Onorare la Croce è idolatria?

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(Teofilo)
00venerdì 6 novembre 2009 12:54
Da: Soprannome MSNcristiano-cattolico  (Messaggio originale)Inviato: 15/07/2004 17.17
Perché bisogna onorare o venerare la Croce? Cos’è la Croce?
La “Croce” è uno strumento di morte che è servito nel caso di Gesù, a far morire Lui, e la Sua morte è servita a espiare i peccati degli altri.
Quindi questo terribile strumento di morte per i Cristiani è diventato uno strumento da venerare, perché è stato un mezzo per salvare l’umanità. Leggiamo e verifichiamo le Sacre Scritture:
(Matteo 10:38)
Chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me.
(Luca 14:27)
Chi non porta la propria croce e non viene dietro di me, non può essere mio discepolo.
Come noti Gesù parla proprio di “CROCE”, come di uno strumento bello che serve per la salvezza. E’ come per dire: “Chi non porta la propria sofferenza tramite la sua malattia”. Ecco la malattia è la “croce”, come per Gesù la sua sofferenza veniva procurata dalla malattia che era la “croce”.
Quindi per Gesù la “croce” è una cosa bella.
Infatti, ripeto, Gesù non dice solo: “Chi non viene dietro di me, non può essere mio discepolo”, ma: “Chi non porta ‘la propria croce’ e non viene dietro di me…”.
La stessa cosa è per:
(Luca 9:23)
Poi, a tutti, diceva: “Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segue.
(I Corinti 1:17-18)
Cristo infatti non mi ha mandato a battezzare, ma a predicare il vangelo; non però con un discorso sapiente, perché  non venga vana la croce di Cristo.
La parola della croce... in¬fatti è stoltezza per quelli che vanno in perdizione, ma per quelli che si salvano, per noi è potenza di Dio.

(Galati 5:11)
..E’ dunque annullato lo scandalo della Croce?

(Galati 6:12,124)
Quelli che vogliono fare bella figura nella carne, vi costringono a farvi circoncidere, solo per non essere perseguitati a causa della Croce di Cristo.
…Quanto a me invece non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo.
(Efesini 2:16)
…e per rinconciliare tutte e due con Dio in un solo corpo, per mezzo della Croce.
(Filippesi 3:18)
Perchè molti, ve l’ho già detto, più e ora con le lacrime agli occhi ve lo ripeto, si comportano da nemici della Croce di Cristo.
Ecc, ecc.
Come hai notato, caro fratello, in questi versi sopraccitati viene risaltato abbastanza la “CROCE”:
1) prenda la sua Croce. — 2) Non venga resa vana la Croce — La parola della Croce.. .è potenza di Dio — 3) E’ dunque annullato lo scandalo della Croce? — 4) solo per non essere perseguitati a causa della Cro¬ce. Ma non ci sia altro vanto che nella Croce. — 5) per mezzo della Croce.
-6) Si comportano da nemici della Croce.
e come hai notato non si parla di Gesù, in prima persona, ma della “CROCE”, come di uno strumento da rispettare, onorare, venerare.
Lo stesso Giovanni al cap. 3 del verso 124 ci informa:
E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il figlio dell’uomo.
Cosa significa “Come Mosè innalzò il serpente nel deserto”? Per quale motivo fu innalzato il serpente? Per la salvezza del popolo di Dio. La stessa cosa è per Gesù Cristo. Gesù fu messo nella croce per la salvezza dell’umanità.
Ora il serpente dov’era messo? Sull’asta.
Ma perché sull’asta? Non poteva essere messo a terra direttamente? Eppure fu messo sull’asta. Quindi il popolo guardava l’asta dov’era messo il serpente per la sua salvezza, alla stessa maniera bisogna guardare “la Croce”, perché c’era Dio figlio che l’ha reso Santa, per essere salvato.
Come dicevo, bisogna onorare “la Croce” perché essendoci stato Dio figlio a contatto è diventato un oggetto sacro. Perché dov’è Dio tutto è sacro, quindi bisogna adorare Dio e onorare o venerare ciò che ha toccato o appartiene a Lui.
Perché Giosuè si prostrò dinanzi all’Arca? (Giosuè 7:6) Perché c’era la “legge di Dio” e nello stesso tempo Dio faceva sentire la sua voce dall’Arca.
Leggiamo “Giosuè 5:15”:
Rispose il Capo dell’esercito del Signore a Giosuè: “Togli i sandali dai tuoi piedi, perché il luogo sul quale stai: è Santo”. Giosuè così fece.
Chi c’era stato sopra quel luogo per essere santo, rispettato e onorato (il luogo) per doversi togliere i sandali?
“Il capo dell’esercito del Signore”.
Alla stessa maniera pensa Gesù Cristo (Dio) che toccò la “Croce”. Dio ha reso sacro e santo:

IL MONTE:
— (Esodo 19:10—12)
Il Signore disse a Mosè: “Và dal popolo e purificalo oggi e domani: lavino le loro vesti e si tengano pronti per il terzo giorno, perché
nel terzo giorno il Signore scenderà sul monte Sinai alla vista di tutto il popolo. Fisserai per il popolo un limite tutto attorno, dicendo:
Guardatevi dal salire sul monte e dal toccare le falde.
Chiunque toccherà il monte sarà messo a morte.
— (Ebrei 12:18—20)
Voi infatti non vi siete accostati a un luogo tangibile e a un fuoco ardente, nè a oscurità, tenebra e tempesta, né a squillo di tromba e a
suono di parole, mentre quelli che udivano scongiuravano che Dio non rivolgesse più a loro la parola; non potevano infatti sopportare
l’intimazione:  Se anche una bestia tocca il monte sia lapidata.
Pace
Salvatore
(Teofilo)
00venerdì 6 novembre 2009 12:55
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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 15/07/2004 23.44
Per dire un grazie a Salvatore.......
e poi anche per noi....per quanti vogliono veramente meditare che cosa vuol dire contemplare un crocefisso.....
Una memoria sulla Festa dell'Esaltazione della Santa Croce.
---> per leggere il messaggio completo ...
S.Paolo della Croce....
Fraternamente Caterina

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Da: Soprannome MSNcristiano-cattolicoInviato: 16/07/2004 16.46
Tratto dal sito www.passionisti.org
LA CONTEMPLAZIONE DEL CROCIFISSO
Da un’omelia attribuita a san Carlo Borromeo
Che cosa accade in me durante le lunghe ore di contemplazione di Gesù Crocifisso? Qualche volta mi accontento di guardare intensamente il corpo di Gesù, i suoi occhi, le sue ferite, le sue braccia aperte per accogliere tutti. Altre volte riunisco mentalmente attorno alla Croce gli altri episodi della vita di Gesù e scopro che la Croce li interpreta tutti, dalla nascita povera e umile all'infanzia nascosta e laboriosa, alla preferenza per i malati, per i piccoli, per i peccatori, per i poveri. Altre volte ancora, specialmente dopo alcune dure esperienze del ministero episcopale, porgo ai piedi della Croce di Gesù le malattie, le povertà, le miserie morali, i casi disperati, che vado incontrando ogni giorno.
Tutto questo però è l'attesa e la preparazione di un momento misterioso, a cui la mia anima si protende con intenso desiderio e insieme con timore e trepidazione. Non saprei nemmeno dare un nome a ciò che sperimento in quel momento. Potrei dire che avviene il passaggio dal dolore all'amore. Anche se avviene tante volte, mi pare sempre un'esperienza nuova. Ad un certo punto sento che tutta la mia persona viene afferrata dalla certezza luminosa che il Sangue di Gesù, le piaghe, la corona di spine, le sofferenze atroci dell'agonia e della morte sono «parole di amore». Il dolore rimane in tutta la sua durezza, ma è come attraversato e oltrepassato dalla forza con cui il Padre e Gesù, uniti in un'unica intenzione e in un'unica decisione, dicono il loro amore per me e per ogni uomo, si dicono pronti ad affrontare qualsiasi sofferenza per attrarre me e ogni uomo in quell'unico Spirito di amore, che fa di Loro una cosa sola.
A questo punto, senza che me ne accorga, mi sgorgano le lacrime. Mi lascio attrarre dall'amore.
Capisco che un amore così immenso, come quello che viene vissuto sulla Croce, è capace di vincere ogni male. Sento che tutti gli uomini, che ho posto ai piedi della Croce col loro peso di peccato, di malattia, di povertà, di disperazione, vengono attratti con me da Gesù Crocifisso, provo un senso di consolazione e di pace. Poi, però, m'accorgo che non è sempre così. Io stesso, in certi momenti della mia vita, non penso a Gesù, non mi lascio attrarre totalmente dal suo amore. Penso agli uomini che non conoscono l'amore di Dio, lo disprezzano, lo rifiutano. Sgorgano allora altre lacrime: di pentimento per i miei peccati. e di immensa pietà per gli uomini. Penso al mio compito di vescovo, a quello che dovrei fare per annunciare l'amore di Dio. Davanti al Crocifisso verifico i miei propositi, chiedo luce per la mia azione pastorale, preparo le mie prediche, penso ai gesti di carità con cui recare l'amore di Dio ai poveri, ai malati, ai carcerati.
Pace
Salvatore

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Da: Soprannome MSNcristiano-cattolicoInviato: 16/07/2004 16.49
Come rileva lo studioso tedesco P. Martin Bialas, sulla base di un accurato studio del gesuita francese M. Viller, la prima espressione della spiritualità della Passione in Paolo è data dalla conformità alla volontà di Dio, che comporta un'irremovibile fiducia nel Padre sull'esempio di Gesù. "La santità consiste nell'essere totalmente uniti alla volontà di Dio", scriveva ad Agnese Grazi (L I,286). E scrivendo a Tommaso Fossi nel 1772, così sintetizzava una dottrina vissuta e predicata per tutta una vita: "L'orazione non consiste in aver consolazioni, lacrime, ecc., né si dà agli uomini forti cibo di fanciulli. È ben vero che il prendere quello che Dio manda e lasciarsi totalmente governare dalla sua infinita Bontà (facendo però noi le nostre parti ed eseguendo in tutto la sua divina volontà) è il meglio" (L I,805).
Che questa conformità non sia passiva rassegnazione, magari razionalizzata alla maniera degli stoici, lo si deduce dal fatto che Paolo distingue tre gradi di adesione alla volontà di Dio: "Gran punto è questo: è gran perfezione il rassegnarsi in tutto al divino volere; maggior perfezione è il vivere abbandonata, con grande indifferenza, nel divino Beneplacito; massima, altissima perfezione è il cibarsi in puro spirito di fede e di amore della divina volontà. Oh dolce Gesù, che gran cosa ci avete insegnato con parole ed opere di eterna vita! Si ricordi che quest'amabile Salvatore disse ai suoi diletti discepoli che il suo cibo era di fare la volontà dell'eterno suo Padre" (L I,491).
È importante vedere come per Paolo la Passione non è soltanto né principalmente una riparazione che Gesù offre alla giustizia offesa del Padre. La Passione parte dal Padre come amore. In questa volontà di beneplacito, Paolo assorbe anche il peccato suo o di altri, che tanto affligge il sofferente, portandolo a pensare che la sofferenza sia soltanto castigo delle colpe.
Scriveva a Marianna Girelli: "Conviene prendere le percosse che vengono dall'alto e soffrirle pacificamente, con amorosa mansuetudine, dalla mano dolcissima del gran Padre celeste. Così passa il temporale che minaccia tempesta e si fa come il vignaiolo o ortolano che quando viene la tempesta si ritira nella capanna fino a quando sia passata e sta in pace. Così noi, in mezzo a tante tempeste che ci minacciano i nostri ed i peccati del mondo, stiamocene ritirati nell'aurea capanna della divina volontà, compiacendoci e facendo festa che si adempia in tutto il sovrano divino Beneplacito. Perda di vista, signora Marianna, ogni cosa creata; tenga l'intelletto ben purgato e netto da ogni immagine e se ne fugga, in mezzo a tanti guai che sono nel mondo, nel seno del celeste Padre per Gesù Cristo Signore nostro, ed ivi si perda tutta nell'immensa Divinità come si perde una goccia d'acqua nel grande oceano: così non vivrà più una vita sua, ma vita deifica e santa" (L III,753). In questo senso egli perfeziona due meravigliose espressioni che aveva avuto care fin da giovane: "Credo che la croce del nostro dolce Gesù avrà poste più profonde radici nel vostro cuore e che canterete: "patire e non morire"; oppure: "o patire o morire"; oppure ancora meglio: "né patire né morire", ma solamente la totale trasformazione nel divino Beneplacito" (L II,440). 

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Da: Soprannome MSNcristiano-cattolicoInviato: 22/08/2004 12.25
Abramo circoncise, tra i suoi familiari, trecentodiciotto uomini (Gen 14,14). Ebbene, quale era il significato allegorico a lui rivelato? Lo potete comprendere se osservate che la Scrittura dice diciotto e poi, separatamente, aggiunge trecento. Il numero diciotto si scrive con un iota (dieci) e un eta (otto): ti risulta «Gesù». Inoltre la Scrittura aggiunge trecento perché la lettera tau raffigura la croce, da cui sarebbe venuta la grazia [ecco fin dove arriva l’interpretazione allegorica: non si tratta di 318 uomini, ma di un simbolo di Gesù crocifisso]. In conclusione, con le due prime lettere simboleggia Gesù, con la terza, la croce. Lo sa bene colui che ha posto profondo, nel nostro cuore, il dono della conoscenza interiore. A nessuno ho mai insegnato una dottrina più elevata: ma so che voi ne siete degni!...
 La croce viene designata anche nello scritto di un altro profeta che dice: Quando si adempirà tutto ciò? Dice il Signore: quando il legno verrà steso a terra e poi sollevato, e quando dal legno stillerà sangue (4 Esd 5,5) [si noti che questo libro apocrifo è citato come Scrittura]. Ecco: si parla ancora della croce, e di colui che sarebbe stato crocifisso.
 Anche Mosè ebbe la rivelazione della crocifissione quando il popolo di Israele, attaccato dai nemici, stava per subire una sconfitta, permessa da Dio perché imparasse che i suoi peccati lo travolgevano nella rovina. Lo spirito allora ispirò al cuore di Mosè di rappresentare una figura della croce e di colui che vi avrebbe sofferto sopra (significando anche che, se non si confida in lui, si verrà travolti da un’eterna sconfitta). Mosè dunque ammucchiò armi su armi in mezzo alla battaglia: si pose così al di sopra di tutti, e stese le braccia. Subito Israele cominciò a vincere. Ma ogni volta che le abbassava, subito venivano sopraffatti. Perché tutto questo? Perché comprendessero che non avrebbero potuto salvarsi senza confidare nel crocifisso (cf. Es 17,8-16). E il Signore disse per bocca di un altro profeta: Tutto il giorno ho disteso le mani verso un popolo che non crede e oppugna il mio retto cammino (Is 65,2).
 Durante un’altra tribolazione, che colpì gli israeliti, Mosè propose ancora la figura di Gesù, mostrando chiaramente che egli avrebbe sofferto, ma poi avrebbe dato loro la vita, proprio quando lo avrebbero creduto morto.
 Lettera di Barnaba, 10-12

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Da: Soprannome MSNcristiano-cattolicoInviato: 22/08/2004 12.28
Parlerò ora del mistero della croce, che nessuno dica: «Se fu necessario che Cristo subisse la morte, essa non doveva essere così infame e turpe, ma conservare un po’ di dignità». So che molti, aborrendo dal nome stesso della croce, si allontanano dalla verità; eppure vi è in essa un significato profondo e una grande potenza: Egli fu mandato per spalancare la via della salvezza agli uomini più umili; perciò si fece umile per liberarli. Accettò il genere di morte riservato di solito ai più umili, perché a tutti fosse dato di imitarlo; inoltre, dovendo poi egli risorgere, non sarebbe stato conveniente spezzargli le ossa o amputargli parte del corpo, come succede per chi viene decapitato; fu più opportuna la croce, che preservò il suo corpo con tutte le ossa intatte, per la risurrezione.
 A ciò si aggiunga che, accettando la passione e la morte, doveva essere innalzato. E la croce lo innalzò realmente e simbolicamente, perché con la sua passione a tutti si rivelasse chiara la sua potenza e la sua maestà. Estendendo sul patibolo le mani, dilatò anche le ali verso Oriente e verso Occidente, affinché sotto di esse si raccogliessero tutte le genti da ogni parte del mondo a trovar pace. Quale virtù e quale potere abbia questo segno, appare chiaro quando per esso ogni schiera di demoni viene cacciata e fugata. Come lui prima della passione atterriva i demoni con la sua parola e la sua maestà, così ora nel suo nome e col segno della passione gli stessi spiriti immondi, che già irruppero nel corpo degli uomini, vengono cacciati e così, tormentati e torturati, confessano di essere demoni e cedono a Dio che li fustiga.
 Lattanzio, Epitome delle Divine Istituzioni, 51

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Da: Soprannome MSNcristiano-cattolicoInviato: 22/08/2004 12.31
Cristo, offrendosi al Padre quale nuovo e vero sacrificio di riconciliazione, è stato crocifisso non nel tempio, che aveva già perduta la sua dignità, e neppure entro la cinta della città, che per il suo delitto doveva essere distrutta. Fu crocifisso invece fuori le mura, perché cessando il mistero delle antiche vittime, una nuova ostia fosse posta su un nuovo altare e la croce di Cristo divenisse altare non del tempio, ma del mondo.
 Ecco, dilettissimi, Cristo esaltato per mezzo della croce... La nostra mente, che è illuminata dallo Spirito di verità, accolga con cuore puro e libero la gloria della croce, raggiante in cielo e in terra; veda con interiore acume che cosa significhi ciò che il Signore disse, parlando dell’imminenza della sua passione: È venuta l’ora in cui deve essere glorificato il Figlio dell’uomo (Gv 12,23); e poco dopo: Ora - disse - l’anima mia è turbata, e che dirò io? Padre, salvami da quest’ora? Ma io sono venuto appunto per quest’ora. Padre, glorifica tuo Figlio (Gv 12,27-28). Alla voce del Padre che risuonava dal cielo, dicendo: L’ho glorificato e ancora lo glorificherò, Gesù rispose ai presenti: Non per me è risuonata questa voce, ma per voi. Ora si fa il giudizio del mondo; ora il principe di questo mondo sarà cacciato fuori. E io, quando sarò innalzato da terra, trarrò tutto a me (Gv 12,30-32).
 O ammirabile potenza della croce! O ineffabile gloria della passione! Qui si trova il tribunale del Signore, il giudizio del mondo e la potenza del Crocifisso... Hai attirato tutto a te, o Signore, perché, con lo squarcio del velo del tempio, il Santo dei santi fosse sottratto agli indegni pontefici. La figura si è trasformata così nella realtà; la profezia - attuandosi - si è manifestata e la legge ha trovato compimento nel Vangelo. Hai attirato, o Signore, tutto a te, affinché ora - con perfetto e manifesto sacramento - la pietà religiosa di tutte le nazioni celebrasse quel rito che si svolgeva soltanto nel tempio della Giudea, come ombra e figura. Ora infatti, più illustre è l’ordine dei leviti, più ampia la dignità degli anziani e più sacra l’unzione dei sacerdoti, poiché la tua croce è fonte di benedizione, origine di tutte le grazie. Per essa è data ai credenti la forza invece della debolezza, la gloria al posto dell’obbrobrio, la vita in cambio della morte. Ora che è cessata la varietà dei sacrifici carnali, la sola oblazione del tuo corpo e del tuo sangue sostituisce perfettamente la molteplicità delle vittime, poiché tu sei il vero Agnello che toglie i peccati del mondo. In te perfezioni tutti i misteri, perché ci sia un unico regno formato da tutte le genti, come c’è un solo sacrificio che sostituisce tutte le vittime.
 Leone Magno, Sermoni, 8,5-7

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Da: Soprannome MSNcristiano-cattolicoInviato: 22/08/2004 12.39
Che cosa ne pensi di coloro che ricorrono a incantesimi e amuleti oppure si legano alla testa o ai piedi monete di bronzo con l’effigie di Alessandro il Macedone? Ebbene, dimmi: siamo proprio noi che, dopo la croce e la morte del Signore, dobbiamo riporre la nostra speranza di salvezza nell’immagine di un re pagano? Non sei a conoscenza delle opere straordinarie che la croce ha prodotto? Ha distrutto la morte, ha sconfitto il peccato, ha svuotato l’inferno, ha debellato la potenza del demonio. Non si deve dunque credere ch’essa possa restituire la salvezza a un corpo? La croce ha fatto risorgere il mondo intero, e tu non le dai fiducia? Che cosa, dunque, non saresti degno di soffrire!...
 Non ti vergogni e non arrossisci per il fatto di esserti lasciato sedurre da queste cose, dopo aver conosciuto una dottrina così sublime? Ciò che è ancor più grave, poi, è che, mentre noi cerchiamo di metterti in guardia e di dissuaderti da tutto questo, coloro che ritengono, in questo modo, di giustificarti, dicono: «Ma la donna che fa questi incantesimi è cristiana e non parla d’altro se non del nome di Dio». Ebbene, è proprio per questo che io nutro verso di lei tutto il mio odio e il mio disprezzo, giacché, nel momento in cui afferma di esser cristiana, bestemmia il nome di Dio compiendo opere degne dei pagani. Anche i demoni, infatti, pronunciavano il nome di Dio; non per questo, però, cessavano di essere demoni. Nonostante si rivolgessero a Cristo, dicendo: Sappiamo chi sei: il santo di Dio (Mc 1,24); egli, tuttavia, li respinse con disprezzo e li scacciò.
 È per questo che vi supplico di astenervi da una simile falsità, affidandovi a queste parole («Io rinuncio a te, Satana!») come a un sicuro sostegno. E come nessuno di voi oserebbe scendere in piazza svestito o senza calzature, così pure non dovrai mai farlo senza prima aver pronunciato queste parole, nel momento in cui sei sul punto di varcare la soglia di casa: «Io rinuncio a te, Satana, alla tua vana ostentazione e al tuo culto, per aderire unicamente a te, o Cristo». Non uscire mai, senza prima aver enunciato questo proposito: esso sarà il tuo bastone, la tua corazza, la tua fortezza inespugnabile. E insieme a queste parole, imprimi anche il sigillo della croce sulla tua fronte. Così, infatti, non soltanto l’uomo che incontrerai, ma neppure il diavolo stesso potrà minimamente danneggiarti, vedendoti apparire con questa armatura.
 Crisostomo Giovanni, Catechesi per i neofiti, 2,5
(Teofilo)
00venerdì 6 novembre 2009 12:56
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Da: Soprannome MSNcristiano-cattolicoInviato: 22/08/2004 12.43
Non vergogniamoci della croce del Cristo, ma, anche se un altro lo fa di nascosto, tu segnati in fronte davanti a tutti, di maniera che i demoni, vedendo quel regal simbolo, fuggano via tremando. Fa’ il segno della croce quando mangi e bevi, quando stai seduto o coricato, quando ti alzi, quando parli, quando cammini: in qualsiasi circostanza, insomma. Colui il quale, infatti, è stato quaggiù crocifisso, si trova adesso nell’alto dei cieli. Se, certo, dopo esser stato crocifisso e sepolto, egli fosse rimasto nel sepolcro, allora sì che avremmo ragione di arrossire! Chi è stato crocifisso su questo Golgota, invece, dal Monte degli Ulivi, situato ad oriente (cf. Zc 14,4), ascese al cielo (cf. Lc 24,50). Egli infatti, dopo esser disceso dalla terra negli inferi e, di laggiù, tornato nuovamente presso di noi, risalì ancora una volta dal nostro mondo al cielo, mentre il Padre, acclamandolo, si rivolgeva a lui dicendo: Siedi alla mia destra, finché avrò posto i tuoi nemici a scanno dei tuoi piedi (Sal 109,1).
 Cirillo di Gerusalemme, Catechesi battesimali, 4,14

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Da: Soprannome MSNcristiano-cattolicoInviato: 22/08/2004 12.47
Che la croce nasconda un significato assai profondo, se ne sono accorti coloro che hanno conosciuto gli arcani misteri. La tradizione ci insegna questo: nel Vangelo ogni cosa è detta o fatta in funzione di una vita più elevata e divina, mentre in ogni occasione si manifesta chiaramente una mescolanza di umanità e divinità, giacché la voce e l’azione pratica appartengono alla sfera umana, mentre il significato recondito inerisce alla dimensione divina; ora, stando così le cose, non sarebbe giusto soffermarsi unicamente su di un aspetto, trascurando l’altro, ma occorre invece considerare l’elemento mortale in quello immortale, esaminando accuratamente, peraltro, anche la componente più propriamente divina presente nell’uomo. È proprio della sostanza divina, infatti, permeare di sé ogni cosa, raggiungendo, in ogni direzione, tutto ciò che esiste... Del che siamo resi edotti proprio in virtù della croce: questa, infatti, è divisa in quattro parti, in maniera che, a partire dal suo punto centrale, si contano quattro bracci ad esso congiunti; ora, colui che fu disteso sulla croce perché ci facesse dono della sua morte, nell’attirare a sé e nel plasmare tutte le cose, le unifica, nonostante le loro diverse nature, nel segno di un accordo e di un’armonia universali. Ogni cosa, infatti, può esser considerata nella sua parte superiore come in quella inferiore come anche da un punto di vista trasversale.
 Se, dunque, ti soffermi a riflettere sulla struttura del cielo o su quella della terra ovvero su ciò che entrambe le trascende, il tuo pensiero s’incontrerà ogni volta con la divinità, l’unica ad esser contemplata in tutto ciò che esiste e a contenere, nella sua essenza, ogni cosa. Se, poi, questa divinità debba esser chiamata natura o ragione o virtù e potenza o sapienza o con qualcun’altra di queste sublimi definizioni che possa mostrare con maggior eloquenza le qualità di colui che è sommo ed eminentissimo, la nostra fede non suscita alcun problema a questo riguardo, né per l’espressione né per il nome né per il significato dei termini. Giacché allora l’intera creazione guarda a lui, dispiegandoglisi intorno, e, in virtù del suo tramite, perviene alla propria intrinseca unità, mentre ciò che si trova al di sopra si salda con ciò che sta al di sotto e le cose che si trovano di traverso si congiungono, grazie a lui, le une con le altre; stando così le cose, dicevo, occorreva che noi non fossimo indotti soltanto per sentito dire alla considerazione della divinità, ma che la nostra stessa vista divenisse maestra di più sublimi pensieri.
 In seguito a un’esperienza del genere, il grande Paolo si sentì spinto a istruire nei misteri la comunità di Efeso, conferendo ad essa, attraverso la propria dottrina, la capacità di conoscere che cosa siano la profondità, la larghezza, la lunghezza e l’altezza (cf. Ef 3,18). Ebbene, l’Apostolo, così facendo, chiama con il nome che lo compete ciascuno dei bracci della croce. L’altezza, infatti, è la parte che va al di sopra; la profondità, quella che si protende verso il basso; per larghezza e lunghezza, infine, sono da intendersi i bracci trasversali. Altrove, rivolgendosi ai Filippesi, Paolo rende conto con maggior chiarezza, credo, di questo significato, allorché dice: Nel nome di Gesù Cristo ogni ginocchio si pieghi, nel cielo, sulla terra e negli inferi (Fil 2,10). Qui egli comprende sotto un’unica denominazione il braccio trasversale, dal momento che considera terrestre tutto ciò che si trova fra il cielo e gl’inferi.
 Gregorio di Nissa, Grande Catechesi, 32,2

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Da: Soprannome MSNcristiano-cattolicoInviato: 22/08/2004 12.53
Il linguaggio della croce è follia per quelli che si perdono; per noi che ci salviamo, invece, è potenza di Dio (1Cor 1,18). Infatti, l’uomo spirituale giudica ogni cosa (1Cor 2,15), mentre quello animale non accetta le cose dello Spirito (1Cor 2,14). Follia è, infatti, quella di coloro che si rifiutano di credere e di riflettere sulla bontà e l’onnipotenza di Dio, indagando sulle realtà divine con le loro categorie umane e naturali, senza rendersi conto che tutto ciò che riguarda la divinità trascende la natura, la razionalità e la conoscenza. Se ci si domanda, infatti, il come e il perché Iddio abbia creato dal nulla tutte le cose, e si cerca di scoprirlo con le sole facoltà razionali che la natura ci mette a disposizione, non si approda a nulla, giacché una scienza come questa è terrestre e diabolica. Tutto è semplice e lineare, invece, e il cammino è spedito per chi, condotto per mano, per così dire, dalla fede, va alla ricerca del Dio buono, onnipotente, vero, sapiente e giusto. Senza la fede, infatti, nessuno può salvarsi (cf. Eb 11,6): è in virtù della fede che tutte le cose, sia le umane che le trascendenti, acquistano significato e valore. Senza l’intervento della fede il contadino non ara il suo campo, il mercante non mette a repentaglio la sua vita, su di una piccola nave, fra le onde tempestose del mare; senza fede non si contraggono matrimoni né si porta a termine alcun’altra attività della vita. È la fede a farci comprendere come tutto sia stato creato dal nulla grazie alla potenza divina. Con la fede intendiamo correttamente ogni cosa, umana o divina che sia. La fede, insomma, è il consenso formulato senza riserve [cf. l’Omelia sul salmo CXV di Basilio il Grande].
 Tutte le opere e i miracoli compiuti dal Cristo, dunque, appaiono manifestazioni grandiose, divine, straordinarie; la più strepitosa di tutte, però, è la sua venerabile croce. È grazie a questa infatti, e non ad altro, che la morte fu sconfitta, il peccato del progenitore ricevette la sua espiazione, l’inferno venne spogliato, fu elargita la risurrezione; è stata la croce a guadagnarci la forza di disprezzare i beni del mondo e persino la morte, a prepararci il ritorno all’antica beatitudine, a spalancarci le porte del cielo; soltanto la croce del Signore nostro Gesù Cristo, infine, ha elevato l’umanità alla destra di Dio, promuovendoci alla dignità di suoi figli ed eredi [cf. la Prima catechesi di Cirillo di Gerusalemme]. Tutto questo ci ha procurato la croce! Tutti noi, infatti, ricorda l’Apostolo, che siamo stati battezzati in Cristo, siamo stati battezzati nella sua morte (Rm 6,3). Tutti noi, battezzati in Cristo, ci siamo rivestiti di Cristo (Gal 3,27). E Cristo, poi, è potenza e sapienza di Dio (1Cor 1,24). Ecco, la morte di Cristo, cioè la croce, ci ha rivestito dell’autentica potenza e sapienza di Dio. La potenza di Dio, da parte sua, si manifesta nella croce, sia perché la forza divina, cioè la vittoria sulla morte, ci si è mostrata attraverso la croce; sia in quanto, allo stesso modo come i quattro bracci della croce si uniscono fra loro nel punto centrale, così pure, attraverso la potenza di Dio, si assimilano l’una con l’altra l’altezza e la profondità, la lunghezza e la larghezza: in altre parole, tutta la creazione, nella sua dimensione materiale come in quella invisibile [cf. Commento a Isaia, cap. XI, di Basilio il Grande].
 La croce è stata impressa sulla nostra fronte come un segno, non diversamente dalla circoncisione per Israele. In virtù di questo segno, noi fedeli siamo riconosciuti e distinti dagli increduli. La croce è per noi lo scudo, la corazza e il trofeo contro il demonio. È il sigillo grazie al quale l’angelo sterminatore ci risparmierà, come afferma la Scrittura (cf. Eb 11,28). È lo strumento per risollevare coloro che giacciono, il puntello a cui si appoggia chi sta in piedi, il bastone degli infermi, la verga per condurre il gregge, la guida per quanti si volgono altrove, il progresso dei principianti, la salute dell’anima e del corpo, il rimedio di tutti i mali, la fonte d’ogni bene, la morte del peccato, la pianta della risurrezione, l’albero della vita eterna.
 Questo legno davvero prezioso e degno di venerazione, perciò, sul quale Cristo si sacrificò per noi, deve giustamente divenire oggetto della nostra adorazione, giacché fu come santificato dal contatto con il santissimo corpo e sangue del Signore. Come pure si dovrà rivolgere la nostra devozione ai chiodi, alla lancia, agli indumenti e ai santi luoghi nei quali il Signore si è trovato: la mangiatoia, la grotta, il Golgota che ci ha recato la salvezza, il sepolcro che ci ha donato la vita, Sion, roccaforte delle chiese, e tutti gli altri... Se, infatti, ricordiamo con affetto, fra gli oggetti che sono stati nominati, la casa e il letto e la veste del Signore, quanto più dovranno esserci care, tra le cose di Dio e del Salvatore, quelle che ci hanno procurato anche la salvezza?
 Adoriamo l’immagine stessa della preziosa e vivificante croce, di qualunque materia sia composta! Non intendiamo onorare, infatti, l’oggetto materiale (non sia mai!), bensì il significato ch’esso rappresenta, il simbolo, per così dire, di Cristo. Egli stesso d’altronde, istruendo i suoi discepoli, ebbe a dire: Apparirà allora nel cielo il segno del figlio dell’uomo (Mt 24,30), cioè la croce. E anche l’angelo che annunciò alle donne la risurrezione di Cristo disse: Voi cercate Gesù di Nazaret, il crocifisso (Mc 16,6). E l’Apostolo, da parte sua avverte: Noi predichiamo il Cristo crocifisso (1Cor 1,23). Vi sono, infatti, molti Cristi e Gesù; uno solo, però, è il crocifisso. L’Apostolo, poi, non dice: «colui che è stato trafitto dalla lancia», bensì «il crocifisso». Dobbiamo perciò adorare il simbolo del Cristo: ovunque infatti si troverà quel segno, lì sarà presente il Signore stesso. La materia di cui è composta l’immagine della croce, invece, anche se fosse d’oro o di pietre preziose, non è più degna di alcuna venerazione, una volta scomparsa, per qualsiasi motivo, la figura originaria. Tutti gli oggetti consacrati a Dio, perciò, noi li veneriamo in modo tale, da riferire alla persona divina il culto che osserviamo per essi.
 Giovanni Damasceno, Esposizione della fede ortodossa, 4,11

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Da: Soprannome MSNcristiano-cattolicoInviato: 23/08/2004 13.03
In queste pagine stiamo esaminando la bellezza della Croce, che da simbolo di morte è diventata simbolo si vita, di fortezza, la morte è stata sconfitta sulla Croce. I nostri peccati sono stali lavati su di essa, eppure molti protestanti se ne vergognano.
Molti pentecostali preferiscono usare il simbolo del pesce piuttosto che la Croce. Dicono che segnarsi con segno della Croce è un'usanza pagana, ma a quanto pare i grandi padri della Chiesa non la pensavano affatto come loro.
Lo stesso Lutero, nella sua Bibbia scelse la Croce e il crocifisso come copertina.
Vediamo ancora Cirillo di Gerusalemme che insegna a segnarsi col segno sacro della croce.
Il legno della vita è stato piantato nella terra perché questa, dapprima esecrata, ottenesse la benedizione e i morti venissero liberati. Non vergogniamoci allora di confessare il Crocifisso. In qualsiasi occasione, con fede, tracciamo con le dita un segno di croce: quando mangiamo il pane o beviamo, quando entriamo o usciamo, prima di addormentarci, quando siamo coricati e quando ci alziamo, sia che siamo in movimento o rimaniamo al nostro posto. È un aiuto efficace: gratuito, per i poveri e, per chi è debole, non richiede alcuno sforzo. Si tratta infatti d’una grazia di Dio: contrassegno dei fedeli e terrore dei demoni. Con questo segno, infatti, il Signore ha trionfato su di essi, esponendoli alla pubblica derisione (cf. Col 2,15). Allorché, dunque, vedranno la croce, essi si ricorderanno del Crocifisso e avranno timore di colui che ha abbattuto le teste del dragone. Non disprezzare, perciò, quel segno, soltanto perché è un dono; al contrario, onora per questo ancor di più il tuo benefattore.
 Cirillo di Gerusalemme, Catechesi battesimali, 13,35-36
Pace
Salvatore

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Da: Soprannome MSN°TeofiloInviato: 23/08/2004 17.46
Nel leggere queste riflessioni dei Padri sulle realtà spirituali che si colgono DIETRO le realtà visibili, pensavo che davvero il Signore ha fatto ogni cosa con delle motivazioni che vanno ben oltre il nostro comune modo di intendere. Infatti i nostri pensieri non sono i suoi pensieri e quanto il cielo è più alto della terra tanto le sue sue sono più elevate delle nostre.
Quale e profonda realtà nasconde la Croce di Cristo.
Non mi pare che altre confessioni religiose siano state capaci di cogliere in profondità il significato di essa.
Con affetto
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Da: Soprannome MSN°TeofiloInviato: 24/08/2004 0.10
   Correggo un vocabolo errato del mio post n.16 dove scrivevo:
Infatti i nostri pensieri non sono i suoi pensieri e quanto il cielo è più alto della terra tanto le sue sue sono più elevate delle nostre.
Volevo dire invece:
Infatti i nostri pensieri non sono i suoi pensieri e quanto il cielo è più alto della terra,  tanto le sue vie sono più elevate delle nostre.
(Teofilo)
00venerdì 6 novembre 2009 12:59
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Da: Soprannome MSN7978Pergamena  (Messaggio originale)Inviato: 13/09/2003 21.03
Amici.....oggi abbiamo vissuto una giornata speciale......
Domani è l'Esaltazione della Croce, ma prima di inserire le meditazioni, vorrei renderi partecipi della giornata di Preghiera che abbiamo avuto con il Raduno Regionale del Rosario nel nostro Santuario a Trieste.....
Una affluenza ben sostenuta e soprattutto una predisposizione veramente ricevuta come dono per aver rinunciato a fare dell'altro......
Nel pomeriggio poichè le Messe valgono per la Domenica, abbiamo meditato l'Esaltazione della Croce, usando come meditazione proprio il Rosario al quale ha seguito l'Adorazione Eucaristica in riparazione degli oltraggi e delle offese che Gesù riceve in questo Sacramento...offese arrecate anche dalla nostra TIEPIDEZZA......che spesso è SCANDALO....per una testimonianza che rischia di diventare appunto sterile......
Ho potuto pregare ricordando anche ognuno di voi....e questa è stata la Preghiera, pressapoco diceva:
Gesù! Tu sai tutto, sai le motivazioni che ci spingono attraverso Internet a dare testimonianza della Fede che è in noi e che TU ci hai donato.
Conosci anche i nostri limiti, per questo ti chiedo a nome di tutti coloro che ho avuto modo di conoscere nei Gruppi nei quali viviamo in comunione con TE, di dare in abbondanza la Grazia della tua presenza nella loro vita, nei loro affetti, nelle loro preoccupazioni. Fa che ogni giorno che passa diventiamo strumenti della Tua Grazia, e strumenti della Tua Pace.
Vinci le nostre pigrizie e destaci alla gioia che si prova soltanto vivendo in Te, con Te e per Te, nel posto in cui ci hai inseriti, nella Chiesa per la quale ti sei IMPEGNATO per sempre pagando con il Sangue la nostra salvezza.
Tutti indistantemente, proteggici dalle tenebre Signore, e fa che diventiamo contaggiosi nell'amore verso l'Eucarestia......
Un abbraccio fraterno  (Caterina)


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Da: Soprannome MSNIyvan5Inviato: 13/09/2003 21.15
Grazie, Caterina (scusami, ma chiamarti "pergamena" non mi piace)
La preghiera è irresistibile anche per Dio quando è fatta con cuore.
Che Dio ti benedica.
con affetto
iyvan 

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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 13/09/2003 22.43
Iyvan....sono più le volte che mi contagiate in bene che in altro..........la gioia di "dare" ripaga di tutto......ed ho imparato da molti di voi la preziosità della RECIPROCITA'.....

ANGELUS

Castel Gandolfo
Domenica, 15 settembre 2002

Carissimi Fratelli e Sorelle!

1. Alla festa dell’Esaltazione della Santa Croce, che abbiamo celebrato ieri, fa seguito oggi la memoria della Madonna Addolorata. Due ricorrenze liturgiche, che ci invitano a compiere un pellegrinaggio spirituale fino al Calvario. Ci stimolano ad unirci alla Vergine Maria nel contemplare il mistero della Croce.

Il Cristianesimo ha nella Croce il suo simbolo principale. Dovunque il Vangelo ha posto radici, la Croce sta ad indicare la presenza dei cristiani. Nelle chiese e nelle case, negli ospedali, nelle scuole, nei cimiteri la Croce è diventata il segno per eccellenza di una cultura che attinge dal messaggio di Cristo verità e libertà, fiducia e speranza.

Nel processo di secolarizzazione, che contraddistingue gran parte del mondo contemporaneo, è quanto mai importante che i credenti fissino lo sguardo su questo segno centrale della Rivelazione e ne colgano il significato originario e autentico.

2. Anche oggi, alla scuola degli antichi Padri, la Chiesa presenta al mondo la Croce quale "albero della vita", dal quale si può cogliere il senso ultimo e pieno di ogni singola esistenza e dell’intera storia umana.

Da quando Gesù ne ha fatto lo strumento della salvezza universale, la Croce non è più sinonimo di maledizione ma, al contrario, di benedizione. All’uomo tormentato dal dubbio e dal peccato, essa rivela che "Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in Lui non muoia, ma abbia la vita eterna" (Gv 3,16). In una parola, la Croce è il supremo simbolo dell’amore.

Per questo, i giovani cristiani la portano con fierezza per le strade del mondo, confidando a Cristo ogni loro preoccupazione ed ogni attesa di libertà, di giustizia, di pace.

Ai piedi della Croce la Vergine Maria, perfettamente unita al Figlio, ha potuto condividere in modo singolare la profondità di dolore e di amore del suo sacrificio. Nessuno meglio di Lei può insegnare ad amare la Croce. Alla Vergine Addolorata affidiamo i giovani e la famiglie, le nazioni e l’umanità intera. In modo speciale la invochiamo per i malati e i sofferenti, per le vittime innocenti dell’ingiustizia e della violenza, per i cristiani perseguitati a causa della loro fede. La Croce gloriosa di Cristo sia per tutti pegno di speranza, di riscatto e di pace.

Sia lodato Gesù Cristo!


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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 13/09/2003 22.52
ESALTAZIONE DELLA SANTA CROCE

La croce, già segno del più terribile fra i supplizi, è per il cristiano l'albero della vita, il talamo, il trono, l'altare della nuova alleanza. Dal Cristo, nuovo Adamo addormentato sulla croce, è scaturito il mirabile sacramento di tutta la chiesa. La croce è il segno della signoria di Cristo su coloro che nel Battesimo sono configurati a lui nella morte e nella gloria. Nella tradizione dei Padri la croce è il segno del Figlio dell'uomo che comparirà alla fine dei tempi. La festa dell'esaltazione della croce, che in Oriente è paragonata a quella della Pasqua, si collega con la dedicazione delle basiliche costantiniane, costruite sul Golgota e sul sepolcro di Cristo.

Dai "Discorsi" di Sant'Andrea di Creta, vescovo.
Noi celebriamo la festa della santa croce, per mezzo della quale sono state cacciate le tenebre ed è ritornata la luce. Celebriamo la festa della santa croce, e così, insieme al Crocifisso, veniamo innalzati e sublimati anche noi. Infatti ci distacchiamo dalla terra del peccato e saliamo verso le altezze. E' tale e tanta la ricchezza della croce che chi la possiede, ha un vero tesoro. E la chiamo giustamente così, perché di nome e di fatto è il più prezioso di tutti i beni. E' in essa che risiede tutta la nostra salvezza. Essa è il mezzo e la via per il ritorno allo stato originale. E' dunque la croce una risorse veramente stupenda e impareggiabile, perché, per suo mezzo, abbiamo conseguito molti beni, tanto più numerosi quando più grande ne è il merito, dovuto però in massima parte ai miracoli e alla passione del Cristo. E' preziosa poi la croce perché è insieme patibolo e trofeo di Dio. Patibolo per la sua volontaria morte su di essa. Trofeo perché con essa fu vinto il diavolo e col diavolo fu sconfitta la morte. Inoltre la potenza dell'inferno venne fiaccata, e così la croce è diventata la salvezza comune di tutto l'universo. La croce è gloria di Cristo, esaltazione di Cristo. La croce è il calice prezioso e inestimabile che raccoglie tutte le sofferenze di cristo, è la sintesi completa della sua passione. Per convincerti che la croce è la gloria di Cristo, senti quello che egli dice: "Ora il figlio dell'uomo è stato glorificato e anche Dio è stato glorificato in lui, e lo glorificherà subito" (Gv 13, 31-32).
La preghiera della Chiesa prima della Consacrazione:
La croce albero della vita
È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e in ogni luogo a te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno.
Nell'albero della Croce tu hai stabilito la salvezza dell'uomo, perché donde sorgeva la morte di là risorgesse la vita, e chi dall'albero traeva vittoria, dall'albero venisse sconfitto, per Cristo nostro Signore.
Per mezzo di lui gli Angeli lodano la tua gloria, le Dominazioni ti adorano, le Potenze ti venerano con tremore. A te inneggiano i Cieli, gli Spiriti celesti e i Serafini, uniti in eterna esultanza. Al loro canto concedi, o Signore, che si uniscano le nostre umili voci nell'inno di lode...

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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 13/09/2003 22.59
ESALTAZIONE DELLA CROCE
(Liturgia delle Ore)
INNO

Creati per la gloria del tuo nome,
redenti dal tuo sangue sulla croce,
segnati dal sigillo del tuo Spirito,
noi t'invochiamo: salvaci, o Signore!

Tu spezza le catene della colpa,
proteggi i miti, libera gli oppressi
e conduci nel cielo ai quieti pascoli
il popolo che crede nel tuo amore.

Sia lode e onore a te, pastore buono,
luce radiosa dell'eterna luce,
che vivi con il Padre e il Santo Spirito
nei secoli dei secoli glorioso. Amen.
PRIMA LETTURA

Dalla lettera ai Galati di san Paolo, apostolo 2,19-3,7.13-14; 6,14-16
La gloria della croce

Fratelli, mediante la legge io, Paolo, sono morto alla legge, per vivere per Dio. Sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me. Questa vita che vivo nella carne io la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me. Non annullo dunque la grazia di Dio; infatti se la giustificazione viene dalla legge, Cristo è morto invano.
O stolti Galati, chi mai vi ha ammaliati, proprio voi agli occhi dei quali fu rappresentato al vivo Gesù Cristo crocifisso? Questo solo io vorrei sapere da voi: è per le opere della legge che avete ricevuto lo Spirito o per aver creduto alla predicazione? Siete così privi d'intelligenza che, dopo aver incominciato con lo Spirito, ora volete finire con la carne? Tante esperienze le avete fatte invano? Se almeno fosse invano! Colui che dunque vi concede to Spirito e opera portenti in mezzo a voi, lo fa grazie alle opere della legge o perché avete creduto alla predicazione?
Fu così che Abramo ebbe fede in Dio e gli fu accreditato come giustizia (Gn 15,6). Sappiate dunque che figli di Abramo sono quelli che vengono dalla fede. Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della legge, diventando lui stesso maledizione per noi, come sta scritto: Maledetto chi pende dal legno (Dt 21,23), perché in Cristo Gesù la benedizione di Abramo passasse alle genti e noi ricevessimo la promessa dello Spirito mediante la fede.
Quanto a me non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo, per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo. Non è infatti la circoncisione che conta, né la non circoncisione, ma l'essere nuova creatura. E su quanti seguiranno questa norma sia pace e misericordia, come su tutto l'Israele di Dio.

RESPONSORIO Cfr. Gal 6,14; Eb 2,9

R Nostro unico vanto è la croce del Signore Gesù Cristo, vita e salvezza e risurrezione per noi: * egli ci ha salvato e liberato.
V Lo vediamo coronato di gloria e di onore a causa della morte che ha sofferto:
R egli ci ha salvato e liberato.

SECONDA LETTURA

Dai "Discorsi" di sant'Andrea di Creta, vescovo
(Disc. 10 sull'Esaltazione della santa croce; PG 97,1018-1019.1022-1023)
La croce è gloria ed esaltazione di Cristo

Noi celebriamo la festa della santa croce, per mezzo della quale sono state cacciate le tenebre ed è ritornata la luce. Celebriamo la festa della santa croce, e così, insieme al Crocifisso, veniamo innalzati e sublimati anche noi. Infatti ci distacchiamo dalla terra del peccato e saliamo verso le altezze. È tale e tanta la ricchezza della croce che chi la possiede ha un vero tesoro. E la chiamo giustamente così, perché di nome e di fatto è il più prezioso di tutti i beni. È in essa che risiede tutta la nostra salvezza. Essa è il mezzo e la via per il ritorno allo stato originale.
Se infatti non ci fosse la croce, non ci sarebbe nemmeno Cristo crocifisso. Se non ci fosse la croce, la Vita non sarebbe stata affissa al legno. Se poi la Vita non fosse stata inchiodata al legno, dal suo fianco non sarebbero sgorgate quelle sorgenti di immortalità, sangue e acqua, che purificano il mondo. La sentenza di condanna scritta per il nostro peccato non sarebbe stata lacerata, noi non avremmo avuto la libertà, non potremmo godere dell'albero della vita, il paradiso non sarebbe stato aperto per noi. Se non ci fosse la croce, la morte non sarebbe stata vinta, l'inferno non sarebbe stato spogliato.
È dunque la croce una risorsa veramente stupenda e impareggiabile, perché, per suo mezzo, abbiamo conseguito molti beni, tanto più numerosi quanto più grande ne è il merito, dovuto però in massima parte ai miracoli e alla passione del Cristo
. È preziosa poi la croce perché è insieme patibolo e trofeo di Dio. Patibolo per la sua volontaria morte su di essa. Trofeo perché con essa fu vinto il diavolo e col diavolo fu sconfitta la morte. Inoltre la potenza dell'inferno venne fiaccata, e così la croce è diventata la salvezza comune di tutto l'universo.
La croce è gloria di Cristo, esaltazione di Cristo. La croce è il calice prezioso e inestimabile che raccoglie tutte le sofferenze di Cristo, è la sintesi completa della sua passione. Per convincerti che la croce è la gloria di Cristo, senti quello che egli dice: "Ora il figlio dell'uomo è stato glorificato e anche Dio è stato glorificato in lui, e lo glorificherà subito" (Gv 13,31-32).
E di nuovo: "Glorificami, Padre, con quella gloria che avevo presso di te prima che il mondo fosse"(Gv 17,5). E ancora: "Padre glorifica il tuo nome. Venne dunque una voce dal cielo: L'ho glorificato e di nuovo lo glorificherò" (Gv 12,28), per indicare quella glorificazione che fu conseguita allora sulla croce. Che poi la croce sia anche esaltazione di Cristo, ascolta ciò che egli stesso dice: Quando sarò esaltato, allora attirerò tutti a me (cfr. Gv 12,32). Vedi dunque che la croce è gloria ed esaltazione di Cristo.

RESPONSORIO

R Croce gloriosa, dai tuoi rami pendeva il prezzo della nostra libertà; * per mezzo tuo il mondo è redento con il sangue del Signore.
V Salve, croce, consacrata dal corpo di Cristo; le sue membra su di te risplendono come gemme;
R per mezzo tuo il mondo è redento con il sangue del Signore.

Te Deum

Noi ti lodiamo, Dio, *
ti proclamiamo Signore.
O eterno Padre, *
tutta la terra ti adora.

A te cantano gli angeli *
e tutte le potenze dei cieli:
Santo, Santo, Santo *
il Signore Dio dell'universo.

I cieli e la terra *
sono pieni della tua gloria.
Ti acclama il coro degli apostoli *
e la candida schiera dei martiri;

le voci dei profeti si uniscono nella tua lode; *
la santa Chiesa proclama la tua gloria,
adora il tuo unico Figlio, *
lo Spirito Santo Paraclito.

O Cristo, re della gloria, *
eterno Figlio del Padre,
tu nascesti dalla Vergine Madre *
per la salvezza dell'uomo.

Vincitore della morte, *
hai aperto ai credenti il regno dei cieli.
Tu siedi alla destra di Dio, nella gloria del Padre. *
Verrai a giudicare il mondo alla fine dei tempi.

Soccorri i tuoi figli, Signore, *
che hai redento col tuo sangue prezioso.
Accoglici nella tua gloria *
nell'assemblea dei santi.

[Salva il tuo popolo, Signore, *
guida e proteggi i tuoi figli.
Ogni giorno ti benediciamo, *
lodiamo il tuo nome per sempre.

Degnati oggi, Signore, *
di custodirci senza peccato.
Sia sempre con noi la tua misericordia: *
in te abbiamo sperato.

Pietà di noi, Signore, *
pietà di noi.
Tu sei la nostra speranza, *
non saremo confusi in eterno.]

ORAZIONE

O Padre, che hai voluto salvare gli uomini con la morte in croce dei Cristo tuo Figlio, concedi a noi, che abbiamo conosciuto in terra il suo mistero di amore, di godere i frutti della redenzione nel cielo.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio che è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli. Amen.

ACCLAMAZIONE FINALE

Benediciamo il Signore.
R Rendiamo grazie a Dio.
(Teofilo)
00venerdì 6 novembre 2009 13:00
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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 13/09/2003 23.26
Amici, domani la Chiesa ci invita a meditare sulla Croce del Cristo che, come dice Paolo l'Apostolo....è "vanto per chi crede, stoltezza per i pagani"....
Oggi viviamo in molte forme diverse di paganesimo, forse la televisione, le notizie giornalistiche..il calcio...in molti casi estremi hanno di gran lunga superato una forma di paganesimo a cui fa riferimento l'Apostolo nella sua epoca di 2000 anni fa.....
Ma le cose sono poi veramente cambiate in certi casi?
Parlo del famoso "dare a Dio ciò che è di Dio e a Cesare quel che è di Cesare".....
Siamo in grado di vedere nel mondo in cui viviamo noi oggi una esaltazione della Croce degna del nome che portiamo di CRISTIANI?
Per quante cose CI ESALTIAMO?
Basti pensare ad una partita di calcio (FORZA ROMA!!!) ops...m'è scappato il tifo..ehm.....
Si amici....Gesù non ci vuole musoni, tristi, impacciati....ci vuole LIBERI ANCHE DI ESTERNARE LE GIOIE, ANCHE IL GRIDO PER UN GOAL, tuttavia......parlando della Croce, quanto siamo capaci di esaltarla nella nostra TESTIMONIANZA?
Ripensavo ai film di don Camillo e Peppone, ricordate?
Gesù fa il tifo per la squadra, ma poichè sotto sotto don Camillo si era saputo arrangiare  "truffando", Gesù si dissocia....e dopo aver perso e avergli fatto presente le sue magnagne....lo incoraggia e  gli dice bonariamente: "A quando la rivincita?"......
Insomma amici, quanto mettiamo Gesù nella nostra vita, quanto lo rendiamo partecipe?
In che modo a questo punto, siamo in grado di testimoniare la nostra...ESALTAZIONE DELLA CROCE?
Fraternamente e buona domenica Caterina

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Da: filadelfiaInviato: 14/09/2003 12.06
cara Caterina, leggendo le riflessioni sull'esaltazione della Croce, mi è venuto a mente quello che i Proverbi della Sacra Bibbia dice: "Chi dà una risposta (nel tuo caso una riflessione che ispira i cuori) giusta dà un baccio sulle labbra" (Prov. 24,6).
   E questa mattina leggendo queste riflessioni, erano tanti bacci, grazie di cuore, Dio ti benedica e buona Domenica a te e a tutti, ciao.

Rispondi
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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 14/09/2003 13.33
Caro Filaderlfia....impossibile NON ritrovarci nell'Esaltazione della Croce......."essa è VANTO PER NOI"....E ABBIAMO IL DOVERE E LA responsabilità di fare in modo di trovarci UNITI in questo segno......di Amore perfetto.....
Vorrei ora condividervi l'esperienza di Sabato attraverso una relazione......
Fraternamente Caterina

Ha avuto un ottimo riscontro il Raduno del Rosario Regionale presso il Santuario di Monte Grisa a Trieste.

Possiamo concretamente parlare di "frutti dello Spirito" il quale è stato veramente il Protagonista dell’incontro, suscitando verso tutti i partecipanti uno Spirito d’interesse, di Preghiera viva, di condivisione fraterna e di partecipazione.


L’incontro si è aperto con il Rosario meditato. Padre Mauro ci ha aiutati a riscoprire il concetto della meditazione quale "ANIMA" vera del Rosario, accompagnando egli stesso le riflessioni, ci ha riportati a considerare non una chiusura dell’Anno del Rosario, bensì una vera PARTENZA utilizzando le meditazioni scaturite durante questo Anno di Grazia nel quale, ricordiamo, il S. Padre non ha in fondo detto nulla di nuovo, se non ribadire l’insegnamento dei suoi predecessori che insegnavano la CONTEMPLAZIONE del Rosario senza la quale si rischia di perdere fin anche le indulgenze ad esso accordate.


Il Rosario è un "concentrato del Vangelo", tuttavia necessita della meditazione quotidiana, altrimenti si rischia di restare relegati ad una recita abitudinaria, rischiando una sterilità nella testimonianza che attraverso di Esso possiamo dare.


Ha fatto seguito la "Consacrazione" (volontaria), attraverso le parole usate da S. Maria L. Grignon de Montfort nel "Trattato della Vera Devozione a Maria", gentilmente offerto ai partecipanti da Fulvia. P. Mauro ci ha invitati a riscoprire la bellezza di questo libro che è e resta unico nel suo genere, meditando il quale possiamo comprendere il valore del Rosario. Ha poi sottolineato un aspetto importante: ci sono molte devozioni, ma una sola è la DEVOZIONE e questa la possiamo comprendere in modo semplice e completo attraverso questo Libro e, di conseguenza, apprendere la valorizzazione del Rosario inteso come strumento di contemplazione.


Dopo la conviviale del pranzo ha fatto seguito un incontro le cui personali testimonianze sono diventate le vere protagoniste dell’animazione. Queste ci sono pervenute da coloro che hanno partecipato alla "Peregrinatio Mariae", cioè, di coloro che hanno ricevuto in casa la Statua della Madonna del Rosario, dedicando a Dio una settimana di incontri attraverso i quali la meditazione del Rosario lega i partecipanti nella preghiera e nella reciproca testimonianza: " Un cuor solo, un’anima sola".

Quello che ha colpito di più nell’ascoltare queste esperienze è stata la CAPACITA’ DI MERAVIGLIARSI, entrambe le testimonianze hanno saputo condividerci un aspetto comune: all’inizio si viveva una sorta di diffidenza, con il timore di non riuscire a portare a termine questo impegno, mentre alla fine si apprendeva la consapevolezza che Maria AIUTAVA concretamente, portando i partecipanti a vivere un’esperienza, non solo apparentemente suggestiva, ma efficacemente impegnativa e carica di frutti. Così la gioia di poter dire con serenità che si mette in comune, con cuore aperto, la propria disponibilità; Maria farà il resto, suscitando quel desiderio di Dio che Lei per prima ha vissuto, sperimentato e testimoniato.

Fa dunque riflettere quanto è emerso dalle testimonianze: una ripresa ed una rivalutazione del "modo di pregare" e contemplare il Rosario!

(Gruppo del Rosario Vivente, di Tamai di Brugnera – PN - )


Anita, quale giovane single, ha dato una singolare testimonianza della Peregrinatio di Maria, sottolineando un aspetto importante: la condivisione fra generazioni diverse, giovani e meno giovani che, mediante il Rosario, hanno saputo invece dimenticare gli anni che li dividono e vivere una esperienza comune. "La testimonianza concreta dell’unità della Famiglia" è quanto ha saputo trasmetterci questa testimonianza donando, a tutti noi che ascoltavamo, la speranza che veramente "non tutto è perduto". La condivisione fra generazioni diverse ha trovato dunque nel Rosario un punto d’incontro efficace e produttivo.


"Maria ti cambia la vita" è stato quasi uno slogan di una famiglia che si è trovata nel tempo a sperimentare l’unità nella preghiera del Rosario in Famiglia. "Sembrava di ritrovarsi nel Cenacolo insieme a Maria con gli Apostoli", è stata la testimonianza di questa coppia quando ha iniziato a condividere l’esperienza della Peregrinatio; "la convinzione che Maria VUOLE salvarci", è stata la spinta che ha coinvolto e consolidato la preghiera in questa famiglia insieme ai propri figli, dando a tutti una spinta per continuare anche in futuro.


La bellezza di queste testimonianze è data dal fatto che a parlare sono state coppie di sposi, famiglie consolidate negli anni, cariche di esperienze diverse, ma unite dal Rosario.

Una di queste ha raccontato "l’amarezza dell’abitudinarietà" iniziale in cui si era venuta a trovare e di come un viaggio a Fatima ha messo entrambi i coniugi di fronte alla personale responsabilità riguardo la Preghiera. Il Rosario è diventato così per loro un punto di riferimento da riscoprire ogni giorno, tuttavia si chiedevano "come iniziare una sana riscoperta ?"

Spegnendo il televisore, ad esempio, ed iniziando a coinvolgere i propri figli, impegnandosi con la Decina quotidiana. L’occasione della Peregrinatio ha dato a loro la spinta finale per iniziare a considerare il Rosario sotto un aspetto nuovo e continuamente vivo, coinvolgendo tutta la famiglia mantenendola così unita nella Preghiera.


Infine una coppia di giovani fidanzati ci hanno fatto veramente sognare mentre raccontavano nella semplicità la loro esperienza. Si sono conosciuti proprio attraverso questi incontri di Preghiera, ed hanno sperimentato come la Peregrinatio è un modo concreto di FRATERNIZZARE NELLE famiglie, attraverso l’aiuto di Maria la quale invita continuamente alla conoscenza del Vangelo, e di conseguenza, ad un continuo approfondimento dell’Amore di Gesù verso tutti. (Michele e Federica)


Ci siamo poi ritrovati nel Santuario per l’Adorazione Eucaristica in Riparazione delle offese e degli oltraggi che il SS Sacramento riceve quotidianamente in tutto il mondo. Due bambini, accanto a padre Mauro durante la Messa che ha fatto seguito all’Adorazione, hanno reso l’incontro veramente legato ad ogni generazione, tutte unite in "un cuor solo e un’anima sola" a proclamare la grandezza di Dio, ricordando i benefici di Cristo affrontando la ricorrenza successiva dell’Esaltazione della Croce, alla quale confluisce il Rosario stesso quando ricordiamo le tappe principali di Maria che vediamo sotto i piedi della Croce a raccogliere in eredità tutti noi, bisognosi della misericordia di Dio.


Un grazie doveroso a padre Mauro per l’impegno che non è soltanto il suo "mestiere", ma nasce da una santa VOCAZIONE e da un amore che vive e che non riesce giustamente a contenere, ma che vuole e deve donarci ad ogni incontro che viviamo.


Un grazie a tutti coloro che hanno partecipato, rinunciando magari ad altre cose, per potersi ritrovare tutti uniti in nome di Cristo. Ai chitarristi che hanno animato le Preghiere, facendoci rivivere il Salmo "Cantate inni, cantate Inni al Signore". Al gruppo del Rinnovamento che ha preparato i canti ed ha saputo come sempre emozionarci durante il Rosario, l’Adorazione Eucaristica e la S.Messa.


Un grazie a Gesù….sempre pronto ad accoglierci nonostante le nostre debolezze; a Maria, sempre pronta a farci meravigliare ricordandoci che il Magnificat non è relegato a duemila anni fa, ma che è un canto sempre vivo in ogni generazione che sperimenta "le meraviglie di Dio".

Una lode a Dio, allo Spirito Santo, vero Protagonista dell’incontro perché " è lo Spirito che vivifica, la carne non giova a nulla".


Concedici Signore di rendere fruttuoso questo incontro, e Te o Madre, sostienici nell’impegno e sostienici in questa lotta "contro il potere delle tenebre".


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Da: Soprannome MSN°GinoInviato: 14/09/2003 14.45
Croce:
amore consegnato 
Esaltazione della croce B  -   14 settembre 2003
Nm 21,4b-9   -    Fil 2,6-11   -   Gv 3,13-17
Come radici di uno stesso albero oggi sono abbondanti i rami della gioia e del dolore. Oggi si piange e oggi si è risollevati dal proprio dolore, anzi dall’universale dolore e dalle spine di quel dolore che i progenitori causarono alla loro carne e alla carne di tutti gli uomini attraverso il peccato. Oggi si attinge pace dalla croce. Oggi si adora solennemente la croce santa del Cristo redentore con la quale ci ha salvato. Prima della redenzione non c’era un segno vero e proprio con cui identificare Cristo. Solo dopo la sua passione e morte, Cristo ha fatto suo il segno della croce, luogo di morte e di risurrezione. La croce è infamia di martirio e vessillo glorioso di risurrezione ed è tipica dell’uomo perché è la sua forma. L’abitazione dell’uomo può essere fatta in mille modi, la croce no. Ha l’essenzialità della sua persona, la sua forma: la verticalità che si intreccia con l’orizzontalità. La croce è e sarà sempre così, due assi incrociate. Non va dietro alle mode. Sarà sempre l’invito a vivere della propria essenza: in quanto immagine di Dio, la dimensione verticale nel dono dell’intelligenza e nella capacità di innalzarsi fino a Lui e la dimensione orizzontale che lo fa essere Dominus, Signore del creato nel mondo delle creature con il bisogno insopprimibile di fare comunione con le altre creature immagine. Diciamo pure che l’uomo porta in se stesso la croce, è croce lui stesso sulla quale Cristo ha voluto lasciare tutto il suo amore. Il mondo cambia, si possono vivere tempi più o meno prestigiosi, la croce no. L’uomo se la sente e la vive nel suo pensiero, nella sua volontà, nella sua carne, nelle sue più intime aspirazioni con una conflittualità che lo porta a intime purificazioni, quando attraverso la croce avverte ciò che deve fare suo e ciò che deve allontanare dalla propria vita. La redenzione di Cristo ha salvato tutto l’uomo; la parte spirituale nella sua verticalità e la parte umana nella sua orizzontalità. Veramente la croce è l’albero della salvezza, ramo di nuove ed eterne gemme in antidoto a quel ramo velenoso da cui Eva colse il frutto della ribellione a Dio. Nulla è più del segno della croce, scelta divina e dimensione dell’uomo. E la Chiesa canta: Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo, perchè con la tua santa croce hai redento il mondo. Il mondo, cioè l’uomo cosmico che abbraccia tutto l’universo.
Preghiera
Signore, si posi il mio sguardo sulla tua croce
che è  sguardo di divina Sapienza.
Signore, si posi la mia mano sulla tua croce
che è la tua mano divina per la salvezza dell’uomo.
Signore, si posi il mio piede sulla tua croce
che è il tuo piede per andare a cercare
quanti hanno smarrito il proprio cuore.
Signore, si posi il mio cuore sulla tua croce
che è stata il tuo cuore trafitto e talamo nuziale.
Signore, donami di abbracciare la tua croce
con infinito amore,
lei che è la sorgente inesauribile del tuo amore
e della tua fedeltà a ciò che sono.

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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 14/09/2003 21.16

ANNO DEL ROSARIO


"Ai piedi della Croce la Vergine Maria, perfettamente unita al Figlio, ha potuto condividere in modo singolare la profondità di dolore e di amore del suo sacrificio. Nessuno meglio di Lei può insegnare ad amare la Croce. Alla Vergine Addolorata affidiamo i giovani e le famiglie, le nazioni e l'umanità intera. In modo speciale la invochiamo per i malati e i sofferenti, per le vittime innocenti dell'ingiustizia e della violenza, per i cristiani perseguitati a causa della loro fede"

(Giovanni Paolo II, Angelus del 15 settembre 2002)

(©L'Osservatore Romano - 14 Settembre 2003)


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Da: Soprannome MSNIyvan5Inviato: 14/09/2003 22.42
La Croce ...... uno strumento di morte e di orribile sofferenza ... eppure è esaltata!
Infatti, è attraverso questa sofferenza e la morte che Cristo ci ha ridato la vita ... Ecco come il male viene asservito da Dio per farne scaturire il bene.
Quando pensiamo a tutti i mali che ci affliggono,  ricordiamo questo esempio sublime, perchè è attraverso la comprensione di questi mali che il nostro spirito può trarre motivo di vera crescita.
Pensiamo alla croce, all'estrema sofferenza di Gesù, e capiremo che nella nostra sofferenza anche Gesù soffre con noi. 
Non si tratta di accettarla perchè ineluttabile, ma di comprenderla .. e allora anche ciò che sembrano minacciose montagne diventeranno colline.
Un fraterno saluto
iyvan

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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 15/09/2003 10.42
La simbologia che lega le due letture dell'Antico e del Nuovo Testamento ( Nm 21,4b-9....e quella del Vangelo: Gv.3,13-17), ci aiutano forse a comprendere che l'affetto che i Cattolici usano per la Croce non è poi tanto campata in aria....
Nell'A.T. leggiamo:
Mosè pregò per il popolo. Il Signore disse a Mosè: "Fatti un serpente e mettilo sopra un'asta; chiunque, dopo essere stato morso, lo guarderà resterà in vita". Mosè allora fece un serpente di rame e lo mise sopra l'asta; quando un serpente aveva morso qualcuno, se questi guardava il serpente di rame, restava in vita.
......
Paolo a Fil 2,6-11 dice chiaramente:
Per questo Dio l'ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome; perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra; e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre....
.......
vi è qui un ordine ed un comando che prefigura la Croce SULLA QUALE DIO HA ESALTATO IL FIGLIO, nè prima, nè dopo, ma dalla e sulla Croce come dice il centurione "Quest'uomo era veramente Figlio di Dio!", dopo l'adorazione (in ginocchio si adora DIO), c'è la PROCLAMAZIONE CON LA LINGUA......sono due aspetti diversi e importanti, l'uno procede dal CUORE.....in sostanza NON si è in grado di proclamare Cristo, se non parte prima l'adorazione, la croce serve a questo......a RICORDARCI  quando la ESALTAZIONE DI CRISTO HA AVUTO VERAMENTE LUOGO.......

Giovanni, nel Vangelo, dal suo canto NON lascia allusioni e dice chiaramente che tale fatto con Mosè, è ora attivo, rivelato in Cristo:" E come Mosè INNALZO' il serpente nel deserto, così bisogna che sia INNALZATO IL FIGLIO dell'uomo, perchè chiunque crede in lui abbia la vita eterna"
Come possiamo vedere dalle tre Letture abbiamo il concetto DELL'ESALTAZIONE della Croce che NON è un legno qualsiasi.....Giovanni dice: perchè chiunque crede .......dunque la Croce , nel vederla, esaltarla e contemplarla....ci aiuta a CREDERE......Quando Gesù risorto risponde all'incredulità di Tommaso...NON lo rimprovera perchè VOLEVA VEDERE.....TOCCARE.....ma anzi, lo accontenta, suggerendo POI che beati saranno coloro pur NON avendo visto....Noi NEL CROCIFISSO NON vediamo, è vero, vediamo solo l'opera dell'artista che ISPIRATO non ha afatto altro che rendere fruttuoso il DONO CHE DIO GLI HA DATO mettendolo al SUO servizio, NOI CREDIAMO  in ciò che il crocifisso rappresenta, ADORIAMO LA CROCE VUOTa......se ci fai caso, quando c'è l'adorazione della Croce il Venerdì Santo, la croce è vuota......lì è la massima adorazione che noi facciamo.....
Il Figlio dell'uomo innalzato sul legno della Croce, riallaccia il serpente costruito da Mosè......non vi è alcun divieto nella Bibbia di fare crocifissi per esaltare il sacrificio del Figlio di Dio......
Possiamo credere o non credere all'efficacia del crocifisso, non è un obbligo dottrinale o dogmatico l'adorazione della Croce, viene SPONTANEO se ci credi.....ma da qui a dire che il legno della Croce che nei moderni crocifissi noi contempliamo, non vale nulla....resta solo una teoria personale non biblica....
S.Francesco d'Assisi ha avuto due volte il colloquio con Gesù Crocifisso, lui era in venerazione, in adorazione della Passione.....idem per Padre Pio....il Cristo gli parlò dalla croce...pensare che a parlare a queste due persone possa essere stato un angelo decaduto (demonio) proprio da una croce, credo che sia un tantino pericoloso il solo pensarlo.....
Che ognuno adori Cristo come può e come si sente......la Croce è uno strumento valido ancora oggi negli esorcismi perchè li, sul quel legno INNALZATO, Cristo venne inchiodato per la salvezza del mondo intero....
Ti adoriamo Cristo, e ti benediciamo: perchè con la tua santa Croce hai redento il mondo; abbi pietà di noi peccatori!
Fraternamente Caterina

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Da: Soprannome MSN°antonio55Inviato: 15/09/2003 17.08
per caterina
il venerdi santo la croce non è vuota, c'è lui il Cristo  inchiodato
Dopo lo svelamento della croce, alle parole del sacerdote che proclama:
"ecce lignum crucis in quo salus mundi pependit" noi adoriamo la Sua croce, quindi non una croce vuota, ma quella di Cristo.
Da quando su questo atroce strumento di morte e di sofferenza è salito Lui, nella logica di Dio, la croce è diventata strumento di vita, di salvezza, di grazia,di perdono, di misericordia e di infinito amore.
Guardando la croce io dico: mi ha amato! mi ha salvato! mi ha liberato.
Ognuno adori la croce di Cristo e dica a sè stesso:
"è morto per me, è morto per i miei peccati, è morto per amore"
Adoremus Te et benedicimus Tibi, quia per sanctam crucem tuam redimisti mundum

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Da: filadelfiaInviato: 15/09/2003 17.36
caro antonio55, sulla tua riflessione non posso che dire...Amen, Dio ti
benedica!

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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 15/09/2003 18.30
Hai ragione Antonio...chiedo scusa io che ho riportato la meditazione da un altro forum sul quale si parlava del significato anche della croce vuota....e leggendo solo un messaggio effettivamente non si comprende, effettivamente c'era un aggiunta che non ho inserito..chiedo scusa e quindi....grazie per la precisazione......
Fraternamente Caterina
P.S.
Avete visto come diventa utile lavorare in più persone?
NON siate timidi quando volete fare notare qualcosa......perchè non siamo perfetti e certi particolari possono sfuggire......
Grazie!
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