Relazione ufficiale tra Cattolici e NON cattolici e la questione della validità dei Sacramenti

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Caterina63
00venerdì 21 febbraio 2014 09:12

PONTIFICIO CONSIGLIO
PER LA PROMOZIONE DELL'UNITÀ DEI CRISTIANI

RAPPORTO DI MONS. JOHN A. RADANO

Relazioni recenti tra cattolici e battisti
(dicembre 2005)

 

 

L'Alleanza Battista Mondiale (ABM) con sede a Falls Church, Virgina, nei dintorni di Washington D.C. (Stati Uniti), conta circa 40 milioni di adepti. Poiché i battisti battezzano per tradizione soltanto coloro che sono in grado di emettere una professione di fede personale, annoverando anche i bambini delle famiglie battiste, il numero degli appartenenti a questa Comunione cristiana sfiorerebbe i 100 milioni. Va segnalato tuttavia che la Southern Baptist Convention negli Stati Uniti, comprendente circa 16 milioni di battezzati, ha recentemente lasciato l'ABM.

Il Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani intrattiene da lungo tempo buone relazioni con l'ABM. Nel corso degli anni sono stati scambiati inviti a partecipare ad aventi particolarmente importanti della vita degli uni e degli altri. Dal 1984 al 1988 ha avuto luogo una fase di dialogo ufficiale cattolico-battista a livello internazionale conclusa nel 1990 con la pubblicazione di un documento intitolato:  "Summons to Witness to Christ in Today's World" ("Chiamati a testimoniare Cristo nel mondo di oggi").

Il Pontificio Consiglio aveva avanzato la proposta di avviare subito una seconda fase del dialogo ufficiale, ma l'Alleanza non ha potuto aderire a tale proposta.
Al fine di mantenere i contatti, in attesa di riattivare tale dialogo ufficiale, sono state convocate alcune consultazioni informali, della durata di due giorni ciascuna, che hanno avuto luogo a Roma (2000), a Buenos Aires (2001), di nuovo a Roma nel 2003, e a Washington D.C. (2004). Ad eccezione del primo di questi incontri nel quale la delegazione battista era composta da membri di provenienza internazionale, le altre consultazioni, pur essendo organizzate congiuntamente dall'Alleanza e dal Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani, si sono svolte in contesti regionali specifici:  America Latina (2001), Europa (2003), Nord America (2004).

Le appena evocate consultazioni hanno trattato importanti questioni teologiche con la presentazione di eccellenti interventi. A Buenos Aires è stato affrontato il tema: "La Chiesa come Koinonia"; a Roma (2003) i temi svolti riguardavano Dichiarazione Congiunta tra la Federazione Luterana Mondiale e la Chiesa cattolica sulla dottrina della giustificazione, ed il Ministero Petrino. La consultazione più recente, a Washington D.C., era anch'essa incentrata su due temi: "Battesimo:  porta d'accesso alla Chiesa" e "Maria nella vita della Chiesa". Ritorneremo tra breve sull'argomento.

Alcune delle questioni trattate in tali conversazioni informali erano state indicate nel documento del 1990 come temi da approfondire nel futuro dialogo. Lo stesso documento enucleava questioni specifiche sulle quali si registrano solitamente divergenze tra cattolici e battisti come "il modello di Koinonia", che comprende, per i cattolici, il ruolo del Vescovo di Roma, la relazione tra "Fede, battesimo e testimonianza cristiana" ed "Il ruolo di Maria nella fede e nella vita". Le consultazioni hanno avviato la discussione su tali tematiche e hanno messo in luce un certo grado di convergenza nella comprensione di tali argomenti da parte degli uni e degli altri. Il tempo limitato dedicato alla discussione ed il carattere non ufficiale delle consultazioni non hanno permesso l'elaborazione e la pubblicazione di un documento sui risultati raggiunti. Tuttavia, alcuni degli eccellenti interventi presentati durante gli incontri sono pubblicati dai loro autori e possono pertanto avere una più larga diffusione.

Ritornando all'ultima consultazione in ordine di tempo tenuta a Washington D.C., essa ha esaminato, come abbiamo già ricordato, il tema del Battesimo quale porta d'accesso alla Chiesa. Gli interventi sul tema erano stati preparati dal Dott. Barry Morrison (Canadian Baptist Ministries) e dalla Rev.da Suora Susan Wood, SCL (Dipartimento di Teologia, St. John's University, Collegeville, Minnesota). Un'importante e nota differenza tra battisti e cattolici riguarda il battesimo conferito ai bambini:  i battisti sostengono la necessità di una professione di fede personale prima del battesimo. Conseguentemente, il contributo cattolico ed il contributo battista sollevavano la questione della relazione tra battesimo e Chiesa. Sister Wood si è espressa nei seguenti termini: 

"La questione ecumenica cruciale potrebbe porsi non in termini della fede necessaria per ricevere il battesimo, ma sull'accentuazione, nelle nostre rispettive tradizioni, della fede personale rispetto alla fede della Chiesa. I cattolici considerano tutti i sacramenti come forme di preghiera liturgica. La preghiera liturgica non è la preghiera del singolo individuo, ma in primo luogo la preghiera pubblica, ufficiale della Chiesa. Nella professione di fede all'interno della preghiera liturgica, il soggetto "Io" nelle parole "Io credo" non è soltanto l'individuo preso a sé, ma tutta la Chiesa che professa la sua fede".

Il Dott. Barry Morrison, da parte sua, ha trattato il tema da un punto di vista essenzialmente liturgico, precisando che tale approccio non era usuale per i battisti. Sulla questione ecclesiologica egli ha affermato quanto segue: 

"Sebbene il battesimo riguardi necessariamente l'individuo..., dobbiamo riflettere sulla natura comunitaria del sacramento. A volte risulta meno chiaro nella pratica attuale dei battisti... in che misura il battesimo esprime la progressiva incorporazione al corpo di Cristo".

"La preferenza per la parola ordinance piuttosto che "sacramento" rivela il più delle volte un'enfasi sulla risposta dell'individuo al comandamento di Cristo. Nella maggior parte dei casi, scarsa attenzione è data a ciò che Cristo realizza nel battesimo o al ruolo della Chiesa".

Il Dott. Morrison si è inoltre riferito a "liturgie battiste che accentuano la natura ecclesiale e sacramentale del battesimo" e ha dato alcuni esempi. In effetti, le presentazioni da parte cattolica e da parte battista del tema hanno evidenziato numerose convergenze. Tuttavia, la diversa concezione della Chiesa e la conseguente relazione esistente tra quest'ultima ed il battesimo, costituisce la principale questione che cattolici ed battisti devono affrontare nel dialogo per pervenire ad una più ampia convergenza delle rispettive posizioni.

Sul tema "Maria nella vita della Chiesa", Sister Sara Butler ha presentato il primo dei due interventi, intitolato "La Beata Vergine Maria, Madre di Dio (God-Bearer), nel mistero di Cristo e della Chiesa". Il Dott. Timothy George, Decano della Beeson Divinity School, ha parlato sul tema "La Beata Vergine Maria nella prospettiva evangelica". L'intervento del Dott. George si basava su un suo contributo ad un libro di recente pubblicazione nel quale il tema di Maria è trattato in prospettiva ortodossa, cattolica, luterana, evangelica e dei Disciples of Christ. La sua presentazione durante le conversazioni cattoliche-battiste di Washington ha messo in evidenza un nuovo atteggiamento degli evangelici verso Maria caratterizzato da maggiore apertura ed interesse.

Pur non condividendo tutti gli aspetti della mariologia nella tradizione cattolica, ed in particolare le due formulazioni dogmatiche, il Dott. George ha sottolineato i cambiamenti in ambito evangelico rispetto alle posizioni negative del passato. A sua volta, Sister Butler ha illustrato il tema dal punto di vista cattolico con un contributo dal titolo: "I dogmi dell'Immacolata Concezione e della Gloriosa Assunzione". Sister Butler ha trattato i due dogmi insieme, sviluppando i seguenti argomenti:  la loro origine nella celebrazione liturgica; l'attendibilità delle prove storiche; le fonti bibliche:  Paolo e l'Antico Testamento; la vittoria della grazia; la funzione dossologica; il modo secondo il quale i dogmi sono stati definiti.

Da parte battista si è riconosciuta la necessità di prestare maggiore attenzione a Maria, ad esempio alla testimonianze bibliche su di lei. Nonostante tale rinnovato interesse in ambito battista, il tema mariologico permane un argomento nevralgico nel dialogo ecumenico. Molti battisti ritengono ancora che i cattolici concentrino troppa attenzione su Maria a scapito dell'attenzione che dovrebbe essere rivolta a Cristo.

L'incontro è stato moderato da S. E. Mons. Brian Farrell, Segretario del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani, e dal Dott. Denton Lotz, Segretario Generale dell'Alleanza Battista Mondiale.

Sebbene tali consultazioni informali e di breve durata non permettano l'elaborazione di un esteso documento comune, come avverrebbe in un dialogo ufficiale, esse sono senz'altro molto utili per mantenere nel frattempo un contatto tra le due Comunioni. Si spera comunque nella prossima attivazione della seconda fase del dialogo internazionale ufficiale tra cattolici e battisti, che permetterà di trattare  in modo  più  sistematico  ed approfondito le questioni sulle quali le rispettive posizioni sono tuttora divergenti.





Caterina63
00venerdì 21 febbraio 2014 09:45

LA QUESTIONE DELLA VALIDITÀ DEL BATTESIMO CONFERITO 
NELLA “CHIESA DI GESÙ CRISTO DEI SANTI DELL’ULTIMO GIORNO”
*

Mons. LUIS F. LADARIA, S.I.

 

La Congregazione per la Dottrina della Fede ha dato risposta negativa ad un “Dubbio” circa la validità del battesimo conferito nella Chiesa di Gesù Cristo dei Santi dell’ultimo giorno, meglio conosciuta come Mormoni. Dato che questa decisione cambia la pratica del passato di non contestare la validità di tale battesimo, sembra conveniente spiegare i motivi che hanno portato ad essa e al conseguente cambiamento di prassi.

Una tale spiegazione diventa ancora più necessaria, se si tiene presente che gli errori d’indole dottrinale non sono mai stati sufficienti per contestare la validità del sacramento del battesimo. Infatti, già nella metà del III secolo il papa Stefano I, opponendosi alle decisioni di un sinodo africano dell’anno 256, ricorda che deve essere mantenuta l’antica prassi di imporre le mani in segno di penitenza, ma non di ribattezzare l’eretico che viene alla Chiesa cattolica. Così grande profitto reca il nome di Cristo per la fede e la santificazione, che chiunque è stato battezzato nel nome di Cristo, in qualsiasi parte sia ciò accaduto, ha conseguito la grazia di Cristo[1]. Lo stesso principio si mantenne nel sinodo di Aries del 314[2]. E ben conosciuta la lotta di Sant’Agostino contro i donatisti. Il vescovo d’Ippona afferma che la validità del sacramento non dipende né della santità personale del ministro, né dalla sua appartenenza alla Chiesa.

Anche i non cattolici possono amministrare validamente il battesimo. Si tratta sempre però del battesimo della Chiesa cattolica, che non appartiene a coloro che si separano da essa, ma alla Chiesa dalla quale si sono separati[3]. Questa validità è possibile perché Cristo è il vero ministro del sacramento: Cristo è l’unico che davvero battezza, siano Pietro, o Paolo, o Giuda a battezzare[4]. Il concilio di Trento, confermando questa tradizione, ha definito che il battesimo amministrato dagli eretici nel nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo, con l’intenzione di fare ciò che fa la Chiesa cattolica, è vero battesimo[5].

I più recenti documenti della Chiesa cattolica mantengono la stessa dottrina. Il Codice di Diritto Canonico prescrive che non devono essere battezzati di nuovo coloro che sono stati battezzati in comunità ecclesiali non cattoliche (se non in caso di dubbio circa la materia o la forma o l’intenzione del ministro o del battezzato)[6]. Legato inevitabilmente a questo problema è quello di chi può essere ministro del battesimo nella Chiesa cattolica. Secondo lo stesso Codice, in caso di necessità può battezzare chiunque, purché mosso da retta intenzione[7]. Il Codice di Diritto Canonico riprende gli elementi fondamentali della dottrina tridentina e segnala più esplicitamente qual è la retta intenzione richiesta: «in caso di necessità, chiunque, anche un non battezzato, purché abbia l’intenzione richiesta, può battezzare utilizzando la formula battesimale trinitaria. L’intenzione richiesta è di voler fare ciò che fa la Chiesa quando battezza. La Chiesa trova la motivazione di questa possibilità nella volontà salvifica universale di Dio e nella necessità del battesimo per la salvezza»[8]. Proprio per questa necessità del battesimo per la salvezza, la Chiesa cattolica ha avuto la tendenza a riconoscere largamente questa retta intenzione nel conferimento di questo sacramento, anche nel caso di una falsa comprensione della fede trinitaria, come p. es. nel caso degli ariani.

Tenuto conto di questa radicata prassi della Chiesa, applicata senza alcun dubbio alla molteplicità di comunità cristiane non cattoliche sorte dopo la cosiddetta riforma del secolo XVI, si spiega facilmente che quando negli Stati Uniti d’America apparve il movimento religioso di Joseph Smith verso il 1830, nel quale si applicavano correttamente la materia e le parole della forma del battesimo, questo fosse ritenuto valido, alla stregua del battesimo di tante altre comunità ecclesiali non cattoliche. Joseph Smith e Oliver Cowdery, secondo la loro dottrina, ricevettero il sacerdozio aaronico nel 1829. Ora considerati sia lo stato della Chiesa negli Stati Uniti nel secolo XIX sia i mezzi di comunicazione sociale del tempo, pur se il nuovo movimento religioso ottenne un numero considerevole di aderenti, la conoscenza che le Autorità ecclesiastiche potevano avere degli errori dottrinali che in quel nuovo gruppo si professavano fu necessariamente molto limitata durante tutto il secolo. Per i casi pratici che potevano presentarsi, si applicava la risposta del Sant’Uffizio del 9 settembre 1868 data per le comunità cristiane del Giappone che erano rimaste isolate e senza sacerdoti dal tempo della persecuzione degli inizi del XVII secolo. Secondo questa risposta, a) coloro dei quali si dubita se sono stati battezzati validamente, debbono essere considerati cristiani; b) il battesimo deve essere considerato valido in ordine alla validità del matrimonio (GASPARRI,Fontes, IV, n. 1007).

Nel secolo XX sempre più si acquisì nella Chiesa cattolica una conoscenza più approfondita degli errori trinitari che sotto gli stessi termini contiene la dottrina proposta dallo Smith e quindi sempre più si andò spargendo il dubbio sulla validità del battesimo conferito dai Mormoni, non ostante che la forma quanto alla materialità dei termini coincida con quella adoperata dalla Chiesa. Ne seguì che insensibilmente si creò una prassi non uniforme, in quanto coloro che avevano una certa conoscenza personale della dottrina dei Mormoni ritenevano invalido il loro battesimo, mentre la prassi comune continuava ad applicare il principio tradizionale della presunzione di validità di tale battesimo, mancando una norma ufficiale al riguardo. Negli ultimi anni, in seguito alla richiesta della Congregazione per la Dottrina della Fede, la Conferenza Episcopale degli Stati Uniti ha intrapreso uno studio approfondito della delicata questione nella speranza di arrivare ad una conclusione definitiva. Da parte sua la Congregazione per la Dottrina della Fede ha sottoposto a nuovo esame il materiale pervenuto dagli Stati Uniti, e quindi ha potuto risolvere il dubbio proposto.

Quali ragioni spingono adesso a questa posizione negativa rispetto alla Chiesa di Gesù Cristo dei Santi dell’ultimo giorno, che sembra in contrasto con l’atteggiamento della Chiesa cattolica lungo i secoli?

Secondo la dottrina tradizionale della Chiesa cattolica sono quattro i requisiti per far sì che il sacramento del battesimo sia validamente amministrato: la materia, la forma, l’intenzione del ministro e la retta disposizione del soggetto. Esaminiamo brevemente ciascuno dei quattro elementi nella dottrina e nella prassi dei Mormoni.

I. La materia. Su questo punto non si pone nessun problema. Si tratta dell’acqua. I Mormoni praticano il battesimo per immersione[9], che è uno dei modi della celebrazione del battesimo (applicazione della materia) che anche la Chiesa cattolica accetta.

II. La forma. Abbiamo visto come nei testi magisteriali sul battesimo c’è un riferimento all’invocazione della Trinità. La formula trinitaria è necessaria per la validità del sacramento[10]. La formula usata dai Mormoni potrebbe sembrare a prima vista una formula trinitaria. Dice testualmente: “essendo stato commissionato da Gesù Cristo, io ti battezzo nel nome del Padre, e del Figlio, e dello Spirito Santo[11]Le somiglianze con la formula usata nella Chiesa cattolica sono, a prima vista, evidenti, ma in realtà sono soltanto apparenti. Non c’è, infatti, coincidenza dottrinale di fondo. Non c’è una vera invocazione della Trinità perché il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, secondo la Chiesa di Gesù Cristo dei Santi dell’ultimo giorno, non sono le tre persone nelle quali sussiste Tunica divinità, ma tre dèi che formano una divinità. Ognuno è diverso dall’altro, anche se esistono in armonia perfetta[12]. Lo stesso termine divinità ha un contenuto soltanto operativo, non sostanziale, perché la divinità ha avuto origine quando i tre dèi decisero di unirsi e formare appunto la divinità per operare la salvezza dell’uomo[13]. Questa divinità e l’uomo condividono la stessa natura e sono sostanzialmente uguali. Dio Padre è un uomo esaltato, oriundo di un altro pianeta, che ha acquistato il suo status divino tramite una morte simile a quella umana, via necessaria alla divinizzazione[14]. Dio Padre ha avuto dei parenti, e questo si spiega con la dottrina della regressione infinita degli dèi che inizialmente erano mortali[15]. Dio Padre ha una moglie, la Madre celeste, con la quale condivide la responsabilità della creazione. Procreano dei figli nel mondo spirituale. Il loro primogenito è Gesù Cristo, uguale a tutti gli uomini, il quale acquistò la sua divinità in un’esistenza pre-mortale. Anche lo Spirito Santo è figlio di genitori celesti. Il Figlio e lo Spirito Santo sono stati procreati dopo l’inizio della creazione del mondo a noi conosciuto[16]. Quattro dèi sono direttamente responsabili dell’universo, tre di essi hanno stabilito un’alleanza e formano così la divinità.

Come facilmente si vede, alla coincidenza dei nomi non corrisponde in nessun modo un contenuto dottrinale che possa ricondursi alla dottrina cristiana sulla Trinità. Le parole Padre, Figlio e Spirito Santo per i Mormoni hanno un significato completamente diverso da quello cristiano. Le differenze sono talmente grandi, che non si può nemmeno considerare che questa dottrina sia un’eresia sorta da un falso intendimento della dottrina cristiana. L’insegnamento dei Mormoni ha una matrice completamente diversa. Non ci troviamo dunque di fronte al caso della validità del battesimo amministrato dagli eretici, affermata già fin dai primi secoli cristiani, né del battesimo conferito nelle comunità ecclesiali non cattoliche, contemplato nel canone 869 § 2.

III. L’intenzione del ministro celebrante. Una tale diversità dottrinale, che riguarda la stessa nozione di Dio, impedisce che il ministro della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi dell’ultimo giornoabbia l’intenzione di fare ciò che fa la Chiesa cattolica quando conferisce il battesimo, cioè di fare ciò che Cristo ha voluto fare quando ha istituito e comandato il sacramento del battesimo. Ciò diventa ancora molto più evidente se si pensa che nella loro concezione il battesimo non è stato istituito da Cristo, ma da Dio, e incominciò con Adamo[17]. Cristo ha semplicemente comandato la pratica di questo rito; ma non si tratta di una novità. E chiaro che l’intenzione della Chiesa nel conferire il battesimo è certamente di eseguire il mandato di Cristo (cf. Mt 28,19), ma allo stesso tempo di conferire il sacramento che Cristo stesso ha istituito. Secondo il Nuovo Testamento c’è una differenza essenziale fra il battesimo di Giovanni e il battesimo cristiano. Il battesimo dellaChiesa di Gesù Cristo dei Santi dell’ultimo giorno, che avrebbe la sua origine non in Cristo ma già dall’inizio della creazione[18] non è il battesimo cristiano, anzi, nega la sua novità. Il ministro mormone, che deve essere necessariamente il “sacerdote”[19], dunque formato severamente nella propria dottrina, non può avere altra intenzione se non quella di fare ciò che fa la Chiesa di Gesù Cristo dei Santi dell’ultimo giorno, che è molto diverso rispetto a quello che intende fare la Chiesa cattolica quando battezza, cioè il conferimento del sacramento del battesimo istituito da Cristo, che significa la partecipazione alla sua morte e alla sua risurrezione (cf. Rom 6,3-11;Col2,12-13).

Possiamo notare altre due differenze, non così fondamentali come quella precedente, ma che hanno pure una loro importanza:

A) Secondo la Chiesa cattolica, il battesimo cancella non soltanto i peccati personali ma anche il peccato originale, e perciò anche i bambini sono battezzati per la remissione dei peccati (cf. i testi essenziali del concilio di Trento, DH 1513-1515). Questa remissione del peccato originale non è accettata dalla Chiesa di Gesù Cristo dei Santi dell’ultimo giorno, che nega l’esistenza di tale peccato e perciò battezza soltanto le persone che hanno l’uso della ragione, al minimo otto anni, esclusi gli handicappati mentali[20]. Infatti, la pratica della Chiesa cattolica di conferire il battesimo ai bambini è una delle principali ragioni per la quale i Mormoni dicono che la Chiesa apostatò nei primi secoli e dunque i sacramenti in essa celebrati sono tutti invalidi.

B) Se un fedele battezzato nella Chiesa di Gesù Cristo dei Santi dell’ultimo giorno, avendo rinnegato la propria fede o essendo stato scomunicato, desidera tornare, deve essere ribattezzato[21].

Anche per quanto riguarda questi ultimi elementi, è dunque chiaro che non si può considerare valido il battesimo dei Mormoni; non essendo un battesimo cristiano, il ministro non può avere l’intenzione di fare ciò che fa la Chiesa cattolica.

IV. La disposizione del soggetto. Il battezzando, che ha già Fuso della ragione, è stato istruito con delle regole molto severe secondo la dottrina e la fede della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi dell’ultimo giorno. Si deve ritenere, pertanto, che non può pensare che il battesimo da lui ricevuto sia qualcosa di diverso da quanto gli è stato insegnato. Non sembra possibile che abbia una disposizione equivalente a quella che la Chiesa cattolica richiede per il battesimo degli adulti.

Riassumendo possiamo dire: il battesimo della Chiesa cattolica e quello della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi dell’ultimo giorno differiscono essenzialmente, sia per quanto riguarda la fede nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo, nel nome dei quali il battesimo viene conferito, sia per quanto riguarda il riferimento a Cristo che lo ha istituito. Per tutto questo si capisce che la Chiesa cattolica debba considerare invalido, vale a dire non possa considerare vero battesimo, il rito così chiamato dalla Chiesa di Gesù Cristo dei Santi dell’ultimo giorno.

E ugualmente necessario sottolineare che la decisione della Congregazione per la Dottrina della Fede è una risposta ad una questione particolare riguardante la dottrina sul battesimo dei Mormoni, e ovviamente non indica un giudizio sulle persone che aderiscono alla Chiesa di Gesù Cristo dei Santi dell’ultimo giorno. Inoltre, Cattolici e Mormoni si sono trovati spesso a lavorare insieme su una serie di problemi riguardanti il bene comune dell’intera umanità. Si può quindi sperare che attraverso ulteriori studi, il dialogo e la buona volontà, sia possibile progredire nella comprensione reciproca e nel mutuo rispetto.


* L’Osservatore Romano, n. 161, 16-17 luglio 2001, p. 6.

[1] Cf. DH 110-111.

[2] Cf. DH 123.

[3] Cf. AGOSTINO, De Baptismo 112,19.

[4] Cf. AGOSTINO, In Job. Ev. trac. VI, 1,7. Cf. Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1127.

[5] Cf. DH 1617.

[6] Cf. can. 869 § 2.

[7] Cf. can. 861 § 2.

[8] Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1256. Evidentemente la necessità del battesimo di cui si parla non va intesa in senso assoluto; cf. ib., nn. 1257-1261.

[9] Cf. DOCTRINE AND COVENANTS [D&C] 20:74.

[10] Ai testi già menzionati si può aggiungere ancora il concilio Lateranense IV (DH 802).

[11] Cf. D&C 20:73.

[12] Joseph F. SMITH, ed., Teachings of the Prophet Joseph Smith [TPJS], Salt Lake City: Desert Book, 1976, p. 372.

[13] Encyclopedia of Mormonism [EM], New York: Macmillan, 1992, cf. vol. 2, p. 552.

[14] Cf. TPJS, p. 345-346.

[15] Cf. TPJS, p. 373.

[16] Cf. EM, vol. 2, p. 961.

[17] Cf. BOOK OF MOSES 6:64.

[18] James E. TALMAGE, Articles of Faith [AF], Salt Lake City: Desert Book, 1990, cf. p. 110-111.

[19] Cf. D&C 20:38-58.107:13.14.20.

[20] Cf. AF, p. 113-116.

[21] AF, p. 129-131.



     PER RIEPILOGARE IL TESTO SOPRA:

"Anche i non cattolici possono amministrare validamente il battesimo. Si tratta sempre però del battesimo della Chiesa cattolica, che non appartiene a coloro che si separano da essa, ma alla Chiesa dalla quale si sono separati" (Cf. AGOSTINO, De Baptismo 112,19.)

Il Battesimo dunque è valido quando mantiene le seguenti caratteristiche:

1. La materia: l'acqua sia per aspersione, quanto per immersione;

2. la forma; per la Chiesa è fondamentale che la forma si esprima nella SS.ma Trinità "Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo". La formula trinitaria è indispensabile e fondamentale per la validità del Sacramento del Battesimo.

Tanto per fare un esempio (contenuto nel Documento ufficiale in questione)  la formula usata dai Mormoni potrebbe sembrare a prima vista una formula trinitaria. Dice testualmente: “essendo stato commissionato da Gesù Cristo, io ti battezzo nel nome del Padre, e del Figlio, e dello Spirito Santo”. Le somiglianze con la formula usata nella Chiesa cattolica sono, a prima vista, evidenti, ma in realtà sono soltanto apparenti. Non c’è, infatti, coincidenza dottrinale di fondo. Non c’è una vera invocazione della Trinità perché il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, secondo la Chiesa di Gesù Cristo dei Santi dell’ultimo giorno, non sono le tre persone nelle quali sussiste Tunica divinità, ma tre dèi che formano una divinità. Ognuno è diverso dall’altro, anche se esistono in armonia perfetta e, spiega il Documento della Chiesa: " Non ci troviamo dunque di fronte al caso della validità del battesimo amministrato dagli eretici, affermata già fin dai primi secoli cristiani, né del battesimo conferito nelle comunità ecclesiali non cattoliche, contemplato nel canone 869 § 2."

3. L'intenzione del ministro celebrante: come riportato nell'esempio sopra,  tale diversità dottrinale, che riguarda la stessa nozione del Dio Incarnato ma anche del Dio Unico nella SS.ma Trinità: "impedisce che il ministro di queste realtà non cattoliche, abbia la medesima intenzione di fare ciò che fa la Chiesa cattolica quando conferisce il battesimo, cioè di fare ciò che Cristo ha voluto fare quando ha istituito e comandato il sacramento del battesimo. Ciò diventa ancora molto più evidente se si pensa che nella loro concezione il battesimo non è stato istituito da Cristo, ma da Dio, e incominciò con Adamo..." stravolgendo in tal senso anche il concetto di quella comunione ecclesiale nell'unica Chiesa di Cristo conferito nel sacramento stesso del Battesimo.

4. infine è necessaria la disposizione del soggetto: sempre restando all'esempio sopra riportato  il battezzando, istruito con delle regole molto severe secondo la dottrina e la fede della comunità non cattolica e, come abbiamo visto, con delle intenzioni ed una teologia ben diversa da quella cattolica - si deve ritenere pertanto - che non può pensare che il battesimo da lui ricevuto sia qualcosa di diverso da quanto gli è stato insegnato. Non sembra possibile, cioè, che abbia una disposizione equivalente a quella che la Chiesa cattolica richiede per il battesimo degli adulti.... Di conseguenza, per tutto questo, si capisce che la Chiesa cattolica nel considerare invalido, vale a dire non possa considerare vero battesimo, il rito così chiamato in queste comunità, sottolinea quanto sia importante che il catecumeno sia adeguatamente istruito sul significato del vero Battesimo e che dimostri una disposizione lineare  ad accettare e accogliere l'insegnamento della Chiesa, dimenticando le istruzioni ricevute in queste comunità.









Caterina63
00venerdì 21 febbraio 2014 09:49

RISPOSTA DELLA CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE AD UN DUBBIO CIRCA LA VALIDITÀ DEL BATTESIMO CONFERITO NELLA CHIESA DI GESÙ CRISTO DEI SANTI DELL’ULTIMO GIORNO*

Card. URBANO NAVARRETE, S.I.

 

1. Persistenza del dubbio

La Congregazione per la Dottrina della Fede ha dato risposta negativa al dubbio se il battesimo conferito nella Chiesa di Gesù Cristo dei Santi dell’ultimo giorno, conosciuti come Mormoni, sia da ritenersi valido.

La risposta suppone che c’era una prassi pastorale e amministrativa da parte della Chiesa cattolica non chiara e unitaria al riguardo.

In un precedente articolo (L. LADARIA, «La questione della validità del battesimo conferito nella Chiesa di Gesù Cristo dei Santi dell’ultimo giorno», L’Osservatore Romano, 16-17 luglio 2001) sono già state esposte le ragioni storico-dottrinali che fondano detta risposta. Pertanto mi limito ad illustrare gli effetti pastorali, amministrativi e giudiziari che possono derivare nella Chiesa cattolica, specialmente nel campo matrimoniale.

2. Effetti pastorali e giuridici della «Risposta»

La Risposta, a prescindere da altre considerazioni, ha una valenza pastorale e canonica di grande portata.

Innanzitutto va rilevato che la decisione è finalizzata soprattutto a dare unità alla prassi pastorale, amministrativa e giudiziaria nella Chiesa nei confronti dei Mormoni, specialmente in caso di domanda di ammissione nella Chiesa cattolica oppure in caso di richiesta di matrimonio con un cattolico. Proprio per gli effetti canonici che essa comporta, la sua applicazione riveste carattere strettamente obbligatorio per tutti coloro che hanno responsabilità amministrativa o giudiziaria nella Chiesa.

Non si tratta, infatti, di una decisione soltanto dottrinale, ma di un provvedimento di grande rilievo canonico, specialmente nel campo matrimoniale. Va rilevato che la decisione della Congregazione per la Dottrina della Fede non stabilisce una presunzione, nel senso tecnico del termine, secondo cui «praesumptio est rei incertae probabilis coniectura» (can. 1584); ma afferma una verità certa che devereggere l’attività amministrativa e giudiziaria in tutta la Chiesa nelle fattispecie in cui sia da tener presente il battesimo dei Mormoni in relazione alla Chiesa. Basta che consti con certezza che un battesimo è stato amministrato nella Chiesa di Gesù Cristo dei Santi dell’ultimo giorno, per ritenerlo invalido a tutti gli effetti, senza ulteriori ricerche. Perciò d’ora in poi, nella problematica riguardante il battesimo dei Mormoni, il dubbio sul battesimo può versare soltanto sul fatto di essere stato amministrato nella Chiesa di Gesù Cristo dei Santi dell’ultimo giorno, non peròsull’invalidità del medesimo, se consta che è stato in essa amministrato.

3. Catecumenato e sacramenti dell’iniziazione

La Risposta suppone che i Mormoni a tutti gli effetti della prassi pastorale, amministrativa e giudiziaria della Chiesa non vanno considerati come appartenenti ad una “comunità ecclesiale non in piena comunione con la Chiesa cattolica”, ma semplicemente come non battezzati. Quindi se un mormone vuole farsi cattolico non possono essergli applicate le norme che reggono l’ammissione alla Chiesa dei cristiani non cattolici; ma semplicemente le norme riguardanti i non battezzati in assoluto che chiedono il battesimo nella Chiesa e si preparano per riceverlo, cioè le norme deicatecumeni (cf. canoni 606, 788, 1183, § 1).

Da rilevare però che la catechesi in questo caso deve essere molto più intensa e accurata, in quanto si tratta in primo luogo di correggere e sradicare gli errori, molto gravi, che sottostanno agli stessi termini che la Chiesa adopera. Se la Conferenza Episcopale, a norma del can. 788 § 3, ha emanato statuti con cui ordinare il catecumenato, sarà necessario adattarli pastoralmente ai catecumeni provenienti dai Mormoni, in quanto è del tutto necessaria per loro una catechesi molto specifica che tenga conto degli equivoci dottrinali in cui il catecumeno potrebbe incorrere. Ovviamente il catecumenato ben fatto prepara comunque alla recezione dei sacramenti, specialmente ai sacramenti dell’iniziazione (cann. 851, 1°, 866).

Proprio perché secondo la Risposta i Mormoni sono da considerare non battezzati, essi non godono del favore che il diritto concede agli appartenenti ad una comunità ecclesiale non cattolica di poter assistere al battesimo, insieme con un padrino cattolico, in qualità di testimone del battesimo (can. 874, § 2). Per lo stesso motivo non si possono applicare ai Mormoni i canoni che regolano lacommunicatio in sacrisriguardo ai sacramenti della penitenza, dell’eucaristia e dell’unzione degli infermi con i cristiani non cattolici (cann. 844-845), dato che i Mormoni vanno considerati come non battezzati.

4. Matrimonio

a) Questione previa

Nell’ambito del matrimonio, la decisione della Congregazione per la Dottrina della Fede ha una grande importanza, sia nel campo amministrativo sia in quello giudiziario. Proprio per tale motivo si pone una questione previa: questa decisione si applica anche ai matrimoni celebrati prima della sua pubblicazione oppure soltanto ai matrimoni che verranno celebrati dopo? La Risposta certamente non è una legge né un’interpretazione autentica di una legge positiva dubbia, che riguarderebbe soltanto il futuro (cann. 9 e 16). Si tratta invece di una decisione che presuppone un dubbio riguardante la dottrina sul valore del battesimo dei Mormoni. Ora il battesimo era lo stesso sia prima che dopo la Risposta. Gli studi condotti al riguardo hanno portato alla certezza morale che tale battesimo non è valido, anche se la materia remota e prossima e le parole della forma prese materialmente sono quelle della Chiesa. Perciò la Risposta si applica ai matrimoni celebrati dai Mormoni sia prima che dopo la sua pubblicazione.

b) Ammissione al matrimonio

Ciò premesso, la prima conseguenza che va sottolineata è che il matrimonio dei Mormoni contratto fra di loro o con altra persona validamente battezzata non è matrimonio sacramento (can. 1055), e quindi le proprietà essenziali del matrimonio, l’unità e l’indissolubilità, non conseguono quella “peculiare stabilità in ragione del sacramento” che è propria del matrimonio cristiano (can. 1056). In altre parole, il matrimonio contratto fra appartenenti alla Chiesa di Gesù Cristo dei Santi dell’ultimo giorno o con una parte battezzata non è matrimonio rato né quindi rato e consumato, anche «se i coniugi hanno compiuto, in modo umano, l’atto per se idoneo alla generazione della prole, al quale il matrimonio è ordinato per sua natura» (cf. can. 1061).

Per celebrare il matrimonio di un cattolico con un mormone, il parroco dovrà stare particolarmente attento a non applicare le norme dei matrimoni misti, relative al matrimonio «fra due persone battezzate delle quali una sia stata battezzata nella Chiesa cattolica o in essa accolta dopo il battesimo e non separata dalla medesima con atto formale, l’altra invece sia iscritta a una Chiesa o comunità ecclesiale non in piena comunione con la Chiesa cattolica» (can. 1124). Il matrimonio di cui in questo canone è certamente vietato senza la licenza dell’Ordinario del luogo, il quale, adempiute le condizioni prescritte, la può concedere se vi è una giusta e ragionevole causa; ma il matrimonio sarebbe valido anche se celebrato senza tale licenza dato che la proibizione non costituisce una legge invalidante (cf. cann. 1125-1126).

Debbono, invece, essere applicate le norme che reggono i matrimoni ai quali si opponel’impedimento di disparità di culto, di cui al can. 1086: «E invalido il matrimonio tra due persone, di cui una sia battezzata nella Chiesa cattolica o in essa accolta e non separata dalla medesima con atto formale, e l’altra non battezzata» (§ 1). I Mormoni sono da considerare non battezzati, quindi il matrimonio di uno di loro con un cattolico senza la dispensa dall’impedimento, concessa dall’autorità competente – l’Ordinario del luogo – è invalido, non solo illecito. L’Ordinario del luogo non deve concedere la dispensa se non consta dell’adempimento delle condizioni di cui ai cann. 1125-1126; tuttavia l’omissione di questo requisito previo non rende nulla la concessione della licenza (§ 2). Va rilevato inoltre che in forza dellaRisposta non ha applicazione ai Mormoni il caso previsto nel § 3: «Se al tempo della celebrazione del matrimonio una parte era ritenuta comunemente battezzata o era dubbio il suo battesimo, si deve presumere a norma del can. 1060 la validità del matrimonio finché non sia provato con certezza che una parte era battezzata e l’altra invece non battezzata». Oggi non c’è dubbio sulla non validità del battesimo dei Mormoni, quindi il caso previsto in questa norma di per sé non si pone quando si tratta di un matrimonio fra un cattolico e un mormone.

c) Forma di celebrazione

Presupposta la dispensa dall’impedimento di disparità di culto, particolarmente delicata può diventare la celebrazione di un tale matrimonio per quanto concerne la forma canonica e liturgica.

Da una parte non c’è dubbio che la forma canonica è obbligatoria per la validità del matrimonio fra un cattolico e un mormone (can. 1117); tuttavia l’Ordinario del luogo può dispensare, osservando le condizioni prescritte dal can. 1127 § 2. Dovrà però tener ben presente che, benché socialmente i Mormoni forse possano essere considerati cristiani, nel foro ecclesiastico sono da considerare non battezzati e quindi per la dispensa della forma canonica si dovranno applicare i criteri che la Conferenza Episcopale abbia stabilito per la dispensa della forma nei matrimoni fra un cattolico e uno non battezzato (cann. 1128 e 1127 § 2).

Per quanto riguarda la forma liturgica, bisogna tener ben presenti le differenze che sia il can. 1118 sia i libri liturgici stabiliscono fra il matrimonio di un cattolico con un battezzato non cattolico, e il matrimonio di un cattolico con un non battezzato. Secondo il can. 1118 il matrimonio tra cattolici o tra una parte cattolica e un’altra non cattolica battezzata deve essere celebrato nella chiesa parrocchiale; con il permesso dell’Ordinario del luogo o del parroco potrà essere celebrato in altra chiesa o oratorio (§ 1); tuttavia l’Ordinario del luogo può permettere che il matrimonio sia celebrato in altro luogo conveniente (§ 2); invece la celebrazione in chiesa non è obbligatoria, ma soltanto permessa, se si tratta di un matrimonio fra cattolico e non battezzato (§ 3). Quindi al matrimonio di un cattolico con un mormone, a prescindere dalla prassi che sia stata seguita prima, dopo laRisposta della Congregazione per la Dottrina della Fede deve essere applicata la norma del § 3 del can. 1118.

d) Privilegio paolino

È dottrina cattolica che «il matrimonio rato e consumato non può essere sciolto da nessuna potestà umana e per nessuna causa, eccetto la morte» (can. 1141), mentre i matrimoni non rati anche se consumati, dati determinati presupposti, possono essere sciolti per la potestà concessa da Cristo alla Chiesa. La Risposta della Congregazione per la Dottrina della Fede ha una rilevanza particolare in questo settore. Dato che il battesimo dei Mormoni va considerato non valido a tutti gli effetti amministrativi e giudiziali, per quanto concerne il loro eventuale scioglimento, il loro matrimonio va trattato come tutti i matrimoni che non sono rati anche se consumati. E in primo luogo può avere applicazione il privilegio paolino, se si verificano le condizioni che tale istituto richiede.

La prima condizione perché possa essere applicato il privilegio paolino è che il matrimonio sia stato celebrato fra due non battezzati. Nel caso dei Mormoni le possibilità sono due: che il matrimonio sia stato celebrato fra due Mormoni oppure fra un mormone e un altro non battezzato. Per semplificare, prendiamo in considerazione soltanto il matrimonio fra due Mormoni.

La seconda condizione è il battesimo di uno dei due coniugi. Ripetiamo che nel caso presente non si tratta, nonostante le apparenze, dell’ammissione alla piena comunione della Chiesa di un cristiano appartenente ad una comunità ecclesiale che non è in piena comunione con la medesima, ma della conversione e battesimo di un non battezzato, con la particolare difficoltà che abbiamo sottolineato sopra parlando del catecumenato, che nel caso viene aggravata dal fatto che si tratta di una persona sposata con un coniuge che rimane negli errori dei Mormoni, dai quali il coniuge battezzato ha dovuto liberarsi per accettare le verità della fede cristiana.

Superato il catecumenato e ricevuto il battesimo, perché possa essere applicato il privilegio paolino si richiede il cosiddetto “discessus” del coniuge che rimane mormone. Tale “discessus” si verifica se costui «non vuole coabitare con la parte battezzata o non vuole coabitare pacificamente senza offesa al Creatore, eccetto che sia stata questa a darle, dopo il battesimo, una giusta causa per separarsi» (can. 1143 § 2). Anche su questo punto, il caso di un coniuge mormone che si battezza di per sé sembra debba comportare peculiari difficoltà perché il coniuge non battezzato, specialmente se è fervente credente e praticante della dottrina dei Mormoni, voglia coabitare pacificamente con la parte battezzata senza offesa al Creatore. Un semplice pagano, infatti, di solito ha ignoranza piuttosto che errori radicati in materie religiose, specialmente relative al cristianesimo; un mormone invece ha un insieme di errori, generalmente molto radicati, espressi per di più con termini presi dalla Rivelazione e dalla teologia cristiana. Una pastorale accurata dovrà assistere in modo molto peculiare la parte battezzata, illuminandola sulle possibilità di soluzione che le offre il privilegio paolino, se veramente la vita con il coniuge non battezzato diventa molto difficile per l’esercizio della vita cristiana.

Perché il coniuge battezzato possa validamente contrarre nuovo matrimonio, si deve sempre interpellare la parte non battezzata se voglia essa pure ricevere il battesimo; o se almeno voglia coabitare con la parte battezzata pacificamente, senza offesa al Creatore (can. 1144 § 1). Nel caso dei Mormoni, per quanto riguarda la domanda se vuole ricevere il battesimo, sarà pastoralmente necessaria una spiegazione assai approfondita, anzi una vera catechesi, sul senso del nuovo battesimo, essenzialmente diverso da quello ricevuto nella sua Chiesa di Gesù Cristo dei Santi dell’ultimo giorno. Nella pratica non sembra facile che si possano dare dei casi nei quali, da un lato, la parte battezzata abbia fondamento sufficiente per tentare l’iter verso un eventuale futuro matrimonio cristiano e, dall’altro canto, che il coniuge non battezzato si decida anche a ricevere il battesimo di fronte a questa eventualità. Per lo più il non battezzato risponderà negativamente. Anche riguardo alla domanda se vuole coabitare pacificamente con la parte battezzata, senza offesa al Creatore, per lo più risponderà negativamente. Tuttavia può verificarsi il caso, anche fra i Mormoni, che di fronte alla possibilità di cui gode il coniuge battezzato di contrarre secondo matrimonio, il coniuge non battezzato accetti le condizioni di coabitare pacificamente, rispettando le esigenze religiose dell’altro. In questa ipotesi, probabilmente poco frequente, si richiede una cura pastorale molto attenta verso la parte battezzata per sostenerla nella sua convivenza coniugale che senza dubbio diventerà non facile, a causa della diversità della fede e dei sentimenti religiosi.

Ovviamente tale interpolazione può essere omessa quando «da un procedimento almeno sommario e estragiudiziale risulti che non è possibile o che sarebbe inutile farla» (can. 1144 § 2). Se la parte non battezzata risponde negativamente all’interpellazione o questa è stata omessa legittimamente, «la parte battezzata ha diritto a contrarre nuovo matrimonio con una parte cattolica» (can. 1146) e il primo matrimonio verrà sciolto al momento stesso della celebrazione del secondo (can. 1143 § 1).

L’Ordinario del luogo, osservata la normativa dei matrimoni misti, può concedere che la parte battezzata possa contrarre matrimonio, applicando il privilegio paolino, con una parte non cattolica, battezzata o non battezzata (can. 1147). Nel caso dei Mormoni, difficilmente sarà pastoralmente consigliabile concedere la dispensa dall’impedimento di disparità di culto perché la parte battezzata possa contrarre un secondo matrimonio con un altro mormone. La convivenza coniugale infatti con uno che professa gli stessi errori dai quali il neofito con tanta fatica è riuscito a liberarsi comporterebbe pericoli non indifferenti per la sua fede e per la pratica della sua vita cristiana.

I Mormoni attualmente e in linea generale non ammettono la poligamia. Perciò il privilegio di cui gode il non battezzato che abbia contemporaneamente più mogli non battezzate, secondo il quale, se riceve il battesimo nella Chiesa cattolica, può ritenerne una qualsiasi, licenziando le altre (can. 1148), non può avere applicazione ai Mormoni. Invece può essere loro applicabile l’altro privilegio previsto nel diritto (can. 1149), secondo il quale in caso di due coniugi non battezzati, se uno di loro, ricevuto il battesimo nella Chiesa cattolica, non può stabilire la coabitazione con l’altro coniuge non battezzato a causa della prigionia o della persecuzione, può contrarre un altro matrimonio, anche se nel frattempo l’altra parte avesse ricevuto il battesimo, fermo restando che dopo il battesimo dei due non ci sia stata la consumazione del loro matrimonio.

e) Scioglimento del matrimonio “in favorem fidei

Ci sono matrimoni celebrati fra due non battezzati che, anche se uno di loro si battezza, non adempiono le condizioni del privilegio paolino. Inoltre ci sono i matrimoni celebrati fra un battezzato e uno non battezzato ai quali ovviamente non può essere applicato il privilegio paolino, che richiede come punto di partenza un matrimonio celebrato fra due non battezzati. Tali matrimoni però, dati determinati presupposti, possono essere sciolti dalla potestà suprema del Romano Pontefice. Nel caso dei Mormoni, applicando la Risposta della Congregazione per la Dottrina della Fede, tali fattispecie possono verificarsi sia nei matrimoni fra due Mormoni che nei matrimoni fra un mormone e un battezzato sia cattolico sia non cattolico. Dato che è certo che il battesimo dei Mormoni non è valido, si ha la certezza che il matrimonio fra due Mormoni e il matrimonio di un mormone con un battezzato non è rato e quindi è suscettibile di essere sciolto come gli altri matrimoni fra due non battezzati oppure fra un battezzato e uno non battezzato, purché si verifichino le condizioni richieste.

Dopo la Risposta non può esserci dubbio che, per i casi che possano presentarsi, ai matrimoni dei Mormoni si debbono applicare le Norme della Congregazione per la Dottrina della Fede relative allo scioglimento del matrimonio “in favorem fidei”. Per economia procedurale sarà opportuno che nelle Curie diocesane i casi dei Mormoni vengano istruiti con particolare diligenza, specialmente per quanto riguarda la prova del battesimo ricevuto nella Chiesa di Gesù Cristo dei Santi dell’ultimo giorno, punto chiave per avere la certezza che la persona in questione non è stata battezzata validamente. Gli altri elementi di prova sono quelli richiesti nelle Norme per tutti i casi.

f) Cause di nullità

La Risposta potrebbe dare luogo ad alcune cause di nullità dei matrimoni celebrati fra Mormoni e cattolici, sia di matrimoni celebrati prima che dopo la pubblicazione della medesima. La causa principale di tali nullità senza dubbio viene costituita dalla non difficile confusione fra le due specie di matrimoni misti: quella cioè fra un cattolico e uno iscritto a una comunità ecclesiale non in piena comunione con la Chiesa cattolica (can. 1124) e quella fra un cattolico e uno non battezzato (can. 1086). Come abbiamo accennato sopra, il matrimonio fra cattolici e altri battezzati non cattolici è proibito senza la licenza dell’Ordinario del luogo, ma è valido anche se celebrato senza tale licenza, mentre il matrimonio fra un cattolico e uno non battezzato non solo è proibito, ma la proibizione comporta un impedimento, che se non interviene la dispensa, rende nullo il matrimonio. Perciò se un matrimonio fra un cattolico e un mormone fosse stato trattato nel passato o lo fosse nell’avvenire come matrimonio fra cattolico e battezzato, e quindi senza la dispensa dall’impedimento di disparità di culto, tale matrimonio dovrebbe essere sanato in radice, se si verificano le condizioni richieste, altrimenti sarebbe suscettibile di una causa di nullità matrimoniale. Riguardo agli altri capi di nullità, non sembra ci siano cause specifiche nei matrimoni fra cattolici e Mormoni che potrebbero dare fondamento a nullità particolari.


* L’Osservatore Romano, n. 168, 25 luglio 2001, p. 4.




Caterina63
00venerdì 21 febbraio 2014 10:30



  Segue ora un riepilogo degli argomenti fondamentali per delle catechesi ai catecumeni o ai bambini che si preparano a ricevere i Sacramenti, riprese dalle programmazioni diocesane, ufficiali...    

 

Veniamo ora alla preparazione dei "catecumeni", coloro che si apprestano ad entrare nella comunità Cattolica. Inserendo al termine il relativo Documento ufficiale, lo condenso in quanto segue:

 

 

 

- Il testo della Lettera Apostolica in forma di Motu proprio di Giovanni Paolo II «Ad tuendam fidem», pubblicata su «L'Osservatore Romano» del 30 giugno - 1 luglio 1998, con la quale vengono inserite alcune norme nel Codice di Diritto Canonico e nel Codice dei Canoni delle Chiese orientali, al fine di adeguare la normativa e le sanzioni canoniche a quanto stabilito e prescritto dalla suddetta Formula della «Professione di Fede», specialmente in relazione al dovere di aderire alle verità proposte dal magistero della Chiesa in modo definitivo, è un testo valido per tutti coloro che chiedono di entrare a far parte della grande Famiglia della Chiesa Cattolica.

 

 

 

I due passi della Ad tuendam fidem che interessano a te, a noi, sono questi due ;-)

 

 

 

Can. 750 - § 1. Per fede divina e cattolica sono da credere tutte quelle cose che sono contenute nella parola di Dio scritta o tramandata, vale a dire nell'unico deposito della fede affidato alla Chiesa, e che insieme sono proposte come divinamente rivelate, sia dal magistero solenne della Chiesa, sia dal suo magistero ordinario e universale, ossia quello che è manifestato dalla comune adesione dei fedeli sotto la guida del sacro magistero; di conseguenza tutti sono tenuti a evitare qualsiasi dottrina ad esse contraria.

§ 2. Si devono pure fermamente accogliere e ritenere anche tutte e singole le cose che vengono proposte definitivamente dal magistero della Chiesa circa la fede e i costumi, quelle cioè che sono richieste per custodire santamente ed esporre fedelmente lo stesso deposito della fede; si oppone dunque alla dottrina della Chiesa cattolica chi rifiuta le medesime proposizioni da tenersi definitivamente.

 

 

 

- Il testo della «Nota dottrinale illustrativa della formula conclusiva della Professione di Fede», resa pubblica dalla Congregazione per la Dottrina della Fede e comparsa su « L'Osservatore Romano» del 30 giugno -1 luglio 1998, allo scopo di spiegare il significato e il valore dottrinale dei tre commi conclusivi, che si riferiscono alla qualificazione teologica delle dottrine e al tipo di assenso richiesto ai fedeli, deve essere tenuto come fondamento da tutti i Catechisti e da tutti coloro che preparano i catecumeni ad entrare nella Chiesa Cattolica.

 

 

 

( qui c'è tutto il testo ufficiale:

 

http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_1998_professio-fidei_it.html  )

 

Le argomentazioni e i temi fondamentali da trattare con le persone che vogliono entrare nella Chiesa Cattolica sono:

 

- la Professione della Fede: il Credo (utile vi potrà essere il riferimento alle recenti Udienze che il Papa ha fatto, qui trovi TUTTE le Catechesi sul Credo, da Benedetto XVI a Francesco.... purtroppo il sito vaticano non le ha riunite in un comodo link, qui invece le trovate tutte insieme, anche da poter essere stampate come in un comodo "libretto");

 

- i sette Sacramenti, con i sette doni dello Spirito Santo; specialmente la Confessione e l'Eucaristia; e i Dieci Comandamenti: insegnati non come dei divieti o dei "no" ma come dei "sì a Dio" sulla scia del Magnificat di Maria Santissima..... le virtù teologali e cardinali.... i famosi sette vizi capitali....

 

- la missione della Chiesa nel mondo: testimonianze dei Santi, degli Ordini religiosi, dei missionari, delle opere di carità, ecc.... Qui vanno incluse insieme le sette opere di Misericordia spirituale e le sette opere di misericordia corporale.....

 

- la Liturgia: il culto a Dio nella Santa Messa, l'importanza della domenica e delle "feste comandate"; il senso del peccato e la Liturgia intesa quale opera di salvezza e di espiazione...

 

- le devozioni popolari, il culto a Maria e ai Santi, il Rosario ecc.... insegnate nel modo corretto e fruttuoso...

 

Queste sono le programmazioni fondamentali,  argomenti che, come vediamo, si possono sempre sviluppare, approfondire, allargare ed inserire all'interno dei contesti specifici del gruppo o dei singoli che vengono preparati ad entrare nella Chiesa.

 








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