Le Nazioni Unite (ONU) attaccano vergognosamente la Chiesa

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Caterina63
00mercoledì 5 febbraio 2014 16:27
 










 Vatican News ha diramato oggi questa notizia e si è detta, la Santa Sede, sorpresa dalle dichiarazioni dell'ONU contro il Vaticano....
La mia risposta:

No scusate, e cosa vi aspettavate dall'ONU, la canonizzazione della Chiesa? Suvvia, avete dimenticato la campagna contro Benedetto XVI nell'Anno Sacerdotale? Avete dimenticato il calvario subito dal Magno Pontefice e Dottore della Chiesa? Pensavate davvero che bastasse ora quest'altro grande Pontefice per far amare la Chiesa da chi l'ha sempre combattuta? Comprendo la speranza, ma che la Santa Sede sia "sorpresa" significa vivere in un altro mondo eh!

 comunque "avanti tutta" in mezzo alla tempesta, ottima la risposta della Santa Sede!


Abusi su minori. Mons. Tomasi a Comitato Onu: testo già scritto, impostazioni ideologiche



2014-02-05 Radio Vaticana

La Santa Sede ha accolto con sorpresa le osservazioni conclusive del Comitato Onu per i diritti del fanciullo presentate oggi a Ginevra, che lanciano dure accuse al Vaticano sulla questione degli abusi su minori commessi da esponenti del clero. L'organismo delle Nazioni Unite afferma che la Santa Sede continuerebbe a violare la Convenzione sui diritti dell’infanzia. Il Comitato critica il Vaticano anche per le sue posizioni sull'omosessualità, la contraccezione e l'aborto. Sulla reazione della Santa Sede a queste accuse, Sergio Centofantiha intervistato mons. Silvano Maria Tomasi, osservatore permanente vaticano presso gli Ufficio Onu a Ginevra:

R. – Il Comitato della Convenzione per i diritti del fanciullo ha rilasciato ufficialmente oggi le sue conclusioni e raccomandazioni per i Paesi che sono stati esaminati durante questa 65.ma sessione e che sono Congo, Germania, Santa Sede, Portogallo, Federazione Russa e Yemen. La prima impressione: bisognerà aspettare, leggere attentamente e analizzare in dettaglio quanto scrivono i membri di questa Commissione. Ma la prima reazione è di sorpresa, perché l’aspetto negativo del documento che hanno prodotto è che sembra quasi che fosse già stato preparato prima dell’incontro del Comitato con la delegazione della Santa Sede, che ha dato in dettaglio risposte precise su vari punti, che non sono state poi riportate in questo documento conclusivo o almeno non sembrano essere state prese in seria considerazione. Di fatto il documento sembra quasi non essere aggiornato, tenendo conto di quello che in questi ultimi anni è stato fatto a livello di Santa Sede, con le misure prese direttamente dall’autorità dello Stato della Città del Vaticano e poi nei vari Paesi dalle singole Conferenze episcopali. Quindi manca la prospettiva corretta e aggiornata che ha visto in realtà una serie di cambiamenti per la protezione dei bambini che mi pare difficile di trovare, allo stesso livello di impegno, in altre istituzioni o addirittura in altri Stati. Questa è semplicemente una questione di fatti, di evidenza, che non possono essere distorti!

D. – Come rispondere in modo preciso alle singole accuse del Comitato Onu?

R. – Non si può in due minuti rispondere certamente a tutte le affermazioni fatte - alcune molto scorrette - nel documento conclusivo del Comitato. La Santa Sede risponderà, perché è un membro, uno Stato parte della Convenzione: l’ha ratificata e intende osservarla nello spirito e nella lettera di questa Convenzione, senza aggiunte ideologiche o imposizioni che esulano dalla Convenzione stessa. Per esempio: la Convenzione sulla protezione dei bambini nel suo preambolo parla della difesa della vita e della protezione dei bambini prima e dopo la nascita; mentre la raccomandazione che viene fatta alla Santa Sede è quella di cambiare la sua posizione sulla questione dell’aborto! Certo, quando un bambino è ucciso non ha più diritti! Allora questa mi pare una vera contraddizione con gli obiettivi fondamentali della Convenzione, che è quella di proteggere i bambini. Questo Comitato non ha fatto un buon servizio alle Nazioni Unite, cercando di introdurre e richiedere alla Santa Sede di cambiare il suo insegnamento non negoziabile! Quindi è un po’ triste vedere che il Comitato non ha afferrato fino in fondo la natura e le funzioni della Santa Sede, che pur ha espresso chiaramente al Comitato la sua decisione di portare avanti le richieste della Convenzione sui diritti del fanciullo, ma definendo appunto e proteggendo prima di tutto quei valori fondamentali che rendono la protezione del fanciullo reale ed efficace.

D. – L’Onu aveva detto in un primo tempo che il Vaticano aveva risposto meglio di altri Paesi sulla protezione dei minori: cosa è cambiato?

R. – Nell’introduzione del rapporto conclusivo viene riconosciuta la chiarezza delle risposte provenute; non si è cercato di evitare nessuna richiesta fatta dal Comitato, in base all’evidenza disponibile, e dove non c’era una informazione immediata, ci si è ripromessi di provvederla in futuro, secondo le direttive della Santa Sede, e come fanno tutti i governi. Quindi sembrava un dialogo costruttivo e penso che debba rimanere tale. Perciò, vista l’impressione avuta dal dialogo diretto della delegazione della Santa Sede con il Comitato e il testo delle conclusioni e raccomandazioni, viene la tentazione di dire che probabilmente quel testo era già scritto e che non riflette gli imput e la chiarezza, se non in qualche aggiunta affrettata, di quello che era andato avanti. Perciò dobbiamo, con serenità e in base all’evidenza - perché non abbiamo niente da nascondere! – portare avanti la spiegazione delle posizioni della Santa Sede, rispondere agli interrogativi che ancora rimanessero, in modo che l’obiettivo fondamentale che si vuole perseguire – la protezione dei bambini – possa essere raggiunto. Si parla di 40 milioni di casi di abuso di bambini nel mondo: purtroppo alcuni di questi casi - anche se in proporzioni molte ridotte in confronto a tutto quello che sta avvenendo nel mondo – toccano persone di Chiesa. E la Chiesa ha risposto e reagito e continua a farlo! Dobbiamo insistere su questa politica di trasparenza, di non tolleranza di abusi, perché anche un solo caso di abuso di un bambino, è un caso di troppo!

D. – Quindi, cosa può essere successo?

R. – Probabilmente delle Organizzazioni non governative - che hanno interessi sull’omosessualità, sul matrimonio gay e su altre questioni - hanno certamente avuto le loro osservazioni da presentare e in qualche modo hanno rafforzato una linea ideologica.

Di seguito pubblichiamo il comunicato della Sala Stampa vaticana sulla questione:

Al termine della sua 65.ma sessione, il Comitato per i Diritti del Fanciullo ha pubblicato le sue Osservazioni Conclusive sugli esaminati Rapporti della Santa Sede e di cinque Stati Parte alla Convenzione sui Diritti del Fanciullo (Congo, Germania, Portogallo, Federazione Russa e Yemen). Secondo le particolari procedure previste per le parti della Convenzione, la Santa Sede prende atto delle Osservazioni Conclusive sui propri Rapporti, le quali saranno sottoposte a minuziosi studi ed esami per pieno rispetto della Convenzione nei differenti ambiti presentati dal Comitato secondo il diritto e la pratica internazionale come pure tenendo conto del pubblico dibattito interattivo con il Comitato svoltosi il 16 gennaio 2014. Alla Santa Sede rincresce, tuttavia, di vedere in alcuni punti delle Osservazioni Conclusive un tentativo di interferire nell’insegnamento della Chiesa Cattolica sulla dignità della persona umana e nell’esercizio della libertà religiosa.  La Santa Sede reitera il suo impegno a difesa e protezione dei diritti del fanciullo, in linea con i principi promossi dalla Convenzione sui Diritti del Fanciullo e secondo i valori morali e religiosi offerti dalla dottrina cattolica.


 


Caterina63
00giovedì 6 febbraio 2014 16:26
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  L'ARCIVESCOVO TOMASI: LA SANTA SEDE INTENDE RISPONDERE ALLE OSSERVAZIONI CONCLUSIVE DEL COMITATO DELL'O.N.U. PER I DIRITTI DEL FANCIULLO

Città del Vaticano, 6 febbraio 2014 (VIS). Nel pomeriggio di ieri, alla Radio Vaticana, l'Arcivescovo Silvano Tomasi, C.S., Nunzio Apostolico, Osservatore Permanente presso l'Ufficio delle Nazioni Unite ed Istituzioni Specializzate a Ginevra, ha commentato le Osservazioni Conclusive della 65ma sessione del Comitato delle Nazioni Unite per i Diritti del Fanciullo, che sono molto critiche sulla questione degli abusi su minori commessi da esponenti del clero e reclamano una revisione dell'insegnamento della Chiesa in materia di contraccezione, aborto e omosessualità.

"La prima impressione: bisognerà aspettare, leggere attentamente e analizzare in dettaglio quanto scrivono i membri di questa Commissione. Ma la prima reazione è di sorpresa, perché l’aspetto negativo del documento che hanno prodotto è che sembra quasi che fosse già stato preparato prima dell’incontro del Comitato con la delegazione della Santa Sede, che ha dato in dettaglio risposte precise su vari punti, che non sono state poi riportate in questo documento conclusivo o almeno non sembrano essere state prese in seria considerazione.  
Di fatto il documento sembra quasi non essere aggiornato, tenendo conto di quello che in questi ultimi anni è stato fatto a livello di Santa Sede, con le misure prese direttamente dall’autorità dello Stato della Città del Vaticano e poi nei vari Paesi dalle singole Conferenze episcopali. Quindi manca la prospettiva corretta e aggiornata che ha visto in realtà una serie di cambiamenti per la protezione dei bambini che mi pare difficile di trovare, allo stesso livello di impegno, in altre istituzioni o addirittura in altri Stati. Questa è semplicemente una questione di fatti, di evidenza, che non possono essere distorti!"

Relativamente alla risposta della Santa Sede al documento, l'Arcivescovo afferma che la Santa Sede risponderà "perché è un membro, uno Stato parte della Convenzione: l’ha ratificata e intende osservarla nello spirito e nella lettera di questa Convenzione, senza aggiunte ideologiche o imposizioni che esulano dalla Convenzione stessa.
Per esempio: la Convenzione sulla protezione dei bambini nel suo preambolo parla della difesa della vita e della protezione dei bambini prima e dopo la nascita; mentre la raccomandazione che viene fatta alla Santa Sede è quella di cambiare la sua posizione sulla questione dell’aborto! Certo, quando un bambino è ucciso non ha più diritti!  
Allora questa mi pare una vera contraddizione con gli obiettivi fondamentali della Convenzione, che è quella di proteggere i bambini.
Questo Comitato non ha fatto un buon servizio alle Nazioni Unite, cercando di introdurre e richiedere alla Santa Sede di cambiare il suo insegnamento non negoziabile! Quindi è un po’ triste vedere che il Comitato non ha afferrato fino in fondo la natura e le funzioni della Santa Sede, che pur ha espresso chiaramente al Comitato la sua decisione di portare avanti le richieste della Convenzione sui diritti del fanciullo, ma definendo appunto e proteggendo prima di tutto quei valori fondamentali che rendono la protezione del fanciullo reale ed efficace".

L'Osservatore della Santa Sede commenta anche il fatto che l'O.N.U. aveva detto in un primo tempo che il Vaticano aveva dato una migliore risposta rispetto ad altri Paesi sulla protezione dei minori, e in merito al cambiamento di opinione contenuto nel documento pubblicato ieri, afferma: "Nell’introduzione del rapporto conclusivo viene riconosciuta la chiarezza delle risposte provenute; non si è cercato di evitare nessuna richiesta fatta dal Comitato, in base all’evidenza disponibile, e dove non c’era una informazione immediata, ci si è ripromessi di provvederla in futuro, secondo le direttive della Santa Sede, e come fanno tutti i governi.
Quindi sembrava un dialogo costruttivo e penso che debba rimanere tale. Perciò, vista l’impressione avuta dal dialogo diretto della delegazione della Santa Sede con il Comitato e il testo delle conclusioni e raccomandazioni, viene la tentazione di dire che probabilmente quel testo era già scritto e che non riflette le risposte e la chiarezza, se non in qualche aggiunta affrettata, del lavoro compiuto. Perciò dobbiamo, con serenità e in base all’evidenza - perché non abbiamo niente da nascondere! – portare avanti la spiegazione delle posizioni della Santa Sede, rispondere agli interrogativi che ancora rimanessero, in modo che l’obiettivo fondamentale che si vuole perseguire – la protezione dei bambini – possa essere raggiunto.
Si parla di 40 milioni di casi di abuso di bambini nel mondo: purtroppo alcuni di questi casi - anche se in proporzioni molte ridotte in confronto a tutto quello che sta avvenendo nel mondo – toccano persone di Chiesa. E la Chiesa ha risposto e reagito e continua a farlo! Dobbiamo insistere su questa politica di trasparenza, di non tolleranza di abusi, perché anche un solo caso di abuso di un bambino, è un caso di troppo!".












Caterina63
00venerdì 7 febbraio 2014 12:45

  P. Lombardi: documento Comitato Onu sui minori anomalo, con gravi limiti e oltre le sue competenze



Non si fermano le polemiche dopo la pubblicazione, mercoledì scorso a Ginevra, delle osservazioni conclusive del Comitato Onu per i diritti sui bambini riguardante la Santa Sede. Pubblichiamo a questo proposito una nota del direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi: (Sintesi in voce di Sergio Centofanti RealAudioMP3 )

Dopo il gran numero di articoli e commenti in seguito alla pubblicazione delle raccomandazioni del Comitato di verifica della Convenzione sui diritti dei bambini sembra utile fare alcune riflessioni e precisazioni.

Non è il caso di parlare di scontro “fra l’ONU e il Vaticano”. Le Nazioni Unite sono una realtà molto importante per l’umanità di oggi. La Santa Sede ha sempre dato un forte supporto morale all’Organizzazione delle Nazioni Unite come luogo d’incontro fra tutte le nazioni, per favorire la pace nel mondo e la crescita della comunità dei popoli nell’armonia e nel reciproco rispetto e vicendevole arricchimento. Ne sono testimonianza innumerevoli documenti e interventi della Santa Sede ai suoi livelli più alti e la partecipazione intensa dei suoi Rappresentanti nell’attività di molti organismi dell’ONU.

I responsabili più alti dell’ONU sono stati sempre consapevoli dell’importanza del sostegno dell’autorità morale e religiosa della Santa Sede per la crescita della comunità dei popoli, perciò hanno invitato i Papi a visitare l’Organizzazione e a dirigere la loro parola all’Assemblea generale. Cosa che, sulle orme di Paolo VI, hanno fatto Giovanni Paolo II (ben due volte) e Benedetto XVI. Insomma, le Nazioni Unite, nelle loro più alte istanze, apprezzano e desiderano il sostegno della Santa Sede e il dialogo positivo con essa. E altrettanto desidera la Santa Sede, per il bene della famiglia umana. Questa è la prospettiva in cui occorre porsi.

Le Convenzioni internazionali promosse dalle Nazioni Unite sono una delle vie attraverso cui la comunità internazionale cerca di promuovere la dinamica della ricerca della pace e della promozione dei diritti della persona umana in campi specifici. Gli Stati sono liberi di aderirvi.
La Santa Sede/Stato della Città del Vaticano ha aderito a quelle che ritiene più importanti alla luce della sua attività e della sua missione. (Occorre ricordare che aderire a una Convenzione comporta impegni di partecipazioni e rapporti, ecc., che richiedono personale e risorse, per cui la Santa Sede deve fare una scelta di un numero limitato di Convenzioni, proporzionato alle sue possibilità di partecipazione).
Fra queste, con tempestività, la Santa Sede ha aderito – fra i primi al mondo - a quella per i diritti dei bambini, alla luce del grandissimo lavoro svolto in questo campo, da sempre e in molte forme diverse (educative, caritative, ecc.), dalla comunità cattolica nel mondo, e alla luce del magistero della Chiesa in questo campo, ispirato al comportamento di Gesù stesso descritto nei Vangeli.

Naturalmente l’attività dell’ONU è molto vasta e complessa, e come ogni grande organizzazione - e proprio per la sua natura internazionale e il più possibile universale - abbraccia al suo interno persone, posizioni, voci molto diverse. Non c’è quindi da stupirsi se nel suo vasto mondo si incontrano o si scontrano visioni diverse. Ma perché il risultato complessivo sia positivo occorre perciò molta disponibilità al dialogo e rispetto attento alle regole essenziali nelle procedure e nell’impostazione delle attività.

Per la verifica dell’attuazione della Convenzione sui diritti dei bambini esiste un Comitato con sede a Ginevra, che tiene due sessioni l’anno, che riceve i rapporti dei diversi Stati aderenti, li studia e li discute con le delegazioni da essi inviate e formula raccomandazioni per un’attuazione migliore di quanto previsto dalla Convenzione stessa. Le raccomandazioni formulate dal Comitato sono spesso piuttosto scarne e di peso relativo. Non per caso non se ne è quasi mai sentita eco a livello di stampa internazionale, anche nel caso di Paesi dove i problemi dei diritti umani e dell’infanzia sono notoriamente gravi. 

Nel caso dei Rapporti presentati dalla Santa Sede al Comitato nei mesi scorsi sull’attuazione della Convenzione e dei Protocolli addizionali, alle domande successivamente formulate per scritto dal Comitato erano state date ampie risposte scritte, a cui era seguito un giorno di audizione di un’apposita delegazione della Santa Sede a Ginevra il 16 gennaio. Ora si è avuta, il 5 febbraio, la pubblicazione delle osservazioni e raccomandazioni conclusive del Comitato. Ciò che ha suscitato ampie eco e reazioni. 

Che cosa osservare in proposito?

Anzitutto, l’adesione della Santa Sede alla Convenzione è stata motivata da un impegno storico della Chiesa universale e della Santa Sede per il bene dei bambini. Chi non si rende conto di che cosa questo rappresenta per il bene dei bambini nel mondo vuol dire che non conosce bene questa dimensione della realtà. Perciò la Santa Sede – come ha detto S.E. Mons. Parolin - continuerà ad impegnarsi per attuare la Convenzione e per mantenere un dialogo aperto, costruttivo e impegnato con gli organi in essa previsti. Prenderà le sue ulteriori posizioni e ne darà conto, e così via, senza pretendere di sottrarsi a un dialogo autentico, alle procedure previste, con apertura alle critiche giustificate, ma lo farà con coraggio e decisione, senza timidezza.

Allo stesso tempo, non si può non rilevare che le ultime raccomandazioni pubblicate dal Comitato appaiono presentare – a giudizio di chi ha ben seguito il processo che le ha precedute – limiti gravi. Non hanno tenuto conto adeguato delle risposte, sia scritte, sia orali, date dai rappresentanti della Santa Sede. Chi ha letto e ascoltato queste risposte non ne trova riflessi proporzionati nel documento del Comitato, tanto da far pensare che esso fosse praticamente già scritto o perlomeno nettamente impostato prima dell’audizione.

In particolare sembra grave la non comprensione della natura specifica della Santa Sede. E’ vero che si tratta di una realtà diversa dagli altri Stati e questo rende meno facile comprenderne ruolo e responsabilità. Ma ciò è stato spiegato molte volte dettagliatamente nei vent’anni e più di adesione alla Convenzione e in particolare nelle recenti risposte scritte. Non si è capaci di capire o non si vuole capire? In ambedue i casi si ha diritto a stupirsi.

Il modo di presentare le obiezioni e l’insistenza su diversi casi particolari sembrano insinuare che si sia data molta maggiore attenzione a ONG ben note, pregiudizialmente contrarie alla Chiesa cattolica e alla Santa Sede, che non alle posizioni della Santa Sede stessa, firmataria della Convenzione, che pure è stata disponibile a un dialogo approfondito con il Comitato.

E’ tipico infatti di tali organizzazioni non voler riconoscere quanto è stato fatto dalla Santa Sede e nella Chiesa in questi anni recenti, nel riconoscere errori, nel rinnovare le normative, nello sviluppare misure formative e preventive. Poche o nessun’altra organizzazione o istituzione ha fatto altrettanto. Ma non è assolutamente quello che si comprende leggendo il documento in questione.

Infine, e questa forse è l’osservazione più grave, le osservazioni del Comitato in più direzioni sembrano andare oltre le sue competenze e interferire nelle stesse posizioni dottrinali e morali della Chiesa cattolica, dando indicazioni che coinvolgono valutazioni morali della contraccezione e dello stesso aborto, o l’educazione nelle famiglie o la visione della sessualità umana, alla luce di una propria visione ideologica della stessa sessualità. Per questo nel Comunicato ufficiale pubblicato mercoledì mattina si è parlato di “un tentativo di interferire nell’insegnamento della Chiesa Cattolica sulla dignità della persona umana e nell’esercizio della libertà religiosa”.  

Infine, non si può non osservare che il tono, lo sviluppo e la pubblicità data dal Comitato al suo documento sono assolutamente anomali rispetto al suo normale procedere in rapporto con gli altri Stati parte aderenti alla Convenzione.

Insomma, se certamente la Santa Sede è stata oggetto di un’iniziativa e di un’attenzione mediatica a nostro avviso ingiustamente nociva, bisogna pur riconoscere che a sua volta il Comitato stesso si è attirato molte critiche gravi e fondate. Senza volere attribuire “alle Nazioni Unite” quanto avvenuto, bisogna pur dire che nell’opinione comune le Nazioni Unite portano a loro volta le conseguenze negative di quanto compiuto, aldilà delle sue competenze, da un Comitato che ad esse si appella.

Cerchiamo dunque di ritrovare il piano corretto dell’impegno per il bene dei bambini. Anche attraverso lo strumento della Convenzione. La Santa Sede non farà mancare le sue risposte attente ed argomentate.




Testo proveniente dalla pagina http://it.radiovaticana.va/news/2014/02/07/p._lombardi:_documento_comitato_onu_sui_minori_anomalo,_con_gravi/it1-771066 
del sito Radio Vaticana 










 

Caterina63
00lunedì 10 febbraio 2014 19:48

 Benedetto XVI ne fu profeta....


Nuovo Disordine Mondiale


DI AUTORI VARI 

Introduzione scritta da Joseph Ratzinger al libro di Michel Schooyans – Nuovo disordine mondiale  - San Paolo Edizioni (2000). Attualmente introvabile.


di Joseph Ratzinger

Sin dagli inizi dell’Illuminismo, la fede nel progresso ha sempre messo da parte l’escatologia cristiana, finendo di fatto per sostituirla completamente.

La promessa di felicità non è più legata all’aldilà, bensì a questo mondo.
Emblematico della tendenza dell’uomo moderno è l’atteggiamento di Albert Camus, il quale alle parole di Cristo “il mio regno non è di questo mondo” oppone con risolutezza l’affermazione “il mio regno è di questo mondo”.

Nel XIX secolo, la fede nel progresso era ancora un generico ottimismo che si aspettava dalla marcia trionfale delle scienze un progressivo miglioramento della condizione del mondo e l’approssimarsi, sempre più incalzante, di una specie di paradiso; nel XX secolo, questa stessa fede ha assunto una connotazione politica.


Da una parte, ci sono stati i sistemi di orientamento marxista che promettevano all’uomo di raggiungere il regno desiderato tramite la politica proposta dalla loro ideologia: un tentativo che è fallito in maniera clamorosa.
Dall’altra, ci sono i tentativi di costruire il futuro attingendo, in maniera più o meno profonda, alle fonti delle tradizioni liberali.

Questi tentativi stanno assumendo una configurazione sempre più definita, che va sotto il nome di Nuovo Ordine Mondiale; trovano espressione sempre più evidente nell’ONU e nelle sue Conferenze internazionali, in particolare quelle del Cairo e di Pechino, che nelle loro proposte di vie per arrivare a condizioni di vita diverse, lasciano trasparire una vera e propria filosofia dell’uomo nuovo e del mondo nuovo.

Una filosofia di questo tipo non ha più la carica utopica che caratterizzava il sogno marxista; essa è al contrario molto realistica, in quanto fissa i limiti del benessere, ricercato a partire dai limiti dei mezzi disponibili per raggiungerlo e raccomanda, per esempio, senza per questo cercare di giustificarsi, di non preoccuparsi della cura di coloro che non sono più produttivi o che non possono più sperare in una determinata qualità della vita.
Questa filosofia, inoltre, non si aspetta più che gli uomini, abituatisi oramai alla ricchezza e al benessere, siano pronti a fare i sacrifici necessari per raggiungere un benessere generale, bensì propone delle strategie per ridurre il numero dei commensali alla tavola dell’umanità, affinchè non venga intaccata la pretesa felicità che taluni hanno raggiunto.

La peculiarità di questa nuova antropologia, che dovrebbe costituire la base del Nuovo Ordine Mondiale, diventa palese soprattutto nell’immagine della donna, nell’ideologia dell’ “Women’s empowerment”, nata dalla conferenza di Pechino.
Scopo di questa ideologia è l’autorealizzazione della donna: principali ostacoli che si frappongono tra lei e la sua autorealizzazione sono però la famiglia e la maternità. Per questo, la donna deve essere liberata, in modo particolare, da ciò che la caratterizza, vale a dire dalla sua specificità femminile. Quest’ultima viene chiamata ad annullarsi di fronte ad una “Gender equity and equality”, di fronte ad un essere umano indistinto ed uniforme, nella vita del quale la sessualità non ha altro senso se non quello di una droga voluttuosa, di cui sì può far uso senza alcun criterio.

Nella paura della maternità che si è impadronita di una gran parte dei nostri contemporanei entra sicuramente in gioco anche qualcosa di ancora più profondo: l’altro è sempre, in fin dei conti, un antagonista che ci priva di una parte di vita, una minaccia per il nostro io e per il nostro libero sviluppo.

Al giorno d’oggi, non esiste più una “filosofia dell’amore”, bensì solamente una “filosofia dell’egoismo”.
Il fatto che ognuno di noi possa arricchirsi semplicemente nel dono di se stesso, che possa ritrovarsi proprio a partire dall’altro e attraverso l’essere per l’altro, tutto ciò viene rifiutato come un’illusione idealista. E proprio in questo che l’uomo viene ingannato. In effetti, nel momento in cui gli viene sconsigliato di amare, gli viene sconsigliato, in ultima analisi, di essere uomo.

Per questo motivo, a questo punto dello sviluppo della nuova immagine di un mondo nuovo, il cristiano – non solo lui, ma comunque lui prima di altri – ha il dovere di protestare.

Bisogna ringraziare Michel Schooyans per aver energicamente dato voce, in questo libro, alla necessaria protesta.
Schooyans ci mostra come la concezione dei diritti dell’uomo che caratterizza l’epoca moderna, e che è così importante e così positiva sotto numerosi aspetti, risenta sin dalla sua nascita del fatto di essere fondata unicamente sull’uomo e di conseguenza sulla sua capacità e volontà di far si che questi diritti vengano universalmente riconosciuti.nuovo-disordine-mondiale

All’inizio, il riflesso della luminosa immagine cristiana dell’uomo ha protetto l’universalità dei diritti; ora, man mano che questa immagine viene meno, nascono nuovi interrogativi.
Come possono essere rispettati e promossi i diritti dei più poveri quando il nostro concetto di uomo si fonda così spesso, come dice l’autore, “sulla gelosia, l’angoscia, la paura e persino l’odio”? “Come può un’ideologia lugubre, che raccomanda la sterilizzazione , l’aborto, la contraccezione sistematica e persino l’eutanasia come prezzo di un pansessualismo sfrenato, restituire agli uomini la gioia di vivere e la gioia di amare?” (capitolo VI).

È a questo punto che deve emergere chiaramente ciò che di positivo il cristiano può offrire nella lotta per la storia futura.
Non è infatti sufficiente che egli opponga l’escatologia all’ideologia che è alla base delle costruzioni “postmoderne” dell’avvenire.
È ovvio che deve fare anche questo, e deve farlo in maniera risoluta: a questo riguardo, infatti, la voce dei cristiani si è fatta negli ultimi decenni sicuramente troppo debole e troppo timida.
L’uomo, nella sua vita terrena, è “una canna al vento” che rimane priva di significato se distoglie lo sguardo dalla vita eterna.
Lo stesso vale per la storia nel complesso.
In questo senso, il richiamo alla vita eterna, se fatto in maniera corretta, non si presenta mai come una fuga. Esso dà semplicemente all’esistenza terrena la sua responsabilità, la sua grandezza e la sua dignità. Tuttavia, queste ripercussioni sul “significato della vita terrena” devono essere articolate.

È chiaro che la storia non deve mai essere semplicemente ridotta al silenzio: non è possibile, non è permesso ridurre al silenzio la libertà. È l’illusione delle utopie.

Non si può imporre al domani modelli di oggi, che domani saranno i modelli di ieri.
È tuttavia necessario gettare le basi di un cammino verso il futuro, di un superamento comune delle nuove sfide lanciate dalla storia.
Nella seconda e terza parte del suo libro, Michel Schooyans fa proprio questo: in contrasto con la nuova antropologia, propone innanzitutto i tratti fondamentali dell’immagine cristiana dell’uomo, per applicarli poi in maniera concreta ai grandi problemi del futuro ordine mondiale (in modo particolare nei capitoli X-XII).
Fornisce in questo modo un contenuto concreto, politicamente realistico e realizzabile, all’idea, così spesso espressa dal Papa (Giovanni Paolo II), di una “civiltà dell’amore”.

Per questo, il libro di Michel Schooyans entra nel vivo delle grandi sfide del presente momento storico con vivacità e grande competenza.
C’è da sperare che molte persone di diversi orientamenti lo leggano, che esso susciti una vivace discussione, contribuendo in questo modo a preparare il futuro sulla base di modelli degni della dignità dell’uomo e capaci di assicurare anche la dignità di coloro che non sono in grado di difendersi da soli.

Roma, 25 aprile 1997
Joseph Card. Ratzinger

 



Caterina63
00giovedì 13 febbraio 2014 17:58





La "risposta" del Papa alle dichiarazioni del documento ONU:
"È molto significativo, al riguardo, che le Istituzioni civili riconoscano il ruolo della Santa Sede quale autorità spirituale e morale in seno alla comunità internazionale e valutino in modo positivo la presenza della Chiesa Cattolica..." 
(Papa Francesco - Discorso ai Vescovi di Bulgaria 13.2.2014)







Seguendo anche le recenti interviste di Mons. Georg a riguardo del rapporto fra i due Papi, queste due foto recenti suggeriscono questa conclusione 

- Avanti così, santo Padre!
Non ce la faranno a mettere Lei
e Benedetto XVI uno contro l’altro!
Anche i Media hanno strumentalizzato
le sue parole, ma le rette coscienze
dei fedeli, conoscono la verità...

- .... e allora avanti tutta!
Facciamogliela vedere
al Demonio che noi siamo più forti di lui....
insieme siamo
imbattibili....

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