Il NO! di Papa Francesco all'aborto, all'eutanasia e ai matrimoni omosessuali!

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Caterina63
00mercoledì 7 agosto 2013 18:54
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[SM=g1740758]  Alcuni anni fa in Argentina è stato legalizzato il “matrimonio omosessuale”. Prima che quella legge venisse promulgata, il cardinale Bergoglio scrisse una lettera alle suore di clausura della sua diocesi per supplicare di pregare il Signore affinché i senatori argentini votassero contro il matrimonio gay.
Oggi anche l'Italia si affretta a dare ascolto al principe della menzogna.... a settembre il nostro Parlamento dovrà votare.... ascoltiamo, leggiamo cosa ne pensa Papa Francesco [SM=g1740721]


Care sorelle,

 scrivo queste poche righe a ciascuna di voi che siete nei quattro monasteri di Buenos Aires. Il popolo argentino dovrà affrontare nelle prossime settimane una situazione il cui esito può seriamente ferire la famiglia.
Si tratta del disegno di legge che permetterà il matrimonio a persone dello stesso sesso. E’ in gioco qui l’identità e la sopravvivenza della famiglia: padre, madre e figli. E’ in gioco la vita di molti bambini che saranno discriminati in anticipo e privati della loro maturazione umana che Dio ha voluto avvenga con un padre e una madre. E’ in gioco il rifiuto totale della legge di Dio, incisa anche nei nostri cuori.
Ricordo una frase di Santa Teresa quando parla della sua malattia infantile. Dice che l’invidia del Demonio voleva vendicarsi della sua famiglia per l’entrata in Carmelo della sua sorella maggiore. Qui pure c’è l’invidia del Demonio, attraverso la quale il peccato entrò nel mondo: una invidia che cerca astutamente di distruggere l’immagine di Dio, cioè l’uomo e la donna che ricevono il comando di crescere, moltiplicarsi e dominare la terra.
Non siamo ingenui: questa non è semplicemente una lotta politica, ma è un tentativo distruttivo del disegno di Dio. Non è solo un disegno di legge (questo è solo lo strumento) ma è una “mossa” del padre della menzogna che cerca di confondere e d’ingannare i figli di Dio. E Gesù dice che per difenderci da questo accusatore bugiardo ci manderà lo Spirito di Verità.
Oggi la Patria, in questa situazione, ha bisogno dell’assistenza speciale dello Spirito Santo che porti la luce della verità in mezzo alle tenebre dell’errore. Ha bisogno di questo avvocato per difenderci dall’incantamento di tanti sofismi con i quali si cerca a tutti i costi di giustificare questo disegno di legge e che confondono e ingannano persino le persone di buona volontà.
Per questo mi rivolgo a Voi e chiedo preghiere e sacrificio, le due armi invincibili di santa Teresina. Invocate il Signore affinché mandi il suo Spirito sui senatori che saranno impegnati a votare. Che non lo facciano mossi dall’errore o da situazioni contingenti, ma seconda ciò che la legge naturale e la legge di Dio indicano loro. Pregate per loro e per le loro famiglie che il Signore li visiti, li rafforzi e li consoli. Pregate affinché i senatori facciano un gran bene alla Patria.
Il disegno di legge sarà discusso in Senato dopo il 13 luglio. Guardiamo a san Giuseppe, a Maria e al Bambino e chiediamo loro con favore di difendere la famiglia argentina in questo particolare momento. Ricordando ciò che Dio stesso disse al suo popolo in un momento di grande angoscia: “Questa guerra non è vostra ma di Dio”. Che ci soccorrano, difendano e accompagnino guerra di Dio.
Grazie per quanto farete in questa lotta per la Patria. E per favore vi chiedo anche di pregare per me. Che Gesù vi benedica e la Vergine Santa vi conservi.
Con affetto

Jorge Maria Bergoglio, S.J.
Arcivescovo di Buenos Aires

[SM=g1740733]





Caterina63
00mercoledì 7 agosto 2013 19:00

[SM=g1740733]  di ritorno dalla Gmg di Rio il Papa l'ha detto chiaramente sempre nell'intervista rilasciata sull'aereo ai giornalisti:

Patricia Zorzan:

Hablando en nombre de los brasileños. La sociedad ha cambiado, los jóvenes han cambiado, y vemos en Brasil muchos jóvenes. Usted no ha hablado sobre el aborto, el matrimonio entre personas del mismo sexo. En Brasil han aprobado una ley que amplía el derecho al aborto y ha permitido el matrimonio entre personas del mismo sexo. ¿Por qué no ha hablado sobre esto?

[Parlando a nome dei brasiliani. La società è cambiata, i giovani sono cambiati e si vedono in Brasile tanti giovani. Lei non ha parlato sull’aborto, sul matrimonio tra persone dello stesso sesso. In Brasile è stata approvata una legge che amplia il diritto all’aborto e ha permesso il matrimonio tra persone dello stesso sesso. Perché non ha parlato su questo?]

Papa Francesco: "La Chiesa si è già espressa perfettamente su questo. Non era necessario tornarci, come non ho parlato neppure della frode, della menzogna o di altre cose sulle quali la Chiesa ha una dottrina chiara!

Patricia Zorzan: Ma è un argomento che interessa ai giovani…

Papa Francesco: Sì, ma non era necessario parlare di questo, bensì delle cose positive che aprono il cammino ai ragazzi. Non è vero? Inoltre, i giovani sanno perfettamente qual è la posizione della Chiesa!

Patricia Zorzan:Qual è la posizione di Vostra Santità, ce ne può parlare?

Papa Francesco:Quella della Chiesa. Sono figlio della Chiesa!


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La Famiglia che ha portato le offerte alla Messa di Rio
In occasione della GMG di Rio, Papa Francesco all’uscita dalla celebrazione liturgica nella Cattedrale di Rio de Janeiro, ha incontrato una bimba anencefala e i suoi genitori. Il Papa ha voluto che l'incontro restasse fuori dai riflettori e non diventasse, la bambina, oggetto mediatico.
La bimba è ancora in vita, nonostante l'elevatissimo indice di mortalità immediata dei bambini nati senza cervello; i genitori con le vigenti leggi brasiliane avrebbero potuto abortire una volta sapute le condizioni della bimba, ma hanno deciso di proseguire la gravidanza.
Papa Francesco, dopo aver ascoltato la loro storia, ha deciso che i genitori e la loro piccola sarebbero saliti sull'Altare per l'offertorio della Messa finale della Giornata Mondiale della Gioventù, spiegando come si tratti di un segno “dell'accoglienza e dell'offerta a Dio della vita”.

Più delle parole i gesti, e così Papa Francesco come già altre volte mostra con i gesti come accogliere, andare incontro; mostra e indica la via alla Chiesa per essere una Chiesa capace di riscaldare il cuore, una Chiesa che accompagna il cammino mettendosi in cammino con la gente.
Ecco Papa Francesco accogliere questa famiglia che si presenta poi all'altare in maglietta stampigliata con slogan contro l'aborto.
Ha poi incontrato, dopo alcuni giovani all'Hospital san Francisco usciti dalla droga, anche un giovane che sta vincendo la sua personale battaglia contro l'omosessualità. Papa Francesco gli ha fatto dono della sua corona del rosario incoraggiando il giovane ad avere fiducia nell'aiuto di Maria Santissima.
Il Papa ha poi detto alle persone che lavorano nel centro, che gli hanno chiesto qualche consiglio, di non dare pesi ai giovani che non possono portare, ma di accompagnarli, guidarli e sostenerli nel loro cammino di GUARIGIONE, di farli pregare molto e di far riavere loro la fiducia nella Chiesa, di vederla come Madre che aiuta e porta a stare bene.


In questi giorni (ma, a dire il vero, dall’inizio del pontificato) si pretende di spiegare l’opera del Papa guardando i gesti (sempre carichi della sua profonda personalità, sempre vissuta  con l’audacia della sua fede) isolandoli dalle sue parole, per cui assumono il significato che il giornalista di turno vuole far loro assumere. E dove sono anche come gesto di una eloquenza strepitosa (basti pensare alla presenza dei genitori della bambina anencefala alla Messa in Brasile) li si stacca volutamente dal messaggio cristiano che hanno.
E così, da un lato si cancellano le parole forti che il Papa dice, per esempio quando parla in difesa della vita e del suo indisponibile valore, o quando cita la presenza del demonio, o quando chiede ai parlamentari francesi di «abrogare le leggi ingiuste»; dall’altro lato si mistifica letteralmente il discorso, mettendo le parole – tutte rigorosamente pronunciate dal Papa – in un ordine tale da stravolgerne il significato, così la frase «Se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, chi sono io per giudicarla?» diventa «Chi sono io per giudicare un gay?» [SM=g1740732]

No, amici, per non lasciarci portare via la speranza, non dobbiamo lasciarci portare via il Papa!!!

Indipendentemente dal nome che porta perchè, come insegna San Giovanni Bosco:


"Siccome é un cattivo figlio colui che censura la condotta di suo padre, così é un cattivo cristiano colui che censura il Papa, che é il padre dei cristiani che sono in tutto il mondo". IV,55
ed anche:
"Quando un autore scrive poco bene del papa, o lo censura nel suo magistero, sappiate che il suo non è libro da leggersi". VII,220.

e ancora insegna san Giovanni Bosco:
"Figlioli miei, tenete come nemici della religione coloro che colle parole o cogli scritti offendono l’autorità del Papa e cercano di scemare, l’ubbidienza ed il rispetto dovuto ai suoi insegnamenti ed ordini". V,573.
"In fatto di religione io sto col Papa e col Papa intendo di rimanere da buon cattolico sino alla morte". VI,679.
"In quanto a religione, sono col papa, e me ne vanto". XII,423.
"Ai giovanetti si faccia costantemente conoscere l’autorità del papa che è il centro della verità". XIII,498.


[SM=g1740733]



Caterina63
00sabato 10 agosto 2013 11:19

[SM=g1740758] Il Papa: i laici che si oppongono alle unioni gay hanno ragione
di Massimo Introvigne
da LaNuovaBussolaquotidiana del 10-08-2013






Il 9 agosto diversi organi di stampa italiani hanno dato notizia della lettera che, a nome di Papa Francesco, il cardinale Bertone ha inviato all'organizzazione cattolica statunitense dei Cavalieri di Colombo, riunita dal 6 all'8 agosto a San Antonio, in Texas, per il suo 131° convegno nazionale. La nostra stampa ha sottolineato le espressioni molto chiare della lettera in tema di vita e di famiglia, ma non le ha sempre collocate nel contesto specifico.

I Cavalieri di Colombo sono una grande organizzazione di laici cattolici, con un milione e ottocentomila membri, molti dei quali benestanti. Sono pertanto in grado di raccogliere fondi notevoli, destinati ad attività religiose, caritative e culturali. Tra parentesi, i loro robusti contributi alla Santa Sede li hanno portati  ad avere una certa influenza nelle vicende della finanza vaticana e dello IOR, esponendoli anche a qualche polemica.

La lettera scritta a nome del Santo Padre non si occupa di queste vicende, in verità molto controverse, ma di un'altra. I Cavalieri di Colombo hanno destinato sei milioni e mezzo di dollari al sostegno di campagne contro le leggi che a vario titolo riconoscono in diversi Stati degli Stati Uniti le unioni omosessuali. In queste campagne hanno anche presentato la bellezza dell'amore fecondo tra un uomo e una donna. Per questa ragione, sono bersaglio di una campagna di stampa che dura da mesi e li attacca come «omofobi»,  e di una raccolta di firme da parte di un'associazione di cattolici progressisti vicina all'entourage del presidente Obama e favorevole al riconoscimento delle unioni gay, Catholics United.

Questa associazione minaccia anche azioni legali intese a privare i Cavalieri di Colombo, in quanto coinvolti in iniziative politiche e sospetti di omofobia, delle agevolazioni fiscali di cui godono come organizzazione senza fini di lucro. Tra l'altro, secondo i loro oppositori, i Cavalieri di Colombo sarebbero recidivi, perché hanno già finanziato campagne contro l'aborto. In questo contesto polemico si è svolto negli ultimi giorni il congresso nazionale dell'associazione a San Antonio.

Affermando esplicitamente di parlare a nome del Pontefice, il cardinale Bertone ha scritto a tale congresso che Papa Francesco, «consapevole della responsabilità specifica che i fedeli laici hanno per la missione della Chiesa, invita ogni Cavaliere e ogni Consiglio locale [dei Cavalieri di Colombo] a dare testimonianza dell'autentica natura del matrimonio e della famiglia, della santità e della dignità inviolabile della vita umana, e della bellezza e verità della sessualità umana. In questi tempi di rapidi cambiamenti sociali e culturali, la protezione dei doni di Dio non può mancare d'includere l'affermazione e la difesa del grande patrimonio di verità morali insegnate dal Vangelo, e confermate dalla retta ragione, che serve come fondamento di una società giusta e bene ordinata». [SM=g1740721]

La lettera, citando la recente enciclica «Lumen fidei», difende pure come parte della libertà religiosa il diritto dei laici cattolici di pronunciarsi in ogni sede, anche politica, su questioni che coinvolgono la fede e la morale. [SM=g1740722]

Evidentemente, queste indicazioni pontificie non valgono solo per gli Stati Uniti. Nella controversia sui Cavalieri di Colombo in tema di unioni omosessuali il Papa prende posizione e ci dice con chiarezza che una parte ha ragione e un'altra ha torto. Non solo non fanno male i Cavalieri americani a organizzare e finanziare campagne per difendere l'«autentica natura del matrimonio e della famiglia», ma Papa Francesco chiede a ogni singolo Cavaliere e a ogni associazione locale d'impegnarsi in queste campagne. E di continuare a presentare la verità sulla sessualità e sull'amore senza timore di essere attaccati come omofobi. Chi li attacca, viola la libertà religiosa. [SM=g1740722]

È un incoraggiamento per chi conduce le stesse campagne - magari con meno fondi dei Cavalieri di Colombo - anche in Italia e in Europa. E una sveglia per quei cattolici che hanno paura di parlare chiaro sugli stessi temi.


[SM=g1740771]


Caterina63
00sabato 28 settembre 2013 20:26
[SM=g1740733] Papa Francesco sta per canonizzare Giovanni Paolo II.... e da buon gesuita qual'è, come potrebbe canonizzare una persona se avesse insegnato il falso?....

è ovvio che quanto dice il Papa va letto IN CONTINUITA' come insegnava e ripeteva Benedetto XVI e non come rottura....

Premessa, da RiscossaCristiana

Il martellamento mediatico (condotto con le tecniche già ben collaudate dai grandi totalitarismi dello scorso secolo, allo scopo di confondere il male con il bene), sta annebbiando milioni di cervelli, ai quali è stato imposto di accettare come assolutamente normale il ripugnante vizio dell'omosessualità. Non solo: si è avviata a livello planetario un'opera diabolica di corruzione della gioventù, insegnando nelle scuole la "naturalezza" di quanto per definizione è contronatura. La retta ragione ha sempre respinto l'omosessualità, per la quale qualsiasi individuo sano prova repulsione. E' però preciso dovere dei cattolici ricordare anche l'immutata Dottrina della Chiesa in materia, perchè un buonismo cretino rischia di portare solo confusione, inducendo anche taluni sprovveduti a compromessi con i sostenitori delle perverse idee omosessualiste. Ci sembra perciò di grande utilità riproporre ai nostri lettori alcuni articoli in materia di omosessualità, già pubblicati su Riscossa Cristiana. Oggi rileggiamo un articolo di Don Marcello Stanzione sul giudizio del Beato Giovanni Paolo II.

5 settembre 2013.  

PD

 

 

ADERIAMO ALL’APPELLO PER FERMARE LA PROPOSTA DI LEGGE CONTRO L’OMOFOBIA

 

 

IL BEATO GIOVANNI  PAOLO II E L'OMOSESSUALITA' COME DISORDINE MORALE

di don Marcello Stanzione

 

sul vizio dell'omosessualità, don Marcello Stanzione ci ha spiegato anche il giudizio di altri grandi Santi:

san Tommaso d’Aquino

san Giovanni Crisostomo

san Pio V

san Pier Damiani

(clicca sui nomi per leggere gli articoli)

 

I cardinali, riuniti in Conclave,  elessero papa il cardinale di Cracovia mons. Karol Wojtila  il 16 ottobre 1978. Prese il nome di Giovanni Paolo II e il 22 ottobre iniziò solennemente il ministero petrino, quale 263° successore dell’Apostolo. Il suo pontificato è stato uno dei più lunghi della storia della Chiesa: è durato 26 anni, 5 mesi e 17 giorni. Giovanni Paolo II ha esercitato il suo ministero con instancabile spirito missionario, dedicando tutte le sue energie, sospinto dalla sollecitudine pastorale per tutte le Chiese e dalla carità aperta all’umanità intera. I suoi viaggi apostolici nel mondo sono stati 104.giovanni paolo II

In Italia ha compiuto 146 visite pastorali. Come vescovo di Roma, ha visitato 301 parrocchie (su un totale di 333). Più di ogni Papa precedente ha incontrato il popolo di Dio e i responsabili delle nazioni: alle udienze generali del mercoledì (1166 nel corso del pontificato) hanno partecipato più di 17 milioni e 600 mila pellegrini, senza contare tutte le altre udienze speciali e le cerimonie religiose (più di 8 milioni di pellegrini solo nel corso del Grande Giubileo dell’anno 2000), nonché i milioni di fedeli incontrati nel corso delle visite pastorali in Italia e nel mondo.
Numerose anche le personalità governative ricevute in udienza: basti ricordare le 38 visite ufficiali e le altre 738 udienze o incontri con capi di Stato, come le 246 udienze e incontri con i primi ministri. Il suo amore per i giovani lo ha spinto a iniziare, nel 1985, le Giornate mondiali della gioventù. Le 19 edizioni della Gmg che si sono tenute nel corso del Suo pontificato hanno visto riuniti milioni di giovani di varie parti del mondo.

Allo stesso modo la sua attenzione per la famiglia si è espressa con gli Incontri mondiali delle famiglie, da lui iniziati a partire dal 1994.

Giovanni Paolo II è sempre stato un fiero avversario della legalizzazione sociale del turpe vizio e della malattia dell’omosessualità
Nel suo discorso del 20 gennaio 1994, pronunciato pochi giorni dopo la risoluzione pro – omosessualità del parlamento Europeo, S. S. Giovanni Paolo II ha ribadito che è illecito voler legalizzare l’unione omosessuale.

“Il pensiero va qui alla recente e ben nota risoluzione approvata dal parlamento europeo. (…)
Ciò che non è moralmente ammissibile è l’approvazione giuridica della pratica omosessuale. Essere comprensivi verso chi pecca, verso chi non è in grado di liberarsi da questa tendenza, non equivale infatti a sminuire le esigenze della norma morale (…)
Con la risoluzione del parlamento Europeo, si è chiesto di legittimare un disordine morale.
Il parlamento ha conferito indebitamente un valore istituzionale a comportamenti devianti, non conformi al piano di Dio (…). Dimenticando la parola di Cristo – “la Verità vi farà liberi” (Gv. 8,32) - si è cercato di indicare agli abitanti del nostro continente il male morale, la deviazione, una certa schiavitù, come via di liberazione, falsificando l’essenza stessa della famiglia”
.
(S. S. Giovanni Paolo II, Angelus del 20 febbraio 1994, in l’Osservatore Romano del 22 febbraio 1994).

In simil modo si esprimeva, caso unico degli ultimi pontificati, contro il gay-pride che a Roma, nell'Anno del Giubileo 2000, il 9 luglio osò sfidare la pazienza dei cristiani, della Chiesa e di Dio stesso....
in tal simile circostanza il Papa invitò a leggere il Catechismo citandone un passo....

"A nome della Chiesa di Roma non posso non esprimere amarezza per l'affronto recato al Grande Giubileo dell'Anno Duemila e per l'offesa ai valori cristiani di una Città che è tanto cara al cuore dei cattolici di tutto il mondo.

La Chiesa non può tacere la verità, perché verrebbe meno alla fedeltà verso Dio Creatore e non aiuterebbe a discernere ciò che è bene da ciò che è male.

Vorrei, a tale riguardo, limitarmi a leggere quanto dice il Catechismo della Chiesa Cattolica, il quale, dopo avere rilevato che gli atti di omosessualità sono contrari alla legge naturale, così si esprime: "Un numero non trascurabile di uomini e di donne presenta tendenze omosessuali profondamente radicate. Questa inclinazione, oggettivamente disordinata, costituisce per la maggior parte di loro una prova. Perciò devono essere accolti con rispetto, compassione, delicatezza. A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione. Tali persone sono chiamate a realizzare la volontà di Dio nella loro vita, e, se sono cristiane, a unire al sacrificio della croce del Signore le difficoltà che possono incontrare in conseguenza della loro condizione" (CCC 2358).

La Madre celeste ci assista con la sua protezione".



[SM=g1740771]


Caterina63
00sabato 18 gennaio 2014 15:33



  Papa Francesco, una chiave di lettura del suo Magistero

La persona umana in una prospettiva biblica come fondamento della vita civile

(fonte: Radio Vaticana http://it.radiovaticana.va/magistero-papa-francesco/home.asp )

Questione sociale, problema antropologico
Negli ultimi decenni, i Papi hanno parlato della crisi antropologica nella cultura odierna.

Benedetto XVI ha osservato che la stessa questione sociale è diventata un problema antropologico.

Papa Francesco dice: "è vero che c’è una crisi economica, una crisi culturale, una crisi della fede, ma in fondo è la persona umana ad essere in pericolo."

Non sono osservazioni secondarie.
In questa breve galleria, vorremmo offrire alcuni spunti di riflessione sul tema, ripercorrendo l’insegnamento di Papa Francesco.

La novità biblica si concentra sul mistero originario del maschio e della femmina, destinati all'unità.
Ci rivolgiamo alla Bibbia per cercare il senso dell'inizio dell'esistenza umana, voluta e creata da Dio.

Leggiamo nel capitolo 5 della Genesi: "Questo è il libro delle discendenze di 'Adam. Nel giorno in cui Dio creò 'Adam, lo fece a somiglianza di Dio (n.d.r. cioè ‘UNO’), maschio e femmina li creò, li benedisse e chiamò il loro nome: 'Adam nel giorno in cui furono creati («zeh sefer toledoth 'Adam» vv. 1-2).
Dobbiamo notare l'alternanza altamente significativa dei pronomi personali tra il singolare e il plurale: lo fece – li creò.
L'ESSERE UMANO, nella visione biblica l’"'Adam", comprende il maschio e la femmina INSIEME; il suo progetto, alla luce della creazione, è dinamicamente definito nella prospettiva relazionale e sociale: non è bene che l'uomo sia solo: voglio fargli un aiuto che gli stia davanti («'ezer k'negdo» Gen 2,18).
Nel riconoscimento dell’altro, come uguale e nello stesso tempo diverso da sé, è possibile la relazione, il cui massimo grado è l’amore.
Tale amore, nella sua pienezza e completezza, permette ai due di diventare uno: i due saranno un’unica carne (Gen 2,18), laddove questa espressione – una sola carne – indica l’unione personale di due vite.
Tale unione indica un’adesione totale l’uno all’altra/o, in una fedeltà reciproca e non va vista, prima di tutto e direttamente, solo come l’unione carnale dei corpi.
Il testo della Genesi, capitolo 1, presenta dunque l’essere umano come una realtà duale ‘in fieri’, che deve realizzarsi, ‘Adam è l’essere umano nella sua duplice, differente e inseparabile, ma equivalente e paritaria realtà maschile e femminile.
L’uomo e la donna, posti l’uno di fronte all’altro, in dialogo, sono chiamati a diventare immagine e somiglianza del Dio UNO, attraverso la loro relazione con Dio, tra di loro e con il creato, mediante l’esercizio della loro libertà.
La prospettiva del libro della Genesi - cap.1-2,5 - presenta le cose, in modo tipicamente biblico, non come le vediamo staticamente, ma come devono diventare evolvendosi.
La “verità” permanente della coppia umana, d’altra parte, è rivelata non dal suo concreto attuarsi storico, sottomesso alle “modifiche” prodotte dalla sua caducità. La troviamo espressa nell’intenzione originaria di Dio, che permane valida come promessa perenne, ripresa da Gesù quando afferma, in riferimento al rapporto tra uomo e donna, “Dal principio però non fu così!” (Mt 19,8).

La creazione di Adamo

In un senso vero, possiamo dire che fa parte della vocazione umana del maschio ‘la femmina’, e che della vocazione umana della femmina fa parte ‘il maschio’. Ogni maschile è orientato a intendersi e diventare uno con il femminile, e viceversa.
Possiamo dire persino che in ogni maschio c’è una percentuale femminile e in ogni femmina c’è una percentuale di maschile: la Bibbia lo esprime attraverso il racconto della costola dell’uomo trapiantata (tzela’) nella donna; al nome del maschio (in ebraico = ‘ish) inserito nel nome stesso della femmina (in ebraico = ‘ishshah), creata per essere un aiuto “che stia di fronte al maschio”.
La donna è essenziale all’uomo per essere LUI (= se stesso). È per lui il TU che la fa essere IO, e lo stesso si dica dell’uomo per la donna.
L’unione tra loro non è solo un atto prodotto dalle singole sfere personali, ma acquista una nuova dimensione comune e sociale: “per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà alla sua donna e diventeranno un’unica carne” (Genesi cap. 2,24).
La serena nudità tra i due, libera da ogni lussuria vergognosa (in ebraico «welo’ yitboshashu», Genesi cap. 2,25), suggerisce discretamente come vi fosse non solo una mutua fiducia, ma come fosse assente ogni concupiscenza aggressiva e violenta nella sessualità dei due. Sono liberi da ogni sinuoso e torbido adescamento, che trasformi l’uno in una preda agognata dall’altro o di cui possa abusare, sottomettendola e seducendola.
L’unione dei sessi, priva di ogni violenza, rispecchierà l’esultanza, la delicata tenerezza celebrata dal precedente canto dei vv. 23-24 del cap. 2: “questa volta è carne della mia carne”.
È un fatto che ha ripercussioni importanti nella visione della vita civile e sociale, e nel campo legislativo, dando un carattere profondamente umano al tema della relazione tra le persone. La vita umana non può essere chiusa nell’individualismo puro che è l’opposto della natura dell’essere umano.

Il Peccato dell'essere umano

La Bibbia dice che il PECCATO dell’essere umano, cioè il suo “mancare lo scopo” (in ebraico = chatah), consiste nel lasciarsi indurre dalla tentazione del serpente di ri-sistemare “più o meno discretamente” la creazione. E’ la tentazione di darle un senso stabilito autonomamente dagli uomini, come nel caso della statua del vitello d’oro, con il quale il popolo sovverte i rapporti come erano intesi dal Creatore, e ad essa si rivolge dicendo: “Ecco il tuo dio, Israele, colui che ti ha fatto uscire dalla terra d’Egitto” (Esodo cap. 32,8).
Alla luce di questa tentazione di riorientare il creato in un senso deviato va riletto l’ordine dato dal Creatore ad ’Adam di “non mangiare dell’albero della conoscenza del bene e del male”. Si può interpretare come un invito a non farsi padrone del giardino di ‘Eden, di non voler disporre di tutto, rompendo così l’alleanza dell’ospitalità con il Signore (Genesi cap. 2,16-17).
Il peccato, svelato dal racconto biblico, colpisce alla radice l’essere umano, così come lo ha creato il Signore: maschio e femmina, l’uno insieme all’altro e per l’altro.
Il peccato consiste nel fatto che il maschio si accaparra per sé tutto il nome ‘Adam, chiamandosi “Adamo” e cambia, arrogandosene il potere, il nome alla donna che da ’Adam diventa “Eva”, ma anche una specie di “macchina per fare figli” (Genesi cap. 2,17; 3,20). Al contrario, fino al quel momento, solo il Creatore aveva dato il nome alla creatura umana (Genesi cap.5,2; 11,4).
Questo primo e fondamentale peccato scompone, divide l’'Adam creato da Dio e imprime una svolta radicale alla società umana che da paritaria,guidata dalla coppia maschio e femmina, diventa “patriarcale”. In essa ora gli uomini agiscono da soli, escludendo arbitrariamente le donne, e così facendo escono realmente dall’armonia con il Creatore e immettono falsità, menzogna e disordine nel creato (cfr. tutti i casi di autonomia maschile, “for men only” esistenti oggi di fatto e di diritto).
Dopo il peccato, la tensione tra i due sessi è ben descritta nel libro della Genesi cap.3,16: “Verso il tuo uomo la tua bramosia insistente, ed egli ti sottometterà”(in ebraico: «we’el-’ishekh teshuqatekh, wehu’ imshal-bakh»).
Allora, anche l’unione dei corpi rischia di assomigliare a un’aggressione, a una conquista e ad un mutuo impossessamento, e si comincia ad avvertire, sia pure alla lontana, il rischio di “femminicidio”.
Un simile risultato è più che evidente nella storia umana, la quale in tal modo viene “disumanizzata” e resa in-sensata e, alla fine, in-significante.
Ogni strategia di Adamo che vorrebbe concedere un po’ più di dignità al ruolo di Eva, senza riconvertire entrambi al senso originario della creazione e dell’inseparabile ’Adam, risulta artificiale e insipidamente consolatoria.
La radice della così detta “questione femminile” sta nel recupero dell’essere umano totale, l’ “HOMO”, come soggetto unico e duplice insieme, maschile e femminile, con pari dignità.


Crisi della cultura

Nella cultura di oggi esistono profonde spaccature: tra uomo e donna, con tendenze al maschilismo e al femminismo radicali; la scissione tra identità sessuale e pluralità di scelte personali; l’individualismo e la crisi dei rapporti e dei legami sui quali si basa lo sviluppo di una società civile come comunità umana.
Predominano la tendenza al consumo ad ogni costo, a danno della responsabilità nei confronti degli altri; la dimensione economica che sovrasta tutte le altre, invece di aiutare pari opportunità per tutti; un’esasperata ideologia del ‘gender’ che rischia di manipolare l’identità personale invece di recuperare l’originaria parità di genere, maschile e femminile.
L’esperienza della comunità cristiana aiuta a difendere l’umanità da forme di ‘riduzionismo’, frutto del peccato, le quali portano a enfatizzare le strutture sociali sia in senso patriarcale che femministico o culturale, per ridare il primato alle cose così come le ha fatte il Creatore.
Alla luce del Vangelo e della rivelazione biblica, l’apporto della comunità cristiana può contribuire a sviluppare i meccanismi positivi della vita sociale, necessari per la realizzazione della vocazione umana.
In questa ottica va letto l’ impegno della Chiesa per il bene dei fanciulli, la dignità della persona umana fin dall’inizio della sua esistenza e nelle fasi in cui ha più bisogno di aiuto, e le attività nel campo dell’educazione, delle cure sanitarie, del sostegno alle famiglie e ai minori, anche in situazioni difficili come le migrazioni, i conflitti, o la condizione dei rifugiati.
La società civile – quale contesto naturale delle relazioni umane- non può essere limitata alla produzione e al consumo dei beni o alla lotta tra poteri.
La società va valutata secondo i criteri che fondano la dignità della persona umana, di ogni persona, anche di quella emarginata nelle periferie esistenziali, perché sia verificata la corrispondenza di detta società ai criteri ultimi della creazione, criteri di umanità e di trascendenza.
Tra i criteri di questa verifica, i cristiani aggiungono la comprensione che ce ne ha dato Cristo nel Cenacolo della Pentecoste, l’estensione a tutti i popoli della terra della dignità dei figli di Dio ed eredi della salvezza, grazie alla morte ed alla resurrezione di Gesù.

L'insegnamento biblico nella cultura sociale e religiosa

Il crescente numero di “annullamenti di matrimoni sacramentali”, e la constatazione che sono stati compiuti senza le consapevolezza necessaria, fa riflettere.
Indica che nella cultura sociale e religiosa odierna dei cristiani, ma anche nella pastorale parrocchiale, c’è poca conoscenza e non è trasmesso l’insegnamento biblico.
La rivelazione cioè del mistero del “‘Adam, maschio e femmina”, destinati fin dall’inizio all’unità, perché creati a immagine e somiglianza di Dio, come due espressioni complementari dell’unica “persona umana”.
Nell’ambito di chi sia l’uomo, maschio e femmina, la prospettiva del Libro della Genesi è chiara ed esigente.
Il Nuovo Testamento apre un’ulteriore prospettiva, quella dell’Incarnazione di Dio, luce per la comprensione di sé da parte dell’uomo, maschio e femmina.
L’Incarnazione esprime la realtà della Parola, che è creatrice ma anche salvatrice; esprime l’umanità vissuta e realizzata da Gesù tramite la croce e la forza della risurrezione, fino alla comunione con Dio, nella Casa del Padre.
La conversione all’Evangelo di Gesù è un evento che ha luogo nella coscienza personale di colui che è chiamato alla fede.
Essa trascende totalmente i fatti e i legami di carne e di sangue: cf. Mt 10,34-39; 19,27-30; Mc 10,28-31; Lc 9,57-62; 12,51-53; 14,25-27; 18,28-30; 19,27-30.
Da essa partono e si differenziano le persone, se e quando rispondano alla chiamata alla fede.
La famiglia dev’essere vista come “legame carnale”, ma anche nella prospettiva della comunità dei credenti. L’unità tra uomo e donna, e la famiglia, non sono realtà chiuse.
Giovanni parla di “fratelli” e intende i fratelli di fede,cf. Gv 6,63, infatti:
«È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla»


La dignità del maschio e della femmina

La rilevanza della Chiesa nella cultura di oggi sta proprio in questo, nel riportare nella giusta prospettiva la questione dell’identità della persona umana e della dignità del “maschio” e della “femmina”.
Uomo e donna devono essere orientati l’uno verso l’altro, posti nel contesto dell’alleanza tra Gesù e l’umanità.
La crisi culturale della famiglia, oggi, ci spinge a sottolineare – prima di tutto nella preparazione al sacramento del matrimonio - la dignità di ogni persona umana, nel proprio genere maschile e femminile, come fondamento dell’unità.
Ci spinge ad esigere, dalla comunità cristiana, una spiccata sensibilità nei confronti della responsabilità che abbiamo verso gli altri, specialmente verso i figli, i bambini, gli anziani, i giovani “senza famiglia” privi del calore della comunità familiare, privi del calore della comunione umana fondata sulla reciprocità complementare del padre e della madre.
È importante ricordare come, grazie alla creazione, la terra passa dal caos al cosmo.
Quando il maschio e la femmina, l’uomo e la donna, da due diventano UNO, con la loro complementarietà realizzano nell’essere umano l’immagine e la somiglianza a Dio.
Grazie all’unità tra loro, essi diventano la porta d’ingresso al processo di socializzazione della vita, alla sua umanizzazione, immagine e somiglianza dell’Armonia divina.









Caterina63
00giovedì 20 febbraio 2014 20:02
  cari Vescovi, non dite che il Papa è d'accordo con la devastazione della Famiglia e con il riconoscimento di altre forme......


CONCISTORO STRAORDINARIO

PAROLE DEL SANTO PADRE FRANCESCO

Aula Nuova del Sinodo
Giovedì, 20 febbraio 2014

 

Carissimi Fratelli,

vi saluto cordialmente e ringrazio con voi il Signore che ci dona queste giornate di incontro e di lavoro comune. Diamo il benvenuto in particolare ai Confratelli che sabato saranno creati Cardinali e li accompagniamo con la preghiera e l’affetto fraterno. Ringrazio il Cardinale Sodano per le sue parole.

In questi giorni rifletteremo in particolare sulla famiglia, che è la cellula fondamentale della società umana. Fin dal principio il Creatore ha posto la sua benedizione sull’uomo e sulla donna affinché fossero fecondi e si moltiplicassero sulla terra; e così la famiglia rappresenta nel mondo come il riflesso di Dio, Uno e Trino.

La nostra riflessione avrà sempre presente la bellezza della famiglia e del matrimonio, la grandezza di questa realtà umana così semplice e insieme così ricca, fatta di gioie e speranze, di fatiche e sofferenze, come tutta la vita. Cercheremo di approfondire la teologia della famiglia e la pastorale che dobbiamo attuare nelle condizioni attuali. 

Facciamolo con profondità e senza cadere nella “casistica”, perché farebbe inevitabilmente abbassare il livello del nostro lavoro. 

La famiglia oggi è disprezzata, è maltrattata, e quello che ci è chiesto è di riconoscere quanto è bello, vero e buono formare una famiglia, essere famiglia oggi; quanto è indispensabile questo per la vita del mondo, per il futuro dell’umanità. Ci viene chiesto di mettere in evidenza il luminoso piano di Dio sulla famiglia e aiutare i coniugi a viverlo con gioia nella loro esistenza, accompagnandoli in tante difficoltà, con una pastorale intelligente, coraggiosa e piena d'amore.

 

Grazie a tutti, e buona giornata!








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