Meditazioni quotidiane per Ottobre, novembre

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Caterina63
00lunedì 6 ottobre 2014 08:30

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Meditazioni quotidiane: Luglio Agosto e Settembre






OTTOBRE

 

PREGHIERA A MARIA     

da recitarsi durante tutto il mese di Ottobre.

 

Beneditemi, o Figlia dell'eterno Padre, in nomine Patris, et Filii, et Spiritus Sancti, Amen; e non permettete che io offenda mai il mio Dio con i pensieri.

Ave Maria.

Beneditemi, o Madre del divin Figlio, in nomine Patris, et Filii, et Spiritus Sancti, Amen; e non permettete che io offenda mai il mio Dio con le parole.

Ave Maria.

Beneditemi, o Sposa dello Spirito Santo, in nomine Patris, et Filii, et Spiritus Sancti, Amen; e non permettete che io offenda mai il mio Dio con opere ed omissioni; anzi fate che io l'ami con tutto il mio cuore, e lo faccia anche amare dagli altri; così sia, o dolce, o pietosa, o amabile Maria. Ave Maria.

 

Santi protettori.

Gli Angeli custodi, san Francesco d'Assisi, santa Teresa, santa Margherita M. Alacoque (17 Ott.).

 

A voi, o Vergine Madre, che non foste mai macchiata da alcun neo di colpa né attuale, né originale, raccomando e affido la purità del mio cuore (100 giorni d'Indulgenza. Pio IX).

 

Virtù da praticare.

La santa purità di corpo e d'anima.

 

1° Ottobre                 

MARIA VERGINE DEL ROSARIO (1)

 

1. Bellezza del Rosario. Ogni orazione è bella, purché ben fatta, e non è da condannarsi l'una per l'altra; ma il Rosario abbraccia la meditazione e la preghiera vocale. Nei misteri hai un compendio del Vangelo, della vita, passione e morte del Redentore, in cui ricordi le virtù, i patimenti di Gesù per te, e la parte attiva che vi prese Maria. Ma tu forse, recitando il Rosario, nemmeno pensi ai misteri che ne sono la parte più importante...

 

2. Potenza del Rosario. Basterebbe ricordare che è invenzione di Maria, e pressoché sua, la preghiera che insegnò a S. Domenico, qual mezzo efficacissimo a togliere gli errori, a bandire i vizi, s ad implorare la divina clemenza. Basterebbe leggere le storie per conoscere i frutti, le grazie, i prodigi che ha ottenuto. Il Rosario con il Poter, dispone per noi il Cuore di Dio... Invocando tante volte Maria, la nostra buona madre, ci lascerà ella inesauditi?

 

3. Come recitare il Rosario. Viene detto preghiera noiosa da chi non ha fede, e non pensa a quanto dice. Ma i Pontefici concedono moltissime indulgenze a chi lo recita con devozione, meditando i misteri che si contemplano. Ogni mistero poi può suggerire una virtù da praticare, ed ecco un pascolo alla mente nel recitarlo. Se tu pensassi che, con ogni Ave Maria, mentre saluti la Vergine con le parole d'un Angelo, la incoroni con una mistica rosa, non avresti maggior divozione?

 

PRATICA. Recita il Rosario; invita altri a dirlo.

(1)  Domenica 1° Ottobre, o al 7 Ottobre.

 

2 Ottobre

GLI ANGELI CUSTODI

 

1. Sollecitudine dell'Angelo custode. S. Bernardo si meravigliava della bontà di Dio nel dare a noi, così miserabili e piccoli, per compagno e custode, uno spirito di dignità tanto sublime, come sono gli Angeli. Iddio fece questo per amore tuo; dalla nascita, l'Angelo ti si pose accanto, ne più t'abbandona. Di giorno, di notte, peccatore o giusto, tiepido o fervente, grato o sconoscente, finché vivi è con te, sollecito del tuo bene. E tu ci pensi appena!... Quando ti raccomandi a lui?

 

2. Vantaggi che ti reca. Non è solo S. Pietro che veniva sciolto dalle catene per cura dell'Angelo; da quanti pericoli, a nostra insaputa, il nostro Angelo salva anche noi per comando di Dio! Ci scuote nel momento del peccato, ci sveglia il rimorso dopo le cadute, ci consola nelle afflizioni, ci difende nei pericoli, c'illumina, ci soccorre; nessun affetto di padre, di fratello o di amico, può superare l'amore che ci porta l'Angelo Custode. Tu come lo ringrazi?

 

3. Amore all'Angelo custode. Si ama 1° col non fargli cosa alcuna che possa spiacergli; 2° con l'imitare la purezza, l'ubbidienza, lo zelo per Dio, e l'amore per gli altri, dell'Angelo; 3° con l'invocarlo nelle azioni principali e raccomandarci a lui negli affari importanti; 4° con il protestargli la nostra riconoscenza dopo la santa Comunione, 5° con il pregarlo a supplire per noi nell'amare Gesù e Maria. Che fai tu di tutto questo? Dov'è la tua devozione?

 

PRATICA. — Recita nove Angele Dei agli Angeli custodi; non disgustare il tuo Angelo che ti vede sempre.

 

3 Ottobre                

DUE PESI E DUE MISURE

 

1. Due pesi nel giudicare. Lo Spirito Santo maledice chi è ingiusto nelle sue bilance e truffatore nel peso; questa sentenza a quante cose può applicarsi! Considera come tu ami di essere giudicato favorevolmente, come t'adiri contro chi interpreta male le cose tue, come pretendi che si pensi bene di te: questo è il peso per tè; ma perché per gli altri sei tutto sospetto, facile a giudicare male, a condannare tutto, a non compatire?... Non hai, così, un peso doppio e ingiusto?

 

2. Due pesi nel parlare. Adopera parlando con gli altri la carità che vuoi usata a te stesso, dice il Vangelo. Tu certo la pretendi per tè! Guai se altri mormora di te; guai se la sbaglia nelle parole; guai se altri non ha un fare caritatevole con tè! Scatti subito a gridare alla bugia, all'ingiustizia. Ma tu perché mormori del prossimo? Perché ne afferri ogni difetto? Perché gli mentisci e lo tratti con tanta durezza, asprezza e superbia?... Ecco il doppio peso condannato da Gesù.

 

3. Due pesi nelle opere. È sempre illecito usare frode, recare danno, arricchire a spese altrui, e tu gridi che ormai la buona fede non si trova più, desideri gli altri graziosi, compiacenti, caritatevoli con tè; detesti nel prossimo il furto... Ma tu qual delicatezza usi negli interessi? Quali pretesti cerchi per appropriarti la roba altrui? Perché ricusi un favore a chi te lo chiede? Ricordati che il doppio peso viene condannato da Dio.

 

PRATICA. — Esamina, senza amor proprio, se tu non abbia due misure; fa un atto di carità.

 

4 Ottobre

LA PIU’ BRUTTA DELLE MORTI

 

1. Non è il morire. Riesce sempre duro il morire, in qualunque età c'incolga. Per un istinto infuso da Dio nelle nostre membra, sentiamo amore alla vita, e il separarsene, anche per il giusto, è. un sacrifizio. Eppure, se pensi alle tante miserie che ti assediano, ai pericoli di perderti; se rifletti che tosto o tardi devi morire; che la morte è un passaggio al Cielo, al godimento, non se ne addolcisce il pensiero? Oh quanti Santi dissero: Non credevo così dolce il morire!...

 

2. Non è il morire improvviso. Fa colpo una tale morte, e la Chiesa ci mette in bocca: Liberaci, o Signore, dalla morte subitanea e improvvisa! Per chi vive vigilante con la lucerna in mano, come le vergini della parabola evangelica, disposto ad incontrare lo Sposo in qualunque ora giunga; per chi sta con il cuore senza peccato: non gli è eguale qualsivoglia morte? S. Andrea Avellino fu colpito all'altare, san Venceslao pregando: e sono Santi. E tu come ti prepari? Se giungesse oggi la morte, non sarebbe improvvisa per te?

 

3. È il morire in peccato! Dopo la morte, non vi è più tempo per pentirsi, non più Sacramenti, non più mezzi per tornare sulla buona via; dove cadrà l'albero, ivi starà in eterno!... Se un peccato mortale macchia l'anima tua, quando cadi in seno alla Giustizia divina, è decisa la tua sorte di perdizione!... Come puoi tu vivere un'ora sola in peccato? Come puoi scherzare e ridere rasentando l'inferno?... Se ci pensi, come osi commettere anche un solo peccato?

 

PRATICA. — Pensa cinque minuti che hai da morire: ascolta che cosa ti rimprovera il cuore.

 

5 Ottobre                

IL PECCATORE AL GIUDIZIO

 

1. Il peccatore vedrà e s'adirerà. Così dice il profeta Davide, ispirato da Dio. Vedrà quel Dio che disprezzava o credeva indifferente alle azioni dell'uomo; vedrà e conoscerà i benefizi ricevuti e le calde premure di Dio per salvarlo; vedrà quel Gesù da lui trafitto con i peccati, con le bestemmie, con lo sfogo delle passioni; vedrà il numero e la gravità delle proprie colpe... allora si adirerà contro se stesso : " Oh stolto che fui! Che insensato!... ”. Che servirà, allora, il pentimento? Troppo tardi!...

 

2. Il peccatore fremerà. Se per il peccatore non fosse stato facile il convertirsi, se avesse ignorata la via, se non fosse stato avvertito, se l'esempio altrui non l'avesse stimolato al bene, se potesse dire: Dio mi voleva dannato; si consolerebbe nell'impossibilità di salvarsi; ma nulla di ciò... Qual fremito nel conoscere che tutto dipendeva da lui, e fu volontario e libero il vivere da peccatore!... Pensaci mentre sei in tempo.

 

3. Perirà il desiderio del peccatore. Sperava di godersi due paradisi, in questo e nell'altro mondo : vedrà d'averla sbagliata; desidererà pietà dal suo Giudice: ma la giustizia è subentrata alla misericordia; desidererà convertirsi, riparare con la penitenza, soddisfare agli enormi debiti contratti con Dio; ma, allora, tale desiderio è inutile! Piombati nell'eternità, sotto i fulmini di Dio, la sentenza sarà tremenda, irrevocabile. Tutto dipende da te... Che risolvi?

 

PRATICA. — Vivi sempre in grazia di Dio, per essere sempre pronto a presentarti al giudizio; recita il Miserere.

 

6 Ottobre

IL FIGLIO PRODIGO

 

1. Partenza del figlio prodigo. Che ingratitudine, che superbia, che arroganza ostenta questo figlio presentandosi innanzi al padre e dicendogli: Dammi la mia parte, voglio andarmene, voglio godermela!,.. Non è forse il tuo ritratto? Dopo tanti benefizi di Dio, non dici anche tu: Voglio la mia libertà, voglio fare a modo mio, voglio peccare?... Un dì eri praticante, buono, con la pace in cuore; forse un falso amico, una passione t'invitava al male: e tu hai lasciato Dio... Sei forse più contento ora? Che ingrato e infelice!

 

2. Disillusione del prodigo. La tazza del piacere, del capriccio, dello sfogo delle passioni, ha miele sull'orlo, in fondo amarezza e veleno! Lo provò il prodigo, ridotto povero ed affamato, ad esser guardiano di animali immondi. Non lo provi anche tu, dopo il peccato, dopo l'impurità, dopo la vendetta, e anche dopo il peccato veniale deliberato? Che agitazione, che delusione, che rimorso! Eppure seguiti a peccare!

 

3. Ritorno del prodigo. Chi è questo padre che aspetta il prodigo, che gli corre incontro, lo abbraccia, lo perdona e con gran festa si rallegra del ritorno d'un figlio tanto ingrato? È Dio, sempre buono, misericordioso, che dimentica i suoi diritti, purché torniamo a Lui; che cancella in un istante le tue colpe, sebbene innumerevoli, ti adorna della sua grazia, ti ciba delle sue carni... Non confiderai in tanta bontà? Stringiti al Cuore di Dio, e non dipartirtene mai più.

 

PRATICA. — Ripeti lungo il giorno : Gesù mio, misericordia.

 

7 Ottobre                

IL NOSTRO TEMPERAMENTO

 

1. Il temperamento è sovente un difetto. Ogni persona porta dalla natura una disposizione di spirito, o di cuore, o di sangue, detta temperamento. Esso è ardente o apatico, irascibile o pacifico, tetro o giocondo: il tuo qual è? Impara a conoscerti. Ma il temperamento non è virtù, è ben sovente di peso a noi, e origine di patimenti per gli altri. Se non viene represso a che non può condurti! Non senti i rimproveri del tuo brutto temperamento?

 

2. Correggi il tuo temperamento. E’ cosa difficile assai; ma con il buon volere, con il combattere, con l'aiuto di Dio, non è impossibile; S. Francesco di Sales, S, Agostino, non vi riuscirono? Ci vorrà del tempo assai, molti esami e pazienza; ma hai tu almeno cominciato a disciplinarlo? In tanti anni, quali progresso hai fatto su te stesso? Non si tratta d'annientare, bensì di dirigere al bene il tuo temperamento, volgendo il tuo ardore in amor di Dio, la tua irascibilità, in odio al peccato, ecc.

 

3. Sopporta il. temperamento altrui. A contatto con tanti, svariati e strani temperamenti, sai farti dei meriti con il tollerarli, con il compatirli, con il sopportarli? È vero, sono uno scoglio per la nostra superbia, e per la nostra scarsa virtù; eppure, la ragione ci dice di sopportare gli altri perché sono uomini e non angeli; la carità consiglia di chiudere un occhio per mantenere la pace e l'unione; la giustizia intima di fare agli altri quanto pretendi per te; il proprio interesse dice: Tollera e sarai tollerato. Quale argomento di serio esame e di vigilanza!

 

PRATICA. — Recita tre Angele Dei, e prega gli altri di avvertirti quando sbagli per temperamento.

 

8 Ottobre

I PICCOLI ATTI DI VIRTÙ

 

1. Facilità delle piccole virtù. Le anime chiamate a grandi virtù, a grandi eroismi, sono ben rare. La maggior parte dei cristiani deve santificarsi con la vita nascosta. in Dio, cioè con l'esercizio di molte virtù, piccole in apparenza, ma grandi dinanzi a Lui. Quanto è facile l'occasione delle piccole mortificazioni, dei piccoli atti d'umiltà, di pazienza, dei piccoli sacrifizi, delle piccole preghiere... Ma vi attendi tu? È il mezzo per santificarti.

 

2. Fedeltà alle piccole virtù. Paiono di nessuna consistenza, quasi neppure curate da Dio... Ma Gesù ha detto che neppure un bicchiere d'acqua, dato per amore di Lui, rimane senza ricompensa. Intendi da ciò quanto Dio stima le piccole virtù! Sono piccole, ma congiunte insieme come grani d'arena, non formeranno una montagna di meriti? Sono piccole; perciò le sprezzi?!... Ma parliamoci chiaro, che fai tu per il Cielo? Se non le curi, andrai al giudizio a mani vuote anzi, non rafforzandoti nelle virtù, rischi di cadere in colpe gravi e di morire in esse.

 

3. Chi è fedele nel poco, lo è nel molto. Credi di potere, nelle occasioni gravi, esercitare la pazienza, l'umiltà, la purezza, se nelle piccole occasioni non sai praticarle? L'esperienza luttuosa ti ricorda il tuo... valore?!,,. Chi è fedele nelle cose piccole, si dispone alle più grandi; e il Signore eleva insensibilmente l'anima alla santità, in premio alla sua fedeltà. E tu che stima ne fai? Come proponi di regolarti?

 

PRATICA. — Non lasciare sfuggire oggi alcuna occasione di praticare piccole virtù, specialmente la pazienza.

 

9 Ottobre                

CONSEGUENZE DELLE PICCOLE COSE

 

1. Conseguenza d'un atto virtuoso. Pare un mistero il dire che la santità, il Paradiso dipende sovente da una piccola cosa. Ma Gesù non ha detto che il Regno dei Cieli è simile al piccolissimo grano di senapa che poi cresce e diviene un albero? Non si vede in S. Antonio abate, in S. Ignazio, principiare la loro santificazione dal seguire una santa ispirazione? Una grazia, bene accolta, è anello a cento altre. Ci pensi tu?

 

2. Conseguenze d'un peccato veniale. Dire che una solo di questi può disporti alla dannazione, sembra una stranezza; eppure, non basta una scintilla a svegliare un gran fuoco? Non basta un piccolissimo microbo, trascurato, a condurre alla tomba? I peccati si succedono con troppa facilità; sul pendio d'una montagna la caduta è troppo facile. L'esperienza altrui e la tua stessa ti dicono che il peccato mortale dista appena un passo dal veniale. E tu moltiplichi senza riguardo le venialità! Cosi dunque vuoi averne a piangere un giorno?

 

3. Cautele dei Santi sulle piccole cose. Perché mai i cristiani ferventi mettono tanto impegno a moltiplicare le piccole giaculatorie, i piccoli sacrifizi, a guadagnare le Indulgenze? Per arricchire con ogni piccola gemma la nostra corona celeste, essi dicono. E tu non puoi imitarli? Perché fuggono, fino allo scrupolo, i peccati veniali, e protestano di morire prima di farne uno solo deliberatamente? Sono offese a Gesù, essi dicono; e come offenderlo, mentre Egli ci ama tanto?... Se tu amassi Gesù, non l'offenderesti?

 

PRATICA. — Ripeti nel giorno : Gesù mio, voglio essere tutto vostro, e non offendervi mai più.

 

10 Ottobre

I PICCOLI PECCATI

 

1. Il mondo li chiama inezie. Non solo i cattivi che, avvezzi al peccato, vivono senza tanti scrupoli, com'essi dicono; ma gli stessi buoni con che facilità scusano e si permettono i piccoli peccati deliberati! Chiamano inezie le bugie, le impazienze, le piccole trasgressioni; inezie e malinconie il guardarsi dalle piccole malignità, dalle mormorazioni, dalle distrazioni... E tu come le chiami? Come te ne guardi?

 

2. Gesù li condanna come peccati. Una trasgressione della legge, sebbene piccola, ma di volontà deliberata non può essere cosa indifferente a Dio. Autore della legge, che ne intima la perfetta osservanza. Gesù condannava le cattive intenzioni dei farisei; Gesù diceva: Non giudicate, e non sarete giudicati; anche d'una parola oziosa renderete ragione al Giudizio. A chi dobbiamo credere, al mondo o a Gesù? Vedrai sulla bilancia di Dio se erano inezie, scrupoli, malinconie.

 

3. In Paradiso non entrano. Sta scritto che nulla di macchiato entra lassù. Sebbene siano piccoli, e Iddio non condanni all'Inferno i piccoli peccati, noi, piombati nel Purgatorio vi staremo finché sussista l'ultimo briciolo, tra quelle fiamme, tra quei dolori, tra quelle pene cocenti; quale conto faremo allora dei piccoli peccati? Anima mia, rifletti che toccherà a te il Purgatorio, e chi sa per quanto tempo... E vuoi seguire a peccare? E dirai ancora inezia un peccato punito da Dio cosi severamente?

 

PRATICA. — Fa un atto di sincera contrizione; proponi di evitare i peccati volontari.

 

11 Ottobre

MATERNITÀ DI MARIA VERGINE

 

1. Esultiamo con Maria. Maria è vera Madre di Dio. Che pensiero! Che mistero! Che grandezza per Maria! Non è madre di un re, bensì del Re dei re; non comanda al sole, bensì al Creatore del sole, del mondo, dell'universo... Tutto obbedisce a Dio; eppure, Gesù Uomo obbedisce a una Donna, a una Madre, a Maria... Iddio non deve nulla a nessuno; eppure, Gesù Iddio deve, come Figlio, riconoscenza a Maria che lo nutrì... Esulta per questo privilegio ineffabile di Maria.

 

2. Confidiamo in Maria. Sebbene Maria sia così eccelsa che tutto m Lei sa di divino, Gesù te la donò per madre; ed Ella t'accolse come figlio carissimo al suo seno. Gesù la chiamava madre, e con Lei si comportava con tutta familiarità; anche tu puoi dirle a tutta ragione: Mamma mia, puoi confidare a Lei le tue pene, puoi trattenerti con Lei in santi colloqui, sicuro che Ella ti ascolta, ti ama e pensa a te... O cara Madre, come non confidare in Te!

 

3. Amiamo Maria. Maria, da madre vigilantissima, che cosa non fa per la salute del corpo e dell'anima tua? Tu ricordi bene le grazie ricevute, le preghiere esaudite, le lacrime terse, i conforti ottenuti per mezzo di Lei; ingiusto, tiepido, peccatore, non ti abbandonò, ne ti abbandonerà mai. Come la ringrazi? Quando la preghi? Come la consoli? Ella ti chiede la fuga del peccato e la pratica della virtù : la obbedisci tu?

 

PRATICA. — Recita le Litanie della Beata Vergine.

 

12 Ottobre

IL FERVORE CRISTIANO

 

1. Richiesto dalla grandezza di Dio. Medita sulla potenza, sulla santità, sulla perfezione del tuo Signore. Gli Angeli, innanzi a tanta Maestà divina, si coprono con le ali il volto... Medita che è il Re dei re : cielo, terra e abissi, tutto dipende dal suo cenno. Con quale zelo, premura, fedeltà, ardore merita che gli consacriamo ogni nostro servigio e affetto... Il mondano serve con attività il demonio; e noi con Dio saremo tiepidi, negligenti?

 

2. Dalla liberalità di Dio. Medita la molteplicità delle grazie ottenute da Dio fino ad oggi per l'anima, per il corpo, per la vita, per l'eternità; quanti tratti amorosi che ogni giorno si moltiplicano! Nel ricolmarcene, Iddio si propone di formarsi anime riconoscenti; anime generose, capaci di un qualche sacrifizio per Lui; anime fedeli che lo compensino della negligenza altrui; anime sante, cioè, fervorose... In te Dio trova dedizione generosa o tiepidezza?

 

3. Dalla grandezza del premio. A grandi cose c'impegna il servizio fedele di Dio, diceva S. Bernardo, ma cose ben più grandi ci promette il celeste Padrone: Un Paradiso…, un premio eterno.... Iddio stesso per ricompensa, e con Lui ogni bene... Che pensiero! La corona nostra sarà proporzionata al nostro fervore e ai nostri meriti... A tal vista come non scuotersi?... Come non amare Dio e non vivere in modo degno di Lui?

 

PRATICA. — Recita un atto d'amor di Dio; sveglia nel tuo cuore un santo fervore,

 

13 Ottobre                

UTILITÀ DEL FERVORE

 

1. È una sorgente di virtù e di meriti. Il tiepido si lascia sfuggire di mano mille occasioni di virtù; e alla sera s'avvede della sua povertà! Il fervoroso s'appiglia a tutto per crescere nel bene: la purità d'intenzione, la preghiera, i sacrifizi, la pazienza, la carità, l'esattezza nel dovere: e quante virtù esercita! E, dato che il merito delle azioni dipende soprattutto dal motivo e dall'ardore con cui sono fatte, quanti meriti sono possibili in un giorno!

 

2. È una sorgente di nuove grazie. Su chi getterà il Signore i suoi sguardi di compiacenza? Sopra chi spanderà i suoi tesori, se non sulle anime fedeli, riconoscenti e disposte a farne buon uso? Le anime ingrate, i peccatori nemici a Dio, ricevono ognora grazie senza limiti; ma quanto più ne devono ottenere le anime sante, umili, fervorose, sempre unite a Dio, che a Lui sospirano e per Lui vivono! E tu come vivi?

 

3. È una sorgente di pace e di consolazione. L'amore alleggerisce ogni peso, e rende dolce e soave ogni giogo. Nulla costa a chi ama molto. I Santi donde traevano quella pace profonda in mezzo alle contrarietà? Quella santa fiducia che li faceva riposare in Dio: quella gioia tra i sacrifizi e quella santa dolcezza di cuore degna d'invidia? Che cosa mai un dì, rendeva noi così felici e contenti? Le croci stesse erano facili; nulla ci sgomentava!... In quel di eravamo fervorosi e tutti di Dio; ora tutto è pesante! Perché?... Siamo tiepidi.

 

PRATICA. — Fa tre atti di fervente amore: Gesù, Dio mio, ti alito sopra ogni cosa.

 

14 Ottobre

IL CROCIFISSO

 

1. La vista del Crocifisso. L'hai nella tua camera? Se sei cristiano, deve essere l'oggetto più prezioso di casa tua. Se sei fervoroso, deve esserti il gioiello più caro: tanti lo portano al collo. Fissa Gesù confitto con tre chiodi; guardane, a una a una, le tante piaghe; contemplane i dolori, pensa chi è Gesù... Non l'hai tu crocifisso con i tuoi peccati? Dunque, non hai neppure una lacrima di pentimento per Gesù? Seguiti, anzi a calpestarlo!...

 

2. La fiducia nel Crocifisso. Anima che disperi, mira il Crocifisso: Gesù, non è torse morto per te, per salvarti? Prima di spirare, non ha implorato perdono per te? Non ha perdonato il ladrone pentito? Spera dunque in Lui. La disperazione e un vile oltraggio al Crocifisso! — Anima timorosa. Gesù è morto per aprirti il Cielo;... e tu perché non ti affidi a Lui? — Anima tribolata, tu piangi; ma guarda Gesù innocente quanto soffre per amor tuo... Sia tutto per amore di Gesù crocifisso!

 

3. Le lezioni del Crocifisso. In questo libro, facile a meditarsi da tutti e in ogni luogo, quali virtù, sono descritte a vivi caratteri! Vi leggi come Dio punisca il peccato, e impara a fuggirlo : vi leggi l'umiltà di Gesù, l'obbedienza, il perdono delle ingiurie, lo spirito di sacrificio, l'abbandono in Dio, il modo di portare la croce, la carità del prossimo, l'amor di Dio... Perché non mediti su esso? Perché non imiti il Crocifisso?

 

PRATICA. — Tieni in camera il Crocifisso: bacialo tre volte, dicendo : Gesù sulla Croce, e io nelle delizie!

 

15 Ottobre

SANTA TERESA

 

1. Tiepidezza della Santa. Il Signore per mostrarti che, nonostante i tuoi peccati e le tue imperfezioni, puoi farli santo purché tu lo voglia, permise che molti fra i Santi cadessero da principio nel peccato o nella tiepidezza. S. Teresa fu tra essi; la lettura di libri mondani e l'amicizia di persone mondane, la raffreddarono nella pietà; per ciò ella vide quale sarebbe stato il proprio posto nell'Inferno se non si fosse convertita. E tu non temi il mondo? Quando ti convertirai?

 

2. Spirito di orazione della Santa. Ai piedi del Crocifisso capì il suo male, e allora, con quante lacrime pianse il suo Bene, non conosciuto e non amato! Nella preghiera, e specialmente nella meditazione, cercò forza e virtù, e la trovò. Per 18 anni si vide arida e desolata, senza sapere, senza potere pregare; eppure perseverò, e vinse. Come nei suoi scritti infiamma tutti a pregare! Esamina se preghi, e come preghi. L'orazione ti può salvare...

 

3. La Serafina del Carmelo. Che bel titolo meritò per il suo amore a Dio! Come godeva dirsi Teresa di Gesù! Con quale zelo e purità di intenzione lavorava per il suo Dio! Fissando gli occhi nel Crocifisso, come diceva facile il patire! Anzi sospirava: O patire, o morire... Ne ebbe ricompense d'estasi e di rapimenti, ma erano premi del suo amore serafico. E noi sempre siamo di ghiaccio nell'amor di Dio... Eppure, potremmo farci santi...

 

PRATICA. — Recita tre Pater alla Santa; imitala nel darti subito e tutto a Dio.

 

16 Ottobre

LA PUREZZA DELLA VERGINE (1)

 

1. Purezza immacolata di Maria. Un bianco giglio senza macchia, il candore della neve che scintilla al raggio del sole: ecco i simboli della purezza del Cuor di Maria. Per singolare privilegio di Dio, il demonio nulla potè sull'anima intemerata della Vergine; né mai una menoma macchia né offuscò il candore verginale. Tale grazia, proporzionata al tuo stato, puoi ottenere con la preghiera e la vigilanza; e Maria gode d'impetrarci la purezza, tanto gradita a Lei.

 

2. Purezza volontaria di Maria. Quanto ella amasse la purità, deducilo dalla fuga del mondo, dalla modestia del tratto, dalla vita mortificata, per evitare gli incentivi del peccato; desumilo dalla Sua disposizione a rinunziare piuttosto all'onore di esser Madre di Gesù, se ciò era a scapito della Sua verginità, E tu quanto stimi la purezza? Come ti, guardi dai pericoli di perderla? Sei modesto in tutto e sempre?

 

3. Difficoltà di mantenerci puri. Essendo la purezza virtù sì bella che fa simili agli Angeli, tanto cara a Gesù, e tanto premiata in Cielo, con quanto studio dobbiamo conservarla nel pensiero, nelle parole, nelle azioni!... Ma è virtù fragilissima: basta un soffio ad appannarla, basta un istante di consenso alla tentazione per perderla. Il demonio e la carne nostra sono nemici terribili della purità. Li combatti tu con l'orazione e con la mortificazione come dice Gesù?

 

PRATICA. — Recita tre Ave Maria, Ripeti: Vergine purissima, pregate per noi. Esamina la tua purezza,

 

(1) Domenica III dì Ottobre.

 

17 Ottobre

LA CARITÀ VERSO IL PROSSIMO

 

1. Precetto rigoroso di Dio. Amerai il tuo Dio con tutto il cuore, dice Gesù, questo è il primo comandamento e il maggiore di tutti; il secondo comandamento è simile a questo; Amerai il prossimo tuo come te stesso. “Questo è il mio precetto, che vi amiate l'un l'altro; Mio, cioè che mi sta molto a cuore, e differenzia i Cristiani dai pagani. Amatevi come Io ho amato voi... Io dimentico e sacrifico Me stesso per voi: imitatemi”. Lo intendi tu un tale precetto?

 

2. Regola dell'amore del prossimo. Tutti sanno che si deve fare agli altri ciò che desideriamo sia fatto a noi; Gesù non disse d'amare il prossimo meno di te, bensì come te stesso. Ma in quale modo si applica? Considera il tuo pensare e il tuo giudicare più male che bene degli altri, le tue mormorazioni, la poca tua tolleranza verso i compagni, il tuo malignare e sofisticare, la difficoltà di compiacere, di aiutare il prossimo... Fai tu agli altri come vuoi sia fatto a te?

 

3. Ogni persona è prossimo tuo. Come osi tu deridere, dileggiare, disprezzare chi ha un qualche difetto di corpo o di spirito? Sono tutte creature di Dio, il quale tiene fatto a sé quel che si fa al prossimo. Perché deridi e canzoni chi sbaglia? Non ami tu d'esser compatito? Ma Iddio ti comanda di compatire gli altri. Come ardisci di odiare un nemico? Non pensi, che, con ciò, porti odio a Dio stesso? Ama, fa del bene a tutti; ricordalo; ogni persona è prossimo tuo, è immagine di Dio, redenta da Gesù.

 

PRATICA. — Per amore di Dio, sii compiacente con tutti. Recita di cuore Fatto di carità.







Caterina63
00martedì 7 ottobre 2014 16:29

CONGREGAZIONE PER L'EDUCAZIONE CATTOLICA

CELEBRAZIONE EUCARISTICA PER I PARTECIPANTI 
AL SEMINARIO DI AGGIORNAMENTO PER I VESCOVI 
DEI TERRITORI DIPENDENTI DALLA CONGREGAZIONE 
PER L'EVANGELIZZAZIONE DEI POPOLI

OMELIA DEL CARD. ZENON GROCHOLEWSKI

Pontificio Collegio di San Paolo Apostolo, Roma
Lunedì, 18 settembre 2006

 

 

In questi giorni di preghiera e di riflessione siamo desiderosi di essere illuminati e rafforzati, per saper dedicarci con tutte le forze ed efficacemente al servizio del Signore. In tale prospettiva la comune celebrazione dell'Eucaristia non è qualcosa accanto, ma svolge un ruolo rilevante. Proprio alla Celebrazione Eucaristica vorrei dedicare la mia breve riflessione. Le odierne letture (lunedì della 24 sett. del T.O. anno pari), infatti, ci suggeriscono qualche considerazione al riguardo.

1. L'esame di coscienza per come celebriamo l'Eucaristia

Nella prima lettura (1 Cor 11, 17-26) san Paolo si dimostra amareggiato a motivo del fatto che i Corinzi, per le loro divisioni, per il comportamento scorretto e soprattutto per la mancanza di carità, per egoismo, profanano il loro "mangiare la cena del Signore", profanano la Celebrazione Eucaristica. Ci impressionano i fatti denunciati che hanno accompagnato tali celebrazioni, come la golosità e l'ubriachezza. Sono quindi dure le parole di san Paolo: "Fratelli, non posso lodarvi per il fatto che le vostre riunioni non si svolgono per il meglio, ma per il peggio [...] Che devo dirvi? Lodarvi? In questo non vi lodo!".

Nel seguito del brano che abbiamo ascoltato, san Paolo continua:  "Perciò chiunque in modo indegno mangia il pane o beve il calice del Signore, sarà reo del corpo e del sangue del Signore". Di conseguenza, l'Apostolo invita a fare l'esame di coscienza: "Ciascuno, pertanto, esamini se stesso e poi mangi di questo pane e beva di questo calice; perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna" (1 Cor 11, 27-29).

Noi, celebrando oggi l'Eucaristia, certamente non meritiamo un rimprovero per i fatti scandalosi descritti da san Paolo. Forse ci sono, però, altre mancanze nei nostri cuori che fanno sì che il nostro atteggiamento non corrisponda pienamente a quello che dovrebbe caratterizzare ogni ministro sacro nella celebrazione dell'Eucaristia.

Il grave rimprovero di san Paolo ai Corinzi, comunque, ci suggerisce di esaminare la coscienza e di riflettere sull'incidenza dell'Eucaristia sul nostro ministero episcopale. L'Esortazione Apostolica Post-sinodale Pastores gregis "sul Vescovo servitore del Vangelo di Gesù Cristo per la speranza del mondo" (16 ottobre 2003), osserva:  "l'Eucaristia è al centro della vita e della missione del Vescovo, come di ogni sacerdote" (n. 16a). Anzi, dice: "Tra tutte le incombenze del ministero pastorale del Vescovo, l'impegno per la celebrazione dell'Eucaristia è il più cogente e importante [!]" (n. 37d), sia per quanto riguarda la propria celebrazione sia per quanto concerne il compito di provvedere affinché i fedeli abbiano la possibilità di partecipare fruttuosamente alle degne celebrazioni eucaristiche.

Infatti, se nell'Eucaristia è realmente presente il Mistero Pasquale, da cui nacque la Chiesa, di cui la Chiesa vive, si nutre e si edifica (cfr Enc. Ecclesia de Eucharistia); se "l'Eucaristia è fonte e culmine di tutta la vita cristiana"; se "tutti i sacramenti, come pure tutti i ministeri ecclesiastici e le opere ecclesiastiche di apostolato, sono strettamente uniti alla sacra Eucaristia e ad essa sono ordinati" (CCC, n. 1324); allora non ci può essere una cosa più importante per un Vescovo che l'Eucaristia, qualsiasi dimensione della sua vita e del suo apostolato prendiamo in considerazione. Quindi anche nell'aspetto delle vocazioni agli Ordini Sacri, per le quali preghiamo nell'odierna Messa in modo del tutto particolare, l'Eucaristia rimane "fonte e culmine" del nostro operato e della nostra preoccupazione in questo campo.

Con l'Eucaristia, infatti, per renderla quello che essa deve essere nella nostra vita e nel nostro apostolato, dobbiamo misurarci ogni giorno di nuovo. Pertanto, mentre siamo sempre pieni di stupore di fronte al mistero che celebriamo, all'inizio di ogni Santa Messa invochiamo la misericordia del Signore su di noi. Sia fatto questo sempre con serietà e riflessione, allo scopo di rendere costantemente più perfetta la nostra celebrazione.

2. La carità la fede e l'umiltà

Vediamo che cosa ci dice a tale riguardo il Vangelo che abbiamo ascoltato (Lc 7, 1-10)! Esso non parla dell'Eucaristia, ma della guarigione del servo di un centurione pagano. Nondimeno questa scena del Vangelo getta pure una luce sull'atteggiamento necessario per una degna e fruttuosa celebrazione dell'Eucaristia, tanto più che prima di assumere il Corpo e Sangue di Cristo durante la Messa ripetiamo proprio le parole del centurione, un po' parafrasate:  "Signore, non sono degno di partecipare alla tua mensa:  ma dì soltanto una parola e io sarò salvato".

Il racconto di Luca è molto significativo. Egli espone gli elementi dell'atteggiamento del centurione che gli hanno guadagnato la benevolenza di Gesù. Essi appaiono progressivamente in due distinti momenti.

Nel primo momento, gli anziani dei Giudei, mandati dal centurione a Gesù, intercedono per lui dicendo:  "Egli merita che tu gli faccia questa grazia [...], perché ama il nostro popolo, ed è stato lui a costruirci la sinagoga". Il primo elemento, quindi, che capta la benevolenza di Gesù è la bontà, la carità che il centurione ha esercitato. Dopo questa raccomandazione, quindi, Gesù si incammina verso la casa del centurione.

San Paolo nella prima lettura rimproverava ai Corinzi proprio la mancanza di carità. La carità, l'amore di Dio e dei fratelli ci ottiene la benevolenza del Signore anche nel nostro accostamento all'Eucaristia. Si deve avere presente a tale riguardo che l'Eucaristia racchiude il più grande atto d'amore di Dio verso di noi. L'amore quindi ci predispone per la fruttuosa celebrazione dell'Eucaristia e questa, dal canto suo, celebrata degnamente, ci fa crescere nell'amore. Ecco, il primo aspetto dell'atteggiamento corretto, ricavato dall'odierno Vangelo, nel celebrare degnamente l'Eucaristia: l'amore, la carità.

Nel secondo momento, quando già i protagonisti della scena dell'odierno Vangelo erano non molto distanti dalla casa del centurione, accade una cosa straordinaria, che suscita l'ammirazione di Gesù. Il centurione manda alcuni amici a dire a Gesù:  "Signore, non stare a disturbarti, io non son degno che tu entri sotto il mio tetto; per questo non mi sono neanche ritenuto degno di venire da te, ma comanda con una parola e il mio servo sarà guarito. Anch'io infatti sono uomo sottoposto a un'autorità, e ho sotto di me dei soldati; e dico all'uno: Va ed egli va, e a un altro:  Vieni, ed egli viene, e al mio servo: Fa questo, ed egli lo fa". L'Evangelista nota:  "All'udire questo Gesù restò ammirato e rivolgendosi alla folla che lo seguiva disse: "Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande!"". E il servo all'istante è stato guarito.

Quante volte, del resto, Gesù ha compiuto miracoli scorgendo e premiando la fede! La fede costituisce certamente un atteggiamento che permette a Dio di colmarci dei suoi doni. Senza la fede, comunque, neppure si capisce l'Eucaristia. Mi permetto qui ripetere le parole di san Paolo citate all'inizio:  "chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore [ossia senza la fede eucaristica], mangia e beve la propria condanna". In ogni caso, non c'è alcun dubbio che quanto più grande è la nostra fede in Gesù, nell'Eucaristia, tanto più degna e più fruttuosa sarà la nostra celebrazione, tanto essa sarà più incisiva sull'efficacia del nostro apostolato.

Non è difficile scorgere che la fede del centurione è unita con una impressionante umiltà:  "Signore, non stare a disturbarti, io non son degno che tu entri sotto il mio tetto; [...] non mi sono neanche ritenuto degno di venire da te". Commovente umiltà!

C'è stretta relazione fra fede e umiltà. Mentre la superbia è un ostacolo perché la fede possa crescere in noi, la vera fede ci rende umili. Di questa realtà Maria è il più brillante esempio e manifestazione.

Le parole prima della comunione, quindi, "Signore, non sono degno di partecipare alla tua mensa:  ma dì soltanto una parola e io sarò salvato" non siano mai una formalità sulla nostra bocca, ma un sentito respiro del cuore, una consapevolezza, un impegno.

Conclusione

L'amore vero del Signore e dei fratelli, la fede viva che esige di essere sempre di più rafforzata e maturata nei nostri cuori, e l'umiltà da conquistare giorno per giorno, a motivo dell'egoismo che in minore o maggiore grado c'è in ogni cuore umano, ci predispongono alla benevolenza del Signore; ci predispongono alla degna e fruttuosa celebrazione dell'Eucaristia, ossia alla degna e fruttuosa celebrazione del più grande avvenimento della nostra vita; al vivere in modo consapevole ed efficace ciò che è "fonte e culmine" della nostra esistenza sacerdotale e del nostro apostolato.

Signore, sia questa celebrazione per noi un momento di crescita!





 

Caterina63
00martedì 7 ottobre 2014 16:31

 

LA COMUNIONE SPIRITUALE USI E ABUSI 

Oggi si fa un gran parlare di questa pratica, sovente gettata nel dimenticatoio.
A causa (e forse è un bene se la usiamo correttamente) delle recenti affermazioni, gravissime, del cardinale Kasper (1) e di assurde proposte che si stanno avanzando per l'uso di questa pratica, a tal punto da volerla persino sacramentalizzare (2), riteniamo utile ed opportuno avanzare con questo articolo, che ci risvegli nella verità e ci aiuti a comprendere come sfruttare al meglio questa pratica, evitando gli abusi.

Partiamo da un piccolo excursus storico.

La Comunione spirituale si sviluppa all'interno della Chiesa attraverso le parole di Gesù stesso: “Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama. Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui” (Gv 14,21) e “se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui” (Gv 14,23).
Gli Apostoli hanno inteso che davvero ci si poteva unire personalmente al Signore dall’interno del proprio cuore. Perciò san Pietro scriveva: “adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori” (1 Pt 3,15) (3)
I Santi Padri e Dottori come san Bonaventura, per esempio, insegnano che svanita la "presenza corporale" del Signore assunta attraverso l'Eucaristia, sacramentalmente, resta la sua presenza spirituale e di grazia, in noi.
Così specifica Giovanni Paolo II:
"Proprio per questo è opportuno coltivare nell'animo il costante desiderio del Sacramento eucaristico. È nata di qui la pratica della « comunione spirituale », felicemente invalsa da secoli nella Chiesa e raccomandata da Santi maestri di vita spirituale. Santa Teresa di Gesù scriveva: « Quando non vi comunicate e non partecipate alla messa, potete comunicarvi spiritualmente, la qual cosa è assai vantaggiosa... Così in voi si imprime molto dell'amore di nostro Signore »" (4).

e dice ancora:
"L'integrità dei vincoli invisibili è un preciso dovere morale del cristiano che vuole partecipare pienamente all'Eucaristia comunicando al corpo e al sangue di Cristo. A questo dovere lo richiama lo stesso Apostolo con l'ammonizione: « Ciascuno, pertanto, esamini se stesso e poi mangi di questo pane e beva di questo calice » (1 Cor 11, 28). San Giovanni Crisostomo, con la forza della sua eloquenza, esortava i fedeli: « Anch'io alzo la voce, supplico, prego e scongiuro di non accostarci a questa sacra Mensa con una coscienza macchiata e corrotta. Un tale accostamento, infatti, non potrà mai chiamarsi comunione, anche se tocchiamo mille volte il corpo del Signore, ma condanna, tormento e aumento di castighi ».73

In questa linea giustamente il Catechismo della Chiesa Cattolica stabilisce: « Chi è consapevole di aver commesso un peccato grave, deve ricevere il sacramento della Riconciliazione prima di accedere alla comunione ».74 Desidero quindi ribadire che vige e vigerà sempre nella Chiesa la norma con cui il Concilio di Trento ha concretizzato la severa ammonizione dell'apostolo Paolo affermando che, al fine di una degna ricezione dell'Eucaristia, « si deve premettere la confessione dei peccati, quando uno è conscio di peccato mortale ».75
L'Eucaristia e la Penitenza sono due sacramenti strettamente legati. Se l'Eucaristia rende presente il Sacrificio redentore della Croce perpetuandolo sacramentalmente, ciò significa che da essa deriva un'esigenza continua di conversione, di risposta personale all'esortazione che san Paolo rivolgeva ai cristiani di Corinto: « Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio » (2 Cor 5, 20). Se poi il cristiano ha sulla coscienza il peso di un peccato grave, allora l'itinerario di penitenza attraverso il sacramento della Riconciliazione diventa via obbligata per accedere alla piena partecipazione al Sacrificio eucaristico.
Il giudizio sullo stato di grazia, ovviamente, spetta soltanto all'interessato, trattandosi di una valutazione di coscienza. Nei casi però di un comportamento esterno gravemente, manifestamente e stabilmente contrario alla norma morale, la Chiesa, nella sua cura pastorale del buon ordine comunitario e per il rispetto del Sacramento, non può non sentirsi chiamata in causa. A questa situazione di manifesta indisposizione morale fa riferimento la norma del Codice di Diritto Canonico sulla non ammissione alla comunione eucaristica di quanti « ostinatamente perseverano in peccato grave manifesto ».76
38.

La comunione ecclesiale, come ho già ricordato, è anche visibile, e si esprime nei vincoli elencati dallo stesso Concilio allorché insegna: « Sono pienamente incorporati nella società della Chiesa quelli che, avendo lo Spirito di Cristo, accettano integra la sua struttura e tutti i mezzi di salvezza in essa istituiti, e nel suo organismo visibile sono uniti con Cristo – che la dirige mediante il Sommo Pontefice e i Vescovi – dai vincoli della professione di fede, dei Sacramenti, del governo ecclesiastico e della comunione ».77

 

L'Eucaristia, essendo la suprema manifestazione sacramentale della comunione nella Chiesa, esige di essere celebrata in un contesto di integrità dei legami anche esterni di comunione. In modo speciale, poiché essa è « come la consumazione della vita spirituale e il fine di tutti i Sacramenti »,78 richiede che siano reali i vincoli della comunione nei Sacramenti, particolarmente nel Battesimo e nell'Ordine sacerdotale. Non è possibile dare la comunione alla persona che non sia battezzata o che rifiuti l'integra verità di fede sul Mistero eucaristico. Cristo è la verità e rende testimonianza alla verità (cfr Gv 14, 6; 18, 37); il Sacramento del suo corpo e del suo sangue non consente finzioni...." (5)

La Comunione spirituale, molto raccomandata dal Concilio di Trento, suppone, è evidente e come ha spiegato sopra Giovanni Paolo II, la fede nella Presenza Reale di Gesù nei Tabernacoli; comporta il desiderio della Comunione Sacramentale; e di conseguenza comporta comunque sia uno "stato di grazia" almeno di desiderio in attesa di risolvere ogni pendenza nella Confessione e con una conversione attiva, cioè, assumendo uno stato di vita che rifletta tutti e dieci i Comandamenti; esige il ringraziamento per il dono ricevuto da Gesù in attesa di poterLo ricevere sacramentalmente.

La Preghiera

La formula conosciuta e diffusasi nella Chiesa è di Sant'Alfonso Maria de Liguori che così dice:

“Gesù mio, credo che voi siete realmente nel Santissimo Sacramento. Vi amo sopra ogni cosa. Vi desidero nell’anima mia. Giacché ora non posso ricevervi sacramentalmente, venite almeno spiritualmente nel mio cuore… (pausa). Come già venuto, Vi abbraccio e tutto mi unisco a Voi. Non permettete che io mi abbia mai a separare da voi".
e vi si aggiunge la comunione alla Preghiera della Chiesa:
"Eterno Padre Vi offro il Corpo e il Sangue del Vostro amatissimo Figlio, e Signore Nostro Gesù Cristo: in espiazione dei nostri peccati, per la conversione dei peccatori, in suffragio delle Anime del Purgatorio e per le necessità della Santa Chiesa".
si fa sosta silenziosa e si conclude dicendo un Pater Noster, Ave Maria e Gloria Patri.

Così come è consigliabile farsi accompagnare dalla potente Avvocata che abbiamo presso Gesù, la Sua Madre:
"O Maria, preparami a ricevere degnamente Gesù.
Tu vedi come è ridotta l'anima mia; Tu conosci fino in fondo la mia miseria, ma a chi altri potrei rivolgermi se non a Te affinchè Tu possa spianare la strada ostruita dai miei peccati?
Ti invoco quale mia Avvocata presso il Tuo dilettissimo Figlio. Non abbandonarmi proprio ora che ho maggiormente bisogno di essere salvato/a dal precipizio in cui mi trovo. Portami il Tuo amatissimo Gesù!
Brucia Madre mia ogni mio mal pensiero, brucia tutto ciò che vedi di indegno dentro di me; abbatti ogni ostacolo che mi separa dal Tuo dolcissimo Figlio".

Si può pregare con le parole ufficiali della Chiesa:
« Adoro te devote, latens Deitas...
Ti adoro con devozione, o Dio che ti nascondi,
che sotto queste figure veramente ti celi:
a te il mio cuore si sottomette interamente,
poiché, nel contemplarti, viene meno.
La vista, il tatto e il gusto si ingannano a tuo riguardo,
soltanto alla parola si crede con sicurezza.
Credo tutto ciò che disse il Figlio di Dio:
nulla è più vero della sua parola di verità ».

O la bellissima preghiera di sant'Ignazio da farsi anche con la Comunione sacramentale:
Anima di Cristo, santificami.
Corpo di Cristo, salvami.
Sangue di Cristo, inebriami.
Acqua del costato di Cristo, lavami.
Passione di Cristo, confortami.
O buon Gesù, esaudiscimi.
Fra le tue piaghe ascondimi.
Non permettere ch'io mi separi da te.
Dal nemico maligno difendimi.
Nell'ora della morte chiamami.
E comanda che io venga a te.
Affinché ti lodi con i tuoi santi nei secoli eterni.
Così sia.

 

La Comunione spirituale, fatta con queste intenzioni e con il degno proposito di correggere il proprio stile di vita conformandolo ai Comandamenti, produce gli stessi effetti della Comunione Sacramentale, ma non la sostituiscono!
In fondo, compito proprio di questa pia pratica, è quel ricondurci a quella innocenza iniziale con la quale ci accostammo per la prima volta alla Prima Comunione.
Diceva san Padre Pio che non è importante la quantità di Comunioni sacramentali ricevute, ma la qualità e di essere vigili che la condizione di peccatori non sia stata tale da averci meritato la condanna anzichè la grazia. E così diceva che se la nostra condizione rischiasse davvero di nuocerci, è meglio desiderare la Comunione anzichè prenderla con superbia, tornando ai primordi della nostra innocenza fanciullesca quando ricevemmo il Divin Sacramento in stato di grazia.

Quanto sia preziosa la Comunione spirituale lo disse Gesù stesso a Santa Margherita Maria Alacoque, molto assidua nel mandare i suoi desideri di fiamma a chiamare Gesù nel Tabernacolo. Una volta le disse: “Mi è talmente caro il desiderio di un’anima di ricevermi, che lo mi precipito in essa ogni volta che mi chiama con i suoi desideri più puri”.
Quanto sia stata amata dai Santi la Comunione spirituale non ci vuol molto a intuirlo. La Comunione spirituale soddisfa almeno in parte a quell’ansia ardente di essere sempre “uno” con chi si ama. Gesù stesso ha detto: “Rimanete in Me e io rimarrò in voi” (Giov. 15, 4). E la Comunione spirituale aiuta a restare uniti a Gesù, sebbene lontani dalla sua dimora. Altro mezzo non c’è per placare gli aneliti di amore che consumano i cuori dei Santi. “Come una cerva anela ai corsi delle acque, così la mia anima anela a Te, o Dio” (Salm. 41, 2): è il gemito amoroso dei Santi. “O Sposo mio diletto - esclama S. Caterina da Genova - io desidero talmente la gioia di stare con Te, che, mi pare, se fossi morta risusciterei per riceverti nella Comunione”.
In sostanza, la Comunione spirituale deve spingere il fedele a ricevere poi Gesù Sacramentalmente Vivo e vero, presente, nell'Ostia Santa.

La situazione di degrado etico e morale a cui abbiamo fatto cenno all'inizio, al contrario, spinge ad una equiparazione (un termine così oggi di moda, sic!) tra le due pratiche, finendo per voler sostituire la Comunione spirituale con quella sacramentale per chi è impossibilitato a riceverla, si veda il caso appunto dei "divorziati-risposati", lasciando questi nel loro stato peccaminoso e, peggio ancora, finendo per legittimare la loro situazione irregolare.
Del resto è Gesù stesso che dice:
“Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama. Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui (..) Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole..." (Gv.14,21-26)

Il Santo Curato d'Ars racconta due episodi significativi:
Il primo relativo ad una moglie disperata per la morte del marito, ma ancor più angosciata perchè l'uomo non aveva mai voluto pregare con lei, nè andare in Chiesa, non frequentava i Sacramenti da quando fece la Prima Comunione. Il Santo ebbe un sogno che gli rivelò che mentre la moglie diceva il rosario, spesse volte, il burbero marito, ripeteva mentalmente le Ave Maria, specialmente in quel "prega per noi peccatori, adesso e nell'ora della nostra morte, come esprimendo un desiderio inconscio, fino a farlo in modo abituale, ma senza mai dare a vederlo alla moglie. E per questo si era salvato l'anima!
Il secondo relativo ad un altro uomo che, lontano dalla vita sacramentale, aveva però un amore fanciullesco verso la Madre di Dio per la quale curava e portava i fiori all'edicola lungo la strada. Questo gli bastò per salvarsi l'anima.
E diceva allora il Curato: vedete quanto ci è utile coltivare i buoni pensieri e almeno desiderare di essere in qualche modo salvati?

La condizione è l'amore gratuito ed incondizionato!

Scrive sant'Alfonso Maria de' Liguori nel suo "Visite al Santissimo Sacramento e a Maria santissima" a proposito della Comunione spirituale:
"La Comunione spirituale consiste, secondo san Tommaso d'Aquino, in un desiderio ardente di ricevere Gesù sacramentato ed in un abbraccio amoroso come già fosse ricevuto.
Quanto poi siano gradite a Dio queste comunioni spirituali e quante grazie egli per mezzo loro dispensi, il Signore lo diede ad intendere a quella sua serva suor Paola Maresca fondatrice del monastero di Santa Caterina da Siena in Napoli, quando le fece vedere, come si narra nella sua vita, due vasi preziosi, uno d'oro e l'altro d'argento; e le disse che in quello d'oro Egli conservava le sue Comunioni sacramentali, e in quello d'argento le sue Comunioni spirituali.
Sopra tutto basta sapere che il santo Concilio di Trento molto loda la Comunione spirituale ed anima i fedeli a praticarla. Perciò tutte le anime divote sogliono spesso praticare questo santo esercizio della Comunione spirituale.
Si esorta dunque chi desidera avanzarsi nell'amore di Gesù Cristo fare la Comunione spirituale almeno una volta in ogni visita al Santissimo Sacramento ed in ogni Messa che si sente..."

La Comunione spirituale è un esercizio dell'Anima che vuole tendere al perfezionamento, che ama Gesù sopra ogni cosa "e lo desidera" molto più dei suoi affetti umani e terreni.
La Comunione sacramentale è e rimane aspirazione e desiderio di ogni uomo che vuole concretizzare questo desiderio. Scrive infatti san Tommaso d'Aquino:
"Tuttavia non è inutile la Comunione sacramentale; perché questa produce l'effetto del Sacramento più perfettamente del solo desiderio" (6)

 

E' per questo che la grandezza di questa pia pratica si è così diffusa nel popolo di Dio!
Essa può essere fatta in qualsiasi luogo e in qualsiasi momento, e tutte le volte che si vuole, anzi, i Santi la consigliano e la raccomandano almeno dieci volte al giorno.
Efficace perchè può essere fatta persino nella condizione di peccato mortale a patto che, con il desiderio di voler ricevere Gesù, si desideri anche la conversione, il "piacere a Dio" e non agli uomini.
Sarebbe del resto incoerente "pretendere" che Gesù venga ad abitare in un cuore che non ha alcuna intenzione di progredire nella salvezza, e la via della salvezza è la conversione!

Il n° 1650 del CCC dice:

“1650. Oggi, in molti paesi, sono numerosi i cattolici che ricorrono al divorzio secondo le leggi civili e che contraggono civilmente una nuova unione. La Chiesa sostiene, per fedeltà alla parola di Gesù Cristo (« Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio contro di lei; se la donna ripudia il marito e ne sposa un altro, commette adulterio »: Mc 10,11-12), che non può riconoscere come valida una nuova unione, se era valido il primo matrimonio. Se i divorziati si sono risposati civilmente, essi si trovano in una situazione che oggettivamente contrasta con la Legge di Dio. Perciò essi non possono accedere alla Comunione eucaristica, per tutto il tempo che perdura tale situazione. Per lo stesso motivo non possono esercitare certe responsabilità ecclesiali. La riconciliazione mediante il sacramento della Penitenza non può essere accordata se non a coloro che si sono pentiti di aver violato il segno dell'Alleanza e della fedeltà a Cristo, e si sono impegnati a vivere in una completa continenza”.

Il n° successivo completa il testo:

“1651. Nei confronti dei cristiani che vivono in questa situazione e che spesso conservano la fede e desiderano educare cristianamente i loro figli, i sacerdoti e tutta la comunità devono dare prova di una attenta sollecitudine affinché essi non si considerino come separati dalla Chiesa, alla vita della quale possono e devono partecipare in quanto battezzati:
«Siano esortati ad ascoltare la Parola di Dio, a frequentare il Sacrificio della Messa, a perseverare nella preghiera, a dare incremento alle opere di carità e alle iniziative della comunità in favore della giustizia, a educare i figli nella fede cristiana, a coltivare lo spirito e le opere di penitenza, per implorare così, di giorno in giorno, la grazia di Dio”.

Il Catechismo riassume la dottrina della Chiesa di lunga data, e tiene anche conto dei vari dibattiti avviati nel corso degli ultimi decenni.

A questo pensiero ci conduce l'altro prezioso Documento di Giovanni Paolo II, laddove spiega:

"La Chiesa, tuttavia, ribadisce la sua prassi, fondata sulla Sacra Scrittura, di non ammettere alla comunione eucaristica i divorziati risposati. Sono essi a non poter esservi ammessi, dal momento che il loro stato e la loro condizione di vita contraddicono oggettivamente a quell'unione di amore tra Cristo e la Chiesa, significata e attuata dall'Eucaristia. C'è inoltre un altro peculiare motivo pastorale: se si ammettessero queste persone all'Eucaristia, i fedeli rimarrebbero indotti in errore e confusione circa la dottrina della Chiesa sull'indissolubilità del matrimonio.
La riconciliazione nel sacramento della penitenza - che aprirebbe la strada al sacramento eucaristico - può essere accordata solo a quelli che, pentiti di aver violato il segno dell'Alleanza e della fedeltà a Cristo, sono sinceramente disposti ad una forma di vita non più in contraddizione con l'indissolubilità del matrimonio. Ciò comporta, in concreto, che quando l'uomo e la donna, per seri motivi - quali, ad esempio, l'educazione dei figli - non possono soddisfare l'obbligo della separazione, assumono l'impegno di vivere in piena continenza, cioè di astenersi dagli atti propri dei coniugi..." (7)

Facciamo notare una frase imponente di Giovanni Paolo per giustificare quanto dice:
"La Chiesa, tuttavia, ribadisce la sua prassi, fondata sulla Sacra Scrittura..."

Questa affermazione chiude ogni dibattito sulla validità della Dottrina, ma senza dubbio tiene le porte aperte per come comprenderla sempre meglio, per come metterla in pratica, come affrontare i tanti drammi di oggi.
Ecco come la Comunione spirituale può essere utile e può aiutare tutti noi a compiere passi in avanti verso Gesù, verso l'autentica conversione.

Sia lodato Gesù Cristo + sempre sia lodato.

Note

1) si legga qui: DIVORZIATI RISPOSATI E I SACRAMENTI cardinale De Paolis
e qui: Le gravi affermazioni scismatiche del cardinale Kasper
2) si legga la discussione, qui, approfondita da Sandro Magister
3) si veda la saggia risposta di Amici Domenicani, qui.
4) Giovanni Paolo II Enciclica Ecclesia de Eucharistia cap.4
5) ibidem sopra
6) San Tommaso d'Aquino Summa Theologiae, III, q. 80, art. 1, ad 3.
7) Giovanni Paolo II - Familiaris Consortio

     



Caterina63
00giovedì 16 ottobre 2014 08:52















 Paolo VI sull'Amore coniugale, dice: " L’amore coniugale rivela massimamente la sua vera natura e nobiltà quando è considerato nella sua sorgente suprema, Dio, che è "Amore", che è il Padre " da cui ogni paternità, in cielo e in terra, trae il suo nome ".
Il matrimonio non è quindi effetto del caso o prodotto della evoluzione di inconsce forze naturali: è stato sapientemente e provvidenzialmente istituito da Dio creatore per realizzare nell’umanità il suo disegno di amore.
Per mezzo della reciproca donazione personale, loro propria ed esclusiva, gli sposi tendono alla comunione delle loro persone, con la quale si perfezionano a vicenda, per collaborare con Dio alla generazione e alla educazione di nuove vite. Per i battezzati, poi, il matrimonio riveste la dignità di segno sacramentale della grazia, in quanto rappresenta l’unione di Cristo e della Chiesa" (Humanae Vitae n.8).


18 Ottobre

1 GIUDIZI TEMERARI

 

1. Sono veri peccati. Si dice temerario il giudizio quando viene fatto senza fondamento e senza necessità. Sebbene sia una cosa tutta nascosta nella nostra mente, Gesù la proibì: Nolite iudicare. Non giudicare gli altri; e v'aggiungeva una pena: Il giudizio usato con gli altri sarà adoperato con voi (Matth. VII, 2). Gesù è il Giudice dei cuori e delle intenzioni. Ruba i diritti di Dio, dice san Bernardo, chi giudica temerariamente. Quante volte si fa, e non si pensa al peccato che si commette.

 

2. Donde nascono tali giudizi. Al vedere una persona che fa un'opera indifferente o in apparenza non retta, perché non la scusi? Perché ne pensi subito male? Perché la condanni? Non è forse per malignità, per invidia, per odio, per superbia, per leggerezza, per sfogo d'una passione? La carità dice: Compatisci anche i colpevoli, perché tu puoi far peggio!... Tu, dunque, sei senza carità?

 

3. Danni dei giudizi temerari. Se nessun vantaggio viene a chi giudica ingiustamente, è certo che incorre in due danni: Uno per se al Tribunale Divino, che sta scritto : Aspetti un giudizio senza misericordia chi non la usò con gli altri (Jac. Il, 13). L'altro è per il prossimo, perché avviene di rado che il giudizio non si manifesti; ed allora, con la mormorazione si ruba l'onore, la fama altrui temerariamente... danno enorme. Che debito di coscienza per chi lo cagiona!

 

PRATICA. — Medita se pensi bene o male del prossimo. Un Pater per chi hai danneggiato con i giudizi temerari.

 

19 Ottobre                

L'ELEMOSINA

 

1. È l'arte più lucrosa: Cosi definisce il Crisostomo, l'elemosina. Date all'indigente, e vi sarà data una misura piena, abbondante, dice Gesù. Chi dona al povero, non cadrà in miseria, dice lo Spirito Santo. Chiudi l'elemosina nel seno del povero; essa ti trarrà da ogni afflizione e ti difenderà meglio che una valorosa spada; così l'Ecclesiastico. Beato chi fa l'elemosina, dice Davide, il Signore lo libererà nei giorni brutti, in vita e in morte. Che ne dici? Non è l’arte più lucrosa?

 

2. È comando di Dio. Non è solo consiglio : Gesù disse che giudicherà e condannerà i crudeli che, nella persona dei poveri, non Lo vestirono nudo, non Lo cibarono affamato, non Gli mitigarono la sete: l'intendi? Condannò il ricco Epulone all'Inferno perché dimenticava alla porta Lazzaro mendico. O duro di cuore, che chiudi la mano e neghi l'elemosina della tua sostanza, de! tuo superfluo, ricordati che sta scritto : “Chi non usa misericordia, non la troverà presso il Signore ” !

 

3. Elemosina spirituale. Chi semina poco, raccoglierà poco; ma chi semina abbondantemente, raccoglierà ad usura, dice S. Paolo. Chi fa la carità al povero, impresta a interesse a Dio stesso che gli darà la ricompensa. L'elemosina ottiene la Vita Eterna, dice Tobia. Dopo tali promesse, chi non s'innamora dell'elemosina? E tu, o povero, falla almeno spirituale, di consigli, di preghiere, dì qualunque aiuto; offri a Dio la tua volontà, e ne avrai il merito.

 

PRATICA. — Fa oggi un'elemosina, o proponi di farla abbondante alla prima occasione.

 

20 Ottobre

PARABOLA DEI CINQUE TALENTI

 

1. Varia distribuzione dei doni di Dio. L'uomo difficilmente rimane contento dello stato in cui lo pose la Divina Provvidenza. Quanti lamenti ha in bocca il povero! Quanta invidia hanno tutti della ricchezza, dell'ingegno, della abilità, perfino delle grazie spirituali degli altri! Chi mai è capace di benedire il Signore, come Giobbe, in tutte le cose? Eppure, chi può pretendere cosa alcuna da Dio? Egli, il Padrone, non può disporre come vuole?! Di' sempre: fiat voluntas tua!

 

2. Talenti di Dio. Essi sono i doni di natura : il corpo, l'anima, la sanità, l'ingegno, le ricchezze, gli onori, le scienze; sono di più i doni soprannaturali, la Fede, la Speranza, la Carità, la Grazia, le virtù, che il Signore dona a tutti, in maggiore o minor abbondanza, affinchè siano trafficati a gloria del celeste Datore e a vantaggio dell'anima nostra. Ci pensi a questo fine sublime? Lo ringrazi tu Dio di tanti doni? Li adoperi in bene o in male?

 

3. Rendiconto dei talenti. L'invidioso dei talenti altrui mediti come il Signore richieda di più da quelli a cui dona di più; di cinque talenti renderà conto chi n'ebbe cinque; chi n'ottenne uno solo, di uno solo darà ragione al Signore. Consolati nella tua piccolezza: sarà per tè più facile il giudizio. Ma guai al servo pigro che nasconde i doni di Dio con la negligenza, con la pigrizia, con la tiepidezza! Chi sotterrò il suo talento, fu riprovato: e di te freddo che farà Iddio?

 

PRATICA. — Sfrutta i talenti che hai per il tuo benessere materiale e specialmente spirituale. Recita un Gloria Patri.

 

21 Ottobre

MOTIVI D'UMILTÀ

 

1. I nostri peccati. Medita quanto siano vere le parole del profeta Michea, che l'umiliazione ti sta nel centro del cuore, in medio tui. Prima di tutto ti umiliano i tuoi peccati. Considera quanti ne hai commessi con i pensieri, con le parole, con le opere e omissioni: in pubblico e in privato: contro tutti i comandamenti : in chiesa, in casa : di giorno, di notte: da fanciullo, da adulto: nessun giorno senza peccati! Dopo tale constatazione puoi ancora insuperbire? Che gran cosa sei!,.- Nemmeno un giorno sai passare perfetto... anzi, forse neppure un'ora...!

 

2. La poca nostra virtù. Dopo tante ripetute promesse al Signore, dov'è la tua costanza? In "tanti anni di vita, di aiuti, di stimoli interni, di esortazioni, di grazie singolari, dov'è la tua carità, la pazienza, la rassegnazione, il fervore, l'amor di Dio? Dove sono i meriti guadagnati? Possiamo noi vantarci d'esser santi? Eppure, alla nostra età quante anime già erano sante!

 

3. La nostra miseria. Che cosa sei riguardo al corpo? Polvere e cenere. Nascosto nel sepolcro il tuo corpo, chi si ricorda più di te, dopo poco tempo? Che è mai la tua vita? Fragile come canna, basta un soffio, e muori. Con l'abilità tua, e di tutti gli scienziati più insigni, sei tu capace di creare un grano di polvere, un filo d'erba? Di sondare le profondità del cuore umano? Come sei piccolo a paragone del mondo e del Cielo, ai piedi di Dio... Strisci quasi verme nella polvere, e pretendi di essere gran cosa? Impara a tenerti per quel che sei ; un nulla.

 

PRATICA. — China qualche volta il capo, dicendo: Ricordati che sei polvere.

 

 

22 Ottobre

LA VANAGLORIA

 

1. Frequenza delta vanagloria. Considera quante volte mostri la vanità nelle tue parole, nel vantarti di quel poco che fai o sai, nel gloriarti per un'ombra di bene! Quante volte gongoli di gioia per un elogio, per una misera lode! Quante volte operi con il fine d'esser veduto, stimato, preferito agli altri! Quante volte con il Fariseo ti preferisci al peccatore, a chi erra... Non sai che la vanagloria è superbia e dispiace a Dio?

 

2. Ingiustizia della vanagloria. “ Che cosa c'è in te che non abbia ricevuto? dice S. Paolo; e come gloriarti di ciò che non è tuo? ”. Tu rideresti se vedessi un pazzo che si pavoneggiasse perché vestito da re...E non sei tu insensato e stolto che ti vanti e t'inorgoglisci per un po' d'ingegno, per un po’ d'abilità? Tutto ciò è dono di Dio; dunque, la gloria è dovuta a Lui, e tu ingiusto gliela rubi? Se non puoi dire, con merito, nemmeno : Gesù, senza l'aiuto suo, come osi vantarti di ciò che non è tuo?

 

3. Danni della vanagloria. Fa pure le cose per essere veduto; prega, sii largo nelle elemosine, opera il bene per avere stima presso gli uomini! Forse l'otterrai; ma Gesù ti dice: Hai ottenuto la tua mercede: non attenderla più in Paradiso. Tarlo funesto della virtù, la vanagloria ruba, in tutto o in parte, il merito delle nostre azioni, guasta le opere più belle e più sante, e rende nullo, e magari anche peccaminoso, dinanzi a Dio, quanto agli occhi degli uomini ci procura maggiore stima. Impara a detestare la vanagloria.

 

PRATICA. Ripeti durante il giorno: Tutto per voi, mio Dio.

 

23 Ottobre

IL RISPETTO UMANO

 

1. Rovine del rispetto umano. Dove non si palesa questo tiranno dei cuori? Chi può dir franco : io non tralascio mai il bene, non m'adatto mai al male, per il rispetto umano? In società si ride, si parla, si opera come gli altri, per paura d'un sorriso sardonico. Quanti si convertirebbero, ma... non osano affrontare le dicerie del mondo. In famiglia, nelle pratiche di pietà, nel correggere, quanto bene impedisce il rispetto umano! Non cedi mai all'idolo della paura?

 

2. Viltà del rispetto umano. Che cos'è questo mondo che tanto temi? Sono forse tutti gli uomini del mondo, o la miglior parte? Prima di tutto pochi ti conoscono e ti veggono; poi, tra questi, i buoni ti lodano se fai bene; solo alcuni cattivi, ignoranti delle cose di Dio, rideranno di te; e tu li temi? Eppure, non li temi per scapricciarti, per gli affari temporali. Diranno di te che sei devoto; ma non è forse una lode per te? Ti diranno qualche parola pungente...! Quanto sei dappoco se cedi le armi per una parola!

 

3. Condanna del rispetto umano. Tre giudici lo riprovano: 1° la tua coscienza che si sente avvilita dopo d'avergli ceduto; 2° la tua Religione che è la Fede dei forti e dei coraggiosi, è la Fede di molti milioni di martiri; e tu, soldato di Cristo, non t'accorgi che, cedendo al rispetto umano, diserti la santa bandiera? 3° Gesù. tuo capitano, il quale proclamò che si vergognerà di chi si sarà vergognato di mostrarsi suo seguace! Pensaci bene.

 

PRATICA. — Recita il Credo quale professione della tua Fede. Esamina come vincere il rispetto umano.

 

24 Ottobre

LA CONFESSIONE

 

1. Sua preziosità. Considera che disgrazia sarebbe la tua se, caduto in un solo peccato mortale, dovessi, senza rimedio, andare perduto... In mezzo a tanti pericoli, così debole a resistere, una tale sventura ti potrebbe incogliere facilmente. Gli Angeli, spiriti tanto nobili, al loro unico peccato non trovarono scampo; e tu, invece, con la Confessione, trovi sempre aperta la porta del perdono, anche dopo cento colpe... Come è stato buono Gesù con te! Ma come apprezzi tu questo Sacramento?

 

2. Sua facilità. Iddio, per un solo peccato d'Adamo, volle novecento e più anni di penitenza! Il reprobo pagherà, con un Inferno eterno, la pena anche d'un solo peccato mortale. Potrebbe bene il Signore intimarti lunghissima penitenza, prima d'assolverti!... Eppure no ; Gli basta una sincera contrizione, la Confessione delle tue colpe e una piccola penitenza, e sei già perdonato. E ti pare tanto difficile? E provi noia a confessarti?

 

3. Confessioni sacrileghe! Non saresti tu una di quelle anime che, per timore d'essere conosciuta o rimproverata, per vergogna d'un antico o d'un nuovo peccato, non osi dir tutto? E vuoi tu cambiare il balsamo in veleno? Pensaci: non è a Dio o al confessore che fai torto, bensì a tè stesso. Non saresti uno di quelli che si confessano per abitudine, senza dolore, senza proponimento, con svogliatezza? Pensaci: è un abuso del Sacramento, quindi un peccato di più!

 

PRATICA. — Esamina il tuo modo di confessarti; recita tre Pater a tutti i Santi.

 

25 Ottobre                

LA CONTRIZIONE

 

1. Come deve essere. Con i tuoi peccati offendi Dio che è un Padre infinitamente buono; offendi Gesù che, per amor tuo, sparse, fino all'ultima goccia, il Suo Sangue. Allora puoi tu pensarci, senza provare afflizione, pena, rincrescimento, senza detestare la tua colpa, senza proporre di non più commetterla? Ma Dio è Sommo Bene, il peccato è sommo male; il dolore ha da essere proporzionato; dunque deve essere sommo. È tale il tuo dolore? T'affligge più d'ogni altro male?

 

2. Segni della vera contrizione. I veri segni non sono le lacrime della Maddalena, gli svenimenti del Gonzaga: cose desiderabili, ma non necessarie. L'orrore al peccato e il timore di commetterlo; il dolore d'aver meritato l'Inferno; un segreto affanno per la perdita di Dio e della sua grazia; la sollecitudine di ritrovarla nella Confessione; un ardore di usare i mezzi convenienti per conservarla, e un forte coraggio per vincere gli impedimenti a mantenerci fedeli: ecco i segni d'una vera contrizione.

 

3. Contrizione necessaria alla Confessione. Sarebbe noltraggio a Gesù l'esporgli le colpe, senza dolore d'averle commesse; qual padre perdonerebbe al figlio che si accusa, ma con indifferenza, e senza proposito d'emendarsi? Senza contrizione è nulla, è un sacrilegio la Confessione. Ci pensi tu quando ti confessi? Svegli in te, per quanto puoi, il dolore? Non ti affanni più per l'esattezza dell'esame che per la vivezza del pentimento?

 

PRATICA. — Fa qualche atto di contrizione; fermati su quelle parole: Non voglio più commetterne in avvenire.

 

26 Ottobre

LA SANTA COMUNIONE

 

1. Comunione santa. Basta una sola per farci santi, dice S. Teresa. Quando l'anima s'accosta con Fede, Pietà e Amore; quando il cuore s'apre ad accogliere Gesù come rugiada, come manna, come fuoco, come tutto, come Dio : chi mai può immaginare il lavorio della Grazia in quel cuore? Gesù ne prende possesso e vive in lui, lo monda, lo abbellisce, lo fortifica, combatte per lui; e, se non trova ostacolo, lo fa santo. Ne facessi tu almeno una cosi! E dire che potresti farle tutte...

 

2. Comunione tiepida. Osi tu appressare le labbra a Gesù con il cuore così freddo, così dissipato, così privo di mortificazione? Dov'è la tua preparazione? Dove sono i tuoi affetti, i tuoi propositi, il tuo amore? Cerchi almeno di rompere il ghiaccio che ti sta dentro? Se sei arido, distratto, ti disponi almeno del tuo meglio? È forse per abitudine, o per desiderio di migliorare che frequenti la S. Comunione? Lo sai che il tiepido è di nausea a Dio?

 

3. Comunione sacrilega. L'infelice Giuda, come pagò caro il suo sacrilegio!... Da apostolo divenne un reprobo... Non l'abbiamo noi imitato, ponendo Gesù, tutto puro, santo, immacolato, presso l'impuro demonio che regnava nel nostro cuore con il peccato mortale? Quante volte bastò un sacrilegio a dare principio a una catena di peccati che trascinarono nell'Inferno! Pentitene, se ne hai commessi, e proponi di morire prima di commettere un sacrilegio.

 

PRATICA. — Procura di far una Comunione santa, per riparare le Comunioni tiepide e quelle sacrileghe.

 

27 Ottobre                 

LA COMUNIONE SPIRITUALE

 

1. In che consiste. L'anima amante brama sempre di congiungersi con Gesù; e, se potesse, si accosterebbe più volte al giorno alla santa Comunione, come sospirava S. Veronica Giuliani. Vi supplisce con la Comunione spirituale che, secondo S. Tommaso, consiste in un desiderio ardente e in una santa fame di comunicarsi e di partecipare alle grazie di chi si comunica con le dovute disposizioni. È un abbraccio amoroso di Gesù, è una fervida stretta di cuore, è un bacio spirituale. Tu non sai farle, perché non ami.

 

2. I suoi meriti. Il Concilio di Trento e i Santi la raccomandano con calore e i buoni la praticano con frequenza, perché è un mezzo potente per infervorarci, non è soggetta a vanità, rimanendo tutta segreta tra il cuore e Dio, e si può ripetere ogni momento. Inoltre, nell'ardore dell'affetto, nella purità d'intenzione, un'anima può meritare maggiori grazie con essa che con una Comunione fredda. Ne fai tu?

 

3. Come si pratica. Quando il tempo basta, si possono fare i medesimi atti suggeriti per la Comunione reale, supponendo che Gesù stesso ci comunichi dì sua mano, e ringraziandolo di tutto cuore. Se il tempo stringe, si faccia con tre atti: 1° di fede in Gesù; 2° di desiderio di riceverlo; 3° d'amore e d'offerta del proprio cuore. Per chi ci è avvezzo, basta un sospiro, un Gesù mio; un Vi amo, vi desidero: Venite a me, Vi abbraccio, non allontanatevi mai più da me. Ti sembra tanto difficile?

 

PRATICA. — Procura, lungo il giorno, di fare Comunioni spirituali, e prendi tale abitudine.

 

28 Ottobre

LE RICADUTE NEL PECCATO

 

1. Si ricade per debolezza. La nostra vita e le nostre confessioni sono un ritornello continuo di proponimento e dì ricadute. Che umiliazione per la nostra superbia! Che timore ci deve ispirare dei giudizi divini! Se però t'impegni con serietà a vincere quella passione dominante, a tenerti da quella cattiva abitudine, se t'aiuti con le preghiere, con la mortificazione, con i Sacramenti, e tuttavia ricadi : non affannarti : ciò è permesso da Dio; segui a combattere. Iddio perdonerà la tua debolezza.

 

2. Si ricade per trascuranza. Il sonnacchioso vuole e non vuole, leva il capo e torna a cadere;... così il tiepido, il negligente. Oggi propone e si mantiene saldo; ma costa assai combattere sempre; la mortificazione, la preghiera, allontanarsi da quell'occasione contrasta con la volontà;… prende qualche mezzo e presto lo abbandona; propone di fare meglio domani, intanto oggi ricade. Questa è una trascuratezza colpevole. Credi che il Signore ti scusi?

 

3. Si ricade per propria volontà. Così avviene a chi rimane in mezzo ai pericoli, a chi si fida delle proprie forze, a chi ama piuttosto sfogare la propria passione che non contentare Iddio, a chi non pratica i mezzi suggeriti dalla prudenza sebbene abbiano del difficile, a chi propone, ma è persuaso di non sapersi tenere... Infelice! troppo tardi si accorgerà, che la colpa è tutta sua. Pensaci e muta vita.

 

PRATICA. — Recita tre Pater, Ave, e Gloria a tutti i Santi per ottenere la perseveranza.

 

29 Ottobre                

IL NOSTRO DEBOLE

 

1. Tutti l'abbiamo. L'imperfezione ed il difetto sono annessi alla nostra guasta natura. Tutti figli di Adamo, non abbiamo di che vantarci sugli altri; è un superbo chi si preferisce; è stoltezza ridere dei difetti altrui con tanti difetti che ci attorniano; la carità comanda; Compatisci a tutti- Ma fra tante debolezze ve ne ha una per ciascheduno, che, qual regina predomina su tutte; tu forse, cieco, non la conosci, ma chi tratta con te sa dire: Questo è il tuo debole... Forse la superbia, forse l'impurità, la gola, ecc.

 

2. Come si manifesta. Chi vuole, non incontra grande difficoltà a conoscerlo: è quel peccato che trovi in tutte le tue confessioni; è quel difetto più conforme al tuo temperamento, che occorre ogni momento e fa commettere errori frequenti; quel difetto che più ti ripugna combattere, che entra più sovente nei tuoi pensieri e nelle tue risoluzioni, ed eccita le altre passioni. In te qual è? Di quali peccati ti confessi sempre?

 

3. Che cosa è il nostro debole. Non è solo un piccolo difetto, ma la passione dominante capace di trarci a grande rovina, se non viene corretta. Il debole di Caino era l'invidia: non combattuta, lo condusse al fratricidio. Il debole della Maddalena era la sensualità, ed a che vita la trasse! L'avarizia era il debole di Giuda e tradì per essa il Maestro... Il tuo debole della superbia, della vanità, dell'ira... sai dire a che può trascinarti?

 

PRATICA. — Recita un Pater, Ave e Gloria allo Spirito Santo perché t'illumini. Chiedi al confessore qual è il tuo debole.

 

30 Ottobre

RIMEDI ALLA PASSIONE DOMINANTE

 

1. Risolutezza nel combatterla. La passione dominante è, generalmente, la croce interna più difficile a sopportare; è un martirio per le anime buone! Sempre combattuta, sempre risorge; quando la credi vinta, si mostra ancora gagliarda. Le continue cadute scoraggiano: dopo venti anni di lotta, il trovarsi da capo suscita in noi melanconia e sfiducia: tutto si crede perduto!,.. Coraggio, combatti ancora; purché tu sia vittorioso nell'ultimo istante di vita, basta, dice l’Imitazione.

 

2. Rimedi generali. 1° Bisogna conoscerla per saperla combattere; e ciò si la con l'esame attento di coscienza, con l'interrogare un amico sincero o il proprio confessore. L'hai tu praticato? 2° Persuadersi dell'importanza di combatterla; qui non c'è mezzo: o vincere, o rimanere vinti! Se ne saremo gli schiavi in vita, ne saremo vittime nell'eternità... Ci pensi tu? 3° Aiutano alla vittoria, la meditazione, i Sacramenti, le mortificazioni.

 

3. Rimedi particolari. 1° Fare atti interni ed esterni della virtù opposta alla passione dominante: di umiltà per il superbo, di pazienza per l'iracondo, di dolcezza e di carità per l'invidioso, di purità d'intenzione per il vanitoso. 2° Usare grande diligenza nel prevenire le occasioni di cadere, proponendoci i mezzi per vincere. 3° Far l'esame particolare sulla passione, per conoscere i nostri progressi. Ma chi adopera tali mezzi sicuri della vittoria? Pratichiamoli.

 

PRATICA. Fa l'esame particolare sulla passione dominante.

 

31 Ottobre                

IL PARADISO

 

1. La speranza del Paradiso. In mezzo alle tribolazioni, alle miserie continue, è come un dolce e soave raggio di sole dopo la pioggia, il pensiero che lassù ci aspetta il Padre Celeste nella sua splendida dimora, per tergerci Egli stesso il pianto, levarci ogni affanno, pagarci munificamente di ogni più piccola pena, per Lui sofferta, e coronare con una beata Eternità le minime nostre virtù. Anche tu, se vuoi, ci puoi giungere...

 

2. Il possesso del Paradiso. Appena entrato in Paradiso, sarò felice... Che pensiero! Ora anelo alla felicità, le corro dietro, e non l'ottengo mai; in Cielo l'avrò perfetta, e per tutta l'eternità... Che gioia! In compagnia di tanti Santi, simile anch'io a un Angelo, alla presenza di Maria, di Gesù trionfante, vedrò Iddio nella sua sovrana Grandezza e Bellezza; L'amerò, Lo possederò con i suoi tesori, sarò messo a parte della Sua stessa felicità... Che gloria! Voglio giungervi ad ogni costo.

 

3. Il Paradiso sta nelle nostre mani. Il Signore non crea alcuno per dannarlo : vuole tutti salvi, dice San Paolo; la vita e la morte eterna vennero poste nelle mie mani; se vuoi, dice S. Agostino, il Paradiso è tuo. Non si compra col denaro, non con la scienza, non con gli onori; ma con la volontà, accompagnata dalle opere buone. Quanti lo vollero, tutti l'ottennero. E tu lo vuoi sinceramente e francamente? Ti pare che le opere tue siano per il Cielo? Rifletti, e risolvi.

 

PRATICA. — Recita una Salve Regina alla Vergine, e tre Pater a tutti i Santi, per ottenere il Cielo.

 


Caterina63
00sabato 18 ottobre 2014 10:45

... che poi, diciamocelo onestamente - papalepapale: a cosa serve oggi canonizzare o beatificare un Papa se poi si gettano nel cestino i loro insegnamenti come, ad esempio, la Familiaris Consortio di Giovanni Paolo II o come i mille moniti lanciati da Paolo VI contro chi voleva usare il Concilio per adattarsi alla mentalità del mondo?  
Sfogliamo la enciclicam del neo Beato - domani - Paolo VI la Ecclesiam Suam e scopriamo questo monito che sembra davvero quello più calpestato dalla frangia progressista del Sinodo di oggi, leggiamo e meditiamo. 

















Caterina63
00sabato 25 ottobre 2014 14:33



LA MEMORIA CRISTIANA DEI DEFUNTI

Riflessioni e preghiere del Beato Annibale Maria di Francia

Il Beato Annibale Maria Di Francia (1851 - Messina - 1927), animato da una illimi­tata carità verso il prossimo, fin da giovane considerò mez­zo efficacissimo per la salvezza di tutti gli uomini il comando di Gesù: «La messe è molta, ma gli operai sono pochi. Pre­gate dunque il Padrone della messe, perché mandi operai per la sua messe» (Mt 9, 38; Lc 10, 2).

È unanimamente riconosciuto come l'apostolo della preghiera per le vocazioni e come padre dei po­veri e degli orfani, per i quali istituì gli Orfanotrofi Antoniani. Le due Congregazioni religiose da lui fon­date, i Rogazionisti del Cuore di Gesù e le Figlie del Divino Zelo, cercano di realizzare gli stessi ideali non solo in Europa, ma anche in Africa, in Asia, in Ameri­ca e nell'Oceania.

Molte grazie vengono attribuite alla sua interces­sione. Il Papa Giovanni Paolo II lo ha proclamato Beato il 7 ottobre 1990 e il 16 maggio 2004 è stato iscritto nel libro dei Santi.

Padre Annibale si è distinto per la devozione ver­so le Anime sante del Purgatorio, e se ne è fatto apo­stolo in tutti i modi. Sono moltissime le preghiere che ci ha lasciato.

Egli personalmente celebrava e faceva celebrare sante Messe, faceva elemosine, digiuni, mortificazioni, le ricordava nella sua preghiera. I sacerdoti defunti erano i preferiti. Se facciamo memoria dei defunti non è per celebrare la morte, ma per esaltare la vita, che essi già possiedono e per i quali preghiamo che possa­no possederla ancora più abbondantemente.

In che modo possiamo aiutare efficacemente i de­funti? Come ricordarli alla luce della fede?

Fra i vivi e i defunti esiste una comunione spiri­tuale intensa di vita, non impedita dalla morte. Sant'A­gostino diceva: «Non si pèrdono mai coloro che amia­mo, perché possiamo amarli in Colui che non si può perdere».

Alla luce della fede e dell'insegnamento della Chiesa, possiamo fare molto per i defunti. 1 nostri suf­fragi sono un esercizio privilegiato della «Comunione dei Santi». Con i nostri suffragi apportiamo molto be­neficio ai fratelli defunti che avessero ancora bisogno di purificarsi, e indirettamente ci procuriamo delle grazie particolari, perché Dio gradisce sommamente la devota memoria dei defunti.

Padre Annibale suggeriva alle persone più genero­se il cosiddetto atto eroico di carità, che consiste nella rinunzia di tutti i meriti delle opere buone personali a favore delle Anime Sante del Purgatorio.

Tale atto eroico che fu praticato da molti Santi, come per esempio da Santa Teresa di Gesù Bambino, consiste inoltre - scrive Padre Annibale - «nell'ap­plicare in suffragio di quelle Anime sante tutte le in­dulgenze di cui siamo capaci, e tutti i suffragi che ri­ceveremo dopo la nostra morte».

Questo libretto vuole essere una piccola guida a pregare per i defunti, non solo nel mese di novembre, a loro dedicato, ma durante tutto l'anno.

 

1

L’opera più efficace in suffragio dei defunti: la Santa Messa

Dio ha mandato nel mondo il suo unico Figlio, perché noi abbiamo la vita per mezzo di lui. (1 Gv 4, 9)

 

RIFLESSIONE

Per alleviare le pene delle Anime sante del Purgatorio, è sufficiente che noi facciamo alcune opere che a noi costano poco, e a loro apportano un vantaggio immenso. Possiamo suffragare le anime dei defunti in primo luogo partecipando alla celebrazione della santa Messa per loro.

La Messa apporta grande refrigerio a quelle povere anime.

Si legge che San Gregorio con una sola Messa liberò una volta tutte le Anime del Purgatorio. Ed è certo che ad ogni Messa un gran numero di quelle anime se ne salgono al cielo. (Padre Annibale)

 

PREGHIERA (Padre Annibale)

O adorabile Gesù Signor nostro, noi, confidando nella vostra infinita bontà, vi domandiamo  una grazia assai grande: vuotate tutto intero il Purgatorio, rimettendo misericordiosamente a tutte quelle Anime sante tutte le loro colpe, per virtù dei vostri meriti, sollevandole tutte agli eterni splendori del Paradiso.

E affinché voi ci concediate questa grazia insigne, noi vi presentiamo, a piena soddisfazione di tutta la pena meritata da quelle Anime sante, tutti i misteri ineffabili della vostra vita, e tutti intendiamo presentarveli in questo gran Sacrificio della santa Messa. Padre nostro. Ave Maria. L'eterno riposo.

 

Guarda con bontà, Signore, il sacrificio eucaristico che ti offriamo per i nostri fratelli defunti. (dalla Liturgia)

 

2

Il valore e il merito del Rosario offerto per i defunti

Aspettiamo il nostro Salvatore Gesù Cristo; egli trasfigurerà il nostro corpo mortale

a immagine del suo corpo glorioso. (cfr. Fil 3, 20-21)

 

RIFLESSIONE

Un secondo mezzo per suffragare le Anime del Purgatorio è la recita del santo Rosario. Quando noi recitiamo la corona di Maria Santissima per qualche anima, quell'anima sente quasi smorzare le ardenti fiamme che la circondano, e prova invece un refrigerio di Paradiso. Affrettiamoci, dunque, a suffragare queste anime, specialmente le più abbandonate. Affrettiamoci, poiché quell'anima abbandonata potrebbe essere l'anima di qualche nostro caro defunto. (Padre Annibale)

 

PREGHIERA (Padre Annibale)

Eccovi, o Signore Gesù, il memoriale della vostra Incarnazione, della vostra Passione,

della vostra Morte e della vostra Risurrezione. Accettatelo e fatelo valere a pieno suffragio

delle Anime sante del Purgatorio. Non guardate i loro demeriti, o clementissimo Gesù, ma ricordatevi dell'amore e del dolore con cui compiste i misteri della nostra eterna salvezza. Aiutàti dalla vostra grazia, noi abbiamo fermissima fede che una sola goccia del vostro preziosissimo Sangue è più che bastevole per la pronta e piena remissione di tutte le colpe di quelle Anime elette. Padre nostro. Ave Maria. L'eterno riposo.

 

O Dio, Signore dei vivi e dei morti, concedi il perdono e la pace ai nostri fratelli defunti. (dalla Liturgia)

 

3

Fare memoria dei defunti è un segno di fede

Il Signore apra ai fedeli defunti le porte del paradiso, perché possano tornare a quella patria in cui non c'è morte, ma gioia eterna. (dalla Liturgia)

 

Non vi è stato popolo sulla terra che non abbia avuto, in ogni tempo, una speciale memoria dei defunti.

Il culto delle tombe è antico quanto la morte. Ma il Cristianesimo, che tutte le cose santificò, rese oltremodo venerando questo culto, e formò un dovere del ricordo degli estinti, poiché ci ha fatto conoscere che le anime dei defunti, trovandosi in gran numero nel Purgatorio, hanno bisogno dei nostri suffragi per volarsene in Paradiso.

Dopo questo sublime insegnamento, non vi è più nessuno che possa dimenticare la memoria dei suoi cari defunti. (Padre Annibale)

 

PREGHIERA (Padre Annibale)

O Cuore amorosissimo di Gesù, dal profondo del nostro nulla vi preghiamo di estendere la vostra infinita misericordia alle Anime sante del Purgatorio perché godano presto la vostra beatifica visione. La Chiesa santa commemora tutti i defunti, che dormono il sonno della pace, e quale Madre amorosa geme e supplica non per quelli che non sono più, ma per quelli di cui la speranza è piena di immortalità. Guardate, o Gesù benignissimo, le lacrime della Chiesa, vostra mistica sposa, uscita dal vostro costato sull'altare della Croce. Essa vi presenta i vostri stessi divini meriti, e vi supplica perché abbiate pietà di tutte le anime dei defunti. Padre nostro. Ave Maria. L'eterno riposo.

 

L'eterno riposo dona loro, Signore, e splenda ad essi la luce perpetua. (cfr. 4 Esd 2, 34-35)

 

4

Il suffragio è un dovere di carità

Gesù è morto ed è risorto; così anche quelli che sono morti in Gesù Dio li radunerà insieme con lui. E come tutti muoiono in Adamo, così tutti in Cristo riavranno la vita. (1 Ts 4, 14; 1 Cor 15, 22)

 

RIFLESSIONI

Le Anime del Purgatorio non possono pregare per se stesse. Ma possiamo farlo noi in loro favore. Se a loro non è permesso aiutarsi, a noi è imposto di soccorrerle.

È un dovere, è un obbligo di carità. Le Anime del Purgatorio sono nostro prossimo non meno di quanto erano in questa terra; e come nostro prossimo dobbiamo interessarci del loro stato e sollevarle. Cresce poi quest'obbligo quando si riflette sulla facilità con cui possiamo giovare alle Anime del Purgatorio. (Padre Annibale)

 

PREGHIERA (Padre Annibale)

O dilettissimo Gesù, mi presento al vostro cospetto per domandarvi una grazia singolare, un trionfo della vostra misericordia tutto particolare, degno di quella infinita carità che vi spinse a scendere dal cielo in terra, dal seno del Padre in una stalla, dalla sede della vostra gloria sopra un patibolo: liberate tutte le Anime sante del Purgatorio e introducetele all'eterno possesso di voi, unico e sommo Bene.

Quella vostra divina clemenza che gode nel perdonare, rimetta pienamente a tutte quelle anime elette i loro debiti. Padre nostro. Ave Maria. L'eterno riposo.

 

Signore Gesù, dona il riposo eterno ai tuoi fedeli per i quali hai versato il tuo Sangue prezioso. (dalla Liturgia)

 

5

I suffragi affrettano l'ingresso nel Paradiso

Dio ha tanto amato il mondo da donare il suo unico Figlio, perché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia la vita eterna. (Gv 3, 16)

 

RIFLESSIONE

Non è una crudeltà inqualificabile per un cristiano trascurare le anime dei defunti, che gemono in mezzo a pene spaventose, quando per noi il soccorrerle è cosa tanto facile? Immagina di entrare in una sala di ospedale, dove giacciono infermi colpiti dalle più terribili malattie; immagina di avere la potenza o l'arte di guarirli; non saresti l'uomo più crudele del mondo se non lo facessi?

Tale sei tu, anzi di più, quando lasci in abbandono le Anime nel Purgatorio senza soccorrerle nelle loro pene. (Padre Annibale)

 

PREGHIERA (Padre Annibale)

O Signore, vi supplichiamo di accordare senza ritardo l'eterna redenzione a tutte quelle Anime elette, siano le più antiche come le più novelle, le più vicine alla gloria come le più lontane. E se ve ne siano dimenticate da tutti e prive dei suffragi, noi imploriamo, o dolcissimo Gesù, la sovrabbondante pietà divina del vostro Cuore. Vi prego per quelle divine lacrime che spargeste sulla tomba di Lazzaro, per le agonie del vostro amatissimo Cuore nell'orto degli ulivi e sul patibolo della Croce.

Per questi santi misteri del vostro amore, del vostro dolore, vi supplichiamo che queste anime elette raggiungano presto il Paradiso. Padre nostro. Ave Maria. L'eterno riposo.

 

Tu che verrai a giudicare i vivi e i morti: nella tua misericordia, Signore, dona loro la pace. (dalla Liturgia)

 

6

Chi suffraga i defunti si attira la misericordia di Dio

Dio asciugherà ogni lacrima dagli occhi dei suoi figli, e non ci sarà più morte, né lutto, né lamento, né dolore, perché le cose di prima sono passate. (Gv 3, 16)

 

RIELESSIONI

Non sono pochi i vantaggi che a noi provengono dal suffragare le anime del Purgatorio.

Vuol dire attirarsi la protezione e la misericordia di Dio, il quale molto si compiace che venga placata la sua giustizia a favore di questi spiriti eletti, già predestinati alla gloria del Paradiso. Quando noi, con le nostre preghiere, solleviamo le anime del Purgatorio, sono esse stesse che impetrano misericordia per noi al divino cospetto. (Padre Annibale)

 

PREGHIERA (Padre Annibale)

O Signore, noi vi preghiamo per tutte le Anime sante del Purgatorio. Accettate la Vittima divina degna di voi. Il suo valore infinito formato di tutte le virtù, di tutti i sacrifici, di tutte le opere ineffabili, dell'Unigenito Figlio vostro fatto uomo, valga dinanzi alla vostra eterna bontà più di quello che esige la vostra giustizia dalle colpe di quelle Anime sante.

O Cuore dell'Agnello mansueto che togliete i peccati del mondo, abbiate pietà di tutte le Anime sante del Purgatorio. O Signore Gesù, mandate i vostri Santi Angeli a liberare e condurre in trionfo tutte quelle anime alla eterna felicità. Non ne resti una sola priva della visione beatifica del vostro volto. Padre nostro. Ave Maria. L'eterno riposo.

 

Signore, che sei il sollievo dopo la fatica, la vita dopo la morte, dona loro il riposo eterno. (dalla Liturgia)

 

7

Se ricordiamo i defunti, noi non saremo dimenticati

Beati i morti che muoiono nel Signore. Riposeranno dalle loro fatiche, perché le loro opere li accompagnano. (Ap 14,13)

 

RIFLESSIONI (Padre Annibale)

Gesù Cristo ha detto: «Con la misura con la quale misurate gli altri, sarete misurati anche voi» (Mt 7, 2).

Se oggi noi chiudiamo il cuore alla pietà, se oggi lasciamo in abbandono tante anime che aspettano i nostri suffragi, Dio, che è giusto, permetterà che anche noi siamo dimenticati. Provvediamo, dunque, ai nostri spirituali interessi. Il tempo passa rapidamente, la morte si avvicina. Ricordiamoci dei nostri antenati, dei nostri parenti; solleviamoli con preghiere, Messe, elemosine e opere buone.

 

PREGHIERA (Padre Annibale)

Vi presentiamo, o Signore Gesù, insieme con i vostri divini meriti, quelli di tutti i vostri Angeli e di tutti i vostri Santi, ma specialmente vi presentiamo la Eletta fra tutti gli eletti, la vostra Madre Santissima, tutte le singolari virtù della sua vita terrena. Perdonate tutte le pene che ancora dovrebbero scontare le anime dei fedeli defunti. Non tardate, o Signore, rimettete i loro debiti, affinché tutte passino felicemente ai gaudi eterni del Paradiso per benedirvi, lodarvi, ringraziarvi, amarvi, godervi e possedervi con gli Angeli e con i Santi per tutti i secoli eterni. Amen. Padre nostro. Ave Maria. L'eterno riposo.

 

Splenda ad essi la luce perpetua, insieme con i tuoi Santi, in eterno, Signore, perché tu sei buono. (Cfr. 4 Esd 2, 35)

 

PREGHIERE PER I DEFUNTI

O Signore, Dio onnipotente, io ti prego per il Sangue prezioso che il tuo divin Figlio Gesù ha sparso nell'Orto; libera le anime del Purgatorio, e singolarmente fra tutte la più abbandonata e conducile alla tua gloria, dove esse ti lodino e benedicano in eterno. Amen.

L'eterno riposo dona loro, Signore, e splenda ad essi la luce perpetua. Riposino in pace. Amen

 

O Signore, Dio onnipotente, io ti prego per il San­gue prezioso che il tuo divin Figlio Gesù ha sparso nella sua dura flagellazione; libera le anime del Purgatorio, specialmente le più vicine all'ingresso nella tua gloria, perché possano subito comincia­re a lodarti e benedirti in eterno. Amen. L'eterno riposo.

 

O Signore, Dio onnipotente, io ti prego per il Sangue prezioso che il tuo divin Figlio Gesù ha sparso nella sua acerba coronazione di spine; li­bera le anime del Purgatorio ed in particolare quelle che si trovano maggiormente bisognose di suffragi, affinché non tardino a lodarti nella tua gloria e benedirti per sempre. Amen. L'eterno riposo.

 

O Signore, Dio onnipotente, io ti supplico per il Sangue prezioso che il tuo divin Figlio Gesù ha sparso per le strade di Gerusalemme nel portare sulle spalle la Croce; libera le anime del Purga­torio, e singolarmente quelle che sono più ric­che di meriti dinanzi a te, affinché, nel sublime posto di gloria che loro spetta, ti lodino e bene­dicano in eterno. Amen. L'eterno riposo.

 

O Signore, Dio onnipotente, io ti supplico per il prezioso Corpo e Sangue del tuo divin Figlio Ge­sù, che nella vigilia della sua passione, egli stesso diede in cibo e bevanda ai suoi cari Apostoli e la­sciò a tutta la Chiesa per sacrificio perpetuo e vi­vifico alimento dei suoi fedeli; libera le anime del Purgatorio e massimamente le più devote di que­sto mistero d'infinito amore, affinché ti lodino per esso con il tuo divin Figlio e con lo Spirito Santo nella tua gloria in eterno. Amen. L'eterno riposo.

 

O Signore, Dio onnipotente, io ti supplico per il Sangue prezioso che il tuo divin Figlio Gesù ha sparso sull'albero della Croce, dalle mani e dai piedi; libera le anime del Purgatorio, e partico­larmente quelle per le quali io ho più debito di pregarti, affinché non sia per colpa mia che tu non le conduca presto a lodarti nella tua gloria e a benedirti per sempre. Amen. L'eterno riposo.

 

O Signore, Dio onnipotente, io ti supplico per il Sangue prezioso che scaturì dal Costato del tuo divin Figlio Gesù alla presenza e con estremo dolore della sua Santissima Madre; libera le ani­me del Purgatorio e singolarmente fra tutte quelle che sono state devote di questa gran Si­gnora, affinché presto vengano nella tua gloria per lodare e benedire Te e la Santissima Vergine Maria per tutti i secoli. Amen. L'eterno riposo.

 

Amabilissimo Gesù, umilmente ti prego di offri­re tu stesso all'eterno tuo Padre, per le anime sante del Purgatorio, il Sangue preziosissimo, scaturito dal tuo Corpo adorabile, con l'agonia e la tua santa morte. Ed anche tu, o addolorata Vergine Maria, presentagli, con la dolorosa pas­sione del tuo amatissimo Figlio, i sospiri, le la­crime e tutti i tuoi dolori sofferti nelle sue pene, affinché per i meriti di essi ottengano refrigerio le anime che si trovano nel Purgatorio, in modo che libere da quel carcere tormentoso siano in Cielo rivestite di gloria ed ivi cantino in eterno le divine misericordie. Amen.

L'eterno riposo dona loro, Signore, e splenda ad essi la luce perpetua.

Riposino in pace. Amen

 

ORAZIONE

Dio onnipotente, il tuo unico Figlio, nel mistero della Pasqua, è passato da questo mondo alla gloria del tuo regno; concedi ai nostri fratelli defunti di condividere il suo trionfo sulla morte e di contemplare in eterno te, o Padre, che li hai creati e redenti.

Per Cristo nostro Signore. Amen. (dagli Scritti del Beato Padre Annibale)

 

INDULGENZE APPLICABILI AI DEFUNTI

  1.  Dal mezzogiorno del 1° novembre fino al 2 novem­bre si può guadagnare, una volta sola, l'indulgenza ple­naria in suffragio dei defunti così: visitando una chiesa o un oratorio pubblico (o anche semipubblico per co­loro che legittimamente lo usano), recitando il Padre nostro e il Credo e, confessati e comunicati, una pre­ghiera secondo le intenzioni del Papa.
  2.  Nei giorni dall' 1 all'8 novembre, ai fedeli che visita­no il cimitero e pregano, anche solo mentalmente, per i defunti è concessa una volta al giorno l'indulgenza ple­naria (applicabile soltanto ai defunti), alle solite condi­zioni richieste. Negli altri giorni, è annessa alla visita al cimitero una indulgenza parziale, sempre per i defunti, proporzionata alla fede e alla pietà personale.

 

PREGHIERE TRATTE DAI TESTI LITURGICI

Per un defunto

Ascolta, o Dio, le preghiere della tua Chiesa per il nostro fratello (la nostra sorella) N.; la vera fede lo (la) associò al popolo dei credenti, la tua misericordia lo i la i unisca all'assemblea dei Santi nella dimora di luce e di pace. Per Cristo nostro Signore. Amen.

 

Per più defunti

Apri, Signore, le braccia della tua misericordia ai nostri fratelli defunti, che in te hanno sperato e creduto, e dona loro l'eredità promessa ai tuoi figli. Per Cristo nostro Signore. Amen.

 

Per i genitori

O Dio, che ci comandi di onorare il padre e la madre, apri le braccia della tua misericordia

ai nostri genitori defunti: perdona i loro peccati, e fa' che un giorno possiamo rivederli con gioia nella luce della tua gloria. Per Cristo nostro Signore. Amen.

 

Per i fratelli, parenti e benefattori

O Dio, fonte di perdono e di salvezza, per l'intercessione della Vergine Maria e di tutti i Santi, concedi ai nostri fratelli, parenti e benefattori, che sono passati da questo mondo a te,

di godere la gioia perfetta nella patria celeste. Per Cristo nostro Signore. Amen.

 

Per i Papi, i Vescovi e i Sacerdoti

Ascolta con bontà, o Padre, le preghiere del tuo popolo per tutti i Papi, i Vescovi e i Sacerdoti defunti, specialmente per quelli che nessuno ricorda, e concedi loro, che sull'esempio del Cristo hanno consacrato la vita a servizio della Chiesa, di allietarsi in eterno nella compagnia degli Angeli e dei Santi. Per Cristo nostro Signore. Amen.

 

Nell'anniversario della morte

O Dio, gloria dei credenti e vita dei giusti, concedi al nostro fratello (alla nostra sorella) N., che affidiamo alla tua divina misericordia nel giorno anniversario della morte, il riposo eterno, la beata pace e lo splendore della tua luce. Per Cristo nostro Signore. Amen.

 

PREGHIERE PER LE VOCAZIONI

O Cuore dolcissimo di Gesù, che avendo detto: «Pregate il Padrone della messe, perché mandi operai nella sua messe», ci hai dato fiducia di esaudirci quan­do questa grande grazia ti domandiamo; noi, per ub­bidire al comando del tuo divino zelo, ti supplichiamo perché ti degni di mandare buoni operai alla santa Chiesa e ti indirizziamo, a tale scopo, la più efficace di tutte le preghiere, che tu ci hai insegnato. Padre nostro.

 

O Cuore dolcissimo di Gesù, che in tutta la tua vita mortale hai cercato sempre la gloria del Padre, dègnati di mandare alla santa Chiesa i buoni evangeli­

ci operai, che con la santità della vita e con le aposto­liche fatiche, glorifichino incessantemente il Padre tuo che è nei cieli. Padre nostro.

 

O Cuore dolcissimo di Gesù, che fosti e sei asse­tato di anime, per cui non ti contentasti di darti tutto per noi ma lasciasti sulla terra il tuo eterno Sacerdo­zio per la salvezza di tutti, trài dal tuo aperto costato ministri santi che, pieni di vero zelo, guadagnino a te innumerevoli anime. Padre nostro.

(dagli Scritti del Beato Padre Annibale)

 

Preghiera per chiedere grazie al Signore per intercessione del Padre Annibale

Cuore divino di Gesù, che hai scelto il Beato Annibale Maria Di Francia ad essere l'apostolo della preghiera per le vocazioni e lo hai colmato di tanta carità da renderlo Padre degli orfani e dei poveri, donami la forza di imitare il suo esempio e le sue virtù, e concedimi, per sua intercessione, la grazia che ti chiedo... Fa' che tutto riesca per la tua gloria e a maggior bene dell'anima mia. Amen.

 

Messa Perpetua Rogazionista

L'Opera della «Messa Perpetua Rogazionista» è una istituzione che intende assicurare, in perpetuo, la celebrazione di una Santa Messa al giorno, in comune suffragio dei defunti che vengono iscritti nell'apposito registro. Come segno tangibile di partecipazione, la ri­chiesta di iscrizione viene accompagnata da una offer­ta libera, che può essere inviata anche un po' per vol­ta o periodicamente. Non è escluso, anzi è consigliabi­le, che una persona faccia iscrivere il proprio nome nel registro della «Messa Perpetua Rogazionista» per averne il cristiano suffragio dopo la morte e per parte­cipare al bene che si fa nelle Missioni Rogazioniste.

L'iscrizione alla «Messa Perpetua Rogazionista» viene attestata mediante una pagellina debitamente compilata.

L' Opera della «Messa Perpetua Rogazionista» ha sede centrale a Roma, presso la Curia Generalizia dei Rogazionisti.

Per le adesioni scrivere a:

Curia Generalizia dei Rogazionisti Opera della Messa Perpetua Via Tuscolana 167 - 00182 Roma (Italia) - ccp. 63085005

 

Come ricordare e suffragare i defunti

L'amore infinito di Dio ci consente molti modi con cui possiamo dare aiuto spirituale ai nostri cari defunti, ed esprimere anche così la virtù della carità:

• Fare celebrare sante Messe e, possibilmente, parteciparvi.

• Compiere il pio esercizio della Via Crucis.

• Recitare il santo Rosario.

• Fare preghiere di suffragio.

• Fare digiuni e penitenze, secondo le proprie forze e con il consiglio del confessore.

• Sopportare e offrire tutte le proprie sofferenze e tribolazioni.

• Fare elemosine e partecipare alle opere di carità della Chiesa.

 

L'insegnamento della Chiesa sulla vita eterna

[I1 nobile Giuda Maccabeo] fatta una colletta, con un tanto a testa, per circa duemila dramme d'argento, le inviò a Gerusalemme perché fosse offerto un sacrificio espiatorio, compiendo così un'azione molto buona e nobile, suggerita dal pensiero della risurrezione. Perché se non avesse avuta ferma fiducia che i defunti sarebbero risuscita­ti, sarebbe stato superfluo e vano pregare per i morti. Ma se egli considerava la magnifica ricompensa riservata a coloro che si addormentano nella morte con sentimenti di pietà, la sua considerazione era santa e devota. Perciò egli fece offri­re il sacrificio espiatorio per i morti, perché fossero assolti dal peccato. (Secondo libro dei Maccabei 12, 43-45)

 

Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio, nessun tor­mento le toccherà.

Agli occhi degli stolti parve che morissero; la loro fine fu ritenuta una sciagura, la loro partenza da noi una rovina, ma essi sono nella pace. (Sap 3, 1)

 

Cristo è risuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti. Poiché se a causa di un uomo venne la morte, a causa di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti; e come tutti muoiono in Adamo, così tutti riceveran­no la vita in Cristo. (1 Cor 15, 20-22)

 

L'unione dei viatori con i fratelli morti nella pace di Cristo non è minimamente spezzata dalla morte, anzi secondo la perenne fede della Chiesa è consolidata dalla co­municazione dei beni spirituali. (Lumen gentium, 49)

 

Per questo Cristo è morto ed è ritornato alla vita: per essere il Signore dei morti e dei viventi (cfr. Rm 14, 9).  Ma Dio non è Dio dei morti, bensì dei vivi (cfr. Mt 22, 32). Perciò i morti sui quali domina colui che è risorto, non so­no più morti, ma viventi; e domina su di loro la vita proprio perché vivano, senza temere più la morte, come «Cristo ri­suscitato dai morti, non muore più» (Rm 6, 9). (Sant'Anastasio, vescovo di Antiochia)

 

Dobbiamo riconoscere che anche la morte può essere un guadagno e la vita un castigo. Perciò anche san Pao­lo dice: «Per me il vivere è Cristo e il morire un guadagno» (Fil 1, 21). E come ci si può trasformare completamente nel Cristo, che è spirito di vita, se non dopo la morte corpora­le? Esercitiamoci perciò, quotidianamente a morire e ali­mentiamo in noi una sincera disponibilità alla morte. (Sant'Ambrogio)

 

Cristo, speranza di tutti i credenti, chiama i trapassati dormienti, non morti; dice infatti: «II nostro amico Laz­zaro s'è addormentato» (Gv 11, 11). Ma anche il santo Apo­stolo non vuole che ci rattristiamo su quelli che si sono ad­dormentati (cfr. 1Ts 4, 12) e quindi se teniamo per fede che tutti i credenti in Cristo, come dice il Vangelo, non moriranno per sempre, sappiamo ancora per fede che neanche lui è mor­to per sempre e nemmeno noi moriremo per sempre. (San Baulione, vescovo di Saragoza)

 

Non si pèrdono mai coloro che amiamo, perché possia­mo amarli in Colui che non si può perdere. (Sant'Agostino)

La Santa Scrittura ci fa sapere che alcuni spariscono da questo mondo come se non fossero mai nati, e con la loro morte la memoria si perde. Ma non così è la sorte delle anime elette. Di loro lo Spirito Santo (Sap 4, 1) ha detto: «La loro memoria è immortale, per il fatto che sono riconosciute da Dio e dagli uomini». (Padre Annibale)



Caterina63
00sabato 25 ottobre 2014 14:41

  FLORILEGIO DI RICORDI per mantenerci costanti nel suffragare le Anime del Purgatorio.


Eccovi alcune massime, che, rilette di tanto in tanto, risveglieranno in noi i bei sentimenti, che ci animeranno a suffragare costantemente e diligentemente le Anime del Purgatorio, e ad acquistare per loro Indulgenze. Esse inoltre manterranno noi stessi inondi da ogni colpa, e ci ecciteranno a purificar sempre meglio colla penitenza le nostre macchie: poichè ci torna a conto il farlo con si poca fatica piuttosto in questo mondo, anrichè scontare tuttò dopo la morte, quando si dovrà pagare secondo giustizia e senza misericordia. - Ecco le massime. 

1. Il peccato appare un piccolo male in vita, grande alla morte, immenso dopo la morte.

2. Ogni cosa che faremo per le Anime purganti, Gesù Cristo la riterrà come fatta a Sè. 


3. Col suffragare le Anime siamo certi di far piacere al Cuore di Gesù.


4. Se tutti i momenti, che si passano a fare o a dire cosa di poca utilità, si impiegassero nell'acquistare Indulgenze, quante Anime si salverebbero!


5. Col condurre Anime del Purgatorio a Dio ci assicuriamo intercessori invita ed' in morte.

6. E’ di fede, che le Anime possano intercedere per noi, giunte che sieno per merito nostro in Paradiso.


7. Ogni dolore e patimento, offerto in suffragio delle Anime del Purgatorio, perde della sua agrezza, e diviene più dolce.


8. A schivare il fuoco del Purgatorio giova il liberare le anime degli altri, perchè Gesù Cristo disse: Colla misura onde avrete misurato, sarete misurati voi stessi.


9. Nel pregare per i Defunti ponete sempre la Madonna quale Avvocata, e come pegno i meriti di Gesù Cristo, del suo preziosissimo Sangue, e il valore dei santi Sacrifizii.


10. Se voi chiederete con istanza al Cuore di Gesù la gloria del Cielo per le Anime purganti, il divin Cuore la chiederà con istanza al Padre per voi.


11. Chi è mai, il quale, ricordandosi.sempre delle due voragini di fuoco che ci stanno sotto i piedi, scordi poi di batter la via, che conduse al monte santo di Dio?


12. La memoria continua di quanto scontano i nostri conoscenti, sebbene morti da buoni cristiani, in pena dei passatempi, del lusso, della vanità e di altri peccati, c'infonderà quel timore di Dio che forma i Santi.


13. Se il meditar sempre la legge di Dio, il contrariare sempre le vostre voglie naturali, il combatter sempre contro il mondo e il demonio vi stanca, pensate che cosa non vorrebbero fare le Anime purganti, se potessero tornare in questa vita.


14. Fate l'elemosina ai poveri con tre intenzioni, cioè: 1. Per amor di Dio; 2. In suffragio delle Anime purganti; 3. per soddisfare alla divina giustizia pei vostri peccati. In tal modo vi aprirà le porte del Cielo.


15. Dopo aver suffragato le Anime, incaricatele affinchè preghino pel Papa, per la Chiesa, per gl'infedeli e per tutti i poveri peccatori.


16. Abbiate voi stesso, ed infondetelo negli altri, specialmente nei giovanetti, un grande orrore al peccato veniale, di cui si spesso si cade, perchè non lo si odia come il peccato mortale.


17. Il demonio istiga i mondani a sempre aumentare gli studii di cose curiose ed inutili, afnchè i poveri giovanetti non abbiano nè tempo ne mente di pensare all'unico necessario.


18. Se impareremo a farci sante, avremo acquistato ricchezze che nemmeno la morte potrà strapparci di mano, ma che dopo di essa, ci saranno rese a mille doppi.


19. Una vita in catene, in un carcere oscuro flagellati, e a pane ed acqua, è un paradiso a confronto del Purgatorio.


20. La pena della lontananza da Dio è quella che più aggrava il castigo delle Anime penanti. Perchè subito dopo che vien separata dal corpo, l'anima anela con ansietà, impossibile a descriversi, alla unione con Dio, da cui viene respinta.


21. La cara Madonna e gli Angeli vengono a confortare le Anime del Purgatorio, ma niente le soddisfa del tutto, finchè sono separate da Dio.


22. Fissiamo quante volte al giorno vogliamo suffragare le Anime, e in quanti modi ogni settimana e ogni mese; e Dio ce lo rimeriterà a cento doppi.


23. Siamo industriosi, come sono i poveri nel riunir limosine, nell'acquistare Indulgenze per le Anime purganti, sopratutto accostandoci ai santi Sacramenti.


24. È stato calcolato che in tutto il mondo muoiono ogni giorno quasi cento mila persone: quante di esse andranno in Purgatorio? Pregate ogni giorno per gli agonizzanti che in quel giorno debbono morire.


25. Chi gode immeritatamente riputazione di santo, si troverà burlato, se va in Purgatorio, perchè non si pregherà per lui credendolo in Paradiso.


26. Nella vita umana, se si fugge un incomodo s'incappa in un altro; ma, se si soffre qualche cosa per le Anime, non accade mai senza un guadagno.


27. Non cessiamo mai dal purificarci, perchè la morte è forse alla porta, e tanti muoiono all'improvviso; guai a coloro, che come già le vergini stolte, non sono preparate per l'arrivo dello Sposo. 


28. Nella sacra Scrittura è detto, che la carità copre tutta la moltitudine dei peccati. Usiamola dunque abbondantemente per compassione di noi stessi, del nostro prossimo bisognoso, e delle Anime purganti, a cui sempre dovremo applicare il frutto delle nostre opere.


29. San Paolo dice: Sia che mangiate, sia che beviate, o facciate altra cosa, tutto fate a gloria di Dio; e noi aggiungiamo: ricordandoci pure delle Anime purganti.


30. Per ultimo vi raccomando ciò che dice pure san Paolo, che noi siamo tutti un corpo m Gesù Cristo; quindi, se un membro patisce, patiscono tutti i membri; e se un membro gode, godono tutti i membri. Soffriamo dunque qualche cosa per i fedeli della Chiesa purgante, e per i fedeli della militante, e godiamo coi membri della Chiesa trionfante, a cui ci condurranno i meriti di nostro Signore Gesù Cristo. Così sia.


(Tratto da: "Filotea per i defunti"; IMPRIMATUR: In Curia Archiep., Mediolani, die 18 octobris 1901. S. A. M. MANTEGAZZA, Ep. Famag., Vie. gen.)





Che cosa sono le 30 Messe gregoriane?
A chi possiamo rivolgerci per averle?

Che cosa è il Dies Irae? Che cosa insegna la Chiesa?
Questo ed altro in questo articolo anche con il video del Dies Irae
Inoltre vi proponiamo di Benedetto XVI la Catechesi mirabile sulla realtà della morte e della speranza che abbiamo in Cristo Gesù.  

CHE COSA E', allora, la vera COMMEMORAZIONE DEI DEFUNTI? Confidiamo anche in Voi, fratelli e sorelle nel santo Battesimo, per divenire cooperatori della Verità condividendo questo materiale....CLICCATE QUI 
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PREGHIERE (specialmente per Novembre pregando per i nostri Defunti)

CORONCINA PER LE ANIME DEL PURGATORIO
Il segno della Croce: + nel Nome del Padre e + del Figlio e dello + Spirito Santo. Amen

Credo, Padre Nostro, Ave Maria, Gloria al Padre.

Si usi la corona del S. Rosario:

Sul grano grosso: O Anime sante del Purgatorio, infiammate la mia anima con il fuoco del Divin Amore perché Gesù crocifisso abbia pietà di me.

Sui 10 grani piccoli: Signore Gesù Crocifisso, abbi pietà delle anime del Purgatorio.

3 Eterno Riposo…

CORONCINA DEI CENTO REQUIEM (Eterno Riposo)

Sui 10 grani piccoli della corona:

L'eterno riposo dona loro, o Signore, e splenda ad essi la luce perpetua. Riposino in pace. Amen.

Sui grani grandi:

Madre della Divina Misericordia prega per noi e per le Anime sante del Purgatorio

Si termina con la Salve Regina

CORONCINA DELLE CINQUE PIAGHE di Gesù (le due piaghe ai piedi, le due piaghe alle mani, e il santo costato trafitto)

In unione a Maria addolorata adoriamo la Passione del Signore. Per le sue mani immacolate, offriamo all'Eterno Padre, in suffragio dei nostri cari defunti:

La Piaga della mano destra dio Gesù. Gloria al Padre…

La Piaga della mano sinistra di Gesù, Gloria al Padre…

La Piaga del piede destro di Gesù. Gloria al Padre…

La Piaga del piede sinistro di Gesù. Gloria al Padre…

La Piaga del Sacratissimo costato di Gesù. Gloria al Padre…

L'Eterno Riposo…

DE PROFUNDIS (ogni giorno per le Anime del Purgatorio e per quanti moriranno durante il giorno, specialmente le Anime più abbandonate e dimenticate)

Dal profondo a Te grido, o Signore; Signore, ascolta la mia voce. Siano i tuoi orecchi attenti alla voce della mia preghiera. Se consideri le colpe, Signore, Signore, chi potrà sussistere? Ma presso di te è il perdono: perciò avremo il tuo timore. Io spero nel Signore, l'anima mia spera nella tua parola. L'anima mia attende il Signore più che le sentinelle l'aurora. Israele attenda il Signore, perché presso il Signore è la misericordia e grande presso di lui la redenzione. Egli redimerà Israele da tutte le sue colpe.

GIACULATORIE

Dolcissimo Signore Gesù, ti prego di voler esaudire, per i meriti della tua santissima vita, questa preghiera che ti rivolgo per tutti i defunti di tutti i tempi, soprattutto quelli per i quali non si prega mai. Ti prego di supplire a tutto ciò che quest'anime hanno trascurato nell'esercizio delle tue lodi, del tuo amore, della riconoscenza, della preghiera, delle virtù e di tutte le altre opere buone che esse avrebbero potuto compiere e che non hanno compiuto o che hanno compiuto con troppa imperfezione. Amen.

Cuore divino di Gesù, converti i peccatori, salva i moribondi, libera le anime sante del Purgatorio.

O Gesù, Signore pietoso, dona ai Defunti l'eterno Tuo riposo.

PREGHIERE PER LIBERARE ANIME DAL PURGATORIO

Da recitarsi  al venerdì possibilmente alle 15,00 l'ora in cui Gesù morì sulla Croce

TI ADORO O CROCE SANTA

Ti adoro, o Croce Santa, che fosti ornata del Corpo Sacratissimo del mio Signore, coperta e tinta del suo Preziosissimo Sangue. Ti adoro, mio Dio, posto in croce per me. Ti adoro, o Croce Santa, per amore di Colui che è il mio Signore. Amen.

(Recitata 33 volte (gli anni di Gesù sulla terra) il Venerdì Santo, libera 33 Anime del Purgatorio.

Recitata 50 volte ogni venerdì, ne libera 5.

Venne confermata dai Papi Adriano VI, Gregorio XIII e Paolo VI).

Da: Il libro delle Novene - Ed. Ancilla

ORAZIONE

da recitarsi avanti al Crocifisso

Adoro te, Croce preziosa, che con le venerabili membra del mio Signore Gesù Cristo foste adornata, e col suo preziosissimo sangue tinta. Adoro te mio Dio, posto su quella Croce per amor mio.

Pater, Ave, Gloria e l' Eterno Riposo

Con questa orazione si liberano tre anime dal Purgatorio ogni venerdì che si recita, e 33 al Venerdì Santo.

CON APPROVAZIONE ECCLESIASTICA

PER COLORO CHE MUOIONO OGNI GIORNO

Si potrebbero salvare dall'inferno molte anime se mattino e sera si recitasse questa preghiera indulgenziale con tre Ave Maria per coloro che muoiono il giorno stesso.

“O Misericordiosissimo Gesù, che bruciate di un sì ardente amore per le anime, Vi scongiuro, per l'agonia del Vostro Santissimo Cuore e per i dolori della Vostra Madre Immacolata, di purificare con il Vostro Sangue tutti i peccatori della terra che sono in agonia e che devono morire oggi stesso, Cuore agonizzante di Cristo, abbiate pietà dei morenti”. Tre Ave Maria.

INDULGENZA PLENARIA QUOTIDIANA

Una indulgenza plenaria al giorno, non giubilare ma ordinaria. Applicabile anche ai defunti, può essere acquisita sempre da tutti i fedeli, in tutti i giorni dell'anno alle solite tre condizioni: 

  •  Confessione;
  •  Comunione;
  •  Preghiera per il Papa. Ovvero Credo, Pater, Ave

Aggiungendo, a scelta, una delle seguenti opere di carità:

  1.  Recita comunitaria del Santo Rosario, anche in casa.
  2.  Il pio esercizio della Via Crucis davanti alle quattordici stazioni, in Chiesa.
  3.  Visita al Santissimo Sacramento e Adorazione per almeno mezz'ora, in Chiesa.
  4.  Lettura della Sacra Scrittura a modo di lettura spirituale, per almeno mezz'ora, in casa.

Naturalmente, nelle opere di carità, non si trascuri l'aiuto, se possibile, a qualche persona che ha più bisogno anche materialmente del nostro piccolo aiuto.

* L'acquisizione della indulgenza plenaria ordinaria, può essere anche offerta a Gesù o alla Madonna per indulgenziare un'anima del Purgatorio a loro scelta.




Caterina63
00domenica 2 novembre 2014 09:02

 


Angelus: i santi, ultimi per il mondo ma primi per Dio. Appello per Gerusalemme


 




SOLENNITÀ DI TUTTI I SANTI


PAPA FRANCESCO


ANGELUS


Piazza San Pietro
Sabato, 1° novembre 2014

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Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

I primi due giorni del mese di Novembre costituiscono per tutti noi un momento intenso di fede, di preghiera e di riflessione sulle “cose ultime” della vita. Celebrando, infatti, tutti i Santi e commemorando tutti i fedeli defunti, la Chiesa pellegrina sulla terra vive ed esprime nella Liturgia il vincolo spirituale che la unisce alla Chiesa del cielo. Oggi diamo lode a Dio per la schiera innumerevole dei santi e delle sante di tutti i tempi: uomini e donne comuni, semplici, a volte “ultimi” per il mondo, ma “primi” per Dio. Al tempo stesso già ricordiamo i nostri cari defunti visitando i cimiteri: è motivo di grande consolazione pensare che essi sono in compagnia della Vergine Maria, degli apostoli, dei martiri e di tutti i santi e le sante del Paradiso!

La solennità odierna ci aiuta così a considerare una verità fondamentale della fede cristiana, che noi professiamo nel “Credo”: lacomunione dei santi. Che cosa significa questo: la comunione dei santi? È la comunione che nasce dalla fede e unisce tutti coloro che appartengono a Cristo in forza del Battesimo. Si tratta di una unione spirituale - tutti siamo uniti! - che non viene spezzata dalla morte, ma prosegue nell’altra vita. In effetti sussiste un legame indistruttibile tra noi viventi in questo mondo e quanti hanno varcato la soglia della morte. Noi quaggiù sulla terra, insieme a coloro che sono entrati nell’eternità, formiamo una sola e grande famiglia. Si mantiene questa familiarità.

Questa meravigliosa comunione, questa meravigliosa unione comune tra terra e cielo si attua nel modo più alto ed intenso nella Liturgia, e soprattutto nella celebrazione dell’Eucaristia, che esprime e realizza la più profonda unione tra i membri della Chiesa. Nell’Eucaristia, infatti, noi incontriamo Gesù vivo e la sua forza, e attraverso di Lui entriamo in comunione con i nostri fratelli nella fede: quelli che vivono con noi qui in terra e quelli che ci hanno preceduto nell’altra vita, la vita senza fine. Questa realtà ci colma di gioia: è bello avere tanti fratelli nella fede che camminano al nostro fianco, ci sostengono con il loro aiuto e insieme a noi percorrono la stessa strada verso il cielo. Ed è consolante sapere che ci sono altri fratelli che hanno già raggiunto il cielo, ci attendono e pregano per noi, affinché insieme possiamo contemplare in eterno il volto glorioso e misericordioso del Padre.

Nella grande assemblea dei Santi, Dio ha voluto riservare il primo posto alla Madre di Gesù. Maria è al centro della comunione dei santi, quale singolare custode del vincolo della Chiesa universale con Cristo, del vincolo della famiglia. Lei è la Madre, Lei è la Madre nostra, nostra Madre. Per chi vuole seguire Gesù sulla via del Vangelo, lei è la guida sicura, perché è la prima discepola. Lei è la Madre premurosa ed attenta, a cui confidare ogni desiderio e difficoltà.

Preghiamo insieme la Regina di tutti i Santi, perché ci aiuti a rispondere con generosità e fedeltà a Dio, che ci chiama ad essere santi come Egli è Santo (cfr Lv 19,2; Mt 5,48).


Dopo l'Angelus:

Cari fratelli e sorelle,

la liturgia di oggi parla della gloria della Gerusalemme del cielo, la Gerusalemme celeste. Vi invito a pregare perché la Città Santa, cara a ebrei, cristiani e musulmani, che in questi giorni è stata testimone di diverse tensioni, possa essere sempre più segno e anticipo della pace che Dio desidera per tutta la famiglia umana.

Oggi a Vitoria (Spagna), viene proclamato Beato il martire Pietro Asúa Mendía. Sacerdote umile, e austero, predicò il Vangelo con la santità di vita, la catechesi e la dedizione verso i poveri e i bisognosi. Arrestato, torturato e ucciso per aver manifestato la sua volontà a rimanere fedele al Signore e alla Chiesa, rappresenta per tutti noi un mirabile esempio di fortezza nella fede e di testimonianza della carità.

Saluto tutti i pellegrini provenienti dall’Italia e da tanti Paesi. In particolare, saluto i partecipanti alla “Corsa dei Santi” e alla “Marcia dei Santi”, promosse rispettivamente dalla Fondazione Don Bosco nel mondo e dall’Associazione Famiglia Piccola Chiesa. Mi compiaccio per queste iniziative che uniscono lo sport, la testimonianza cristiana e l'impegno umanitario. Saluto inoltre i ragazzi di Modena che hanno ricevuto la Cresima, con i genitori e i catechisti, come pure i volontari della città di Sciacca e il gruppo sportivo della parrocchia di Castegnato (Brescia).

Oggi pomeriggio mi recherò al cimitero del Verano e celebrerò la Santa Messa in suffragio dei defunti. Visitando il principale cimitero di Roma, mi unisco spiritualmente a quanti si recano in questi giorni presso le tombe dei loro morti nei cimiteri del mondo intero.

A tutti auguro una buona festa dei Santi, nella gioia di far parte della grande famiglia dei Santi. Non dimenticate, per favore, di pregare per me.

 

Papa al Verano: uomo che si crede "dio" distrugge il mondo




Omelia del Papa alla Messa al cimitero del Verano

(trascrizione a cura della Radio Vaticana)

Quando nella prima Lettura ho sentito questa voce dell’Angelo che gridò a gran voce ai quattro angeli ai quali era stato concesso di devastare la Terra e il Mare, di distruggere tutto: “Non devastate la Terra né il Mare né le piante”, a me è venuta in mente una frase che non è qui, ma è nel cuore di tutti noi: “Gli uomini sono capaci di farlo, meglio di voi”. Noi siamo capaci di devastare la Terra meglio degli angeli. E questo lo stiamo facendo, questo lo facciamo: devastare il Creato, devastare la vita, devastare le culture, devastare i valori, devastare la speranza.
E quanto bisogno abbiamo della forza del Signore perché ci sigilli con il suo amore e con la sua forza, per fermare questa pazza corsa di distruzione. Distruzione di quello che Lui ci ha dato, delle cose più belle che Lui ha fatto per noi, perché noi le portassimo avanti, le facessimo crescere, dare frutti … Quando in sagrestia guardavo le fotografie di 71 anni fa [il Papa allude al bombardamento di Roma che colpì il quartiere dove si trova il cimitero], ho pensato: “Questo è stato tanto grave, tanto doloroso. Questo è niente in comparazione di quello che oggi accade”. L’uomo si impadronisce di tutto, si crede Dio, si crede il Re. E le guerre: le guerre che continuano, non precisamente a seminare grano di vita. A distruggere. Ma, è l’industria della distruzione. E’ un sistema, anche, di vita che quando le cose non si possono sistemare, si scartano: si scartano i bambini, si scartano gli anziani, si scartano i giovani senza lavoro … Questa devastazione ha fatto questa cultura dello scarto. Si scartano popoli …
Questa è la prima immagine che è venuta a me, quando ho sentito questa Lettura.

La seconda immagine, nella stessa Lettura: questa moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua … I popoli, la gente … Adesso incomincia il freddo: questi poveri, che devono fuggire per salvare la vita, dalle loro case, dai loro popoli, dai loro villaggi, nel deserto … e vivono in tende, sentono il freddo, senza medicine, affamati … perché il dio-uomo si è impadronito del Creato, di tutto quel bello che Dio ha fatto per noi. Ma chi paga la festa? Loro! I piccoli, i poveri, quelli che da persona sono finiti in scarto. E questo non è storia antica: succede oggi. “Ma, Padre, è lontano …” – Anche qui! [In] tutte le parti. Succede oggi.
Dirò di più: sembra che questa gente, questi bambini affamati, ammalati, sembra che non contino, che siano di un’altra specie, non siano umani. E questa moltitudine è davanti a Dio e chiede: “Per favore, salvezza! Per favore, pace! Per favore, pane! Per favore, lavoro! Per favore, figli e nonni! Per favore, giovani con la dignità di poter lavorare!”. Ma i perseguitati, tra loro, quelli che sono perseguitati per la fede … “Uno degli anziani, allora, si rivolse a me e disse: ‘Questi chi sono, vestiti di bianco?’ - chi sono?, da dove vengono? – ‘Sono quelli che vengono dalla Grande Tribolazione e che hanno le loro vesti rendendole candide nel sangue dell’Agnello’”.

E oggi, senza esagerare, oggi, nel giorno di Tutti i Santi, vorrei che noi pensassimo a tutti questi, i santi sconosciuti. Peccatori come noi, peggio di noi, ma distrutti. A questa tanta gente che viene dalla Grande Tribolazione: la maggior parte del mondo è in tribolazione. E il Signore santifica questo popolo, peccatore come noi, ma lo santifica con la tribolazione.

E alla fine, la terza immagine. Dio.
La prima, la devastazione; la seconda, le vittime; la terza, Dio. Dio: “Noi fin d’ora siamo figli di Dio”, abbiamo sentito nella seconda Lettura. “Ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato noi saremo simili a Lui, perché lo vedremo come Egli è”, cioè: la speranza. E questa è la benedizione del Signore che ancora abbiamo: la speranza. La speranza che abbia pietà del Suo popolo, che abbia pietà di questi che sono nella Grande Tribolazione. Anche, che abbia pietà dei distruttori e si convertano. E così, la santità della Chiesa va avanti: con questa gente, con noi che vedremo Dio come Lui è. E quale dev’essere l’atteggiamento nostro, se vogliamo entrare in questo popolo e camminare verso il Padre, in questo mondo di devastazione, in questo mondo di guerre, in questo mondo di tribolazione? Il nostro atteggiamento, lo abbiamo sentito nel Vangelo: è l’atteggiamento delle Beatitudini. Soltanto quel cammino ci porterà all’incontro con Dio.
Soltanto quel cammino ci salverà dalla distruzione, dalla devastazione della Terra, del Creato, della morale, della Storia, della famiglia, di tutto. Soltanto quel cammino: ma ci farà passare cose brutte, eh? Ci porterà problemi. Persecuzione. Ma soltanto quel cammino ci porterà avanti. E così, questo popolo che tanto soffre oggi per l’egoismo dei devastatori, dei nostri fratelli devastatori, questo popolo va avanti con le Beatitudini, con la speranza di trovare Dio, di trovare a quattr’occhi il Signore, con la speranza di diventare santi, in quel momento dell’incontro definitivo con Lui.

Il Signore ci aiuti e ci dia la grazia di questa speranza, ma anche la grazia del coraggio di uscire da tutto quello che è distruzione, devastazione, relativismo di vita, esclusione degli altri, esclusione dei valori, esclusione di tutto quello che il Signore ci ha dato: esclusione di pace. Ci liberi da questo, e ci dia la grazia di camminare con la speranza di trovarci un giorno a quattr’occhi con Lui. E questa speranza, fratelli e sorelle, non delude.

 

   

COMMEMORAZIONE DI TUTTI I FEDELI DEFUNTI

PAPA FRANCESCO

ANGELUS

Piazza San Pietro
Domenica, 2 novembre 2014

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Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Ieri abbiamo celebrato la Solennità di tutti i Santi, e oggi la liturgia ci invita a commemorare i fedeli defunti. Queste due ricorrenze sono intimamente legate fra di loro, così come la gioia e le lacrime trovano in Gesù Cristo una sintesi che è fondamento della nostra fede e della nostra speranza. Da una parte, infatti, la Chiesa, pellegrina nella storia, si rallegra per l’intercessione dei Santi e dei Beati che la sostengono nella missione di annunciare il Vangelo; dall’altra, essa, come Gesù, condivide il pianto di chi soffre il distacco dalle persone care, e come Lui e grazie a Lui fa risuonare il ringraziamento al Padre che ci ha liberato dal dominio del peccato e della morte.

Tra ieri e oggi tanti fanno una visita al cimitero, che, come dice questa stessa parola, è il “luogo del riposo”, in attesa del risveglio finale. È bello pensare che sarà Gesù stesso a risvegliarci. Gesù stesso ha rivelato che la morte del corpo è come un sonno dal quale Lui ci risveglia. Con questa fede sostiamo – anche spiritualmente – presso le tombe dei nostri cari, di quanti ci hanno voluto bene e ci hanno fatto del bene. Ma oggi siamo chiamati a ricordare tutti, anche quelli che nessuno ricorda. Ricordiamo le vittime delle guerre e delle violenze; tanti “piccoli” del mondo schiacciati dalla fame e della miseria; ricordiamo gli anonimi che riposano nell’ossario comune. Ricordiamo i fratelli e le sorelle uccisi perché cristiani; e quanti hanno sacrificato la vita per servire gli altri. Affidiamo al Signore specialmente quanti ci hanno lasciato nel corso di quest’ultimo anno.

La tradizione della Chiesa ha sempre esortato a pregare per i defunti, in particolare offrendo per essi la Celebrazione eucaristica: essa è il miglior aiuto spirituale che noi possiamo dare alle loro anime, particolarmente a quelle più abbandonate. Il fondamento della preghiera di suffragio si trova nella comunione del Corpo Mistico. Come ribadisce il Concilio Vaticano II, «la Chiesa pellegrinante sulla terra, ben consapevole di questa comunione di tutto il Corpo Mistico di Gesù Cristo, fino dai primi tempi della religione cristiana ha coltivato con grande pietà la memoria dei defunti» (Lumen gentium, 50).

Il ricordo dei defunti, la cura dei sepolcri e i suffragi sono testimonianza di fiduciosa speranza, radicata nella certezza che la morte non è l’ultima parola sulla sorte umana, poiché l’uomo è destinato ad una vita senza limiti, che ha la sua radice e il suo compimento in Dio.

A Dio rivolgiamo questa preghiera:

«Dio di infinita misericordia, affidiamo alla tua immensa bontà quanti hanno lasciato questo mondo per l’eternità, dove tu attendi l'intera umanità, redenta dal sangue prezioso di Cristo, tuo Figlio, morto in riscatto per i nostri peccati.
Non guardare, Signore, alle tante povertà, miserie e debolezze umane, quando ci presenteremo davanti al tuo tribunale, per essere giudicati per la felicità o la condanna.
Volgi su di noi il tuo sguardo pietoso, che nasce dalla tenerezza del tuo cuore, e aiutaci a camminare sulla strada di una completa purificazione.
Nessuno dei tuoi figli vada perduto nel fuoco eterno dell’inferno, dove non ci può essere più pentimento.
Ti affidiamo Signore le anime dei nostri cari, delle persone che sono morte senza il conforto sacramentale, o non hanno avuto modo di pentirsi nemmeno al temine della loro vita. Nessun abbia da temere di incontrare Te, dopo il pellegrinaggio terreno, nella speranza di essere accolto nelle braccia della tua infinita misericordia.
Sorella morte corporale ci trovi vigilanti nella preghiera e carichi di ogni bene fatto nel corso della nostra breve o lunga esistenza.
Signore, niente ci allontani da Te su questa terra, ma tutto e tutti ci sostengano nell'ardente desiderio di riposare serenamente ed eternamente in Te. Amen»

(P. Antonio Rungi, passionista, Preghiera dei defunti).

Con questa fede nel destino supremo dell’uomo, ci rivolgiamo ora alla Madonna, che ha patito sotto la Croce il dramma della morte di Cristo ed ha partecipato poi alla gioia della sua risurrezione. Ci aiuti Lei, Porta del cielo, a comprendere sempre più il valore della preghiera di suffragio per i defunti. Loro ci sono vicini! Ci sostenga nel quotidiano pellegrinaggio sulla terra e ci aiuti a non perdere mai di vista la meta ultima della vita che è il Paradiso. E noi con questa speranza che non delude mai, andiamo avanti!


Dopo l'Angelus:

 

A tutti auguro una buona domenica, nel ricordo cristiano dei nostri cari defunti. Per favore, non dimenticate di pregare per me.


SANTA MESSA IN SUFFRAGIO DEI CARDINALI E DEI VESCOVI
DEFUNTI NEL CORSO DELL'ANNO

OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO

Basilica Vaticana, Altare della Cattedra
Lunedì, 3 novembre 2014

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Questa celebrazione, grazie alla Parola di Dio, è tutta illuminata dalla fede nella Risurrezione. Una verità che si è fatta strada a fatica nell’Antico Testamento, e che emerge in maniera esplicita proprio nell’episodio che abbiamo ascoltato, la colletta per il sacrificio espiatorio in favore dei defunti (2 Mac 12,43-46).

Tutta la divina Rivelazione è frutto del dialogo tra Dio e il suo popolo, e anche la fede nella Risurrezione è legata a questo dialogo, che accompagna il cammino del popolo di Dio nella storia. Non stupisce che un mistero così grande, così decisivo, così sovrumano come quello della Risurrezione abbia richiesto tutto il percorso, tutto il tempo necessario, fino a Gesù Cristo. Lui può dire: «Io sono la risurrezione e la vita» (Gv 11,25), perché in Lui questo mistero non solo si rivela pienamente, ma si attua, avviene, diventa per la prima volta e definitivamente realtà. Il Vangelo che abbiamo ascoltato, che unisce – secondo la redazione di Marco – il racconto della morte di Gesù e quello della tomba vuota, rappresenta il culmine di tutto quel cammino: è l’avvenimento della Risurrezione, che risponde alla lunga ricerca del popolo di Dio, alla ricerca di ogni uomo e dell’intera umanità.

Ognuno di noi è invitato ad entrare in questo avvenimento. Siamo chiamati a stare prima davanti alla croce di Gesù, come Maria, come le donne, come il centurione; ad ascoltare il grido di Gesù, e il suo ultimo respiro, e infine il silenzio; quel silenzio che si prolunga per tutto il sabato santo. E poi siamo chiamati ad andare alla tomba, per vedere che il grande masso è stato ribaltato; per ascoltare l’annuncio: «E’ risorto, non è qui» (Mc 16,6). Lì c’è la risposta. Lì c’è il fondamento, la roccia. Non in “discorsi persuasivi di sapienza”, ma nella parola vivente della croce e della risurrezione di Gesù.

Questo è ciò che predica l’apostolo Paolo: Gesù Cristo crocifisso e risorto. Se Lui non è risorto, la nostra fede è vuota e inconsistente. Ma poiché Egli è risorto, anzi, Egli è la Risurrezione, allora la nostra fede è piena di verità e di vita eterna.

Rinnovando la tradizione, noi oggi offriamo il Sacrificio eucaristico in suffragio dei nostri Fratelli Cardinali e Vescovi defunti negli ultimi dodici mesi. E la nostra preghiera si arricchisce di sentimenti, di ricordi, di gratitudine per la testimonianza di persone che abbiamo conosciuto, con cui abbiamo condiviso il servizio nella Chiesa. Molti dei loro volti sono a noi presenti; ma tutti, ciascuno di essi è guardato dal Padre con il suo amore misericordioso. E insieme allo sguardo del Padre celeste c’è anche quello della Madre, che intercede per questi suoi figli tanto amati. Insieme con i fedeli che hanno servito qui in terra possano godere la gioia della nuova Gerusalemme.

 


 

Caterina63
00mercoledì 5 novembre 2014 09:53

  NOVEMBRE


ORAZIONE A GESÙ CROCIFISSO

da recitare durante tutto il mese di Novembre.

 

Eccomi, o mio amato e buon Gesù, che, alla santissima vostra presenza prostrato. Vi prego, col fervore più vivo, a stampare nel mio cuore sentimenti di fede, di speranza, di carità e di dolore dei miei peccati e di proponimento di non più offendervi; mentre io, con tutto l'amore e con tutta la compassione, vado considerando le vostre cinque piaghe, cominciando da ciò che disse di Voi, o Gesù mio, il santo profeta Davide: Hanno trafitto le mie inani ed i miei piedi: hanno contato tutte le mie ossa.

 

Chi dopo la Comunione, reciterà con cuore contrito e divotamente la predetta orazione innanzi a qualunque immagine di Gesù Crocifisso, pregandolo por i bisogni di santa Chiesa ecc., potrà conseguire l'Indulgenza Plenaria.

 

Santo protettore.

Tutti i Santi, o S. Caterina vergine e martire, o S. Andrea apostolo.

 

Giaculatoria.

Sia fatta, lodata, e in eterno esaltata la giustissima, altissima e amabilissima volontà di Dio in tutte le cose.

 

1° 100 g. d'Ind.; 2° Ind. PI. una volta l'anno in un dì a scelta a chi la disse ogni di (Sacr. e preci); 3° Ind. Pl. In morte a chi, dettala spesso in vita. accetta la morte rassegnato.

 

Virtù da praticare.

La pazienza.

 

1° Novembre

SOLENNITÀ D'OGNISSANTI

 

1. Gloria dei Santi. Entra con lo spirito in Cielo; mira quante palme vi ondeggiano; mettiti tra le file dei vergini, dei confessori, dei martiri, degli apostoli, dei patriarchi; che numero sterminato!.., Qual gioia tra essi! Quali cantici d'esultanza, di lode, d'amore a Dio! Risplendono come tante stelle; la loro gloria varia a seconda dei meriti; ma tutti sono felici, lutti immersi nelle delizie di Dio!... Odi il loro invito: Venite anche voi; il vostro seggio è preparato.

 

2. Lezione dei santi. Furono tutti gente di questo mondo; guarda i tuoi cari che ti tendono le braccia...Ma se questi vi giunsero, perché non potrai giungervi anche tu? Ebbero le nostre passioni, le medesime tentazioni, incontrarono gli stessi pericoli, trovarono anch'essi spine, croci, tribolazioni; eppure vinsero: e noi non lo potremo? Con la preghiera, con la penitenza, con i Sacramenti, si comprarono il Cielo, e tu con che cosa te lo guadagni?

 

3. Protezione dei Santi. Non sono insensibili le anime in Cielo, anzi, amandoci di vero amore, ci vogliono a parte della loro sorte beata; il Signore ce li offre a patroni dotandoli di molta potenza in nostro favore. Ma perché non ne domandiamo l'aiuto? Saranno forse obbligati a trascinarci in Cielo contro la nostra volontà?... Se chiedessimo oggi a ogni Santo una grazia, una virtù, la conversione d'un peccatore, la liberazione di un'anima purgante, non saremmo esauditi?

 

PRATICA. — Recita le Litanie dei Santi, o cinque Pater, chiedendo a tutti una grazia per te.

 

2 Novembre

IL PURGATORIO

 

1. È una grazia di Dio. Medita le severe parole di S. Giovanni, che in Paradiso non entra macchia di sorta : Nihil; dunque, l'anima, che spira con una colpa, anche solo veniale, non potendo giungere al Cielo, perché macchiata, e non essendovi più Sacramenti per rimettergliela, dovrebbe piombare nell'Inferno?... La bontà di Dio creò il Purgatorio dove si patisce è vero, ma si scontano i peccati per giungere al Cielo. Ringraziane Dio.

 

2. Sue pene indescrivibili. Lo Spirito Santo attesta che è orrenda cosa, cioè terribile, cadere nelle mani di Dio; la giustizia di Dio è infinita. Sant'Agostino scrive che il medesimo fuoco dell'Inferno tormenta i dannati, e purifica gli eletti in Purgatorio. S. Tommaso dice che è più tormentoso di qualunque, pena, sofferta quaggiù. Si amerebbero tutte le pene della terra, piuttosto che un solo giorno di Purgatorio, scrive San Cirillo. Che ne dici tu che fai tanti peccati veniali?

 

3. Tutti possiamo passare per il Purgatorio. Come non provare compassione per le povere anime purganti che, gemendo, ci chiedono un po' di suffragio? Fra tanti dolori, ognuna esclama: Abbi pietà di me! ti chiedo almeno una preghiera, un'elemosina, una mortificazione; perché me la neghi? Ma di qui a pochi anni, anche tu piomberai in questa fornace, proverai i miei dolori... Ricordati che si userà con te la stessa misura usata con gli altri da te.

 

PRATICA. — Recita la terza parte del Rosario, o almeno tre De profundis in suffragio delle anime.

 

3 Novembre

PENE DEL PURGATORIO 

 

1. Pena del senso. Ancorché fosse solamente il fuoco terreno il tormentatore delle anime, che dolore non causerebbe questo elemento, il più attivo di tutti! Ma se è fuoco d'altra natura, creato apposta da Dio e fatto per tormentare tutta l'anima: se, a paragone di esso, il fuoco nostro è solo come dipinto (S. Ans.); so è lò stesso che quello dell'Inferno: qual immenso dolore deve cagionare! Ed io dovrò provarlo! E forse per anni ed anni per la mia accidia!

 

2. Pena del danno. L'anima, creata per Dio, tende a Lui come il bambino al seno della madre, come ogni grave al centro della terra. Sciolta dal corpo, dagli amori terreni, l'anima, di per sé, si slancia in Dio, per amarlo, per riposarsi in Lui. Ma, indegna, perché macchiata, Iddio la respinge; e l'amore ancor non pago, il bisogno di Dio e il non poter giungere al possesso di Lui, è un dolore indescrivibile, il vero tormento del Purgatorio. Lo capirai un giorno, ma con quale rincrescimento!

 

3. Rimproveri della coscienza. Non sarà piccolo dolore il pensiero che è colpa loro se soffrono tanto; erano state avvisate; sapevano che, per un qualunque menomo peccato, corrispondeva un tormento nel Purgatorio; eppure, stolte, ne commisero tanti; conoscevano il valore della penitenza, delle opere buone, delle Indulgenze; e non se ne curarono... Ora, si lamentano— E tu non le soccorri? e tu ripeti i loro falli?

 

PRATICA. — Recita un De profundis e fa una mortificazione per l'Anima che uscirà la prima dal Purgatorio.

 

4 Novembre

IL PERCHÉ DELLE PENE DEL PURGATORIO

 

1. Il peccalo veniale. Tu giudichi per nulla il peccato veniale: tu disprezzi una bugia, una mortificazione, un'impazienza, un po' di vanità, una disobbedienza!... Paiono inezie; eppure Dio creò il Purgatorio per punirle, e le vuole purificate mediante un fuoco terribile. Basta una sola macchia;,.. ed il giusto cade sette volte... Noi per tanti peccati veniali, che commettiamo così facilmente, quanti anni e forse secoli bruceremo?

 

2. Le pene rimaste dei peccati. Di ogni colpa rimessa, mortale e veniale, rimane il debito della pena da scontare, o qui con la penitenza, o di là con il Purgatorio. In vita sarebbe facile, con gli esercizi della pietà cristiana, con l'amore di Dio, con l'applicazione dei meriti del Sangue di Gesù, ottenerne remissione; ma, disprezzati questi facili mezzi, con il fuoco ci si chiederà conto dell'ultimo centesimo. Fuggi pure la penitenza, la mortificazione, la Confessione, pensa pure a godertela: un giorno piangerai, ma troppo tardi!

 

3. La tiepidezza. Sia pure che la tua tiepidezza non ti condanni all'Inferno; ma la negligenza nel servizio di Dio, le pratiche di divozione così male compite, la contrizione così debole, i tanti difetti volontari, la trascuratezza di vivere con fervore, dove ti condurranno? Per lo meno alle fiamme del Purgatorio... Ah se quelle anime avessero un'ora sola di vita!... Soccorrile con la preghiera; ma tieni a mente la lezione che ti porgono.

 

PRATICA. — Recita tre Pater e Ave per l'Anima che è l'ultima ad uscire dal Purgatorio.

 

5 Novembre              

DOVERI DI SUFFRAGARE LE ANIME

 

I. Dovere di natura. Puoi tu vedere un ammalato carico di piaghe, senza sentirne pietà? Puoi tu vedere un povero, per la via, morire di fame, senza soccorrerlo? Se un prigioniero in catene si presentasse a te, pregandoti di rompergli i ceppi, tu, potendo, non lo faresti? Ebbene: la fede ti dipinge le Anime purganti gementi fra i dolori, languire d'amor di Dio, inchiodate tra le fiamme senza potersi aiutare; e tu non sentirai pietà di esse? Non dirai nemmeno un Requiem?

 

1. Dovere di Religione. Sono tutte tue sorelle in Gesù Cristo; la carità verso il prossimo comanda di fare agli altri ciò che ami fatto a te. Gesù ti chiederà conto se l'avrai dissetato, sfamato, vestito, visitato nella persona del prossimo, delle Anime purganti; e tu che risponderai? Gesù dice che sarà usata con te la stessa misura che tu adoperi con gli altri; ci pensi tu? Gesù grida Sitio, ho sete di quelle Anime; e tu non farai nemmeno una mortificazione per esse, per amor di Gesù?

 

3. Dovere di giustizia. Chi sono quelle Anime? Forse gente sconosciuta e per nulla legata a te. Guardale con attenzione: sono i tuoi parenti, i tuoi avi, i tuoi benefattori, i tuoi fratelli, forse da molti anni defunti, ma che ancora gemono nel carcere; e tu non conosci lo stretto dovere di aiutarli? Forse sono tormentati per colpa tua; e tu non ci pensi? Laggiù ci sono Anime scandalizzate da te. Anime a cui promettesti suffragi o a cui li devi, e non senti la voce della giustizia che ti rimprovera?

 

PRATICA. — Ascolta la santa Messa, o recita tre De profundis.

 

6 Novembre

FACILITÀ DI SUFFRAGARE LE ANIME

 

1. Con la preghiera. Iddio pose nelle nostre mani le chiavi del Purgatorio; un cuore fervoroso può liberare un numero immenso di Anime. A ottenere ciò non è necessario distribuire tutto il nostro ai poverelli, ne fare straordinarie penitenze, ma si può facilmente pregare il Giudice Gesù ad aver pietà di esse, intercedendo loro il perdono; Iddio vi si piega agevolmente. E tu come preghi per le Anime sante?

 

2. Con il sacrificio della Messa. Basta una sola Messa a vuotare il Purgatorio : così grande è il suo valore, ove Iddio voglia; ma, per altissimi fini, talora Gesù ne limita l'applicazione; è certo però che, nel tempo della Messa, l'Angelo versa sulle Anime il meritato refrigerio. Con la Messa non siamo più noi soli a pregare, è Gesù che prega con noi e dona il suo Sangue a liberazione delle sante Anime. È forse difficile far celebrare o udire la S. Messa a suffragio delle Anime? Lo fai tu?

 

3. Con le opere buone. Ogni azione virtuosa oltre il merito suo proprio, porta seco la potenza di soddisfare i debiti contratti con Dio per i nostri peccati. Tale soddisfazione possiamo applicarla a noi, ovvero donarla alle Anime purganti, per pagare con essa i loro debiti con Dio. Inoltre, le Comunioni, le elemosine, le penitenze, qualunque atto di carità, di penitenza, di mortificazione, costituiscono un tesoro a liberazione delle sante Anime. Quanto è facile dunque suffragarle!... Perché sei tanto trascurato?

 

PRATICA. — Fa un'offerta di tutto il bene che farai, a suffragio delle sante Anime.

 

7 Novembre               

LE INDULGENZE

 

1. Tesoro delle Indulgenze. Gesù che poteva, con una goccia sola di Sangue, riscattare milioni di mondi, tutto lo versò con sovrabbondanza di grazia e di merito. Tale sovrabbondanza inesauribile, perché infinita, che scaturisce dai meriti della vita, passione e morte di Gesù a cui egli volle associare i meriti di Maria e degli altri Santi, forma un immenso tesoro spirituale di cui la Chiesa può disporre per le anime nostre.

 

2. Preziosità delle Indulgenze. Pensa al numero dei tuoi peccati mortali e veniali; sai tu dire la lunghezza e la gravità della penitenza che Iddio vuole per ogni singolo peccato? Sai tu a quanti anni di Purgatorio sarai condannato? Medita che un'Indulgenza parziale può liberarti da anni di Purgatorio; una plenaria può rimetterti tutta la pena; e questa, applicata a un'Anima purgante, può pagarle tutto il debito! Sarai dunque indifferente a guadagnarne molte?

 

3. Condizioni per le Indulgenze. Considera quanto devi essere attento ad adempiere le dovute condizioni per l'acquisto delle Indulgenze, a fine di non perdere un tesoro cosi facile: 1° Essere in stato di grazia; 2° Avere l'intenzione attuale o abituale di guadagnare le Indulgenze; 3° Adempiere con fervore ed esattamente le opere prescritte da chi accorda le Indulgenze. Esamina se ti attieni a queste norme. Abbi sempre l'intenzione di guadagnarne quante più puoi.

 

PRATICA. — Recita gli atti di fede, speranza e carità; applicane l'Indulgenza, che è di 7 anni e 7 quarantene, alle Anime purganti.

 


8 Novembre

LA DEVOZIONE ALLE ANIME PURGANTI

 

1. Risveglia la nostra pietà. Quando si pensa che ogni menomo peccato andrà punito nel fuoco, non si sente uno stimolo ad evitare tutti i peccati, le freddezze, le negligenze? Quando si pensa che ogni opera buona, ogni Indulgenza è mezzo ad evitare tutto od in parte il Purgatorio, non ci sentiamo infervorare ad esse? Si può pregare sulla tomba d'un padre, d'un caro, e pregare freddamente? Che stimolo alla nostra pietà!

 

2. Ci dirige al Cielo. Il Purgatorio è l'anticamera del Paradiso; le Anime purganti sono tutte sante, e, fra breve, voleranno al Cielo; ad anticipare loro la gloria sono diretti i nostri suffragi. La devozione del Purgatorio ci ricorda l'ultimo nostro fine; la difficoltà di giungervi; ci dice che vale più un'opera santa che non tutto l'oro e le vanità della terra; ci mostra il luogo dove ritroveremo i nostri cari... Quante cose consolanti!

 

3. Ci moltiplica gli intercessori. Le Anime, liberate dal Purgatorio per le nostre preghiere, giunte al Cielo, non si dimenticheranno di noi. Anche un'ora sola di anticipazione della celeste gloria, è un bene così grande che è impossibile non ci siano riconoscenti. E di lassù quante grazie non otterranno per noi! Gesù stesso che finalmente può premiare le sue spose, ti sarà grato; e Maria, l'Angelo custode dell'anima, anzi tutti i Santi, che più presto abbracciano una loro compagna, non pregheranno per chi l'ha liberata? Pensi tu a tanti vantaggi?

 

PRATICA. — Recita un De profundis per l'Anima più devota di Gesù e di Maria.

 

9 Novembre              

TIMOR DI DIO

 

1. Che cosa sia. Il timor di Dio non è una paura eccessiva dei suoi flagelli e dei suoi giudizi; non è il vivere sempre tra affanni per timore dell'Inferno, per tema di non essere stato perdonato da Dio; il timor di Dio è il fulcro della Religione, e si forma dal pensiero della presenza di Dio, da un timore filiale di offenderlo, da un sentito dovere d'amarlo, di obbedirlo, dì adorarlo; lo possiede solo chi ha religione. Lo possiedi tu?

 

2. È un freno potente. Principio di sapienza lo chiama lo Spirito Santo; nei mali frequenti della vita, nelle contraddizioni, nei momenti di avversità, chi ci sostiene contro gli stimoli della disperazione? Il timor di Dio: Nelle tentazioni terribili dell'impurità, chi ci trattiene dal cadere? Il timor di Dio che un giorno trattenne il casto Giuseppe e la pudica Susanna. Chi ci trattiene dal furto, dalla vendetta occulta? Il timor di Dio. Quanti peccati di meno se tu l'avessi!

 

3. Beni che produce. Il timore di Dio dipingendoci Dio, Padre pietoso per noi, ci consola nelle tribolazioni, ravviva la nostra fiducia nella Divina Provvidenza, ci sorregge con la speranza del Cielo. Il timore di Dio rende l'animo religioso, onesto, caritatevole. Il peccatore ne è privo, e perciò vive e muore malamente. Il giusto lo possiede; e di quali sacrifici, di quale eroismo non è capace! Chiedi a Dio di non perderlo mai, anzi di accrescerlo in te.

 

PRATICA. — Recita tre Pater, Ave e Gloria allo Spirito Santo, per ottenere il dono del Timor di Dio.

 

10 Novembre

LA CHIESA CATTOLICA

 

1. È nostra Madre: dobbiamo amarla. Le tenerezze della madre nostra terrena sono così grandi che non si possono compensare altrimenti che con un vivo amore. Ma, per salvare l'anima tua, quali premure adopera la Chiesa! Dalla tua nascita al sepolcro, quanto fa per te con i Sacramenti, con le prediche, con il catechismo, con le proibizioni, con i consigli!... La Chiesa fa da madre all'anima tua; e tu non l'amerai: o peggio, la disprezzerai?

 

2. È nostra maestra: dobbiamo obbedirla. Considera che Gesù non solo predicò il Vangelo come legge da osservare dai Cristiani, ma disse ancora alla Chiesa, allora rappresentata dagli Apostoli: Chi ascolta voi, ascolta me; chi disprezza voi, disprezza me (Luc. x, 16). La Chiesa, adunque, comanda, a nome di Gesù, l'osservanza delle feste, dei digiuni, delle vigilie; proibisce, in nome di Gesù, certi libri; definisce ciò che si deve credere. Chi non le obbedisce, disobbedisce a Gesù. Le sei tu obbediente? Ne osservi le leggi e i desideri?

 

3. È nostra sovrana: dobbiamo difenderla. Non è proprio del soldato difendere nei pericoli il suo sovrano? Noi siamo soldati di Gesù Cristo, mediante la cresima; e non toccherà a noi difendere Gesù, il suo Vangelo, la Chiesa, fondata da Lui per governare le nostre anime? Si difende la Chiesa, 1° col rispettarla; 2° con il sostenerne le ragioni contro i detrattori; 3° con il pregare per il suo trionfo. Ti pare di farlo?

 

PRATICA. — Tre Pater ed Ave per i persecutori della Chiesa.

 

11 Novembre             

LA PROPAGAZIONE DELLA FEDE

 

1. Importanza della propagazione della fede. Gesù, donandoci il Vangelo, voleva che fosse sparso per tutto il mondo : Docete omnes gentes, per comunicare a tutti gli uomini il benefizio della Sua redenzione. Ma quanti milioni d'idolatri, di maomettani, d'ebrei, d'increduli, d'eretici bisogna ancora convertire! E quindi, quante anime andranno perdute nell'inferno! Non senti pietà di esse? Non puoi salvarne almeno una?

 

2. La fede si propaga con la parola. Tu forse non sei missionario, ne religiosa da partire per le Missioni... Ma non puoi in casa tua convincere d'un qualche errore contro la fede qualche incredulo o indifferente? Non ti è possibile istruire qualcuno, ignorante nella fede, o correggere delicatamente gli altri? Non ti è facile esortare alcuno ad ascriversi all'Opera della Propagazione della fede o alla Stampa Missionaria? E se non puoi di più, prega per i Missionari così cooperi alle loro Missioni.

 

3. La fede si propaga con le offerte. Ogni volta che aiuti, con denaro, un Istituto, una casa, una società d'educazione per i poveri fanciulli, tu propaghi la fede tra essi. Associandoti alla Santa Infanzia, o alla santa opera della Propagazione della Fede, con una lira per settimana, tu cooperi al Battesimo di migliaia di bambini, soccorri i Missionari, li trasporti fra gl'infedeli, fabbrichi le loro chiese, e quindi aiuti migliaia di anime a salvarsi. Vi sei tu associato? Fai almeno un'offerta nella giornata missionaria?

 

PRATICA. — Tre Pater e Ave per la conversione degli infedeli. Associati a qualche Istituzione per la propagazione della fede.

 

12 Novembre

FEDELTÀ ALLA GRAZIA

 

1. Eccellenza di questo dono divino. La grazia, cioè quell'aiuto di Dio che illumina la nostra mente su ciò che dobbiamo fare o Fuggire, e muove la volontà a obbedire a Dio, mentre è un dono gratuito che non possiamo meritare, è così necessario a noi, che, senza di esso, non possiamo né salvarci, né dire Gesù, né fare la minima cosa, degna del Paradiso. Che stima hai tu delta grazia? Peccando, non la getti via per un nonnulla?...

 

2. Fedeltà alla grazia. Devo esserle fedele per riconoscenza. Iddio, con la grazia, m'illumina, mi tocca il cuore, m'invita, m'incalza per mio bene, per amore di me, in vista di Gesù Cristo. Vorrò io rendere inutile tanto amor di Dio per me? — Ma devo ancora esserle fedele per interesse. Se ascolto i movimenti della grazia, mi salvo; se mi ci oppongo, non mi salvo. Lo capisci? Per il passato, hai tu obbedito agli stimoli della grazia?

 

3. Infedeltà alla grazia. Iddio la dona a chi vuole e secondo il tempo e la misura che vuole; chiama a santità Ignazio da un letto ove giaceva; chiama Antonio in chiesa, durante una predica; S. Paolo su una pubblica strada: felici essi che l'ascoltarono. Giuda, anche Lui, fu chiamato dopo il suo tradimento; ma respinse la grazia e Dio l'abbandonò!... La grazia quante volte ti chiama o a cambiare vita, o a maggiore perfezione, o a qualche opera buona; sei tu fedele a tali chiamate?

 

PRATICA. — Un Pater, Ave e Gloria allo Spirito Santo : se Dio ti chiede un sacrificio, non rifiutarti.

 

13 Novembre               

IMPORTANZA DELLA SALVEZZA ETERNA

 

1. La salvezza eterna è il primo degli affari. Medita questa profonda sentenza che convertì tanti peccatori e popolò il Cielo di migliaia di Santi. Perduta l'anima, che gioveranno le ricchezze accumulate, gli onori, i piaceri goduti? Che varranno i trionfi, gli elogi del mondo, la scienza, la vanità, l'ambizione sfogata? Anche se fossi re o regina, a che ti servirebbe se poi precipitassi nell'inferno? Anche se tutto è perduto nel mondo, che importa, purché ci salviamo? Pensaci...

 

2. E difficile salvarci. Non spaventarti perché, se è difficile, non è però impossibile con l'aiuto di Dio. Ma Gesù disse: È stretta la porta, e spinosa e difficile la strada che conduce alla Vita, e pochi la trovano (Matth., VII, 14). Non riconosco per discepolo mio se non chi rinnega se stesso, prende la sua croce e mi segue. — Che tè ne pare? Come fai per trovarti fra i pochi? Come combatti le tue passioni, e come porti la tua croce?

 

3. E un affare irreparabile. Pochi anni di vita decidono della nostra eternità... Che pensiero! Dato l'ultimo respiro, il fatto è fatto. Non più la speranza di riuscire meglio un'altra volta! Non più il tempo e le grazie per procacciarti virtù e meriti; non più sta aperta la porta del perdono... Dove l'albero cadrà, ivi starà;.., o salvo con Gesù, Maria e i Santi, o eternamente dannato con i demoni... Dunque vale la pena sacrificare magari tutto per salvarti.

 

PRATICA. — Recita tre Pater innanzi a Gesù protestandogli di volerti salvare ad ogni costo.

 

14 Novembre

LE DUE PORTE DEL PARADISO

 

1. L'innocenza. Questa è la prima porta che mette al Cielo. Lassù nulla entra di macchiato; solo l'anima pura, candida, simile all'agnello senza macchia, può giungere al Regno dei Beati. Speri tu di entrare per questa porta? Nella vita passata sei tu sempre vissuto innocente? Un solo peccato grave chiude questa porta, per tutta l'eternità... Forse hai appena conosciuta l’innocenza... Che confusione per te!

 

2. La penitenza. Questa viene detta la tavola di salvezza dopo il naufragio dell'innocenza; ed è l'altra porta del Cielo per i peccatori convertiti, come per Agostino, per la Maddalena!... Non è forse l'unica porta che rimane per te, se vuoi salvarti? È somma grazia di Dio che, dopo tanti peccati, ancora ti ammetta al Paradiso mediante questo nuovo battesimo di dolore e di sangue; ma che penitenza fai tu? Che soffri tu in sconto dei tuoi peccati? Senza penitenza non ti salverai: pensaci...

 

3. Risoluzioni. Il passato ti rimprovera peccati continui, il presente ti atterrisce con l'esiguità della tua penitenza: che risolvi per il futuro? Non ti sforzerai a tenerti aperta una delle due porte? 1° Confessati subito dei peccati che tieni sulla coscienza per avere l'anima purificata. 2° Proponi di non consentire mai più al peccato mortale che ruba l'innocenza. 3° Pratica qualche mortificazione, soffri con pazienza, fa del bene, per non chiuderti la porta della penitenza.

 

PRATICA. — Recita le Litanie dei Santi, o tre Pater ad essi, perché ti ottengano l'entrata in Cielo.

 

15 Novembre                

IL PRIMO PASSO AL MALE

 

1. Iddio lo rende difficile. Quando un frutto non è maturo, sembra che gli ripugni lasciare il ramo natio. Così per il nostro cuore; donde viene quella paura, nel consentire la prima volta all'impurità, alla vendetta, al peccato? Chi sveglia dentro di noi quel rimorso, quell'agitazione che ci perseguita e ci dice di non farlo?— Perché ci vuole quasi uno sforzo per cedere la prima volta al male? — Iddio lo rende difficile perché ce ne asteniamo; e tu disprezzi tutto per la tua rovina?...

 

2. Il demonio lo rende facile. L'astuto serpente sa troppo bene come vincerci. Non ci alletta di un colpo al gran male; ci persuade che non contrarremo mai una abitudine cattiva, che è solamente un piccolo peccato, una piccola soddisfazione, uno sfogo per una volta sola, per confessarcene subito dopo, sperando in Dio, tanto buono che ci compatisce!.., E tu credi piuttosto al demonio che alla voce di Dio? E tu, stolto, non ravvisi l'inganno? E non ricordi quanti già sono caduti?

 

3. Sovente è irreparabile. La prima ipocrisia, la prima immodestia, il primo furto quante volte iniziarono una catena di peccati, di cattive abitudini, di perdizioni! Una bugia, un'impertinenza, uno sguardo libero, la preghiera lasciata, quante volte furono origine d'una vita fredda, molle, e quindi cattiva! Gli antichi sapienti già scrivevano : Attento ai princìpi; che, sovente, il rimedio a nulla serve, in seguito. Chi disprezza le cose piccole, cadrà a poco a poco.

 

PRATICA. Guardati dalle più piccole concessioni al peccato.

 

16 Novembre

SI DANNA CHI VUOL DANNARSI

 

1. Che cosa ti manca per salvarti? Ti manca forse Iddio, la sua grazia? Ma tu sai quanto Egli ha fatto per te, con favori senza numero, con i Sacramenti, con le ispirazioni, con il donarti il Sangue di Gesù... Anche adesso non puoi negare che ti è ben vicino per salvarti... Ti manca forse la capacità? Ma per tutti è dischiuso il Ciclo... Ti manca forse il tempo? Ma gli anni di vita ti sono dati unicamente perché ti salvi. Non è volontaria la tua perdizione?

 

2. Chi ti costringe a dannarti? Il demonio? Ma egli è cane che abbaia, cane incatenato che non può mordere se non chi consente volontariamente alle sue inique suggestioni... Le passioni? Ma queste non trascinano se non chi non le vuole combattere... La tua debolezza? Ma Iddio non abbandona nessuno. Forse il tuo destino? Ma no, tu sei libero; dunque dipende da te... Quale scusa troverai nel dì del Giudizio?

 

3. È più agevole salvarsi o dannarsi? Pare difficile il salvarsi per la continua vigilanza, per l'obbligo di portare la croce, del praticare la virtù; ma la grazia di Dio appiana molte difficoltà... Per dannarsi i servitori del demonio a quante difficoltà, rimorsi e contraddizioni debbono soggiacere! Per dannarsi è necessario agire contro la coscienza che ripugna, contro Dio che atterrisce, contro l'educazione, contro le tendenze del cuore... È dunque difficile il dannarsi. E tu preferisci queste difficoltà alle cose richieste per

salvarti?

 

PRATICA. — Signore, fatemi la grazia che non mi danni!

 

17 Novembre             

IL MIO GIUDIZIO

 

1. Rendiconto del male. Di qui a poco, dovrai presentarti innanzi al Giudice Supremo; speri di vederlo in atteggiamento di pietà, di bontà, ovvero con lo sguardo di severa giustizia? La vita che conduci, le tue azioni quotidiane saranno gradite a Lui? — Renderò conto di tutto il male che non dovevo fare, e pure feci.. Quale confusione sarà la mia! Quanti peccati in ogni età, in ogni giorno! Neanche un pensiero, una parola, verrà dimenticata nel Giudizio!

 

2. Rendiconto del bene. Dopo tante colpe di cui ti rimorde la coscienza, ti pare di aver poco da temere, perché preghi, ti accosti ai Sacramenti, hai qualche pratica di pietà, fai elemosina... Ma che sono queste poche cose a paragone dei molti e gravi peccati? Per di più: con quali imperfezioni, vanità, storte intenzioni accompagni il bene su cui conti? Ora rendine conto! Anzi: quanto bene potevi fare e non facesti solo per tua negligenza. Danne conto...

 

3. Rendiconto del tempo. Se fossi vissuto pochi anni, se il tempo mi fosse mancato, troverei una qualche scusa e discolpa innanzi al Giudice. Invece bastava un giorno a convertirsi : ed io, con anni e anni di vita, non mi sono convertito!.,. Bastava un anno a farsi santo, e io non mi sono fatto tale in 10, 30, 50 anni... Bastava un momento a risolvermi a cominciare: e io lo trascurai!... Che sentenza mi toccherà? — Non ci pensi?

 

PRATICA. — Tronca subito le cattive abitudini, recita le Litanie della Madonna.

       


Caterina63
00domenica 9 novembre 2014 20:43

ANGELUS


Piazza San Pietro
Domenica, 9 novembre 2014

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Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Oggi la liturgia ricorda la Dedicazione della Basilica Lateranense, che è la cattedrale di Roma e che la tradizione definisce "madre di tutte le chiese dell’Urbe e dell’Orbe". Con il termine "madre" ci si riferisce non tanto all’edificio sacro della Basilica, quanto all’opera dello Spirito Santo che in questo edificio si manifesta, fruttificando mediante il ministero del Vescovo di Roma, in tutte le comunità che permangono nell’unità con la Chiesa cui egli presiede.

Ogni volta che celebriamo la dedicazione di una chiesa, ci viene richiamata una verità essenziale: il tempio materiale fatto di mattoni è segno della Chiesa viva e operante nella storia, cioè di quel "tempio spirituale", come dice l’apostolo Pietro, di cui Cristo stesso è "pietra viva, rigettata dagli uomini ma scelta e preziosa davanti a Dio" (1 Pt 2,4-8).

Gesù, nel Vangelo della liturgia d’oggi, parlando del tempio, ha rivelato una verità sconvolgente: che cioè il tempio di Dio non è soltanto l’edificio fatto di mattoni, ma è il suo corpo, fatto di pietre vive. In forza del Battesimo, ogni cristiano fa parte dell’"edificio di Dio" (1 Cor 3,9), anzi diventa la Chiesa di Dio. L’edificio spirituale, la Chiesa comunità degli uomini santificati dal sangue di Cristo e dallo Spirito del Signore risorto, chiede a ciascuno di noi di essere coerente con il dono della fede e di compiere un cammino di testimonianza cristiana.
E non è facile, lo sappiamo tutti, la coerenza nella vita fra la fede e la testimonianza; ma noi dobbiamo andare avanti e fare nella nostra vita, questa coerenza quotidiana. "Questo è un cristiano!", non tanto per quello che dice, ma per quello che fa, per il modo in cui si comporta.
Questa coerenza, che ci dà vita, è una grazia dello Spirito Santo che dobbiamo chiedere.

La Chiesa, all’origine della sua vita e della sua missione nel mondo, non è stata altro che una comunità costituita per confessare la fede in Gesù Cristo Figlio di Dio e Redentore dell’uomo, una fede che opera per mezzo della carità. Vanno insieme! Anche oggi la Chiesa è chiamata ad essere nel mondo la comunità che, radicata in Cristo per mezzo del Battesimo, professa con umiltà e coraggio la fede in Lui, testimoniandola nella carità. A questa finalità essenziale devono essere ordinati anche gli elementi istituzionali, le strutture e gli organismi pastorali; a questa finalità essenziale: testimoniare la fede nella carità. La carità è proprio l’espressione della fede e anche la fede è la spiegazione e il fondamento della carità.

La festa d’oggi ci invita a meditare sulla comunione di tutte le Chiese, cioè di questa comunità cristiana, per analogia ci stimola a impegnarci perché l’umanità possa superare le frontiere dell’inimicizia e dell’indifferenza, a costruire ponti di comprensione e di dialogo, per fare del mondo intero una famiglia di popoli riconciliati tra di loro, fraterni e solidali. Di questa nuova umanità la Chiesa stessa è segno ed anticipazione, quando vive e diffonde con la sua testimonianza il Vangelo, messaggio di speranza e di riconciliazione per tutti gli uomini.

Invochiamo l’intercessione di Maria Santissima, affinché ci aiuti a diventare, come lei, "casa di Dio", tempio vivo del suo amore.





Pensiero spirituale. Dai «Discorsi» di san Gregorio Nazianzeno, vescovo: «È cosa veramente santa pregare per i morti»

«Che cosa è l'uomo perché te ne ricordi?» (Sal 8,5). Qual nuovo e grande mistero avvolge la mia esistenza? …È necessario che io sia sepolto con Cristo, che risorga con Cristo, che sia coerede di Cristo, che diventi figlio di Dio… Non dimentichiamoci di raccomandare al Signore le anime nostre e anche quelle di coloro che ci hanno preceduto nel comune viaggio verso la casa paterna. O Signore… Sei tu che dirigi il progresso di tutte le cose, scegliendo le scadenze più opportune e ubbidendo alla tua infinita sapienza e provvidenza e sempre attraverso la tua parola.

Accogli fra le tue braccia, o Signore, il mio fratello maggiore che ci ha lasciati. A suo tempo accogli anche noi, dopo che ci avrai guidati lungo il pellegrinaggio terreno fino alla meta da te stabilita. Fa' che ci presentiamo a te ben preparati e sereni, non sconvolti dal timore, non in stato di inimicizia verso di te, almeno nell'ultimo giorno, quello della nostra dipartita. Fa' che non ci sentiamo come strappati e sradicati per forza dal mondo e dalla vita e non ci mettiamo quindi contro voglia in cammino. Fa' invece che veniamo sereni e ben disposti, come chi parte per la vita felice che non finisce mai, per quella vita che è in Cristo Gesù, Signore Nostro, al quale sia gloria nei secoli dei secoli. Amen.

(Disc. 7 per il fratello Cesare, 23-24; PG 35,786-787)





Meditazioni del Padre Jean-Marie Girardin tratte dal volume "Il mese delle anime del purgatorio" (Edizioni Segno).

Proposte al microfono da Franca Salerno.

"Approfittiamo dei lumi di Dio che illumina la nostra fede nelle realtà dell'aldilà, essi ci rivelano la santità e la misericordia di Dio e la necessità che ci si converta costantemente, affinchè si possa giungere purificati nel Regno di Dio, per il quale Dio ci ha creati.

Siamo docili ad ogni lume e ad ogni ispirazione dello Spirito Santo che ci guida e fortifica in vista del cielo!".

http://it.radiovaticana.va/news/2014/11/11/dio_applica_ai_morti_i_meriti_dei_vivi/1109753
 






In occasione della Solennità di Cristo Re che chiuderà domenica l'Anno Liturgico, desideriamo offrirvi un nuovo inedito dell'amato Ratzinger-Benedetto XVI.
Inedito non tanto per il testo in sè che è racchiuso in un libro conosciuto, ma certamente per il suo contenuto e perchè, in rete, lo abbiamo trovato poco o per nulla citato, eppure si tratta di un testo fondamentale per noi che amiamo la devozione al Sacro Cuore di Gesù 

Conferenza tenuta dall'allora cardinale Ratzinger sul Sacro Cuore di Gesù a Toulouse 24-28 luglio 1981, per il 25° dell'Enciclica Haurietis aquas di Papa Pio XII del 15 maggio 1956

Buona lettura e meditazione e Buona Solennità a tutti, nel Cuore di Cristo Re!
Viva Cristo Re!   

 

(cliccare sulle immagini per ingrandirle)

Contenuto e fondamento profondo della devozione al Sacro Cuore di Gesù - del cardinale J. Ratzinger (1)

1.      La crisi della devozione al sacro cuore nell’epoca della riforma liturgica

L’enciclica Haurietis aquas venne scritta in un momento in cui la devozione al sacro cuore di Gesù secondo le forme del XIX secolo era sì ancora viva, ma era già chiaramente avvertibile una crisi di questa forma di devozione. Nell’Europa centrale la spiritualità del movimento liturgico ha dominato in modo sempre più forte il clima spirituale nella Chiesa; questa spiritualità, che si nutriva del modello        classico della liturgia romana, ha tuttavia comportato un deciso allontanamento dal sentimento devozionale del XIX secolo e dal suo simbolismo.

Suo criterio diveniva la forma rigorosa delle orazioni romane, nelle quali il sentimento viene frenato e domina la massima disciplina di un’espressione che s’è affrancata da ogni soggettività. A ciò corrispondeva un modello teologico che voleva orientarsi totalmente alla Sacra Scrittura e ai Padri e doveva prendere le sue misure in modo altrettanto rigido sulle leggi oggettive del cristiano; i punti di forza di natura più emozionale che l’epoca moderna aveva trasmesso, dovevano essere di nuovo ricondotti a questa forma oggettiva.

Ciò significava anzitutto che la devozione mariana, ma anche le forme moderne di preghiera a carattere cristologico, come la Via Crucis e la devozione al Sacro Cuore di Gesù, passavano in seconda linea o dovevano cercarsi nuove forme.

A partire dalla penetrazione del movimento biblico e liturgico erano iniziati anche gli sforzi di fondazione ed approfondimento biblico e patristico tanto dell’adorazione del sacro cuore che della devozione mariana, al fine di mantenere l’eredità dell’epoca moderna della Chiesa e di inserirla nella nuova predilezione per le origini cristiane.

Nell’area linguistica tedesca deve qui essere citato soprattutto Hugo Rahner (2) che ha rivelato la connessione di Maria e Chiesa nella teologia dei Padri ed è così stato tra i primi a preparare la strada alla mariologia del concilio Vaticano II.

Egli cercò di dare una nuova fondazione alla adorazione del sacro cuore, collegandola con l’interpretazione patristica di Gv 7, 37-39 e di Gv 19, 34 . Entrambi i passi trattano del fianco aperto di Gesù, di sangue ed acqua, che fuoriescono da questo fianco.

Entrambi i testi sono espressione del mistero pasquale: dal cuore crocifisso del Signore scaturisce la fonte viva dei sacramenti; il chicco di grano morente diviene spiga — esso porta attraverso le epoche il frutto della Chiesa vivente.

Entrambi i testi sono inoltre l’espressione dell’unità di cristologia e pneumatologia: l’acqua di vita, che scaturisce dal fianco del Signore, è lo Spirito Santo; egli è la fonte viva che rende il deserto una terra fiorente.

Con questo cade nello stesso tempo sotto lo sguardo anche la connessione di cristologia, pneumatologia ed ecclesiologia: Cristo si comunica nello Spirito Santo; ed è lo Spirito Santo che trasforma l’argilla in corpo vivente, ossia unisce gli uomini divisi nell’unico organismo dell’amore di Gesù Cristo. È ancora mediante lo Spirito Santo che la parola di Adamo secondo la quale «i due saranno una sola carne», guadagna un nuovo significato in rapporto al secondo Adamo: «Ma chi si unisce al Signore forma con lui un solo spirito» (1 Cor 6,17).

Il movimento liturgico aveva trovato il punto centrale della devozione cristiana nel mistero pasquale. Con le sue ricerche Hugo Rahner aveva cercato di mostrare che anche la devozione al Sacro Cuore non è altro che sguardo portato al mistero pasquale e si riferisce quindi interamente al nocciolo della fede cristiana.

 

L’enciclica Haurietis aquas inizia con quelle parole profetiche di Is 12,3: delle quali il Signore, in Gv 7, 37-39, annuncia di essere lui stesso il compimento nel suo mistero pasquale.

Con le sue parole iniziali essa raccoglie, così, anche gli sforzi di uomini come Hugo Rahner. Anche all’enciclica stava a cuore di superare l’ormai pericoloso dualismo tra devozione liturgica e devozione del XIX secolo, di far fecondare entrambe reciprocamente e di portare l’una verso l’altra in un rapporto fecondo, senza dissolverle semplicemente l’una nell’altra.

L’enciclica era evidentemente consapevole che le riflessioni di Hugo Rahner non potevano bastare da sole per una nuova fondazione e per la sopravvivenza della devozione al Cuore di Gesù.

Infatti Hugo Rahner aveva sì chiarito in modo convincente che tale devozione è ordinata ad una centrale realtà biblica — essa è devozione pasquale.

Egli aveva posto davanti all’anima della cristianità la grande immagine del fianco aperto di Gesù, da cui scaturiscono sangue ed acqua, per così dire come nuova immagine di meditazione, come icona biblica della devozione al Sacro Cuore di Gesù ed aveva invitato a tradurre in atto nella meditazione di questa immagine la parola profetica di Zc 12, 10, che Giovanni stesso cita in questo contesto: «Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto» (cfr. Gv 19, 37; Ap 1, 7; cfr. altresì Gv 3, 14).

Rimangono tuttavia due obiezioni con le quali H. Rahner non si è confrontato:

1. In entrambi i testi, Gv 7 e Gv 19, che egli ha esaminato come fondamento della devozione al sacro cuore di Gesù, la parola «cuore» non compare.

Per colui che suppone che l’adorazione del cuore di Gesù sia già una realtà all’interno della Chiesa, questi testi possono diventare il fondamento interno ed il contenuto più profondo di tale devozione, poiché in effetti essi spiegano il mistero del cuore.

Ma non possono spiegare da sé il motivo per cui il cuore del Signore è centro dell’immagine pasquale.

2. Si potrebbe però domandare in modo ancor più radicale: se la devozione al sacro cuore di Gesù è un tipo di devozione pasquale, che cosa ha essa di specifico? Non è inoltre superfluo guardare al mistero della Pasqua devozionalmente mediante un’immagine sensibile, invece di partecipare realmente là dove esso in mysterio si dà realmente, ossia nei Sacramenti, vale a dire nella liturgia della Chiesa?

Non è inoltre la partecipazione devozionale, l’attualizzazione sensibile del mistero pasquale una forma secondaria di devozione cristiana, un tipo secondario di mistica, rispetto alla mistica primaria del mistero, ossia alla liturgia?

Non ha essa forse la sua ragion d’essere nel fatto che non si conosceva più questa mistica primaria, non la si comprendeva più nella forma sclerotizzata dell’antica liturgia? Non viene a decadere nel momento in cui questa stessa liturgia si risveglia?

2.      Elementi per una nuova fondazione della devozione al sacro cuore a partire dall’enciclica Haurietis aquas

Dopo il concilio le suddette domande hanno portato a ritenere che tutto ciò che era stato detto prima della riforma liturgica sia ora caduco. Esse hanno contribuito alla completa scomparsa della devozione al Sacro Cuore di Gesù. Questo è senza dubbio un fraintendimento del concilio Vaticano II: l'enciclica Haurietis aquas aveva dato una risposta proprio a tali domande, una risposta che viene presupposta nella riforma liturgica del concilio e non è superata da essa.

Così non è solo l’occasione esterna del venticinquesimo della pubblicazione di questa enciclica ad imporci di riflettere di nuovo sul suo messaggio; lo esige la situazione stessa della devozione nella Chiesa. Nelle mie considerazioni io vorrei semplicemente cercare di riprendere le fondamentali risposte dell’enciclica a queste domande e di riassumere e chiarire un po’ di più la sua impostazione alla luce del lavoro teologico svolto da allora ad oggi.

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Caterina63
00venerdì 21 novembre 2014 14:19

 Alluvioni al Nord Italia: in processione sulle rive del Po per chiedere protezione





Don Evandro Gherardi, parroco di Brescello, guida la processione sulle rive del Po - RV



20/11/2014 03:49

"Quando ho avuto la notizia che una frazione del nostro paese sarebbe stata sgomberata dei suoi 250 abitanti proprio per il pericolo di straripamento del Po, forse ispirato dal Signore, ho pensato di organizzare una cerimonia straordinaria di benedizione del fiume, nell'ambito di una giornata intera di preghiera". Così don Evandro Gherardi, parroco di Brescello (Reggio Emilia) racconta com'è nata la processione di circa 300 fedeli sulle rive del Po per scongiurare l'alluvione. Il sacerdote guidava il corteo portando il celebre crocifisso ligneo creato per le vicende cinematografiche di 'Peppone e Don Camillo', oggi conservato proprio nella chiesa di Brescello, set di quelle indimenticabili pellicole.

"Qui non abbiamo avuto paura, ma preoccupazione che le cose potessero peggiorare, essendo gli argini intrisi d'acqua, temevamo altri cedimenti. Le motivazioni erano tre: chiedere la protezione del Signore per le nostre zone, pregare per le vittime del maltempo di questi giorni e infine riflettere su come l'uomo stia utilizzando l'ambiente. Spesso dietro le catastrofi naturali c'è anche il mancato rispetto del Creato da parte dell'uomo: iquinamento, eccessiva urbanizzazione. E proprio la vicinanza di questo fiume con la sua bellezza, e al tempo stesso la sua pericolosità, ci porta a riflettere e a pensare". "Il crocefisso che abbiamo portato in processione - rivela infine don Evandro - non faceva parte dell'arredo liturgico della nostra chiesa. Era stato realizzato per i film di 'Peppone e don Camillo', girati qui, e poi era rimasto nei magazzini di Cinecittà. Il paese l'ha chiesto, l'abbiamo pulito, restaurato e sistemato in chiesa e oggi è oggetto di grande venerazione anche da parte dei turisti che visitano Brescello". 


(Fabio Colagrande)

 

18 Novembre

L'INFERNO

 

1. Il rimorso della coscienza. Il Signore non ha creato per te l'Inferno, anzi te lo dipinge come un castigo orrendo, perché scampi da esso. Ma se ci cadi, qual pena sarà il solo pensiero : Potevo evitarlo! Tenevo in roano tutti i mezzi e gli aiuti di grazia per non cadervi... Altri parenti e amici della stessa età si sono salvati, ed io per mia colpa volli dannarmi!... Non mi sarebbe costato molto... Ora sarei con gli Angeli; invece vivo con i demoni!... Che disperazione!

 

2. Il fuoco. Il fuoco misterioso e terribile dell'Inferno è sempre acceso dalla collera di un Dio onnipotente e creato apposta per punire i colpevoli. Sono fiamme che ardono, e non consumano i reprobi!... Fiamme, in paragone delle quali il nostro fuoco più vivo, sarebbe refrigerio, o come fuoco dipinto... Fiamme sapienti che tormentano più o meno a misura dei peccati; fiamme che racchiudono ogni male! Come le sosterrai tu che ora non sai sopportare il menomo dolore? E dovrò io bruciare per tutta un'eternità? Che martirio!

 

3. La privazione di Dio. Se ora non senti il peso tremendo di questa pena, la proverai purtroppo un giorno. Il dannato sente bisogno di Dio. Lo cerca in ogni istante, intende che nell'amarlo, nel possederlo, nel goderlo eternamente sarebbe stata ogni sua consolazione, e invece trova Dio suo nemico, e L'odia e Lo maledice! Che tormento crudele! Eppure le anime piovono laggiù spensierate, come la neve d'inverno! Ed anche io posso cadervi! Forse oggi.

 

PRATICA. — Impegna ogni tua energia per vivere e morire in grazia di Dio.

 

19 Novembre               

VITA INTERIORE

 

1. La conosci? Non solo il corpo ha la sua vita; anche il cuore, riguardo a Dio, ha una vita propria, detta interiore, di santificazione, di unione con Dio; con essa l'anima cerca di arricchirsi di virtù, di meriti, di amore celeste, con le medesime premure con cui il mondano cerca le ricchezze, le gioie, i piaceri del mondo. È la vita dei Santi, il cui studio tutto consiste nel riformare e nell'abbellire il proprio cuore per unirlo a Dio. La conosci questa vita?

 

2. La pratichi? L'essenza della vita interiore sta nel distacco dai beni terreni e nel raccoglimento della niente e del cuore, compatibilmente con i doveri dello stato. È un'applicazione continua a praticare l'umiltà, a rinunziare a noi stessi; è fare tutte le cose, anche le più comuni, per amore di Dio; è anelare continuamente .1 Dio con le Giaculatorie, con le offerte a Dio con l'uniformarsi alla Sua santa volontà. Che fai tu di tutto questo?

 

3. Pace della vita interiore. Il Battesimo ricevuto ci obbliga alla vita inferiore. Gli esempi di Gesù che per trent'anni visse nascosto e che santificò ogni azione della sua vita pubblica con la preghiera, con l'offerta al Suo Padre, con il cercarne la gloria, sono per noi un invito ad imitarlo. Inoltre la vita interiore ci rende calmi nelle nostre azioni, rassegnati nei sacrifìzi, dona la pace del cuore anche nelle tribolazioni... Non vuoi metterti per questa via?

 

PRATICA. — Vivi in unione con Dio, agendo, non a casaccio, ma con fini virtuosi e di gloria a Lui.

 

20 Novembre

LA PERSEVERANZA

 

1. E' facile cominciare. Se bastasse il principiare per riuscire santo, nessuno rimarrebbe escluso dal Paradiso. Chi mai in qualche circostanza della vita non prova un istante di fervore? Chi non comincia qualche volta a farsi santo? Chi non si mette a pregare? Chi non si propone pratiche di devozione? Chi non promette al confessore una vera, una sincera conversione? Anche tu ricordi i tuoi momenti di grazia, le tue promesse. Ma quale fu la tua fedeltà, a compierle?

 

2. È' difficile perseverare. Quanti anni, o meglio, quanti giorni abbiamo perseverato nella virtù, nelle pratiche di pietà, nelle promesse? Come passa presto il fervore! L'incostanza non è uno dei suoi difetti particolari? Sono tre gli ostacoli o i nemici della perseveranza; 1° Il tempo, che consuma tutto; ma tu vincilo con il cominciare ogni giorno. 2° Il demonio, ma tu combattilo sapendo che è tuo nemico. 3° La pigrizia insita in te, ma tu pensa all'Inferno da fuggire e al Paradiso da guadagnare.

 

3. Solo la perseveranza sarà premiata. Gesù diceva: Non chi comincia, ma chi persevera sarà salvo. Chi mette mano all'aratro e guarda indietro, non è degno del Cielo. Lo intendi tu questo linguaggio? A che varrebbe camminare bene 50 anni, e poi perdersi? A che varrebbe incominciare cento volte, e poi non salvarsi? Adotta ogni mezzo per mantenerti saldo; ricorda il detto di S. Agostino, che la perseveranza non viene donata se non a chi la impetra con la preghiera continua. Vigilanza e preghiera.

 

PRATICA. — Tre Pater a Gesù per avere la perseveranza.

 

21 Novembre              

LA PRESENTAZIONE DI MARIA VERGINE

 

1. L'età del sacrificio di Maria. Si crede che Gioacchino ed Anna conducessero Maria al tempio. Bambina di tre anni; e la Vergine, dotata già dell'uso di ragione e della capacità di discernere il bene e il meglio, mentre i parenti La presentavano al sacerdote, s'offriva al Signore, e si consacrava a Lui. Rifletti sull'età di Maria: a tre anni... Come presto comincia la sua santificazione!... E tu a qual età hai principiato? Ti pare ancora troppo presto adesso?

 

2. Il modo del sacrificio di Maria. Le anime generose non dimezzano le loro offerte. Maria in quel dì sacrificava a Dio il suo corpo col voto di castità; sacrificava la sua mente per non più pensare che a Dio; sacrificava il suo cuore per non ammettere altro amante che Dio; si sacrifica tutta a Dio con prontezza, con generosità, con gioia amorosa. Che bell'esempio! Sai tu imitarlo? Con quale generosità compi quei piccoli sacrifizi che ti capitano nella giornata?

 

3. La costanza del sacrificio. Maria offertasi a Dio nella tenera età, mai più ritirò la parola. Vivrà lunghi anni, molte spine la pungeranno, diverrà la Madre del Dolore, ma il suo cuore, sia nel tempio, sia in Nazaret, sia sul Calvario, sempre rimarrà fisso in Dio, consacrato a Dio; in ogni luogo, tempo o circostanza, null'altro vorrà che la volontà di Dio. Che rimprovero per la tua incostanza!

 

PRATICA. — Offriti interamente a Gesù per le mani di Maria; recita l’Ave maris stella.

 

22 Novembre

L'AMOR PROPRIO

 

1. È un perfido amico. Nessuno ci può proibire un amore regolato di noi stessi, che ci muove ad amare la vita e ad ornarci di virtù; ma l'amor proprio è sregolato e diviene egoismo, quando fa che pensiamo solo a noi stessi, non amiamo che noi e bramiamo che gli altri s'interessino di noi. Se parliamo, vogliamo essere ascoltati; se soffriamo, compianti; se operiamo, lodati; non vogliamo ci si resista, ci si contraddica, ci si dia disgusto. In questo specchio non riconosci te stesso?

 

2. Sregolatezze dell'amor proprio. Quanti difetti nascono da questo vizio! Per il minimo pretesto, uno s'indispettisce, si solleva contro gli altri e fa loro portare il peso del suo malumore! Donde nascono i capricci, le impazienze, i risentimenti, le avversioni? Dall'amor proprio. Donde vengono le malinconie, le diffidenze, le disperazioni? Dall'amor proprio. Donde le mormorazioni le inquietudini? Dall'amor proprio. Se lo vincessimo, quanto male faremmo di meno!

 

3. Corrompe il bene fatto. Il veleno dell'amor proprio di quante buone azioni ci ruba il merito! La vanità, la compiacenza, la naturale soddisfazione che ivi si cerca, ne rapisce il merito, in tutto od in parte. Quante preghiere, elemosine, comunioni, sacrifizi, rimarranno senza frutto, perché originati o accompagnati dall'amor proprio! Dovunque si frammischia, guasta e corrompe! Non farai ogni sforzo per cacciarlo da te? Non lo terrai come tuo nemico?

 

PRATICA. — Ama il tuo bene regolatamente, cioè come lo vuole Iddio e finché non lede i diritti del prossimo.

 

 

23 Novembre

LA PAZIENZA

 

1. Pazienza esteriore. Che dici tu d'una persona che, per una qualunque contrarietà, prorompe in parole di collera, in vivacità, in alterchi, in offese agli altri? La tua stessa ragione condanna la collera, l'impazienza, come cosa indegna di un'anima ragionevole, come cosa inutile per vincere le contrarietà, come un cattivo esempio per chi ci vede. Ma Gesù la condanna, di più, come peccato! Imparate ad esser mansueti... E tu in quante impazienze cadi?

 

2. Pazienza interiore. Questa ci da il dominio sul nostro cuore e reprime le agitazioni che si sollevano dentro di noi; virtù difficile, si, ma non impossibile. Con essa si ode l'ingiuria, si vede il nostro diritto; ma si sopporta e si tace; non si dice nulla, ma non si soffre meno il sacrificio fatto per amor di Dio: quanto è meritoria agli occhi suoi! Gesù la comandava: Nella pazienza possederete le anime vostre. E e tu borbottando, adirandoti, che cosa ci guadagni?

 

3. Gradi della pazienza. Questa virtù conduce alla perfezione, dice S. Giacomo; ci conferisce il dominio su di noi, che sta alla base della propria formazione spirituale. Il 1° grado della pazienza consiste nel ricevere i mali con rassegnazione, perché siamo e ci consideriamo peccatori; il 2° nel riceverli volentieri, perché vengono dalla mano di Dio; il 3° nel desiderarli ardentemente, per amore di Gesù Cristo paziente. Tu a qual grado sei già asceso? Forse nemmeno al primo!

 

PRATICA. — Reprimi i moti di impazienza; recita tre Pater a Gesù.

 

 

24 Novembre

L'ESATTEZZA

 

1. L'inesattezza. Non sei tu forse di quelli che hanno sempre tempo? La preghiera, il lavoro, il dovere, l'ordine se non si trasgrediscono, sono sempre fatti a  metà! L'inesatto non disobbedisce, ma fa le cose con noia; non risponde, ma dimostra fastidio; non cadrà in disordini gravi, ma invano cerchi in lui la diligenza, il fervore. Che gl'importa di non essere il primo? Che cosa gl'interessa di non essere santo? Purché non sia dannato... Non fa forse per te questo quadro?

 

2. Donde proviene l'inesattezza. Perché sei inesatto? Se lo facessi per disprezzo, non andresti esente da qualche peccato. Ma forse lo fai per indolenza, per schivare fatica, perché ti manca la mortificazione!... E non è ciò un grave difetto? Non sarà un cattivo esempio per chi ti vede? Non sarà un principio di tiepidezza per l'anima tua? Non riuscirai di nausea agli uomini, e più ancora a Dio?

 

3. L'esattezza. Questa è la virtù dei Santi. Come riesce di buon esempio il vedere una persona esatta, regolata in tutto! Fa piacere a vederla: perché non sai imitarla? S. Vincenzo de' Paoli commuoveva al solo vederlo celebrare la s. Messa; S. Francesco di Sales, anche in camera sua, stava composto come in pubblico. Fare tutto bene fu il distintivo di Gesù: Bene omnia fecit. I mezzi per ottenere l'esattezza sono: 1° un santo timore della presenza di Dio; 2° persuadersi che non v'è nulla di piccolo innanzi a Dio. Non t'impegnerai a praticarla?

 

PRATICA. — Fa oggi tutto esattamente: recita un atto di contrizione per le negligenze passate.

 

25 Novembre

RISPETTO ALLA CHIESA

 

1. La Chiesa è la casa ai Dio. Il Signore è dappertutto, e dovunque esige giustamente rispetto ed onore: ma il tempio è il luogo da lui eletto per Sua speciale abitazione. In chiesa c'è il Suo Tabernacolo, il Suo trono da cui esige le nostre adorazioni, l'Altare del Suo sacrifizio quotidiano... Come dunque osi entrarvi tutto dissipato? Come osi stare in un luogo così santo con tanta divagazione?

 

2. La chiesa è la casa della preghiera. Non è dunque il luogo del parlare, del ridere, della dissipazione, del perditempo: ma è la casa dell'orazione. In chiesa, la tranquillità del luogo sacro, il raccoglimento dei vicini, la presenza della Croce e del Sacramento dispongono l'animo a pregare con fervore, e Iddio ha dato parola che non lascerebbe inesaudita la nostra domanda. Preghi tu in chiesa? Le tue distrazioni non sono volontarie?

 

3. La chiesa è casa di santificazione. Guai ai profanatori della chiesa e delle cose sante! Baldassarre, Antioco, Oza, Eliodoro, stanno a salutare esempio dei terribili castighi di Dio! La chiesa è luogo benedetto, santo; è luogo di nostra santificazione, né mai dovremmo uscirne se non maggiormente santificati: guai a te se n'uscissi condannato per la tua vanità,

per i tuoi sguardi, per la tua incompostezza! Guai se tu ivi servissi di rovina alle anime altrui...

 

PRATICA. — Usa particolare compostezza in chiesa: recita tre Pater per quelli a cui hai dato cattivo esempio in chiesa.

 

26 Novembre

LA COMUNIONE FREQUENTE

 

1. Inviti di Gesù. Medita perché Gesù istituì la Santa Eucaristia a guisa di cibo... Non era per mostrartene la necessità per la vita spirituale? Ma di più, ce la donava sotto la specie del pane, cibo necessario in tutti i giorni; Gesù invitava al banchetto evangelico non solo i sani, ma gl'infermi, i ciechi, gli zoppi, anzi, tutti... Se non mangerete, non avrete la Vita. Poteva Egli manifestare meglio il Suo desiderio ardente di vedere noi ricevere sovente la Santa Comunione?

 

2. Inviti della Chiesa. S. Ambrogio scriveva: Perché giornalmente non ricevete ciò che giornalmente può giovarvi? Il Crisostomo gridava contro il disordine delle comunioni rare; quando abbiamo la purità necessaria è sempre Pasqua per noi. Il Sales, S. Teresa, tutti i Santi inculcano la Comunione frequente. Nei primi secoli non si faceva quotidiana? Il Concilio di Trento scongiura i cristiani ad accostarvisi ogni volta che assistono alla Messa. Che cosa ne pensi?

 

3. Vantaggi della Comunione frequente. 1° È un mezzo molto efficace per vincere le nostre passioni, non solo perché comunica la forza per combatterle, ma ancora perché ci obbliga a purificare la coscienza, per non dispiacere a Gesù. 2° Ci abitua alla vita interiore, di raccoglimento, fatta di atti d'amore, di preghiere, d'unione con Dio. 3° È il mezzo migliore per farci santi: la Comunione fu sempre stimata la fonte della santità, la fornace d'Amore. Che stima hai tu della Comunione frequente?

 

PRATICA. — Apprezza la Comunione e ricevila più sovente che puoi.

 

27 Novembre

PREPARAZIONE ALLA COMUNIONE

 

1. Si richiede la puri fa dell'anima. Chi mangia Gesù indegnamente, mangia la sua condanna, dice San Paolo. Non è presunzione accostarvisi frequentemente, scrive il Crisostomo; ma il comunicarsi indegnamente. Guai agli imitatori di Giuda! Per ricevere la Comunione è necessaria la mondezza dal peccato mortale; per riceverla con frequenza la Chiesa richiede, oltre lo stato di grazia, la retta intenzione. Le adempì tu queste condizioni? Tu desideri la Comunione quotidiana?

 

2. Si richiede raccoglimento. Non già che le distrazioni involontarie rendano malfatta la Comunione, ma è nella meditazione che l'anima capisce chi è quel Gesù che scende nei nostri cuori, e si risveglia la Fede; si pensa al bisogno che abbiamo di Dio, e sorge la Speranza; si vede la nostra indegnità, donde nasce l'umiltà; si ammira la bontà di Gesù, e sorge il desiderio, la riconoscenza, la divozione del cuore. Come ti prepari alla Comunione? Vi impieghi il tempo sufficiente?

 

3. Si richiede fervore e amore. Quanto più è fervorosa la Comunione, tanto più grande riesce il frutto di essa. Come essere tiepido, mentre Gesù viene in te tutto zelo per la tua salvezza, tutto fuoco di carità per te? Se Gesù si mostra così buono che non ti sdegna, anzi viene in te, sebbene povero e peccatore, come non L'amerai? Come non arderai di amore per Lui? Qual è il tuo fervore nelle Comunioni?

 

PRATICA. - Fa un po' d'esame sul modo con cui ti comunichi.

 

 

28 Novembre

L'AVVENTO

 

1. Passiamolo nella mortificazione. La Chiesa consacra quattro settimane per disporci al Natale, sia per ricordarci i quattro mila anni che precedettero il Messia, e sia ancora perché prepariamo il nostro cuore alla nuova nascita spirituale che esso opererà in noi. Comanda il digiuno e l'astinenza, ossia la mortificazione, quale mezzo potente a vincere il peccato e reprimere le passioni... Mortifichiamo dunque gola e lingua— Non lamentiamoci del digiuno, soffriamo qualche cosa per amore di Gesù.

 

2. Passiamolo nella preghiera. La Chiesa accresce le sue preghiere nell'Avvento, ben sapendo il desiderio di Gesù, di venire invocato da noi per esaudirci, e ancor più perché è persuasa del gran bene che sempre fa a noi la preghiera. Nel Natale Gesù comunica alle anime disposte la Grazia della rinascita spirituale, dell'umiltà, del distacco dalla terra, dell'amor di Dio; ma come averla se non preghiamo con fervore? Come passavi l'Avvento gli altri anni? Rimediavi quest'anno.

 

3. Passiamolo nelle sante aspirazioni. La Chiesa ci mette innanzi in questi giorni i sospiri dei Patriarchi, dei Profeti, dei Giusti dell'antica Alleanza; ripetiamoli noi: Vieni a liberarci, o Signore, Dio della virtù. — Mostraci la Tua misericordia. — Affrettati, o Signore, non tardare più... — Nel recitare l'Angelus, alle parole: et Verbum caro factum est, rivolgi gli alletti a Gesù, perché voglia nascere nel tuo cuore. Ti sembra troppo difficile questa pratica?

 

PRATICA. — Fissa qualche pratica da osservare durante tutto l'Avvento; recita nove Ave Maria in onore della Vergine.

 

29 Novembre             

 

NOVENA DELL'IMMACOLATA CONCEZIONE

L'ANIMA CONFIDENTE IN MARIA

 

1. Grandezza di Maria Immacolata. Maria fu la sola donna concepita senza peccato; Iddio la esentò per singolare privilegio, e la rese, anche solo per questo titolo, la più grande fra le creature. Ammira Maria ricca di tutti i tesori della sapienza e della potenza divina; contempla Maria in Cielo venerata dagli Angeli. dai Santi. Il più bel dono che fece Iddio a Maria, qual Madre di Gesù, fu di creare Lei sola immacolata. Ringrazia il Signore per il privilegio accordato alla tua Madre celeste.

 

2. Bontà di Maria. Non solo per Gesù provò le tenerezze di Madre; anche per tè nutre lo stesso affetto, sebbene Ella sia così grande, e tu sia un peccatore, un tiepido, un verme della terra! Puoi dubitare della bontà di Maria che, per salvarti, sacrificò lo stesso Suo Figlio Gesù? Di Maria che ti fu data per Madre da Gesù sulla Croce e che ottenne da Gesù l'ufficio di madre della misericordia? Fu forse una sola volta insensibile verso di te?

 

3. Confidenza in Maria. Come non confidare in una Madre, tanto grande e tanto buona? Quale grazia non puoi sperare da Lei? Quali grazie migliori ottennero S. Filippo, S. Stanislao, S. Luigi Gonzaga, Gerardo Maiella! Quanti miracoli non si vedono, ogni dì, prodigati dalla mano di Maria alle anime confidenti in Lei! Oggi dilata il cuore a confidenza in Maria. Di quale grazia, di quale virtù abbisogni? Domandala con fiducia oggi e in tutta la novena: Maria ti consolerà.

 

PRATICA. — Recita nove volle: Sia benedetta ecc.; fissati una virtù da praticare in tutta la novena.

 

30 Novembre

L'ANIMA CONTRITA AI PIEDI DELL'IMMACOLATA

 

1. Maria senza peccato. Che pensiero! Il peccato non toccò mai il Cuore di Maria... Il serpente infernale non potè mai dominare l'Anima di lei! Non solo, nei 72 anni di sua vita, non commise mai neppure l'ombra del peccato, ma Dio nemmeno nell'istante della Sua Concezione volle che fosse macchiata dal peccato d'origine!... Maria è il giglio che cresce puro fra le spine: sempre candida... Quanto sei bella, o Maria!... Come mi riconosco impuro, macchiato, innanzi a te!

 

2. Bruttezza del peccato. Noi cerchiamo di sfuggire con tanta cautela le disgrazie, le afflizioni; le tribolazioni ci paiono cose tanto brutte, e da temersi; del peccato non facciamo conto, lo ripetiamo tranquillamente, lo teniamo in cuore... Non è questo un grave inganno? I mali di questa terra non sono veri mali, sono passeggeri e rimediabili; il vero, l'unico male, la vera disgrazia, è perdere Iddio, l'anima, l'eternità con il peccato, che attira sopra di noi i fulmini di Dio... Pensaci.

 

3. L'anima contrita ai piedi di Maria. Nei pochi anni della tua vita, quanti peccati hai commessi? Con il s- Battesimo ottenevi anche tu un candore, una purezza meravigliosa. Quanto tempo l'hai tu conservata? Quante volte hai offeso volontariamente il tuo Dio, il tuo Padre, il tuo Gesù? Non ne senti rincrescimento? Falla finita con una vita simile! Detesta oggi i tuoi peccati, e, per mezzo di Maria, chiedine perdono a Gesù.

 

PRATICA. - Recita un atto di contrizione; esamina qual peccato commetti più sovente, ed emendatene.

 

   


Un sacerdote risponde

Ho perso la fede... ho perso me stessa e sto dentro un circolo vizioso pieno di tentazioni...

Caro Padre Angelo, 
mi presento sono S... una ragazza di 26 anni... vorrei chiederle aiuto Padre perché mi sento in difficoltà...
Io ho perso la fede... ho perso me stessa e sto dentro un circolo vizioso pieno di tentazioni... mi avvicino a DIO e il giorno dopo cado di nuovo, ripetutamente.....mi sono messa troppo in dubbio e in discussione... su altre religioni new age... buddismo... e via dicendo e modi di vivere in relax....bere, ballare, divertirsi... che non capisco ormai più nulla di quale sia la mia strada... se affidarmi... se fidarmi solo di me... troppe delusioni, passioni e guerre interne mi stanno scombussolando la vita... non so perdonarmi... non so più cosa voglio, chi sono e cosa cerco...
ti prego Padre dimmi come posso fare... perchè mi sento sola.....
grazie!


Risposta del sacerdote

Carissima S., 
1. non devi fidarti solo di te stessa perché non sei tu la luce del mondo.
Né devi fidarti di coloro che hanno cercato di introdurre nel mondo una luce qualsiasi.
Solo Gesù Cristo ha detto: “Io sono la luce del mondo, chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita” (Gv 8,12).
Solo Gesù Cristo sa tutto di te e delle tue più profonde esigenze.
Solo Gesù Cristo, in quanto Dio, è il tuo Creatore.
Né Budda, né Maometto né alcun altro uomo sono il tuo Creatore, né sanno tutto di te.

2. Il consiglio che ti do è quello di rimetterti a seguire Cristo, a non camminare più nelle tenebre, e cioè nei peccati, perché questi ti possono fare solo male.
Il peccato, col piacere che presenta, è una seduzione che al massimo ti appaga sul momento, ma poi ti fa sentire nuda, spoglia, vuota, sofferente come si è sentita Eva dopo aver disobbedito a Dio.

3. Inizia a metterti dietro a Cristo accostandoti alle Sacre Scritture, in particolare al Vangelo.
Leggendo il Vangelo ti accorgerai che nella sua persona e nel suo insegnamento tutto è puro, non vi è alcuna ombra o imperfezione. C’è la purezza perfetta. 
Cristo stesso, sapendo che molti si sarebbero presentati al mondo come salvatori degli uomini, ha detto: “Chi di voi può dimostrare che ho peccato?” (Gv 8,46).
Nessuno può dire a Gesù Cristo: qui non sei stato perfetto, qui hai messo dei limiti irragionevoli (ad esempio: non bere vino, non mangiare carne di suino…), qui hai proposto qualche cosa di imperfetto, qui non hai visto le mie più profonde esigenze…

4. Poi mettiti concretamente dietro a Cristo confessando i tuoi peccati, e cioè purificando la tua anima da tutto il male con cui finora l’ha ricoperta e ottenebrata.
Ti sentirai allora di nuovo nella luce.
Nessuno può rendere pura la tua anima se non  Gesù Cristo.
Solo il suo Sangue espia i nostri peccati.
Né Maometto né Budda possono purificare la tua anima e portarvi la grazia di Dio, che è uno splendore di ordine soprannaturale!

5. Poi potrai fare la Santa Comunione e sentirai che Dio entra nel tuo cuore per abitarvi, per essere dentro di te la sorgente e la pienezza della vita.

6. Allora ti accorgerai subito perché “bere, ballare, divertirsi (sottinteso peccando)” sono un male: perché ti privano di questa vita interiore, che è la vera vita di una persona.

7. Mi piace riportarti infine il commento di San Tommaso d’Aquino alle parole del Signore «Chi segue me non cammina nelle tenebre».
“E poiché questa è la luce universale, dissipa universalmente tutte le tenebre.
Ora, esistono tre tipi di tenebre, a cominciare dalle tenebre dell'ignoranza, di cui è detto nei Salmi (81,5): «Costoro non sanno e non intendono, e van brancolando nelle tenebre». E queste derivano dalla ragione stessa, che in se stessa si oscura. 
C'è poi l'ignoranza della colpa, di cui si parla in Ef 5,8: «Una volta eravate tenebre, ma ora siete luce nel Signore». E queste tenebre colpiscono la ragione umana non per se stessa, ma a motivo della parte affettiva, in quanto, mal disposta per le passioni o per qualche abitudine, desidera come bene ciò che realmente non è bene.
Inoltre ci sono le tenebre della dannazione eterna, di cui si legge (Mt 25,30): «Il servo inutile gettatelo nelle tenebre esteriori».
Ma mentre le due prime si riscontrano in questa vita, le ultime possono riscontrarsi al termine di essa. «Chi dunque segue me non cammina nelle tenebre»: né dell'ignoranza, perché «io sono la verità»; né della colpa, perché «io sono la via»; né quelle della dannazione eterna, perché «io sono la vita» (Commento al Vangelo di Giovanni 8,12).

8. Poi, commentando le parole «ma avrà la luce della vita» san Tommaso scrive: “poiché come chi non vuole smarrirsi nelle tenebre deve seguire chi porta il lume; così chiunque vuoi salvarsi deve seguire Cristo che è luce, credendo a lui e amandolo. Ed è cosí che lo seguirono gli apostoli (vedi Mt 4,20).
Ma poiché la luce corporea può venir meno col tramonto, chi segue la sua guida va incontro alle tenebre.
Questa luce invece, che non conosce tramonto, non verrà mai meno. Perciò chi la segue avrà una luce perenne, ossia la luce della vita.
La luce visibile non dà la vita, pur cooperando alle funzioni della vita corporale; invece questa luce dà la vita, poiché noi viviamo in quanto abbiamo l'intellezione, che è una partecipazione di questa luce.
Quando tale luce potrà irradiare perfettamente, avremo la vita perfetta, secondo le parole del Salmista (35,10): «Presso di te è la sorgente della vita, e nella tua luce vedremo la luce».
Il che equivale a dire: Allora noi avremo perfettamente la vita, quando vedremo direttamente la luce. Ecco perché sta scritto «Questa è la vita eterna: che conoscano te, l'unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesti Cristo» (Gv 17,3)” (Commento al Vangelo di Giovanni 8,12).

Ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo


Pubblicato 21.11.2014


Caterina63
00sabato 22 novembre 2014 18:14
[SM=g1740717] [SM=g1740720] Atto di abbandono (don Dolindo Ruotolo)

Perché vi confondete agitandovi? Lasciate a me la cura delle vostre cose e tutto si calmerà. Vi dico in verità che ogni atto di vero, ricco e completo abbandono in me, produce l'effetto che desiderate e risolve le situazioni spinose. Abbandonarsi a me non significa arrovellarsi, sconvolgersi e disperarsi, volgendo poi a me una preghiera agitata perché io segua voi, è cambiare l'agitazione in preghiera. Abbandonarsi significa chiudere placidamente gli occhi dell'anima, stornare il pensiero della tribolazione e rimettersi a me perché io solo operi, dicendo: "pensaci tu". Contro l'abbandono: la preoccupazione, l'agitazione e il voler pensare alle conseguenze di un fatto.


È come la confusione che portano i fanciulli, che pretendono che la mamma pensi alle loro necessità e vogliono pensarci essi, intralciando con le loro idee e le loro fisime infantili il suo lavoro.

Chiudete gli occhi e lasciatevi portare dalla corrente della mia grazia, chiudete gli occhi e lasciatemi lavorare, chiudete gli occhi e pensate al momento presente, stornando il pensiero dal futuro come da una tentazione. Riposate in me credendo alla mia bontà e vi giuro per il mio amore che, dicendomi, con queste disposizioni "pensaci tu", io ci penso in pieno, vi consolo, vi libero, vi conduco. E quando debbo portarvi in una via diversa da quella che volete voi, io vi addestro, vi porto nelle braccia, vi faccio trovare, come bimbi addormentati nelle braccia materne, dall'altra riva.

Quello che vi sconvolge e vi fa male immenso è il vostro pensiero, il vostro assillo ed il volere ad ogni costo provvedere a voi a ciò che vi affligge.

Quante cose io opero quando l'anima, tanto nelle sue necessità spirituali quanto in quelle materiali, si volge a me dicendomi "pensaci tu", chiude gli occhi e riposa!

Avete poche grazie quando vi assillate voi per produrle, ne avete moltissime quando la preghiera è affidamento pieno a me.

Voi nel dolore pregate non perché io operi, ma perché io operi come voi credete Non vi rivolgete a me, ma volete che io mi adatti alle vostre idee, non siete infermi che domandano al medico la cura, ma gliela suggeriscono.

Non fate così, ma pregate come vi ho insegnato nel Pater: "sia santificato il Tuo nome", cioè sii glorificato in questa mia necessità, "venga il Tuo regno", cioè tutto concorra al tuo regno in noi e nel mondo, "sia fatta la Tua volontà come in cielo così in terra", cioè disponi tu in questa necessità come meglio ti pare per la vita nostra eterna e temporale.

Se mi dite davvero "sia fatta la Tua volontà", che è lo stesso che dire: "pensaci tu", io intervengo con tutta la mia onnipotenza e risolvo le situazioni più chiuse.

Ti accorgi che il malanno incalza invece di decadere? Non ti agitare, chiudi gli occhi e dimmi con fiducia: "sia fatta la Tua volontà pensaci tu!". Ti dico che io ci penso e che intervengo come medico e compio anche un miracolo quando occorre. Vedi che la situazione peggiora? Non ti sconvolgere chiudi gli occhi e ripeti: "pensaci tu!". Ti dico che ci penso e che non cè medicina più potente di un mio intervento d'amore. Ci penso solo quando chiudete gli occhi.

Voi siete insonni, voi volete tutto valutare, tutto scrutare, a tutto pensare e vi abbandonate così alle forze umane o peggio agli uomini, confidando nel loro intervento. È questo che intralcia le mie parole e le mie vedute. Oh, come io desidero da voi quest'abbandono per beneficiarvi e come mi addoloro nel vedervi agitati!

Satana tende proprio a questo: ad agitarvi per sottrarvi alla mia azione e gettarvi in preda alle iniziative umane: confidate perciò in me solo, riposate in me, abbandonatevi a me in tutto. Io faccio miracoli in proporzione del pieno abbandono in me e del nessun pensiero di voi. Io spargo tesori di grazie quando voi siete nella piena povertà. Se avete vostre risorse, anche in poco, o se le cercate, siete nel campo naturale e seguite quindi il percorso naturale delle cose che spesso è intralciato da Satana. Nessun ragionatore ha fatto miracoli, neppure tra i santi. Opera divinamente chi si abbandona in Dio.

Quando vedi che le cose si complicano, di con gli occhi dell'anima chiusi: "Gesù pensaci tu!". Fa così per tutte le tue necessità. Fate così tutti e vedrete i grandi, continui e silenziosi miracoli. Ve lo giuro per il mio amore!




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Caterina63
00domenica 23 novembre 2014 10:21




  19 novembre a Venezia Festa della Madonna della Salute......

Piccolo aneddoto  

Mentre ero in fila come gli altri per accendere le candele votive, una signora chiacchierava con una amica (entrambi avranno avuto la mia età o poco meno) ed una diceva all'altra che NON credeva a questa festa ma... da due anni che
 le era morta la mamma, sentiva come un obbligo filiale continuare questa tradizione perchè, raccontava, era commovente come ogni anno "andando alla Madonna della Salute per la festa, rientrava a casa con le candele benedette e ci diceva: ecco, come andate dal dottore e poi passate in farmacia per le terapie, queste sono la terapia della Madonna santissima.... pregatela sempre e ricordatevi di Lei quando avrete dolore all'anima...." l'amica rispondeva che lei ci andava perchè ci credeva all'intercessione di Maria ma che riteneva bello come lei, l'amica fosse li anche a raccontarle la sua esperienza e risponde così, ripeto a braccio: " da retta alla tua mamma, l'ho conosciuta io santa donna! Anche se ora non credi, tieni questa porta aperta, farà tutto la Madonna...."  confesso che mi ha fatto piacere ascoltare questo dialogo.....   




CERIMONIA DI CANONIZZAZIONE DEI BEATI:
 - GIOVANNI ANTONIO FARINA 
- KURIAKISE ELIAS CHAVARA DELLA SACRA FAMIGLIA 
- LUDOVICO DA CASORIA 
- NICOLA DA LONGOBARDI 
- EUFRASIA ELUVATHINGAL DEL SACRO CUORE
- AMATO RONCONI

OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO

Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo, Re dell'Universo
Piazza San Pietro
 
Domenica, 23 novembre 2014

[Multimedia]



 

La liturgia oggi ci invita a fissare lo sguardo su Gesù come Re dell’Universo. La bella preghiera del Prefazio ci ricorda che il suo regno è «regno di verità e di vita, regno di santità e di grazia, regno di giustizia, di amore e di pace». Le Letture che abbiamo ascoltato ci mostrano come Gesù ha realizzato il suo regno; come lo realizza nel divenire della storia; e che cosa chiede a noi.

Anzitutto, come Gesù ha realizzato il regno: lo ha fatto con la vicinanza e la tenerezza verso di noi. Egli è il Pastore, di cui ci ha parlato il profeta Ezechiele nella prima Lettura (cfr 34,11-12.15-17). Tutto questo brano è intessuto di verbi che indicano la premura e l’amore del Pastore verso il suo gregge: cercare, passare in rassegna, radunare dalla dispersione, condurre al pascolo, far riposare, cercare la pecora perduta, ricondurre quella smarrita, fasciare la ferita, curare la malata, avere cura, pascere. Tutti questi atteggiamenti sono diventati realtà in Gesù Cristo: Lui è davvero il “Pastore grande delle pecore e custode delle nostre anime” (cfr Eb 13,20; 1Pt 2,25).

E quanti nella Chiesa siamo chiamati ad essere pastori, non possiamo discostarci da questo modello, se non vogliamo diventare dei mercenari. A questo riguardo, il popolo di Dio possiede un fiuto infallibile nel riconoscere i buoni pastori e distinguerli dai mercenari.

Dopo la sua vittoria, cioè dopo la sua Risurrezione, come Gesù porta avanti il suo regno? L’apostolo Paolo, nella Prima Lettera ai Corinzi, dice: «E’ necessario che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi» (15,25). E’ il Padre che a poco a poco sottomette tutto al Figlio, e al tempo stesso il Figlio sottomette tutto al Padre. Gesù non è un re alla maniera di questo mondo: per Lui regnare non è comandare, ma obbedire al Padre, consegnarsi a Lui, perché si compia il suo disegno d’amore e di salvezza. Così c’è piena reciprocità tra il Padre e il Figlio. Dunque il tempo del regno di Cristo è il lungo tempo della sottomissione di tutto al Figlio e della consegna di tutto al Padre. «L’ultimo nemico ad essere annientato sarà la morte» (1 Cor 15,26). E alla fine, quando tutto sarà stato posto sotto la regalità di Gesù, e tutto, anche Gesù stesso, sarà stato sottomesso al Padre, Dio sarà tutto in tutti (cfr 1 Cor 15, 28).

Il Vangelo ci dice che cosa il regno di Gesù chiede a noi: ci ricorda che la vicinanza e la tenerezza sono la regola di vita anche per noi, e su questo saremo giudicati. E’ la grande parabola del giudizio finale di Matteo 25. Il Re dice: «Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi» (25,34-36). I giusti domanderanno: quando mai abbiamo fatto tutto questo? Ed Egli risponderà: «In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (Mt25,40).

La salvezza non comincia dalla confessione della regalità di Cristo, ma dall’imitazione delle opere di misericordia mediante le quali Lui ha realizzato il Regno. Chi le compie dimostra di avere accolto la regalità di Gesù, perché ha fatto spazio nel suo cuore alla carità di Dio. Alla sera della vita saremo giudicati sull’amore, sulla prossimità e sulla tenerezza verso i fratelli. Da questo dipenderà il nostro ingresso o meno nel regno di Dio, la nostra collocazione dall’una o dall’altra parte. Gesù, con la sua vittoria, ci ha aperto il suo regno, ma sta a ciascuno di noi entrarvi, già a partire da questa vita, facendoci concretamente prossimo al fratello che chiede pane, vestito, accoglienza, solidarietà. E se veramente ameremo quel fratello o quella sorella, saremo spinti a condividere con lui o con lei ciò che abbiamo di più prezioso, cioè Gesù stesso e il suo Vangelo!

Oggi la Chiesa ci pone dinanzi come modelli i nuovi Santi che, proprio mediante le opere di una generosa dedizione a Dio e ai fratelli, hanno servito, ognuno nel proprio ambito, il regno di Dio e ne sono diventati eredi. Ciascuno di essi ha risposto con straordinaria creatività al comandamento dell’amore di Dio e del prossimo. Si sono dedicati senza risparmio al servizio degli ultimi, assistendo indigenti, ammalati, anziani, pellegrini. La loro predilezione per i piccoli e i poveri era il riflesso e la misura dell’amore incondizionato a Dio. Infatti, hanno cercato e scoperto la carità nella relazione forte e personale con Dio, dalla quale si sprigiona il vero amore per il prossimo. Perciò, nell’ora del giudizio, hanno udito questo dolce invito: «Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo» (Mt 25,34).

Con il rito di canonizzazione, ancora una volta abbiamo confessato il mistero del regno di Dio e onorato Cristo Re, Pastore pieno d’amore per il suo gregge. Che i nuovi Santi, col loro esempio e la loro intercessione, facciano crescere in noi la gioia di camminare nella via del Vangelo, la decisione di assumerlo come la bussola della nostra vita. Seguiamo le loro orme, imitiamo la loro fede e la loro carità, perché anche la nostra speranza si rivesta di immortalità. Non lasciamoci distrarre da altri interessi terreni e passeggeri. E ci guidi nel cammino verso il regno dei Cieli la Madre, Maria, Regina di tutti i Santi. Amen.

La liturgia oggi ci invita a fissare lo sguardo su Gesù come Re dell’Universo. La bella preghiera del Prefazio ci ricorda che il suo regno è «regno di verità e di vita, regno di santità e di grazia, regno di giustizia, di amore e di pace». Le Letture che abbiamo ascoltato ci mostrano come Gesù ha realizzato il suo regno; come lo realizza nel divenire della storia; e che cosa chiede a noi.

Anzitutto, come Gesù ha realizzato il regno: lo ha fatto con la vicinanza e la tenerezza verso di noi. Egli è il Pastore, di cui ci ha parlato il profeta Ezechiele nella prima Lettura (cfr 34,11-12.15-17). Tutto questo brano è intessuto di verbi che indicano la premura e l’amore del Pastore verso il suo gregge: cercare, passare in rassegna, radunare dalla dispersione, condurre al pascolo, far riposare, cercare la pecora perduta, ricondurre quella smarrita, fasciare la ferita, curare la malata, avere cura, pascere. Tutti questi atteggiamenti sono diventati realtà in Gesù Cristo: Lui è davvero il “Pastore grande delle pecore e custode delle nostre anime” (cfr Eb 13,20; 1Pt 2,25).

E quanti nella Chiesa siamo chiamati ad essere pastori, non possiamo discostarci da questo modello, se non vogliamo diventare dei mercenari. A questo riguardo, il popolo di Dio possiede un fiuto infallibile nel riconoscere i buoni pastori e distinguerli dai mercenari.

Dopo la sua vittoria, cioè dopo la sua Risurrezione, come Gesù porta avanti il suo regno? L’apostolo Paolo, nella Prima Lettera ai Corinzi, dice: «E’ necessario che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi» (15,25). E’ il Padre che a poco a poco sottomette tutto al Figlio, e contemporaneamente il Figlio sottomette tutto al Padre, e alla fine anche sé stesso. Gesù non è un re alla maniera di questo mondo: per Lui regnare non è comandare, ma obbedire al Padre, consegnarsi a Lui, perché si compia il suo disegno d’amore e di salvezza. Così c’è piena reciprocità tra il Padre e il Figlio. Dunque il tempo del regno di Cristo è il lungo tempo della sottomissione di tutto al Figlio e della consegna di tutto al Padre. «L’ultimo nemico ad essere annientato sarà la morte» (1 Cor 15,26). E alla fine, quando tutto sarà stato posto sotto la regalità di Gesù, e tutto, anche Gesù stesso, sarà stato sottomesso al Padre, Dio sarà tutto in tutti (cfr 1 Cor 15, 28).

Il Vangelo ci dice che cosa il regno di Gesù chiede a noi: ci ricorda che la vicinanza e la tenerezza sono la regola di vita anche per noi, e su questo saremo giudicati. Questo sarà il protocollo del nostro giudizio. E’ la grande parabola del giudizio finale di Matteo 25. Il Re dice: «Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi» (25,34-36). I giusti domanderanno: quando mai abbiamo fatto tutto questo? Ed Egli risponderà: «In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (Mt 25,40).

La salvezza non comincia dalla confessione della regalità di Cristo, ma dall’imitazione delle opere di misericordia mediante le quali Lui ha realizzato il Regno. Chi le compie dimostra di avere accolto la regalità di Gesù, perché ha fatto spazio nel suo cuore alla carità di Dio. Alla sera della vita saremo giudicati sull’amore, sulla prossimità e sulla tenerezza verso i fratelli. Da questo dipenderà il nostro ingresso o meno nel regno di Dio, la nostra collocazione dall’una o dall’altra parte. Gesù, con la sua vittoria, ci ha aperto il suo regno, ma sta a ciascuno di noi entrarvi, già a partire da questa vita – il Regno incomincia adesso – facendoci concretamente prossimo al fratello che chiede pane, vestito, accoglienza, solidarietà, catechesi. E se veramente ameremo quel fratello o quella sorella, saremo spinti a condividere con lui o con lei ciò che abbiamo di più prezioso, cioè Gesù stesso e il suo Vangelo!

Oggi la Chiesa ci pone dinanzi come modelli i nuovi Santi che, proprio mediante le opere di una generosa dedizione a Dio e ai fratelli, hanno servito, ognuno nel proprio ambito, il regno di Dio e ne sono diventati eredi. Ciascuno di essi ha risposto con straordinaria creatività al comandamento dell’amore di Dio e del prossimo. Si sono dedicati senza risparmio al servizio degli ultimi, assistendo indigenti, ammalati, anziani, pellegrini. La loro predilezione per i piccoli e i poveri era il riflesso e la misura dell’amore incondizionato a Dio. Infatti, hanno cercato e scoperto la carità nella relazione forte e personale con Dio, dalla quale si sprigiona il vero amore per il prossimo. Perciò, nell’ora del giudizio, hanno udito questo dolce invito: «Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo» (Mt 25,34).

Con il rito di canonizzazione, ancora una volta abbiamo confessato il mistero del regno di Dio e onorato Cristo Re, Pastore pieno d’amore per il suo gregge. Che i nuovi Santi, col loro esempio e la loro intercessione, facciano crescere in noi la gioia di camminare nella via del Vangelo, la decisione di assumerlo come la bussola della nostra vita. Seguiamo le loro orme, imitiamo la loro fede e la loro carità, perché anche la nostra speranza si rivesta di immortalità. Non lasciamoci distrarre da altri interessi terreni e passeggeri. E ci guidi nel cammino verso il regno dei Cieli la Madre, Maria, Regina di tutti i Santi.





ANGELUS

Piazza San Pietro
Domenica, 23 novembre 2014

[Multimedia]


 

Cari fratelli e sorelle,

al termine di questa celebrazione, desidero salutare tutti voi che siete venuti a rendere omaggio ai nuovi Santi, in modo particolare le Delegazioni ufficiali dell’Italia e dell’India.

L’esempio dei quattro Santi italiani, nati nelle Provincie di Vicenza, Napoli, Cosenza e Rimini, aiuti il caro popolo italiano a ravvivare lo spirito di collaborazione e di concordia per il bene comune e a guardare con speranza al futuro, in unità, confidando nella vicinanza di Dio che mai abbandona, anche nei momenti difficili.

Per l’intercessione dei due Santi indiani, provenienti dal Kerala, grande terra di fede e di vocazioni sacerdotali e religiose, il Signore conceda un nuovo impulso missionario alla Chiesa che è in India - che è tanto brava! – affinché, ispirandosi al loro esempio di concordia e di riconciliazione, i cristiani dell’India proseguano nel cammino della solidarietà e della convivenza fraterna.

Saluto con affetto i Cardinali, i Vescovi, i sacerdoti, come pure le famiglie, i gruppi parrocchiali, le associazioni e le scuole presenti. Con amore filiale ci rivolgiamo ora alla Vergine Maria, madre della Chiesa, regina dei Santi e modello di tutti i cristiani.

Vi auguro una buona domenica, in pace, con la gioia di questi nuovi Santi. Vi prego, per favore, di pregare per me. 

   

 


Caterina63
00giovedì 27 novembre 2014 09:02
  concludiamo qui il mese di Novembre ed anche l'Anno Liturgico 2014  ed entriamo in Dicembre e nel Tempo di Avvento che ci introduce così nel nuovo Anno Liturgico 2015 - CLICCARE QUI per le nuove Meditazioni.........

Sia lodato Gesù Cristo
+ sempre sia lodato



 



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