Pontificio Consiglio per i migranti e gli itineranti: pastorale per i camionisti

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Caterina63
00venerdì 17 aprile 2009 19:31
Indicazioni del Pontificio Consiglio per i migranti e gli itineranti

Alla guida dei Tir
con responsabilità e rispetto degli altri


di Gianluca Biccini

Aree di sosta, stazioni di servizio, arterie stradali e garage sono solo alcuni dei tantissimi luoghi in cui la Chiesa è chiamata a promuovere la pastorale per i camionisti:  per questo il Pontificio Consiglio per i migranti e gli itineranti non esita a parlare di "una causa missionaria molto piccola con una parrocchia molto grande", di "un prezioso tesoro nascosto". Le definizioni sono state riproposte dall'arcivescovo segretario Agostino Marchetto in occasione dell'incontro sulla sicurezza stradale in Europa, svoltosi di recente a Innsbruck, in Austria.

Promossa dall'Associazione europea dei concessionari delle autostrade a pedaggio, la riunione ha messo in luce come nel vecchio Continente, il 44 per cento dei beni venga trasportato su strada, da un numero di camionisti che, nel 2010, sarà il doppio rispetto al 1988. Le ultime statistiche parlano anche di oltre quarantamila incidenti annuali sulle strade europee, con un tasso di mortalità del 16 per cento tra i camionisti. Perciò il dicastero vaticano ribadisce l'importanza di una pastorale specifica per quanti trascorrono gran parte della giornata al volante di un grosso Tir.

Una vita fatta di fatica fisica - tante ore di guida, carico e scarico delle merci, manutenzione del mezzo - e psicologica:  lunghe lontananze dagli affetti, stress per consegne in tempi brevi, aspetti legati alla sicurezza delle strade. Una vita piena di insidie, provocate dalla solitudine e alimentate da tentazioni come la prostituzione e l'assunzione di sostanze alcoliche e stupefacenti. Una vita in cui appare sempre difficile orientarsi tra le varie leggi degli Stati e la lettura della segnaletica diversa da un Paese all'altro. Una vita in cui capita di imbattersi in tristi fenomeni come il contrabbando e il traffico di esseri umani.

Ecco allora che in quest'ottica la Chiesa può fare molto, raggiungendo i guidatori nei luoghi del loro lavoro e perfino nelle loro famiglie, per aiutarli con il sostegno di operatori esperti. "La Chiesa - ha spiegato l'arcivescovo - è impegnata nel cercare agenzie di Stato, gruppi e associazioni per la sicurezza stradale e nello sviluppare nuovi metodi di cooperazione e coordinamento, così che la strada diventi un luogo più sicuro in cui vivere e lavorare e dove la dignità di ogni essere umano sia suprema".

"Strade e ferrovie - ha aggiunto il presule - dovrebbero essere al servizio della persona umana, come strumenti che facilitano la vita e lo sviluppo integrale della società. Esse dovrebbero creare un legame tra le persone, attraverso il quale modificare gli orizzonti umani ed economici".
 
Da qui la sottolineatura dell'importanza delle infrastrutture:  "L'uso dei veicoli - ha detto - arreca benefici alla vita sociale e allo sviluppo economico e dà a molte persone l'opportunità di vivere onestamente". Senza dimenticare che la mobilità incrementa l'interazione e il dialogo.
Quindi, il segretario del Pontificio Consiglio ha tracciato il profilo di un ideale guidatore cristiano:  "Coloro che conoscono Gesù - dice - per strada sono attenti. Non pensano solo a se stessi e non si preoccupano esclusivamente di giungere a destinazione in poco tempo. Essi, invece, vedono gli altri come fratelli e sorelle, figli e figlie di Dio".

Per viaggiare in sicurezza, del resto, sono fondamentali sia la manutenzione dei veicoli sia il rispetto degli altri viaggiatori, la cui vita non va messa in pericolo con manovre azzardate e scorrette, come ricorda il Decalogo contenuto nel documento "Orientamenti per la pastorale della strada", diffuso dal dicastero vaticano nell'estate del 2007. [SM=g1740733]

Se si considera che ogni anno, sulle strade del mondo, muoiono un milione e duecentomila persone, mentre i feriti sono 50 milioni, appare evidente che non si tratta solo di problematiche astratte; al contrario la Chiesa ha cominciato a prendere in seria considerazione questo aspetto pastorale a mano a mano che è andato intensificandosi il traffico dei veicoli:  a cominciare da Pio xii che nel 1955 in un discorso alla Federazione stradale internazionale esortava a non dimenticare "di rispettare gli utenti della strada, di osservare la cortesia e la lealtà verso gli altri piloti e pedoni".

Di notevole importanza è poi la lettera pastorale "La moralità del traffico stradale" scritta dai vescovi del Belgio nel 1966, che rappresenta il primo grande documento in cui un gruppo di presuli prende in esame il problema. A partire dal 2000 la Giornata per le vittime degli incidenti stradali viene ricordata nel mese di novembre di ogni anno dal Papa all'Angelus. "Preghiamo per il loro riposo eterno - disse in proposito Benedetto XVI lo scorso 16 novembre - e per il conforto delle loro famiglie che ne piangono la perdita. Chiedo a tutti, autisti, passeggeri e pedoni, di prestare attento ascolto alle parole di san Paolo:  "Restiamo svegli e siamo sobri".
Il nostro comportamento sulle strade dovrebbe essere caratterizzato da senso di responsabilità, considerazione e rispetto per gli altri".

Ma è soprattutto dal 2002 in poi che il Pontificio Consiglio ha rilanciato questa pastorale, attraverso una serie di incontri internazionali i cui risultati sono confluiti nel citato documento di due anni fa.

Durante i lavori di Innsbruck sono stati proposti anche esempi concreti di pastorale per i camionisti, come quella svolta da padre José Medina Pintado, sacerdote madrileno attivo nel porto di Somosierra, dove ha costruito una cappella; o da monsignor Wolgang Mihele, direttore dell'ufficio della Conferenza episcopale tedesca per la pastorale dei migranti; o quella del gruppo denominato "The trucker Church" fondato nel 2000, che riunisce fedeli di varie Chiese impegnati in un lavoro ecumenico di diffusione della fede cristiana tra i camionisti, soprattutto in Germania, Austria e Svizzera.



(©L'Osservatore Romano - 18 aprile 2009)
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