UN MILIONE E PIU' A SFILARE IN FRANCIA CONTRO I MATRIMONI GAY

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Caterina63
00sabato 30 marzo 2013 00:49
[SM=g1740729] VERGOGNA alla TV italiana che nei TG ha minimizzato sui numeri alla partecipazione alla manifestazione contro la legge sui matrimoni gay.... ripetiamo non contro i gay, ma contro questa legge infame ed infamante....
Guardate il video per rendervene conto, i politici NON possono ignorare questa pacifica e gioiosa partecipazione... [SM=g1740722]

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Caterina63
00venerdì 14 giugno 2013 19:43
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Nota dei vescovi francesi

Nei cortei l'impegno civile

Parigi, 14. "Da circa un anno la legge che crea un nuovo statuto del matrimonio e della filiazione sta suscitando la mobilitazione di tanti nostri concittadini, in particolare attraverso manifestazioni. Tra queste folle pacifiche e vigilanti, numerosissimi giovani, sposati e non, hanno vissuto una forte espressione pubblica del loro impegno.
Questo impegno non è stato vano. Esso avrà ancora modo di manifestarsi in altri campi in cui occorre vigilare per il rispetto della persona umana". In un comunicato, il Consiglio permanente della Conferenza dei vescovi di Francia esprime la sua soddisfazione per la grande partecipazione di folla che ha accompagnato la protesta pacifica contro il mariage pour tous.

"Venute da ogni orizzonte, queste folle hanno mostrato la loro determinazione nella calma e nel rispetto delle istituzioni. Volersi appropriare della loro protesta per obiettivi di parte o cercare di assimilarla o ridurla a estremismi violenti - scrivono - è inammissibile. Fin dall'ottobre 2011 i vescovi di Francia hanno annunciato che le divisioni sarebbero state profonde, dal momento che si sarebbe modificato radicalmente uno dei fondamenti della vita in società.

Promulgare una legge obbliga a considerare in modo serio le ferite e i timori duraturi che essa può provocare. I cittadini di un Paese non possono ignorare la legge civile e la coscienza è l'istanza ultima dove esercitare la loro libertà e la loro responsabilità. Dinanzi alle sfide che la nostra società deve affrontare, abbiamo bisogno gli uni degli altri, soprattutto per l'accompagnamento concreto ed educativo dei più giovani. Siamo debitori verso le generazioni future della nostra volontà di vivere insieme nel rispetto di tutti. Incoraggiamo tutti coloro, genitori ed educatori, che si assumono quotidianamente le proprie responsabilità".



(©L'Osservatore Romano 15 giugno 2013)



«Sono io l’uomo con la maglietta “contraria ai buoni costumi”. Ecco cosa è successo»


Fonte: Tempi.it

In Francia non era mai accaduto niente del genere, ma lui l’ha presa con ironia e racconta tutto scherzando. Parliamo di Franck Talleu, direttore dell’Insegnamento cattolico a Soissons, Laon e Saint-Quentin, sposato, padre di sei figli adottati, fermato il primo aprile, portato alla questura e multato perché si trovava al parco con i suoi figli indossando una maglia con il logo stilizzato di una madre e un padre che tengono per mano due bambini. «”Tenuta contraria ai buoni costumi”, questa è la prima cosa di cui mi hanno accusato gli agenti» racconta Talleu a tempi.it. «Io mi sono messo a ridere e ho risposto: “Sarà facile contestare quello che avete scritto!”». La maglia portava il simbolo della Manif Pour Tous, organizzazione che ha portato in piazza per due volte un milione di persone per protestare contro la legge su matrimonio e adozione gay del governo socialista di Hollande. La legge è passata oggi in Senato e ora torna alla Camera per l’approvazione definitiva.
 

Signor Talleu, ma l’hanno davvero arrestata solo perché portava una maglia con sopra disegnata una normale famiglia?


Le cose sono andate così. Lo scorso primo aprile, che in Francia era festa perché era il lunedì di Pasqua, ho deciso di andare insieme alla mia famiglia ai giardini del Lussemburgo, dove sappiamo che si ritrovano molte persone che hanno partecipato alla Manif Pour Tous. Abbiamo degli amici (nella foto in basso) che abitano vicino ai giardini e poiché li abbiamo conosciuto su internet, abbiamo deciso di indossare le maglie della manifestazione per riconoscerci.

 
Che tipo di maglie sono?

 
Non sono in sé strumenti di propaganda perché non c’è scritto alcuno slogan: presentano solo il logo della manifestazione, cioè un papà e una mamma che tengono per mano i due figli, mostrando in modo chiaro che la famiglia è costituita dall’unione di un uomo e una donna. I giardini si trovano vicini al Senato, quindi è considerato un posto sensibile perché la legge sul matrimonio gay doveva essere presentata al Senato pochi giorni dopo. Ci sono anche delle guardie che proteggono il Senato. A un certo punto, sono arrivate le guardie e mi hanno chiesto di levarmi la maglia o di coprirla. Io ho chiesto spiegazioni, dicendo che non era mia intenzione provocare nessuno, anche perché non vedo niente di scioccante o provocatorio nel simbolo. Allora il tono si è un po’ alzato, le guardie hanno detto che avrebbero steso un verbale e io ho risposto che non avevano il diritto di farmi un verbale perché indossavo una maglia. Allora mi hanno chiesto di seguirli al posto di polizia che si trova nel bel mezzo dei giardini e là mi hanno fatto una contravvenzione.
 

Con quale motivazione?

 
Inizialmente secondo il codice di infrazione: “Tenuta contraria ai buoni costumi”. La cosa mi ha molto divertito, mi sono messo a ridere e ho detto: “Sarà facile contestare quello che avete scritto!”. Allora, insieme a un loro collega, hanno cercato un’altra motivazione, questa: “Organizzazione di una manifestazione ludica senza autorizzazione” (nella foto a destra). Gli ho detto: “La contesterò comunque”. Mi hanno fatto la contravvenzione, io l’ho contestata e quindi mi hanno detto che si sarebbe aperta una causa al tribunale amministrativo. Ma per uscire dal posto di polizia mi hanno obbligato a levarmi la maglia della Manif. Io ho ceduto alla richiesta, più che altro per non fare aspettare oltre la mia famiglia, che si trovava fuori. Sono rimasto nel posto di polizia circa un’ora.
 
La famiglia in Francia è contraria ai buoni costumi?
 
In Francia la legge sul matrimonio omosessuale è stata approvata dal Senato e ora torna alla Camera in seconda lettura. È una legge che autorizza il matrimonio fra persone dello stesso sesso e l’adozione, perché in Francia il diritto all’adozione consegue a quello al matrimonio. Questa legge è molto pericolosa perché si basa sulla teoria del gender. Questa teoria ha 30 o 40 anni ed è sostenuta dal movimento LGBT (lesbiche, gay, bisessuali, trans). Sono movimenti molto violenti dal punto di vista intellettuale e dopo l’uscita di articoli sul mio caso ho ricevuto molti insulti da parte loro, anche se la loro violenza è anzitutto intellettuale. Chi sottolinea il fondamento naturale della famiglia, affermando un modello preferenziale di famiglia, rischia in Francia di creare dei problemi, perché c’è chi vuole che tutti i modi di formare una coppia siano messi sullo stesso piano. È questo che denunciano fra le altre cose i sostenitori del matrimonio repubblicano, che sono contrari a questa nuova legge.
 
 
Come hanno reagito i suoi sei figli vedendo il loro papà portato via dagli agenti di punto in bianco?
 
Mia moglie ha subito coperto la sua felpa e questo mi ha fatto arrabbiare perché sono cose che vanno contro il buon senso. Io e mia moglie abbiamo adottato sei figli e se sono molto impegnato contro questo progetto di legge è perché so quanto i bambini hanno bisogno di un padre e di una madre. I miei figli più grandi erano eccitati: quando sono tornato mi hanno chiesto se mi avevano torturato, se erano riusciti a farmi parlare. Si è creata l’immagine di un papà che fa resistenza! Mia figlia aveva già diffuso la notizia della mia disavventura su Facebook mentre ero ancora al posto di polizia. Fra i nostri figli ce ne sono anche due con la sindrome di Down e loro non hanno ben capito cosa stava succedendo. Mia moglie gli ha spiegato che il papà tornava subito e li ha mandati a cercare le uova di cioccolato nascoste, come si da noi per tradizione. Un altro figlio ancora, che ha sei anni, ha cominciato a chiedere cosa succedeva, perché aveva notato la discussione un po’ animata con gli agenti. Non è stato facile ma abbiamo dovuto spiegargli che può capitare che gli agenti, pur rappresentando la legge, si sbaglino nella loro valutazione e che in tal caso ci si può mettere a discutere con loro. Per quanto riguarda l’educazione al rispetto dell’autorità, si è creata una situazione problematica. Ma credo che sarebbe stato più grave obbedire agli agenti e nascondere quello che è semplicemente un simbolo che rappresenta la famiglia tradizionale.
 
La libertà d’espressione è minacciata oggi in Francia?
 
C’è stata grande omertà sullo svolgimento della Manif Pour Tous. Il mio caso è arrivato sulle pagine dei giornali, io l’ho trattato con ironia per sdrammatizzare ma è stato ripreso solo dalla stampa politicamente favorevole alla famiglia tradizionale. Nessun media indipendente ha ripreso la notizia. Sappiamo molto bene che i media francesi non hanno diffuso gli avvenimenti relativi alla Manif pour tous in modo obiettivo. C’è una protesta ufficiale con il ministero degli Interni riguardo al numero dei manifestanti, facciamo molta fatica ad ottenere le foto aeree della manifestazione per fare un conto preciso. La lobby LGBT è molto presente nel mondo dei media e della cultura, e si fa sentire. Faccio un esempio: la Manif ha fatto un’inserzione sul giornale di sinistra Le Monde, che si è dimostrato libero pubblicandola. Ma c’è stata una reazione violenta di un personaggio come Pierre Bergé, omosessuale che era amico di Yves Saint Laurent, che ha preso di mira il giornale per avere pubblicato quella pubblicità. La volontà di minare la libertà di espressione c’è.
 
Come si sente dopo quello che è successo?
 
Il mio caso ha permesso all’opinione pubblica di prendere più coscienza del pericolo che può rappresentare la teoria del gender. Io sono responsabile dell’educazione cattolica nella mia diocesi e collaboratore del vescovo su queste tematiche. Il gender è entrato nei programmi dei licei, attraverso le scienze naturali, la biologia. Che se ne parli nei licei non è un problema, che si studi questa teoria come una delle tante ideologie non è un problema. Il problema è che è stata imposta in biologia, mentre, essendo una teoria, la si dovrebbe studiare in filosofia. D’altra parte la debolezza di questa teoria è che non è studiata nel baccalaureato di scienze, è semplicemente studiata nelle materie scientifiche della sezione letteraria. Si vede bene che scientificamente questa teoria del gender non tiene e dal punto di vista delle scuole cattoliche, si può discutere come studiarla. Oggi, però, questa teoria sta facendo il suo ingresso nelle materie della scuola elementare, il governo sta preparando una legge a questo riguardo e questo è un problema perché gli studenti di quell’età non sono dotati di spirito critico.
 
I francesi come hanno reagito?
 
L’opinione pubblica ha cominciato a protestare con forza, ci arrivano messaggi di sostegno. Ci dicono che non capiscono cosa succede. Se a un certo punto si comincia a dire che una famiglia normale – anche se io considero la mia famiglia poco normale visto che ho sei bambini adottati di età e condizione diversa – composta da un babbo una mamma e due figli può scioccare le altre persone, allora la gente si ribella. Ma il governo e la maggioranza degli eletti in Parlamento non vogliono tenere conto dell’opinione pubblica.
 
Oltre agli attacchi, ha ricevuto anche un po’ di solidarietà?
 
Assolutamente. Moltissimi messaggi di simpatia, molti avvocati si sono proposti di difendermi, ritenendo il tutto ridicolo e dicendo che non è affatto sicuro che il procuratore istruirà la causa, anche perché il rischio che corro è di qualche decina di euro di ammenda. È solo una contravvenzione, ma esiste il diritto di difendersi con un avvocato anche in questi casi, e lo farò con uno di quelli che si sono offerti se la causa verrà istruita. Ci sono anche dei magistrati che mi hanno contattato dicendo che erano stupiti dell’accaduto.


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[SM=g1740771]





Caterina63
00lunedì 17 giugno 2013 22:30
[SM=g1740717] San Tommaso Moro, il politico che scelse Dio al re.....

Tommaso Moro è il nome italiano con cui è ricordato Thomas More (7 febbraio 1478 - 6 luglio 1535), avvocato, scrittore e uomo politico inglese. È ricordato soprattutto per il suo rifiuto alla rivendicazione di Enrico VIII di farsi capo supremo della Chiesa d'Inghilterra, una decisione che mise fine alla sua carriera politica conducendolo alla pena capitale con l'accusa di tradimento. Nel 1935, è proclamato santo da Papa Pio XI; dal 1980 è commemorato anche nel calendario dei santi della chiesa anglicana (il 6 luglio), assieme all'amico John Fisher, vescovo di Rochester, decapitato quindici giorni prima di Moro. Nel 2000 San Tommaso Moro venne dichiarato patrono degli statisti e dei politici da Papa Giovanni Paolo II.
(Avvenire)
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Movimento Domenicano del Rosario
www.sulrosario.org
info@sulrosario.org

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Omelia per la Canonizzazione dei Martiri Giovanni Fisher, Vescovo, e Tommaso Moro

I gloriosi campioni della fede cattolica in Inghilterra.
Il 9 maggio 1935, in occasione della solenne esaltazione dei gloriosi Martiri inglesi Giovanni Fisher, Vescovo e Tommaso More, Pio XI teneva questa Omelia nella Basilica Vaticana.
Venerabili Fratelli e diletti Figli,
come «Cristo è ieri, oggi e nei secoli», cosi giammai rovina e vien meno la Sua Chiesa.

Un'epoca viene soppiantata da un'altra; ma se per la fuga dei tempi gli istituti umani invecchiano e rovinano, se le dottrine umane che brillano di luce fluttuante si succedono, la Croce invece sta fulgida in eterno, mentre il mondo passa, ed irradia la luce della verità ai popoli che si succedono.

Spesso serpeggiano eresie e sotto l'apparenza di verità si infiltrano e prendono piede; ma l'inconsutile veste di Gesù Cristo non è scissa.
I denigratori ed oppugnatori della fede cattolica, gonfi e agitati da pervicace superbia, rinnovano la lotte contro il nome cristiano; ma i figli che rapiscono alla Chiesa, li trasmettono imporporati di sangue al cielo.
Infatti «da nessun genere di crudeltà può essere distrutta la religione fondata nel mistero della Croce di Cristo. La Chiesa non viene diminuita dalle persecuzioni, ma ingrandita; e sempre il campo del Signore è rivestito di messe più abbondante, mentre i grani singoli che cadono, rinascono moltiplicati» (2).

Queste considerazioni piene di speranza e di conforto Ci vengono alla mente, mentre Ci accingiamo a celebrare pur brevemente davanti a voi nella maestà i questo tempio di San Pietro, le lodi dei due beati Martiri, che abbiamo annoverati nel Catalogo dei Santi. Essi infatti - egregi rappresentanti decoro della propria nazione - essendo sorta una fierissima persecuzione contro la Chiesa Cattolica, furono dati al proprio popolo «come una città forte e una colonna di ferro e una muraglia di bronzo», e perciò non poterono essere turbati né dalle fallitá degli eretici, né essere atterriti dalle minacce dei potenti. Si devono invero ritenere come le guide ed i maestri di quella gloriosa schiera di coloro, i quali - né pochi, né solo di umile condizione - da tutta la Gran Bretagna resistettero con petto impavido ai flutti degli errori e con l'effusione del proprio sangue attestarono il loro amore verso la Sede Apostolica.

L'uno dotato di soavissimo carattere, sommamente versato nelle discipline sacre e profane, si distinse talmente per sapienza e virtù tra i suoi contemporanei da essere promosso Vescovo di Rochester con la stessa approvazione del Re d'Inghilterra.
E nell'esercitare tale ministero fu acceso di tale fervore di pietà e di operosa camitá verso le anime e risplendette di tanto zelo nel difendere l'integrità della fede cattolica che la sua casa episcopale sembrava piuttosto un tempio, una sede di arti belle e una università, che una casa privata.

Era solito castigare il fragi le corpo con digiuni, flagelli, cilizi; e niente gli era più familiare che visitare i poveri, alleviare le loro miserie, sollevare la loro povertà e se trovava dei peccatori turbati e atterriti per le loro colpe nefande, confortava i loro animi sfiduciati e li innalzava alla fiducia nella divina misericordia. Spesso, mentre celebrava il Santo Sacrificio effondeva abbondanti lacrime dagli occhi scintillanti, indizio e testimonianza della sua bruciante carità: e mentre attendeva all'ufficio delle predicazioni appariva a tutti gli astanti non già un nunzio e predicatore umano, ma come un Angelo di Dio in veste mortale. E se era di cuore mite e benigno verso ogni genere di miserie, quando si trattava della incolumità della fede e della genuina integrità dei cost umi, come un altro Precursore del Signore, del cui nome si gloriava, non ebbe mai timore di annunziare pubblicamente la verità e di difendere con tutte le forze i divini precetti.

Conoscete certamente, o Venerabili Fratelli e diletti Figli, per quale motiv o Egli sia stato chiamato e condotto al supremo pericolo della sua vita: ossia perché non desistette di illustrare, provare e difendere coraggiosamente la santità del casto connubio, che si addice a tutti i cattolici, anche insigniti della corona regale e il primato gerarchico che i Romani Pontefici posseggono per diritto divino. Per questo, fu gettato in carcere e quindi fu condotto al patibolo.

E mentre si dirigeva verso di esso con fronte serena, recitando l'Inno ambrosiano rendeva somme grazie a Dio che gli concedeva di coronare con la gloria dei Martiri il corso di questa vita terrena, e raccomandava a Dio con ferventissima preghiera se stesso, il popolo e il Re: dal che appare evidente che l'amor di patria non é diminuito dalla religione cattolica, ma piuttosto massimamente accresciuto.
Ascendendo poi al patibolo e risplendendo alla luce del sole la sua veneranda canizie come un diadema, disse con volto ilare: «Accostatevi a lui e sarete illuminati e i vostri volti non arrossiranno». Oh certamente alla sua santissima anima, liberata dai lacci del corpo e volante verso il cielo, corsero incontro le festanti schiere degli Angeli e dei Santi.

L'altro astro di santità segna con la sua via luminosa la medesima epoca tempestosa: vogliamo dire Tommaso More, Gran Cancelliere d'Inghilterra. Egli, eccellendo per il sommo vigore dell'ingegno e la somma versatilità in tutte le discipline, era in tanta stima e favore dei suoi concittadini che raggiunse in breve le più alte cariche. Ma non era meno acceso di zelo per la perfezione cristiana e di non minore carità nel procurare la salvezza del prossimo. Di ciò sono prova l'acceso ardore della preghiera, con cui secondo le possibilità recitava anche le ore canoniche, il cilicio che portava con somma pietà, le frequenti macerazioni corporali e inoltre tutto ciò che fece per difendere l'incolumità della fede cattolica e per rivendicare l'integrità dei costumi, sia con la parola, sia con gli autorevolissimi scritti.

Dotato della somma fortezza d'animo di Giovanni Fisher, vedendo che la santità della religione versava in sommo pericolo non temette di rinunziare alla somma dignità di cui godeva, di respingere la vana spudoratezza degli adulatori e infine resistere allo stesso supremo capo della Nazione, a causa dei comandi di Dio e della Chiesa. Perciò gettato in carcere, siccome le lacrime della moglie e dei figli tentavano di distoglierlo dal retto cammino della verità e della virtù, elevati gli occhi al cielo riuscì luminosamente esempio di fortezza. Per cui, colui che non molti anni prima aveva scritto che «non bisognava fuggire la morte per la fede », andò volentieri e con fiducia dalla prigione al supplizio; e dal patibolo volò ai gaudi dell'eterna beatitudine.

Giova quindi, o Venerabili Fratelli e diletti Figli, richiamare quella celebre sentenza del martire Cipriano: «Oh carcere beato, che manda gli uomini al cielo... 0 piedi felicemente legati, che nel viaggio salutare sono diretti al cielo».

Orbene, questi santissimi uomini, che col proprio sangue consacrarono l'integrità della fede cristiana ed i divini diritti del Romano Pontefice, meritamente da Noi, eredi del Principe degli Apostoli, sono decorati coi sommi onori della religione cattolica e press o le sacre spoglie di San Pietro. Ed ora altro non rimane che esortare ripetutamente voi che devotamente assistete, e tutti i Nostri figli in Cristo, nel mondo intero, di rivolgere le menti e i cuori ad imitare le loro virtù e ad implorare il loro patrocinio per se e per tutta la Chiesa.

Che se non tutti per la difesa delle santissime leggi divine siamo chiamati al martirio, tutti però mediante l'evangelico rinnegamento di se stessi, la volontaria mortificazione del corpo e l'operosa pratica della vita cri stiana «dobbiamo diventar martiri con la volontà... per conseguire come loro lo stesso premio»
E soprattutto desideriamo che otteniate, con fervide preghiere a Dio interposta l'intercessione di questi Santi, che finalmente l’Inghilterra «considerando l'esito del loro tenor di vita. ne imiti la fede»; e perciò ritorni a Noi «nell'unità della fede e nel riconoscimento del Figlio di Dio».

Coloro che ancora sono separati da Noi, considerino con animo attento le antiche glorie della loro Chiesa, che riferiscono i fasti di questa Chiesa Romana e sommamente li accrescono; considerino, come grandemente desideriamo, che questa Apostolica Sede già da lungo tempo li aspetta tutti ed attende che essi ritornino finalmente non in casa d'altri, ma nella propria casa.

« P a d re Santo - ripetiamo la divina preghiera di Gesù Cristo - conserva nel tuo nome coloro che mi hai dato; affinché siano una cosa sola come noi...»
(9).
Cosi sia.
_____________________
1.
Hebr., XIII, 8.
2.
S. Leone M., Serm. LXXXII, 6.
3.
Ler., I, 18; XV, 20.
4.
Ps. XXXIII. 6.
5.
M. L., IV, 425; IV, 416.
6.
S. Basilio M., M. G., 31, 508.
7.
Hebr., XIII, 7.
8.
Eph., IV, 13.
9.
Io., XVIII, 11.
_____________________________________
_________________
Testo originale latino in A. A. S., XXVII (1935), 204
-
203. Nostra versione. sito www.santommasomoro.com

[SM=g1740758] cliccare qui invece, per il MP di Giovanni Paolo II su Tommaso Moro
www.vatican.va/holy_father/john_paul_ii/motu_proprio/documents/hf_jp-ii_motu-proprio_20001031_thomas-more...




[SM=g1740717]

[SM=g1740771]
Caterina63
00venerdì 28 giugno 2013 01:28
 L'episcopato statunitense critica la sentenza sul matrimonio tra omosessuali
Una decisione sbagliata
"Giorno tragico per il matrimonio e per la nostra nazione"

    Washington, 27. "Un giorno tragico per il matrimonio e la nostra nazione": è netta e decisa la reazione dei vescovi statunitensi dopo la decisione della Corte suprema di legittimare il matrimonio tra persone dello stesso sesso. Con una prima sentenza, il massimo organo di giustizia del Paese ha infatti stabilito ieri l'incostituzionalità del Defense of Marriage Act (Doma), dove si afferma che "la parola matrimonio significa solamente unione legale tra un uomo e una donna come marito e moglie, e la parola sposo o sposa si riferisce solamente a una persona del sesso opposto che è marito o moglie".

    Molto decisa è stata la presa di posizione della Chiesa negli Stati Uniti. Il presidente della conferenza episcopale, il cardinale Timothy Michael Dolan, arcivescovo di New York, e il presidente del subcomitato dell'episcopato per la promozione e la difesa del matrimonio, monsignor Salvatore Joseph Cordileone, arcivescovo di San Francisco, hanno affermato in una nota che l'incostituzionalità del Doma dà luogo a "una profonda ingiustizia". La decisione dei giudici "è sbagliata", hanno sottolineato i presuli, e il Governo federale "dovrebbe rispettare la verità che il matrimonio è l'unione tra un uomo e una donna" anche se, si osserva, alcuni Stati della federazione "non riescono a farlo". La difesa della libertà e della giustizia, si puntualizza, "richiede che tutte le leggi, federali e statali, rispettino la verità, compresa quella sul matrimonio".

 Dopo la sentenza statunitense sui matrimoni tra omosessuali
La delegittimazione di chi non è d'accordo

    di Lucetta Scaraffia

    La decisione della Corte suprema statunitense di accettare i matrimoni omosessuali non è solo una sconfitta per una gran parte di americani - basti ricordare che il matrimonio gay è accettato in soli dodici Stati - ma si accompagna a una martellante campagna mediatica. Il coro di commenti che circonda queste "vittorie della libertà" gronda infatti ideologia ed è poco rispettoso delle opinioni diverse.

    Con le parole "ha vinto l'uguaglianza", forse non volendo, il presidente degli Stati Uniti ha toccato un punto centrale, quello cioè che considera uguali realtà che non lo sono, cioè maschio e femmina. È infatti proprio la differenza sessuale a garantire la generazione e a fondare il matrimonio: con quello omosessuale si nega che questa differenza esista e abbia valore costitutivo, e si vuole affermare che la differenza, se riconosciuta, significa obbligatoriamente disuguaglianza. Si può invece garantire dignità e libertà uguali a donne e uomini, omosessuali ed eterosessuali, pur rispettando la realtà, e cioè la differenza.

    Si sostiene in questo modo implicitamente un’altra affermazione non fondata: che il matrimonio faccia parte dei diritti umani, mettendo in secondo piano che esso è primariamente un’istituzione sociale e antropologica che richiede delle condizioni.

    Ma tutto questo serve a confermare l'interpretazione corrente delle leggi che legalizzano il matrimonio per gli omosessuali: che si tratti di un progresso, di passi avanti verso la dignità e la libertà. Che da una parte, quella del matrimonio gay, ci sia la libertà e l'uguaglianza, e dall'altra, quella di chi lo nega, ci sia solo la vergogna per gli omosessuali.

È una forzatura tendenziosa, che ha una funzione ben precisa: quella di negare ogni dignità al punto di vista di coloro che si schierano contro il matrimonio omosessuale, in modo da scoraggiarli dall'intervenire nel dibattito e lasciare quindi sola la Chiesa cattolica a difendere questa posizione, al massimo con il supporto di altre confessioni religiose.

In modo da relegare tutto alla rubrica "fondamentalismi religiosi".
Per questo numerosissimi laici che sono contrari a questa legalizzazione per la massima parte tacciono, per evitare di essere accusati di omofobia.


    In questo clima di nuove "libertà", chi paga un prezzo altissimo e ingiusto è infatti chi vorrebbe anche solo aprire una discussione, chi è consapevole che si sta trasformando uno dei fondamenti antropologici di ogni società umana, e proprio per questo pensa che sarebbe il caso di discuterne con calma, serietà e coraggio. Delegittimando gli avversari - proprio perché hanno buone, anzi buonissime ragioni per opporsi - si ottiene certo il risultato di condizionare nel senso voluto l'opinione pubblica, ma ci si priva di ogni possibilità di riflettere sulla società che si vuole creare per il futuro. E questo silenzio è un prezzo troppo alto da pagare, per qualsiasi società e per qualsiasi popolo.



(L'Osservatore Romano 28 giugno 2013)


Caterina63
00lunedì 1 luglio 2013 19:19

[SM=g1740722]  Il cardinale che si oppone alla corte suprema

Per Camillo Ruini la sentenza americana contro il matrimonio soltanto tra uomo e donna è l'illusione che pretende di negare la realtà. Il futuro appartiene a chi sa difendere l'essere umano autentico. Le unioni civili tra omosessuali: un compromesso "inutile e dannoso"

di Sandro Magister




ROMA, 1 luglio 2013 – A cinque giorni dalla deflagrante sentenza della corte suprema degli Stati Uniti contro la creaturale differenza di sesso tra uomo e donna, ancora il pastore supremo della Chiesa cattolica non ha proferito verbo.

È sempre possibile che lo faccia dopodomani, nel corso della settimanale udienza pubblica del mercoledì, o in un altro momento successivo.

Ma visto il personale riserbo con il quale ha affrontato questo e altri temi analoghi a forte impatto politico nei primi cento giorni del suo pontificato, in linea generale Francesco sembra preferire che su questi temi siano i vescovi di ciascuna nazione a parlare. In questo caso, in primo luogo i vescovi degli Stati Uniti, notoriamente tra i più battaglieri, come hanno mostrato fin dalle prime reazioni alla sentenza.

Che questa sia la linea dell'attuale pontificato, sui principi che Benedetto XVI definiva "non negoziabili" perché inscritti nella natura stessa dell'uomo, è per ora più un'ipotesi che una certezza.

In ogni caso, nel perdurante silenzio della cattedra di Pietro, alcuni vescovi e cardinali si sentono oggi ancor più tentati che in passato di distanziarsi dal magistero della Chiesa quale espresso dai due precedenti pontificati, ad esempio esprimendosi a favore della legalizzazione delle unioni tra omosessuali:

> Diario Vaticano / Sei voti in più per le unioni "gay"

E il fatto che tra costoro ci sia il presidente del pontificio consiglio per la famiglia, monsignor Vincenzo Paglia, è indicativo di come la curia vaticana sia un serio problema molto più per la confusione di alcuni suoi membri che per l'inadeguatezza di certe sue strutture.

*

Tra i cardinali e vescovi non degli Stati Uniti, uno che dopo la sentenza della corte suprema americana del 26 giugno non ha taciuto, anzi, ha espresso giudizi critici inequivocabili, è l'italiano Camillo Ruini.

Ruini, 82 anni, è stato per oltre un ventennio prima segretario e poi presidente della conferenza episcopale italiana, e per diciassette anni vicario della diocesi di Roma, prima con Giovanni Paolo II e poi con Benedetto XVI.

Con entrambi questi papi ha operato in piena sintonia. È coinciso con la sua leadership l'affermarsi della Chiesa italiana come "eccezione" rispetto al cedimento di tante altre Chiese nazionali all'avanzata di quella cultura neolaicista di cui la sentenza della corte suprema americana è un emblema.

Una recente sintesi della sua visione è la "lectio magistralis" che egli ha tenuto alla Fondazione Magna Carta, a Roma, lo scorso 6 maggio:

> Quale ruolo della fede in Dio nello spazio pubblico?

Durante il precedente pontificato, delle visioni d'insieme teologicamente argomentate e storicamente situate come quella espressa da questa "lectio" di Ruini erano pane quotidiano, nella predicazione e negli scritti di papa Joseph Ratzinger.

Oggi sono diventate qualcosa di più raro.

Ma è proprio da una visione di questo respiro che discendono i netti giudizi espressi nell'intervista che segue, rilasciata dal cardinale Ruini a Matteo Matzuzzi per il quotidiano d'opinione "Il Foglio" del 28 giugno.

__________



SPOSATEVI COME NATURA COMANDA

Intervista di Camillo Ruini



“L’uguaglianza intesa come negazione di ogni differenza è qualcosa che va contro la realtà”, dice al "Foglio" il cardinale Camillo Ruini commentando la sentenza con cui la corte suprema degli Stati Uniti ha dichiarato incostituzionale parte del "Defense of Marriage Act", la legge che definiva il matrimonio come unione esclusiva tra uomo e donna sotto la giurisdizione federale.

“Ci illudiamo se pensiamo di poter cancellare la natura con una nostra decisione personale o collettiva”, aggiunge ancora l’ex vicario di Roma e presidente della conferenza episcopale italiana.

D. – La decisione della corte sembra confermare che ci si trovi davanti a una valanga inarrestabile in cui ogni eccezione sull’equiparazione tra matrimonio eterosessuale e omosessuale sarà superata. È questo il terreno su cui si articolerà il dibattito sullo sviluppo della civiltà nel XXI secolo?

R. – Penso proprio di sì. Naturalmente la questione dei matrimoni omosessuali rientra nel problema più vasto della concezione che abbiamo dell’uomo, cioè di cosa sia la persona umana e di come vada trattata.

Un aspetto molto rilevante del nostro essere è che siamo strutturati secondo la differenza sessuale, di uomo e di donna. Come ben sappiamo, questa differenza non si limita agli organi sessuali, ma coinvolge tutta la nostra realtà. Si tratta di una differenza primordiale ed evidente, che precede le nostre decisioni personali, la nostra cultura e l’educazione che abbiamo ricevuto, sebbene tutte queste cose incidano molto, a loro volta, sui nostri comportamenti. Perciò l’umanità, fin dalle sue origini, ha concepito il matrimonio come un legame possibile soltanto tra un uomo e una donna.

Negli ultimi decenni si è fatta strada una posizione diversa, secondo la quale la sessualità andrebbe ricondotta alle nostre libere scelte. Come diceva Simone de Beauvoir, "Donna non si nasce, lo si diventa". Perciò il matrimonio dovrebbe essere aperto anche a persone dello stesso sesso. È la teoria del "gender", ormai diffusa a livello internazionale, nella cultura, nelle leggi e nelle istituzioni.

Si tratta però di un’illusione, anche se condivisa da molti: la nostra libertà, infatti, è radicata nella realtà del nostro essere e quando va contro di essa diventa distruttiva, anzitutto di noi stessi. Pensiamo, in concreto, a cosa può essere una famiglia in cui non vi siano più un padre, una madre e dei figli che abbiano un padre e una madre: le strutture di base della nostra esistenza sarebbero sconvolte, con gli effetti distruttivi che possiamo immaginare, ma non prevedere fino in fondo.

D. – Siamo davanti a un attivismo di carattere giuridico e sociale. Ormai il concetto di matrimonio tradizionale appare destinato a diventare qualcosa di obsoleto. C’è forse l’illusione che allargando l’istituto del matrimonio a ogni tipo di unione si risolva il problema, facendo sì che l’uguaglianza possa dirsi definitivamente raggiunta?

R. – Questa è appunto l’illusione: cancellare la natura con una nostra decisione personale o collettiva. Perciò sono vane le speranze di poter trovare un compromesso che accontenti tutti, ad esempio introducendo, accanto al matrimonio che rimarrebbe riservato a persone di sesso diverso, delle unioni civili riconosciute legalmente, alle quali potrebbero accedere anche gli omosessuali.

Queste unioni da una parte non soddisferebbero quell’istanza di assoluta libertà e parità che è alla base della rivendicazione del matrimonio omosessuale, dall’altra parte sarebbero un duplicato del matrimonio, inutile e dannoso.

Inutile perché tutti i diritti che si dice di voler tutelare possono benissimo essere tutelati – e in gran parte già lo sono – riconoscendoli come diritti delle persone, e non delle coppie.

Dannoso perché un simil-matrimonio, con minori impegni e obblighi, metterebbe ancora più in crisi il matrimonio autentico, senza il quale una società non può reggersi.

D. – Come valuta il fatto che una decisione divisiva come quella adottata dalla corte suprema americana sia stata presa da un tribunale e non da un parlamento?

R. – Lo valuto negativamente: la corte suprema, come anche ad esempio in Italia la corte costituzionale, ha infatti una legittimità democratica molto mediata e derivata. A mio parere è assai meglio affidare decisioni di questa portata agli organismi che hanno una legittimazione democratica diretta, come i parlamenti.

D. – Non crede che alla radice di questo progressivo smantellamento di ciò che è sempre stato considerato “tradizionale” ci sia il fatto che l’eguaglianza stia diventando
sempre più un dogma? Non c’è il rischio che la tradizione sia destinata ad andare incontro a una completa riformulazione?

R. – Distinguerei il concetto di uguaglianza. Intesa come uguale dignità tra tutti gli esseri umani l’uguaglianza è un principio sacrosanto. Intesa invece come negazione di ogni differenza e quindi come la pretesa di trattare nello stesso modo situazioni differenti, l’uguaglianza è semplicemente qualcosa che va contro la realtà.

D. – Cosa può fare la Chiesa davanti a tutto questo? A volte sembra arrancare, incapace di far sentire la sua voce. Negli ultimi decenni, poi, si è rapportata a questi mutamenti andando oltre lo storico dualismo tra progresso e tradizione. Viene da pensare, però, che superato questo schema duale si aprano problemi ben più gravi davanti ai quali le risposte possono essere percepite come ambigue o non chiare. Quali prospettive si hanno davanti?

R. – La Chiesa non può non battersi per l’uomo, come ha scritto Giovanni Paolo II nella sua prima enciclica – "Sulla via che conduce da Cristo all’uomo la Chiesa non può essere fermata da nessuno" – e come ha ripetuto Benedetto XVI anche nel discorso alla curia romana per gli auguri del Natale 2012: i valori fondamentali costitutivi dell’esistenza umana la Chiesa deve difenderli con la massima chiarezza.

Non mi sembra poi che oggi la Chiesa arranchi. Per stare al caso della Francia, i vescovi e i cattolici, insieme a tanti altri cittadini, sono stati sconfitti, almeno per ora, sul piano legislativo, ma hanno mostrato una vitalità e una forza culturale e sociale più grande dei loro avversari.

Solo apparentemente si tratta di dualismo tra progresso e tradizione: in realtà la vera sfida è tra due concezioni dell’uomo e io rimango convinto che il futuro appartenga a coloro che sanno riconoscere e accogliere l’essere umano nella sua autentica realtà. Le illusioni, invece, prima o poi si sgonfiano, spesso dopo avere provocato molti danni.

D. – C’è poi la questione del rapporto che hanno i cattolici con i grandi temi che intaccano la sfera dell’etica e della morale. In merito al caso specifico del matrimonio, non crede che negli ultimi anni il contributo attivo alla difesa di ciò che è sempre stato un simbolo millenario si sia attenuato e stemperato?

R. – I cattolici devono essere più consapevoli del significato culturale e sociale della loro fede. Quando questa consapevolezza si attenua la fede diventa insipida e incide poco non solo in ambito pubblico, ma anche nella capacità di attrarre le persone e di condurle a Cristo. Da questo punto di vista un certo modo di intendere la laicità della cultura e della politica rischia di privare la fede della sua rilevanza.

D. – La battaglia per l’eguaglianza si nutre di ragioni sentimentali. C’è un’idea di
amore che va al di là delle differenze di genere, della distinzione tra uomo e donna. È l’amore che si fa istituzione e diritto perfettamente uguale. È una china irreversibile?

R. – L’amore è una parola bellissima, che però può avere molti significati. Gli stati non possono, evidentemente, comandare o proibire a una persona di amarne un’altra e in questo senso le leggi non possono occuparsi direttamente dell’amore.

Possono e devono invece cercare di regolare nel modo più utile e più conforme alla realtà i comportamenti che nascono dall’amore ma hanno una pubblica rilevanza.

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Il quotidiano che ha pubblicato l'intervista:

> Il Foglio

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Il discorso di Benedetto VI del 21 dicembre 2012 citato dal cardinale Ruini nell'intervista:

> Il papa e il rabbino contro la filosofia del "gender"


E il caso dell'opposizione della Chiesa francese (ma non solo) alla legalizzazione dei matrimoni omosessuali:

> Il risveglio della Chiesa di Francia

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Gli ultimi tre precedenti servizi di www.chiesa:

27.6.2013
> Diario Vaticano / La diplomazia del bastone e della carota
Verso i rappresentanti pontifici nel mondo Francesco non ha pregiudizi. Un giorno li rimprovera, un altro li rincuora. Alcuni li stima, altri no. Da loro soprattutto si aspetta che selezionino bene i futuri vescovi. Ecco come

24.6.2013
> I cento giorni di Francesco e l'enigma della poltrona vuota
Il suo improvviso rifiuto di ascoltare la Nona Sinfonia di Beethoven offerta per l'Anno della fede è il suggello di un inizio di pontificato difficile da decifrare. Il successo mediatico di cui gode ha un motivo e un costo: il suo silenzio sulle questioni politiche cruciali dell'aborto, dell'eutanasia, del matrimonio omosessuale


[SM=g1740771]

ed anche il Comunicato ufficiale del cardinale Caffarra

Card. Caffarra: "Affermare che omo ed etero sono coppie equivalenti è negare le basi della civiltà"

L'Arcivescovo di Bologna interviene a proposito delle dichiarazioni del Sindaco sul riconoscimento di matrimonio e adozioni per le coppie omosessuali
Bologna, 01 Luglio 2013 (sito  della diocesi)



Le affermazioni fatte dal Sindaco di Bologna riguardanti il matrimonio e diritto all’adozione per le coppie gay sono di tale gravità, che meritano qualche riflessione.
Quanto da lui profetato come ineluttabile destino del Paese a diventare definitivamente civile riconoscendo alle coppie omosessuali il  diritto alle nozze e all’adozione è una battuta a braccio che costa poco: tanto non dipende dal Sindaco. Ma ciò non toglie la gravità di tale pubblica presa di posizione da parte di chi rappresenta l’intera città. E dove mettere il cittadino che non per fobia ma con motivate ragioni ritiene matrimonio ciò che è stato definito tale fin dagli albori della civiltà o ritiene non si possa parlare di un diritto ad adottare ma del diritto di ogni bambino ad avere un padre e una madre?
Davvero questo cittadino, con la sua cultura e le sue ragioni, è da giudicare incivile e fuori dalla storia, condannato a sentirsi estraneo in casa sua, perché non riesce a stare al passo del sedicente progresso?
 
Naturalmente ci sarà chi, riempiendosi la bocca di laicità dello Stato (che è cosa ben più seria!), ci accuserà di voler imporre una dottrina religiosa. Ma qui non c’entra religione o partito, omofobia o discriminazione: sono i fondamentali di una civiltà estesa quanto il mondo e antica quanto la storia ad essere minati; e forse non ci si accorge dell’enormità della posta in gioco.
 Affermare che omo ed etero sono coppie equivalenti, che per la società e per i figli non fa differenza, è negare un’evidenza che a doverla spiegare vien da piangere. Siamo giunti a un tale oscuramento della ragione, da pensare che siano le leggi a stabilire la verità delle cose. Ad un tale oscuramento del bene comune da confondere i desideri degli individui coi diritti fondamentali della persona.
 
+ Carlo Card. Caffarra
 
Arcivescovo di Bologna

[SM=g1740722]


Caterina63
00venerdì 12 luglio 2013 22:15

Fermiamo la Legge contro l'omofobia.

 
di Gianfranco Amato
 
11/07/2013
La Commissione Giustizia della Camera dei Deputati ha approvato il testo base del DDL contro l’omofobia e la transfobia, testo che andrà all’esame dell’Aula il prossimo 22 luglio. Il termine per gli emendamenti scade martedì 16 luglio. In previsione di tale importante passaggio parlamentare, i Giuristi per la Vita - insieme a La Nuova Bussola Quotidiana - lanciano un appello per fermare questa iniziativa legislativa, che rischia seriamente di avere gravi ripercussioni sui diritti fondamentali dell’uomo riconosciuti dalla nostra Costituzione, tra cui il diritto alla libertà di pensiero (art.21) e alla libertà religiosa (art.19).
 
Dal punto di vista pratico, infatti, l’approvazione delle norme contro l’omofobia e la transfobia potrebbe determinare l’incriminazione, ad esempio, di tutti:
 
1. coloro che sollecitassero i parlamentari della Repubblica a non introdurre nella legislazione il “matrimonio” gay;
 
2. coloro che proponessero di escludere la facoltà di adottare un bambino a coppie omosessuali, atteso che, secondo l’approccio ideologico appena recepito dalla Corte Suprema degli Stati Uniti, non ammettere una coppia gay al matrimonio costituirebbe discriminazione motivata dall’identità sessuale;
 
3. coloro che pensassero di organizzare una campagna di opinione per contrastare l’approvazione di una legge sul “matrimonio” gay; 
 
4. coloro che pubblicamente affermassero che l’omosessualità rappresenta una «grave depravazione», citando le Sacre Scritture (Gn 19,1-29; Rm 1,24-27; 1 Cor 6,9-10; 1 Tm 1,10.);
 
5. coloro che pubblicamente dichiarassero che gli atti compiuti dagli omosessuali «sono intrinsecamente disordinati», in virtù del proprio credo religioso (Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede, Dich. Persona humana), 
 
6. coloro che pubblicamente sostenessero che gli atti compiuti dagli omosessuali sono «contrari alla legge naturale», poiché «precludono all’atto sessuale il dono della vita e non costituiscono il frutto di una vera complementarietà affettiva e sessuale» (art. 2357 del Catechismo della Chiesa Cattolica); 
 
Le norme che si intendono approvare rispondono ad una mera prospettiva ideologica, del tutto inutile sul piano legale, godendo gli omosessuali degli strumenti giuridici previsti dal codice penale per i tutti i cittadini, contro qualunque forma di ingiusta discriminazione, di violenza, di offesa alla propria dignità personale. La proposta di legge sull’omofobia, pertanto, non merita di entrare nel nostro ordinamento. 
 
Opporvisi non è una battaglia di retroguardia, tesa a garantire chissà quale privilegio o quale ingiustificata impunità, ma significa battersi contro il rischio di una pericolosa violazione della libertà di espressione del pensiero e del credo religioso, fondamento di tutte le libertà civili nel quadro costituzionale vigente. La cronaca, del resto, mostra ampiamente cosa accade nei Paesi europei in cui è già prevista una legge contro l’omofobia: basti guardare al Regno Unito ed alla famigerata Section 5 del Public Order Act.
 
Per questo, i Giuristi per la Vita si appellano ai parlamentari della Repubblica italiana, e a tutti gli uomini di buona volontà, affinché venga scongiurato il rischio dell’introduzione di una simile normativa nel nostro ordinamento giuridico.
 
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