Anche sant'Agostino dice appunto: AMA, E FA CIO' CHE VUOI, ma a quale Amore fa riferimento?
l'amore, quello sbagliato, lo ha sottolineato s.Paolo nelle parole sopra riportate...resta dunque un solo riferimento all'Amore autentico e che ci rende veramente LIBERI: l'Amore del Verbo Incarnato, imitare quell'Amore, accogliere quell'Amore, chiederlo in dono, perseguirlo, PERSEVERARE....
Dice il Siracide 15,
17 Davanti agli uomini stanno la vita e la morte;
a ognuno sarà dato ciò che a lui piacerà.
18 Grande infatti è la sapienza del Signore,
egli è onnipotente e vede tutto.
19 I suoi occhi su coloro che lo temono,
egli conosce ogni azione degli uomini.
20 Egli non ha comandato a nessuno di essere empio
e non ha dato a nessuno il permesso di peccare. In questo passo del Siracide siamo ricondotti per mano alla Genesi, dove leggiamo:
26 E Dio disse: «Facciamo l'uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra».
27 Dio creò l'uomo a sua immagine;
a immagine di Dio lo creò;
maschio e femmina li creò.
28 Dio li benedisse e disse loro:
«Siate fecondi e moltiplicatevi,
riempite la terra;
soggiogatela e dominate
sui pesci del mare
e sugli uccelli del cielo
e su ogni essere vivente,
che striscia sulla terra».
29 Poi Dio disse: «Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra e ogni albero in cui è il frutto, che produce seme: saranno il vostro cibo.
30 A tutte le bestie selvatiche, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli esseri che strisciano sulla terra e nei quali è alito di vita, io do in cibo ogni erba verde». E così avvenne.
31 Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona. E fu sera e fu mattina: sesto giorno.
Appare evidente in cosa consiste questo AMORE... Dio, come dice il Siracide, nonha rdinato all'Uomo di peccare, tanto meno di non amare, i suoi comandi "erano cosa molto BUONA", poi il peccato spezzò questa armonia e Dio stesso promise:
14 Allora il Signore Dio disse al serpente:
«Poiché tu hai fatto questo,
sii tu maledetto più di tutto il bestiame
e più di tutte le bestie selvatiche;
sul tuo ventre camminerai
e polvere mangerai
per tutti i giorni della tua vita.
15 Io porrò inimicizia tra te e la donna,
tra la tua stirpe
e la sua stirpe:
questa ti schiaccerà la testa
e tu le insidierai il calcagno».
è la promessa MESSIANICA; il Protovangelo di Giovanni che ci rcconta del Verbo Incarnato, Colui che viene per ripristinare L'AMORE CREATORE DI DIO in mezzo agli uomini, deturpato ed offuscato dal peccato...
Abbiamo visto il criterio del GIUDIZIO di Dio....vediamo ora il criterio de:
La giustizia di Dio Mt 20,1-16 – parabola degli operai nella vigna.
La parabola è costruita per suscitare sorpresa, per provocare una domanda: che giustizia è pagare allo stesso modo i primi e gli ultimi operai? Quale è allora la giustizia di Dio? Ricordiamo la preghiera prima delle letture: "O Padre, giusto e grande nel dare all'ultimo operaio come al primo, le tue vie distano dalle nostre vie quanto il cielo dalla terra". L’affermazione richiama la prima lettura, nella quale Isaia mette in contrasto il modo di pensare degli uomini con il modo di pensare di Dio: sono due logiche diverse; la giustizia di Dio è diversa dalla nostra.
Si tratta di iniziare un cammino di conversione ai pensieri e alle vie di Dio, alla sua giustizia; cammino mai definitivamente compiuto, cammino alla scoperta del Dio vivente che ci lascia sempre stupiti, meravigliati e pieni di gratitudine.
Di fronte alla logica umana della corrispondenza tra dare e avere, il padrone rivendica il suo diritto ad uno spazio di gratuità, vuole mantenersi la possibilità di rispondere ai bisogni di tutti. Nel suo comportamento intravediamo l'amore letteralmente sconfinato del Padre, che va oltre la logica retributiva nei confronti delle prestazioni degli operai.
San Gregorio di Nissa fa in proposito questa riflessione: "In quanto somma bontà Dio è mosso a pietà dell’uomo bisognoso di salvezza; in quanto somma giustizia fa si' che ad ogni uomo essa venga offerta".
Egli cioè non accetta di essere limitato da niente nel suo desiderio di offrire alla persona umana, a ogni persona umana, la salvezza. Non accetta gli steccati che gli uomini costruiscono; rifiuta la catalogazione in primi e ultimi. Questo atteggiamento di Dio Padre è rispecchiato fedelmente da Gesù, che si avvicina proprio agli "ultimi", ai peccatori, ai pubblicani e alle prostitute, suscitando la reazione negativa dei "primi", i farisei e gli scribi, coloro che si ritengono vicini a Dio, tuttavia attenzione, Dio è IL GIUSTO, l'Unico Giusto senza peccato! e come tale dunque non è che farà finta di "non vedere" bensì, dice la riflessione, "SI RISERVA DI DARE A TUTTI E A CHI VUOLE L'OFFERTA DEL PERDONO", ne consegue che in questo rapporto fra Dio e l'Uomo, la decisione finale spetta proprio all'Uomo e sarà in base a ciò che egli sceglierà: o con Dio o contro Dio, non esiste la via di mezzo!
La lezione di Gesù ha come sempre una validità permanente.
In ogni tempo i "primi" sono tutti coloro per i quali la religione è simile ad un rapporto economico di dare e avere, da regolare secondo rigidi criteri di giustizia: "Osservando la legge di Dio mi guadagno la vita eterna. Come ricompensa delle mie opere, o della sola fede in Cristo, "mi è dovuta" la salvezza. Non pretendo di ricevere di più, soltanto quello che mi spetta; ma non accetto che altri che hanno lavorato meno di me, o che hanno creduto meno di me, ricevano quanto me, che non ci sia distinzione".
Ecco, di fronte a questo il Vangelo si incarica di ribadire la libertà di Dio e di abbattere ogni orgogliosa pretesa di precedere e anticipare il suo giudizio, rovesciando le aspettative e le valutazioni umane: "I primi saranno ultimi, e gli ultimi primi".
Di fronte al Signore non possiamo presentarci fidando nelle nostre previsioni, nei nostri criteri, nelle nostre valutazioni, ma solo fondarci sulla sua gratuita benevolenza; tutti quanti, primi o ultimi che siamo, poichè anche i così detti "ultimi" dovranno convertirsi, dovranno fare comunque sia una scelta.
Questo ci riporta anche all Parabola del Figliol Prodigo:
Luca 15,
25 Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; 26 chiamò un servo e gli domandò che cosa fosse tutto ciò. 27 Il servo gli rispose: È tornato tuo fratello e il padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo. 28 Egli si arrabbiò, e non voleva entrare. Il padre allora uscì a pregarlo. 29 Ma lui rispose a suo padre: Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai trasgredito un tuo comando, e tu non mi hai dato mai un capretto per far festa con i miei amici. 30 Ma ora che questo tuo figlio che ha divorato i tuoi averi con le prostitute è tornato, per lui hai ammazzato il vitello grasso. 31 Gli rispose il padre: Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; 32 ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato».
Questa è la logica di Dio!
Un'ultima osservazione. il brano dei servitori giunti all'ultimo ci pone delle domande:
- Davvero un lungo lavoro per Dio rimane senza frutto?
- Davvero è meglio servire Dio il meno possibile?
- Conviene fare con Dio come quegli studenti che studiano lo stretto indispensabile per avere la sufficienza?
La colletta continua a guidarci nella riflessione: "Padre, apri il nostro cuore all'intelligenza delle parole del tuo Figlio, perché comprendiamo l'impagabile onore di lavorare nella tua vigna fin dal mattino."
Il lavorare per Dio è in se stesso una gioia e una ricompensa, una cosa bella, come lo stare lontano da lui è in sé un castigo. Il servizio di Dio è un onore, qualcosa che esalta la nostra dignità di uomini, come il servire i falsi dei, gli idoli del mondo, è svilimento e degrado della nostra umanità.
La parabola ci invita ad avere occhi e cuore capaci di cogliere l'inestimabile ricchezza della chiamata a lavorare nella vigna di Dio, e a rifiutare come lui ogni grettezza e invidia, esultando per la salvezza a tutti offerta con larghezza e gratuitamente, entusiasti per la sovrabbondante misericordia che tutti avvolge e che è "eccessiva" e sproporzionata rispetto a qualsiasi remunerazione considerata in termini di "dovuto".
Anzi, come i Santi ci insegnano: non avere pace, neppure dormire per supplicare Dio di salvare "gli ultimi", di farli diventare "primi"...
Allora saltano le categorie umane del dare e dell'avere, del tempo speso, della fatica fatta, del caldo sopportato, della ricompensa dovuta, per far posto all'accoglienza della logica di Dio: la gratuità dell'amore, di quell'Amore che, come dice san Paolo:
FU CROCEFISSO QUANDO ERAVAMO ANCORA PECCATORI!