Paolina Maria Jaricot il ROSARIO VIVENTE E LA PROPAGANDA FIDEI

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Caterina63
00mercoledì 7 gennaio 2009 07:47
Nell’anno in cui terminò in Francia, la Rivoluzione Francese e vide l’avvento al potere di Napoleone Bonaparte, come Primo Console, con lo strascico del sorgere e cadere della Repubblica Partenopea a Napoli, appoggiata dai francesi, a Lione nasceva il 22 luglio 1799, Paolina Maria Jaricot.

                                       

Settima figlia di una famiglia borghese di agiata condizione economica, suo padre era direttore di una seteria e fece dare a Paolina un’educazione e un’istruzione particolarmente accurata, che le darà per tutta la vita l’impronta di un senso pratico nell’agire.

Pur vivendo in una città al centro di eventi bellici, Lione infatti oltre ad essere stata un baluardo dei realisti, durante la Rivoluzione, venendo espugnata dal gen. Kellermann, fu anche occupata dagli austriaci nel 1814 e 1815; Paolina seppe riservare per sé lo spazio per una vita di intensa spiritualità, influenzata dal fratello maggiore Fileas seminarista, interessato ai problemi missionari.

Nel 1819 ebbe l’idea di un metodo organizzativo per la propagazione della fede; è lei stessa che lo racconta in una lettera all’abate Girodon nel 1858.

Mentre stava vicino al fuoco, meditando come fare per dare vita al suo spirito missionario, le venne chiaro all’improvviso, il piano di Propagazione della Fede; ogni persona del suo cerchio familiare e di amici stretti, avrebbe potuto raccogliere ogni settimana, un soldo da dieci persone, compreso se stesso, fra i dieci scegliere una persona che ispirava maggiore fiducia, che insieme agli altri capogruppo avrebbe fatto capo ad un’altra persona che avrebbe raccolto le loro offerte e a sua volta dieci di questi capogruppo che rappresentavano ognuno cento persone, facevano capo ad un’altra persona che sarebbe stata capo così di mille persone, che raccogliendo il tutto l’avrebbe versato in un centro comune. Una specie del sistema di vendita porta a porta odierno, oppure della cosiddetta ‘Catena di s. Antonio’.

Il “Consiglio della Propagazione della Fede” si riunì per la prima volta il 3 maggio 1822, costituito da un gruppo di laici impegnati nell’Opera; che fu approvata da Pio VII nel 1823.

La sua grande volontà di iniziative religiose, portò Paolina Jaricot a fondare nel 1826 il “Rosario vivente” e nel 1831 le “Figlie di Maria”, religiose senza uniforme, dedite interamente alle opere fondate; ponendosi così tra i precursori degli Istituti laicali.

Non tralasciò il mondo del lavoro, che vide Lione nel secolo XIX coinvolta in agitazioni operaie di rilievo; sensibile alle miserie della classe lavoratrice, fondò nel 1845 l’ ”Opera delle Operaie”, attrezzando perfino un’officina, che diventò presto un’opera modello.

Gli utili dovevano essere destinati agli operai stessi e alle opere loro destinate, ma la conduzione dell’attività era superiore alle forze di Paolina, che venne anche ingannata da un’affarista e quindi fallì.

Come sempre capita quando non sei più all’apice delle situazioni, man mano venne abbandonata da tutti e trovò rifugio solo in Dio, le fu da sostegno e guida il santo curato d’Ars, Giovanni Maria Vianney.
Pur essendo da tutti rispettata, fu iscritta sulla lista dei poveri della città di Lione e morì in miseria il 9 gennaio 1862.

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Caterina63
00sabato 14 febbraio 2009 22:36
LETTERA DI GIOVANNI PAOLO II ALL'ARCIVESCOVO DI LIONE

IN OCCASIONE DELLE CELEBRAZIONI PER IL BICENTENARIO
DELLA NASCITA DELLA FONDATRICE DEL «ROSARIO VIVENTE»

E PROMOTRICE DELL'OPERA PER LA PROPAGANDA DELLA FEDE



A Sua Eccellenza Monsignor Louis-Marie Billé,
Arcivescovo di Lyon e
Presidente della Conferenza Episcopale francese

1. Il bicentenario della nascita della Venerabile Pauline-Marie Jaricot, celebrato dal 17 al 19 settembre 1999 a Lione e a Parigi, mi fornisce l'occasione di unirmi profondamente alla preghiera e all'azione di rendimento di grazie della Chiesa in Francia, in particolare della vostra Arcidiocesi, e del Cardinale Jozef Tomko, Prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli, il quale, tramite la sua presenza, manifesta l'attenzione e l'attaccamento della Chiesa universale all'opera dell'umile lionese. È infatti da Lione, dove era nata e aveva sempre vissuto, che Pauline-Marie Jaricot, lanciò l'Opera per la Propagazione della Fede a cui è rimasto legato il suo nome. Rivolgo un cordiale saluto a tutti coloro che si sono riuniti in questa felice circostanza per rendere omaggio a questa autentica figlia della Chiesa che si consacrò interamente al progresso missionario dell'intera Chiesa.

Come scriveva Papa Leone XIII a Julia Maurin il 13 giugno 1881, "in virtù della sua fede, della sua fiducia, della sua forza d'animo, della sua dolcezza e dell'accettazione serena di tutte le croci", Pauline si dimostrò una vera discepola di Cristo. Al fine di proseguire l'opera da lei intrapresa per diffondere il Vangelo fino agli estremi confini della terra, incoraggio i cattolici di Francia a conoscere meglio questa eccezionale vocazione che aggiunge ulteriore bellezza ad una lunga tradizione di testimoni di Cristo, cominciando con i martiri di Lione e sant'Ireneo.

2. Questa commemorazione ci offre un'occasione molto opportuna per ricordare l'attualità del messaggio e dell'azione di Pauline. Molto presto, con intuizioni semplici e pratiche, diede vita ad un'opera che non ha più cessato di crescere in ogni parte del mondo. Essendosi lasciata toccare dai poveri e dalla miseria di coloro che non conoscono Dio, Pauline creò una colletta per l'attività missionaria della Chiesa, chiedendo ad ognuno un sacrificio che contribuisce ad unirci a Dio (cfr sant'Agostino, La Città di Dio, 10, 6) e che costituisce, come affermava sant'Ireneo, il segno autentico della "comunione con il prossimo" (Contro le eresie, 4, 18, 3) nonché della condivisione e della solidarietà tra fratelli; Pauline manifestava così la sua passione per un apostolato universale e rispondeva al disegno di Cristo di salvare ogni uomo: "Donare la luce del Vangelo e la grazia della Redenzione alle folle che non le hanno ancora ricevute o restituirle a coloro che le hanno perdute; questa era la sua ambizione, immensa al pari di quella dello stesso Cristo", secondo le parole di Mons. Jean Lavarenne, sacerdote lionese che fu Presidente del Consiglio Centrale della Propagazione della Fede.

3. Oltre a questa sollecitudine per la missione ad gentes, si adoperò per evangelizzare gli ambienti operai della sua regione, ben comprendendo le difficoltà della loro condizione. Cercò di porre in essere un progetto sociale fondato sui valori cristiani per instaurare la giustizia nel mondo del lavoro. Il suo tentativo fallì sul nascere, ma preparò misteriosamente la strada ad un rinnovamento nell'impegno sociale della Chiesa che sarebbe stato sviluppato nell'enciclica di Leone XIII Rerum novarum.

Con l'"opera degli operai" ella conobbe l'umiliazione negli ultimi anni della sua vita. La vocazione laica di Pauline la condusse anche a prendere altri impegni apostolici e a farsi carico anche della sollecitudine per i "fratelli separati".

4. Come attestano i numerosi quaderni che ci ha lasciato, è in una profonda e intensa vita spirituale che Pauline trovava le energie per la missione. La sua grande iniziativa di preghiera, il "Rosario vivente", rivela il suo amore per la Vergine Maria, che la spinse a venire ad abitare all'ombra della Basilica di Nostra Signora di Fourvière. La sua vita quotidiana era illuminata dall'Eucaristia e dall'adorazione del Santissimo. Molto presto manifestò il desiderio di diventare un'"Eucaristia vivente", di essere riempita dalla vita di Cristo e di unirsi profondamente al suo sacrificio, vivendo in tal modo le due dimensioni inscindibili del mistero eucaristico: l'azione di grazia e la riparazione. È quello che ha fatto esclamare al Curato d'Ars: "Conosco qualcuno che ha molte e pesanti croci e che le porta con grande amore: è la signorina Jaricot". La sua spiritualità è caratterizzata dal suo desiderio d'imitare Cristo in tutte le cose.

5. Il fatto di mettere in evidenza questa figura caratterizzata molto precocemente da una fortissima volontà d'iniziativa deve promuovere l'amore per l'Eucaristia, la vita di preghiera e l'attività missionaria dell'intera Chiesa, il cui fine proprio è di unirsi al Salvatore, farlo conoscere e avvicinare a Lui tutti gli uomini. La testimonianza di Pauline ci ricorda che "la missione è un problema di fede" (Redemptoris missio, 11).

Preoccupandosi per la diffusione della Chiesa in tutti i continenti così come nel suo ambiente, conferì al suo tempo un forte slancio missionario. Seguendo l'esempio di Pauline, la Chiesa può trovare un incoraggiamento per affermare la propria fede, che si apre all'amore per i fratelli, e dar seguito alla sua tradizione missionaria sotto le forme più diverse. In questa prospettiva, invito le comunità locali a promuovere lo spirito missionario, l'impegno nella cooperazione e lo scambio permanente dei doni, che costituisce un'apertura nei confronti dell'universalità della Chiesa (cfr l'Istruzione della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli: Cooperatio missionalis, nn. 5, 20).

Le comunità che donano e quelle che ricevono saranno parimenti colmate dalla grazia dal Signore. Saluto tutti coloro che hanno accettato di diventare missionari fidei donum; rendo grazie per le comunità che li hanno inviati e per quelle che li hanno accolti.

Mi rallegro per gli sforzi compiuti dalle Chiese per accogliere i giovani che provengono da quelle di recente fondazione: sacerdoti, religiosi, religiose, seminaristi e laici, permettendo loro di acquisire una formazione umana, spirituale, filosofica e teologica al fine di poter tornare nel proprio Paese d'origine e tradurre nella propria cultura ciò che hanno appreso altrove.

Richiamo inoltre l'insieme della Chiesa ad una condivisione sempre crescente con le comunità e con tutti gli uomini che mancano del necessario; tramite questo gesto, i discepoli di Cristo rivelano ai loro fratelli come in uno specchio il volto di tenerezza e d'amore del nostro Padre nei Cieli (cfr san Cirillo di Gerusalemme, Catechesi mistagogiche, 4, 9).

La prego, Eccellenza, di essere mio interprete presso tutti coloro che, a Lione e a Parigi, lavorano per le Pontificie Opere Missionarie e di trasmettere loro l'espressione della mia riconoscenza di Pastore universale, così come il mio incoraggiamento alla loro generosa azione, invitandoli ad una collaborazione sempre più stretta per amore di Cristo e della sua Chiesa. Prendendosi particolarmente cura delle Chiese cosiddette di missione, auspico che questa istituzione continui ad essere un faro per i battezzati che orienti il loro impegno missionario, ribadendo la necessità di "riaffermare la priorità della donazione totale e perpetua all'opera delle missioni"! (Redemptoris missio, n. 79).

Possa la Chiesa ripetere senza sosta il grido di San Paolo: "Guai a me se non predicassi il Vangelo!" (1 Cor 9, 16). Inoltre saluto calorosamente tutte le persone che, nel vostro Paese e nel resto del mondo, fanno parte di questa rete missionaria di solidarietà fraterna con umiltà e discrezione.

Pauline Jaricot ci invita a rinnovare la nostra attenzione nei confronti dei poveri e ad un amore sempre più profondo verso di loro. Siamo chiamati a condividere ciò che abbiamo ricevuto. Come Pauline ha dimostrato, la missione coinvolge tutti i battezzati, in quanto tutti possono essere, secondo le proprie modeste possibilità, "il fiammifero che accende il fuoco".

La fiamma viva del suo apostolato si preoccupava di non agire da sola; la sua intelligenza pratica la portava a personalizzare sempre la sua azione, a coinvolgere il suo prossimo, creando grandi ramificazioni di solidarietà e di preghiera.

6. Alle soglie del grande Giubileo del 2000, la Chiesa è chiamata ad un rinnovato impegno missionario sulle tracce di coloro che, lungo i secoli, hanno saputo annunciare la Buona Novella del Risorto con la loro parola, con la loro vita esemplare e con atti concreti di solidarietà.

Nell'affidarvi all'intercessione di Nostra Signora di Fourvière, di santa Teresa di Lisieux, patrona delle missioni, e dei santi missionari, imparto di cuore la Benedizione apostolica a Lei, al Cardinale Jozef Tomko, alle persone che, a Parigi e a Lione, partecipano alle celebrazioni commemorative e a tutti coloro che nel mondo offrono il proprio contributo alla missione della Chiesa con la mediazione delle Pontificie Opere Missionarie.

Da Castel Gandolfo, 14 settembre 1999
Caterina63
00martedì 17 novembre 2009 14:53
Messaggio di Benedetto XVI alla plenaria di Propaganda Fide

Nuove porte aperte al Vangelo


È necessario guardare con attenzione ai "nuovi areopaghi" di oggi, dove "si affrontano le grandi sfide dell'evangelizzazione". Lo scrive il Papa nel messaggio inviato ai partecipanti all'assemblea plenaria della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli iniziata lunedì mattina 16 novembre. L'attività missionaria della Chiesa, raccomanda Benedetto XVI, va "orientata verso questi centri nevralgici della società del terzo millennio". Questo il testo del messaggio.


Al Venerato Fratello
Il Signor Cardinale Ivan Dias
Prefetto della Congregazione
per l'Evangelizzazione dei Popoli

In occasione dell'Assemblea Plenaria della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli, desidero rivolgere a Lei, Signor Cardinale, il mio cordiale saluto, che volentieri estendo ai Cardinali, agli Arcivescovi, ai Vescovi e a quanti vi prendono parte. Saluto, altresì, il Segretario, il Segretario Aggiunto, il Sottosegretario e tutti i collaboratori di codesto Dicastero. Unisco l'espressione dei miei sentimenti di apprezzamento e di gratitudine per il servizio che rendete alla Chiesa nell'ambito della missione ad gentes.

Il tema da voi affrontato in questo incontro, "San Paolo e i nuovi areopaghi", anche alla luce dell'Anno Paolino da poco concluso, aiuta a rivivere l'esperienza dell'Apostolo delle Genti quando ad Atene, dopo aver predicato in numerosi luoghi, si recò all'areopago e vi annunciò il Vangelo usando un linguaggio che oggi potremmo definire "inculturato" (cfr. At 17, 22-31).

Quell'areopago, che allora rappresentava il centro della cultura del dotto popolo ateniese, oggi - come ebbe a dire il mio venerato Predecessore Giovanni Paolo II - "può essere assunto a simbolo dei nuovi ambienti in cui si deve proclamare il Vangelo" (Redemptoris missio, 37). In effetti, il riferimento a quell'evento costituisce un invito pressante a saper valorizzare gli "areopaghi" di oggi, dove si affrontano le grandi sfide dell'evangelizzazione. Voi intendete analizzare questo tema con realismo, tenendo conto dei molti cambiamenti sociali avvenuti. Un realismo sorretto dallo spirito di fede, che vede la storia alla luce del Vangelo, e con la certezza che aveva san Paolo della presenza di Cristo risorto. Risuonano confortanti anche per noi le parole che Gesù gli rivolse a Corinto:  "Non aver paura; continua a parlare e non tacere, perché io sono con te e nessuno cercherà di farti del male" (At 18, 9-10). In maniera efficace, il Servo di Dio Paolo VI ebbe a dire che non si tratta soltanto di predicare il Vangelo, ma di "raggiungere e quasi sconvolgere mediante la forza del Vangelo i criteri di giudizio, i valori determinanti, i punti di interesse, le linee di pensiero, le fonti ispiratrici e i modelli di vita dell'umanità, che sono in contrasto con la Parola di Dio e col disegno della salvezza" (Insegnamenti xiii, [1975], 1448).

Occorre guardare ai "nuovi areopaghi" con tale spirito; alcuni di essi, nell'attuale globalizzazione, sono diventati comuni, mentre altri restano specifici di alcuni Continenti, come si è visto anche nella recente Assemblea speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi. L'attività missionaria della Chiesa va pertanto orientata verso questi centri nevralgici della società del terzo millennio. Né va sottovalutato l'influsso di una diffusa cultura relativista, il più delle volte carente di valori, che entra nel santuario della famiglia, si infiltra nel campo dell'educazione e in altri ambiti della società e li contamina, manipolando le coscienze, specialmente quelle giovanili. Al tempo stesso, però, malgrado queste insidie, la Chiesa sa che è sempre in azione lo Spirito Santo. Si aprono, infatti, nuove porte al Vangelo e si va estendendo nel mondo l'anelito verso un autentico rinnovamento spirituale e apostolico. Come in altre epoche di cambiamento, la priorità pastorale è mostrare il volto vero di Cristo, Signore della storia e unico Redentore dell'uomo. Ciò esige che ogni comunità cristiana e la Chiesa nel suo insieme offrano una testimonianza di fedeltà a Cristo, costruendo pazientemente quell'unità da Lui voluta e invocata per tutti i suoi discepoli. L'unità dei cristiani renderà, infatti, più facile l'evangelizzazione e il confronto con le sfide culturali, sociali e religiose del nostro tempo.

In tale impresa missionaria possiamo guardare all'apostolo Paolo, imitarne lo "stile" di vita e il medesimo "spirito" apostolico incentrato totalmente in Cristo. Con tale completa adesione al Signore, i cristiani potranno più facilmente trasmettere alle generazioni future l'eredità della fede, capace di trasformare anche le difficoltà in possibilità di evangelizzazione. Nella recente Enciclica Caritas in veritate ho voluto sottolineare che lo sviluppo economico e sociale della società contemporanea ha bisogno di recuperare l'attenzione alla vita spirituale e una "seria considerazione delle esperienze di fiducia in Dio, di fraternità spirituale in Cristo, di affidamento alla Provvidenza e alla Misericordia divine, di amore e di perdono, di rinuncia a se stessi, di accoglienza del prossimo, di giustizia e di pace... L'anelito del cristiano è che tutta la famiglia umana possa invocare Dio come "Padre nostro!"" (n. 79).

Signor Cardinale, mentre ringrazio per il servizio che codesto Dicastero rende alla causa del Vangelo, invoco su di Lei e su quanti prendono parte alla presente Assemblea Plenaria l'aiuto di Dio e la protezione della Vergine Maria, Stella dell'Evangelizzazione, mentre di cuore invio a tutti la mia Benedizione.
Dal Vaticano, 13 novembre 2009.

firma di benedetto XVI


(©L'Osservatore Romano - 16-17 novembre 2009)

                                             Pope Benedict XVI waves to faithful as he arrives at Paul VI square during his pastoral visit to the northern Italian town on November 8, 2009. The visit marks the 30th Anniversary of the death of Pope Paul VI.
Caterina63
00sabato 15 ottobre 2011 23:05
L'attualità del carisma di Pauline Jaricot (1799-1862) nell'"Anno" dedicato alla preghiera mariana - La fondatrice del Rosario vivente

di PAOLO RISSO

In questo "Anno del Rosario", voluto da Giovanni Paolo II in occasione del XXV del suo Pontificato, torna di grande attualità il carisma di una donna francese, la venerabile Pauline-Marie Jaricot, cui si deve, un secolo e mezzo fa, una straordinaria intuizione profetica: il Rosario vivente.

Quando nel 1853, il suo nome veniva iscritto nell'elenco dei poveri bisognosi di assistenza di Lione, nonostante fosse la figlia di un industriale della città, in molti capirono che ella aveva consumato tutto quanto possedeva nella carità e nel servizio ai fratelli.
L'umile creatura era nata a Lione, settima e ultima figlia di Antoine Jaricot, ricco mercante di seta, che aveva assicurato alla sua discendenza un avvenire agiato e tranquillo. Ma Pauline aveva alimentato grandi sogni.
Era cresciuta in un ambiente cristiano, serena, vivace, amata. Un giorno il suo fratello Fileas, maggiore di lei di un solo anno, le parlava del suo desiderio di andare "da grande" missionario in Cina. Pauline gli rispose: "Verrò anch'io con te". Fileas le rispose: "Una donna? A che cosa vuoi che serva?". "Ma allora, io non potrò far nulla?" domandò Pauline. "Ma sì - le rispose il fratello -, tu potrai pregare per me, poi raccogliere delle offerte e spedirmele in Cina".

L'idea rimase dentro alla ragazza per sempre: "Pregare, lavorare, raccogliere offerte per le missioni". A 15 anni, ella cadde rovinosamente facendosi assai male, ma infine guarì: visite, allegre compagnie, feste nella ricca città industriale riempirono le sue giornate fino a quando, una domenica di Quaresima del 1817, Pauline ascoltò alla Messa un brano del Vangelo di Marco. "Vanità delle vanità e tutto è vanità, fuorché amare Dio e servire a Lui solo".
Pauline ne rimase sconvolta. Otto giorni dopo ritornò alla Messa in abiti umilissimi. Tutti le chiesero se fosse impazzita. "Sì - rispose - sono impazzita per Gesù". La sua trasformazione doveva vedersi alla luce del sole e restarvi fedele fino al sangue: "Da oggi, vivrò per Gesù solo".
Nella notte di Natale 1817, salì al santuario di Fourvière e davanti all'immagine della Madonna, prese la decisione estrema: "Mio Dio, per le mani di Maria SS.ma, ti offro il mio voto di verginità per sempre".
Una voce interiore le disse: "Vuoi soffrire e morire con me?". "Compresi - scriverà Pauline - che quella domanda riguardava la conversione dei peccatori e l'effusione di qualche grazia speciale alla Francia, e mi offrii vittima a Dio".
Cominciò a entrare nelle fabbriche per avvicinare le operaie, partendo da quelle di suo padre. Diede loro un distintivo: una Croce con gli strumenti della Passione di Gesù, e le invitò a riunirsi tutte le domeniche per approfondire la conoscenza di Dio e del Cattolicesimo, terminando gli incontri con la "Via Crucis". Propose loro di darsi a opere di carità e di apostolato, quali la visita ai poveri, l'aiuto ai sacerdoti. Chiese loro purezza e carità, preghiera intensa ogni giorno davanti al Tabernacolo, la Confessione e la Comunione frequenti e regolari per farsi sante.

Una sera d'autunno, seduta presso il fuoco ebbe un'idea: "Sarebbe stato facile a dieci persone di mia conoscenza trovare altre dieci persone ciascuna, disposte a dare settimanalmente un soldo per la Propagazione della Fede. E ogni persona ne avrebbe trovate ancora altre dieci e così via". Ci provò a farlo; funzionava e presto ne vide i frutti. Si andò avanti così per 4/5 anni.
Il 3 maggio 1822, si tenne riunione a Lione sotto la guida di Mons. Inglesi, vicario generale del Vescovo della Louisiana, che chiedeva aiuti e Mons. Cholleton, rettore del Seminario lionese. Pauline, malata, mandò un suo delegato a esporre il progetto. La sua proposta fu accolta. Quel giorno era nata l'Opera della Propagazione della Fede.
In cinque anni appena dalla sua "conversione", aveva fondato "le Riparatrici", le sue apostole "laiche", tutte di Gesù, trovate tra le operaie, dedite a riparare e a espiare per i peccati del mondo, a condurre molti a Lui, a rivelarlo nella vita ordinaria e appassionata dal suo amore, e l'Opera della Propagazione della Fede, a servizio di tutta la Chiesa.

Di una lucidità assoluta sul momento storico percorso dalla rivoluzione dei negatori di Dio contro la Chiesa e il nome stesso di Gesù, non aveva che un sogno concretissimo: riparare, amare e farlo amare. Il suo modello assoluto: "Gesù-Ostia" - "Avevo il timore - dirà - che Gesù offeso da tanti, lasciasse agire la sua giustizia contro la Francia, se io non gli avessi permesso di fare di me un'Ostia vivente, in modo da non conservare che l'apparenza della mia esistenza e Lui fosse tutto vivo in me".
Intanto, Pauline era entrata nel Terz'Ordine di san Domenico per spendere ancora più l'esistenza per Gesù-Verità.
Aveva sempre amato il Rosario della Madonna, ma nell'Ordine del Rosario lo amò ancora di più per alimentare la sua sete di santità e di missione. Così avrebbero potuto vivere altri, umili come lei o in posti di primo piano. Con il suo medesimo metodo e cominciando ancora una volta dalle sue "Riparatrici", propose che ognuno che già si impegnava a pregare la Madonna con il Rosario (una decina, cinque decine, 15 decine) trovasse altri cinque nuovi amici e così via, che facessero la stessa cosa.

Nacque così il "Rosario vivente" che in pochi anni ebbe in Francia un milione di iscritti e si diffuse in Europa, in America, in Asia, in terra di missione. "I Rosari si moltiplicarono con una rapidità incredibile. Le corone viventi formate a Smirne e a Costantinopoli danno le più grandi speranze. Dalla devozione al Rosario, mi sono venuti tutti i beni". Presto un altro grande progetto prese ad assillarla: ricondurre a Gesù gli operai sfruttati e imbevuti di ateismo e di idee sovversive. Per cominciare, occorreva amarli e iniziare una fabbrica-pilota in cui essi fossero rispettati e dividessero gli utili del loro lavoro. Dal 1845 al 1852, la fabbrica fu pensata e realizzata. Paoline ebbe grandi aiuti e si fidò.
Poi cadde nelle mani di gente che approfittò dell'occasione e l'abbandonò a se stessa. Avrebbe potuto pagare per la sua quota di partecipazione, ma si assunse l'intera responsabilità di pagare i debiti per tutti. Papa Pio IX, come già Gregorio XVI, la ricevette in udienza come un padre e chiese che fosse aiutata, aiutandola di persona. Ma rimase sola.

Non le restò che il registro dei poveri di Lione per sopravvivere. Per dieci anni, andò elemosinando per le strade di Francia per poter pagare tutti i debiti. Ma intanto le sue opere continuavano a fiorire. Alla fine del 1861, la lunga malattia. Alle sue "Figlie" raccomandò la fiducia nel Padre, il perdono e la carità anche a coloro che le avevano fatto del male. Il 9 gennaio 1862, Pauline Jaricot va incontro a Dio in povertà assoluta.

L'OSSERVATORE ROMANO - Edizione quotidiana del 4 aprile 2003 -


Caterina63
00venerdì 28 ottobre 2011 12:17
Cari Amici, accogliendo il pressante appello del santo Padre Benedetto XVI sulla "nuova evangelizzazione", vogliamo meditare dalle sue parole come e in quale modo, ognuno di noi, può rendersi utile...
www.gloria.tv/?media=207933

Questo argomento verrà trattato a più riprese e con ulteriori video, in tal senso vi invitiamo a seguirci anche per i prossimi aggiornamenti.



[SM=g1740717]



Cari Amici,
in questo primo video sull'argomento:
www.gloria.tv/?media=207933
per la "nuova evangelizzazione" promossa dal santo Padre Benedetto XVI, vi abbiamo offerto quelle basi fondamentali alla comprensione di ciò che, soprattutto, ci riguarda come "laici impegnati".

In questo secondo video vi invitiamo a scoprire, o riscoprire, la bellissima figura della venerabile Paolina Jaricot, fondatrice della Propaganda Fidei e del Rosario Vivente quale strumento indispensabile per la "nuova evangelizzazione" del suo tempo [SM=g1740721]
it.gloria.tv/?media=209397
...


Movimento Domenicano del Rosario
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info@sulrosario.org



[SM=g1740717]

[SM=g1740738]

Caterina63
00mercoledì 2 gennaio 2013 13:10

[SM=g1740758]  LETTERA DEL SANTO PADRE ALL’INVIATO SPECIALE ALLA CHIUSURA DELL’ANNO GIUBILARE DEDICATO ALLA VENERABILE SERVA DI DIO PAULINE JARICOT (LIONE, 9 GENNAIO 2013)

In data 10 novembre 2012, il Santo Padre Benedetto XVI ha nominato l’Em.mo Card. Paul Poupard, Presidente emerito del Pontificio Consiglio della Cultura, Suo Inviato Speciale alle celebrazioni conclusive dell’anno giubilare dedicato alla Venerabile Serva di Dio Pauline Jaricot, nel 150° anniversario della sua morte e nel 50° anniversario del decreto dell’eroicità delle sue virtù, in programma a Lione (Francia) il 9 gennaio 2013.

Il Cardinale Inviato Speciale sarà accompagnato da una Missione composta dai seguenti ecclesiastici:

- Mons. François Duthel, Postulatore della Causa di Beatificazione della Serva di Dio Pauline Jaricot;

- Rev.do P. Daniel Carnot, già Superiore Generale della Società delle Missioni Africane.

Pubblichiamo di seguito la Lettera del Santo Padre all’Em.mo Card. Paul Poupard:

 

  • LETTERA DEL SANTO PADRE

     

    Venerabili Fratri Nostro
    PAULO S.R.E. Cardinali POUPARD
    Praesidi olim Pontificii Consilii de Cultura

    Venerabilis Serva Dei Paulina Jaricot iam iuvenis votum fecit castitatis in corpore et in spiritu servandae, atque deinde, familiares relinquens opes, pauper omnino vixit. Cotidianae vitae exemplo, assiduis precibus variisque inceptis missionalem Ecclesiae navitatem fovit et, suis cum sociis, Operam a Propagatione Fidei condidit. Quod Institutum XIX saeculo non solum missionali motui in Francogallia valde favit, sed etiam multis aliis in regionibus in quibus Evangelium Christi nuntiatum audiebatur.

    Quandoquidem CL anni transierunt a die IX mensis Ianuarii anni MDCCCLXII, quo praeclara illa Christi discipula pie in Domino obdormivit, atque L anni a die XXVI mensis Februarii anni MCMLXIII explebuntur, quo beatus Ioannes XXIII, illustris Decessor Noster, Decretum de virtutibus heroico modo ab ea exercitis promulgare iussit, ecclesialis communitas Lugdunensis, quam Venerabilis Frater Noster Philippus S.R.E. Cardinalis Barbarin studiose moderatur, Annum Iubilarem Venerabili Servae Dei Paulinae Jaricot dicatum sollemni modo celebrat. Opportune igitur multa suscipiuntur incepta ut eius virtutes et vitae ratio, quae etiam fidelibus aetatis nostrae prodesse possunt, magis comprehendantur et divulgentur.

    Hac oblata occasione memoratus Archiepiscopus Metropolita humanissime rogavit ut Nos quendam insignem Purpuratum designaremus qui celebrationibus conclusionis Anni Iubilaris Nostro nomine praeesset atque verba spiritalis adhortationis pronuntiaret. Piae huic postulationi Nos adnuere volentes, ad Te, Venerabilis Frater Noster, decurrimus qui, praestantissimus Francogalliae filius, munus olim Praesidis Pontificii Consilii de Cultura diligenter exercuisti. Te igitur hisce Litteris MISSUM EXTRAORDINARIUM NOSTRUM nominamus ad celebrationes conclusionis Anni Iubilaris Venerabili Servae Dei Paulinae Jaricot dicati, quae Lugduni die IX proximi mensis Ianuarii sollemni ritu agetur. Testimonium enim fidei huius Venerabilis Servae Dei ad hoc usque tempus magno excellit pondere atque omnes credentes impellit quo melius Christum cognoscere et amare studeant operamque novae evangelizationis diligenter participent. De prudenti ergo hac muliere loquens eiusque assidua operositate, omnes celebrationum participes invitabis ut precibus et vitae cotidianae exemplo renovatoque studio peculiarem dilectionem in Christum et Evangelium demonstrent.

    Cunctos ibi congregatos sacros Praesules, in primis Pastorem Lugdunensem, publicas auctoritates, sacerdotes, religiosos viros mulieresque et christifideles laicos Nostro salutabis nomine Nostramque iis ostendes benevolentiam. Nosmet Ipsi Te, Venerabilis Frater Noster, in tua missione implenda precibus comitabimur Tibique Benedictionem Apostolicam libentes impertimur, signum Nostrae erga Te caritatis et caelestium donorum pignus, quam omnibus celebrationum participibus rite transmittas volumus.

    Ex Aedibus Vaticanis, die I mensis Decembris, anno MMXII, Pontificatus Nostri octavo.

    BENEDICTUS PP. XVI


Caterina63
00lunedì 27 aprile 2015 17:10

Lione. Card.Filoni: Pauline-Marie Jaricot, tedofora della fede



 



27/04/2015



“Pauline-Marie Jaricot, toccata dalla fede, è stata una tedofora, amando costantemente di trasmettere la luce che aveva ricevuto e di ravvivarla, portando con sé sempre, quale donna saggia, l’olio della profonda spiritualità che le proveniva dall’Eucaristia, mai dimenticando di averne una scorta. Ed è proprio in questo senso che la sua attualità, ieri, oggi e domani rimane assolutamente intatta”. Lo ha affermato il card. Fernando Filoni, Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, nel corso della conferenza che ha tenuto sabato pomeriggio a Lione, nella chiesa di Saint-Nizier, dove è sepolta Pauline Marie Jaricot (1799-1862), in occasione del lancio ufficiale del nuovo sito internet dedicato alla vita e all’impegno apostolico e missionario della Venerabile lionese.


Ampio respiro missionario dato dal suo cuore
Ripercorrendo le vicende terrene di Pauline Marie Jaricot, “stella luminosa di quell’era di forte evangelizzazione che fu il XIX secolo” - riporta l'agenzia Fides - il Prefetto del Dicastero Missionario ha messo in luce tra l’altro che “l’ ‘originalità’, o se si vuole anche la ‘genialità’, della sua visione non sta solo nel rinnovamento spirituale avviato tra i laici e le lavoratrici, ma anche in quell’ampio respiro missionario dato dal suo cuore… Ella non amava fondare una congregazione religiosa missionaria, femminile o maschile che fosse, quanto amava coinvolgere i laici in virtù della fede di ogni battezzato nell’azione evangelizzatrice”. 

E' il terzo elemento del tripode su cui poggia l’opera missionaria
Per questo, ha sottolineato il card. Filoni, “la Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli e le Pontificie Opere Missionarie la considerano, insieme a San Francesco Saverio e a Santa Teresina di Gesù, il terzo elemento del tripode su cui poggia l’opera missionaria: al tempo stesso ad Gentes e interna, ossia di trasformazione della Chiesa, proprio come fu intesa dalla Venerabile Pauline-Marie Jaricot con la creazione delle sue sei ‘Opere’ e che sono tanto simili al ‘sogno’ o all’auspicata ‘conversione’ ecclesiale di Papa Francesco”. Il card. Filoni ha espresso l’auspicio che “in un futuro prossimo, a questa figlia di Lione, a questa figlia della Chiesa, si riconosca quell’esemplarità di testimonianza cristiana che la collochi tra i Beati e i Santi della Chiesa stessa”.

Dopo l’Eucaristia e il Sacro Cuore di Gesù, il suo più grande amore fu Maria
Ieri, IV domenica di Pasqua, il card. Filoni ha presieduto la celebrazione eucaristica nella basilica di Notre Dame de Fourvière, dove la Venerabile Pauline-Marie Jaricot, “la donna delle Opere Missionarie, l’operatrice instancabile della preghiera e la vittima della solidarietà operaia” ha detto nell’omelia, “veniva spesso per manifestare a Maria le proprie ansie, i propri desideri e mettere sotto la Sua protezione i progetti che nascevano dal suo genio femminile e da un cuore ardente e indomito”, infatti “dopo l’Eucaristia e il Sacro Cuore di Gesù, il suo più grande amore fu Maria”.

Jaricot intendeva coinvolgere nella missionarietà anche i laici
Riferendosi quindi al Vangelo del giorno, in cui Gesù si presenta come “il buon pastore”, il Prefetto del Dicastero Missionario ha evidenziato che “in quest’immagine c’è amore, misericordia, servizio, donazione, altruismo. Jaweh era il proprietario del gregge, Gesù si qualifica come buon pastore che sacrifica la vita per le sue pecorelle, affidate a lui da Jaweh; egli non è il mercenario che fugge”. Questa missione non si è esaurita nei secoli, in quanto egli stesso ha affermato che “nessuna delle pecorelle che il Padre gli ha affidato, verrà lasciata fuori dell’ovile, fuori di casa”. “Con tali espressioni – ha proseguito il card. Filoni - egli inaugurava la missionarietà, affidando questo impegno dapprima ai suoi discepoli e poi alla Chiesa tutta. Il servizio reso da Gesù al Padre supera allora la Palestina, supera tutti i tempi e si allarga a tutto il mondo. Qui è la radice della missionarietà della Chiesa, la radice dell’intuizione della Jaricot che intendeva coinvolgere nella missionarietà anche i laici”. (S.L.)





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