Il valore della Preghiera nella Sacra Scrittura

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Caterina63
00sabato 21 agosto 2010 22:18
Approfondimento: La preghiera negli scritti di Luca



LECTIO DIVINA su Lc 18,1-8 a CURA DE PP: CARMELITANI ( dal sito www. lachiesa)

Una vera preghiera: l'esempio della vedova

1. Orazione iniziale

Signore Gesù, invia il tuo Spirito, perché ci aiuti a leggere la Scrittura con lo stesso sguardo, con il quale l' hai letta Tu per i discepoli sulla strada di Emmaus. Con la luce della Parola, scritta nella Bibbia, Tu li aiutasti a scoprire la presenza di Dio negli avvenimenti sconvolgenti della tua condanna e della tua morte. Così, la croce che sembrava essere la fine di ogni speranza, è apparsa loro come sorgente di vita e di risurrezione.
Crea in noi il silenzio per ascoltare la tua voce nella creazione e nella Scrittura, negli avvenimenti e nelle persone, soprattutto nei poveri e sofferenti. La tua Parola ci orienti, affinché anche noi, come i due discepoli di Emmaus, possiamo sperimentare la forza della tua risurrezione e testimoniare agli altri che Tu sei vivo in mezzo a noi come fonte di fraternità, di giustizia e di pace. Questo noi chiediamo a Te, Gesù, figlio di Maria, che ci hai rivelato il Padre e inviato lo Spirito. Amen.

2. Lettura

a) Chiave di lettura:

La liturgia di questa domenica ci pone dinanzi un testo del Vangelo di Luca che parla di preghiera, un tema assai caro a Luca. E' la seconda volta che questo evangelista riporta parole di Gesù per insegnarci a pregare. La prima volta (Lc 11,1-13), introduce il testo del Padre Nostro e mediante paragoni e parabole, ci insegna che dobbiamo pregare sempre, senza mai stancarci. Ora, questa seconda volta (Lc 18,1-4), Luca ricorre di nuovo a parabole estratte dalla vita di ogni giorno per dare istruzioni sulla preghiera: la parabola della vedova e del giudice (18,1-8), del fariseo e del pubblicano (Lc 18,9-14). Luca presenta le parabole in modo assai didattico. Per ognuna di esse, fornisce una breve introduzione che serve da chiave di lettura. Poi viene la parabola ed, infine, Gesù stesso applica la parabola alla vita. Il testo di questa domenica si limita alla prima parabola della vedova e del giudice (Lc 18,1-8). Nel corso della lettura è bene prestare attenzione a quanto segue: "Quali sono gli atteggiamenti delle persone che appaiono in questa parabola?"

b) Una divisione del testo per aiutare a leggerlo:
Luca 18,1: Una chiave che Gesù offre per capire la parabola
Luca 18,2-3: Il contrasto tra il Giudice e la Vedova
Luca 18,4-5: Il mutamento del giudice ed il perché di tale mutamento
Luca 18, 6-8a: Gesù applica la parabola
Luca 18, 8b: Una frase finale per provocare

c) Il testo:
1 Raccontò loro una parabola per mostrare che dovevano pregare sempre, senza stancarsi mai.
2 «In una città viveva un giudice che non temeva Dio e non si curava di nessuno.
3 Nella stessa città viveva una vedova, che andava da lui e gli chiedeva: "Fammi giustizia contro il mio avversario".
4 Per un po' di tempo il giudice non volle, ma alla fine disse tra sé: "Anche se non temo Dio e non mi prendo cura degli uomini,
5 tuttavia le farò giustizia e così non verrà continuamente a seccarmi"».
6 E il Signore soggiunse: «Avete udito ciò che dice il giudice ingiusto?
7 E Dio non farà giustizia ai suoi eletti che lo invocano giorno e notte? Tarderà ad aiutarli?
8 Vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».

3. Momento di silenzio orante
perché la Parola di Dio possa entrare in noi ed illuminare la nostra vita.

4. Alcune domande
per aiutarci nella meditazione e nell'orazione.
a) Quale punto di questo testo ti è piaciuto di più?
b) Quali sono gli atteggiamenti della vedova? O cosa colpisce di più in quello che lei fa e dice?
c) Cosa colpisce nell'atteggiamento e nel parlare del Giudice? Perché?
d) Quale applicazione Gesù fa della parabola?
e) Cosa ci insegna la parabola sul modo di vedere la vita e le persone?

5. Una chiave di lettura
per approfondire maggiormente il tema.


a) Il contesto storico:

Nell'analisi del contesto storico del Vangelo di Luca, dobbiamo tener conto sempre di questa duplice dimensione: l'epoca di Gesù degli anni 30, e l'epoca dei destinatari del Vangelo degli anni 80. Queste due epoche influiscono, ciascuna a modo suo, nella redazione del testo e devono essere presenti nello sforzo che compiamo per scoprire il senso che le parole di Gesù hanno oggi per noi.

b) Il contesto letterario:

Il contesto letterario immediato ci presenta due parabole sulla preghiera: pregare con insistenza e perseveranza (la vedova ed il giudice) (Lc 18,1-8); pregare con umiltà e realismo (il fariseo ed il pubblicano) (Lc 18,9-14).

Malgrado la loro differenza, queste due parabole hanno qualcosa in comune. Ci indicano che Gesù aveva un altro modo di vedere le cose della vita. Gesù scorgeva una rivelazione di Dio lì dove tutti scorgevano qualcosa di negativo. Per esempio, vedeva qualcosa di positivo nel pubblicano, di cui tutti dicevano: "Non sa pregare!" E nella vedova povera, di cui si diceva: "E' cosi insistente che importuna perfino il giudice!" Gesù viveva così unito al Padre che tutto si trasformava per lui in fonte di preghiera. Sono molti i modi in cui una persona può esprimersi nella preghiera. Ci sono persone che dicono: "Non so pregare", ma conversano con Dio tutto il giorno.


c) Commento del testo:

Luca 18,1: La chiave per capire la parabola
Luca introduce una parabola con la frase seguente: "Raccontò loro una parabola per mostrare che dovevano pregare sempre, senza stancarsi mai".

La raccomandazione di "pregare senza stancarsi" appare molte volte nel Nuovo Testamento (1 Tes 5,17; Rom 12,12; Ef 6,18; ecc). Era una caratteristica della spiritualità delle prime comunità cristiane. Ed anche uno dei punti in cui Luca insiste maggiormente, sia nel Vangelo come negli Atti. Se vi interessa scoprire questa dimensione negli scritti di Luca, fate un esercizio: leggete il Vangelo e gli Atti ed annotate tutti i versi in cui Gesù o altre persone stanno pregando. Vi sorprenderete!

Luca 18,2-3: Il contrasto tra la vedova ed il giudice
Gesù ci mostra due personaggi della vita reale: un giudice senza considerazione verso Dio e verso il prossimo, ed una vedova che non desiste dal lottare per i suoi diritti presso il giudice. Il semplice fatto che Gesù ci mostra questi due personaggi rivela che conosce la società del suo tempo. La parabola non solo presenta la povera gente che lotta nel tribunale per vedere riconosciuti i suoi diritti, ma lascia anche intravedere il contrasto violento tra i gruppi sociali. Da un lato, un giudice insensibile, senza religione. Da un altro, la vedova che sa a quale porta bussare per ottenere ciò che le è dovuto.
Luca 18,4-5: Il cambiamento che avviene nel giudice ed il perché del cambiamento

Per molto tempo, chiedendo la stessa cosa ogni giorno, la vedova non ottiene nulla dal giudice insensibile. Infine il giudice malgrado "non temesse Dio e non si curasse di nessuno" decide di prestare attenzione alla vedova e farle giustizia. Il motivo è: liberarsi da questa continua seccatura. Motivo ben interessato! Pero' la vedova ottiene ciò che vuole! E' questo un fatto della vita di ogni giorno, di cui Gesù si serve per insegnare a pregare.

Luca 18,6-8: Un'applicazione della parabola

Gesù applica la parabola: "Avete udito ciò che dice il giudice ingiusto? E Dio non farà giustizia ai suoi eletti che lo invocano giorno e notte, anche se li fa aspettare?" Ed aggiunge che Dio farà giustizia tra breve. Se non fosse Gesù a parlarci, non avremmo il coraggio di paragonare Dio con un giudice nel loro atteggiamento morale. Ciò che importa nel paragone è l'atteggiamento della vedova che grazie alla sua insistenza, ottiene ciò che vuole.

Luca 18,8b: Parole sulla fede

Alla fine Gesù esprime un dubbio: "Ma il Figlio dell'Uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?" Avremo il coraggio di aspettare, di avere pazienza, anche se Dio tarda a risponderci?

E' necessario avere molta fede per continuare a resistere e ad agire, malgrado il fatto di non vedere il risultato. Chi aspetta risultati immediati, si lascerà prendere dallo sgomento. In diversi altri punti dei salmi si parla di questa stessa resistenza dura e difficile dinanzi a Dio, fino a che Lui risponde (Sl 71,14; 37,7; 69,4; Lm 3,26). Nel citare il Salmo 80, San Pietro dice che per Dio un giorno è come mille anni (2Pd 3,8; Sl 90,4).



Gesù che prega nel Vangelo

I vangeli ci presentano un'immagine di Gesù che prega, che vive in contatto permanente con il Padre. L'aspirazione di vita di Gesù è fare la volontà del Padre (Gv 5,19). Luca è l'evangelista che ci dice più cose sulla vita di preghiera di Gesù. Ci presenta Gesù in costante preghiera. Gesù pregava molto ed insisteva, in modo che anche la gente ed i suoi discepoli facessero lo stesso. Ed è nel confronto con Dio dove appare la verità e la persona si incontra con se stessa in tutta la sua realtà ed umiltà.

Ecco alcuni momenti nel Vangelo di Luca in cui Gesù appare pregando:

Lc 2,46-50: Quando ha dodici anni, va al Tempio, nella Casa del Padre
Lc 3,21: Quando è battezzato ed assume la missione, prega
Lc 4,1-2: Quando inizia la missione, passa quaranta giorni nel deserto
Lc 4,3-12: Nell'ora della tentazione, affronta il diavolo con i testi della Scrittura
Lc 4,16: Gesù è solito partecipare alle celebrazioni, nelle sinagoghe, il sabato
Lc 5,16; 9,18: Cerca la solitudine del deserto, per pregare
Lc 6,12: La sera prima di scegliere gli Apostoli, trascorre la notte pregando
Lc 9,16; 24,30: Prega prima dei pasti
Lc 9,18: Prima di parlare della realtà e della sua passione, prega
Lc 9,28: Durante la crisi, sul Monte per pregare, è trasfigurato quando prega
Lc 10,21: Quando il Vangelo viene rivelato ai piccoli, dice: "Ti ringrazio, Padre..."
Lc 11,1: Pregando, sveglia negli apostoli la volontà di pregare
Lc 22.32: Prega per Pietro, per aumentare la sua fede
Lc 22,7-14: Celebra la Cena Pasquale con i suoi discepoli
Lc 22,41-42: Nell'Orto degli Ulivi, prega, sudando sangue
Lc 22,40.46: Nell'angoscia dell'agonia chiede ai suoi amici di pregare con lui
Lc 23,34: Nel momento di essere inchiodato alla croce, chiede perdono per i suoi carnefici
Lc 23,46; Sl 31,6: Nell'ora della morte, dice: "Nelle tue mani consegno il mio spirito"
Lc 23,46: Gesù muore con sulle labbra il grido del povero
Questo elenco di citazioni indica che per Gesù, la preghiera era intimamente unita alla vita, ai fatti concreti, alle decisioni che doveva prendere. Per essere fedele al progetto del Padre, cercava di rimanere da solo con lui. Di ascoltarlo. Nei momenti difficili e decisivi della sua vita, Gesù pregava i Salmi. Come qualsiasi altro giudeo pio, li conosceva a memoria. La recita dei Salmi non spense in lui lo spirito creativo. Anzi, Gesù inventò lui stesso un salmo: E' il Padre Nostro. La sua vita è stata una preghiera perenne: "In ogni momento faccio ciò che il Padre mi chiede di fare!" (Gv 5,19.30). A lui si applica ciò che dice il Salmo: "... mentre io sono in preghiera!" (Sl 109,4)

Le Comunità oranti negli Atti degli Apostoli

Come avviene nel Vangelo, anche negli Atti, Luca parla molto spesso di preghiera. I primi cristiani sono coloro che continuano la preghiera di Gesù. A continuazione, un elenco di testi che in un modo o nell'altro, parlano di preghiera.

Se osservate con molta attenzione, ne scoprirete anche altri:

At 1,14: La comunità persevera in preghiera con Maria, la madre di Gesù
At 1,24: La comunità prega per sapere come scegliere il sostituto di Giuda
At 2,25-35: Pietro cita i salmi durante la predicazione
At 2,42: I primi cristiani sono assidui nella preghiera
At 2,46-47: Frequentano il tempio per lodare Dio
At 3,1: Pietro e Giovanni vanno al tempio per la preghiera dell'ora nona
At 3,8: Lo storpio curato loda Dio
At 4,23-31: La comunità prega nella persecuzione
At 5,12: I primi cristiani rimangono nel portico di Salomone (tempio)
At 6,4: Gli apostoli si dedicano alla preghiera ed alla parola
At 6,6: Pregano prima di imporre le mani sui diaconi
At 7,59: Nell'ora della morte, Stefano prega: "Signore, ricevi il mio spirito"
At 7,60: E prima Stefano prega: "Signore, non imputar loro questo peccato"
At 8,15: Pietro e Giovanni pregano affinché i convertiti ricevano lo Spirito Santo
At 8,22: Al peccatore viene detto: Pentiti e prega, così otterrai il perdono
At 8,24: Simone dice: "Pregate voi per me il Signore, perché non mi accada nulla di ciò che avete detto"
At 9,11: Paolo sta pregando
At 9,40: Pietro prega per la guarigione di "Gazzella"
At 10,2: Cornelio pregava Dio costantemente
At 10,4: Le preghiere di Cornelio salgono al cielo e sono ascoltate
At 10,9: Nell'ora sesta, Pietro prega sulla terrazza della casa
At 10,30-31: Cornelio prega nell'ora nona, e la sua preghiera è ascoltata
At 11,5: Pietro informa la gente di Gerusalemme: "Lui stava in preghiera"!
At 12,5: La comunità prega quando Pietro è in carcere
At 12,12: In casa di Maria, ci sono molte persone raccolte in preghiera
At 13,2-3: La comunità prega e digiuna prima di inviare Paolo e Barnaba
At 13,48: I pagani si rallegrano e glorificano la Parola di Dio
At 14,23: I missionari pregano per designare i coordinatori delle comunità
At 16,13: A Filippo, accanto al fiume, c'è un luogo di preghiera
At 16,16: Paolo e Sila andavano alla preghiera
At 16,25: Di notte, Paolo e Sila cantano e pregano in prigione
At 18,9: Paolo ha una visione del Signore durante la notte
At 19,18: Molti confessano i loro peccati
At 20,7: Erano riuniti per la frazione del pane (Eucaristia)
At 20,32: Paolo raccomanda a Dio i coordinatori delle comunità
At 20,36: Paolo prega in ginocchio con i coordinatori delle comunità
At 21,5: Si inginocchiano sulla spiaggia per pregare
At 21,14: Dinanzi all'inevitabile, la gente dice: Sia fatta la volontà di Dio!
At 21,20: Glorificano Dio per quanto fatto da Paolo
At 21,26: Paolo va al tempio a compiere una promessa
At 22,17-21: Paolo prega nel tempio, ha una visione e parla con Dio
At 23,11: In carcere a Gerusalemme: Paolo ha una visione di Gesù
At 27,23ss: Paolo ha una visione di Gesù durante la tormenta sul mare
At 27,35: Paolo prende il pane e rende grazie a Dio prima di arrivare a Malta
At 28,8: Paolo prega sul padre di Publio colpito dalla febbre
At 28,15: Paolo rende grazie a Dio vedendo i fratelli a Pozzuoli

Questo elenco ci indica due cose molto significative.

Da una parte che i primi cristiani conservano la liturgia tradizionale del popolo. Come Gesù, pregano in casa in famiglia, nella comunità e nella sinagoga ed insieme alla gente nel tempio. D'altro canto, oltre alla liturgia tradizionale, sorge tra di loro un nuovo modo di pregare in comunità con un nuovo contenuto.

La radice di questa nuova preghiera nasce dalla nuova esperienza di Dio in Gesù e dalla coscienza chiara e profonda della presenza di Dio in mezzo alla comunità: "In lui viviamo, ci moviamo e siamo!" (At 17,28)




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Caterina63
00sabato 8 gennaio 2011 21:37

L’Ave Maria, eco del Padre nostro
   

La preghiera a Maria deve avere un’impronta biblica. E ciò vuol dire che il culto alla Vergine dovrà essere permeato delle grandi tematiche del messaggio cristiano.
 

Dire che l’Ave Maria è l’eco del Padre nostro è affermare che a quel modo che il Padre nostro scaturisce dal fatto che noi, divenuti figli nel Figlio, possiamo pregare esclamando nello Spirito: Abbà, Padre!, così l’Ave Maria procede dalla fede vera che di Maria riconosce la maternità divina e spirituale e muove l’animo alla venerazione e all’amore, alla preghiera e alla imitazione di Maria. Allo stesso modo, come le domande del Padre nostro traggono la loro genuina ispirazione dalle pagine della Sacra Scrittura, che è il libro fondamentale della preghiera, così anche le preghiere e i canti a Maria trovano nella Bibbia la loro ispirazione e, in una certa misura, la forma.

Ad ampia conferma di queste riflessioni mi piace riportare il pensiero di san Luigi Maria da Montfort: «Maria è la meravigliosa eco di Dio, e risponde: Dio! quando si grida Maria, e glorifica Dio quando, con santa Elisabetta, la si chiama beata» (Segreto di Maria, 21). «Maria, l’eco fedele di Dio, intonò "L’anima mia magnifica il Signore". Ciò che ella fece quella volta, lo fa tutti i giorni; quando la si loda, la si ama, la si onora, o ci si dona a lei, Dio è lodato, Dio è amato, Dio è onorato per mezzo di Maria e in Maria» (Vera devozione, 225).

Recita   del Padre nostro nella chiesa di Monte Magrè, frazione di Schio   (Vicenza).
Recita del Padre nostro nella chiesa di Monte Magrè, frazione di Schio (Vicenza – foto Giancarlo Giuliani).

La preghiera a Maria

Condotta dallo Spirito Santo, la Chiesa venera Maria con affetto di pietà filiale e come madre amatissima. Per questo le riconosce apertamente quel ruolo materno di intercessione che essa stessa continuamente sperimenta e raccomanda all’amore dei fedeli perché, sostenuti da tale materno aiuto, siano sempre più intimamente congiunti al mediatore e salvatore Gesù. «Già sin dai tempi più antichi – leggiamo nella Lumen gentium 66 – la beata Vergine è venerata col titolo di Madre di Dio, sotto il cui presidio i fedeli imploranti si rifugiano in tutti i pericoli e necessità».

È questo un richiamo esplicito al celebre tropario Sub tuum praesidium, «venerando per antichità e mirabile per contenuto», la cui composizione si fa oscillare tra il III e il IV secolo. Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, santa Madre di Dio. Non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova, e liberaci da ogni pericolo, o Vergine gloriosa e benedetta.

Gli anni e i secoli della storia della Chiesa sono tutti una chiara e continua testimonianza dell’amore filiale della Chiesa verso la Madre del Signore e del suo fiducioso ricorso alla protezione e all’intercessione di Maria. «Mentre con tutta l’umanità si avvicina al confine tra i due millenni – osservava Giovanni Paolo II nella Redemptoris Mater del 1987 – la Chiesa, da parte sua, con tutta la comunità dei credenti e in unione con ogni uomo di buona volontà, raccoglie la grande sfida contenuta nelle parole dell’antifona Alma Redemptoris Mater sul "popolo che cade, ma pur anela a risorgere, e si rivolge congiuntamente al Redentore e a sua Madre con l’invocazione: "Soccorri"».

Essa, infatti, vede – e lo attesta questa preghiera – la beata Madre di Dio nel mistero salvifico di Cristo e nel suo proprio mistero; la vede profondamente radicata nella storia dell’umanità, nell’eterna vocazione dell’uomo, secondo il disegno provvidenziale che Dio ha per lui eternamente predisposto; la vede maternamente presente e partecipe nei molteplici e complessi problemi che accompagnano oggi la vita dei singoli, delle famiglie e delle nazioni; la vede soccorritrice del popolo cristiano nell’incessante lotta tra il bene e il male, perché "non cada" o caduta "risorga".

Crocifissione e Dio Padre, miniatura italiana dei secc. XV-XVI.
Crocifissione e Dio Padre, miniatura italiana dei secc. XV-XVI.

Oggi, nella liturgia romana, il tema dell’intercessione misericordiosa di Maria è largamente presente, tanto nel Messale quanto nel Lezionario. Da parte sua, la Liturgia delle Ore contiene eccellenti testimonianze di pietà verso la Madre del Signore: A) nelle "composizioni innodiche" tra cui non mancano alcuni capolavori della letteratura universale, quale la sublime preghiera di Dante Alighieri (Vergine Madre, figlia del tuo Figlio). B) Nelle antifone che suggellano l’ufficiatura quotidiana (O santa Madre del Redentore; Ave, Regina dei cieli; Salve, Regina, madre di misericordia; Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio; Inviolata, integra et casta es, Maria; Virgo parens Christi). C) Nelle intercessioni delle Lodi e del Vespro, tra cui non è infrequente il fiducioso ricorso alla Madre della misericordia (cf MC 13).

Anche negli altri libri liturgici «non mancano espressioni di amore e di supplice venerazione verso la Theotokos; così la Chiesa invoca lei, Madre della grazia, prima di immergere i candidati nelle acque salutari del Battesimo; implora la sua intercessione per le madri che, riconoscenti per il dono della maternità, si recano liete al tempio; lei addita come esempio ai suoi membri che abbracciano la sequela di Cristo nella vita religiosa, o ricevono la consacrazione verginale, e per essi chiede il suo soccorso materno; a lei rivolge istante supplica per i figli che sono giunti all’ora del tramonto: richiede il suo intervento per coloro che, chiusi gli occhi alla luce temporale, sono comparsi dinanzi a Cristo, luce eterna, ed invoca conforto, per la sua intercessione, su coloro che, immersi nel dolore, piangono con fede la dipartita dei propri cari» (MC 14).

Alla scuola della Chiesa, la preghiera a Maria fiorisce in mille modi nel cuore e sulle labbra dei fedeli. «Non c’è un bimbo – osserva ancora il Santo di Montfort – che, anche solo balbettando l’Ave Maria, non la lodi; non ci sono peccatori che, pur nel loro indurimento, non abbiano in lei qualche scintilla di fiducia; non c’è nemmeno un demonio negli inferi che, temendola, non la rispetti» (Vera devozione, 9).

Momento più intenso di preghiera a Maria è il pellegrinaggio ai suoi santuari: commovente incontro tra Madre e figli, tra figli e Madre, che Paul Claudel ha così magnificamente descritto nella poesia Mezzogiorno con la Madonna: «È mezzogiorno. Vedo la chiesa aperta. Bisogna entrare. Madre di Gesù Cristo, io non vengo a pregare. Io non ho niente da offrire, e niente da domandare. Io vengo solamente, o Madre, a vederti. Vederti, piangere di felicità, sapere che sono tuo figlio e che tu ci sei. Non più che per un istante, mentre tutto si arresta, a mezzogiorno. Restare con te, qui, in questo luogo dove stai tu. Non dir nulla, guardarti in viso, e far cantare il cuore nella sua lingua. Non dir nulla, ma solamente cantare perché si ha il cuore troppo pieno...».

G.   Cesari, Madonna e santi (sec. XVI), chiesa di santa Lucia, Serra San   Quirico (Ancona).
G. Cesari, Madonna e santi (sec. XVI), chiesa di santa Lucia, Serra San Quirico (Ancona – foto Paolo Ferrari).

«Scaccia da noi ogni male»

È necessario – avverte la Marialis cultus di Paolo VI – che la preghiera a Maria abbia un’impronta biblica. Ciò vuol dire che occorre «soprattutto che il culto alla Vergine sia permeato dei grandi temi del messaggio cristiano, affinché, mentre i fedeli venerano colei che è Sede della Sapienza, siano essi stessi illuminati dalla luce della divina Parola e indotti ad agire secondo i dettami della Sapienza incarnata» (MC 30).

In concreto, è bene che la preghiera a Maria abbia un suo triplice movimento di lode, di anamnesi e di supplica. In questo l’Ave Maria ha valore di esemplarità. Essa, infatti, si apre con un grido di ammirazione, unito a riconoscenza: «Rallegrati, Maria, piena di grazia! Il Signore è con te».

Segue l’anamnesi (il ricordo) di un avvenimento della storia della salvezza che motiva la lode: «Tu sei benedetta fra le donne, e benedetto è il frutto del tuo seno, Gesù». In Maria si riconosce la donna nuova, la nuova Eva, che con la sua fede obbediente e con il suo generoso ha dato all’umanità la Vita stessa, il frutto benedetto del suo seno, Gesù, redentore e salvatore del mondo.

Nella sua seconda parte, l’Ave Maria si fa implorazione, supplica: «Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte». Contemplando la santità della Madre del Signore, che rifulge come modello di virtù davanti a tutta la comunità degli eletti, i fedeli si sforzano di crescere nella santità, debellando il peccato.

A Maria, congiunta intimamente e indissolubilmente al Figlio nell’opera della salvezza, si chiede che ci renda veri discepoli di Cristo e ci ottenga, con la sua molteplice intercessione, le grazie della salvezza eterna.

A Maria affidiamo i nostri "adesso", e cioè il tempo e il luogo dove viviamo le nostre primavere, le nostre estati, i nostri autunni e i nostri inverni; i nostri misteri di gioia, di dolore e di speranza.

All’intercessione misericordiosa di Maria affidiamo, fiduciosi, il nostro ultimo "adesso", quell’adesso transeunte che introduce nell’adesso intramontabile dell’eternità.

Giuseppe Daminelli

http://www.stpauls.it/madre/1002md/1002md04.htm

 

Caterina63
00domenica 24 luglio 2011 20:03

Il Papa: La coscienza morale presuppone la capacità di ascoltare la voce della verità, di essere docili alle sue indicazioni. Le persone chiamate a compiti di governo hanno naturalmente una responsabilità ulteriore, e quindi – come insegna Salomone – hanno ancora più bisogno dell’aiuto di Dio

ANGELUS: AUDIO INTEGRALE DI RADIO VATICANA

Vedi anche:

Benedetto XVI ha espresso oggi, dopo la recita dell'Angelus, il suo "profondo dolore" per gli attacchi terroristici in Norvegia (Tg1)

Monito del Papa al mondo politico: "Chi governa abbia coscienza retta" (Repubblica)

Benedetto XVI ha invitato oggi "le persone chiamate a compiti di governo" ad avere una "retta coscienza" (Ansa)

Strage in Norvegia, il Papa: abbandonare per sempre la via dell'odio e a fuggire dalle logiche del male (Izzo)

ANGELUS: FOTO ANSA

All’Angelus il Papa, ricordando gli attentati in Norvegia, esorta ad abbandonare per sempre le vie dell’odio e a fuggire dalle logiche del male (Radio Vaticana)

Il Papa: sono vicino al card. Bertone (Izzo)

LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS, 24.07.2011

Alle ore 12 di oggi, il Papa si affaccia al balcone del Cortile interno del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo per recitare l’Angelus insieme ai fedeli e ai pellegrini presenti.
Queste le parole del Santo Padre nell’introdurre la preghiera mariana:


PRIMA DELL’ANGELUS

Cari fratelli e sorelle!

Quest’oggi, nella Liturgia, la Lettura dell’Antico Testamento ci presenta la figura del re Salomone, figlio e successore di Davide. Ce lo presenta all’inizio del suo regno, quando era ancora giovanissimo.
Salomone ereditò un compito molto impegnativo, e la responsabilità che gravava sulle sue spalle era grande per un giovane sovrano. Per prima cosa egli offrì a Dio un solenne sacrificio – "mille olocausti", dice la Bibbia. Allora il Signore gli apparve in visione notturna e promise di concedergli ciò che avrebbe domandato nella preghiera. E qui si vede la grandezza d’animo di Salomone: egli non domanda una lunga vita, né ricchezze, né l’eliminazione dei nemici; dice invece al Signore: "Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male" (1 Re 3,9). E il Signore lo esaudì, così che Salomone divenne celebre in tutto il mondo per la sua saggezza e i suoi retti giudizi.

Egli dunque pregò Dio di concedergli "un cuore docile". Che cosa significa questa espressione? Sappiamo che il "cuore" nella Bibbia non indica solo una parte del corpo, ma il centro della persona, la sede delle sue intenzioni e dei suoi giudizi. Potremmo dire: la coscienza.


"Cuore docile" allora significa una coscienza che sa ascoltare, che è sensibile alla voce della verità, e per questo è capace di discernere il bene dal male. Nel caso di Salomone, la richiesta è motivata dalla responsabilità di guidare una nazione, Israele, il popolo che Dio ha scelto per manifestare al mondo il suo disegno di salvezza. Il re d’Israele, pertanto, deve cercare di essere sempre in sintonia con Dio, in ascolto della sua Parola, per guidare il popolo nelle vie del Signore, la via della giustizia e della pace.

Ma l’esempio di Salomone vale per ogni uomo. Ognuno di noi ha una coscienza per essere in un certo senso "re", cioè per esercitare la grande dignità umana di agire secondo la retta coscienza operando il bene ed evitando il male. La coscienza morale presuppone la capacità di ascoltare la voce della verità, di essere docili alle sue indicazioni. Le persone chiamate a compiti di governo hanno naturalmente una responsabilità ulteriore, e quindi – come insegna Salomone – hanno ancora più bisogno dell’aiuto di Dio.

Ma ciascuno ha la propria parte da fare, nella concreta situazione in cui si trova. Una mentalità sbagliata ci suggerisce di chiedere a Dio cose o condizioni di favore; in realtà, la vera qualità della nostra vita e della vita sociale dipende dalla retta coscienza di ognuno, dalla capacità di ciascuno e di tutti di riconoscere il bene, separandolo dal male, e di cercare pazientemente di attuarlo.

Chiediamo per questo l’aiuto della Vergine Maria, Sede della Sapienza. Il suo "cuore" è perfettamente "docile" alla volontà del Signore. Pur essendo una persona umile e semplice, Maria è una regina agli occhi di Dio, e come tale noi la veneriamo. La Vergine Santa aiuti anche noi a formarci, con la grazia di Dio, una coscienza sempre aperta alla verità e sensibile alla giustizia, per servire il Regno di Dio.

DOPO L’ANGELUS

Ancora una volta purtroppo giungono notizie di morte e di violenza. Proviamo tutti un profondo dolore per i gravi atti terroristici accaduti venerdì scorso in Norvegia. Preghiamo per le vittime, per i feriti e per i loro cari. A tutti voglio ancora ripetere l’accorato appello ad abbandonare per sempre la via dell’odio e a fuggire dalle logiche del male.

Saluto con particolare affetto i fedeli riuniti a Les Combes, che hanno partecipato alla Santa Messa presieduta dal Card. Tarcisio Bertone, mio Segretario di Stato, presente nonostante il lutto familiare che lo ha colpito. Saluto e ringrazio il Vescovo di Aosta, il Rettor Maggiore dei Salesiani, come pure le Autorità civili e militari della Regione e i benefattori che hanno contribuito a rinnovare l’accogliente residenza. Ricordo con particolare affetto il tempo trascorso in quel luogo incantevole, plasmato dall’amore di Dio Creatore e santificato dalla presenza del Beato Giovanni Paolo II. Ai giovani e ai ragazzi della parrocchia del Beato Pier Giorgio Frassati di Torino e a tutti i villeggianti auguro una serena estate.



Desidero rivolgere infine un saluto cordiale ai pellegrini di lingua italiana, in particolare ai cresimandi e al gruppo catechistico della parrocchia di Sant’Egidio Abate in Latronico e alle Suore di Carità di Nostra Signora del Buono e Perpetuo Soccorso, riunite per il Capitolo Generale. A tutti estendo l’invito a seguire Gesù, il vero tesoro dell’esistenza quotidiana. Buona domenica a tutti. Grazie di cuore per le vostre preghiere. Il Signore vi benedica.

 - Libreria Editrice Vaticana

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