Note di Plinio Corrêa de Oliveira (1908-1995) e sito: lucisullest.it/

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Caterina63
00mercoledì 13 maggio 2009 12:03
[Nota: Questo testo è stato scritto per il cinquantenario delle apparizioni, nel 1967, dunque evidentemente prima della pubblicazione da parte della Santa Sede della terza parte del segreto, avvenuta nel 2000, QUESTA NOTA VA TENUTA IN CONSIDERAZIONE[SM=g1740733] ]

 Note di Plinio Corrêa de Oliveira (1908-1995)

LEGGASI ANCHE IL SITO: http://www.lucisullest.it/

Presupposti e lineamenti generali delle apparizioni

Primo presupposto: il dogma della comunione dei santi

1. Per capire l’insieme di visioni e di comunicazioni, di cui furono favoriti Lucia, Francesco [1908-1919] e Giacinta [1910-1920], bisogna aver presente, anzitutto, la dottrina cattolica sulla comunione dei santi. Le preghiere e i meriti di una persona possono andare a beneficio di un’altra. Così, le preghiere, i sacrifici e l’olocausto della vita stessa, offerti dai tre bambini, soprattutto dopo esser stati spiritualmente beneficiati dalle apparizioni della Regina di Tutti i Santi, è logico che potessero servire a un gran numero di anime e perfino a nazioni intere. Quindi, la Madonna è venuta a sollecitare ai tre preghiere e sacrifici. A Giacinta e a Francesco ha chiesto anche l’olocausto della vita, come vittime espiatorie per i peccati degli uomini. A Lucia ha chiesto di restare in questo mondo per compiere una missione di cui poi parleremo.



Secondo presupposto: la mediazione universale di Maria santissima

2. Altro presupposto per la comprensione degli avvenimenti di Fatima è la mediazione universale di Maria santissima. Ella opera, in tutti, come mediatrice somma e necessaria — per libera volontà di Dio — fra il Redentore offeso e l’umanità peccatrice. Mediatrice, d’altro canto, sempre ascoltata, e in quanto tale esercitante un’autentica direzione sugli avvenimenti. Mediatrice regale, che sarà glorificata con la vittoria del suo Cuore materno, che è la più perfetta espressione della vittoria di Dio stesso.



A Fatima la Madonna non ha parlato soltanto per il Portogallo, ma per il mondo intero

3. Parlando ai piccoli pastori la Madonna ha voluto parlare al mondo intero, esortando tutti gli uomini alla preghiera, alla penitenza, all’emendazione della vita. In modo speciale, ella ha parlato al Papa e alla sacra gerarchia, chiedendo loro la consacrazione della Russia al suo Cuore Purissimo.



La situazione grandemente calamitosa del mondo contemporaneo

4. La Madre di Dio ha fatto queste richieste di fronte alla situazione religiosa in cui si trovava il mondo all’epoca delle apparizioni, cioè nel 1917. La Madonna indicò tale situazione come grandemente calamitosa. L’empietà e l’impurità avevano a tal punto preso possesso della terra che, per punire gli uomini, era esplosa quell’autentica ecatombe che fu la Grande Guerra [1914-1918]. Questa conflagrazione sarebbe terminata rapidamente, e i peccatori avrebbero avuto il tempo d’emendarsi secondo il richiamo di Fatima. Se questo richiamo fosse stato ascoltato, l’umanità avrebbe conosciuto la pace. Nel caso non fosse stato ascoltato, sarebbe venuta un’altra guerra, ancora più terribile. E, nel caso che il mondo fosse rimasto sordo alla voce della sua Regina, un’ecatombe finale, di origine ideologica e di portata universale, implicante una grave persecuzione religiosa, avrebbe afflitto tutti gli uomini, portando con sé grandi prove per il Romano Pontefice: "La Russia [...] diffonderà i suoi errori nel mondo, promuovendo guerre e persecuzioni alla Chiesa [...], il Santo Padre dovrà soffrire molto".



Dopo un’ecatombe finale, di origine ideologica e di portata universale, verrà il Regno di Maria

5. Colpita in questo modo, con tutta una catena di calamità, la dura cervice dell’umanità contemporanea, vi sarà una conversione di anime su larga scala. Tale conversione sarà, in modo particolare, una vittoria del Cuore Purissimo della Madre di Dio: "Finalmente il mio Cuore Immacolato trionferà...". Sarà il Regno di Maria sugli uomini...



La meditazione sui tormenti eterni è efficace e adatta per gli uomini di questo secolo

6. Con l’intenzione d’incitare l’umanità nel modo più efficace possibile ad accogliere questo messaggio, la Madonna fece vedere ai suoi tre confidenti le anime condannate all’inferno. Quadro tragico da loro descritto in modo mirabile, e particolarmente atto a ricondurre alla virtù i peccatori induriti. Questa lugubre visione mostra bene quanto s’ingannano profondamente quanti affermano che, per gli uomini di questo secolo, è inadeguata la meditazione sui tormenti eterni.



Prove dell’autenticità del messaggio di Fatima

7. Per provare la realtà delle apparizioni, e quindi l’autenticità del messaggio, la Vergine dispose tre ordini di avvenimenti:

a. Affluenza di un grande numero di spettatori nel momento in cui parlava ai veggenti. Benché soltanto costoro fossero i destinatari immediati del messaggio, i presenti, con una penetrazione psicologica comune, potevano rendersi conto che i tre bambini non mentivano e non erano oggetto di un’illusione, affermando di essere in contatto con la Madonna, ma udivano realmente un essere invisibile per gli altri, al quale parlavano.

b. Il prodigio delle trasformazioni cromatiche e dei movimenti del sole. Questo prodigio fu notato in una zona tanto più vasta del luogo delle apparizioni, che non può essere spiegato con un fenomeno di suggestione collettiva, per altro eccezionalmente difficile da prodursi nelle migliaia di persone — dalle cinquanta alle settantamila — presenti alla Cova da Iria.

c. Fu confermata la profezia secondo cui, poco dopo le apparizioni di Fatima, sarebbe giunta alla fine la prima guerra mondiale. Come fu pure confermato l’annuncio secondo cui, se l’umanità non si fosse emendata, sarebbe esplosa un’altra guerra mondiale. La luce straordinaria che illuminò i cieli dell’Europa prima della seconda conflagrazione [1939-1945] fu un fatto osservato in diversi paesi e universalmente noto (1). La Signora aveva preavvertito i veggenti che questo sarebbe stato il segno della punizione imminente. E poco dopo la punizione venne.

d. La previsione del castigo supremo, che è la diffusione del comunismo, cominciò a realizzarsi poco dopo le apparizioni. È importante notare che la santissima Vergine annunciò che "la Russia [...] diffonderà i suoi errori nel mondo", ma che, al momento della profezia — il 13 luglio 1917 —, l’espressione era più o meno inintelligibile. Infatti, lo zarismo era appena caduto, sostituito dal regime ancora borghese di [Aleksandr Fëdoroviã] Kerenskij [1881-1970], e non si poteva sapere quali sarebbero stati questi errori russi. Né si poteva chiaramente trattare della diffusione della religione greco-scismatica, mummificata e privata di qualsiasi forza espansiva. Così, l’ascesa dei marxisti al potere nell’infelice Russia, nel novembre del 1917, fu già un eloquente inizio di conferma della profezia. Poi, il Partito Comunista russo iniziò la propagazione mondiale dei suoi errori, il che accentuò ancora di più la coincidenza fra quanto la Vergine aveva annunciato e il corso degli avvenimenti. Dopo la seconda guerra mondiale l’espansione comunista si accentuò ancora molto di più, perché numerose nazioni, soggiogate con la frode e con la forza, caddero sotto il dominio sovietico. La Russia divenne così un pericolo mondiale. E un’aggressione comunista è oggi come una spada di Damocle sospesa sull’Occidente. In questo modo la minaccia formulata dalla Madonna, che poteva parere confusa e inverosimile nel 1917, si presenta nel 1967 come un pericolo che riempie di paura tutta la terra.



Le due famiglie spirituali del mondo contemporaneo

Di fronte a queste affermazioni, di una grandezza apocalittica, bisogna fare un’osservazione. Il mondo attuale si sta sempre più dividendo in due famiglie spirituali. Una pensa che l’umanità è prigioniera di un fascio di errori e d’iniquità, che sono cominciati nella sfera religiosa e culturale con l’Umanesimo, il Rinascimento e la Pseudo-Riforma protestante. Tali errori si sono aggravati con l’illuminismo e il razionalismo, e sono culminati nella sfera politica con la Rivoluzione francese. Dal terreno politico sono passati al campo sociale ed economico, nel secolo XIX con il socialismo utopistico e con il socialismo cosiddetto scientifico. Con l’avvento del comunismo in Russia, tutta questa congerie di errori ha avuto un esordio di trasposizione, incipiente ma massiccia, nell’ordine concreto dei fatti, e ne è nato l’impero comunista moloc, che va dal cuore della Germania fino al Vietnam e la cui unità è indiscutibile, dal momento che la divisione fra la "linea russa" e la "linea cinese" non è niente di più di un inganno propagandistico. Contemporaneamente, soprattutto a partire dalla Grande Guerra, la moralità, in Occidente, ha cominciato a declinare con una rapidità spaventosa, preparandolo alla capitolazione di fronte al comunismo, che è la più audace espressione dottrinale e istituzionale dell’immoralità. La concezione storica contenuta in queste considerazioni si trova esposta nell’articolo La crociata del secolo XX (2), e abbiamo cercato di dare a essa uno sviluppo più ampio nel saggio Rivoluzione e Contro-Rivoluzione (3). Infine, si trova enunciata con grande elevatezza e chiarezza nello storico documento in cui duecento Padri del Concilio Ecumenico Vaticano II [1962-1965] — per iniziativa delle LL. EE. Rev. me mons. Antonio de Castro Mayer [1904-1991] e mons. Geraldo de Proença Sigaud — chiesero una nuova condanna del marxismo (4). Per le innumerevoli anime di tutti gli stati, condizioni di vita e nazioni, che condividono questo modo di pensare, il messaggio di Fatima è tutto quanto vi è di più coerente con la dottrina cattolica e con la realtà dei fatti.

Vi è pure un’altra famiglia spirituale, per la quale i problemi del mondo contemporaneo hanno un rapporto scarso o inesistente con l’empietà — considerata come deviazione colpevole dell’intelligenza — e con l’immoralità. Essi nascono esclusivamente da involontari equivoci, che una buona diffusione di dottrina e una conoscenza obiettiva della realtà possono dissipare. Questi equivoci derivano, inoltre, da carenze economiche. Figli della fame, scompariranno quando nel mondo non vi sarà più fame. E non moriranno prima di allora. Con l’aiuto della scienza e della tecnica, la crisi dell’umanità si risolverà. Ma non solo. Poiché manca, come nota caratteristica delle catastrofi e dei pericoli in mezzo ai quali ci dibattiamo, il fattore "colpa", la nozione di un castigo universale diventa incomprensibile. Tanto più quanto, per questa famiglia spirituale, il comunismo non è intrinsecamente perverso, e con esso sono possibili compromessi che evitino scomode persecuzioni.

È chiaro che, per amore di brevità, la descrizione di queste due famiglie spirituali rende un poco schematico il panorama. Fra l’una e l’altra vi sono molte gamme. Non vi è però spazio per descriverle in questa sede. Nella misura in cui qualcuna delle correnti intermedie si avvicina a un polo o all’altro, per essa diventa sempre più comprensibile o incomprensibile il messaggio di Fatima. Fatima costituisce quindi, in questo senso, un autentico spartiacque delle mentalità contemporanee.

Comunque, fatta eccezione per la parte mantenuta ancora segreta, le richieste, gli ammonimenti, le profezie — tutte, sia ben chiaro, con semplice carattere di rivelazioni private... — della Cova da Iria sono in avanzato stadio di conferma. Agli scettici diciamo: "Chi vivrà vedrà...".



Il messaggio di Fatima non è stato ascoltato

Si svolgeranno gli avvenimenti previsti a Fatima, e fino a questo momento non ancora realizzati? È la domanda che si fa l’umanità contemporanea. In via di principio non vi è possibilità di dubbio. Poiché una parte delle profezie si è già realizzata con impressionante precisione, il fatto prova il loro carattere soprannaturale. E, provato questo carattere, non è possibile mettere in dubbio che il messaggio celeste si realizzi completamente.

Ma qualcuno potrebbe obiettare che le profezie del 13 luglio 1917 hanno un carattere condizionale. Esse si realizzerebbero nel caso che il Papa e, in unione con lui, i vescovi non avessero fatto la consacrazione della Russia e del mondo al Cuore Immacolato di Maria. Ebbene, questa consacrazione è stata fatta da Pio XII quanto al mondo nel 1942, e quanto alla Russia in particolare nel 1952. Quindi, si deve sperare che i castighi previsti dalla Madonna del Rosario non vi saranno...

A questa obiezione possono essere date due risposte.

In primo luogo, secondo parole di Nostro Signore a suor Lucia nel 1943, da lei riferite in una lettera al suo confessore, padre José Bernardo Gonçalves S.J. [1894-1966], la consacrazione del mondo fatta da Pio XII, benché sia stata di divino gradimento, non osservò tutte le condizioni indicate dalla Madre di Dio. Di conseguenza, sembra discutibile che tale consacrazione abbia l’effetto di allontanare le calamità previste. A queste parole, comunicate da Nostro Signore a suor Lucia, bisogna dare tutto il credito, perché, essendo ella rimasta in questa vita con una missione concernente il messaggio di Fatima, è normale che riceva dal Cielo comunicazioni di questa natura, atte a orientare il mondo nell’interpretazione da dare al messaggio stesso, e anche al rapporto di questo con lo svolgersi degli avvenimenti. E, per questa stessa ragione, è normale anche che Gesù e sua Madre diano alla religiosa fedele e tanto amata dai Sacri Cuori tutta l’assistenza perché compia questa missione senza cadere in errore e senza indurre in errore l’umanità.

In secondo luogo, è importante notare che, alla Cova da Iria, la Madonna ha indicato due condizioni, entrambe indispensabili, perché si allontanassero i castighi con cui ci minacciava.

Una di queste condizioni era la consacrazione. Supponiamo che sia stata fatta nel modo richiesto dalla santissima Vergine. Rimane la seconda condizione: la diffusione della pratica della comunione riparatrice dei cinque primi sabati. Ci sembra evidente che questa devozione non si è propagata fino a oggi nel mondo cattolico nella misura desiderata dalla Madre di Dio.

E vi è ancora un’altra condizione, implicita nel messaggio ma anch’essa indispensabile: è la vittoria del mondo sulle mille forme di empietà e d’impurità che lo stanno dominando. Tutto indica che questa vittoria non è stata ottenuta e, al contrario, che in questa materia ci avviciniamo sempre più al parossismo. Così, un mutamento d’indirizzo dell’umanità sta diventando sempre più improbabile. E, nella misura in cui avanziamo verso questo parossismo, diventa più probabile che avanziamo verso la realizzazione dei castighi...

A questo punto bisogna fare un’osservazione, e cioè che, se non si vedono le cose in questo modo, il messaggio di Fatima sarebbe assurdo. Infatti, se la Madonna ha affermato nel 1917 che i peccati del mondo erano giunti a un tale livello da richiedere il castigo di Dio, non parrebbe logico che questi peccati avessero continuato ad aumentare per più di mezzo secolo, che il mondo si rifiutasse ostinatamente e fino alla fine di prestare ascolto a quanto gli fu detto a Fatima, e che il castigo non venisse. Sarebbe come se Ninive non avesse fatto penitenza e, nonostante tutto, le minacce del profeta non si fossero realizzate.

Per di più, la stessa consacrazione richiesta dalla Madonna non avrebbe l’effetto di allontanare il castigo, se il genere umano restasse sempre più attaccato all’empietà e al peccato. Infatti, finché le cose stessero così, la consacrazione avrebbe qualcosa d’incompleto e di privo di contenuto reale.

Insomma, siccome non si è operata nel mondo l’enorme trasformazione spirituale richiesta alla Cova da Iria, stiamo sempre più avanzando verso l’abisso. E, nella misura in cui avanziamo, tale trasformazione sta diventando sempre più improbabile.



Perché non è ancora stata rivelata la terza parte del segreto?

Cade a questo punto il famoso problema della parte ancora non rivelata del segreto di Fatima. Conterrà, forse, parole di perdono e di pace, che ci lascino sperare in un’indefinita impunità per questa indefinita crescita dell’empietà e dell’impurità? Diciamo subito che non riusciamo a capire che cosa vi sia di pietoso in quest’idea. In situazioni analoghe — di un mondo sordo e recalcitrante fino alla fine — le anime sante dell’Antico e del Nuovo Testamento preferirono sempre la misericordia alla giustizia, e il perdono al castigo. Ma preferirono sempre il castigo allo spettacolo dell’empietà vittoriosa, che si beffa impunemente e per un tempo indefinito della maestà di Dio.

Inoltre, sembra assurdo ammettere che la Madonna abbia trasmesso un messaggio pubblico sostenendo che, senza l’emendazione della vita, il mondo sarebbe incorso in terribili castighi, e un messaggio privato nel quale affermasse, in un modo o nell’altro, che nella stessa ipotesi succederebbe il contrario.

È importante, dunque, pregare, soffrire e agire perché l’umanità si converta. E con impegno raddoppiato, perché diversamente il castigo è alle porte.

Un segreto è un segreto. E, a esser logici, nessuno può trarre deduzioni dal suo contenuto finché non lo conosce.

Tuttavia, non è fuori luogo fare a questo punto una congettura. La parte ancora non divulgata del segreto contiene probabilmente particolari spaventosi sul modo in cui si compiranno i castighi annunciati a Fatima. Solo così, infatti, si spiega perché possa sembrare duro renderla pubblica. Se essa contenesse prospettive distensive, tutto porta a credere che sarebbe già stata resa di dominio pubblico.



Le luci sacrali dell’aurora del Regno di Maria

È bene che, al termine di queste riflessioni, il nostro spirito indugi nella considerazione delle prospettive ultime del messaggio di Fatima. Oltre la tristezza e le punizioni sommamente probabili, verso le quali avanziamo, abbiamo davanti a noi le luci sacrali dell’aurora del Regno di Maria: "Finalmente il mio Cuore lmmacolato trionferà". È una prospettiva grandiosa di universale vittoria del Cuore regale e materno della santissima Vergine. È una promessa pacificante, attraente e, soprattutto, maestosa ed entusiasmante.

Per evitare il castigo, nella tenue misura in cui è evitabile per ottenere la conversione degli uomini, nella scarsa misura in cui è ancora ottenibile prima del castigo, secondo la comune economia della grazia; per avvicinare il più possibile l’aurora benedetta del Regno di Maria; e per aiutarci a camminare in mezzo alle ecatombi, che tanto gravemente ci minacciano, che cosa possiamo fare? Ce lo indica la Madonna: l’infervoramento nella devozione a lei, la preghiera, la penitenza.

Per stimolarci alla preghiera, rivestendosi successivamente degli attributi propri alle invocazioni di Regina del Santo Rosario, di Madonna Addolorata e di Madonna del Carmelo, ella ci ha indicato quanto le fa piacere essere conosciuta, amata e venerata in questo modo.

Inoltre, la Vergine di Fatima ha insistito in modo assolutamente speciale sulla devozione al suo Cuore lmmacolato. Nei suoi messaggi ella ha fatto riferimento al suo Cuore più di sette volte.

Quindi, il valore teologico, per altro già così provato, della devozione al Cuore Immacolato di Maria, trova a Fatima una preziosa e impressionante conferma. D’altro canto, l’insistenza della santissima Vergine prova abbondantemente la grandissima opportunità di questa devozione.

Chi prende sul serio le rivelazioni di Fatima deve, quindi, ricordare che l’incremento della devozione al Cuore Purissimo è uno dei più elevati propositi di un sano aggiornamento (5) della pietà.

Plinio Corrêa de Oliveira
(1908-1995)

***

(1) Il riferimento è all’aurora boreale straordinaria verificatasi nella notte fra il 24 e il 25 gennaio 1938.

(2) Cfr. Plinio Corrêa de Oliveira, La crociata del secolo XX, trad. it., in Cristianità, anno II, n. 7, settembre-ottobre 1974, pp. 1-4; riproposto ibid., anno XXIII, n. 246, ottobre 1995, pp. 7-12.

(3) Cfr. Idem, Rivoluzione e Contro-Rivoluzione, con lettere di encomio di S. E. mons. Romolo Carboni [1911-1999], arcivescovo titolare di Sidone e nunzio apostolico, e con un saggio introduttivo su L’Italia tra Rivoluzione e Contro-Rivoluzione, di Giovanni Cantoni, 3a ed. it. accresciuta, Cristianità, Piacenza 1977.

(4) Cfr. il documento in Cristianità, anno IV, n. 19-20, settembre-dicembre 1976, p. 21.

(5) In italiano nell’originale.
             
(Giacinta, Lucia e Francesco i tre pastorelli veggenti di Fatima)

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Caterina63
00giovedì 26 novembre 2009 14:14

Convegno di Roma di sabato 21 ottobre scorso per i 50 anni del volume “Rivoluzione e Contro-Rivoluzione”

Nel pomeriggio assolato del 21 novembre, all’Augustinianum - a pochi passi dal Vaticano - , si sono incontrati tutti gli esponenti, italiani e non, di Alleanza Cattolica e di Tradizione Famiglia Proprietà (TFP). L'occasione dell'incontro è stato l'anniversario del cinquantenario dell’uscita della principale opera di Plinio Correa de Oliveira, “Rivoluzione e Contro-Rivoluzione” .

Fra gli stendardi delle due associazioni cattoliche, con al centro l'immagine dell'Immacolata, erano presenti Dom Bertrand de Orléans e Braganza, principe imperiale del Brasile, che ha parlato dei rapporti della sua famiglia con il prof. Plinio; Caio Vidigal Xavier da Silveira, stretto collaboratore di Plinio; Julio Loredo, che ha illustrato la genesi fin dall'adolescenza del pensiero e del fervore cattolico che trova il suo compendio in “Rivoluzione e Contro-Rivoluzione”; quindi il giurista, docente di procedura penale, presidente dell’ordine degli avvocati di Torino ed esponente piemontese di Alleanza Cattolica Mauro Ronco, che ha spiegato il complesso articolarsi della dialettica fra il diritto e le istituzioni in “Rivoluzione e Contro-Rivoluzione”, dove anche ci si interroga sull'odierno “dogma” della carte costituzionali figlie ideologiche della rivoluzione.


Poi l'intervento molto atteso del prof. Massimo Introvigne (che potete leggere integralmente
qui ). E risuona da subito nella memoria delle centinaia di presenti la profezia di Dostoevskij: “La Bellezza salverà il mondo”, motto comune a molti in quella sala, particolarmente adatto ai tempi, del tutto in linea con l'indirizzo estetico e pedagogico imboccato da Papa Benedetto XVI. Lo stesso pontefice aveva citato lo stesso 21 novembre nell'incontro con gli artisti in Sistina il sommo letterato russo dell'800: “L’umanità può vivere – egli dice – senza la scienza, può vivere senza pane, ma soltanto senza la bellezza non potrebbe più vivere, perché non ci sarebbe più nulla da fare al mondo. Tutto il segreto è qui, tutta la storia è qui”».

Introvigne spiega la "modernità" come fenomeno rivoluzionario, che secondo la definizione di Correa de Oliveira ha quattro fasi: rivoluzioni che attaccano l’ordine naturale e cristiano cercando di spezzare prima i legami religiosi, con la Riforma protestante (I Rivoluzione); poi i legami politici con la Rivoluzione francese (II Rivoluzione), quindi i legami economici con la Rivoluzione comunista (III Rivoluzione), infine i legami micro-sociali della famiglia, quelli fra madre e figlio con l’aborto e perfino quelli dell’uomo con sé stesso e interni al corpo umano con la droga e l’ideologia di genere (IV Rivoluzione)". E conclude Introvigne: "Il gesto del medico abortista che taglia il cordone ombelicale non per la vita ma per la morte simboleggia in un modo che più tragicamente eloquente non potrebbe essere l’opera della Rivoluzione, che non sopporta i legami e li distrugge".


Con la stessa eleganza piena di inquietudine nel 1952 Pio XII aveva raccontato le ombre che hanno accompagnato ciascuna delle rivoluzioni: il protestantesimo che esclude la Chiesa, il deismo illuminista che esclude Cristo, l'ateismo marxista che esclude del tutto Dio. «Cristo sì, Chiesa no. Poi: Dio sì, Cristo no. Finalmente il grido empio: Dio è morto; anzi: Dio non è mai stato». Benedetto XVI giunge a simili conclusioni, individuando nella "deellenizzazione" un altro fattore di "rottura dei legami", pure qui scaglionati in quattro fasi, in cui si smagliano i legami che cultura classica e cristiana avevano costruito accostando ragione e fede. Prima c'è l'attacco di Lutero alla ragione e quindi il fideismo protestante; poi il razionalismo illuminista e lo scientismo laicista che terminano nella rivoluzione; dunque "nel sanguinoso mito comunista del Paradiso politico da realizzare sulla Terra, e nella disperazione postmoderna successiva alla caduta delle ideologie".

La rivoluzione ha devastato la bellezza, dunque. Ma cosa è la "bruttezza" nella post-modernità? E' ormai un'abitudine, propalata dalla pubblicità. Uno squarcio di eloquenza, come sempre, sono le parole del Papa a proposito, nella "Via Pulchritudinis", che val la pena citare testuale: “Una certa abitudine alla bruttezza, al cattivo gusto, alla volgarità, si vede promossa sia dalla pubblicità sia da alcuni “artisti folli” che fanno dell’immondo e del brutto un valore, al fine di suscitare scandalo. Troppo spesso, però, la bellezza che viene propagandata è illusoria e mendace, superficiale e abbagliante fino allo stordimento e, invece di far uscire gli uomini da sé e aprirli ad orizzonti di vera libertà attirandoli verso l’alto, li imprigiona in se stessi e li rende ancor più schiavi, privi di speranza e di gioia. Si tratta di una seducente ma ipocrita bellezza, che ridesta la brama, la volontà di potere, di possesso, di sopraffazione sull’altro e che si trasforma, ben presto, nel suo contrario, assumendo i volti dell’oscenità, della trasgressione o della provocazione fine a se stessa”.

Nella nuova edizione italiana di "Rivoluzione e Contro-Rivoluzione", curata dal reggente di Alleanza Cattolica Giovanni Cantoni ed edita dalla Sugarco, il cui intervento chiude l'intenso convegno, troviamo queste affermazioni tratte da un'opera inedita di Plinio, allegata al nuovo volume per il cinquantenario: «Le forme, i colori, i suoni, gli odori e i sapori» e «gli oggetti di cui [l’uomo] si circonda» sono elementi essenziali nella formazione delle tendenze: «Un mobile comodo è quello che serve solo al corpo: un mobile elegante è quello che serve anche all'anima. Un tessuto resistente, gradevole al tatto, adatto al clima, soddisfa il corpo. Ma l’anima ha esigenze proprie e chiede che sia bello».

Il convegno ha avuto la sua degna conclusione con la celebrazione della S. Messa gregoriana da parte di mons. Athanasius Schneider vescovo ausiliare di Karaganda, conosciuto al pubblico italiano anche per il magnifico libretto Dominus est, della Libreria Editrice Vaticana, sulla Sacra Comunione (vedi
qui). La S. Messa è stata servita da due “chierichetti” di eccezione: Padre Nuara o.p., l’organizzatore del convegno di Roma dell’ottobre scorso sul Motu Proprio e il canonico Luzuy dell’Istituto Cristo Re Sommo Sacerdote.


Caterina63
00venerdì 8 gennaio 2010 00:34

NON TRATTIAMO I LUPI COME SE FOSSERO PECORELLE SMARRITE

(un dettaglio fotografico...)

La dottrina di Nostro Signore Gesù Cristo è piena di verità apparentemente contrastanti le quali, esaminate attentamente, sono lungi dallo smentirsi vicendevolmente, ma si completano reciprocamente formando un’armonia veramente meravigliosa. È questo il caso, per esempio, dell’apparente contraddizione tra la giustizia e la bontà divina. Infatti, Dio è allo stesso tempo infinitamente giusto e infinitamente misericordioso. Se ogni volta per capire bene una di queste perfezioni chiudessimo gli occhi all’altra, incorreremo in un grave errore.

Nella Sua vita terrena, Nostro Signore Gesù Cristo diede prove ammirevoli della Sua dolcezza e della Sua severità. Quindi, non pretendiamo “correggere” la  personalità di Gesù secondo la  grettezza delle nostre prospettive, chiudendo gli occhi alla soavità per edificarci  meglio con la giustizia del Salvatore; oppure, agire all’opposto facendo astrazione della Sua giustizia per capire meglio la Sua infinita compassione verso i peccatori. Nostro Signore si manifestò perfetto e adorabile tanto nell’accogliere,  con un perdono ineffabilmente dolce, Maria Maddalena, quanto nel castigare con  parole severe, i farisei.

Non strappiamo dal Santo Vangelo qualsiasi una di queste pagine. Sappiamo capire e adorare le perfezioni di Gesù come esse si rivelano sia in uno che nell’altro episodio. E capiamo infine che la nostra imitazione di Cristo sarà perfetta soltanto il giorno in cui sapremo, non solo perdonare, consolare ed accarezzare, ma anche quando sapremo flagellare, denunciare e fulminare come Nostro Signore Gesù Cristo. In effetti, vi sono molti cattolici che reputano gli episodi del Vangelo in cui appare il santo furore del Messia contro l’ignominia e la perfidia dei farisei come qualcosa di indegno da imitare.

Perlomeno è quel che si deduce poi dal modo come valutano l’apostolato. Allora discorrono sempre con dolcezza, e cercano sempre di imitare questa specifica virtù del Signore. Che Dio li benedica per questo. Ma perché non cercano di imitare anche le altre virtù del divino Maestro? Molto spesso, quando si propone in materia di apostolato un qualsiasi atto di energia, la risposta invariabile è che bisogna procedere con molta soavità “per non allontanare ancor più i fuorviati”. Orbene, è possibile sostenere che gli atteggiamenti energici hanno sempre e comunque l’invariabile effetto di “allontanare i fuorviati”?

Quindi si potrebbe affermare che quando Gesù diresse ai farisei le Sue incandescenti invettive, lo fece con l’intenzione di “allontanare ancor più i fuorviati”? O semmai si dovrebbe supporre che Nostro Signore non sapesse o non si preoccupasse dell’effetto “catastrofico” che le Sue parole avrebbero causato sui farisei? Chi oserebbe ammettere una tale blasfemia contro la Sapienza Incarnata, Nostro Signore Gesù Cristo? Dio ce ne scansi dal preconizzare l’uso dell’energia e dei processi violenti come l’unico rimedio per le anime. Ma Dio ci liberi pure dall’abolire questi eroici rimedi dai nostri metodi apostolici. Vi sono circostanze in cui si deve essere soavi e circostanze in cui si deve essere santamente violenti. Essere soavi quando le circostanze esigono violenza, oppure essere violenti quando le circostanze esigono soavità, è sempre un grave male.


Tutto quest’ordine di idee unilaterale qui denunciato, decorre da una considerazione altrettanto unilaterale delle Parabole. C’è molta gente che fa della parabola della pecorella smarrita l’unica esistente nel Vangelo. Ora, qui c’è un gravissimo errore che non possiamo non denunciare. Infatti, Gesù non ci parla soltanto di pecorelle smarrite, insanguinate dai rovi in cui purtroppo sono andate a finire e che il Pastore va a cercare pazientemente in fondo agli abissi. Il divino Maestro ci parla pure dei lupi rapaci, che circondano continuamente l’ovile, in attesa di un occasione per ivi introdursi camuffati con pelle di agnelli.

Ebbene, se è ammirevole il pastore che sa caricare con dolcezza sulle proprie spalle la pecorella smarrita, che diremmo del pastore che abbandonasse le pecorelle fedeli per andare a cercare lontano un lupo mascherato da agnello, lo caricasse affettuosamente sulle spalle, gli aprisse lui stesso le porte dell’ovile e con le sue mani pastorali introducesse tra le pecorelle quella belva vorace? Eppure, ahimè, quanti cattolici, se mettessero in pratica i principi di apostolato unilaterale che professano, si comporterebbero proprio così!

Per capire meglio che la perfetta imitazione di Cristo non consiste solo nella dolcezza e nella soavità ma anche nell’energia, citeremo qualche episodio o qualche frase di alcuni Santi. Da premettere che il Santo è colui che la Chiesa ha dichiarato, con autorità infallibile, essere un perfetto imitatore di Cristo. Ebbene, in quale modo i Santi hanno imitato Gesù? Vediamo.

Sant’Ignazio di Antiochia, martire del secondo secolo, scrisse varie lettere alle diverse Chiese, prima di essere martirizzato. In quelle lettere, si presentano riguardo agli eretici, espressioni come queste: “bestie feroci (Eph.7); lupi rapaci (Phil. 2,2); cani dannati che attaccano di tradimento (Eph. 7); bestie con volto umano (Smyrn. 4.1); erbe del diavolo (Eph. 10,1); piante parassiti non piantate dal Padre (Tral. 11); piante destinate al fuoco eterno (Eph. 16,2)”. Come si vede, questo modo di trattare gli eretici, seguiva la traccia degli esempi di San Giovanni Battista, il quale apostrofava gli scribi e i farisei come “razza di vipere”, così come fece il Signore che li chiamava “ipocriti’ e “sepolcri imbiancati”.



Allo stesso modo  procedettero gli Apostoli. Santo Ireneo, martire del secondo secolo e discepolo di San Policarpo, a suo turno discepolo di San Giovanni Evangelista, racconta che l’apostolo andando un giorno ai bagni, se ne ritirò senza lavarsi perché ivi c’era anche Corinto, un eretico che negava la divinità di Gesù Cristo, per timore che, come lo asseriva, crollasse l’edificio, poiché era presente Corinto, nemico della verità. Anche San Policarpo, incontrandosi un giorno con Marciano, un eretico docetista, quando questi gli chiese se lo conoscesse, il santo rispose: ”Senza dubbio, sei il primogenito di Satana”.

Peraltro, in questo seguivano i consigli di San Paolo: ”Con gli eretici, dopo averli avvertiti una o due volte, evitali, poiché sono  già perversi e si condannano da se stessi” (Tit. 3,10). Lo stesso San Policarpo se si imbatteva casualmente con un eretico, si tappava le orecchie ed esclamava: “Dio di bontà perché mi hai conservato in terra dovendo sopportare queste cose?” E fuggiva immediatamente per evitare certe compagnie.

Santo Atanasio, nel IV secolo, narra che Sant’Antonio eremita definiva i discorsi degli eretici come veleni peggiori di quelli dei serpenti.

Ed è questo, in genere, il modo come i Santi Padri trattavano gli eretici, come si può leggere in un articolo pubblicato su “Civiltà Cattolica”, il periodico fondato da S.S. Pio IX ed affidato ai padri gesuiti di Roma. In questo articolo vengono citati vari esempi che trascriverò di seguito: “San Tommaso d’Aquino che a volte è presentato come invariabilmente pacifico con i suoi nemici, in una delle sue prime polemiche con Guglielmo del Santo Amore, ancor prima di essere condannato dalla Chiesa, lo tratta così, insieme ai suoi seguaci: “nemici di Dio, ministri del diavolo, membra dell’Anticristo, nemici della salvezza del genere umano, diffamatori, seminatori di blasfemie, reprobi, perversi, ignoranti, simili al Faraone, peggiori di Gioviniano e Vigilanzio (eretici che negavano la Verginità della Madonna)”. San Bonaventura chiamava Geraldo, un suo contemporaneo: “protervo, calunniatore, stupido, avvelenatore, ignorante, imbroglione, malvagio, insensato, perfido”.


Il mellifluo San Bernardo, a proposito di Arnaldo da Brescia, colui che volle lo scisma contro il clero e i beni ecclesiastici disse: “disordinato, vagabondo, impostore, vaso di ignominia, scorpione vomitato da Brescia, visto con orrore da Roma, con abominazione dalla Germania, disdegnato dal Pontefice Romano, elogiato dal diavolo, operatore di iniquità, divoratore del popolo, bocca piena di maledizione, seminatore di discordie, fabbricatore di scismi, lupo feroce”.

Più anticamente, San Gregorio Magno, rimproverando Giovanni, Vescovo di Costantinopoli, gli gettava in faccia il suo orgoglio profano e nefando, la sua superbia luciferina, le sue parole ignare, la sua scarsità di intelligenza.

Non parlarono diversamente i santi Fulgenzio, Prospero, Geronimo, Siricio Papa, Giovanni Crisostomo, Ambrogio, Gregorio Nazianzenio, Basilio, Ilario, Atanasio, Alessandro Vescovo di Alessandria, i santi martiri Cornelio e Cipriano, Antenagora, Ireneo, Policarpo, Ignazio Martire, Clemente, insomma tutti i Padri della Chiesa che si distinsero per la loro eroica virtù.

Se si vuole sapere quali sono le norme indicate dai Dottori e Teologi della Chiesa per le polemiche con gli eretici, leggiamo ciò che ci offre San Francesco di Sales, il soave San Francesco di Sales, in Filotea, cap.XX parte II: “I nemici dichiarati di Dio e della Chiesa devono essere diffamati tanto quanto possibile (purché non si manchi alla verità), essendo opera di carità il gridare: Al lupo!, quando si trova in mezzo al gregge, od ovunque possa ancora trovarsi”. Sin qui le citazioni dell’articolo di “Civiltà Cattolica”, (vol. I, ser. V, pag.27).

Se il “Legionario” pubblicasse soltanto la metà di ciò che è stato detto contro gli odierni nemici della Chiesa, quali proteste ciononostante dovrebbe ascoltare!

(Plinio Corrêa de Oliveira – “O Legionario”, 28 Settembre 1941)

Queste verità sono valide ancora oggi?
Forse questo testo sorprende, stupisce, fa pensare...



http://www.pliniocorreadeoliveira.it/verita_dimenticate.htm



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