meno spazi per i cambiamenti arbitrati e per il recupero di una dimensione di maggiore sacralità.

Il documento, che avrà la forma di un motu proprio, è frutto di una lunga gestazione – lo hanno rivisto dal Pontificio consiglio per l’interpretazione dei testi legislativi e gli uffici della Segreteria di Stato – ed è motivato principalmente dal trasferimento della competenza sulle cause matrimoniali alla Rota Romana. Si tratta delle cause cosiddette del «rato ma non consumato», cioè riguardanti il matrimonio avvenuto in chiesa ma non compiutosi per la mancata unione carnale dei due sposi. Sono circa cinquecento casi all’anno, e interessano soprattutto alcuni Paesi asiatici dove ancora esistono i matrimoni combinati con ragazzine in età molto giovane, ma anche i Paesi occidentali per quei casi di impotenza psicologica a compiere l’atto coniugale.

Perdendo questa sezione, che passerà alla Rota, la Congregazione del culto divino di fatto non si occuperà più dei sacramenti e manterrà soltanto la competenza in materia liturgica. Secondo alcune autorevoli indiscrezioni un passaggio del motu proprio di Benedetto XVI potrebbe citare esplicitamente quel «nuovo movimento liturgico» del quale ha parlato in tempi recenti il cardinale Antonio Cañizares Llovera, intervenendo durante il concistoro dello scorso novembre.

Al Giornale, in un’intervista pubblicata alla vigilia dell’ultimo Natale, Cañizares aveva detto: «La riforma liturgica è stata realizzata con molta fretta. C’erano ottime intenzioni e il desiderio di applicare il Vaticano II. Ma c’è stata precipitazione… Il rinnovamento liturgico è stato visto come una ricerca di laboratorio, frutto dell’immaginazione e della creatività, la parola magica di allora».
Il cardinale, che non si era sbilanciato nel parlare di «riforma della riforma», aveva aggiunto: «Quello che vedo assolutamente necessario e urgente, secondo ciò che desidera il Papa, è dar vita a un nuovo, chiaro e vigoroso movimento liturgico in tutta la Chiesa», per porre fine a «deformazioni arbitrarie» e al processo di «secolarizzazione che purtroppo colpisce pure all’interno della Chiesa».

È noto come Ratzinger abbia voluto introdurre nelle liturgie papali gesti significativi ed esemplari: la croce al centro dell’altare, la comunione in ginocchio, il canto gregoriano, lo spazio per il silenzio. Si sa quanto tenga alla bellezza nell’arte sacra e quando consideri importante promuovere l’adorazione eucaristica. (si veda
questa bella rubrica dal sito del Vaticano)
La Congregazione del culto divino – che qualcuno vorrebbe anche ribattezzare della sacra liturgia o della divina liturgia – si dovrà quindi occupare di questo nuovo movimento liturgico, anche con l’inaugurazione di una nuova sezione del dicastero dedicata all’arte e alla musica sacra.

.via blog.maranatha.it da cui è tratta la foto





Caterina63
00giovedì 10 febbraio 2011 19:18

Motu Proprio II parte - Rodari: "risistemerà la liturgia"

Ancora un eminente intervento, questa volta di Paolo Rodari, tratto dal suo blog Palazzo Apostolico.
Leggendo, si capirà come a noi questa notizia sia di buon auspicio e motivo di fiduciosa gioia. Le intenzioni del Santo Padre, infatti, sono state fatte proprie dal nostro blog: rinnovamento della liturgia (attuale) nel solco della Tradizione, e cioè riforma della riforma.
(il sottolineato è nostro).
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Arriva il Motu Proprio di B-XVI che risistemerà la liturgia
La fede nasce da come si prega, dice il Papa.
Che adesso vuole raddrizzare un po’ di storture del post Concilio.
di Paolo Rodari, il Foglio, 09.02.2011
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Dalla fine del Concilio vaticano II a oggi la liturgia della chiesa cattolica ha subìto abusi che sovente l’hanno trasformata, a tratti anche sventrata, nel suo nocciolo più profondo.

Benedetto XVI ha denunziato più volte questi abusi, queste cattive interpretazioni di quanto i testi del Vaticano II avevano sancito – su tutti la “Sacrosanctum Concilium”, il primo documento conciliare – spiegando che se la fede della chiesa la si scopre in come prega (“lex orandi, lex credendi”) occorre tornare a una liturgia fedele alle regole, nuova come il Vaticano II ha sancito, senza però che sia sganciata da certe peculiarità del passato. [intento e premura che son stati fatti propri anche dal nostro blog, il cui motto recita: Rinnovamento liturgico della Chiesa nel solco della Tradizione, n.d.r.]

Come ha detto recentemente anche il cardinale spagnolo Antonio Cañizares Llovera, prefetto della Congregazione del culto divino e della disciplina dei sacramenti, in un’intervista al Giornale, “ciò che occorre è un nuovo movimento liturgico, che riporti più sacralità e silenzio nella messa, e più attenzione alla bellezza nel canto, nella musica e nell’arte sacra”.

Il Papa questo nuovo movimento liturgico l’ha sponsorizzato dall’inizio del suo pontificato con l’esempio: le sue liturgie hanno perso molto di quella teatralità che era diventata un imprinting delle celebrazioni papali ai tempi di Wojtyla, e hanno guadagnato parecchio in silenzio, senso dell’orientamento, attenzione per i particolari. [si veda
questa rubrica dal sito del Vaticano, sugli approfondimenti del "movimento liturgico" del Papa, n.d.r.] E adesso, dopo quasi sei anni di pontificato, tutto il suo sforzo si convoglia in un Motu Proprio di imminente uscita.

Il testo, atteso da tempo, serve per passare le competenze del matrimonio “rato ma non consumato” dalla congregazione per il Culto divino alla Sacra Rota. E, dunque, per snellire il Culto divino di tutti quegli impegni che non hanno a che fare direttamente con la liturgia. Lo scopo dichiarato è che sia d’ora in poi il Culto divino – è quanto in parte il Motu Proprio andrà a specificare – a lavorare affinché questo nuovo movimento liturgico trovi le energie necessarie e le giuste disposizioni per passare da un pio desiderio papale a una realtà.

L’idea di impiantare nella chiesa una sorta di “riforma della riforma” liturgica – nel post Concilio avvenne quella riforma che in parte tradì il volere dei padre conciliari – è un chiodo fisso del Papa. Egli, non a caso, ha voluto che la pubblicazione della propria “Opera omnia” iniziasse partendo dal volume undicesimo, quello dedicato alla liturgia, perché, scrive, è “nel rapporto con la liturgia che si decide il destino della fede e della chiesa. Cristo è presente nella chiesa attraverso i sacramenti. Dio è il soggetto della liturgia, non noi. La liturgia non è un’azione dell’uomo, ma è azione di Dio”.

Troppo spesso non è stato così. Troppo spesso la liturgia è stata ferita da deformazioni arbitrarie. In tante celebrazioni non si è più posto al centro Dio, ma l’uomo e il suo protagonismo, la sua azione creativa, il ruolo principale dato all’assemblea. Il rinnovamento conciliare è stato inteso come una rottura e non come uno sviluppo organico della tradizione. Per questo motivo Ratzinger ha riproposto l’orientamento dell’azione liturgica, la croce al centro dell’altare, la comunione in ginocchio, il canto gregoriano, lo spazio per il silenzio, una certa cura dell’arte sacra. Per questo motivo esce con un Motu proprio, una disposizione importante che va a sanare una lacuna divenuta oramai atavica.

Già da cardinale Joseph Ratzinger disse parole chiare in merito. Il 28 dicembre del 2001 intervenne sul quotidiano francese La Croix: “Alcuni addetti ai lavori vorrebbero far credere che tutte le idee non perfettamente conformi ai loro schemi sono un ritorno nostalgico al passato. Lo dicono solo per partito preso. Bisogna riflettere seriamente sulle cose e non accusare gli altri di essere partigiani di San Pio V. Ogni generazione ha il compito di migliorare e rendere più conforme allo spirito delle origini la liturgia. E penso che effettivamente oggi c’è motivo di lavorare molto in questo senso, e riformare la riforma. Senza rivoluzioni (sono un riformista, non un rivoluzionario), ma un cambiamento ci deve essere. Dichiarare impossibile a priori ogni miglioramento mi sembra un dogmatismo assurdo”.
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di Paolo Rodari
© -
FOGLIO QUOTIDIANO


Caterina63
00venerdì 11 febbraio 2011 12:53

Insomma, piantatela con le chiacchiere, e ridateci la nostra Messa, perché lì sì che c'è il nostro Signore!

Mentre stavamo pensando come commentare la dichiarazione dall'inconfondibile  retrogusto gesuistico di Padre Lombardi ecco che l'ottimo Dott. Colafemmina ci ha preceduto: qui a lato uno dei molteplici e sacrileghi esempi promossi senza alcuna restruzione sulla scia del rinnovamento liturgico voluto dal Concilio Vaticano II. Titolo dell'opera "il focaccione di Linz": ci permettiamo di usare questo linguaggio perchè siamo moralmente certi dell'invalidità di tale "eucaristia". Insomma, vorremmo sempre più gridare a chi di dovere: piantatela con le chiacchiere, e ridateci la nostra Messa, perché lì sì che c'è il nostro Signore!

"RIFORMA DELLA RIFORMA" ANNUNCI E SMENTITE:
IL PRECEDENTE NEL 2009

Nell'agosto del 2009 Andrea Tornielli annunciò dalle colonne del Giornale che il Santo Padre aveva approvato le proposte votate dalla Plenaria del Culto Divino il 14 marzo 2009:

"Quasi all’unanimità i cardinali e vescovi membri della Congregazione hanno votato in favore di una maggiore sacralità del rito, di un recupero del senso dell’adorazione eucaristica, di un recupero della lingua latina nella celebrazione e del rifacimento delle parti introduttive del messale per porre un freno ad abusi, sperimentazioni selvagge e inopportune creatività. Si sono anche detti favorevoli a ribadire che il modo usuale di ricevere la comunione secondo le norme non è sulla mano, ma in bocca. C’è, è vero, un indulto che permette, su richiesta degli episcopati, di distribuire l’ostia anche sul palmo della mano, ma questo deve rimanere un fatto straordinario."

Aggiungeva Tornielli:

"le «propositiones» votate dai cardinali e vescovi alla plenaria di marzo prevedono un ritorno al senso del sacro e all’adorazione, ma anche un recupero delle celebrazioni in latino nelle diocesi, almeno durante le principali solennità, così come la pubblicazione di messali bilingui - una richiesta, questa fatta a suo tempo da Paolo VI - con il testo latino a fronte."

Due giorni dopo la pubblicazione dell'articolo di Tornielli, arriva la smentita da parte di P. Ciro Benedettini, vicedirettore della Sala Stampa della Santa Sede. Benedettini precisa in particolare che "al momento non esistono proposte istituzionali riguardanti una modifica dei libri liturgici attualmente in uso". La smentita fu considerata una "non smentita" della Riforma della riforma, ma effettivamente il tumulto seguito a quella anticipazione del Giornale nei Sacri Palazzi, fece abortire il progetto di Canizares.

Oggi, a distanza di quasi due anni ci risiamo!

Tornielli pubblica stamane un articolo interessantissimo nel quale parla di un Motu Proprio papale, dedicato alla riorganizzazione della Congregazione per il Culto Divino: "affidandole il compito di promuovere una liturgia più fedele alle intenzioni originarie del Concilio Vaticano II, con meno spazi per i cambiamenti arbitrari e per il recupero di una dimensione di maggiore sacralità."

Aggiunge Tornielli, rammentando la sua intervista a Canizares del dicembre scorso che: "La Congregazione del culto divino – che qualcuno vorrebbe anche ribattezzare della sacra liturgia o della divina liturgia – si dovrà quindi occupare di questo nuovo movimento liturgico, anche con l’inaugurazione di una nuova sezione del dicastero dedicata all’arte e alla musica sacra."

Avrei voluto parlarne anch'io su Fides et Forma di questa notizia... ma ero quasi certo che sarebbe arrivata la smentita. Non perché Andrea Tornielli non abbia detto il vero, bensì perché il Cardinal Bertone avrà certamente tempestato di telefonate Padre Lombardi per chiedergli di smentire il contenuto dell'articolo di Tornielli.

Ecco dunque la smentita di Lombardi riportata da Radio Vaticana alle 13.41 di oggi:

"Padre Lombardi ha confermato “che è da tempo allo studio un Motu Proprio per disporre il trasferimento di una competenza tecnico-giuridica - come ad esempio quella di dispensa per il matrimonio ‘rato e non consumato’ - dalla Congregazione per il Culto Divino al Tribunale della Sacra Rota. Ma – ha affermato - non vi è alcun fondamento né motivo per vedere in ciò un’intenzione di promuovere un controllo di tipo ‘restrittivo’ da parte della Congregazione nella promozione del rinnovamento liturgico voluto dal Concilio Vaticano II”.

Come al solito l'intento è intimidatorio: sia nei riguardi di Tornielli che nei riguardi di coloro che vorrebbero promuovere una "riforma della riforma". Nell'articolo di Tornielli non si parla infatti di alcun "controllo restrittivo nella promozione del rinnovamento liturgico". Si parla al contrario di "cambiamenti arbitrari" della liturgia e quindi di abusi liturgici. Così Padre Lombardi, volutamente interpreta pro domo sua (o di chi lavora alla terza loggia) un passo dell'articolo di Tornielli e naturalmente va oltre, lasciando intravvedere il timore di una "Chiesa punitiva" in ambito liturgico. Al contrario - a distanza di 60 anni dal rinnovamento liturgico del Concilio" (più di Bugnini e Lercaro che del Concilio!) padre Lombardi ha il coraggio di riproporci le solite menate sulla "promozione" di questo benedetto rinnovamento liturgico!

Domanda: padre Lombardi ma in questi 60 anni lei dove ha vissuto? Non si è accorto di nulla? Non le sembra che la Chiesa si sia fin troppo rinnovata liturgicamente? E non le sembra che fin troppi altari siano stati distrutti e troppe chiese deturpate in nome della "promozione" del rinnovamento liturgico del Concilio? Tanto nuovo da essere vecchio, datato, stantio, insopportabilmente retorico e francamente ripetitivo?

Caterina63
00mercoledì 16 febbraio 2011 16:55

L'apparente smentita sulle istruzioni applicative del motu proprio

Paolo Rodari ha pubblicato sul suo blog una smentita-che-non-smente-nulla (non ce ne voglia l'insigne vaticanista) circa il nostro post di questa mattina sulle istruzioni applicative del Summorum Pontificum. Ecco quanto scrive:

[..] Ho personalmente fatto le dovute verifiche e posso dire che, secondo fonti interne al Vaticano, le notizie date qui sopra “sono del tutto prive di fondamento”. Il decreto attuativo non annacquerà nulla e sia Scicluna che Canizares non stanno lavorando in quel senso.
La Pontificia commissione Ecclesia dei, che oggi è presiedita dal prefetto della Dottrina della fede il cardinale William Jospeh Levada, ha già pronto il testo del decreto, sta aspettando che il difficile lavoro delle traduzioni finisca, e conta di pubblicare tutto (sempre che le traduzioni non subiscano rallentamenti) prima di Pasqua.

Sul secondo punto, le nostre fonti concordano (l'emanazione è imminente). Ma anche nella prima frase, troviamo piuttosto conferme a quanto da noi affermato che smentite. Se interpretiamo bene le parole di Rodari, ("Il decreto attuativo non annacquerà nulla e sia Scicluna che Canizares non stanno lavorando in quel senso", ossia nel senso dell'annacquamento) abbiamo la conferma che i due curiali sono davvero incaricati di occuparsi del dossier. Il che, se permettete, è un'informazione che fino a ieri non era per nulla trapelata: in particolare l'intervento di Scicluna, "pubblico ministero" vaticano e cacciatore di pedofili, che in apparenza c'entra come i cavoli a merenda con la liturgia antica, era cosa del tutto imprevedibile e inaspettata.

Sicché, se la voce da noi riportata (e verificata) ci ha dato un'informazione vera tutt'altro che scontata, e questa viene confermata anche da Rodari, siamo già a tre quarti di attendibilità.

Circa invece il contenuto del testo di quelle istruzioni, che volete mai che il curiale di turno risponda al buon Rodari? "Sì, è vero, quei rompiscatole di tradizionalisti li vogliamo fare neri!"? Ovvio che dirà quanto riportato da Rodari: "voci del tutto prive di fondamento" (e quel "del tutto" è già smentito in re ipsa dalla conferma dei nomi di Scicluna e Canizares). "Circolare, non c'è nulla da vedere, state tutti tranquilli".

Diciamo le cose come stanno: è evidente che se queste voci sono uscite, e ci sono arrivate, è proprio perché qualcuno all'interno dei Sacri Palazzi vuole che si sappia, e si reagisca, per cercare di impedire le bricconate in preparazione. Se riusciremo nell'intento, allora probabilmente non si saprà mai con esattezza il rischio corso e Rodari potrà anche dire che la sua fonte aveva avuto ragione. E noi, che eccezionalmente in questa circostanza ne sappiamo un tantino di più di lui, ne saremo ben contenti, per lui e soprattutto per tutti noi tradizionalisti.

Enrico



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 breve considerazione mia:


Concordo con l'analisi di Enrico che per di più ne dovrebbe sapere assai meno visto che non è neppure "vaticanista" ma spesso questa Redazione si è dimostrata egregiamente all'altezza delle informazioni... Laughing  
 
Mi si conceda una ulteriore riflessione....  
Io penso che certe notizie così delicate e che vanno a toccare dei punti fondamentali per la Chiesa, come appunto la Liturgia, sono posti spesso in modo davvero ambiguo e sbagliato, e davvero chiederei ai "vaticanisti" di essere più PRUDENTI e di usare un linguaggio PIU' ECCLESIALE quando danno certa informazione, perchè dico cio?  
Perchè da come è posta la questione "ANNACQUAMENTO...RESTRIZIONI....TRADIZIONALISTI..." ecc... sono parole che senza dubbio fanno insorgere poi reazioni come quella di padre Lombardi il quale non poteva dire altro che quella frase: " NESSUNA RESTRIZIONE"...  
ma di cosa stiamo parlando di permessi di gite, di cinema, di teatro, di spettacolo?  
Ma santa pazienza! è ovvio che occorre trovar un linguaggio ecclesialmente corretto per parlare di queste cose....  
 
Ora, se questo Motu Proprio sta per uscire, va da se che è inutile dire, come dice il Rodari o il Tornielli che:  non ci sarranno annacquamenti; o come si è espresso Tornielli addirittura IL RIBATTEZZO DELLA LITURGIA.... ma che stiamo pazziando? è ovvio dunque che il Motu Proprio CONTERRA' GIOCO FORZA DELLE "NOVITA'" altrimenti mi chiedo: perchè scriverlo? perchè vararlo se non deve cambiare nulla? Wink  
è assai più probabile che come spiegava la Redazione qui in altro thread, la questione inerente all'argomento trattato dal nuovo MP sarà posta in altri termini i quali volendo FAVORIRE la spinta del Summorum Pontificum, di fatto sta già ricevendo PRESSIONI perchè non venga partorito, o peggio, che venga elaborato con molti ritocchi da renderlo alla fine "un nulla di nuovo e di fatto"...  
 
Ma continuo a ripetermi: a che  serve alla Chiesa un nuovo MP se non dovesse contenere delle NOVITA' indirizzato, cioè, verso le aspettative medesime del Pontefice AVVIATE con il suo Summorum Pontificum? Tanto varrebbe non far uscire nulla...  
 
Chiedo davvero ai "vaticanisti" di turno di mettersi una mano sulla coscienza, mettere da parte l'idea di fare sempre lo scoop e di concentrarsi di più sull'importanza di questi Documenti e di scrivere solo ciò di cui sono certi, senza la necessità di inasprire gli animi dei loro lettori in una continua lotta tra cattolici attenti a questo tipo di Magistero...


Caterina63
00venerdì 18 febbraio 2011 16:41

APPELLO INTERNAZIONE AL PAPA PER LA DIFESA DI SUMMORUM PONTIFICUM


Ormai le notizie che Messainlatino ha dettagliatamente fornito all'opinione pubblica negli ultimi tre giorni sono definitivamente accertate e confermate dalle più diverse fonti.

Vincolato al segreto e quindi senza dir nulla di preciso ("I am not at liberty at the moment to talk about it too much yet"), ma lasciando intendere molto, Father Z. (che avendo lavorato per anni all'Ecclesia Dei, ha i suoi contatti) invita pressantemente alla preghiera, al sacrificio, al digiuno (vedi qui).

Tornielli, in un commento, con l'aria di voler negare che sia in cantiere un annacquamento del motu proprio, conferma praticamente tutto quello che abbiamo rivelato: dice che l'improbabile Scicluna "ha fatto osservazioni al testo, e alcune sono state accolte"; conferma che il motu proprio non si applicherà alla diocesi di Milano (sì invece, dice, ai riti dei religiosi: ma noi insistiamo che qui si sbaglia); e anche sulle ordinazioni afferma precisamente quanto da noi sostenuto, anche se aggiunge che, non essendo la cosa prevista nel motu proprio, quella non sarà una restrizione. Paralogismo, quest'ultimo, a dir poco esemplare: con la stessa 'logica', visto che nella Costituzione non c'è scritto che si ha diritto di fischiettare, una legge che d'improvviso lo vietasse non sarebbe affatto una restrizione...

Ora anche l'autorevole New Liturgical Movement, dopo aver preso il tempo di verificare sue proprie fonti, conferma "that there is a very real and substantive reason for some concern here" (=che c'è una concretissima e sostanziale ragione per una certa preoccupazione) e addirittura promuove un appello internazione e una raccolta di firme per smuovere il Santo Padre ad intervenire. Aderiamo certamente all'iniziativa e precipitatevi a sottoscrivere a questo link:






ATTENZIONE, VI INVITIAMO A LEGGERE ANCHE QUESTO THERAD:


La Partecipazione dei Fedeli nella Messa san Pio V è reale e concreta





Caterina63
00martedì 8 marzo 2011 12:33
E' in uscita l'Istruzione per l'applicazione del Motu Proprio Summorum Pontificum

di Andre Tornielli

Sarà pubblicata nelle prossime settimane, probabilmente agli inizi di aprile, l’istruzione della Pontificia Commissione Ecclesia Dei – firmata dal cardinale Levada, dal segretario Guido Pozzo e approvata da Benedetto XVI – che stabilisce alcuni criteri applicativi del motu proprio Summorum Pontificum.

Come si ricorderà, il motu proprio, promulgato da Papa Ratzinger nel 2007, aveva sancito la liberalizzazione dell’antico messale e la possibilità per gruppi di fedeli di chiedere direttamente ai parroci la celebrazione della messa secondo il rito precedente alla riforma conciliare (con il messale romano del 1962, e non con quelli precedenti).

E’ inutile nascondersi che, a fronte di tante aperture e di un numero crescente di celebrazioni in rito antico, ci sono state anche molte reazioni di chiusura e restrizioni poste da alcuni vescovi. L’istruzione, in questo momento in via di traduzione in latino e nelle varie lingue (il testo di base è in italiano) è dunque un documento importante.

Nelle scorse settimane, alcuni siti web e blog legati al mondo cosiddetto tradizionalista, o che comunque ne seguono con attenzione le attività, hanno mosso una serie di critiche preventive al documento, sostenendo che si tratterebbe in realtà di un annacquamento della volontà papale. Da quanto ho potuto apprendere, quell’interpretazione non corrisponde al vero. Per questi motivi.

Innanzitutto l’istruzione con  i suoi contenuti conferma che il motu proprio è legge universale della Chiesa e che tutti sono tenuti ad applicarla e a garantire che venga applicata. L’istruzione afferma che va assicurata la possibilità della celebrazione in rito antico dovunque vi siano dei gruppi di fedeli che la richiedono. Nel testo non vienei precisato alcun numero minimo di fedeli che devono costituire il gruppo.

Si dice invece che è bene – in accordo anche con l’esortazione post-sinodale sull’eucaristia – che i seminaristi studino il latino e conoscano la celebrazione secondo la forma antica. Il “sacerdos idoneus” per la celebrazione con il messale preconciliare non occorre che sia un latinista provetto, ma che sappia leggere e capisca ciò che legge ed è chiamato a pronunciare durante il rito.

La Pontificia commissione Ecclesia Dei, che da due anni è stata inglobata nella Congregazione per la dottrina della fede, viene costituita con l’istruzione come l’organismo chiamato a dirimere le questioni e le controversie, giudicando in nome del Papa.

I vescovi non devono né possono promulgare norme che restringano le facoltà concesse dal motu proprio, o ne mutino le condizioni. Sono chiamati invece ad applicarlo.

Può essere celebrato anche il Triduo pasquale in rito preconciliare là dove ci sia un gruppo stabile di fedeli legati alla liturgia antica. Gli appartenenti agli ordini religiosi possono usare i messali con i rispettivi riti propri preconciliari.

Il rito ambrosiano non viene citato nell’istruzione: il motu proprio infatti si applica soltanto al rito romano (Ecclesia Dei non è competente sul rito ambrosiano, sul quale ha invece giurisdizione la Congregazione del Culto divino). Ciò però non significa che il motu proprio, o meglio, che la chiara ed esplicita volontà papale non sarà applicata nella diocesi di Milano. E’ sempre accaduto, con la riforma liturgica, ma prima ancora con i cambiamenti introdotti nei riti della Settimana Santa del 1954 da Pio XII, che il rito ambrosiano abbia fatto proprie istanze e modifiche, seppure in tempi successivi.  E’ probabile che - stante l’evidente volontà del Papa di rendere disponibile per tutti i fedeli il rito antico, visto l’inquadramento giuridico precisato nel documento sull’applicazione del motu proprio di imminente pubblicazione, in considerazione del fatto che anche l’ambrosiano è un rito latino riformato nel post-concilio - possa essere studiato un documento analogo che estenda il Summorum Pontificum anche alla diocesi di Milano.

 ci auguriamo di cuore che Tornielli abbia ragione.....
attendiamo con fiducia!

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mettiamo a seguire un nuovo intervento di Tornielli che s'innesta sull'articolo appena letto:

La Messa antica non si può più negare


di Andrea Tornielli 08-04-2011

Nel 2007 Benedetto XVI pubblicò il motu proprio Summorum Pontificum, un documento che liberalizzava l’uso del messale antico, quello preconciliare del 1962, concedendone l’uso e stabilendo che laddove un gruppo di fedeli ne facesse richiesta, i parroci erano chiamati a venire loro incontro con una celebrazione ad hoc.


Con quella decisione, il Papa voleva venire incontro sia ai fedeli tradizionalisti rimasti sempre in comunione con Roma, i quali non senza molte difficoltà e avversità - nonostante l’indulto concesso da Giovanni Paolo II - erano rimasti legati al vecchio rito.

Mentre Papa Wojtyla aveva legato la concessione alla decisione del vescovo, Benedetto XVI è andato molto oltre, stabilendo che accanto alla forma ordinaria del rito romano vi fosse quella straordinaria rappresentata dal messale preconciliare. L’intento di Ratzinger, esplicitato nella lettera ai vescovi che accompagnava il motu proprio, era quello di favorire una riconciliazione tra le comunità e far sì che le due sensibilità liturgiche si aiutassero a vicenda: il rito antico avrebbe aiutato a sottolineare una maggiore sacralità nelle celebrazioni di quello postconciliare, quest’ultimo avrebbe aiutato a sottolineare la ricchezza di riferimenti biblici che rappresenta una delle maggiori novità introdotte dal Concilio Vaticano II.

Poco a poco, in diverse comunità sparse per il mondo, la Messa antica ha preso a essere celebrata. Non sono mancate le difficoltà: ci sono stati vescovi che hanno posto condizioni restrittive (non previste dal motu proprio papale, che è legge universale della Chiesa).

Proprio per chiarire i dubbi e permettere una più consapevole applicazione delle direttive di Benedetto XVI, sta per essere pubblicata un’istruzione della commissione Ecclesia Dei (dal 2009 messa sotto l’egida della Congregazione per la dottrina della fede e presieduta dal Prefetto dell’ex Sant’Uffizio, il cardinale William Levada). Il testo, approvato dal Papa, è finalmente ultimato e viene tradotto in questi giorni nelle varie lingue. Dovrebbe essere pubblicato nella prima decade di maggio e portare la data del 30 aprile, memoria di san Pio V.

L’istruzione con i suoi contenuti conferma che il motu proprio è legge universale della Chiesa e che tutti sono tenuti ad applicarla e a garantire che venga applicata. Afferma inoltre che va assicurata la possibilità della celebrazione in rito antico dovunque vi siano dei gruppi di fedeli che la richiedono. Nel testo non viene precisato alcun numero minimo di fedeli che devono costituire il gruppo.

Si dice ancora che è bene - in accordo anche con l’esortazione postsinodale sull’Eucaristia - che i seminaristi studino il latino. Ma il documento prevede anche che conoscano la celebrazione secondo la forma antica. Il “sacerdos idoneus” per la celebrazione con il messale preconciliare non occorre che sia un latinista provetto, ma che sappia leggere e capisca ciò che legge ed è chiamato a pronunciare durante il rito.

Una delle novità più importanti contenuta nel documento è questa: la Pontificia commissione Ecclesia Dei viene giuridicamente costituita con l’istruzione come l’organismo chiamato a dirimere le questioni e le controversie. Avrà la facoltà di decidere in nome del Papa, e rappresenterà dunque l’istanza a cui ricorrere per quei gruppi di fedeli che incontreranno difficoltà nell’ottenere la celebrazione della messa antica.

I vescovi non non dovranno né potranno promulgare norme che restringano le facoltà concesse dal motu proprio, o ne mutarne le condizioni, come invece è accaduto in qualche diocesi. Sono chiamati invece ad applicarlo.

Secondo l’istruzione può essere celebrato anche il Triduo pasquale in rito preconciliare là dove ci sia un gruppo stabile di fedeli legati alla liturgia antica. Gli appartenenti agli ordini religiosi possono usare i messali con i rispettivi riti propri preconciliari.

Il rito ambrosiano non viene citato nell’istruzione: il motu proprio infatti si applica soltanto al rito romano (Ecclesia Dei non è competentesul rito ambrosiano, sul quale ha invece giurisdizione la Congregazione del Culto divino). Ciò però non significa che il motu proprio, o meglio, che la chiara ed esplicita volontà papale non sarà applicata nella diocesi di Milano.

È sempre accaduto, con la riforma liturgica, ma prima ancora con i cambiamenti introdotti nei riti della Settimana Santa del 1954 da Pio XII, che il rito ambrosiano abbia fatto proprie istanze e modifiche, seppure in tempi successivi. Ed è possibile che - stante l’evidente volontà del Papa di rendere disponibile per tutti i fedeli il rito antico, visto l’inquadramento giuridico precisato nel documento sull’applicazione del motu proprio di imminente pubblicazione, in considerazione del fatto che anche l’ambrosiano è un rito latino riformato nel postconcilio - possa essere studiato in un prossimo futuro un documento analogo che estenda il motu proprio Summorum Pontificum anche alla diocesi di Milano.






Caterina63
00lunedì 28 marzo 2011 11:00

Golias: il Papa ha fatto riscrivere l'Istruzione sul motu proprio!

Dopo che questo sito ebbe anticipato il contenuto (peraltro poi confermato da tutte le fonti) dell'imminente Istruzione sul motu proprio, descrivendone la genesi e le modifiche in senso restrittivo e promuovendo un movimento di opinione e di lobbying affinché il motu proprio non fosse annacquato, ricevemmo  piccate critiche da taluni (cui ben si attaglierebbe l'intraducibile aggettivo inglese di 'sanctimonious'), per avere sollevato allarmismo, per aver dubitato della benevolenza vaticana, per aver addirittura osato tentare di incidere sul contenuto di un documento della Santa Sede. Di quel genere di critiche ci facciamo allegramente un baffo; ma a quei soloni dedichiamo la traduzione del seguente articolo di Golias: una fonte ideologicamente ostile alle posizioni di questo sito, e quindi non sospettabile di compiacenza. E solitamente bene informata. Essa ci dice alcune cose estremamente interessanti, che per punti riassumiamo:

1. Che tutte le informazioni da noi anticipate erano esattissime (sul divieto di ordinazione in vetus ordo, sull'intervento restrittivo di Scicluna e Canizares, sulle varie fasi di redazione del documento).

2. Che in particolare la versione del testo fino al mese scorso era in senso chiaramente restrittivo.

3. Che - e questa è la novità - recentissimamente il Papa in persona è intervenuto, riaprendo i giochi e parando il tentativo di annacquare il motu proprio. Noi sappiamo che, a seguito della sensibilizzazione effettuata tramite la blogosfera, importanti persone amiche della Tradizione si sono mosse per intercedere col Papa. A quanto riferisce l'articolista, e speriamo che abbia ragione (non è certo frequente che ci auguriamo una cosa del genere per Golias!), lo scopo è stato raggiunto, anche se resteranno quelle improvvide restrizioni per il rito ambrosiano e per le ordinazioni.

Enrico


di Romano Libero

Contrariamente a quello che le indiscrezioni romane lasciavano intendere ancora un paio di settimane fa, e che riferivano di intrighi in Vaticano per limitare la benevolenza del motu proprio nel 2007 per i tradizionalisti, l'ultima versione del decreto dovrebbe in definitiva abbondare nel senso voluto dai difensori della messa "old style".

Se alcuni cardinali come William Levada, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede o Antonio Maria Canizarès Llovera, prefetto della Congregazione per il Culto Divino, hanno cercato di limitare la generosità dell'attuazione del motu proprio, il punto di vista ratzingheriano di una larghissima concessione avrebbe prevalso. Il Papa vuole facilitare la celebrazione secondo i libri liturgici antichi e pertanto non ha appoggiato la visione restrittiva. Visione che resta comunque quella della larghissima maggioranza dei vescovi di tutto il mondo.

Il Papa sarebbe vieppiù convinto del sincero successo di questo provvedimento "liberale". Senza dubbio, qua e là, qualche riserva rimane, per esempio sulla Messa di ordinazione di sacerdoti diocesani che non potrebbe essere celebrata col rito antico. Tuttavia, l'intenzione di questa precisazione romana è piuttosto quella di disconoscere la lettura minimalista del motu proprio, per cui la decisione di celebrare una messa pubblica secondo il rito antico (o "forma straordinaria" come è detta oggi) richiederebbe il consenso del vescovo del luogo: ogni sacerdote è invece libero di organizzare una tale celebrazione nella sua parrocchia, purché vi sia una richiesta. Evidentemente, Benedetto XVI non ignora nulla della riluttanza molto forte dei vescovi, che talvolta vietano ai sacerdoti ben disposti di accogliere gruppi collegati alla liturgia antica e di celebrare pubblicamente la messa per loro. Di qui questo nuovo richiamo all’ordine indirizzato non ai tradizionalisti ma ai vescovi poco cooperativi. E tra loro, molti alti prelati, peraltro poco sospetti di progressismo, come gli arcivescovi di Madrid (Rouco Varela) o di Washington (Wuerl), due cardinali di prestigio e di peso.

Noi sappiamo, da fonte romana diretta, che questo decreto ha in effetti subito una doppia correzione. Originariamente, era stata preparata da mons. Guido Pozzo, segretario della Pontificia Commissione "Ecclesia Dei", incaricato della questione. Successivamente, il cardinale Levada e il suo fedele consigliere, Monsignor Charles J. Scicluna, un maltese, avevano fortemente emendato il testo in senso restrittivo. Con l'accordo del cardinale Canizarès Llovera, prefetto della Congregazione del culto divino! Le nostre informazioni recenti erano dunque esatte.

Una volta modificato da Levada, il documento è arrivato nell'ufficio del Papa. E quest'ultimo non sarebbe stato soddisfatto del revirement operato. Egli sarebbe quindi ritornato più o meno al documento come l’aveva redatto inizialmente Guido Pozzo. In un senso più favorevole per i tradizionalisti.

Nonostante il suo approccio per molti aspetti moderato, Benedetto XVI è troppo legato alla sacralità della liturgia, nella forma tradizionale, per rinnegarsi sotto questo aspetto. Egli accetta lo spirito di Assisi. Compie un passo nella direzione degli ebrei, che esonera da qualsiasi colpa per il giudizio di morte [di Gesù]. Ma, sulla liturgia, non è cambiato.

Fonte: Golias (sottol. nostre)


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Facciamo alcune riflessioni...


Il testo di Golias si presta  ad ulteriore incomprensione e perfino incoerenza.... prima dice:  
 
Senza dubbio, qua e là, qualche riserva rimane, per esempio sulla Messa di ordinazione di sacerdoti diocesani che non potrebbe essere celebrata col rito antico. Tuttavia, l'intenzione di questa precisazione romana è piuttosto quella di disconoscere la lettura minimalista del motu proprio, per cui la decisione di celebrare una messa pubblica secondo il rito antico (o "forma straordinaria" come è detta oggi) richiederebbe il consenso del vescovo del luogo: ogni sacerdote è invece libero di organizzare una tale celebrazione nella sua parrocchia, purché vi sia una richiesta.  
 
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Embarassed  la prima domanda che mi sovviene è:  
come fa un Sacerdote ad essere spinto a celebrare con il Rito antico se gli viene IMPEDITO E VIETATO di essere Ordinato sacramentalmente con quel Rito SE LO VOLESSE?  
la seconda domanda è:  
ma se un sacerdote è LIBERO di organizzare quella Messa purchè richiesta (a parte che nel MP si legge che se vuole il sacerdote può anche celebrarlo da solo ), perchè NON è più libero di essere Ordinato con quel Rito se lo volesse?  
lo so, la mia domanda è difettosa perchè prima di essere libero di celebrare con quel Rito il Sacerdote deve essere ORDINATO tale.... ma resta difettoso anche il fatto che tale sacerdote NON PUO' SCEGLIERE con quale Rito essere ordinato mentre nel MP si lascia libertà AGLI SPOSI, AI CRESIMANDI, AI BATTEZZANDI di ricevere il Sacramento con il Rito antico.... Smile  
 
Ora, per quanto il Papa in modo LIBERALE (come riporta Golias ) sta strutturando tale Documento, resta palese, e lo voglio ben sperare, che altrettanto in modo "liberale" conceda anche nei SEMINARI, come per altro sembrerebbe questa la sua intenzione e come di fatto dovrebbe già essere dal 14 settembre del 2007, l'uso del RITO ANTICO... Wink  
 
Infine, mi si perdoni l'affondo,  
sarebbe utile un uso dei termini più appropriato.... Embarassed per esempio, quando leggiamo:  
In un senso più favorevole per i tradizionalisti.  
a mio parere è sbagliato!  
Se è vero che il SP scaturì da un atto di GIUSTIZIA nei confronti di un Rito "ABUSIVAMENTE VIETATO" come ebbe a spiegare tante volte Ratzinger, e dunque da un gesto di benevolenza per venire incontro ai gruppi tradizionali, come è spiegato nel SP stesso, è palese che nel medesimo Documento il Papa sottolinea come questo Rito Antico ARRICCHISCA QUELLO NUOVO e non viceversa.... Wink  
è il Rito antico, spiega il Papa, che porta CONTINUITA', FONDAMENTA, RADICI a quello "nuovo".... di conseguenza una maggior diffusione del Rito antico non è semplicemente una sorta di esclusivismo per la "soddisfazione dei tradizionalisti", al contrario, E' PER RIPORTARE QUEL SENSO DEL SACRO  che con la Messa moderna è andato perdendosi....  
 
E' vero che il Papa ancora non ha celebrato con quello antico, ma attenzione, il Papa ha RIFORMATO IL NUOVO RITO dandogli almeno una celebrazione, nei gesti ed anche nei segni e nell'uso del latino e dei canti sacri, che se facciamo bene attenzione, ricalca l'antico eliminando la creatività del Piero Marini di infelice memoria....  
Se si volesse davvero voltare pagina, il Papa dovrebbe cominciare a parlare chiaro ai Vescovi e più direttamente dire loro, anche privatamente quale correzione fraterna di quel parlare a quattr'occhi come è scritto nel Vangelo, che essi devono celebrare la Messa moderna come celebra lui e che così deve essere fatto nelle Parrocchie....  
da questo passaggio ad una più facile comprensione del Rito antico e della sua accoglienza senza traumi, il passo sarebbe breve... Wink




Caterina63
00mercoledì 11 maggio 2011 14:57

Venerdì 13 maggio 2011 verrà resa nota dalla Sala Stampa l’Istruzione Universae Ecclesiae della Pontificia Commissione Ecclesia Dei sull’applicazione della Lettera Apostolica Motu Proprio data "Summorum Pontificum" di S.S. Benedetto XVI. L’Istruzione sarà pubblicata sull’edizione pomeridiana dell’Osservatore Romano, con data 14 maggio.

Il testo dell’Istruzione - in lingua latina, italiana, francese, inglese, tedesca, spagnola e portoghese, sarà a disposizione dei giornalisti accreditati a partire dalle ore 10 di venerdì 13 maggio, con embargo fino alle ore 12. Con il testo dell’Istruzione verrà fornita anche una Nota redazionale.

 

 

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Caterina63
00venerdì 13 maggio 2011 12:10
[SM=g1740722]ATTENZIONE, ECCO LA NOTA nella presentazione

NOTA DI SINTESI SULL’ISTRUZIONE UNIVERSAE ECCLESIAE A CURA DELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE

 

  • TESTO IN LINGUA ITALIANA

     

     

  • TRADUZIONE IN LINGUA FRANCESE

     

     

  • TRADUZIONE IN LINGUA INGLESE

     

     

  • TRADUZIONE IN LINGUA SPAGNOLA

     

    Pubblichiamo di seguito una nota del Direttore della Sala Stampa, P. Federico Lombardi, S.I., che sintetizza la nuova Istruzione "Universae Ecclesiae" sull’applicazione del Motu proprio "Summorum Pontificum":

     

  • TESTO IN LINGUA ITALIANA

    L’Istruzione sull’applicazione del Motu proprio "Summorum Pontificum" (del 7 luglio 2007, entrato in vigore il 14 settembre 2007) è stata approvata dal Papa Benedetto XVI l’8 aprile scorso e porta la data del 30 aprile, memoria liturgica di San Pio V, Papa.

    L’Istruzione, in base alle prime parole del testo latino, viene denominata "Universae Ecclesiae" ed è della Pontificia Commissione "Ecclesia Dei", a cui il Papa aveva affidato – fra l’altro - il compito di vigilare sull’osservanza e l’applicazione del Motu proprio. Perciò essa porta la firma del suo Presidente, Card. William Levada, e del Segretario, Mons. Guido Pozzo.

    Il documento è stato inviato a tutte le Conferenze Episcopali nelle settimane scorse. Ricordiamo che "le istruzioni… rendono chiare le disposizioni delle leggi e sviluppano e determinano i procedimenti nell’eseguirle" (CIC, can.34). Come viene detto al n.12, l’Istruzione è emanata "con l’animo di garantire la corretta interpretazione e la retta applicazione" del Motu proprio "Summorum Pontificum".

    Era naturale che alla legge contenuta nel Motu proprio seguisse l’Istruzione sulla sua applicazione. Il fatto che ciò avvenga ora a più di tre anni di distanza si spiega facilmente ricordando che nella Lettera con cui il Papa accompagnava il Motu proprio diceva esplicitamente ai Vescovi: "Vi invito a scrivere alla Santa Sede, tre anni dopo l’entrata in vigore di questo Motu proprio. Se veramente fossero venute alla luce serie difficoltà, potranno essere cercate vie per trovare rimedio". L’Istruzione porta quindi in sé anche il frutto della verifica triennale dell’applicazione della legge, che era stata prevista fin dall’inizio.

    Il documento presenta un linguaggio semplice e di facile lettura. La sua Introduzione (nn.1-8) ricorda brevemente la storia del Messale Romano fino all’ultima edizione di Giovanni XXIII, nel 1962, e al nuovo Messale approvato da Paolo VI nel 1970, a seguito della riforma liturgica del Concilio Vaticano II, e ribadisce il principio fondamentale che si tratta di "due forme della Liturgia Romana, definite rispettivamente ordinaria e extraordinaria: si tratta di due usi dell’unico Rito romano, che si pongono uno accanto all’altro. L’una e l’altra forma sono espressione della stessa lex orandi della Chiesa. Per il suo uso venerabile e antico, la forma extraordinaria deve essere conservata con il debito onore" (n.6).

    Si ribadisce anche la finalità del Motu proprio, articolandola nei seguenti tre punti: a) offrire a tutti i fedeli la Liturgia Romana nell’uso più antico, considerata tesoro prezioso da conservare;

  • b) garantire e assicurare realmente, a quanti lo domandano, l’uso della forma extraordinaria;

  • c) favorire la riconciliazione in seno alla Chiesa (cfr n.8).

    Una breve Sezione del documento (nn. 9-11) ricorda i compiti e i poteri della Commissione "Ecclesia Dei", a cui il Papa "ha conferito potestà ordinaria vicaria" nella materia. Ciò comporta tra l’altro due conseguenze molto importanti. Anzitutto, essa può decidere sui ricorsi che le vengano presentati contro eventuali provvedimenti di vescovi o altri ordinari, che sembrino in contrasto con le disposizioni del Motu proprio (ferma restando la possibilità di impugnare ulteriormente le decisioni della Commissione stessa presso il Tribunale supremo della Segnatura Apostolica).

  • Inoltre, spetta alla Commissione, con l’approvazione della Congregazione per il Culto Divino, curare l’eventuale edizione dei testi liturgici per la forma extraordinaria del Rito romano (nel seguito del documento si auspica, ad esempio, l’inserimento di nuovi santi e di nuovi prefazi).

    La parte propriamente normativa del documento (nn. 12-35) contiene 23 brevi punti su diversi argomenti.

    Si ribadisce la competenza dei Vescovi diocesani per l’attuazione del Motu proprio, ricordando che in caso di controversia circa la celebrazione nella forma extraordinaria giudicherà la Commissione "Ecclesia Dei".

    Si chiarisce il concetto di coetus fidelium (cioè "gruppo di fedeli") stabiliter existens ("stabile") che desidera di poter assistere alla celebrazione in forma extraordinaria. Pur lasciando alla saggia valutazione dei pastori la valutazione del numero di persone necessario per costituirlo, si precisa che esso non deve essere necessariamente costituito da persone appartenenti a una sola parrocchia, ma può risultare da persone che confluiscono da diverse parrocchie o addirittura da diverse diocesi.

  • Sempre tenendo conto del rispetto delle esigenze pastorali più ampie, l’Istruzione propone uno spirito di "generosa accoglienza" verso i gruppi di fedeli che richiedano la forma extraordinaria o i sacerdoti che chiedano di celebrare occasionalmente in tal forma con alcuni fedeli.

    Molto importante è la precisazione (n. 19) secondo cui i fedeli che chiedono la celebrazione in forma extraordinaria "non devono in alcun modo sostenere o appartenere a gruppi che si manifestino contrari alla validità o legittimità della forma ordinaria" e/o all’autorità del Papa come Pastore Supremo della Chiesa universale. Ciò sarebbe infatti in palese contraddizione con la finalità di "riconciliazione" del Motu proprio stesso.

    Importanti indicazioni sono date anche circa il "sacerdote idoneo" alla celebrazione in forma extraordinaria. Naturalmente egli non deve avere impedimenti dal punto di vista canonico, deve conoscere sufficientemente bene il latino e conoscere il rito da celebrare.

  • Si incoraggiano perciò i vescovi a rendere possibile nei seminari una formazione adeguata a tal fine, e si indica la possibilità di ricorrere, se mancano altri sacerdoti idonei, alla collaborazione dei sacerdoti degli Istituti eretti dalla Commissione "Ecclesia Dei" (che usano normalmente la forma extraordinaria).

    L’Istruzione ribadisce come ogni sacerdote sia secolare sia religioso abbia licenza di celebrare la Messa "senza popolo" nella forma extraordinaria se lo desidera. Perciò, se non si tratta di celebrazioni con il popolo, i singoli religiosi non hanno bisogno del permesso dei superiori.

    Seguono – sempre per quanto riguarda la forma extraordinaria - norme relative alle regole liturgiche e all’uso di libri liturgici (come il Rituale, il Pontificale, il Cerimoniale dei vescovi), alla possibilità di usare la lingua vernacola per le letture (a complemento di quella latina, o anche in alternativa nelle "Messe lette"), alla possibilità per i chierici di usare il Breviario precedente alla riforma liturgica, alla possibilità di celebrare il Triduo Sacro nella Settimana Santa per i gruppi di fedeli che chiedono il rito antico. Per quanto riguarda le ordinazioni sacre, l’uso dei libri liturgici più antichi è permesso solo negli Istituti che dipendono dalla Commissione "Ecclesia Dei".

    A lettura compiuta, rimane l’impressione di un testo di grande equilibrio, che intende favorire – secondo l’intenzione del Papa – il sereno uso della liturgia precedente alla riforma da parte di sacerdoti e fedeli che ne sentano il sincero desiderio per il loro bene spirituale; anzi, che intende garantire la legittimità e l’effettività di tale uso nella misura del ragionevolmente possibile. Allo stesso tempo il testo è animato da fiducia nella saggezza pastorale dei vescovi, e insiste molto fortemente sullo spirito di comunione ecclesiale che deve essere presente in tutti – fedeli, sacerdoti, vescovi – affinché la finalità di riconciliazione, così presente nella decisione del Santo Padre, non venga ostacolata o frustrata, ma favorita e raggiunta.

    [00713-01.01] [Testo originale: Italiano]

     

  • TRADUZIONE IN LINGUA FRANCESE

     

    L’Instruction sur l’application du Motu proprio "Summorum Pontificum" (du 7 juillet 2007, entré en vigueur le 14 septembre 2007) a été approuvée par le Pape Benoît XVI le 8 avril dernier et est datée du 30 avril, mémoire liturgique de Saint Pie V, Pape.

    L’Instruction, reprenant les premiers mots du texte latin, s'intitule "Universae Ecclesiae" et émane de la Commission Pontificale "Ecclesia Dei", à qui le Pape avait confié – entre autre – la tâche de veiller sur le respect et l'application du Motu proprio. C'est pourquoi, elle porte la signature de son Président, le Card. William Levada, et de son Secrétaire, Mgr. Guido Pozzo.

    Le document a été envoyé à tous les évêques la semaine dernière. Nous rappelons que "les instructions... explicitent les dispositions des lois, expliquent et fixent leurs modalités d’application" (CIC, can. 34). Comme il est dit au n.12, l’Instruction est promulguée "en vue de garantir la correcte interprétation et la juste application" du Motu proprio "Summorum Pontificum".

    Il était naturel qu'après la loi contenue dans le Motu Proprio, suive l’Instruction sur son application. Le fait que cela advienne aujourd'hui, plus de trois ans après, s'explique facilement si l'on se souvient que dans la Lettre du Pape accompagnant le Motu Proprio, il disait explicitement aux évêques: "Je vous invite à écrire au Saint-Siège, trois ans après l'entrée en vigueur de ce Motu Proprio. Si de sérieuses difficultés apparaissent vraiment, des voies seront recherchées pour trouver une solution". L’Instruction porte donc aussi en soi le fruit de la vérification triennale de l’application de la loi, qui avait été prévue depuis le début.

    Le document est présenté dans un langage simple et de lecture facile. Son Introduction (nn.1-8) rappelle brièvement l'histoire du Missel Romain jusqu'à la dernière édition de Jean XXIII, en 1962, et au nouveau Missel approuvé par Paul VI en 1970, suite à la réforme liturgique du Concile Vatican II, et confirme le principe fondamental selon lequel il s'agit de "deux formes de la Liturgie Romaine, définies respectivement ordinaria et extraordinaria : il s'agit de deux usages du seul Rite romain, qui se placent l'un à côté de l'autre. L’une et l’autre forme sont l'expression de la même lex orandi de l'Eglise. Par son usage vénérable et ancien, la forma extraordinaria doit être conservée avec l'honneur qui lui est dû" (n. 6).

    La finalité du Motu proprio est aussi confirmée, s'articulant sur les trois points suivants: a) offrir à tous les fidèles la Liturgie Romaine dans son usage le plus ancien, considérée comme un précieux trésor à conserver; b) garantir et assurer réellement, à ceux qui le demandent, l’usage de la forma extraordinaria; c) favoriser la réconciliation au sein de l'Eglise (cf n. 8).

    Une Section du document (nn. 9-11) rappelle brièvement les devoirs et les pouvoirs de la Commission "Ecclesia Dei", à qui le Pape "a conféré le pouvoir ordinaire vicarial" en la matière. Cela implique, entre autre, deux conséquences très importantes. D'abord, celle-ci peut décider des recours qui lui sont présentés contre d'éventuelles mesures d'évêques ou d'autres ordinaires, qui semblent contraires aux dispositions du Motu proprio (avec toujours la possibilité de faire ensuite un recours contre les décisions de la Commission près le Tribunal suprême de la Signature Apostolique). En outre, il revient à la Commission, avec l’approbation de la Congrégation pour le Culte Divin, de s'occuper d'une éventuelle édition des textes liturgiques pour la forma extraordinaria du Rite romain (dans la suite du document on espère, par exemple, l’insertion de nouveaux saints et de nouvelles préfaces).

    La partie proprement normative du document (nn. 12-35) contient 23 brefs points sur les différents thèmes.

    La compétence des Evêques diocésains est confirmée pour la réalisation du Motu proprio, rappelant qu'en cas de controverses sur la célébration dans la forma extraordinaria, c'est la Commission "Ecclesia Dei" qui tranchera.

    Clarification est apportée quant au concept de coetus fidelium (c'est-à-dire "groupe de fidèles") stabiliter existens ("stable") qui désirent de pouvoir assister à la célébration dans sa forma extraordinaria. Laissant toutefois à la sage évaluation des pasteurs le nombre de personnes nécessaires pour le constituer, il est précisé que celui-ci ne doit pas être nécessairement constitué de personnes appartenant à une seule paroisse, mais peut être composé de personnes provenant de différentes paroisses voire de différents diocèses. L’Instruction, tenant toujours compte du respect des exigences pastorales plus larges, propose un esprit d'"accueil généreux" envers les groupes de fidèles qui demandent la forma extraordinaria ou des prêtres qui demandent de célébrer occasionnellement dans cette forme avec quelques fidèles.

    Une précision très importante est apportée (n. 19) selon laquelle les fidèles qui demandent la célébration dans sa forma extraordinaria "ne doivent en aucune façon soutenir ou appartenir à des groupes qui se disent contraires à la validité ou légitimité de la forma ordinaria" et/ou à l’autorité du Pape comme Pasteur Suprême de l'Eglise universelle. Cela irait, en effet, en contradiction manifeste avec la finalité de "réconciliation" du Motu proprio lui-même.

    D'importantes indications sont aussi données sur le "prêtre idoine" à célébrer dans la forma extraordinaria. Naturellement celui-ci ne doit pas avoir d'empêchement d'un point de vue canonique, suffisamment bien connaître le latin et le rite à célébrer. C'est pourquoi les évêques sont encouragés à permettre, dans les séminaires, une formation adéquate à cette fin, et il est possible de recourir, en cas de manque de prêtres idoines, à la collaboration des prêtres des Instituts érigés par la Commission "Ecclesia Dei" (qui utilisent normalement la forma extraordinaria).

    L’Instruction confirme que tout prêtre séculier ou religieux a l'autorisation de célébrer la Messe "sans peuple" dans la forma extraordinaria s'il le souhaite. Ainsi, s'il ne s'agit pas de célébration avec le peuple, les religieux individuels n'ont pas besoin de l'autorisation de leurs supérieurs.

    Suivent – toujours en ce qui concerne la forma extraordinaria – des normes relatives aux règles liturgiques et à l’usage des livres liturgiques (comme le Rituel, le Pontifical, le Cérémonial des évêques), à la possibilité d'utiliser la langue locale pour les lectures (en complément de la langue latine, ou aussi comme alternative dans les "Messes lues"), à la possibilité pour les clercs d'utiliser le Bréviaire d'avant la réforme liturgique, à la possibilité de célébrer le Triduum Sacré dans la Semaine Sainte pour les groupes de fidèles demandant l'ancien rite. En ce qui concerne les ordinations sacrées, l’usage des livres liturgiques plus anciens est permis seulement dans les Instituts qui dépendent de la Commission "Ecclesia Dei".

    Ce texte, une fois lu, donne l'impression d'un grand équilibre, qui entend favoriser – selon l’intention du Pape – l'usage serein de la liturgie précédant la réforme de la part de prêtres et de fidèles qui en ressentent le sincère désir pour leur bien spirituel; et qui entend garantir la légitimité et l’effectivité d'un tel usage dans la mesure du possible. En même temps, le texte est animé par la confiance en la sagesse pastorale des évêques, et insiste fortement sur l'esprit de communion ecclésiale qui doit être présent chez tous – fidèles, prêtres, évêques – afin que la finalité de réconciliation, ainsi présente dans la décision du Saint-Père, ne soit pas empêchée ou freinée, mais favorisée et atteinte.

    [00713-03.02] [Texte original: Italien]

     

  • TRADUZIONE IN LINGUA INGLESE

     

    The Instruction on the application of the Motu proprio "Summorum Pontificum (July 7, 2007, entered into force September 14, 2007) was approved by Pope Benedict XVI on April 8 last and is dated April 30, the Memorial feast of St. Pius V, Pope

    The Instruction, based on the first words of the Latin text, has been called "Universae Ecclesiae" and is by the Pontifical Commission "Ecclesia Dei", to whom the Pope had entrusted - among other things - the task of supervising the observance and application of the Motu proprio. So it bears the signature of its President, Cardinal William Levada, and Secretary, Msgr. Guido Pozzo.

    The document was sent to all bishops in recent weeks. We must remember that "Instructions... clarify the prescripts of laws and elaborate and determine the methods to be observed in fulfilling them" (CIC, can. 34). As indicated in n.12, the instruction is issued "to ensure the correct interpretation and proper application" of the Motu proprio "Summorum Pontificum".

    It is only natural that the law contained in the in the Motu proprio be followed by an Instruction on its application. The fact that this should happen now, three years on, is easily explained by recalling that in the letter accompanying the motu proprio the Pope explicitly said to the Bishops: "I invite you to write to the Holy See, three years after the entry into force of this motu proprio. If truly serious difficulties come to light, ways to remedy them can be sought".

    Therefore this instruction also contains within it the fruits of the triennial examination of the application of the law, which had been planned from the outset.

    The document is written in a simple language and is easy to read. The introduction (nn. 1-8) briefly recalls the history of the Roman Missal until the last edition of John XXIII in 1962, and the new Missal approved by Pope Paul VI in 1970, following the liturgical reform of Vatican II, and reaffirms the fundamental principle that these are "two forms of the Roman Liturgy, defined respectively ordinary and extraordinary: they are two usages of the Roman Rite, one alongside the other. Both are the expression of the same lex orandi of the Church. On account of its venerable and ancient usage, the extraordinary form is to be maintained with appropriate honor". (No. 6).

    It also reaffirms the purpose of the motu proprio, divided into the following three points: a) To offer all faithful, the Roman Liturgy in its most ancient usage, considered a precious treasure to be preserved; b) to achieve and really ensure the use of the forma extraordinaria to those who request it c) to favour reconciliation within the Church. (ref. n. 8).

    A brief Section of the document (nn. 9-11) recalls the duties and powers of the Ecclesia Dei Commission, upon whom the Pope has "conferred ordinary vicarious power" in the matter. This implies two very important consequences, among others. First, the Commission may decide on appeals that are filed against any action by bishops or other ordinary, which seem contrary to the provisions of the Motu proprio (subject to the possibility of further appeal against the Commission’s decisions at the Supreme Tribunal of the Apostolic Signatura ). In addition, the Commission must, with the approval of the Congregation for Divine Worship, edit any eventual edition of liturgical texts for the forma extraordinaria of the Roman Rite (in the document hope is expressed for the inclusion of new saints and new prefaces, for example).

    The normative part of the document (nn. 12-35) contains 23 brief points on various arguments.

    It reaffirms the competence of the diocesan bishops in implementing the Motu proprio, recalling that in the event of a dispute about the celebration in forma extraordinaria judgement falls to the "Ecclesia Dei" Commission.

    It clarifies the concept of coetus fidelium (in short "group of faithful") stabiliter existens ("stable") who desire to participate in the celebration of the forma extraordinaria. While leaving the assessment of the number of people required for its establishment to the wise judgement of pastors, it states that the group does not necessarily have to be composed of persons belonging to a single parish, but may result from people who come together from different parishes or even from other dioceses. While always taking into account compliance with wider pastoral needs, the Instruction proposes a spirit of "generous welcome" towards groups of faithful who request the forma extraordinaria or priests who request to occasionally celebrate in such a form with some of the faithful.

    The clarification (n. 19) according to which the faithful who request the celebration in forma extraordinaria "must not in any way support or belong to groups that show themselves to be against the validity or legitimacy of the Holy Mass or the Sacraments celebrated in the forma ordinaria " or against the authority of the Pope as Supreme Pastor of the universal Church, is most important. This would be in flagrant contradiction to the the motu proprio’s very aim of "reconciliation".

    Important indications are also given with regards "qualified priests" to celebrating in forma extraordinaria. Of course he should have no impediments in canonical terms, he must have a sufficient knowledge of Latin and know the rite to be celebrated. Bishops are therefore encouraged to make proper formation for this purpose available in seminaries, and the possibility of recourse, if there are no other qualified priests, to the collaboration of priests from the Institutes set up by the "Ecclesia Dei" Commission (which normally use the forma extraordinaria) is also indicated.

    The Instruction stresses how each priest whether secular or religious has license to celebrate the Mass "without the assembly" in the forma extraordinaria if desired. So if it is not a celebration with the assembly , the individual religious do not need permission from their superiors.

    This is followed - again, with regards the forma extraordinaria - liturgical rules and regulations relating to the use of liturgical books (such as Roman Ritual, the Roman Pontifical and the Ceremonial of Bishops), the possibility of using the vernacular for the readings (in addition to Latin, or alternatively in the "read Masses"), the possibility of clergy using the Breviary from before the liturgical reform, the possibility of celebrating the Easter Triduum in Holy Week for the groups of faithful who request the ancient rite. With regard to sacred orders, the use of older liturgical books is permitted only in Institutions that depend from the Ecclesia Dei Commission.

    Once read the impression remain of a very balanced text, which seeks to promote – as the has Popes intended - the peaceful use of the liturgy that predates the reform by those priests and faithful who feel a sincere desire for their own spiritual good, indeed, which aims to ensure the legitimacy and effectiveness of such use as much as reasonably possible. At the same time the text is animated by faith in the bishops' pastoral wisdom, and insists very strongly on the spirit of ecclesial communion which must be present in everyone - faithful, priests, bishops – so that the purpose of reconciliation, as it is present in the Holy Father's decision, is not impeded or frustrated, but encouraged and achieved.

    [00713-02.01] [Original text: Italian]

     

  • TRADUZIONE IN LINGUA SPAGNOLA

     

    La Instrucción sobre la aplicación del Motu proprio "Summorum Pontificum" (7 de julio de 2007, que entró en vigor el 14 de septiembre de 2007) fue aprobada por el Papa Benedicto XVI el 8 de abril y lleva la fecha del 30 de abril, memoria litúrgica de San Pío V, Papa.

    La Instrucción, según las primeras palabras del texto latino, se llama "Universae Ecclesiae" y es de la Pontificia Comisión "Ecclesia Dei", a la que el Papa había confiado -entre otras cosas- la responsabilidad de garantizar el cumplimiento y la aplicación del Motu proprio. Por eso, está firmada por su Presidente, el Cardenal William Levada, y por el Secretario, Monseñor Guido Pozzo.

    El documento se envió a todos los obispos hace unas semanas. Recordamos que "las instrucciones… aclaran las prescripciones de las leyes y desarrollan y determinan las formas en que han de ejecutarse" (CIC, can. 34). Como se indica en el n.12, la Instrucción se publica "con el fin de garantizar la correcta interpretación y la recta aplicación del Motu proprio "Summorum Pontificum".

    Era natural que a la ley contenida en el Motu proprio siguiese la Instrucción sobre su aplicación. El hecho de que esto suceda ahora, a más de tres años de distancia, se explica fácilmente recordando que en la Carta que acompañaba el Motu proprio el Papa decía explícitamente a los obispos: "Os invito a escribir a la Santa Sede, tres años después de la entrada en vigor de este Motu proprio. Si realmente hubieran surgido serias dificultades, se buscarán los modos para hallar remedio". La Instrucción es, por lo tanto, el resultado de la verificación trienal de la aplicación de la ley, que estaba prevista desde el principio.

    El documento presenta un lenguaje sencillo y de fácil lectura. Su Introducción (nn. 1-8) recuerda brevemente la historia del Misal Romano hasta la última edición de Juan XXIII, en 1962, y del nuevo Misal aprobado por el Papa Pablo VI en 1970, tras la reforma litúrgica del Concilio Vaticano II y reafirma el principio fundamental de que se trata de "dos formas de la Liturgia Romana, definidas respectivamente ordinaria y extraordinaria: son dos usos del único Rito romano, que se colocan uno al lado del otro. Ambas formas son expresión de la misma lex orandi de la Iglesia. Por su uso venerable y antiguo, la forma extraordinaria debe ser conservada con el honor debido" (n. 6).

    También se reafirma el objetivo del Motu proprio, dividiéndolo en los siguientes tres puntos: a) Proporcionar a todos los fieles la Liturgia Romana en el uso más antiguo, considerada un tesoro precioso que hay que preservar: b) Garantizar y asegurar realmente, a cuantos lo pidan, el uso de la forma extraordinaria c) Promover la reconciliación dentro de la Iglesia (cf. n. 8).

    Una breve sección del documento (nn. 9-11) recuerda las funciones y atribuciones de la Comisión "Ecclesia Dei", a la que el Papa "ha conferido potestad ordinaria vicaria" en la materia. Esto implica, entre otras, dos consecuencias muy importantes. En primer lugar, que puede decidir sobre los recursos que se le presenten contra eventuales medidas por parte de obispos o de otros ordinarios, que contrasten con las disposiciones del Motu proprio (dando la posibilidad de apelar ulteriormente contra las decisiones de la misma Comisión ante el Tribunal Supremo de la Signatura Apostólica). Además, la Comisión, con la aprobación de la Congregación para el Culto Divino, debe encargarse de la eventual edición de los textos litúrgicos para la forma extraordinaria del Rito romano (en este documento se expresa el deseo, por ejemplo, de que se incluyan nuevos santos y nuevos prefacios).

    La parte propiamente normativa del documento (nn. 12-35) contiene 23 breves puntos sobre diversos argumentos.

    Se reafirma la competencia de los obispos diocesanos para la aplicación del Motu proprio, recordando que, en caso de controversia sobre la celebración en la forma extraordinaria juzgará la Comisión "Ecclesia Dei".

    Se aclara el concepto de "coetus fidelium" (es decir, "grupo de fieles") stabiliter existens ("estable") que desean de poder asistir a la celebración en la forma extraordinaria. Aun dejando a la sabia valoración de los pastores la estimación del número de personas necesario para constituirlo, se precisa que no debe estar necesariamente compuesto por personas pertenecientes a una sola parroquia, sino también por personas de diferentes parroquias e incluso de diferentes diócesis. Teniendo siempre en cuenta el respeto de las exigencias pastorales más amplias, la Instrucción propone un espíritu de "generosa acogida" hacia los grupos de fieles que soliciten la forma extraordinaria o los sacerdotes que pidan celebrar ocasionalmente en esa forma con algunos fieles.

    Es muy importante la aclaración (n. 19), según la cual los fieles que piden la celebración en forma extraordinaria "no deben sostener o pertenecer de ninguna manera a grupos que se manifiesten contrarios a la validez o legitimidad de la forma ordinaria" y/o a la autoridad del Papa como Pastor Supremo de la Iglesia universal. Esto estaría en total contradicción con el objetivo de "reconciliación" del Motu proprio mismo.

    Se ofrecen importantes indicaciones sobre el "sacerdote idóneo" en la celebración en la forma extraordinaria. Naturalmente, no debe tener impedimentos desde el punto de vista canónico, debe conocer suficientemente bien el latín y el rito que va a celebrar. Por ello, se alienta a los obispos a que ofrezcan en los seminarios oportunidades de formación adecuada para este fin, y se indica la posibilidad de recurrir, si no hay sacerdotes idóneos, a la colaboración de los sacerdotes de los Institutos erigidos por la Comisión "Ecclesia Dei" (que normalmente utilizan la forma extraordinaria).

    La Instrucción hace hincapié en que cada sacerdote, sea secular o religioso, tiene licencia para celebrar la Misa "sin pueblo" en la forma extraordinaria si lo desea. Por eso, si no se trata de celebraciones con pueblo, los religiosos no tienen necesidad del permiso de sus superiores.

    Siguen –por lo que respecta a la forma extraordinaria- normas relativas a las reglas litúrgicas y al uso de libros litúrgicos (como el Ritual, el Pontifical, el Ceremonial de los obispos), a la posibilidad de utilizar la lengua vernácula para las lecturas (además de la lengua latina, o como alternativa en las "Misas leídas"), a la posibilidad para el clero de usar el Breviario anterior a la reforma litúrgica, a la posibilidad de celebrar el Triduo Sacro en Semana Santa para los grupos de fieles que piden el rito antiguo. Con respecto a las ordenaciones sagradas, el uso de los libros litúrgicos más antiguos sólo se permite en los Institutos que dependen de la Comisión "Ecclesia Dei".

    Tras la lectura del documento, se tiene la impresión de tratarse de un texto muy equilibrado, que trata de promover –según la intención del Papa- el uso de la liturgia anterior a la reforma por parte de sacerdotes y fieles que sientan este deseo sincero para su bien espiritual; más aún, trata de garantizar la legitimidad y la eficacia de dicho uso en la medida de lo razonablemente posible. Al mismo tiempo, el texto está animado por la confianza en la sabiduría pastoral de los obispos, e insiste con mucha fuerza en el espíritu de comunión eclesial, que debe estar presente en todos -fieles, sacerdotes, obispos- para que el objetivo de reconciliación, tan presente en la decisión del Santo Padre, no sea obstaculizado o frustrado, sino favorecido y alcanzado.

    [00713-04.01] [Texto original: Italiano]



  • Caterina63
    00venerdì 13 maggio 2011 12:17

    ISTRUZIONE DELLA PONTIFICIA COMMISSIONE ECCLESIA DEI SULL’APPLICAZIONE DELLA LETTERA APOSTOLICA MOTU PROPRIO DATA SUMMORUM PONTIFICUM DI S.S. BENEDETTO PP. XVI

     

  • NOTA REDAZIONALE SULL’ISTRUZIONE UNIVERSAE ECCLESIAE

     

     

  • TESTO DELL’ISTRUZIONE IN LINGUA LATINA

     

     

  • TRADUZIONE IN LINGUA ITALIANA

     

     




  • NOTA REDAZIONALE SULL’ISTRUZIONE UNIVERSAE ECCLESIAE

    La Pontificia Commissione Ecclesia Dei rende nota l’Istruzione sull’applicazione della Lettera Apostolica Motu Proprio data Summorum Pontificum di S.S. Benedetto XVI.

    Con il Motu Proprio Summorum Pontificum, emanato il 7 luglio 2007 ed entrato in vigore il 14 settembre di quello stesso anno (AAS 99 [2007] 777-781), il Santo Padre ha promulgato una legge universale per la Chiesa con l’intento di regolamentazione dell’uso della Liturgia Romana in vigore nell’anno 1962, illustrando autorevolmente le ragioni della sua decisione nella Lettera ai Vescovi che accompagnava la pubblicazione del Motu Proprio sull’uso della Liturgia Romana anteriore alla Riforma effettuata nel 1970 (AAS 99 [2007] 795-799).

    Nella suddetta Lettera il Santo Padre ha chiesto ai Confratelli nell’Episcopato di far pervenire alla Santa Sede un rapporto a tre anni dall’entrata in vigore del Motu Proprio (cfr cpv. 11). Tenendo conto delle osservazioni dei Pastori della Chiesa di tutto il mondo, e avendo raccolto domande di chiarificazione e richieste di indicazioni specifiche, viene ora pubblicata la seguente Istruzione dall’incipit latino: Universae Ecclesiae. L’Istruzione è stata approvata dallo stesso Pontefice nell’Udienza concessa al Cardinale Presidente l’8 aprile 2011, e porta la data del 30 aprile 2011, memoria liturgica di San Pio V, Papa.

    Nel testo dell’Istruzione, dopo alcune osservazioni introduttive e di tipo storico (Parte I, nn. 1-8), si esplicitano innanzitutto i compiti della Pontificia Commissione Ecclesia DeiMotu Proprio pontificio, alcune specifiche norme e disposizioni (Parte III, nn. 12-35), prima di tutto quelle relative alla competenza propria del Vescovo diocesano (nn. 13-14). Si illustrano poi i diritti e i doveri dei fedeli che compongono un coetus fidelium interessato (nn. 15-19), nonché del sacerdote ritenuto idoneo a celebrare la forma extraordinaria del Rito Romano (sacerdos idoneus, nn. 20-23). Si regolano alcune questioni pertinenti alla disciplina liturgica ed ecclesiastica (nn. 24-28), specificando in particolare le norme relative alla celebrazione della Cresima e dell’Ordine sacro (nn. 29-31), all’uso del Breviarium Romanum (n. 32), dei libri liturgici propri degli Ordini religiosi (n. 34), del Pontificale Romanum e del Rituale Romanum (n. 35), che erano in vigore nell’anno 1962, nonché alla celebrazione del Triduo sacro (n. 33). (Parte II, nn. 9-11), stabilendo in seguito, in ottemperanza al

    È viva speranza della Pontificia Commissione Ecclesia Dei che l’osservanza delle norme e disposizioni dell’Istruzione, che regolano l’Usus Antiquior del Rito Romano e sono affidate alla carità pastorale e alla prudente vigilanza dei Pastori della Chiesa, contribuirà, quale stimolo e guida, alla riconciliazione e all’unità, come auspicate dal Santo Padre (cfr Lettera ai Vescovi del 7 luglio 2007, cpvv. 7-8).

    [00712-01.01] [Testo originale: Italiano]

     

  • TESTO DELL’ISTRUZIONE IN LINGUA LATINA 

    PONTIFICIA COMMISSIO ECCLESIA DEI

    INSTRUCTIO
    Ad exsequendas Litteras Apostolicas Summorum Pontificum
    a S. S. BENEDICTO PP. XVI Motu Proprio datas

    I.
    Prooemium

    1. Universae Ecclesiae Litterae Apostolicae Summorum Pontificum Benedicti PP. XVI, die 7 iulii a. D. 2007 motu proprio datae atque inde a die 14 septembris a. D. 2007 vigentes, Romanae Liturgiae divitias reddiderunt propiores.

    2. Hisce Litteris Motu Proprio datis Summus Pontifex Benedictus XVI legem universalem Ecclesiae tulit ut regulis nostris temporibus aptioribus quoad usum Romanae Liturgiae anno 1962 vigentem provideret.

    3. Sedula Summorum Pontificum sollicitudine hac in Sacrae Liturgiae cura necnon et in recognoscendis liturgicis libris memorata, Sanctitas Sua antiquum principium in mentem revocavit, ab immemorabilibus receptum et in futurum servandum: "unaquaeque Ecclesia particularis concordare debet cum universali Ecclesia non solum quoad fidei doctrinam et signa sacramentalia, sed etiam quoad usus universaliter acceptos ab apostolica et continua traditione, qui servandi sunt non solum ut errores vitentur, verum etiam ad fidei integritatem tradendam, quia Ecclesiae lex orandi eius legi credendi respondet"1.

    4. Insuper, Apostolicus Dominus et Romanos Pontifices commemorat, qui hac in cura maximopere meriti sunt, praesertim S. Gregorium Magnum et S. Pium V. Summus Pontifex etiam recolit inter liturgicos libros, Missale Romanum semper eminuisse, prolabentibusque saeculis incrementa novisse, usque ad beatum Papam Ioannem XXIII. Deinde, cum instauratio liturgica post Concilium Vaticanum II ageretur, Paulus VI anno 1970 novum Missale usui Ecclesiae Ritus Latini destinatum adprobavit, quod postea in plures linguas translatum fuit cuiusque editio tertia anno 2000 a Ioanne Paulo II est promulgata.

    5. Nonnulli vero Christifideles, spiritu rituum liturgicorum Concilio Vaticano II anteriorum imbuti, desiderium praecipuum patefecerant antiquam servandi traditionem. Quam ob rem Ioannes Paulus II, speciali Indulto a Sacra Congregatione pro Sacramentis et Cultu Divino anno 1984 concesso, "Quattuor abhinc annos", facultatem dedit utendi Missali Romano a beato Papa Ioanne XXIII promulgato, attentis tamen quibusdam conditionibus. Praeterea ipse Ioannes Paulus II Litteris Apostolicis Ecclesia Dei motu proprio anno 1988 datis, Episcopos ad magnanimem liberalitatem huius facultatis concedendae, ad bonum omnium christifidelium id postulantium, adhortatus est. Similiter et Papa Benedictus XVI promulgando Litteras Apostolicas Summorum Pontificum nuncupatas egit, de quibus vero quaedam principia essentialia ad Usum spectantia Antiquiorem Ritus Romani quam maxime heic recolere praestat.

    6. Textus Missalis Romani a Paulo VI promulgati, et textus ad ultimam usque editionem Ioannis XXIII pertinentes, duae expressiones Liturgiae Romanae exstant, quae respective ordinaria et extraordinaria nuncupantur: agitur nempe de duobus unius Ritus Romani usibus, qui ad invicem iuxta ponuntur. Nam utraque forma est expressio unicae Ecclesiae legis orandi. Propter venerabilem et antiquum usum forma extraordinaria debito honore est servanda.

    7. Litteras Apostolicas Summorum Pontificum motu proprio datas comitatur Epistola ab ipso Summo Pontifice eodem die subsignata (7. VII. 2007), in qua fuse de opportunitate necnon et de necessitate ipsarum Litterarum agitur: leges recentiores erant nempe ferendae, deficientibus regulis quae usum Liturgiae Romanae anno 1962 vigentem plane ordinarent. Insuper recentiore legislatione opus erat quia, edito novo Missali, non est visum cur regulae edendae essent quoad usum Liturgiae anni 1962. Increscentibus magis magisque in dies fidelibus expostulantibus celebrationem formae extraordinariae, leges autem erant ferendae. Inter cetera monet Benedictus XVI: "Inter duas Missalis Romani editiones nulla est contradictio. In historia liturgiae incrementum et progressus inveniuntur, nulla tamen ruptura. Id quod maioribus nostris sacrum erat, nobis manet sacrum et grande, et non licet ut repente omnino vetitum sit, neque ut plane noxium judicetur"2.

    8. Litterae Apostolicae Summorum Pontificum eminenter exprimunt Magisterium Romani Pontificis eiusque munus regendi atque Sacram Liturgiam ordinandi3, ipsiusque sollicitudinem utpote Christi Vicarii et Ecclesiae Universae Pastoris4. Ipsae Litterae intendunt:

    a) Liturgiam Romanam in Antiquiori Usu, prout pretiosum thesaurum servandum, omnibus largire fidelibus;

    b) Usum eiusdem Liturgiae iis re vera certum facere, qui id petunt, considerando ipsum Usum Liturgiae Romanae anno 1962 vigentem esse facultatem ad bonum fidelium datam, ac proinde in favorem fidelium benigne esse interpretandam, quibus praecipue destinatur;

    c) Reconciliationi in sinu Ecclesiae favere.

    II.
    Munera Pontificiae Commissionis Ecclesia Dei

    9. Summus Pontifex Pontificiae Commissioni Ecclesia Dei potestatem ordinariam vicariam dignatus est impertire in omnibus rebus intra eius competentiae fines, praesertim circa sedulam observantiam et vigilantiam in exsequendas dispositiones in Litteris Apostolicis Summorum Pontificum contentas (cf. art. 12).

    10. § 1. Praeter facultates olim a Ioanne Paulo II concessas necnon a Benedicto XVI confirmatas (cf. Litterae Apostolicae Summorum Pontificum, art.11 et art.12), Pontificia Commissio huiusmodi potestatem exercet etiam in decernendo de recursibus ei legitime commissis, prout hierarchicus Superior, adversus actum administrativum singularem a quolibet Ordinario emissum, qui Litteris Apostolicis videatur contrarius.

    § 2. Decreta quae Pontificia Commissio de recursibus emanat, apud Supremum Tribunal Signaturae Apostolicae oppugnari possunt ad normam iuris.

    11. Pontificiae Commissionis Ecclesia Dei, praevia adprobatione Congregationis pro Cultu Divino et Disciplina Sacramentorum, est curare de edendis libris liturgicis ad formam extraordinariam Ritus Romani pertinentibus.

    III.
    Normae Praecipuae

    12. Pontifícia haec Commissio, vigore auctoritatis sibi commissae et facultatum quibus gaudet, peracta inquisitione apud Episcopos totius orbis, rectam interpretationem et fidelem exsecutionem Litterarum Apostolicarum Summorum Pontificum pro certo habere volens, hanc Instructionem edit, ad normam canonis 34 Codicis Iuris Canonici.

    De Episcoporum Dioecesanorum Competentia

    13. Episcoporum Dioecesanorum, iuxta Codicem Iuris Canonici, est vigilare circa rem liturgicam, ut bonum commune servetur et ut omnia digne, pacifice et aequo animo in eorum Dioecesibus fiant5, iuxta mentem Romani Pontificis in Litteris Apostolicis Summorum Pontificum palam expressam6. Si quae controversia oriatur vel dubium fundatum quoad celebrationem formae extraordinariae, iudicium Pontificiae Commissioni Ecclesia Dei reservatur.

    14. Episcopo Dioecesano munus incumbit necessaria suppeditandi subsidia ut fidelis erga formam extraordinariam Ritus Romani habeatur observantia, ad normam Litterarum Apostolicarum Summorum Pontificum.

    De coetu fidelium (cf. Litterae Apostolicae Summorum Pontificum, art. 5 § 1)

    15. Coetus fidelium dicitur "stabiliter exsistens" ad sensum art. 5 § 1 Litterarum Apostolicarum Summorum Pontificum, quando ab aliquibus personis cuiusdam paroeciae constituitur, etsi post publicationem Litterarum Apostolicarum coniunctis, ratione venerationis Liturgiae in Antiquiore Usu, poscentibus ut in ecclesia paroeciali vel in aliquo oratorio vel sacello Antiquior Usus celebretur: hic coetus constitui potest a personis ex pluribus paroeciis aut dioecesibus convenientibus et qui una concurrunt ad ecclesiam paroecialem aut oratorium ad finem, de quo supra, assequendum.

    16. Si quidam sacerdos obiter in quandam ecclesiam paroecialem vel oratorium cum aliquibus personis incidens, Sacrum in forma extraordinaria facere velit, ad normam artt. 2 et 4 Litterarum Apostolicarum, parochus aut rector ecclesiae, vel sacerdos qui de ea curam gerit, ad celebrandum admittat, attento tamen ordine celebrationum liturgicarum ipsius ecclesiae.

    17. § 1. Ut de singulis casibus iudicium feratur, parochus aut rector, aut sacerdos qui ecclesiae curam habet, prudenti mente agat, pastorali zelo, caritate et urbanitate suffultus.

    § 2. Si coetus paucis constet fidelibus, ad Ordinarium loci adeundum est ut designet ecclesiam in quam ad huiusmodi celebrationes fideles se conferre possint, ita ut actuosa participatio facilior et Sanctae Missae celebratio dignior reddi valeant.

    18. In sanctuariis et in peregrinationum locis possibilitas celebrandi secundum extraordinariam formam coetibus peregrinorum id petentibus praebeatur (cf. Litterae Apostolicae Summorum Pontificum, art. 5 § 3), si sacerdos adest idoneus.

    19. Christifideles celebrationem secundum formam extraordinariam postulantes, auxilium ne ferant neque nomen dent consociationibus, quae validitatem vel legitimitatem Sanctae Missae Sacrificii et Sacramentorum secundum formam ordinariam impugnent, vel Romano Pontifici, Universae Ecclesiae Pastori quoquo modo sint infensae.

    De Sacerdotibus idoneis (cf. Litterae Apostolicae Summorum Pontificum, art. 5 § 4)

    20. Quoad ea quae necessaria sunt ut sacerdos quidam idoneus habeatur ad celebrandum secundum formam extraordinariam, statuitur:

    a) Quivis sacerdos, ad normam Iuris Canonici7, non impeditus, idoneus censetur ad celebrandam Sanctam Missam secundum formam extraordinariam;

    b) ad usum Latini sermonis quod attinet, necesse est ut sacerdos celebraturus scientia polleat ad verba recte proferenda eorumque intelligendam significationem;

    c) quoad peritiam vero ritus exsequendi, idonei habentur sacerdotes qui ad Sacrum faciendum secundum extraordinariam formam sponte adeunt et qui antea hoc fecerant.

    21. Ordinarii enixe rogantur ut clericis instituendis occasionem praebeant accommodatam artem celebrandi in forma extraordinaria acquirendi, quod potissimum pro Seminariis valet, in quibus providebitur ut sacrorum alumni convenienter instituantur, Latinum discendo sermonem8 et, adiunctis id postulantibus, ipsam Ritus Romani formam extraordinariam.

    22. In Dioecesibus ubi desint sacerdotes idonei, fas est Episcopis dioecesanis iuvamen a sacerdotibus Institutorum a Pontificia Commissione Ecclesia Dei erectorum exposcere, sive ut celebrent, sive ut ipsam artem celebrandi doceant.

    23. Facultas celebrandi Missam sine populo seu uno tantum ministro participante, secundum formam extraordinariam Ritus Romani concessa est cuivis presbytero, tum saeculari, cum religioso (cf. Litterae Apostolicae Summorum Pontificum, art. 2). Ergo, in huiusmodi celebrationibus, sacerdotes, ad normam Litterarum Apostolicarum, nulla speciali licentia Ordinariorum vel superiorum indigent.

    De disciplina liturgica et ecclesiastica

    24. Libri liturgici formae extraordinariae adhibeantur ut prostant. Omnes qui secundum extraordinariam formam Ritus Romani celebrare exoptant, tenentur rubricas relativas scire easque in celebrationibus recte exsequi.

    25. In antiquo Missali recentiores sancti et aliquae ex novis praefationibus inseri possunt immo debent9, secundum quod quam primum statutum erit.

    26. Ad ea quae constabilita sunt in Litteris Apostolicis Summorum Pontificum, ad articulum 6, dicendum est quod lectiones Sanctae Missae, quae in Missali anni 1962 continentur, proferri possunt aut solum Latine, aut Latine, vernacula sequente versione, aut in Missis lectis etiam solum vernacule.

    27. Quoad regulas disciplinares ad celebrationem formae extraordinariae pertinentes, applicetur disciplina ecclesiastica Codicis Iuris Canonici anno 1983 promulgati.

    28. Praeterea, cum sane de lege speciali agitur, quoad materiam propriam, Litterae Apostolicae Summorum Pontificum derogant omnibus legibus liturgicis, sacrorum rituum propriis, exinde ab anno 1962 promulgatis, et cum rubricis librorum liturgicorum anni 1962 non congruentibus.

    De Confirmatione et de Ordine

    29. Facultas adhibendi formulam antiquam ad Confirmationem impertiendam, confirmata est a Litteris Apostolicis Summorum Pontificum (cf. art. 9, § 2), proinde non necessario adhibenda est pro forma extraordinaria formula recentior, quae in Ordine Confirmationis Pauli PP. VI invenitur.

    30. Quoad primam Tonsuram, Ordines Minores et Subdiaconatum, Litterae Apostolicae Summorum Pontificum nullam obmutationem in disciplina Codicis Iuris Canonici anno 1983 introduxerunt: hac de causa, pro Institutis Vitae Consecratae et Societatibus Vitae Apostolicae Pontificiae Commissioni Ecclesia Dei subditis, sodalis votis perpetuis professus aut societati clericali vitae apostolicae definitive incorporatus, per receptum diaconatum incardinatur tamquam clericus eidem instituto aut societati, ad normam canonis 266 § 2 Codicis Iuris Canonici.

    31. Dumtaxat Institutis Vitae Consecratae et Societatibus Vitae Apostolicae Pontificiae Commissioni Ecclesia Dei subditis, et his ubi servatur usus librorum liturgicorum formae extraordinariae, licet Pontificali Romano anni 1962 uti ad Ordines maiores et minores conferendos.

    De Breviario Romano

    32. Omnibus clericis conceditur facultas recitandi Breviarium Romanum anni 1962, de quo art. 9, § 3 Litterarum Apostolicarum Summorum Pontificum, et quidem integre et Latino sermone.

    De Triduo Sacro

    33. Coetus fidelium, anteriori traditioni liturgicae adhaerens, iure gaudet, si sacerdos idoneus adest, celebrandi et ipsum Sacrum Triduum iuxta extraordinariam formam. Deficiente autem ecclesia vel oratorio ad huiusmodi celebrationes exsequendas exclusive deputatis, parochus aut Ordinarius, communi de consilio cum idoneo sacerdote, favorabiliores praebeant occasiones pro bono animarum assequendo, haud exclusa possibilitate reiterandi Sacri Tridui celebrationes in ipsa ecclesia.

    De Ritibus Religiosorum Ordinum

    34. Sodalibus Ordinum Religiosorum licet uti propriis libris liturgicis anno 1962 vigentibus.

    De Pontificali Romano et de Rituali Romano

    35. Salvo quod sub n. 31 huius Instructionis praescriptum est, ad mentem n. 28 ipsius Instructionis licet Pontificale Romanum, Rituale Romanum et Caeremoniale Episcoporum anno 1962 vigentia adhibere.

    Summus Pontifex Benedictus PP. XVI, in Audientia die 8 aprilis a. d. MMXI subscripto Cardinali Praesidi Pontificiae Commissionis "Ecclesia Dei" concessa, hanc Instructionem ratam habuit et publici iuris fieri iussit.

    Datum Romae, ex Aedibus Pontificiae Commissionis Ecclesia Dei, die 30 aprilis a. D. MMXI, in memoria S. Pii V.

    Gulielmus Cardinalis Levada
    Praeses

    Vido Pozzo 
    A Secretis

    ______________

    1 BENEDICTUS XVI, Litterae Apostolicae Summorum Pontificum Motu Proprio datae, I, AAS 99 (2007) 777; cf. Institutio Generalis Missalis Romani, tertia editio 2002, n. 397.

    2 BENEDICTUS XVI, Epistola ad Episcopos ad producendas Litteras Apostolicas Motu Proprio datas, de Usu Liturgiae Romanae Instaurationi anni 1970 praecedentis, AAS 99 (2007) 798.

    3 Cf. CIC, can. 838 § 1 et § 2.

    4 Cf. CIC, can. 331.

    5 Cf. CIC, cann. 223, § 2; 838 § 1 et § 4.

    6 Cf. BENEDICTUS XVI, Epistola ad Episcopos ad producendas Litteras Apostolicas Motu Proprio datas, de Usu Liturgiae Romanae Instaurationi anni 1970 praecedentis, AAS 99 (2007) 799.

    7 Cf. CIC, can. 900, § 2.

    8 Cf. CIC, can. 249; cf. Conc. Vat. II, Const. Sacrosanctum Concilium, n. 36; Decl. Optatam totius n. 13.

    9 Cf. BENEDICTUS XVI, Epistola ad Episcopos ad producendas Litteras Apostolicas Motu Proprio datas, de Usu Liturgiae Romanae Instaurationi anni 1970 praecedentis, AAS 99 (2007) 797.

    [00711-07.01] [Testo originale: Latino]

     

  • TRADUZIONE IN LINGUA ITALIANA 

    PONTIFICIA COMMISSIONE ECCLESIA DEI

    ISTRUZIONE
    sull’applicazione della Lettera Apostolica
    Motu Proprio data Summorum Pontificum di
    S.S. BENEDETTO PP. XVI

    I.
    Introduzione

    1. La Lettera Apostolica, Summorum Pontificum Motu Proprio data, del Sommo Pontefice Benedetto XVI del 7 luglio 2007, entrata in vigore il 14 settembre 2007, ha reso più accessibile alla Chiesa universale la ricchezza della Liturgia Romana.

    2. Con tale Motu Proprio il Sommo Pontefice Benedetto XVI ha promulgato una legge universale per la Chiesa con l’intento di dare una nuova normativa all’uso della Liturgia Romana in vigore nel 1962.

    3. Il Santo Padre, dopo aver richiamato la sollecitudine dei Sommi Pontefici nella cura per la Sacra Liturgia e nella ricognizione dei libri liturgici, riafferma il principio tradizionale, riconosciuto da tempo immemorabile e necessario da mantenere per l’avvenire, secondo il quale "ogni Chiesa particolare deve concordare con la Chiesa universale, non solo quanto alla dottrina della fede e ai segni sacramentali, ma anche quanto agli usi universalmente accettati dalla ininterrotta tradizione apostolica, che devono essere osservati non solo per evitare errori, ma anche per trasmettere l’integrità della fede, perché la legge della preghiera della Chiesa corrisponde alla sua legge di fede"1.

    4. Il Sommo Pontefice ricorda inoltre i Pontefici Romani che, in modo particolare, si sono impegnati in questo compito, specificamente San Gregorio Magno e San Pio V. Il Papa sottolinea altresì che, tra i sacri libri liturgici, particolare risalto nella storia ha avuto il Missale Romanum, che ha ricevuto nuovi aggiornamenti lungo il corso dei tempi fino al Beato Papa Giovanni XXIII. Successivamente, in seguito alla riforma liturgica posteriore al Concilio Vaticano II, Papa Paolo VI nel 1970 approvò per la Chiesa di rito latino un nuovo Messale, poi tradotto in diverse lingue. Papa Giovanni Paolo II nell’anno 2000 ne promulgò una terza edizione.

    5. Diversi fedeli, formati allo spirito delle forme liturgiche precedenti al Concilio Vaticano II, hanno espresso il vivo desiderio di conservare la tradizione antica. Per questo motivo, Papa Giovanni Paolo II con lo speciale Indulto Quattuor abhinc annos, emanato nel 1984 dalla Sacra Congregazione per il Culto Divino, concesse a determinate condizioni la facoltà di riprendere l’uso del Messale Romano promulgato dal Beato Papa Giovanni XXIII. Inoltre, Papa Giovanni Paolo II, con il Motu Proprio Ecclesia Dei del 1988, esortò i Vescovi perché fossero generosi nel concedere tale facoltà in favore di tutti i fedeli che lo richiedevano. Nella medesima linea si pone Papa Benedetto XVI con il Motu Proprio Summorum Pontificum, nel quale vengono indicati alcuni criteri essenziali per l’Usus Antiquior del Rito Romano, che qui è opportuno ricordare.

    6. I testi del Messale Romano di Papa Paolo VI e di quello risalente all’ultima edizione di Papa Giovanni XXIII, sono due forme della Liturgia Romana, definite rispettivamente ordinaria e extraordinaria: si tratta di due usi dell’unico Rito Romano, che si pongono l’uno accanto all’altro. L’una e l’altra forma sono espressione della stessa lex orandi della Chiesa. Per il suo uso venerabile e antico, la forma extraordinaria deve essere conservata con il debito onore.

    7. Il Motu Proprio Summorum Pontificum è accompagnato da una Lettera del Santo Padre ai Vescovi, con la stessa data del Motu Proprio (7 luglio 2007). Con essa vengono offerte ulteriori delucidazioni sull’opportunità e sulla necessità del Motu Proprio stesso; si trattava, cioè, di colmare una lacuna, dando una nuova normativa all’uso della Liturgia Romana in vigore nel 1962. Tale normativa si imponeva particolarmente per il fatto che, al momento dell’introduzione del nuovo Messale, non era sembrato necessario emanare disposizioni che regolassero l’uso della Liturgia vigente nel 1962. In ragione dell’aumento di quanti richiedono di poter usare la forma extraordinaria, si è reso necessario dare alcune norme in materia.

    Tra l’altro Papa Benedetto XVI afferma: "Non c’è nessuna contraddizione tra l’una e l’altra edizione del Messale Romano. Nella storia della liturgia c’è crescita e progresso, ma nessuna rottura. Ciò che per le generazioni anteriori era sacro, anche per noi resta sacro e grande, e non può essere improvvisamente del tutto proibito o, addirittura, giudicato dannoso"2.

    8. Il Motu Proprio Summorum Pontificum costituisce una rilevante espressione del Magistero del Romano Pontefice e del munus a Lui proprio di regolare e ordinare la Sacra Liturgia della Chiesa3 e manifesta la Sua sollecitudine di Vicario di Cristo e Pastore della Chiesa Universale4.

    Esso si propone l’obiettivo di:

    a) offrire a tutti i fedeli la Liturgia Romana nell’Usus Antiquior, considerata tesoro prezioso da conservare;

    b) garantire e assicurare realmente a quanti lo domandano, l’uso della forma extraordinaria, nel presupposto che l’uso della Liturgia Romana in vigore nel 1962 sia una facoltà elargita per il bene dei fedeli e pertanto vada interpretata in un senso favorevole ai fedeli che ne sono i principali destinatari;

    c) favorire la riconciliazione in seno alla Chiesa.

    II.
    Compiti della Pontificia Commissione Ecclesia Dei

    9. Il Sommo Pontefice ha conferito alla Pontificia Commissione Ecclesia Dei potestà ordinaria vicaria per la materia di sua competenza, in modo particolare vigilando sull’osservanza e sull’applicazione delle disposizioni del Motu Proprio Summorum Pontificum (cf. art. 12).

    10. § 1. La Pontificia Commissione esercita tale potestà, oltre che attraverso le facoltà precedentemente concesse dal Papa Giovanni Paolo II e confermate da Papa Benedetto XVI (cf. Motu Proprio Summorum Pontificum, artt. 11-12), anche attraverso il potere di decidere dei ricorsi ad essa legittimamente inoltrati, quale Superiore gerarchico, avverso un eventuale provvedimento amministrativo singolare dell’Ordinario che sembri contrario al Motu Proprio.

    § 2. I decreti con i quali la Pontificia Commissione decide i ricorsi, potranno essere impugnati ad normam iuris presso il Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica.

    11. Spetta alla Pontificia Commissione Ecclesia Dei, previa approvazione da parte della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, il compito di curare l’eventuale edizione dei testi liturgici relativi alla forma extraordinaria del Rito Romano.

    III.
    Norme specifiche

    12. Questa Pontificia Commissione, in forza dell’autorità che le è stata attribuita e delle facoltà di cui gode, a seguito dell’indagine compiuta presso i Vescovi di tutto il mondo, con l’animo di garantire la corretta interpretazione e la retta applicazione del Motu Proprio Summorum Pontificum, emana la seguente Istruzione, a norma del can. 34 del Codice di Diritto Canonico.

    La competenza dei Vescovi diocesani

    13. I Vescovi diocesani, secondo il Codice di Diritto Canonico, devono vigilare in materia liturgica per garantire il bene comune e perché tutto si svolga degnamente, in pace e serenità nella loro Diocesi5, sempre in accordo con la mens del Romano Pontefice chiaramente espressa dal Motu Proprio Summorum Pontificum6. In caso di controversia o di dubbio fondato circa la celebrazione nella forma extraordinaria, giudicherà la Pontificia Commissione Ecclesia Dei.

    14. È compito del Vescovo diocesano adottare le misure necessarie per garantire il rispetto della forma extraordinaria del Rito Romano, a norma del Motu Proprio Summorum Pontificum.

    Il coetus fidelium (cf. Motu Proprio Summorum Pontificum, art. 5 § 1)

    15. Un coetus fidelium potrà dirsi stabiliter exsistens ai sensi dell’art. 5 § 1 del Motu Proprio Summorum Pontificum, quando è costituito da alcune persone di una determinata parrocchia che, anche dopo la pubblicazione del Motu Proprio, si siano unite in ragione della loro venerazione per la Liturgia nell’Usus Antiquior, le quali chiedono che questa sia celebrata nella chiesa parrocchiale o in un oratorio o cappella; tale coetus può essere anche costituito da persone che provengano da diverse parrocchie o Diocesi e che a tal fine si riuniscano in una determinata chiesa parrocchiale o in un oratorio o cappella.

    16. Nel caso di un sacerdote che si presenti occasionalmente in una chiesa parrocchiale o in un oratorio con alcune persone ed intenda celebrare nella forma extraordinaria, come previsto dagli artt. 2 e 4 del Motu Proprio Summorum Pontificum, il parroco o il rettore di chiesa o il sacerdote responsabile di una chiesa, ammettano tale celebrazione, seppur nel rispetto delle esigenze di programmazione degli orari delle celebrazioni liturgiche della chiesa stessa.

    17. § 1. Per decidere in singoli casi, il parroco o il rettore, o il sacerdote responsabile di una chiesa, si regolerà secondo la sua prudenza, lasciandosi guidare da zelo pastorale e da uno spirito di generosa accoglienza.

    § 2. Nei casi di gruppi numericamente meno consistenti, ci si rivolgerà all’Ordinario del luogo per individuare una chiesa in cui questi fedeli possano riunirsi per ivi assistere a tali celebrazioni, in modo tale da assicurare una più facile partecipazione e una più degna celebrazione della Santa Messa.

    18. Anche nei santuari e luoghi di pellegrinaggio si offra la possibilità di celebrare nella forma extraordinaria ai gruppi di pellegrini che lo richiedano (cf. Motu Proprio Summorum Pontificum, art. 5 § 3), se c’è un sacerdote idoneo.

    19. I fedeli che chiedono la celebrazione della forma extraordinaria non devono in alcun modo sostenere o appartenere a gruppi che si manifestano contrari alla validità o legittimità della Santa Messa o dei Sacramenti celebrati nella forma ordinaria e/o al Romano Pontefice come Pastore Supremo della Chiesa universale.

    Il sacerdos idoneus (cf. Motu Proprio Summorum Pontificum, art. 5 § 4)

    20. In merito alla questione di quali siano i requisiti necessari, affinché un sacerdote sia ritenuto "idoneo" a celebrare nella forma extraordinaria, si enuncia quanto segue:

    a) Ogni sacerdote che non sia impedito a norma del Diritto Canonico è da ritenersi idoneo alla celebrazione della Santa Messa nella forma extraordinaria7.

    b) Per quanto riguarda l’uso della lingua latina, è necessaria una sua conoscenza basilare, che permetta di pronunciare le parole in modo corretto e di capirne il significato.

    c) Per quanto riguarda la conoscenza dello svolgimento del Rito, si presumono idonei i sacerdoti che si presentano spontaneamente a celebrare nella forma extraordinaria, e l’hanno usato precedentemente.

    21. Si chiede agli Ordinari di offrire al clero la possibilità di acquisire una preparazione adeguata alle celebrazioni nella forma extraordinaria. Ciò vale anche per i Seminari, dove si dovrà provvedere alla formazione conveniente dei futuri sacerdoti con lo studio del latino8 e, se le esigenze pastorali lo suggeriscono, offrire la possibilità di apprendere la forma extraordinaria del Rito.

    22. Nelle Diocesi dove non ci siano sacerdoti idonei, i Vescovi diocesani possono chiedere la collaborazione dei sacerdoti degli Istituti eretti dalla Pontificia Commissione Ecclesia Dei, sia in ordine alla celebrazione, sia in ordine all’eventuale apprendimento della stessa.

    23. La facoltà di celebrare la Messa sine populo (o con la partecipazione del solo ministro) nella forma extraordinaria del Rito Romano è data dal Motu Proprio ad ogni sacerdote sia secolare sia religioso (cf. Motu Proprio Summorum Pontificum, art. 2). Pertanto in tali celebrazioni, i sacerdoti a norma del Motu Proprio Summorum Pontificum, non necessitano di alcun permesso speciale dei loro Ordinari o superiori.

    La disciplina liturgica ed ecclesiastica

    24. I libri liturgici della forma extraordinaria vanno usati come sono. Tutti quelli che desiderano celebrare secondo la forma extraordinaria del Rito Romano devono conoscere le apposite rubriche e sono tenuti ad eseguirle correttamente nelle celebrazioni.

    25. Nel Messale del 1962 potranno e dovranno essere inseriti nuovi santi e alcuni dei nuovi prefazi9, secondo la normativa che verrà indicata in seguito.

    26. Come prevede il Motu Proprio Summorum Pontificum all’art. 6, si precisa che le letture della Santa Messa del Messale del 1962 possono essere proclamate o esclusivamente in lingua latina, o in lingua latina seguita dalla traduzione in lingua vernacola, ovvero, nelle Messe lette, anche solo in lingua vernacola.

    27. Per quanto riguarda le norme disciplinari connesse alla celebrazione, si applica la disciplina ecclesiastica, contenuta nel vigente Codice di Diritto Canonico.

    28. Inoltre, in forza del suo carattere di legge speciale, nell’ambito suo proprio, il Motu Proprio Summorum Pontificum, deroga a quei provvedimenti legislativi, inerenti ai sacri Riti, emanati dal 1962 in poi ed incompatibili con le rubriche dei libri liturgici in vigore nel 1962.

    Cresima e Ordine sacro

    29. La concessione di usare la formula antica per il rito della Cresima è stata confermata dal Motu Proprio Summorum Pontificum (cf. art. 9 § 2). Pertanto non è necessario utilizzare per la forma extraordinaria la formula rinnovata del Rito della Confermazione promulgato da Papa Paolo VI.

    30. Con riguardo alla tonsura, agli ordini minori e al suddiaconato, il Motu Proprio Summorum Pontificum non introduce nessun cambiamento nella disciplina del Codice di Diritto Canonico del 1983; di conseguenza, negli Istituti di Vita Consacrata e nelle Società di Vita Apostolica che dipendono dalla Pontificia Commissione Ecclesia Dei, il professo con voti perpetui oppure chi è stato incorporato definitivamente in una società clericale di vita apostolica, con l’ordinazione diaconale viene incardinato come chierico nell’istituto o nella società, a norma del canone 266 § 2 del Codice di Diritto Canonico.

    31. Soltanto negli Istituti di Vita Consacrata e nelle Società di Vita Apostolica che dipendono dalla Pontificia Commissione Ecclesia Dei e in quelli dove si mantiene l’uso dei libri liturgici della forma extraordinaria, è permesso l’uso del Pontificale Romanum del 1962 per il conferimento degli ordini minori e maggiori.

    Breviarium Romanum

    32. Viene data ai chierici la facoltà di usare il Breviarium Romanum in vigore nel 1962, di cui all’art. 9 § 3 del Motu Proprio Summorum Pontificum. Esso va recitato integralmente e in lingua latina.

    Il Triduo sacro

    33. Il coetus fidelium, che aderisce alla precedente tradizione liturgica, se c’è un sacerdote idoneo, può anche celebrare il Triduo Sacro nella forma extraordinaria. Nei casi in cui non ci sia una chiesa o oratorio previsti esclusivamente per queste celebrazioni, il parroco o l’Ordinario, d’intesa con il sacerdote idoneo, dispongano le modalità più favorevoli per il bene delle anime, non esclusa la possibilità di ripetere le celebrazioni del Triduo Sacro nella stessa chiesa.

    I Riti degli Ordini Religiosi

    34. È permesso l’uso dei libri liturgici propri degli Ordini religiosi in vigore nel 1962.

    Pontificale Romanum e Rituale Romanum

    35. È permesso l’uso del Pontificale Romanum e del Rituale Romanum, così come del Caeremoniale Episcoporum in vigore nel 1962, a norma del n. 28 di questa Istruzione e fermo restando quanto disposto nel n. 31 della medesima.

    Il Sommo Pontefice Benedetto XVI, nell’ Udienza concessa il giorno 8 aprile 2011 al sottoscritto Cardinale Presidente della Pontificia Commissione Ecclesia Dei, ha approvato la presente Istruzione e ne ha ordinato la pubblicazione.

    Dato a Roma, dalla Sede della Pontificia Commissione Ecclesia Dei, il 30 aprile 2011, nella memoria di san Pio V.

    William Cardinale Levada
    Presidente

    Mons. Guido Pozzo
    Segretario

    _______________

    1 BENEDETTO XVI, Lettera Apostolica Summorum Pontificum Motu Proprio data, AAS 99 (2007) 777; cf. Ordinamento generale del Messale Romano, terza ed. 2002, n. 397.

    2 BENEDETTO XVI, Lettera ai Vescovi in occasione della pubblicazione della Lettera Apostolica "Motu Proprio data" Summorum Pontificum sull’uso della Liturgia Romana anteriore alla Riforma effettuata nel 1970, AAS 99 (2007) 798.

    3 Cf. C.I.C. can. 838 §1 e §2.

    4 Cf. C.I.C. can. 331.

    5 Cf. C.I.C. cann. 223 § 2; 838 §1 e § 4.

    6 Cf. BENEDETTO XVI, Lettera ai Vescovi in occasione della pubblicazione della Lettera Apostolica "Motu Proprio data" Summorum Pontificum sull’uso della Liturgia Romana anteriore alla Riforma effettuata nel 1970, AAS 99 (2007) 799.

    7 Cf. C.I.C. can. 900 § 2.

    8 Cf. C.I.C. can. 249; cf. Conc. Vat. II, Cost. Sacrosanctum Concilium, n. 36; Dich. Optatam totius n. 13.

    9 Cf. BENEDETTO XVI, Lettera ai Vescovi in occasione della pubblicazione della Lettera Apostolica"Motu Proprio data" Summorum Pontificum sull’uso della Liturgia Romana anteriore alla Riforma effettuata nel 1970, AAS 99 (2007) 797.

    [00711-01.01] [Testo originale: Latino]

     

     

  • Caterina63
    00venerdì 13 maggio 2011 14:28
                                Santa Messa

    Il Summorum Pontificum è salvo

    da Rinascimento Sacro

    A volte sembra che le parole del Papa siano coperte sempre troppo corte. Finisce che, a tirare dalla propria parte, ogni volta qualcuno ci lascia fuori i piedi e si lagna. Adesso nei Suoi confronti siamo addirittura alla protesta preventiva, quella che si fa per portarsi avanti.

    Non sapendo che pensare un amico mi ha scritto alcune considerazioni che ho trovato illuminanti.

    “[...]
    1) Prima di lamentarti aspetta almeno di sapere perché.

    2) Comunque, quand’anche ne avessi motivo, non lamentarti, oportet ut scandala eveniant. Ma poichè nessuno sa mai dove stia esattamente il vero motivo di scandalo, non provarci nemmeno a fare baruffa: potresti trovarti fregato ancora al “E però io…”. E guai a colui attraverso il quale gli scandali arrivano, giusto?

    2) Il Summorum Pontificum non é politica: non serve a litigare ma a pacificare. Perciò solo quando una Messa porta pace allora si onora il senso di una Messa e del SP. Vero è che spesso la pace è un seme che ha da germogliare, perciò pensa a zappare.

    3) Il cristianesimo è dei martiri, e la pazienza è un martirio spirituale. Perchè vuoi scappare da quest’ottima occasione?

    4) Il SP non é per pochi eletti (o pochi “disgraziati”, a seconda) ma è per tutti i fedeli di buona volontà. Va da sé che la buona volontà non è di tutti. Tu pensa alla tua.

    5) Il SP è un coraggioso atto della riforma della Chiesa, ma non è la Riforma della Chiesa. Diciamo piuttosto un buon inizio: cammina perchè non sei ancora arrivato.

    6) La riforma della Chiesa è sempre e comunque opera dello Spirito Santo, anche quando soffia attraverso del parole del Papa. Tu per primo lo devi lasciar agire: i tuoi buoni consigli lo impicciano.

    7) Se un cuore è sordo, è sordo. Con chi non vuol sentire non serve urlare. Prega piuttosto che Dio gli doni orecchi e sussurri le parole che solo Lui sa. Di questi tempi potresti ritrovarti “padre” nella fede di numerosa prole. Non sei felice?

    8 ) Davanti al rifiuto continua a cantare le lodi a Dio. C’è chi si è commosso per questa mite insistenza.

    9) Un documento interpretativo è l’interpretazione della norma, non è la contraddizione della norma; e talvolta quello che crediamo essere “restrizione” della norma è semplice “discrezione”. Perciò dormi tranquillo, perché tanto la tua comunione frequente e il tuo Rosario quotidiano non vengono toccati.

    10) Come ordinano i preti e cosa facciano a Milano sono faccende che riguardano i preti e chi abita a Milano. Lascia che chi deve decidere decida, perché non capiti di arrogarti diritti che non hai, e ancor peggio, di violare diritti che altri hanno. E poi, per risolvere certe faccende, converrai bisognerebbe rivedere la Ministeria Quaedam. Non si può fare tutto insieme.

    11) Le norme non sono cannoni, l’Istruzione non è una mitragliatrice, l’Ecclesia Dei non è il Quartier Generale della battaglia finale. Dovresti aspirare a metterti in testa un’aureola, non un elmetto.

    12) Il SP è salvo perché è nelle mani di questo meraviglioso Papa. Lo è sempre stato e lo sarà sempre. Quindi sta sereno, prosegui umile e confida in Dio. L’Istruzione che non ti cambierà la vita è pronta. Tu, piuttosto, sei pronto?


    ***********************************


    UN MONITO AI MODERNISTI E AI TRADIZIONALISTI CHE ATTACCANO IL SANTO PADRE:

    Istruzione sul motu proprio: i modernisti sclerano

    RISPONDE DON CAMILLO:

    Dobbiamo con calma a bocce ferme, guardare questa realtà del Motu Proprio che era, che è e che rimane un mostro giuridico, con l'aggravante dell'Istruzione che è ancora peggio!  
     
    perchè:  
     
    1. B16 da dell'incompetente ed inetto a P6 (e quindi ai sig.ri beati G23 e GP2) per iscritto, perchè secondo il Motu Proprio P6 non avrebbe abrogato il vecchio Rito, quando l'HA ABROGATO!!! (infatti concede ai vecchi preti indulti, non deroghe ma questo lo dico da anni) siccome io non sono sedevacantista, a me da fastidio quando un papa proclama vacante una sede in un dato momento storico, guarda caso nel momento della firma della C O S T I T U Z I O N E A P O S T O L I C A Missale Romanum, 3 aprile 1969.  
     
    2. La vigenza di due riti, per giunta nella medesima Chiesa latina, è folle, ha ragione Grillo (ma ne ho parlato ampiamente).  
     
    3. Si sperava che si facesse una Istruzione affinchè la Messa tornasse a casa sua NELLA TRADIZIONALISSIMA PARROCCHIA, invece i parroci ora sono assolutamente protetti 1. perchè con la scusa che "non è dignitosa" una messa con due persone, li possono sbolognare nelle parrocchie personali o nelle cappelle al centro storico, due perchè il concetto di parrocchia come comunità residenziale è assolutamente saltato, con la trovata di gruppi interdiocesani.  
     
    4. ho (abbiamo) fatto una guerra ai neometecat perchè si fanno un triduo per conto loro, e ora perchè si può binare il triduo in parrocchia con pizzi e merletti, siete tutti contenti?  
     
    5. B16 (quello che ha detto che la setta NC è dono dello Spirito Santo, quello che ha indetto Assisi 3, quello che ha detto che il profilattico si può mettere, quello che ha beatificato il beato in corsia preferenziale: MOLTO PREFERENZIALE, quello che ha detto che il CVII ha raccolto le meglio istanze dell'illuminismo e di Lutero, ecc. ecc.) ha di nuovo propinato un antiacido quando invece cresce un tumore all'intestino.  
     
    SVEGLIA FEDELI! C'è la CRISI, e questo Papa l'ha sta acuendo in un modo assolutamente impressionante! In questi tempi di lotte tra Papi, Cardinali Vescovi e presbiteri e frati, l'unica àncora di salvezza è la RAGIONE! LA Chiesa Cattolica è Tradizione, per rimanere cattolici oggi come oggi è necessario essere legati alla Tradizione, per cui le riforme liturgiche a partire dal 1954 in poi, con la teologia ed ecclesiologia e relativo magistero non vincolante postconciliare DEVE necessariamente essere rivisto alla luce della stessa TRADIZIONE! E questo solo il prossimo Papa lo potrà fare! A noi il compito di attendere fedeli!

    *******************************

    la mia risposta:

    Don Camì, siamo sempre lì: "quello che IO avrei voluto che fosse"....ed è ovvio che permane la delusione....prova a leggere cosa VUOLE LA PROVVIDENZA.... Laughing  
     
    vediamo, ci provo numerando i tuoi stessi punti:  
     
    1. Sai meglio di me che quella abrogazione NON fu mai avanzata con un Atto Ufficiale o con un MP.... e senza dubbio il MP di Benedetto XVI RIMETTE A POSTO un abuso avanzato da Paolo VI.... se al di là di ogni ragione plausibile da te paventata, si guardasse però alla PRUDENZA usata da Benedetto XVI che con il MP ha solo mosso i primi passi facendo invertire la rotta del liturgismo modernista, bè, io ci vedo tranquillamente anche la mano della PROVVIDENZA.... diversamente dovresti ammettere che lo Spirito Santo se ne è andato in vacanza già DA PRIMA DI PIO XII, lasciando la Sede Vacante...visto che Bugnini è stata una sua eredità.... e dunque, consegualmente, dovresti costruirti una Chiesa tutta tua.... Laughing  si tratta di coerenza ovviemente, non di mera provocazione....  
     
    2. Proviamo a fare lo sforzo di non parlare di DUE RITI, MA DI UN SOLO RITO IN DUE FORME DIVERSE.... Wink  di questo parla il SP...  
    che poi l'abusivismo, l'ambiguità del NOM aiutano alla creatività di tanti PICCOLI RITI  attraverso i quali molti parroci SI INVENTANO, questo è un altro problema che mi pare il Papa stia affrontando.... il punto è che lo affronta COME LUI RITIENE OPPORTUNO FARE ED AFFRONTARLO.... ma lo Spirito Santo ha nominato LUI a Pontefice o ha nominato il Grillo parlante o il Don Camillo, ottimo sacerdote, che ho amato a conoscere? Laughing  Urbano VI fu difeso ad oltranza da santa Caterina da Siena, ma non fece, tal Papa, ciò la Senese chiedeva andasse fatto.... hai mai sentito santa Caterina da Siena condannare Urbano VI? Laughing  
     
    3. Si sperava che.... ma caro Don Camillo, nel Salmo leggiamo che i nostri pensieri spesso NON sono quelli di Dio..... ciò che noi dobbiamo sperare è IL RICONGIUNGIMENTO, intanto alla normalizzazione della Messa di sempre... e questo stiamo vivendo OGGI, un passo alla volta, ad ogni giorno basta la sua pena, domani Dio vede e provvede, oppure hai perduto la fede? Embarassed  
     
    4. Sei incontentabile!!! Prima ti lamenti che nelle Parrocchie la Messa di sempre non possa essere detta, ora ti lamenti perchè viene data la possibilità, NELLE PARROCCHIE, di abbinare e celebrare il Triduo nella forma di sempre.... insomma, il Papa come fa sbaglia! a meno che non faccia tutto quello che dici tu.... Embarassed  Come fai a paragonate il triduo neocat con quello della Liturgia di sempre? semmai questo passo del Documento andrebbe appoggiato e sostenuto, più aumenteranno gruppi che si dedicheranno alla Forma di sempre, più i neocat si dilegueranno.... ora dipende da NOI, non dal Papa....  
     
    5. Benedetto XVI NON è il Salvatore.... Laughing  ci sono momenti dove sopravaluti il suo ruolo, in altri dove lo sottovaluti.... rischi di farti un Papa su misura e a seconda delle tue necessità.... Ci sono momenti della vita dei giovani o di coppie che sono talmente mal ridotte che in extremis non esiterei di dire loro: CERCATEVI UN GRUPPO NELLA CHIESA che vi possa aiutare.... io non so se VOI vivete ESCLUSIVAMENTE di Messa antica, nel mondo ci sono migliaia di quei problemi che Famiglie e giovani ne subiscono il tracollo... e se è vero che DALLA LITURGIA che noi ci alimentiamo, è anche vero che la situazione in cui oggi viviamo necessita di APPROCCI ALLA LITURGIA stessa anche provenienti da gruppi che possono, a torto o a ragione, NON piacerci....  
    l'apostolo ci rammenta di non avere fretta a rigettare TUTTO, ma di esser capaci di discernere CIO' CHE E' BUONO e di trattenere a noi ciò che è buono....  
    Pietro Valdo fu ritenuto nella Chiesa per ben 40 anni prima che il Concilio lateranense lo rigettò come eretico.... Wink  sai meglio di me che non poche comunità francescane di quel tempo ne assorbirono il meglio.... e come vedi i Valdesi non sono scomparsi....quando si GENERA LA ZIZZANIA, CRISTO CI VIETA DI SRADICARLA.... Pietro deve ripulire dove può (non è onnipotente) e noi dobbiamo imparere  A CONVIVERCI.... questo sta facendo oggi Benedetto XVI, il resto e il discernimento spetta anche a noi aiutando Pietro a mettere in pratica quanto sta chiedendo... e se invece di attaccarlo ci attivassimo affinchè nelle Diocesi i gruppi del SP si moltiplichino.... molta zizzania morirebbe da sola, perchè non più alimentata...  
     
    Don Camì....ABBI FEDE!!! Laughing



    *************************************


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    ATTENZIONE: ISTRUZIONE SULLA LITURGIA UNIVERSAE ECCLESIAE per applicazione Summorum Pontificum

     

     


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