La Parrocchia ieri ed oggi.....

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
Caterina63
00mercoledì 7 agosto 2013 14:44

[SM=g1740758] Condivisione di una email a riguardo dell'esperienza della e nella Parrocchia

 

 (l'email inizia con una ricca presentazione e le scuse per la lunghezza della stessa)

 

.... ho dovuto cambiare parrocchia a causa dei gruppi medjugorjani prima ed un'altra per l'invadenza dei neocatecumenali.

Ho pensato che forse sono io che non mi so più addattare, ma giunti a 75 anni, padre e nonno,  e mettermi a fare "l'utile idiota" nella messa come se fossimo al teatro dei burattini: alza le braccia, batti le mani, ripetiamo così,  kiko ha detto,  la gospa ha detto, no mi dispiace, i fili non me li faccio mettere e neppure tirare.

Non esiste più una parrocchia dove il fedele può essere fedele in quel giusto richiesto come il rosario che a me piaceva molto fare la sera al crepuscolo, per poi seguire la messa senza sbracciamenti e battimani perchè il protagonista non sono io e tuttavia mi pare di ricordare che dovrebbe esserlo nostro signore Gesù nella messa, aiutare quando c'è bisogno ed occuparsi delle persone in difficoltà come era mio compito per molti anni. Oggi è cambiato tutto e se non ti adegui sei fuori!

Se non fai parte di un gruppo sei un escluso e mi preoccupa che se da una parte il concilio voleva alleggerire la Chiesa da molta burocrazia, oggi stiamo soffocando fra le mille regole e statuti dei gruppi che hanno occupato le parrocchie. Tutto regole, ma la preghiera vera, quella spontanea andando a trovare il Santissimo, o venerando un Santo (devozioni del tutto scomparse in queste parrocchie prese d'assalto dai gruppi, niente più novene e tridui ed è naturale che le feste patronali sono uscite fuori dalle parrocchie per diventare preda solamente del folclore laddove il comune riserva ancora qualche interesse turistico) quando la facciamo più se tutto è a comando e tutto è guidato da regie umane dove ognuno vuole vincere l'oscar del primo arrivato?

Intendiamoci, forse io stesso sono esigente e per questo non riesco a stare in questi gruppi, ma quando mai Gesù ha preteso l'appartenenza a dei singoli gruppi? Forse le parrocchie stanno cambiando e dovevano cambiare, ma i fedeli perchè devono essere costretti ed obbligati ad entrare in uno di questi gruppi?

 E il parroco non ce la fa a gestire tutti e tutto e così lascia correre, chiude un occhio, anche due, lascia che i gruppi vadano avanti, ma così ognuno impone le proprie regole penalizzando le normative ecclesiali., e so di cosa sto parlando perchè ho fatto parte anche del consiglio pastorale.

 Oramai ho visto che nelle tre parrocchie dove ho vissuto nessuna di queste insegna le medesime cose, nessuna celebra la messa allo stesso modo, vige la regola che chiesa che vai, usanza del gruppo che trovi e quello che sta fuori a questo punto sono io perchè nessuna di queste parrocchie è più in grado di riflettere l'immagine del fedele cattolico, ma solo mille immagini di tante forme diverse di fedeli ognuno con la propria sensibilità, fuorchè la sensibilità cattolicamente intesa, quella ecclesiale tanto per intenderci.

Papa Francesco a Rio ha denunciato lo scarto degli anziani, spero che non mi si obblighi però a dover entrare per forza in un gruppo, ma che si rinsaldi piuttosto quel gruppo stabile di fedeli che era già di per sè la parrocchia.

Gentile signora Dorotea, se ne ha l'opportunità, faccia sentire anche la mia flebile voce, usi pure questa mia mail, so che saprà trattarla a dovere perchè leggo molti suoi articoli dal suo sito difendere la vera fede e dall'ottimo papale, papale, e perchè catechista come lo sono stato anch'io può comprendere le mie amarezze.

Inviti i parroci e risvegliare la parrocchia come era un tempo: catechesi con il catechismo alla mano, rosari e devozioni di eventi approvati, confessioni e messe, poi si facevano le gite, i pellegrinaggi ai santuari, si stava all'oratorio, mirabile intuizione di quel gran santo che fu Filippo Neri e poi san Giovanni Bosco, dei quali poco o per nulla di loro più si parla.

Vede i gruppi di Medjugorje parlano esclusivamente dei messaggi mensili come fossero approvati dalla Chiesa e si parla solo di questo, se hai gruppi neocatecumenali li senti parlare esclusivamente di cosa ha detto Kiko, ma poco di cosa ha detto il Papa a meno che non abbia parlato di loro, se hai gruppi del Rinnovamento li senti parlare esclusivamente delle loro cose, ecco che voglio far capire, ogni gruppo è autoreferenziale, come diceva Papa Francesco denunciando questa tipica malattia della Chiesa.

Si parla di loro, ogni gruppo è chiuso in se stesso e con l'autoreferenzialità cercano sempre adepti, lavorano per aumentare di numero, lavorano per gestire se stessi. Ma come siamo arrivati a questo?  Sono io davvero rimbambito oppure è accaduto qualcosa che la Chiesa rifiuta a credere o a correggere?

 La parrocchia sanciva la vera libertà del fedele che con la sua famiglia, quando vi si recava, era come andare a casa di un proprio familiare e si faceva a gara e spesso con turni, per avere a nostra volta il parroco a casa non come ospite, ma come vero familiare.

 Certo si parla sempre di gruppo, ma erano gruppi familiari, si apparteneva alla parrocchia e non c'era bisogno di stressarsi dietro gruppi particolari con regole e statuti, condizionando soprattutto la vita degli altri.

Ecco,  spero di essere riuscito a farmi capire cosa intendo per gruppi esclusivisti che animano oggi le parrocchie, le regole erano della parrocchia non del gruppo esclusivo maggioritario. Le regole le dettava il parroco che a sua volta erano della Chiesa. Certo oggi la Chiesa approva questi gruppi, ma forse non ha chiara l'idea da quanti conflitti essi siano animati e di quanta divisione ho visto in questi lunghi anni.

In quanto cattolico, oggi, se non appartengo ad un gruppo a chi mi identifico? Ecco, nella parrocchia dove sono oggi io mi sento splendidamente un parrocchiano, l'ultimo degli ultimi, siamo circa 300 persone, la parrocchia è piccola, circa 1700 anime e circa 200/300 frequentatori, nessun gruppo, ma la parrocchia, la Chiesa, la comunione dei santi.

ad maiorem Dei gloriam

 

la chiesa di benedetto

La mia risposta:

 

Gentile sig. Massimo,

intanto la ringrazio per questa email che racchiude non semplicemente uno sfogo, ma gran parte anche della sua vita di cattolico che ha voluto condividere con me lasciandomi anche libera di renderla pubblica, cosa che farò proprio perchè siamo cattolici, vera grande Comunità ecclesiale dentro la quale vivono tante realtà diverse come lei ha ben descritto, ma appunto tante membra ma un solo Corpo e che non hanno timore di confidarsi ciò che va bene anche in quanto a ciò che di bene proprio non va, capaci di chiamare il male con il suo nome.

Inizio subito nell'assicurarle che la Chiesa è consapevole, purtroppo, dei tanti conflitti che questi gruppi sparsi nelle varie parrocchie generano, ma questo fa parte del gioco.... rammenterà le Lettere di san Paolo ai Corinti, ai Filippesi, agli Efesini ed anche la prima Lettera apostolica di un Papa dopo Pietro, quella di san Clemente sempre ai Corinti per tentare di riportare l'unità dopo la perdita di san Paolo.....

In tal senso non si scoraggi ;-)

Del resto le difficoltà da lei descritte sono parte di quei conflitti che l'Apostolo ha tentato di dissipare ma spesso non riuscendoci, perciò nulla di nuovo neppure oggi anzi, lei ringrazi Dio per averle donato il sano discernimento e così possiamo pregare e lavorare affinchè i danni siano limitati e le conversioni invece, tante ;-)

Comprendo che giunti alla sua bella età certi effetti moderni entrati nelle nostre parrocchie non aiutano, non le nascondo che ciò che prova lei in quella chiara descrizione, quando dice: "e mettermi a fare "l'utile idiota" nella messa come se fossimo al teatro dei burattini: alza le braccia, batti le mani, kiko ha detto,  la gospa ha detto, no mi dispiace, i fili non me li faccio mettere e neppure tirare"..... l'ho provato anch'io da Catechista nelle varie parrocchie anche se i veri danni da me riscontrati non sono tanto "dei gruppi" quanto sempre di quella perversione del "fai da te".

Se infatti tutti i gruppi si attenessero per davvero alle richieste dei Pontefici quando li hanno approvati, si eviterebbe proprio quella "autoreferenzialità" a cui accennava e denunciata da Papa Francesco, e quindi a quelle divisioni eclatanti....

Purtroppo però temo che è la stessa Chiesa che dal Concilio ha deciso di intraprendere proprio queste strade, credo perciò che le parrocchie stanno davvero cambiando.

Non dimentichiamo che seppur la Parrocchia è antica quanto la Chiesa (furono create già nel primo secolo), è solo dagli anni '60 che ha preso questa nuova immagine di "contenitore" variegato..... mi spiego: come lei stesso ha ricordato dobbiamo all'intuizione di san Filippo Neri e di san Giovanni Bosco poi la nascita e lo sviluppo dell'uso delle parrocchie quale luogo nel quale soprattutto i giovani, i ragazzi che non avevano famiglia o dove i genitori lavoravano o erano in carcere (leggasi san Bosco appunto) trovavano un vero rifugio familiare, educativo, ricreativo e formativo ;-)

Dagli anni '70 e con la spinta di apertura del Concilio, io penso che la Chiesa abbia perso letteralmente il controllo della situazione!

La Chiesa in quegli anni era davvero occupata e preoccupata a frenare lo svuotamento dei seminari e dei conventi, la disobbedienza dei teologi e del clero, le parrocchie cominciavano così a diventare una sorta di contenitore riempitivo ;-) nel quale affluivano da una parte i reduci di quelle campagne aggressive dall'altra parte trovavano asilo quei nuovi gruppi che andavano formandosi, animati da buona volontà senza dubbio, ma senza più una vera formazione, sbandati, che per non perdere se stessi ritenevano le loro idee capaci di salvare la Chiesa da se stessa e il mondo dalla imminente rovina.

Non entrerò in merito alla denuncia di altri per le quali certi gruppi, volutamente e con un disegno perverso, avrebbero finito per fare delle parrocchie il proprio quartier generale di una sorta di rivoluzione copernicana attraverso la quale pretendere di cambiare la Chiesa secondo il proprio "carisma".....

Anni in cui, lei sicuramente ricorderà, fu vietato inspiegabilmente e senza autorizzazione del Papa il Catechismo san Pio X il quale venne immediatamente sostituito con migliaia di libretti attraverso i quali i "nuovi fondatori" erano diventati i nuovi maestri, ed altri testi della pastorale della CEI assolutamente privati della più elementare ortodossia, un esempio fra tanti il maledetto catechismo olandese che per quanto fu corretto con l'aggiunta di Note correttive, doveva essere piuttosto bandito perchè lasciandolo in circolazione non si è fatto altro che legittimare l'errore.

 La novità del "nuovo" aveva contagiato tutto e tutti.... in nome del concilio e del suo "spirito"  si è fatto di tutto.

Infine è stato modificato il sistema che prima garantiva l'ortodossia nelle parrocchie, mi spiego meglio:

quando sorgeva un gruppo questo veniva "provato" dalla Chiesa attraverso il proprio vescovo e poi dall'approvazione della Santa Sede.... solo dopo essere stato "provato" e ripulito veniva offerto ai fedeli come un nuovo Carisma che si offriva alla sensibilità dei fedeli.

Oggi non è più così, questi gruppi non ancora approvati (leggasi Medjugorje che non ha mai trovato l'approvazione dei vescovi del luogo) sono entrati nella Chiesa e nelle parrocchie prima della loro approvazione, seminando di tutto, errori compresi e solo dopo tanti anni sono stati approvati negli Statuti ma i danni e gli errori, essendo entrati con loro prima dell'approvazione, si sono radicati nel sistema tanto da averne fatto quasi un distintivo identificativo in chiave positiva.....

 

Papa Francesco, per esempio, ha raccontato la sua esperienza con il RnS e nell'intervista sull'aereo ha detto:

 "Lei domandava sul Movimento di Rinnovamento Carismatico. Io vi dico una cosa. Negli anni, alla fine degli anni Settanta, inizio anni Ottanta, io non li potevo vedere. Una volta, parlando di loro, avevo detto questa frase: “Questi confondono una celebrazione liturgica con una scuola di samba!”. Questo l’ho detto io. Mi sono pentito. Poi, ho conosciuto meglio. E’ anche vero che il movimento, con buoni assessori, è andato su una bella strada. E adesso credo che questo movimento faccia tanto bene alla Chiesa, in generale".....

ciò che il Papa dice è tutto giusto ed è lo spirito giusto con il quale valutare questi gruppi come infatti suggerisce san Paolo "esaminate ogni cosa, tenete ciò che è buono....." (1Tess.5,21) ;-)  ma attenzione, quando il Papa rammenta quel contesto di "confusione con una scuola di samba" questa confusione è stata corretta? è stata bandita? questo è il punto!

Che un movimento possa far bene alla Chiesa, non possiamo scartarlo solo perchè è "nuovo" o perchè non è come lo vogliamo "noi" o perchè non rispecchia la "nostra" sensibilità, la Chiesa ha proprio di suo e di bello la varietà..... ciò non toglie che se l'errore non viene eliminato e diventa la prerogativa di un gruppo - leggasi la messa confusa con una scuola di samba tanto per restare nell'esempio - questo errore viene legittimato ed essendo contrario all'essenza dottrinale dell'ortodossia cattolica, va da se che non diventerà mai "ecclesiale" ma resterà piuttosto circoscritto al gruppo diventando poi autoreferenziale, facendosi forte poi dell'approvazione della Chiesa.....

Non a caso così ha spiegato Benedetto XVI nell'ultima memorabile Lectio al suo Clero romano il 14.2.2013:

"Noi siamo la Chiesa, la Chiesa non è una struttura; noi stessi cristiani, insieme, siamo tutti il Corpo vivo della Chiesa. E, naturalmente, questo vale nel senso che noi, il vero “noi” dei credenti, insieme con l’”Io” di Cristo, è la Chiesa; ognuno di noi, non “un noi”, un gruppo che si dichiara Chiesa. No: questo “noi siamo Chiesa” esige proprio il mio inserimento nel grande “noi” dei credenti di tutti i tempi e luoghi..."

 

In poche parole spetta ai Vescovi e al Papa ripulire i fedeli e i gruppi dall'errore, quando questo non avviene più, preoccupandosi esclusivamente di riempire le parrocchie con gruppi capaci di "attirare le persone", ci ritroviamo in una dimensione puramente orizzontale dove l'autoreferenzialità diventa la garanzia del prodotto che si vuole vendere ;-)

 

Quindi il problema non sono i gruppi in se, ma l'assenza della correzione!

 

Non a caso Benedetto XVI nel suo ultimo Messaggio per la Quaresima 2013 ha richiamato alla correzione fraterna:

"La fede è conoscere la verità e aderirvi (cfr 1 Tm 2,4); la carità è «camminare» nella verità (cfr Ef 4,15). (..)  risulta chiaro che non possiamo mai separare o, addirittura, opporre fede e carità. Queste due virtù teologali sono intimamente unite ed è fuorviante vedere tra di esse un contrasto o una «dialettica». Da un lato, infatti, è limitante l'atteggiamento di chi mette in modo così forte l'accento sulla priorità e la decisività della fede da sottovalutare e quasi disprezzare le concrete opere della carità e ridurre questa a generico umanitarismo. Dall’altro, però, è altrettanto limitante sostenere un’esagerata supremazia della carità e della sua operosità, pensando che le opere sostituiscano la fede. Per una sana vita spirituale è necessario rifuggire sia dal fideismo che dall'attivismo moralista. L’esistenza cristiana consiste in un continuo salire il monte dell’incontro con Dio per poi ridiscendere, portando l'amore e la forza che ne derivano, in modo da servire i nostri fratelli e sorelle con lo stesso amore di Dio. (..) La priorità spetta sempre al rapporto con Dio e la vera condivisione evangelica deve radicarsi nella fede (cfr Catechesi all’Udienza generale del 25 aprile 2012). Talvolta si tende, infatti, a circoscrivere il termine «carità» alla solidarietà o al semplice aiuto umanitario. E’ importante, invece, ricordare che massima opera di carità è proprio l’evangelizzazione, ossia il «servizio della Parola»."

 

Questa mirabile Catechesi di Benedetto XVI prosegue dal Messaggio sempre per la Quaresima del 2012 dove il Papa dice testualmente:

"Il «prestare attenzione» al fratello comprende altresì la premura per il suo bene spirituale. E qui desidero richiamare un aspetto della vita cristiana che mi pare caduto in oblio: la correzione fraterna in vista della salvezza eterna. Oggi, in generale, si è assai sensibili al discorso della cura e della carità per il bene fisico e materiale degli altri, ma si tace quasi del tutto sulla responsabilità spirituale verso i fratelli. Non così nella Chiesa dei primi tempi e nelle comunità veramente mature nella fede, in cui ci si prende a cuore non solo la salute corporale del fratello, ma anche quella della sua anima per il suo destino ultimo...."

Ma c'è di più. Gli errori non sono stati corretti e Benedetto XVI li ha descritti bene sempre nella Lectio al Clero romano del 14.2.2013:

"....c’era il Concilio dei Padri – il vero Concilio –, ma c’era anche il Concilio dei media.

Era quasi un Concilio a sé, e il mondo ha percepito il Concilio tramite questi, tramite i media. Quindi il Concilio immediatamente efficiente arrivato al popolo, è stato quello dei media, non quello dei Padri.

E mentre il Concilio dei Padri si realizzava all’interno della fede, era un Concilio della fede che cerca l’intellectus, che cerca di comprendersi e cerca di comprendere i segni di Dio in quel momento, che cerca di rispondere alla sfida di Dio in quel momento e di trovare nella Parola di Dio la parola per oggi e domani, mentre tutto il Concilio – come ho detto – si muoveva all’interno della fede, come fides quaerens intellectum, il Concilio dei giornalisti non si è realizzato, naturalmente, all’interno della fede, ma all’interno delle categorie dei media di oggi, cioè fuori dalla fede, con un’ermeneutica diversa.

Era un’ermeneutica politica: per i media, il Concilio era una lotta politica, una lotta di potere tra diverse correnti nella Chiesa.

Era ovvio che i media prendessero posizione per quella parte che a loro appariva quella più confacente con il loro mondo.

C’erano quelli che cercavano la decentralizzazione della Chiesa, il potere per i Vescovi e poi, tramite la parola “Popolo di Dio”, il potere del popolo, dei laici. C’era questa triplice questione: il potere del Papa, poi trasferito al potere dei Vescovi e al potere di tutti, sovranità popolare. Naturalmente, per loro era questa la parte da approvare, da promulgare, da favorire. E così anche per la liturgia: non interessava la liturgia come atto della fede, ma come una cosa dove si fanno cose comprensibili, una cosa di attività della comunità, una cosa profana...."

 

Non a caso Benedetto XVI nello spiegare il Concilio autentico nelle Catechesi del mercoledì il 10,10,2012 disse testualmente:

"I documenti del Concilio Vaticano II, a cui bisogna ritornare liberandoli da una massa di pubblicazioni che spesso invece di farli conoscere li hanno nascosti, sono, anche per il nostro tempo, una bussola che permette alla nave della Chiesa di procedere in mare aperto, in mezzo a tempeste o ad onde calme e tranquille, per navigare sicura ed arrivare alla meta..."

 

 

Il punto è: sono stati liberati per davvero da questa " massa di pubblicazioni che spesso invece di farli conoscere li hanno nascosti ", o piuttosto si continua ancora ad usare queste pubblicazioni per continuare ad alimentare le proprie autoreferenzialità?

 

Come possiamo rimediare alla situazione?

La sua, gentile Massimo, è una delle vie possibili laddove esistano ancora parrocchie libere dal giogo di queste invasioni. Certo è che non abbiamo ricette miracolose, il sistema ecclesiale di controllo è talmente precipitato che ha ritenuto fare prima adeguarsi anche all'errore cercando di limitare i danni, trovando nella priorità di "salvare le anime" la giustificazione (errata a sua volta) di chiudere un occhio ma anche due sui discutibili metodi e catechesi che si fanno oggi nelle parrocchie.

Insomma il perverso concetto del "male minore" è entrato a far parte della gestione parrocchiale e delle anime stesse.

Ritengo con dovizia di prove documentabili che il magistero di Benedetto XVI in questi 8 anni ha davvero prodotto molto materiale per avanzare con la correzione laddove prima non fu possibile ;-)

Si dovrebbe fare in modo, per esempio, di usare la Sacramentum Caritatis per ovviare a quelle carenze liturgiche nelle parrocchie; usare il Catechismo della Chiesa per preparare i gruppi, Benedetto XVI si è sgolato letteralmente in questi anni ma ancora ad oggi nessun vescovo ha obbedito al Papa e nelle parrocchie ognuno continua ad usare testi persino non cattolici, oppure eccoci lì ad usare obbligatoriamente i testi che certi gruppi impongono alla parrocchia.....

E potremmo continuare con altri esempi.

Ripeto che il problema in sè non sono i gruppi, ma gli errori che i Vescovi non correggono.

Infine il clero, questi parroci animati da tanto zelo certamente, ma ahimè preparati e formati alla scuola del sig. nessuno Enzo Bianchi, del teologo eretico K.Rehner e giù via seguendo. A loro si dovrebbero regalare i Discorsi e le Lectio magisteriali che Benedetto XVI ha tenuto loro in diverse occasioni obbligandoli a leggerli, studiarli e a metterli in pratica. Ma chi lo farà mai?

Ma in tutto ciò non siamo senza speranza ;-)

Le correzioni arriveranno, prima o poi, perchè la Verità è più forte della menzogna e non saremo certo "noi" i salvatori della Sposa di Cristo ;-)

Gentile Massimo, noi dobbiamo solo seminare la verità avendo sempre come forma della carità la tolleranza e la sopportazione come del resto troviamo, forse, chi riesce a sopportare le nostre legittime insofferenze.....

Fondamentale è seminare l'amore per la Chiesa e non il trovare eroi di turno per salvarla ;-)

La ringrazio di cuore per avermi offerto l'opportunità di riflettere con lei ed altri che leggeranno, queste vicende che ci coinvolgono negli affetti e nei sentimenti e che maggiormente ci spingono a quel mirabile sentire "con un cuor solo ed un anima sola", avendo sempre fiducia nello Sposo e nel Capo di questo Corpo martoriato.... del quale siamo membra anche afflitte se vogliamo, doloranti e ferite, ma non certo medici di noi stessi ;-)

Perciò non si scoraggi mai, lavoriamo su ciò che possiamo e dobbiamo, seminiamo la verità e soprattutto siamone testimoni perchè alla fine della vita ci sarà chiesto, ad ognuno e singolarmente "TU che cosa hai fatto?" e non cosa avranno fatto gli altri ;-) o, per dirla con san Paolo: " Il mio giudice è il Signore! Non vogliate perciò giudicare nulla prima del tempo, finché venga il Signore. Egli metterà in luce i segreti delle tenebre e manifesterà le intenzioni dei cuori; allora ciascuno avrà la sua lode da Dio" (1Cor.4,4-5).

Siano lodati Gesù e Maria.






[SM=g1740733]
Caterina63
00mercoledì 7 agosto 2013 17:24
  [SM=g1740732] Tendiamo insidie al giusto...
di don Alfredo Morselli

    Dicono [gli empi] fra loro sragionando: «Tendiamo insidie al giusto, che per noi è d’incomodo e si oppone alle nostre azioni; ci rimprovera le colpe contro la legge e ci rinfaccia le trasgressioni contro l’educazione ricevuta

    […]

    È diventato per noi una condanna dei nostri pensieri; ci è insopportabile solo al vederlo, perché la sua vita non è come quella degli altri, e del tutto diverse sono le sue strade. (Sap. 2, 1-3 passim)


Mi è capitata tra le mani il testo di un'intervista del Card. Jean Danielou, attualissima, sebbene datata al 1972.
Quella intervista significò l'emarginazione di Danielou nel suo ordine e l'abbandono della sede della rivista Etudes, che in seguito prenderà posizioni contro l'Humane vitae e il cui direttore lascerà la Chiesa Cattolica.
Senza entrare nel merito di alcune prese di posizioni teologiche del Danielou, le quali richiederebbero un approfondimento generale sulla questione della cosiddetta Nouvelle Théologie, questa intervista è ineccepibile, profetica e attuale; e il lettore non farà fatica a vedere molte analogie tra l'emarginazione di Danielou e le ragioni delle accuse che in questi giorni vengono rivolte ai Francescani dell'Immacolata. Basta proporre una forma di vita religiosa autentica…

(e.... aggiungiamo noi qui dal Difendere la vera fede, che non si farà fatica a vedere analogie anche con la crisi delle Parrocchie.....)

Intervista del cardinale Jean Daniélou alla Radio Vaticana, 23 ottobre 1972

    D. – Eminenza, esiste realmente una crisi della vita religiosa e può darcene le dimensioni?

    R. – Penso che vi sia attualmente una crisi molto grave della vita religiosa e che non si debba parlare di rinnovamento ma piuttosto di decadenza. Penso che questa crisi colpisca soprattutto l'area atlantica. L'Europa dell'Est e i paesi dell'Africa e dell'Asia presentano a questo riguardo una migliore sanità spirituale. Questa crisi si manifesta in tutti gli ambiti. I consigli evangelici non sono più considerati come consacrazioni a Dio, ma visti in una prospettiva sociologica e psicologica. Ci si preoccupa di non presentare una facciata borghese, ma sul piano individuale la povertà non è praticata. Si sostituisce la dinamica di gruppo all'obbedienza religiosa; col pretesto di reagire contro il formalismo, ogni regolarità della vita di preghiera è abbandonata e le conseguenze di questo stato di confusione sono anzitutto la scomparsa delle vocazioni, poiché i giovani chiedono una formazione seria. E, d'altra parte, vi sono i numerosi e scandalosi abbandoni di religiosi che rinnegano il patto che li legava al popolo cristiano.

    D. – Può dirci quali sono a suo parere le cause di questa crisi?

    R. – La fonte essenziale di questa cristi è una falsa interpretazione del Vaticano II. Le direttive del Concilio erano chiarissime: una più grande fedeltà dei religiosi e delle religiose alle esigenze del Vangelo espresse nelle costituzioni di ogni istituto e nello stesso tempo un adattamento delle modalità di queste costituzioni alle condizioni della vita moderna. Gli istituti che sono fedeli a queste direttive conoscono un vero rinnovamento e hanno delle vocazioni. Ma in molti casi si sono sostituite le direttive del Vaticano II con delle ideologie erronee messe in circolo da riviste, da convegni, da teologi. E tra questi errori si possono menzionare:
    - La secolarizzazione. Il Vaticano II ha dichiarato che i valori umani devono essere presi sul serio. Non ha mai detto che noi entreremmo in un mondo secolarizzato nel senso che la dimensione religiosa non sarebbe più presente nella civiltà, ed è nel nome di una falsa secolarizzazione che religiosi e religiose rinunciano ai loro abiti, abbandonano le loro opere per inserirsi nelle istituzioni secolari, sostituendo delle attività sociali e politiche all'adorazione di Dio. E questo va controcorrente, tra l'altro, rispetto al bisogno di spiritualità che si manifesta nel mondo di oggi.
    - Una falsa concezione della libertà che porta con sé la svalutazione delle costituzioni e delle regole ed esalta la spontaneità e l'improvvisazione. Ciò è tanto più assurdo in quanto la società occidentale soffre attualmente dell'assenza di una disciplina della libertà. Il ripristino di regole ferme è una delle necessità della vita religiosa.
    - Una concezione erronea della mutazione dell'uomo e della Chiesa. Anche se i contesti cambiano, gli elementi costitutivi dell'uomo e della Chiesa sono permanenti e la messa in questione degli elementi costitutivi delle costituzioni degli ordini religiosi è un errore fondamentale.

    D. – Ma vede dei rimedi per superare questa crisi?

    R. – Penso che la soluzione unica e urgente è di fermare i falsi orientamenti presi in un certo numero di istituti. Occorre per questo fermare tutte le sperimentazioni e tutte le decisioni contrarie alle direttive del Concilio; mettere in guardia contro i libri, le riviste, i convegni in cui sono messe in circolo queste concezioni erronee; ripristinare nella loro integrità la pratica delle costituzioni con gli adattamenti chiesti dal Concilio. Là dove questo appare impossibile, mi sembra che non si può rifiutare ai religiosi che vogliono essere fedeli alle costituzioni del loro ordine e alle direttive del Vaticano II di costituire delle comunità distinte. I superiori religiosi sono tenuti a rispettare questo desiderio.
    Queste comunità devono essere autorizzate ad avere delle case di formazione. L'esperienza mostrerà se le vocazioni sono più numerose nelle case di stretta osservanza o nelle case di osservanza mitigata. Nel caso in cui i superiori si oppongano a queste richieste legittime, un ricorso al sommo pontefice è certamente autorizzato.
    La vita religiosa è chiamata a un grandioso avvenire nella civiltà tecnica; più questa si svilupperà, più si farà sentire il bisogno della manifestazione di Dio. Questo è precisamente lo scopo della vita religiosa, ma per compiere la sua missione occorre che essa ritrovi il suo autentico significato e rompa radicalmente con una secolarizzazione che la distrugge nella sua essenza e le impedisce di attirare vocazioni.

Concludo questo post con la citazione della fine del capitolo 2 del libro della Sapienza, già citato all'inizio:

    Mettiamolo alla prova con violenze e tormenti, per conoscere la sua mitezzae saggiare il suo spirito di sopportazione.
    Condanniamolo a una morte infamante, perché, secondo le sue parole, il soccorso gli verrà».
    Hanno pensato così, ma si sono sbagliati; la loro malizia li ha accecati.
    Non conoscono i misteriosi segreti di Dio, non sperano ricompensa per la rettitudine né credono a un premio per una vita irreprensibile.

[SM=g1740733]




Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 11:37.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com