SENTINELLE IN PIEDI con loro anche attraverso la preghiera se non è possibile fisicamente

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Caterina63
00sabato 25 aprile 2015 09:49

 «L’ideologia gender usa la libertà per distruggere l’uomo. Per affrontarla bisogna vivere secondo coscienza e fare come la Manif»



Settembre 16, 2014 Benedetta Frigerio


L’ex femminista convertita Gabriele Kuby, il cui lavoro è apprezzato anche da Benedetto XVI, fa l’esempio della Francia e della Manif pour tous: «I soldi e il potere sono dall’altra parte ma vedo una resistenza»

La sociologa tedesca Gabriele Kuby, ex militante femminista, convertita al cattolicesimo all’età di 53 anni, autrice di diversi volumi, da ultimo La rivoluzione sessuale globale. Distruzione della libertà in nome della libertà, uscito l’anno scorso e tradotto in più di sei lingue, in un’intervista pubblicata l’8 settembre sul Catholic Word Report ha approfondito il tema della sua conversione, la scoperta della verità e dell’ideologia gender come «una rivoluzione globale».

DISTRUZIONE DELLA FAMIGLIA. «Dopo la mia conversione alla fede cattolica – ha spiegato la sociologa convertita nel 1997 – cominciai a capire che la sessualità era l’aspetto centrale del nostro tempo. Viviamo in un tempo in cui i vincoli sessuali sono completamente ribaltati». 
Questo rappresenterebbe «un attacco alla dignità dell’essere umano e alla società nel suo complesso, perché una società che si lascia andare in ambito morale, specialmente nell’area della sessualità, piomba nell’anarchia e nel caos, il che può portare a un nuovo regime totalitario». Infatti, aggiunge Kuby, «la distruzione della famiglia sradica ogni essere umano. Diventiamo esseri umani atomizzati, che possono essere manipolati per fare qualsiasi cosa».

IDEOLOGIA GENDER. La professoressa ha quindi chiarito le basi dell’ideologia gender, teoria secondo la quale una persona può determinare la sua identità, scegliendo se essere uomo o donna a prescindere dal dato naturale. Secondo l’ex libertina, questa è l’espressione della «più profonda ribellione contro la condizione della nostra esistenza umana che si possa immaginare». Una ribellione «che fa leva sul concetto di libertà come libertà di scelta se essere un uomo o una donna» e che finirà per «far ammalare le persone e confonderle», facendo di noi «una massa di consumatori sessualizzati».

IL LINGUAGGIO. L’arma più potente di questa ideologia per la Kuby è il linguaggio: «Il termine “omofobia” è interessante. Fu creato da uno psicanalista americano di nome Weinberg negli anni Settanta (…), è un termine che afferma che chiunque si oppone all’omosessualità ha una paura ossessiva. Quindi siamo noi ad avere bisogno dello psichiatra! Le cose sono completamente ribaltate». Ecco perché usano il temine “omofobo” se dici «che non vuoi un insegnate transessuale per i tuoi figli».

L’ARMA DELLA COSCIENZA. Per l’intellettuale c’è un solo modo «per affrontare la situazione: vivere secondo la propria coscienza. Come cristiana io non odio nessuno. Se odiassi mi separerei da Dio», ma per lo stesso motivo «non posso contenermi su ciò che penso», ad esempio «obietto sulle adozioni dei bambini, perché ogni bambino ha il diritto ad avere un padre e una madre». L’ex femminista cita i genitori francesi che di fronte all’imposizione dell’ideologia gender nelle scuole «hanno reagito tenendo i figli a casa da scuola una volta al mese». Chiarendo di non essere «né ottimista né pessimista, ma speriamo realista» e sapendo che «i soldi e il potere stanno dall’altra parte (…) vedo che c’è una resistenza».

ESEMPIO FRANCESE. Sempre in Francia un milione di persone sono scese in piazza e «anche se il matrimonio omosessuale è passato, molte persone si sono svegliate e il governo del presidente Hollande non sembra molto stabile». Persino in Germania la resistenza cresce «contro il programma di insegnamento per cui ci deve essere un’educazione Lgbttiq (Lesbiche, gay, bisessuali, transessuali, transgender, intersessuali, queer, ndr) nelle scuole dei bambini di tutte le età». Kuby ha fatto riferimento anche alla petizione europea contro la manipolazione dell’embrione “uno di noi” e alla votazione al Parlamento Ue contro il rapporto Estrela per dire che esiste una «resistenza anche a livello dell’Unione Europea». Inoltre, visto che «l’attacco del comunismo alla famiglia non è riuscito a penetrare al fondo quanto la rivoluzione sessuale (…) la mia grande speranza è che i paesi dell’Europa dell’Est possano rappresentare una roccaforte di resistenza all’interno dell’Unione Europea».

LAVAGGIO DELL’ANIMA. Ma anche se l’azione non avesse successo in termini numerici, per l’ex femminista il problema resta la «verità, ciò che ha alimentato la mia ricerca di anni e che finalmente mi portò alla fede cattolica». Io «volevo solo dire la verità e ora qualcosa sta accadendo». Come «l’incontro con il papa emerito Benedetto XVI che mi ha detto che l’educazione sessuale non è solo un lavaggio del cervello, ma è anche un “lavaggio dell’anima”. Se i bambini sono sessualizzati si distrugge il loro senso di vergogna, il loro rapporto con i genitori, il loro rapporto in generale con l’autorità e quindi si distrugge il loro rapporto con Dio».
Conclude Kuby: soprattutto noi cristiani «siamo chiamati oggi ad avere una grande fede, questo è l’unico modo per superare questo momento. Dobbiamo crescere nel rapporto vivo con Gesù Cristo, Questa fede sarà il vascello che ci permetterà di superare questo momento, ci darà l’energia di lavorare e di accettare i sacrifici, di qualunque tipo siano. Gesù non ci dà illusioni in proposito. Possiamo solo pregare, con la grazia di Dio, di rimanere abbastanza forti».



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  Società \ Famiglia

"Sentinelle in piedi" aggredite: libertà d'espressione minacciata

Le Sentinelle in piedi

06/10/2014

Più di 10mila “Sentinelle in piedi” hanno manifestato ieri pacificamente – e nel silenzio, com’è il loro stile - nelle piazze di 100 città italiane per manifestare a favore della libertà d’espressione e della famiglia. I dimostranti in alcuni casi sono stati insultati o aggrediti da gruppi estremisti, ma non hanno reagito alle violenze. Sergio Centofanti per Radio Vaticana ne ha parlato con una Sentinella in piedi che per motivi di sicurezza ha chiesto di mantenere l’anonimato:

R. – Ieri è stata una giornata importante perché le Sentinelle in piedi, nate nell’agosto 2013, sono scese contemporaneamente in 100 piazze d’Italia. Sentinelle che – lo preciso onde evitare fraintendimenti – non sono confessionali: tra le Sentinelle abbiamo anche persone musulmane, atei … quindi, non hanno una matrice cattolica. Le Sentinelle in piedi sono un movimento spontaneo, un insieme di persone che manifestano in maniera apartitica e apolitica, semplicemente per riaffermare la libertà di espressione, principalmente. Libertà di espressione e di opinione che, come abbiamo visto soprattutto ieri, in tante piazze d’Italia è stata assolutamente violata: tante Sentinelle che si erano radunate per vegliare nel consueto modo – quindi in silenzio, con un libro in mano, semplicemente dimostrando con la loro presenza la loro coscienza e il loro essere preoccupati di fronte a determinate cose che si stanno instaurando a livello politico e sociale – queste Sentinelle che erano assolutamente pacifiche sono state aggredite. Quindi, la libertà di espressione che le Sentinelle stesse vanno a difendere, si è dimostrata essere violata da atteggiamenti spesso anche molto violenti.

D. – Ci sono stati feriti?

R. – Posso dirle, perché ero presente lì, del caso di Rovereto dove una trentina di giovani sedicenti anarchici si sono presentati un quarto d’ora prima dell’inizio della veglia nella piazza che era stata adibita per la manifestazione, e hanno minacciato gli organizzatori che in quel momento erano presenti per sistemare le ultime cose, intimando loro di abbandonare il luogo, di andarsene, insomma. E quando gli organizzatori hanno risposto di avere un regolare permesso della Questura e che quindi la manifestazione era autorizzata, hanno iniziato a lanciare uova e gavettoni. Il risultato è stato che due persone, tra cui anche un sacerdote, sono finite al pronto soccorso: uno degli organizzatori si è ritrovato con il setto nasale rotto mentre il sacerdote ha avuto una prognosi di due giorni.

D. – Voi manifestate in silenzio, in particolare contro il disegno di legge sull’omofobia …

R. – Esatto. Diciamo che il disegno di legge sull’omofobia, che adesso è al Senato, ha tra le proprie corde proprio il fatto di togliere la libertà di espressione, impedendo alle persone di dire, per esempio, che il matrimonio è solo ed esclusivamente tra un uomo e una donna o che i bambini hanno diritto ad avere un padre e una madre … Sono cose assolutamente banali: Chesterton direbbe che si stanno sguainando le spade per dimostrare che in estate le foglie sono verdi … Però, ci troviamo in un contesto sociale che ci chiama a riaffermare anche queste cose assolutamente basilari.

D. – C’è un clima preoccupante in Italia?

R. – Direi che in molte piazze è emerso proprio questo, ieri. Tante persone che sono scese in piazza con le Sentinelle in piedi – in totale si è fatta una stima di 10 mila persone che hanno vegliato ieri in Italia – in maniera silenziosa, assolutamente pacifica, senza fare del male a nessuno, sempre nel pieno della legalità, con permessi chiesti alla Questura, sono state insultate semplicemente per la loro presenza silenziosa. Questo denota un clima decisamente aggressivo e certamente preoccupante, nel senso che la libertà d’espressione sembra molto minacciata in Italia, molto più di quello che noi crediamo e pensiamo.


 



Caterina63
00sabato 25 aprile 2015 10:04
 ricordiamo il sito ufficiale:

 http://sentinelleinpiedi.it/ 



https://www.facebook.com/sentinelleinpiedi


Legge sull'omofobia, il vescovo difende le Sentinelle in piedi

Massimo Camisasca non condanna la decisione di don Cugini ma precisa: "Molte posizioni delle Sentinelle sono anche le mie"

REGGIO EMILIA  Mercoledì don Paolo Cugini ha spiazzato tutti disdicendo (per paura di ritorsioni) l'incontro a Regina Pacis organizzato dalla Sentinelle in piedi per discutere il testo di legge contro l'omofobia.
Ora, dopo molte polemiche, interviene il vescovo di Reggio Emilia, Massimo Camisasca, che non condanna la decisione di don Cugini ma allo stesso tempo prende posizione al fianco delle Sentinelle reggiane, decise a proseguire la protesta silenziosa sul gender e le regole in discussione a livello nazionale.

"Rispetto alle ultime vicende relative alla cancellazione di un incontro sul tema del gender che avrebbe dovuto svolgersi nella Parrocchia di Regina Pacis, essendosi alzate in proposito molte e contraddittorie voci, avverto come mio dovere di vescovo la necessità di un chiarimento - scrive nella nota Camisasca - Innanzitutto ritengo che la decisione presa da don Paolo Cugini sia stata frutto di una valutazione coscienziosa della situazione in ordine al bene dei fedeli. Certamente egli, in futuro, saprà esprimere al popolo cui è mandato la voce della Chiesa e della ragione relativamente ai temi in questione".

Le sentinelle in piedi in piazza Prampolini

"Detto questo e senza entrare nel merito dei metodi e degli statuti, non posso non rilevare come molte delle convinzioni che le Sentinelle in piedi, con umile forza e in modo pacifico, vogliono portare all’attenzione pubblica sono le stesse che anche io, come uomo e come vescovo di questa diocesi, ho più volte sottolineato e che ho riassunto nella nota sul gender (pubblicata nello scorso aprile) e nell’ultimo Discorso alla città, in occasione della festa di san Prospero: la famiglia nasce dall’incontro tra un uomo e una donna; i figli non sono un diritto, né di singoli, né di coppie, ma un dono da accogliere e rispettare; i bambini hanno il diritto ad una madre e ad un padre e i genitori, - con il sostegno degli amici, dei parenti e delle istituzioni pubbliche – devono essere messi nelle condizioni di poter educare liberamente i propri figli".





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"Questi convincimenti non nascono da una posizione confessionale, ma sono patrimonio comune dell’esperienza umana, fondata sulla ragione. È per questo che anche la Chiesa, da sempre avvocata dell’uomo, si impegna a difenderli. Sono convinzioni che papa Francesco ha espresso più volte dall’inizio del suo pontificato. Desidero perciò esprimere la mia gratitudine e il sostegno della Chiesa per la testimonianza di tanti uomini e tante donne, soprattutto di tanti giovani, appartenenti a fedi e storie diverse – facenti capo ad associazioni laiche o religiose, circoli culturali, ecc… – che si espongono in prima persona a difesa del bene dell’umanità".

"Accolgo con rispetto e attenzione, perché portatore di una dignità umana uguale alla mia, chi ha posizioni differenti, qualunque sia la sua cultura, il suo credo, il suo orientamento sessuale: ognuno deve avere la possibilità di esprimere, nel rispetto degli altri, ciò di cui è convinto. Proprio in virtù di questo principio di libertà, occorre che da parte di tutti sia riconosciuto anche alle Sentinelle in piedi il diritto inalienabile a far sentire la loro voce".







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IL VESCOVO DI CREMONA DIFENDE LA FAMIGLIA!

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- di Maurizo Elia Spezia – 

Ci giunge una segnalazione dall’amico Gianfranco amato di Giuristi per la Vita che vi riportiamo con immenso piacere.

Dal sito della diocesi di Cremona:

L’appassionato intervento del giurista Gianfranco Amato: 
«Nessuna emergenza omofobia, caso mai è il contrario»

Lucido, documentatissimo, efficacissimo, a tratti anche ironico. Così è parso, ai molti che hanno affollato il Centro pastorale diocesano nella sarata di mercoledì 4 giugno, l’intervento dell’avvocato Gianfranco Amato, presidente nazionale dei «Giuristi per la Vita» e autore del fortunato libro «Omofobia o eterofobia? Perchè opporsi a una legge ingiusta e liberticida» (ed. Fede&Cultura). Il battagliero avvocato varesino è stato invitato dall’Ufficio diocesano per la pastorale familiare, il Movimento per la Vita e le Sentinelle in Piedi per approfondire la questione dell’omofobia in Italia e nel mondo e per spiegare le conseguenze giuridiche del cosiddetto decreto Scalfarotto (dal nome del parlamentare che lo ha presentato), già approvato alla Camera e ora in discussione in Senato. Una legge controversa e pericolosa perché, non essendo specificato in che cosa consista il reato di “omofobia”, potrebbe rischiare la galera anche chi manifesta contrarietà al matrimonio tra persone dello stesso sesso o alle adozioni di bambini da parte di coppie gay.
 
 
 
Intervento dell’avvocato Amato:    prima parte     seconda parte

 

Amato ha anzitutto dimostrato, dati alla mano, che non esiste un’emergenza omofobia. Secondo l’istituto di indagine demoscopica Pew Research Centerdi Washington, l’Italia si colloca nella top ten tra le dieci nazioni più gay friendly a livello mondiale, con il 74% della popolazione che dichiara la propria non ostilità all’omossessualità e un 18% che, invece, manifesta un atteggiamento contrario. Il nostro Paese si pone un gradino sotto la liberalissima Gran Bretagna (76%) e la laicissima Francia (77%). Quanto poi il clima italiano sia particolarmente favorevole agli omossessuali lo dimostra un dato incontrovertibile: nel Mezzogiorno, che nell’immaginario collettivo viene dipinto come culturalmente arretrato, ben due presidenti di Regione sono gay dichiarati e pubblicamente conviventi con i rispettivi partner.

Una ricerca nostrana, della SWG (Scenari di un’Italia che cambia), mostra quali sono le categorie di persone non amate dagli italiani: al primo posto gli evasori fiscali, poi la mafia, i politici, le banche, i criminali, i poteri forti, i lobbisti… e via dicendo, ma dei gay nessuna traccia.

Un altro dato rimarchevole lo si può reperire in quel documento del famigerato Ufficio Nazionale Antidiscriminazione Razziale (UNAR) che va sotto il nome di Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere. Quello stesso testo riconosce che non esiste alcun caso di discriminazione sessuale in ambito lavorativo pubblico o privato o nell’assegnazione degli alloggi.

Ma non basta: grazie d una interpellanza del parlamentare Giovanardi, il Governo italiano ha trasmesso alla commissione giustizia del Senato un documento dell’OSCAD (organo di polizia costituito per reprimere i reati di omofobia) nel quale si spiega che in tre anni sono pervenute 83 segnalazioni (28 di media all’anno) relative complessivamente ad asserite offese, aggressioni, istigazioni alla violenza, danneggiamenti, casi di suicido e minacce relativi all’orientamento sessuale. Si tratta di un caso ogni 2 milioni di italiani. Assai ironico Amato: «Difficile davanti a questi dati parlare di emergenza nazionale».

Il presidente dei «Giuristi per la Vita» ha quindi concluso che una legge anti-omofobia in Italia è inutile perché , anzitutto, non c’è nessuna emergenza in tal senso e, poi, perchè i cittadini italiani già godono di tutti gli strumenti giuridici per difendere e tutelare i propri diritti (art. 3 della Costituzione). Tra l’altro l’ordinamento italiano prevede già un’aggravante nel caso in cui si commetta un reato contro un omossessuale proprio perchè tale.

Amato, quindi, è entrato nel merito del decreto Scalfarotto, spiegando che tale provvedimento tenta di introdurre un reato senza definirne il presupposto. Non viene cioè spiegata che cos’è l’omofobia, per cui sarà discrezione del giudice definirne i contorni. «Sapremo se è reato – ha proseguito il giurista – solo in sede di dibattimento. Ma questo è tipico dei paesi totalitari, in uno stato di diritto, infatti, i cittadini devono sempre sapere prima le conseguenze dei loro comportamenti».

In Gran Bretagna l’autorità giudiziaria ha risolto la vexata questio in questo modo: rientra nel caso di omofobia ogni atto percepito come tale dalla vittima o da un terzo soggetto. «Questa – ha precisato il relatore – è una vera aberrazione giuridica, perchè non si punisce l’atto, ma l’intenzione, il pensiero! È ciò che aveva ben profetizzato George Orwell nel suo libro 1984in cui parla di “psico-reato”. Siamo arrivati al punto che lo Stato impone i propri ideali e pretende di controllare le coscienze».

Amato ha poi stigmatizzato il fatto che una determinata categoria di persone, gli omosessuali, debba essere privilegiata rispetto alle altre: perché non deve essere così, ad esempio, anche per i disabili? Un fenomeno che già fa vedere i suoi effetti con la richiesta da parte di alcuni delle quote arcobaleno sul modello di quelle rosa.

«La legge – ha proseguito Amato – ha sempre una forte dimensione pedagogica: fa cultura! In questo caso si istilla l’idea che omosessualità ed eterossessualità siano condizioni naturali, anzi che l’omossessualità rappresenti un plusvalore che richiede una tutela giuridica tutta particolare».

L’aspetto più grave è che non si è deciso di fare una legge nuova, ad hoc, per la tutela dei gay, ma di utilizzare uno strumento già esistente: la cosiddetta legge Reali-Mancino. Tale provvedimento non solo punisce l’ideologia nazi-fascista, ma contrasta anche l’antisemitismo e il razzismo. L’idea di Scalfarotto è dunque di equiparare chi pensa che la famiglia naturale sia l’unica degna di una tutela giuridica a chi perseguita ebrei e neri.

Dal punto di vista procedurale, poi, emergono due problemi. Anzitutto come si può accertare l’omossessualità di una persona? Semplimente con una autocertificazione? In secondo luogo il decreto prevede la procedibilità d’ufficio: la vittima non può ritirare la denuncia e quindi, anche contro volontà, entrerà inevitabilmente nel vortice del clamore mediatico.

Per Amato l’emergenza oggi non riguarda l’omofobia, ma paradossalmente l’eterofobia. È, infatti, sempre più pericoloso e difficile sostenere tesi scontate come l’unicità del matrimonio tra uomo e donna o la liceità dell’adozione da parte solo di eterosessuali. E il giurista ha elencato una serie di fatti – tutti verificabili sui mass-media – che dicono un clima culturale ostile a queste idee: dal caso di un convegno a Casale Monferratto interrotto da una associazione LGBT in maniera violenta all’affare che riguarda la Barilla.

Sul famoso sub-emendamento (il cosiddetto “Salva Vescovi”) che permetterebbe alle associazione religiose di manifestare comunque le proprie convinzioni, Amato ha svelato l’inganno: «Lo stesso Scalfarotto ha spiegato ai suoi che questa eventualità sarà ammessa soltanto all’interno della vita di queste associazioni religiose. Esse però saranno punite nel caso esternino le loro convinzioni al di fuori. Arriveremo anche in Italia ad avere un cardinale inquisito come in Spagna?».

Nella seconda parte del suo lungo e articolato intervento Amato ha parlato del documento dell’UNAR e in modo particolare delle indicazioni che esso dà in materia di educazione e istruzione. Un vero e proprio invito alle scuole a introdurre l’ideologia gender e una visione della sessualità assai disinibita. E proprio grazie ai «Giuristi per la Vita» sono stati ritirati degli opuscoli che sostenevano che l’omofobia si sviluppa maggiormente tra persone religiose.

Il relatore ha fatto molti esempi di come questa ideologia stia penetrando nelle scuola: libri dal contenuto pornografico, attività che mirano a far vestire i maschietti da femminucce e viceversa, inviti pressanti a ripensare la propria identità di genere al di là del dato naturale.

Da qui l’invito di Amato, soprattutto alle famiglie, di non abbassare mai la guardia: i primi responsabili dell’educazione dei figli sono proprio i genitori. Un diritto sancito ufficialmente subito dopo la seconda guerra mondiale, quando i governanti del mondo capirono gli effetti devastanti della propaganda nazista nelle scuole. L’ideologia di stato si combatte con una presenza attiva e responsabile delle famigle in tutte le sedi rappresentative!

Dal sito della Diocesi di Cremona

 





Caterina63
00sabato 25 aprile 2015 10:08

  LETTERE DA BOLOGNA

 




Veglia delle Sentinelle in Piedi sotto assedio, difesi da un cordone di polizia per tenere a bada centinaia di attivisti Lgbt pronti anche alla violenza fisica. Intimidazione, isolamento dal resto della città, soltanto per stare un'ora in silenzio in piazza a leggere un libro. Tre testimonianze da Bologna ci pongono una domanda: c'è ancora qualcuno disposto a battersi per la verità e la libertà? 



 



Sentinelle a Bologna


Caro direttore, 

condivido con Lei e con la Nuova Bussola i fatti e le impressioni a caldo della testimonianza di piazza che ho vissuto domenica a Bologna con le Sentinelle In Piedi. 

La veglia è quasi conclusa quando mi si avvicina un ufficiale delle forze dell’ordine in borghese, mi indica di lasciare la piazza tramite una via laterale in cui verremo scortati. Ci dicono che ci faranno defluire a piccoli gruppi per motivi di sicurezza, e ci viene consigliato di nascondere il libro perché non si veda, una volta in strada, che siamo stati a vegliare con le Sentinelle In Piedi. “Ma come?” – chiedo spontaneamente – “mi devo vergognare come fossi un ladro?”, subito giunge la risposta: “Qui non è questione di vergogna ma di preservare l’incolumità di chi ha vegliato”.

Obbedisco, ma resto allibita e profondamente toccata. Il dispiegamento di forze dell’ordine è davvero imponente, ma comprensibile dopo quello che è accaduto lo scorso 5 ottobre, non so se siano davvero 100 gli uomini impegnati, come sento dire, non so se siano davvero 800 i contestatori che hanno urlato insulti contro di noi per tutta la veglia, e che non hanno permesso a molti di noi di entrare, non li vedo e non posso contarli. Però sento le loro volgarità, le meschinità che ripetono rabbiosi di fronte a quello che per loro deve essere un insospettabile silenzio.

Provo amarezza, perché quegli slogan sviliscono per primi loro stessi, e anche rabbia, nei confronti di chi non capisce l’attacco frontale che stiamo subendo. Non so se i nostri contestatori siano militanti dei centri sociali, anarchici, o solo ragazzini strumentalizzati dalle lobby Lgbt. Quello che so è che ho toccato con mano quanto la dittatura del pensiero unico prenda forma giorno dopo giorno sotto i nostri occhi e ai danni delle nostre vite: il ddl Scalfarotto è ancora fermo al Senato, eppure non serve che venga approvato perché già oggi, in Italia, non è più possibile affermare pubblicamente liberamente che ciascuno di noi ha un progetto iscritto nella propria natura che ci vuole maschi e femmine, e che la famiglia è fondata sull'unione stabile e fedele tra un uomo e una donna, e che i bambini hanno diritto a una mamma e un papà.

Èpossibile farlo al chiuso delle nostre case, di qualche salone o sala congressi, in oratorio, ma comunque chiuso, nel privato, perché se lo facciamo in piazza, prendendoci uno spazio pubblico, testimoniando davanti a tutti, occorre che le forze dell’ordine ci difendano dalle aggressioni.

Ora io mi chiedo, direttore, con le parole usate dal portavoce ieri: “Di fronte a tutto questo, davvero vogliamo stare a guardare? C'è ancora qualcuno disposto a battersi per la verità e il bene comune? Qualcuno disposto a rischiare, a metterci la faccia per sottrarsi alla menzogna?”. O, aggiungo io, vogliamo tornare nelle catacombe? C’è ancora qualcuno che ha a cuore la libertà d’espressione, che cerca la verità, c’è ancora qualcuno che non è disposto a veder violentata la democrazia? Se sì, è questo il momento di farsi vedere e sentire, pubblicamente. 

Lucia Minelli

 

Caro direttore, 

domenica scorsa - 19 aprile - ho partecipato alla veglia delle Sentinelle in piedi di Bologna come fotografo, che è anche un buon pretesto per muoversi liberamente dentro le varie situazioni. I gruppi Lgbt hanno organizzato un evento nello stesso luogo delle Sentinelle, stabilito poche ore prima e chiamato “Limoni duri per le Sentinelle”. Baci e abbracci e cartelli tipo “Fuori i preti dalle nostre mutande”, “Chi difende i bambini Queer”, “Lesbica volante godimento costante”, “Gli unici bambini turbati sono i vostri bambini”, “Voi sentinelle, Noi sentibelle” e “Sarà una limonata che vi seppellirà”. Mentre mi avvicino alla piazza Santo Stefano (il primo martire cristiano) quei gruppi fanno calca davanti alla polizia e sotto i portici sento una ragazza che risponde a dei ragazzini che chiedevano cosa stesse succedendo: “Siamo qua per fare una contro-manifestazione e non ci fanno entrare”.

Spiega pacata, ma non capisce che boicottare una libera manifestazione autorizzata non è democratico né civile. Se non ci fosse stata la polizia che cosa avrebbero fatto, sarebbero andati sotto il naso delle Sentinelle a urlare i loro slogan prevenuti? Avrebbero tirato come la volta scorsa uova e calci? Mi viene da dire che a spremere quei “Limoni” esce solo del “succo di ricino”, un’intolleranza censoria già vista che si mimetizza abilmente dietro parole e intenzioni “civilmente corrette”.

Volendo entrare nella piazza della veglia mi ha colpito il blocco totale degli accessi da parte delle forze dell’ordine. Per passare ci vuole un riferimento, chi non l’ha resta fuori, e per fortuna mentre sono al varco arriva uno degli organizzatori che dà l’ok alla polizia. La bellissima piazza mi sembra surreale. Circa 200 persone che leggono in piedi, isolate dal resto della città. Sono come sotto una teca. Se un risultato i “Limonatori” l‘hanno ottenuto è l’isolamento delle Sentinelle. La città vive la domenica pomeriggio ignara dell’evento. Da lontano arrivano le grida dei contestatori, mentre le Sentinelle restano impassibili. 

Si può valutare quell’emarginazione delle Sentinelle, imposta dall’aggressività dei “libertari”, come un fallimento della manifestazione, ma la mia fiducia nella fecondità autoevidente della verità mi porta a paragonare il loro violento isolamento al seme di una pianta, sepolto nella buia e silenziosa terra, che non cade mai senza portare frutto. I vari “verofobi” per quanto tempo possono occultare la verità e la realtà della vita che senza sosta, paziente e determinata, preme?

Massimo Zambelli

 

Caro direttore, 

siamo una coppia di sposi di Bologna che domenica scorsa ha partecipato alla veglia delle Sentinelle in Piedi, una veglia attesa con trepidazione e una buona dose di timore, visto quanto successo il 5 ottobre scorso quando un mix di attivisti Lgbt e centri sociali aggredì - non solo verbalmente - l'ottantina di sentinelle presenti in piazza. Per questo motivo l'organizzazione della veglia è stata curata fin nei dettagli, mantenendo un contatto quotidiano con la questura. Contatti che si sono intensificati all'apparire delle prime avvisaglie di contestazioni, derivanti quasi esclusivamente dal mondo Lgbt.

Come di consueto, data e piazza sono state indicate con largo anticipo, secondo i nostri canoni: piazza centrale, di passaggio e di passeggio, significativa e - requisito aggiunto dalla questura - ben difendibile.

Come successo anche in altre città, nei giorni immediatamente precedenti alla veglia i giornali locali si sono sbizzarriti nell'indicare orario e piazza differenti da quelli ufficiali contribuendo, a nostro avviso, ad aumentare i rischi per la sicurezza dei partecipanti. Totalmente inascoltate sono state le nostre richieste di rettifica. Abbiamo poi saputo che alcune persone che avrebbero voluto vegliare con noi, seguendo le indicazioni dei giornali non hanno potuto partecipare alla veglia in quanto bloccati dai cortei di contestatori più o meno aggressivi.

Domenica, all'arrivo in piazza, siamo stati accolti da un massiccio presidio di forze dell'ordine: sono stati più di cento gli uomini coinvolti e, se da un lato tutto ciò ha contribuito alla nostra serenità, dall'altro ha aumentato il nostro disappunto per una situazione ritenuta totalmente assurda e fuori da ogni logica: com'è possibile che per vegliare in silenzio, pacificamente e per ribadire concetti ovvi sia necessario essere protetti, e in maniera così evidente? Può forse essere indice di democrazia? 

Nel discorso del portavoce (che lo scorso 5 ottobre venne interrotto sul nascere da un fitto lancio di uova), sono stati sottolineati i punti chiave di noi Sentinelle, a partire dal fatto che siamo in piazza per amore e non per odio nei confronti degli omosessuali in quanto ci rifiutiamo di suddividere le persone in categorie in base alla tendenza sessuale. Di fronte abbiamo solo persone, ciascuna con la propria storia, col proprio vissuto, fatto di gioie e fatiche ... ma tutte con la medesima dignità di persone e con lo stesso grande desiderio di infinito.

Sono state poi passate in rassegna le principali minacce contro l'uomo in corso nella nostra società: libertà di espressione in serio pericolo (ddl Scalfarotto), matrimonio tra persone dello stesso sesso (ddl Cirinnà), pratica abominevole dell'utero in affitto, introduzione dell'ideologia del Gender nelle scuole (ddl Fedeli).

Un autentico florilegio di decreti di legge assurdi e pericolosi, nei confronti dei quali non possiamo stare a guardare con animo intiepidito o rassegnato. Dobbiamo reagire, essere in prima linea, soprattutto per il bene delle future generazioni, respingendo con tutto noi stessi questa soffocante dittatura del pensiero unico che vede i figli non più come doni ma come diritti, i genitori come attori non protagonisti nelle scelte educative, la dignità della donna schiacciata da egoismi personali, le scuole come luoghi nei quali viene minata l'identità di formazione di bambini e ragazzi.

Certo la battaglia è su molti fronti e pare destinata ad un game over annunciato. Siamo tuttavia convinti che rimanendo uniti e facendo rete tra noi, rischiando e mettendoci la faccia per sottrarci alla menzogna imperante, coltivando intensi rapporti di amicizia, sia ancora possibile risvegliare un numero sempre maggiore di cuori pronti ad essere testimoni - nelle piazze, nelle case, sui luoghi di lavoro - di questo piano inclinato verso il baratro.  Solo così riusciremo a far nascere in noi e nei nostri amici un sano orgoglio che impregni tutta la nostra quotidianità: un forte, convinto e contagioso family pride che arrivi a condizionare le scelte dei nostri legislatori. È questo che ci ha portato e ci porta a stare in piedi nella piazza e nella vita. Senza piegarci, mano nella mano, certi che questo ci rende liberi e vincitori già ora.

Gianluigi e Lara


   

 


Caterina63
00venerdì 15 maggio 2015 20:49
  FOCUSdi Andrea Lavelli


La copertina del libro di Philippe Ariño

 



Incontrare, anche se per poco tempo, Philippe Ariño, cattolico, Sentinella in Piedi con tendenze omosessuale,  rimane un’esperienza unica. Forse per l’esperienza che la vita in soli trent’anni gli ha dato o forse perché ciò che afferma sui temi dell’omosessualità è così vero da mettere in crisi la “dittatura del pensiero unico” del gender. 

15-05-2015

Philippe Ariño

Incontrare, anche se per poco tempo, Philippe Ariño, cattolico, Sentinella in Piedi con tendenze omosessuale,  rimane un’esperienza unica. Forse per la sua personalità così enigmatica ed esuberante, forse per l’esperienza che la vita in soli trent’anni gli ha dato, portandolo a essere insegnante di spagnolo, scrittore, critico d’arte, cantante, blogger e ora a cercare di aprire un’accademia d’arte. O forse perché ciò che afferma sui temi dell’omosessualità è così incredibilmente vero, da mettere in crisi la “dittatura del pensiero unico” del gender che si sta impadronendo della nostra società. 

Philippe Ariño, infatti, è cattolico ed è una persona con tendenze omosessuali, o meglio, come precisa lui: «Sono un uomo, figlio di Dio. Una persona con un’inclinazione, una tendenza, un desiderio omosessuale più o meno durevole». È autore di “Omosessualità controcorrente: vivere secondo la Chiesa ed essere felici,” e gira l’Europa per portare la sua conoscenza del mondo omosessuale e per proporre la via della castità indicata dalla Chiesa per le persone con tendenze omosessuali. Nel momento in cui sta per essere approvato il ddl Cirinnà sulle unioni civili, Philippe ha provato a paragonare la situazione italiana con gli errori fatti in Francia nell’affrontare il “matrimonio per tutti” e offre qualche consiglio a chi vuole mettersi a difesa della famiglia e del matrimonio.

Philippe, perché è così difficile parlare di omosessualità?

«La forza dei miei libri è che io parlo di omosessualità dall’interno e quello che mi sorprende sempre è che ci sono poche persone che parlano di omosessualità solo per spiegare cosa essa sia. Molto più spesso chi ne parla vuole solo giustificare un’identità o un amore, ma essa non è né una né l’altro. Quindi è tutto da fare ed è un campo immenso. Allo stesso tempo l’omosessualità è un argomento bomba perché è il solo male o segno del male che è presentato come un bene, come una identità e come un amore. Dunque è un tabù che allo stesso tempo parla anche delle sofferenze dell’umanità». 

Alla luce dell’esperienza francese quali sono gli errori da non ripetere in Italia per quanto riguarda l’avanzata della legge sulle unioni civili?

«Un errore da non commettere è quello di pensare che l’unione civile e il matrimonio omosessuale non siano la stessa cosa: entrambe, infatti, giustificano l’amore omosessuale come amore universale. In realtà sono considerati entrambi come simboli: non è il matrimonio il vero obiettivo, ma il diritto al matrimonio. I casi di Inghilterra e Germania, infatti, dimostrano che le unioni civili, dopo che sono state approvate, si trasformano molto presto in matrimonio per tutti. Un altro errore è stato quello di credere che il matrimonio per tutti fosse una legge come le altre, quando la differenza tra i sessi tocca in realtà tutte gli aspetti e le dimensioni della persona».

Quale sbaglio si può fare nel portare avanti le tesi a favore della famiglia?

«In Francia abbiamo sbagliato perché abbiamo cercato di aver ragione prima di amare e così abbiamo solo saputo dare spiegazioni. La persona che ci chiede perché siamo contro il matrimonio omosessuale non vuole ascoltarci e in più non le interessano i nostri argomenti, perché dietro la sua domanda sta in realtà la sua vera domanda: “Vuoi amarmi? Perché sei contro di me?” È difficile mettere la carità prima della verità… Vi consiglio allora di rispondere così: “Io non sono per o contro qualcosa, ma sono per le persone e sono molto contento di parlare con te”. È molto difficile amare prima di cercare di avere ragione».

Quali rischi corrono i cattolici?

«Alcuni cattolici credono che noi non ci definiamo in base alla nostra sessualità: dicono che non bisogna vedere le persone in base a quello, quando invece noi siamo definiti dalla nostra sessualità. Oggi si ha paura di dire questo perché la mentalità dominante ha ridotto la sessualità a genitalità. Un altro errore è quello di credere che l’omosessualità sia un errore solo nei fatti e se diviene qualcosa di politico: questo è un discorso incompleto perché l’omosessualità già nella sfera del privato si pone come problema, perché è una sofferenza e una ferita a livello dell’identità e della sessualità. Essenzialmente essa è la paura della differenza dei sessi e dunque non possiamo dire che sia qualcosa di bello. Questo non significa che siamo condannati alla tristezza per questo desiderio, ma l’omosessualità pone dei problemi anche per il fatto che il desiderio è una sofferenza e può essere una violenza se questo desiderio è praticato. Quando vegliamo come Sentinelle in Piedi, di cosa parlano le persone che ci vedono? Di amore e omosessualità! Perché allora non cerchiamo di parlare la loro lingua e adattarci al linguaggio emozionale di chi abbiamo davanti?».




 


Caterina63
00sabato 23 maggio 2015 12:29
  FOCUSdi Andrea Lavelli


Oggi e domani le Sentinelle in Piedi tornano in piazza

 



Oggi e domani il popolo della famiglia tornerà a far sentire la sua voce, scendendo nelle piazze di tutta Italia a difesa della libertà di espressione, la famiglia naturale e il diritto di ogni bambino ad avere una mamma e un papà. Parliamo della seconda veglia nazionale delle Sentinelle in Piedi. "100 piazze per la famiglia" il titolo della seconda veglia.


- ECCO LE 100 PIAZZE DELLE SENTINELLE


Oggi e domani il popolo della famiglia tornerà a far sentire la sua voce, scendendo nelle piazze di tutta Italia a difesa della libertà di espressione, la famiglia naturale e il diritto di ogni bambino ad avere una mamma e un papà. Parliamo della seconda veglia nazionale delle Sentinelle in Piedi (clicca qui):  dopo il successo di quella dell’ottobre scorso, in cui più di 10 mila persone avevano invaso silenziosamente un centinaio di piazze in tutta la penisola, le Sentinelle in Piedi, «rete di persone, accomunate dalla passione per l’uomo e l’amore per la nostra società», si darà appuntamento nei principali centri italiani per un atto di testimonianza sereno, silenzioso e pacifico (guarda qui l’elenco delle città).

«È arrivato il momento in cui non è più possibile stare a guardare: quando la famiglia vieneminacciata, quando il matrimonio è attaccato nella sua sostanza, quando i bambini diventano oggetto di diritto, quando l’essenza stessa dell’essere umano è violata nella sua natura di uomini e di donne, occorre fare qualcosa», spiegano le Sentinelle che in meno di due anni hanno portato in piazza più di 40 mila persone nel corso di 273 veglie in più di 150 piazze d’Italia. La veglia nazionale dell’anno scorso si era chiusa con episodi di violenze verbali e fisiche, fino a veri e propri linciaggi ai danni dei veglianti inermi, (clicca qui) segno che anche solo stare in piedi con un libro in mano, rimanendo in silenzio per dare testimonianza a favore della famiglia naturale e del diritto di ogni bambino ad avere un padre e una madre è sufficiente per essere bollati come omofobi da detestare e zittire con le buone o con le cattive. E la Veglia nazionale di quest’anno ha già registrato i primi atti di intolleranza. È il caso di Sassari, che ha vegliato nella giornata di domenica 17 maggio: durante la veglia un gruppo di persone ha invaso la piazza regolarmente occupata lanciando insulti e offese alle Sentinelle. Il tutto senza l’intervento delle Forze dell’ordine, presenti sul posto.

Ancora più gravi i casi in cui sono state proprio le istituzioni a ostacolare in tutti i modi il diritto deicittadini a manifestare pacificamente la propria opinione, come successo in passato a Ferrara (clicca qui) e a Siena (clicca qui). Emblematico e più recente il caso di Rovereto: le Sentinelle avevano regolarmente comunicato e fissato la data della veglia, ma la Questura ha emesso una prescrizione per vietarne lo svolgimento per il timore di «iniziative non preavvisate accompagnate da comportamenti finalizzati a volte anche a ingaggiare scontri diretti». Si tratta di un fatto molto grave, in cui lo Stato invece di proteggere chi pacificamente vuole esprimere la propria opinione sceglie di cedere alla logica di chi vuole zittire con le buone o le cattive chiunque non voglia allinearsi alla dittatura del pensiero unico Lgbt. Anche per questo ancora una volta in questo fine settimana le Sentinelle saranno presenti in tutta Italia. «100 piazze per la famiglia», è il titolo della veglia: Da Roma a Milano, da Trieste a Catania, da Torino a Messina passando per Cagliari e Firenze, migliaia di persone veglieranno in piedi leggendo un libro, usando l’unica arma del loro silenzio e della loro testimonianza serena e pacifica a favore della libertà di espressione, minacciata dal ddl Scalfarotto e a difesa della famiglia naturale, minacciata dal ddl Cirinnà sulle cosiddette unioni civili.

«Pubblicamente testimonieremo il nostro no al testo sulle cosiddette “unioni civili” in discussione alParlamento, che equipara le unioni fra persone dello stesso sesso al matrimonio e apre la strada all’abominevole pratica dell’utero in affitto, ribadiremo il nostro no ad ogni tentativo di introdurre l’ideologia gender nelle scuole in particolare l’emendamento, approvato dalla Camera, inserito nella riforma della scuola» spiegano le Sentinelle. «Rimarcheremo la pericolosità di un testo, il ddl Scalfarotto, che vuole introdurre il reato di opinione costruendolo sull’omofobia, termine studiato a tavolino per zittire chi non si allinea al pensiero unico. Ma saremo in piazza soprattutto per dire sì alla famiglia, cellula fondante della nostra società, sì al diritto di ogni bambino a crescere con il suo papà e la sua mamma».

Ancora una volta le Sentinelle vogliono dare una testimonianza libera, pubblica e pacifica e svegliarecosì, con la sola forza del loro silenzio, le coscienze intorpidite di coloro che non sono a conoscenza o non si sono resi conto che in Parlamento si sta consumando un attacco alla natura stessa dell’uomo. «Non è più sufficiente dissentire fra le mura di casa. Arriva il momento in cui ciascuno è chiamato a fare la propria parte. Quanti hanno capito che presto nel nostro Paese un bambino potrà essere cresciuto da due uomini o due donne, deliberatamente privato quindi del papà, della mamma o di entrambi? Quanti hanno chiaro che il ddl Cirinnà sulle cosiddette “unioni civili” in realtà non ha nulla di civile e che la civiltà la demolisce annientando la sua cellula primaria, la famiglia? E soprattutto chi di fronte a tutto questo è disposto ad alzarsi in piedi?».



Testimoni della Verità
di Riccardo Cascioli

23-05-2015

È una coincidenza provvidenziale quella che vede nello stesso giorno - oggi - la veglia di preghiera per i cristiani perseguitati, promossa dalla Conferenza episcopale italiana alla vigilia della Pentecoste, e la manifestazione nazionale delle Sentinelle in Piedi. 

È una coincidenza provvidenziale quella che vede nello stesso giorno - oggi - la veglia di preghiera per i cristiani perseguitati, promossa dalla Conferenza episcopale italiana alla vigilia della Pentecoste, e la manifestazione nazionale delle Sentinelle in Piedi. Due cose diverse – la memoria dei cristiani perseguitati nel mondo e la protesta contro i disegni di legge sull’omofobia e sulle unioni civili – eppure unite da un filo rosso al punto che saranno tantissimi coloro che dalle piazze delle Sentinelle passeranno nelle chiese per unirsi in preghiera con tutti i cristiani.

Il legame che unisce i due momenti si chiama testimonianza alla verità. 

Pregheremo sicuramente perché il Signore non abbandoni questi suoi figli che in tante parti del mondo pagano con  Proprio per questo il sangue la loro fedeltà a Gesù Cristo e pregheremo perché possa cessare la loro persecuzione. Ma anche pregheremo perché pure noi sappiamo essere fedeli testimoni di Gesù nel momento della prova; perché sappiamo imparare dalla testimonianza, umile quanto potente, di queste centinaia, migliaia di cristiani che preferiscono il martirio piuttosto che accettare di scendere a compromessi o addirittura a rinnegare Gesù.

Pregare e imparare dunque da questi testimoni della Verità. Ed è sempre per dare testimonianza alla verità che oggi migliaia e migliaia di sentinelle si troveranno nelle piazze di tutta Italia, nel pomeriggio leggendo un libro. Per affermare che l’unica famiglia è quella naturale, fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna; che abbiamo diritto di dirlo e di difenderlo senza per questo essere considerati omofobi.  Un gesto semplice, pacifico, rispettoso di qualsiasi persona, che non richiede certo la forza e il coraggio dei nostri fratelli in Iraq, Siria, Nigeria, Pakistan, eppure anche qui da noi il clima si fa sempre più pesante e intimidatorio e sappiamo già che in tante città la veglia sarà disturbata e contestata dalle solite sigle del “bel mondo” Lgbt.
Del resto anche l’esempio dell’Irlanda dovrebbe insegnarci quanta intolleranza alberga nei cuori di persone che pretendono di essere loro le vittime della società a causa del loro orientamento sessuale. Invece ci stanno togliendo gradualmente ogni spazio di libertà, ed è proprio per questo che diventa ancora più importante essere in piazza con le Sentinelle in piedi.




Caterina63
00mercoledì 17 giugno 2015 20:02

  Se la Sentinella è omosessuale




Da un po’ di tempo a questa parte la parola omofobia è sulla bocca di tutti. Anche a scuola, capita che i miei studenti quasi non sappiano cosa vuol dire bullismo, ma omofobia sì, quello lo sanno. Io invece ancora non l’ho ben capito, soprattutto alla luce di quanto mi è capitato all’ultima veglia delle Sentinelle in Piedi.


Stavo facendo volantinaggio, spiegando a una ragazza chi fossimo e per quale motivo vegliassimo, quando una bella bionda è spuntata alle mie spalle, chiedendomi con fare aggressivo se fossi omosessuale, perché dal mio modo di fare lo sembravo.


Di certo non si aspettava che io le sorridessi dicendole che sì, lo ero (so che l’omosessualità non è un’identità, ma in quel momento la situazione non permetteva disquisizioni sulla differenza tra attrazione, pulsione ecc., perciò sono andato al nocciolo).


A quel punto la ragazza, sedicente segretaria dell’Arcilesbica, ha iniziato un’invettiva dicendomi che ero fuori di testa; che ero come “un afroamericano iscritto al Ku Klux Klan”, e che era inutile che mi illudessi perché nel segreto tutti i miei amici presenti in realtà mi disprezzavano chiamandomi “frocio”.


Sorvolando sull’ultima illazione che si commentava da sola, ho ribattuto che non mi risultava che le Sentinelle avessero mai bruciato in piazza nessuno e che in ogni caso gli omosessuali non sono una minoranza etnica, ricordandole che fino a prova contraria entrambi appartenevamo ancora alla razza umana.


Ed è stato allora che è accaduto.


Dimostrando un’elevata maturità, la donna mi ha fatto il verso.


Sì, avete capito bene. Una lesbica mi ha sfottuto per i miei modi effeminati. Con tanto di manina svolazzante e vocetta stridula.


La situazione era talmente grottesca che mi è scappato da ridere. Poi, con una calma che non mi apparteneva, le ho chiesto: “Ti rendi conto che tu sei l’unica in questa piazza che mi sta sfottendo per la mia omosessualità? Nessuno dei presenti si sarebbe mai permesso di fare una cosa del genere. Ora dimmi, se questa parola avesse un senso, chi è omofobo fra noi?”


Non sapendo cosa rispondere, la sedicente Segretaria Arcilesbica ha cambiato argomento cominciando una filippica molto teatrale contro la Madonna e i Santi, con l’unico risultato di fare imbestialire l’altra ragazza con cui stavo parlando e che, pur non conoscendo le Sentinelle, non essendo cristiana e non avendo una posizione chiara sulla questione delle unioni civili, era terribilmente infastidita della prepotenza del suo atteggiamento e dalla pochezza delle sue argomentazioni.


Buonsenso, uno, Follia, zero, insomma.


Al di là di come sia finita però, la domanda iniziale si ripresenta: che cos’è dunque l’omofobia? Perché se omofobia è discriminazione o ridicolizzazione dell’omosessualità allora anche io sono stato vittima di omofobia, proprio in quella piazza, da parte di una lesbica.


Potrei anche dire che le pagliacciate che si vedono ai Gay Pride sono inni all’omofobia, in quanto ridicolizzano, umiliano e riducono a macchiette tante persone omosessuali che vivono la loro vita con grande dignità.


Se poi esistesse una legge per punirla, l’omofobia, allora bisognerebbe anche multare tutti quei frequentatori dei locali gay che sono pronti a selezionare amicizie e conoscenze in base alla disinibizione sessuale o ai canoni estetici che un dato sottogruppo gay richiede, pena l’emarginazione. Un gioco al massacro in cui ognuno afferma di essere “più maschio” dell’altro, perché più peloso, più muscoloso, o più attivo, riproponendo proprio quegli schemi orribili di cui molti omosessuali hanno sofferto nell’adolescenza: se sei più gracile non sei abbastanza uomo.


Non è discriminazione, questa? Non sarebbero quindi anche questi atteggiamenti omofobi?


Poniamo che sia la violenza il comune denominatore per definire tutti gli atti omofobi. Avrebbe davvero senso questa categorizzazione? Non dovremmo punire e combattere la violenza in quanto tale? O dobbiamo dire che un atto di violenza su un omosessuale è più grave di quello su un qualsiasi altro essere umano?


Tutto questo sarebbe mera speculazione, se non fosse che da giorni ormai i miei detrattori mi danno dell’“omofobo interiorizzato”: dicitura inventata negli anni ’70 dalla psicologia ufficiale per bollare tutti gli omosessuali che ragionano fuori dal sistema-gay. In particolare l’idea che l’omosessualità abbia della cause psicologiche è stata motivo di grandi discussioni.


Senza ironia, mi spiace davvero che le mie parole abbiano ferito involontariamente qualcuno, ma non capisco dove sia l’omofobia in una dichiarazione del genere, anche ammettendo i criteri di discriminazione, emarginazione e violenza di cui sopra.


Il fatto di riconoscere delle cause psicologiche a certi atteggiamenti, quali che siano, non implica mai un giudizio di valore su chi li vive, né toglie che il più delle volte essi non siano stati originariamente scelti, e che talora possano anche essere irreversibili.


Io stesso, pur sapendo perché provo attrazione per persone del mio stesso sesso, sono ancora qui che con quelle attrazioni ci convivo. Non mi sento colpevole per il mio desiderio, né mi giudico per questo, ma aver capito certe cose sulla mia storia mi ha permesso di vivere e gestire con maggiore consapevolezza dei comportamenti correlati al mio orientamento sessuale che erano, e sono, dannosi per la mia vita.


Perché poi negare che ci sono persone che, a partire da questo percorso di consapevolezza, hanno anche riscoperto un’attrazione per l’altro sesso? Sono persone vere, che esistono: io ho mangiato con loro, ho dormito nelle loro case, ho conosciuto i loro figli.


Anche la loro esistenza sarà segno di omofobia?


A quanto pare sì, anche alla luce della recente inchiesta di Repubblica.


Molti mi hanno detto che difendere Luca Di Tolve dalla pagine di Libero sia stato un atto omofobo, espressione “dell’odio interiorizzato che nutro per la mia natura”. Tuttavia non è per odio verso qualcuno che io ho parlato, ma per aiutare altri ad essere liberi nelle loro scelte. Non per discriminare, ma per integrarsi. Non per ridicolizzare, ma per il rispetto della sacralità della persona.


Chiamatemi pazzo, ma io in questo non vedo odio, ma solo amore.


Mi hanno insegnato infatti che l’amore vero richiede e dona libertà, ma non ci può essere libertà se non c’è verità su sé stessi. Come puoi donarti a un altro, uomo o donna che sia, se non sai qual è l’oggetto del tuo dono, il tuo mistero?


Allora ecco, se avere amato così vuol dire essere omofobo, allora sì, io lo sono.


E se per questo “amore omofobo”, dovrò essere ridicolizzato, emarginato e odiato da chi la pensa diversamente, ben venga.


Chi ama infatti ha già vinto, omofobo o no.


Qualunque cosa voglia dire questa parola.




17/06/2015
http://www.lacrocequotidiano.it/articolo/2015/06/17/societa/se-la-sentinella-e-omosessuale 





 

Caterina63
00lunedì 16 novembre 2015 12:23

PISA
 

Le Sentinelle in Piedi sono state nuovamente aggredite a Pisa, con cori, insulti e bestemmie. E a questo scenario la cronaca ci ha purtroppo abituato.
Più inconsueto è l'organizzatore della contromanifestazione aggressiva: Queersquilie, associazione femminista queer promotrice di un programma educativo per le scuole.

di Andrea Lavelli

Uno scenario a cui purtroppo la cronaca recente ci ha abituato. A Pisa, questa volta. Una veglia pacifica e silenziosa delle Sentinelle in Piedi – in tutto un gruppo di 120 persone che con rispetto esprimevano il loro sì alla famiglia naturale vegliando in silenzio e leggendo un libro – coperta da un mare di bestemmie, cori osceni, insulti, cartelloni espliciti e offensivi.

I “soliti” casi di intolleranza nei confronti di chi esprime pacificamente la propria opinione a favore della famiglia naturale? Sì, ma non solo, perché a organizzare questa vera e propria aggressione verbale nei confronti delle Sentinelle è stata “Queersquilie – collettivo femminista queer” che potrebbe presto salire nelle cattedre delle scuole pisane per insegnare tolleranza e rispetto del prossimo agli studenti toscani.

Ma andiamo con ordine. Dal 2014 le Sentinelle in Piedi hanno vegliato tre volte a Pisa in uno scenario di forte intolleranza: “La prima volta la veglia venne interrotta perché i contromanifestanti prima fotografarono tutti veglianti, poi invasero lo spazio autorizzato per le Sentinelle spintonando e ingiuriando i partecipanti tra i quali bambini, anziani, una disabile e una donna in evidente stato di gravidanza,” spiega, Monica, sentinella pisana. La questione fu oggetto anche di una interrogazione parlamentare. Da quel momento le Sentinelle pisane sono costrette a vegliare attorniate dalla polizia in assetto antisommossa.

In occasione delle veglie successive invece accade qualcosa di diverso. In particolare nel corso dell’ultima veglia dello scorso 7 novembre viene indetta contro la veglia una “Lgbtqi parade” di protesta che si assembra nella stessa piazza san Francesco in cui si svolge la veglia silenziosa: “crediamo necessario girare i nostri culi favolosi contro quel grigio assembramento di Sentinelle,” si dice nel comunicato degli organizzatori. “Al fondo della loro ‘difesa della famiglia naturale’ c’è sempre la stessa vecchia e putrida zuppa: omo-, lesbo- e trans-fobia”.

Dai partecipanti, raccontano le sentinelle, sono partite offese, insulti e bestemmie che hanno sommerso i veglianti e che sono proseguiti poi per tutto il corteo, mentre i partecipanti innalzavano cartelloni osceni con disegni espliciti conditi da bestemmie di vario tipo contro Gesù e la Madonna: “a ognuno la sua cappella”, “voi pregate per noi, noi scoperemo per voi”, “anche san Francesco parlava con gli uccelli” “Gesù ce lo ha insegnato, avere due papà non è reato” e così via. Lo striscione della manifestazione è poi apparso appeso a una finestra del palazzo comunale.

L’aspetto più grave di questa vicenda è che tra gli organizzatori di tutto questo c’è l’associazione “Queersquilie” che figura tra le associazioni proponenti di “Educare alle differenze a Pisa” che sulla sua pagina Facebook si definisce “un gruppo di associazioni, collettivi, donne e uomini che si interessano di educazione di genere e alle differenze. Nel territorio pisano, promuoviamo e realizziamo, attraverso percorsi nelle scuole e con attività di gioco e animazione, una cultura dell'inclusione, della valorizzazione delle differenze di genere, della pluralità dei modelli familiari, favorendo l'educazione all'affettività e il contrasto agli stereotipi di genere, la prevenzione di bullismo, omofobia, transfobia e violenza contro le donne”. Il progetto è stato già presentato nel corso di un’assemblea pubblica. 

In altre parole: chi ha organizzato questo pomeriggio di offese alla religione cristiana e di insulti gridati in faccia a chi pacificamente manifesta il proprio pensiero potrebbe presto arrivare in cattedra per educare i vostri figli al rispetto reciproco.

“Come si è potuta svolgere questa parata che ha visto intonare canti osceni e esporre cartelli blasfemi con evidente oltraggio alla religione cattolica? Il diritto a non essere discriminati vale forse per tutti tranne che per i cattolici?” si chiede Monica, sentinella pisana. Ma soprattutto “come può essere considerato educatore chi argomenta insultando e utilizzando turpiloquio e bestemmie? Chi assume un tale atteggiamento come può condurre un progetto educativo e interfacciarsi con dei bambini?”

È dunque questo che “Educare alle differenze” intende portare nelle scuole quando dice di voler formare “cittadine e cittadini liber* [sic] che abbiano diritto alla piena espressione individuale”? Tra ciò che è possibile trovare sulla pagina web di Queersquilie si scopre anche una sezione “postporno” tutta dedicata alle nuove frontiere della pornografia con indicazioni di link utili da consultare. “Queersquilie” figura anche tra i promotori del convegno “Educare alle differenze 2” svoltosi nel settembre a Roma col patrocinio del Comune e organizzato da “Scosse” che a sua volta organizza corsi di “educazione all’affettività” nelle scuole dell’area di Roma. 

Casi come questi non possono che spronarci a tenere alta la guardia nei confronti dei cosiddetti corsi di “educazione alle differenze” che stanno proliferando nelle nostre scuole e soprattutto a verificarne i promotori che, come dimostra il caso di Pisa, spesso mirano a imporre una visione della sessualità a senso unico dettata dal mondo Lgbt unita a una grande intolleranza nei confronti di chi non condivide questa linea, oltre che della fede cristiana.

 







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