Luca 12,41 ss L'amministratore posto a capo della servitù

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
°Teofilo°
00giovedì 23 luglio 2009 14:04

Luca  12,41 ss

Allora Pietro disse: "Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?". 42 Il Signore rispose: "Qual è dunque l'amministratore fedele e saggio, che il Signore porrà a capo della sua servitù, per distribuire a tempo debito la razione di cibo? 43 Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà al suo lavoro. 44 In verità vi dico, lo metterà a capo di tutti i suoi averi. 45 Ma se quel servo dicesse in cuor suo: Il padrone tarda a venire, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, 46il padrone di quel servo arriverà nel giorno in cui meno se l'aspetta e in un'ora che non sa, e lo punirà con rigore assegnandogli il posto fra gli infedeli. 47 Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; 48 quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più.



Prima  Precedente  2-4 di 4  Successiva  Ultima 
Rispondi
Consiglia  Messaggio 2 di 4 nella discussione 
Da: Soprannome MSN°TeofiloInviato: 02/02/2003 20.18

Esaminiamo al riguardo il testo di Luca 12,42 ss: si parla di una figura di sicuro rilievo per la chiesa, che Gesù designa col nome di AMMINISTRATORE. Rileggiamo il testo evangelico:

"Chi è dunque l’amministratore fedele e prudente che il padrone costituirà a capo dei suoi domestici per dare a ciascuno la sua razione di cibo a suo tempo? Beato quel servo che il padrone al suo arrivo troverà intento a far così…"

Per il brano in questione vi è un testo esegetico edito dalle Paoline a cura di Pietro Rossano, di commento al Nuovo Testamento che, riguardo all'AMMINISTRATORE di Lc 12.42 dice: "con chiaro riferimento a Pietro" e la Bibbia di Gerusalemme nella nota relativa a Lc 12.42 dice dell'amministratore:" Si tratta dunque di un servo costituito in autorità sugli altri servi, ciò risponde bene alla domanda di Pietro, dove "noi" si riferisce agli Apostoli.

Leggendo attentamente la Scrittura e confrontando le mie osservazioni con commenti di altri e considerando anche le differenze peculiari tra il testo di Matteo (16,19) e quello di Luca, emergono alcuni dettagli, penso interessanti.

Oltre ai significati di vigilanza, fedeltà , fiducia, perseveranza attribuibili a tutti i credenti in generale, ho rilevato come dicono anche i commenti altrui, che l'intero brano si specifica meglio a partire dalla domanda di Pietro in Lc 12.41.

Nel brano di LC 12.35 ss risulta più evidente la figura del servo nella funzione di AMMINISTRATORE, cosa che non viene messo in rilievo nel brano parallelo di Matteo 24,45 in cui si parla della figura del servo in modo più generico e su cui altri gruppi religiosi preferiscono concentrare la loro attenzione.

Nel testo di Luca 12 al verso 39 il Signore dice:" Cercate di capire: se il padrone di casa conoscesse a che ora viene il ladro..."

L'espressione "padrone di casa" predispone evidentemente Pietro a rivolgere al Signore la più precisa domanda:

"Signore, questa parabola la dici per noi o per tutti?"

A questo punto la risposta di Gesù non può essere generica come nella parte precedente e introduce la figura dell'AMMINISTRATORE che secondo l’espressione di Gesù, il "padrone PORRÀ A CAPO dei suoi familiari per dare a tempo debito la razione di cibo a ciascuno" (Il cibo da dispensare significa certamente quello spirituale). Quando al verso 43 e al verso 45 dice " QUEL SERVO" è evidente che si riferisce ancora all'AMMINISTRATORE, che resta il soggetto dell’intero brano, il quale sarà beato se sarà trovato al suo lavoro, cioè a svolgere il suo specifico compito di amministratore AL RITORNO DEL SUO PADRONE. Quest’ultima espressione di Gesù mi pare fondamentale per il nostro problema perchè include l'intenzione del Padrone che vi sia un amministratore sopra i suoi domestici al momento del suo ritorno e cioè fino alla fine del mondo. Da notare ancora che questo amministratore è anch'egli un SERVO come pure lo sono gli altri SERVI e SERVE (verso 45) e che egli li potrebbe addirittura maltrattare gli altri conservi proprio in virtù della sua posizione e funzione di AMMINISTRATORE.

Un altro elemento non trascurabile per capire l’utilità della funzione di amministratore per tutto il tempo futuro è l’espressione "per dare a ciascuno a suo tempo la razione di cibo.

La storia ha dimostrato sufficientemente il bisogno della Chiesa di ricevere una guida costante e illuminata dall’alto.

Nel verso 42 il Signore pone la domanda "Chi è dunque l'amministratore?" La risposta a questa domanda la dà Egli stesso in quanto dice: "il PADRONE LO PORRÀ A CAPO", (cioè sarà il Signore stesso a designarlo).

Questo è avvenuto a Cesarea di Filippo quando Gesù (il Padrone) ha consegnato LE CHIAVI AL MAGGIORDOMO DELLA SUA CASA designando a svolgere tale funzione specificatamente Pietro senza possibilità di fraintendimento e realizzando quanto aveva anticipato sotto forma di parabola. Si tratta però di una parabola (che dal verso 42 appare più come un enunciato esplicito) che occupa buona parte del capitolo 12 e quindi necessariamente deve essere considerata attentamente per capire bene cosa vuole dire. Lo stesso amministratore potrà a sua volta disporre, in virtù della facoltà conferitagli di "sciogliere e legare" anche le modalità per la trasmissione della funzione conferitagli direttamente da Cristo.

Il brano di Lc 12.35-46 è importante soprattutto perchè include, l'idea della successione apostolica e in particolare, della successione dell'amministratore costituito a capo.

E’ evidente che la figura dell’amministratore è da prendere in senso largo e quindi ogni forma di autorità nell’ambito della chiesa può rientrare nell’ottica espressa nel contesto del brano, ma quello che importa è che Gesù indica espressamente che vi siano delle guide nella sua Chiesa, e queste guide vi siano fino al suo RITORNO.

La Chiesa cattolica non si è servita di questo brano per avallare il primato petrino perchè ha a disposizione gli altri brani diretti e chiari sul primato di Pietro a cui fare riferimento; inoltre perché la figura dell’amministratore viene usata già in epoca apostolica per designare i capi della chiesa in genere. Anche lo stesso Pietro e Paolo lo usano in tal modo (cf.1 Cor.4,1 / 1Pt. 4,10), S.Ignazio di Antiochia lo riferisce ai vescovi in generale scrivendo agli Efesini (6,1):

"Chiunque il padrone di casa abbia mandato per l’amministrazione della casa, bisogna che lo riceviamo come colui che lo ha mandato. Occorre dunque onorare il vescovo come il Cristo stesso".

Chi volesse obiettare dicendo che molti amministratori sono stati indegni ed incapaci legga quanto dice il Signore nello stesso brano di Luca 12, elencando tutte le specie di amministratori possibili e le promesse proferite al loro riguardo.

Concludendo questo paragrafo dedicato al brano di Luca 12,41 ss mi pare molto interessante il parere espresso da O.Culmann nel suo lavoro dedicato al Primato, a proposito dell’affidamento delle "chiavi" a Pietro, riferisce testualmente: "In Mt.16,19 viene presupposto che Cristo è il padrone di casa, che ha le chiavi del Regno dei Cieli, per aprire a coloro che vi entrano. Come in Isaia 22,22 il Signore pone sulle spalle del suo servo Eliachim le chiavi della casa di Davide, così Gesù affida a Pietro le chiavi della sua casa, del Regno dei Cieli, e lo insedia come AMMINISTRATORE".

Questa citazione di Cullman dovrebbe far molto riflettere e trarre le debite conclusioni.

Troviamo ancora un brano parallelo, su questo tema, in Marco 13,33 ss :

"State attenti, vegliate, perchè‚ non sapete quando sarà il momento preciso. E` come uno che è partito per un viaggio dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vigilare. Vigilate dunque, poichè‚ non sapete quando il padrone di casa ritornerà…"

In questo brano, Marco introduce un’altra figura, quella del PORTIERE della casa, che ha il preciso compito, ordinatogli espressamente dal padrone, di vigilare. Viene anche detto che il padrone della casa ha "dato il potere ai servi", il potere di svolgere un compito, ciascuno con il suo compito; e il compito del PORTIERE è quello specifico di "vigilare" fino a quando il padrone di casa ritornerà ;

ma ci si può chiedere se anche gli altri servi non abbiano questo stesso compito, quello cioè di vigilare: appare chiaro che il "vigilare" del "portiere" è diverso dal "vigilare" degli altri servi. Significa evidentemente che il PORTIERE deve vigilare sull’andamento dell’intera casa compreso anche i compiti svolti dagli altri servi che a loro volta vigilano su quelli a loro sottoposti.

Anche in questo brano si evince che tutta la vigilanza, sia del portiere che degli altri, deve svolgersi fino al ritorno del padrone, e perciò anche in questo caso Gesù manifesta l’intenzione che i compiti affidati debbano durare fino al suo ritorno.


Rispondi
Consiglia  Messaggio 3 di 4 nella discussione 
Da: Soprannome MSN°TeofiloInviato: 20/05/2004 19.37

Un fratello separato scrive:

il padrone di quel servo verrà nel giorno che non se lo aspetta e nell'ora che non sa, e lo punirà severamente, e gli assegnerà la sorte degli infedeli. Quel servo che ha conosciuto la volontà del suo padrone e non ha preparato né fatto nulla per compiere la sua volontà, riceverà molte percosse; ma colui che non l'ha conosciuta e ha fatto cose degne di castigo, ne riceverà poche. A chi molto è stato dato, molto sarà richiesto; e a chi molto è stato affidato, tanto più si richiederà.
Le percosse, si riferiscono alla punzione più o meno grave che il reprobo dovrà scontare all'inferno: gli assegnerà la sorte degli infedeli

Così come i salvati (che hanno accettato Gesù) avranno dei premi più o meno grandi a seconda del loro comportamento, cosi' i non salvati (che non hanno accettato Gesù) avranno delle punizioni più o meno gravi a seconda del loro comportamento.



Rispondo

I servi , richiamati da Cristo in questa similitudine, sono di diversi  tipi:

Il servo molto fedele che fa esattamente secondo il volere del padrone e viene ricompensato con molti beni.

Il servo completamente infedele che si mette ad angariare gli altri servi e riceve una punizione severa tra gli infedeli.

Il servo che pur conoscendo la volontà del padrone non si da da fare per compierla, e riceve molte percosse.

il servo che non conosce la volontà del padrone e quindi opera di conseguenza, il quale riceve poche percosse.

Sulle caratteristiche di questi servi l’indagine di molti commentatori cattolici si è matenuto molto nel vago, ed entro limiti molto ristretti,  senza approfondire più di tanto il tipo di premio o di castigo ad essi comminato.

Tuttavia, siccome l’esegesi e l’approfondimento della Scrittura sono inesauribili, mi sono posto molte volte delle domande su questi servi senza trovare  risposte soddisfacenti nei commenti finora letti.

La risposta protestante,  cocnlcude subito dicendo che anche i servi non completamente cattivi,  andranno all’inferno.

Ma questa risposta urta fortemente contro alcuni  punti  della Scrittura .

Se prendiamo ad esempio il quarto tipo di servitore, il quale NON CONOSCEVA la volontà del Padrone e che quindi per tale motivo non ha operato secondo il suo volere, come possiamo liquidare così sbrigativamente che sia stato destinato alla DANNAZIONE ETERNA e quindi senza più nessuna opportunità di salvezza?

Questo servo agiva senza sapere quel che faceva!

Agiva senza la piena avvertenza e senza il deliberato consenso nel compiere azioni che egli riteneva forse perfino conformi alla volontà del padrone.

Eppure  i fratelli separati  ritengono che  il Signore consideri quel servo senza speranza di redenzione!

Ma nel fare questa interpretazione si dimentica al tempo stesso che è

Proprio lo stesso Signore che è venuto a morire per i peccatori!

Proprio lo stesso Signore che ha pregato: Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno!

Proprio lo stesso Signore che ha parlato continuamente di misericordia e di perdono!

Proprio Lui sarebbe così spietato da non tener conto che quel servo stava agendo in modo inconsapevole e quindi avrebbe dovuto trattarlo con compassione? Egli che aveva compassione delle folle che lo seguivano!

Come si concilia dunque la conclusione protestante, che considera degno dell’inferno questo tipo di servo, con il sacrificio redentivo di Cristo e con la Sua infinita Misericordia?.

Non solo, ma se consideriamo il principio della giustificazione per sola fede, professata proprio dai fratelli separati, non è una grossa contraddizione ritenere che quel servo, il quale conosce il Padrone, e quindi crede in Lui, sia stato destinato alla ETERNA PUNIZIONE,  con poca sofferenza, ma tuttavia ETERNA, per un comportamento dovuto a semplice ignoranza?

Il principio della sola fede prevede la salvezza per chiunque crede e professa con la propria bocca il Signore risorto!

Quel servo è certamente da considerare credente visto che si trova al servizio di un tal padrone. Come mai, il Signore lo manderebbe all’inferno, secondo la tua interpretazione?

Ebbene, pur rilevando che per la mia interpretazione non ho trovato riscontri sufficienti, ma neppure contrari,  in altri commenti cattolici, tuttavia mi sia consentito di fare le mie riflessioni personali su questo brano, visto che tutti i fratelli separati si sentono in diritto di farlo asserendo di essere in ciò illuminati dallo Spirito Santo. Se essi lo possono essere perché non potrei avere anch’io una tale pretesa? Forse che sono un credente con qualche minorazione rispetto agli altri credenti? O forse essi hanno l'infallibilità?

Consideriamo ora la conclusione del Signore nel brano in questione :

A chi molto è stato dato, molto sarà richiesto; e a chi molto è stato affidato, tanto più si richiederà.

Egli richiederà dai suoi servi in proporzione di quanto essi hanno ricevuto.

Se non hanno ricevuto la luce necessaria per poter operare secondo la volontà del Padrone, come possiamo pensare che Egli possa esigere dal suo servo qualcosa che non gli ha messo a disposizione?

Se pensassi che il Signore un giorno potrebbe mandarci all'inferno per delle colpe di cui non siamo neppure coscienti, allora è meglio che perdiamo tutti ogni speranza di salvezza. Chi potrebbe salvarsi se bastano delle omissioni a condannarci eternamente?

Lo stesso salmista chiede: assolvimi dalle colpe che non vedo! Dobbiamo pensare che il Signore invece lo manderà dritto all'inferno? Ma vogliamo proprio essere così ottusi, da non riconoscere che cosa il Signore sta veramente dicendo?

E allora, considerato che Cristo è morto per i nostri peccati, per riconciliarci con Dio, per salvare coloro che si accostano a Lui pur con le loro debolezze umane, considerato ancora che Egli è la Misericordia per antonomasia, mi sento di concludere che quelle POCHE PERCOSSE, comminate al servo che ha mal operato per non aver conosciuto la volontà del Padrone, sono delle punizioni leggere e temporanee in vista della salvezza eterna, promessa ai credenti in Lui.

L’espressione POCHE PERCOSSE, è simile all’espressione di Paolo: "Egli si salverà ma come attraverso il fuoco".

Così pure il suo cattivo operato, che ignora la volontà del Signore può essere paragonato ai materiali scadenti con cui egli ha costruito, in quanto servo, sul fondamento.

In entrambe le espressioni lo sfondo finale è la salvezza, pur attraverso una temporanea sofferenza.

E allora se proprio non piace il termine "purgatorio" chiamalo pure evangelicamente "la condizione delle poche percosse" così avrai un riferimento attendibile e fondato sul Vangelo.

Con affetto

Rispondi
Consiglia  Messaggio 4 di 4 nella discussione 
Da: Soprannome MSN°TeofiloInviato: 28/05/2004 15.00
Caro XY
il testo in blu è tuo, il neretto è mio:


 
> > Stando al contesto generale della similitudine si
> > comprende che i servi presi in considerazione sono
> > al servizio del padrone; essi conoscono il padrone
> > ma possono non conoscere la sua volontà. In tal caso
> > appunto riceveranno poche percosse.
>
> Anche ponendo le cose in questi termini, si tratta di
> un servo che sbaglia consapevolmente, e di un altro
> servo che fa cose degne di castigo, quindi che Dio
> dato che lui stesso è giusto deve punire.
> Se quel servo non conosce la volontà del padrone, non
> la conosce per negligenza.
> Giacomo al cap.1 della sua epistola dice che se
> qualcuno manchi di sapienza la chieda a Dio che la
> dona a chi la desidera.
> Un parallelo con questo caso può essere il servo che
> ricevette un solo talento e non lo fece fruttificare
> per timore.
Quel "deve punire" è corretto e infatti Gesù precisa che sarà punito, ma CON POCHE PERCOSSE.
Il che significa che non sarà eternamente, e quindi, secondo me, non può  trattarsi dell'inferno.
Nè può trattarsi del paradiso immediato, perchè in paradiso non si ricevono percosse.
Questi servi che conoscono il Padrone, e quindi credono, non si salvano automaticamente e immediatamente per la SOLA  FEDE .
Il testo non autorizza a pensare necessariamente che si tratti  di negligenza del servo.

>  
> > I servi dei versetti 47-48 sono da considerare tutti
> > i cristiani in generale invitati alla vigilanza di
> > cui parla tutto il capitolo 12, e in particolare i
> > servi amministratori secondo il v.41 di cui Pietro
> > gli aveva espresso esplicita domanda. Non si
> > riferisce ai pagani.
>
> Può essere.
> prendiamo in esame i vv.paralleli in Mt e notiamo che
> le percosse riguardano sempre persone che hanno perso
> la approvazione di Dio.

>  Si può perdere l'approvazione per qualcosa ma non per tutto. E anche di quel qualcosa il SIgnore tiene in conto: anche del bicchiere d'acqua dato con amore.
Il testo di Matteo prende in considerazione solo due categorie di servi e non quattro.
Non è affatto detto che la terza e la quarta categoria di servi menzionata da Luca sia una sottocategoria della seconda categoria: per me è evidente che si tratta di categorie a parte rispetto alle prime due.


> > Pensiamo ad esempio a quanti devono fare certe
> > scelte difficili nella loro vita di fede cristiana e
> > si trovano ad imboccare strade sbagliate, non avendo
> > ben conosciuto la chiara volontà di Dio a proprio
> > riguardo.
> > Pensiamo ancora a quanti, dovendo decidere se
> > intraprendere il proprio impegno cristiano nella
> > Chiesa Cattolica oppure in un'altra denominazione
> > alla fine imboccano una strada fuori dalla vera
> > Chiesa, secondo il proprio intendimento ma non
> > secondo quello che Dio vorrebbe effettivamente.
>
> Qui si tratta di cose differenti.
> Non trovo che per un cristano che in buona fede vuole
> servire di Dio e si sbaglia, si possa dire che fa
> "cose degne di castigo".
> la parabola si riferisce decisamente a chi apostata
> dalla fede e si dà al peccato in varie forme.
Vi può essere chi pur senza essere apostata, pur facendo tante cose degne, può incappare in cose riprorevoli.  Rileggiamo le parole rivolte da Cristo a vari  servi in  Apoc 2

2 Conosco le tue opere, la tua fatica e la tua costanza, per cui non puoi sopportare i cattivi; li hai messi alla prova - quelli che si dicono apostoli e non lo sono - e li hai trovati bugiardi. 3 Sei costante e hai molto sopportato per il mio nome, senza stancarti. 4 Ho però da rimproverarti che hai abbandonato il tuo amore di prima. 5 Ricorda dunque da dove sei caduto, ravvediti e compi le opere di prima. Se non ti ravvederai, verrò da te e rimuoverò il tuo candelabro dal suo posto. 6 Tuttavia hai questo di buono, che detesti le opere dei Nicolaìti, che anch'io detesto.....

...18 All'angelo della Chiesa di Tiàtira scrivi: Così parla il Figlio di Dio, Colui che ha gli occhi fiammeggianti come fuoco e i piedi simili a bronzo splendente. 19 Conosco le tue opere, la carità, la fede, il servizio e la costanza e so che le tue ultime opere sono migliori delle prime. 20 Ma ho da rimproverarti che lasci fare a Iezabèle, la donna che si spaccia per profetessa e insegna e seduce i miei servi inducendoli a darsi alla fornicazione e a mangiare carni immolate agli idoli.... 23 Colpirò a morte i suoi figli e tutte le Chiese sapranno che io sono Colui che scruta gli affetti e i pensieri degli uomini, e darò a ciascuno di voi secondo le proprie opere. ....

Questi servi si sono distinti per opere, fatica, costanza, carità, fede, servizio....eppure il Signore ha qualcosa CONTRO di loro, ha qualcosa che non li fa essere perfetti.  In mezzo al bene vi è qualcosa di male oppure in mezzo al male vi è qualcosa di buono.
Il SIgnore darà a ciascuno SECONDO LE SUE OPERE. Cioè premio o castigo proporzionato a quanto si sarà fatto sia in bene che in male come dice Paolo:

2Co 5,10 Tutti infatti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo, ciascuno per ricevere la ricompensa delle opere compiute finché era nel corpo, sia in bene che in male.

Ciò che si fa di male ovviamente non è una ricompensa favorevole ma sfavorevole, un castigo, delle percosse, che possono essere poche qualora vi fossero nel contempo altre opere di bene per le quali il Signore dara una ricompensa.
Il casi dei comportamenti espressi da Gesù possono  dunque essere compresenti nello stesso servo.
Capita a volte di essere caritatevoli con tante persone e  a volte di far cose degne di castigo.
Quale dei due comportamenti il Signore dovrà considerare secondo te?
Dovrà eternamente premiare o eternamente punire?
Secondo me, nè l'una nè l'altra cosa. Ma proporzionalmente al grado di conoscenza, di responsabilità e di gravità, assegnare le conseguenti "percosse" o le conseguenti ricompense.
Pensieri, parole, opere ed omissioni sono continui nei servi del SIgnore: a volte sono più o meno coerenti a volte incerenti, a volte consapevoli a volte inconsapevoli.
Non tutti i servi presentano sempre e solo una stessa costante caratteristica  per tutta la vita.
Pensa se per una cosa fatta e degna di castigo, insieme a tante altre cose fatte degne del Signore, Egli decidesse di mandarci all'inferno! Chi si salverebbe?
Anche dei ricchi il SIgnore dice che è più facile che un cammello entri per la cruna di una ago che un ricco nel regno dei cieli. Eppure Egli stesso, rispondendo ai discepoli inculca la fiducia che a Dio niente è impossibile: perfino far passare quel cammello ATTRAVERSO LA CRUNA DELL'AGO!  E noi siamo come tanti cammelli, più o meno appesantiti da difetti,  che devono passare ATTRAVERSO LA FINISSIMA  CRUNA DELLA PERFEZIONE CHE  LA SANTITA'  e la GIUSTIZIA DI DIO ESIGE E CHE INCENDIERA'  COME FUOCO TUTTE NOSTRE IMPERFEZIONI.


>  
> > Pur avendo il dono della fede queste persone fanno
> > qualcosa che essi pensano sia giusto e meglio fare
> > ma in realtà non è proprio secondo la volontà del
> > loro padrone.
> >
> Queste persone avranno al massimo un premio inferiore
> da Dio al giorno del giudizio.
> Non regneranno magari su 10 città nel regno di Dio (Lc
> 19,17-19) ma regneranno solo su 5 o solo su 1.
> Condivideranno comunque come re il regno di Cristo
> sulla terra nei 1000 anni successivi al suo ritorno
> (Ap 20,5-6)
Sulla questione millenarista abbiamo un altro forum in corso.
Luca non parla di diminuzione di premio ma di poche percosse.
Paolo non parla di diminuzione di ricompensa ma che invece EGLI STESSO SI SALVERA' , MA COME ATTRAVERSO IL FUOCO (1Co3,15)
Queste non sono mie parole o supposizioni ma espressioni precise della Scrittura.


>
> > Ecco dunque quali possono essere i casi, o altri
> > analoghi, in cui i servi, pur non avendo piena
> > colpa, non hanno neppure piena perfezione nel loro
> > agire.
> > Per questo tipo di servo Cristo parla di poche
> > percosse.
>
> Poche indica un numero limitato, sono d'accordo.
> sotto ti approfondisco la cosa.


>
> > La sorte di questo servo non viene accostato alla
> > sorte degli infedeli, né degli ipocriti, né dello
> > stridor dei denti.
>
> Dici?
> leggi le 2 parabole parallele che trovi nel vangelo di
> Matteo.in quelle 2 è netta la linea:
> salvati e non salvati.

> Matteo riporta solo le prime due specie di servi: o totalmente fedeli o totalmente infedeli.
Luca integra rispetto a queste due categorie, altre due per le quali non si parla nè di premio nè di punizione rigorosa con stridor di denti.


> > Sottolineo che se queste percosse sono POCHE, vuol
> > dire che non sono ETERNE, perché se fossero eterne
> > allora sarebbero in numero infinito, illimitato:
> > mentre Cristo specifica che saranno POCHE e le poche
> > battiture sono segno di pena temporanea non di
> > eterna separazione.
>
> Se poche sono un numero limitato, anche le MOLTE
> percosse rimangono comunque un numero limitato.
> MOLTE vuol dire tante, ma comunque non INFINITE.
> In Mt che è un vangelo sinottico con Luca, vediamo che
> si parla anche lì di un servo che viene fato
> flagellare e che dopo viene gettato in un luogo di
> sofferenza.
> Se prima viene fatto flagellare, e poi messo nella sua
> dimora eterna di separazione da Dio, vuol dire che i
> colpi di flagello/percosse che ha ricevuto sono
> LIMITATI, non INFINITI.
> Ciò non fa di lui un salvato.
Ho preferito analizzare le Poche percosse perchè più evidente la leggerezza della colpa e il conseguente leggero castigo.
Nel caso delle MOLTE percosse, sono pure del parere che si tratta anche in questo caso di punizione pur sempre limitata e  non eterna in vista della salvezza. 
Mentre secondo il tuo ragionamento dovremmo pensare che vi saranno prima delle percosse, tante o poche che siano,  e poi l'inferno.
Quindi tanti cristiani, i quali hanno fatto tante cose degne del Signore, basterà che abbiano  fatto come i servi di Tiatira, qualcosa CONTRO la Sua volontà, che saranno prima battuti e poi  spediti all'inferno eterno. Tutta la loro fede, la loro costanza, le loro fatiche, le loro opere non serviranno a consentir loro la salvezza. Davvero tremendo.
Questo ragionamento
contraddice alla grandezza del dono della fede e alla salvezza ad essa connessa, se accompagnata dalla carità,  sia pure imperfetta.
Contraddice alla Misericordia infinita di Dio che ci ha creati per la salvezza, non per la perdizione con tanta facilità .
Contraddice al sacrificio di Cristo che è venuto per salvare e non per condannare.


>
> In conclusione caro Teofilo se leggiamo il vangelo con
> attenzione ed onestà ci rendiamo conto che l'inferno è
> una tragica realtà in cui MOLTI andranno.
> La salvezza rimane per POCHI, una strada stretta....se
> davvero questo rischio di dannazione non fosse così
> grande, perchè Gesù ne parla così spesso?
> Francamente preferirei molto di più che il purgatorio
> davvero esistesse, anzi preferirei che esistesse solo
> il purgatorio e l'inferno non ci fosse e che tutti
> sarebbero salvati dopo un periodo di tempo di
> espiazione...ma la Scrittura non ci autorizza a
> credere questo.
> Saranno più numerosi i dannati dei salvati,
> leggi alcuni padri e dottori della Chiesa Cattolica e
> vi troverai proprio questa amara e tragica realtà.
Qui nessuno di noi intende negare l'inferno e la sua orrenda realtà.
Ma da questo a dire che con tanta facilità il SIgnore permetterà che vi si caschi dentro ce ne corre.
Per questo noi ribadiamo il concetto che perchè questo avvenga vi deve essere un rifiuto di Dio consapevole, reiterato, grave, senza pentimento. Una offesa imperdonabile, nè nel tempo presente nè in quello futuro, come può essere ad esempio la bestemmia contro lo Spirito Santo come può essere ad esempio la negazione consapevole della verità conosciuta, disperazione di potersi salvare nonostante l'infinita Misericordia di Dio,  oppure di potersi salvare senza alcun merito facendo peccati senza ritegno e affronto alla Misericordia.
> Con Affetto
Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 13:04.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com