UNA STORIA UNICA Teresa e la Immaginetta di Maria Ausialitrice imperdibile

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Caterina63
00mercoledì 1 ottobre 2014 23:14

  Storia di devozione tra fabbrica, edicola e altro. Quando un’ immaginetta sacra va in processione. A Torino

 


Storia di una immagine di Maria Ausiliatrce del 1973. Ritornata a casa, dopo un furto. Amorosi Teresa. Foto di Romano B.
Storia di una immaginetta di Maria Ausiliatrice, del 1973. Amorosi Teresa. Foto di Romano B.Questa è la storia di una donna, Amorosi Teresa, nata a S. Arcangelo di Potenza  il 16 giungo del 1951.

Meglio. Questa e’ la storia di un’ immaginetta che va in processione. A Torino.

La storia di una mamma, come tante.

La storia di una mamma, alle prese prima, con la crescita di due figlie, in una Torino operaia, forse grigia, negli anni ‘ 70 .Alle presse, poi. Una citta’ grigia ma anche un pochino rossa, come il colore di talune rose, di quelle che si vedono in alcune zone della citta’ il 22 di maggio dalle parti di Santa Rita. La storia di Teresa, una donna operaia prima, edicolante ora. ( a Torino, in via XX Settembre dove fin dalle prime luci dell’alba e’ presente nel suo chiosco a distribuire quotidiani alla nostra citta’).

Sposata con Guarini Luigi, nato a S. Arcangelo di Potenza il 2 luglio del 1949.

Due figlie, Giulia, nata il 29 dicembre 1973 e Stefania Maria nata il 14 agosto del 1976. Una bella famiglia, con una storia importante alle spalle.

Teresa la incontro per caso. Nel cuore della fede della nostra citta’, un pezzo di terra racchiuso tra la Consolata, divenuta Patrona di Torino a partire dal 21maggio del 1714 con atto ufficiale del Corpo Decurionale cittadino, il Cottolengo e Maria Ausiliatrice in quella che e’ la terra di Valdocco, don Bosco. Senza dimenticare che verso sud della citta’ dove un tempo erano di moda le tute blu, vi e’la presenza di Santa Rita. Venuta a sapere del dipinto di Maria Ausiliatrice, lasciato in dono, (almeno per il momento, dato che saranno in vista opere di ritinteggiaturanello stabile, ler sentito dire) agli occhi dei torinesi e non, che si trovassero a passare sotto quella casa di ringhiera da me ricordata, (opera attribuita ad un tal  Savino, proveniente da Minervino Murge, come riferito da alcu i condo ini dello stabile di via Caselle) ha cercato di trovare analogie e somiglianze in altra storia di forte devozione.  La sua. E la sua immaginetta, datata, rubata, ritrovata, confrontata, amata.Ma torniamo a questo nuovo racconto.

Teresa e Luigi, sposi nel 1972,  si stabiliscono poco fuori Torino, ad Avigliana. La residenza  stabilita in una casa in affitto,   di proprietà di anziane signore andatesi  a stabilire a S. Ambrogio, altro paese a qualche km dal capoluogo. Teresa, una giovane sposina, 21 anni, con tutta la vita davanti. Gioia, felicità e tanti sogni nel cassetto. Il primo, una bella famiglia, coronata possibilmente dalla presenza e dalla gioia di bambini. Bimbe che presto arriveranno.  I tempi degli inizi per la nuova sposina , sono un po’ lenti, a dire il vero, al pari di quelli dei bambini quando si trovano ad assistere a qualche funzione, in una delle tante Chiese sparse nel nostro Bel Paese. Tempi lenti, in attesa di notizie dal paese d’origine, arrivate, per come si usava in quel tempo,nella buca delle lettere. Il telefono era un lusso, almeno in quel periodo. Un paese d’origine lasciato all’inseguimento del grande amore, Luigi.

Edicola via XX Settembre, Torino. Foto, Romano Borrelli

Di tanto in tanto, nelle cassette delle lettere,  Teresa ne ritrova alcune, a lei indirizzate, mischiate ad altre, non sue, ai Bollettini Salesiani, riviste collegate al  Santuario. Riviste intestate alle due signore anziane, proprietarie dell’appartamento. Le riviste, in realtà, sono indirizzate alle proprietarie dell’alloggio, che a fine mese, si recano in loco per ritirare i soldi dell’affitto e la posta. 

Teresa, le apre, le sfoglia.  

Comincia ad interessarsi  e approfondiretemi teologici. Forse, in queste, è “inscritto” un destino. Intanto, dalla lettura delBollettino impara  di tutto un po’.

E comincia a conoscere paesi lontani, usi, abitudini, costumi diversi e soprattutto  a sapere chi sono  Maria Ausiliatrice, don Bosco,  e cosa fanno le attività missionarie. Inoltre, si appassiona alla lettura delle suppliche, guarigioni,  miracoli,  promesse. Non è suggestione, ma un interesse da approfondire. Un interesse che matura, giorno dopo giorno: dalla religione alla geografia alla storia sociale ai costumi.  Al proprio credo. Per ogni numero di ciascuna rivista , si ritrova sempre più ricca , grazie alle storie altrui. Un Incontro, sempre più ravvicinato. Con l’Altro.  Storie stampate, illustrate, vissute empaticamente.  Al termine di ciascuna storia, di ogni articolo,  si ritrova a ribadire la stessa promessa: appena le sarà possibile, partecipare a quella bella missione cominciata con una Ave Maria. Un abbonamento e un’offerta per le missioni.

Teresa, nel marzo del 1973 rimane incinta. Il 29 dicembre nascerà  Giulia che allieterà la vita di Teresa e Luigi. Il pensiero della futura mamma corre immediatamente ad altre Scritture. Giulia, in realtà, in onore alla Madonna, avrebbe dovuto chiamarsi Giulia Maria, ma, si sa, spesso,  tra una corsa e l’altra, all’anagrafe ci si dimentica di qualcosa. In questo caso, di un pezzo di nome.  Una dimenticanza, cosa che non accadrà invece per un’antica promessa pronunciata al termine della lettura di ciascun numero del Bollettino e delle opere salesiane. L’offerta promessa, “s’aveva da fare”.  Saranno  5 mila lire l’equivalente dell’offerta relativa alla promessa. Non molto, ma tanto, se tenuto conto che il solo “portatore”  di reddito famigliare era il solo marito.
E con i ringraziamenti delBollettino Salesiano, nella buca delle lettere è inclusa anche  una bellissima immagine di Maria Ausiliatrice, di quelle di un tempo, con lo sfondo verde. Da quel momento in  poi,  l’immaginetta sarà custodita nel portafogli come una reliquia. E nel cassetto dei sogni e delle promesse ben presto ne aggiungerà un’altra. “Se avro’ la fortuna di avere una seconda bambina, il suo nome sarà anche Maria”. E così,  Il 14 agosto del 1976 nascerà la seconda figlia,Stefania Maria, in onore della Madonna e col ricordo dell’Ausiliatrice.

Ma Teresa, nel frattempo, oltre che fare la mamma, di cosa si occupa?

Dal 24 maggio del 1979 al 24 maggio del 1989 lavora in Fiat, come operaia,  a Mirafiori, reparto carrozzeria, verniciatura. Forse quanto si dirà successivamente lascerà   in alcuni dello scetticismo, ma  per Teresa, questo non importa. Il credo e’ personale vissuto in maniera ecclesiale. La coscienza non va coartata, e Teresa risponde alla sua . Continuando il racconto della   sua storia,  si comprende che per lei, le date diventano anche un simbolo. Una parentesi con corsi e ricorsi a leggere le cronache. Elezioni europee alle porte, devozione quotidiana.

Il concepimento, la nascita della figlia, il 24 maggio la data di assunzione, il 24 maggio la data di licenziamento.  Molto evangelico, il tutto. Mirafiori, una tappa fondamentale. Per l’inizio e per la fine della storia.  Immaginare il viale alberato torinese, con il tram dieci o novantuno che corrono, su quei binari, carico di lavoratrici e lavoratori. Lavoratrici e lavoratori carichi di pensieri all’andata e  di fatica e stanchezza al ritorno, alleggeriti di ogni forza e di tempo sottratto dalle catene, dalla vernice, dalle carrozzerie.    

I tram stancamente raggiungono il capolinea, nel viale alberato di Corso Tazzoli.Donne e uomini si apprestano, in procinto dei cancelli, meglio, le porte,  a mettere mano ai propri portafogli. Il mitico tesserino, un’occhiata a qualche fotografia, che ritrae la famiglia, i figli, il fidanzato, la fidanzata. Teresa, oltre a questo, concede un’ulteriore occhiata alla sua immaginetta dell’ Ausiliatrice.  Un pensiero, una richiesta di aiuto e protezione costante, per sé e la propria famiglia. Una compagnia in ogni movimento, ripetuto all’ossessione.
A fine turno, poi, un saluto, alle colleghe, i colleghi, e alla sua Madonnina, riposta all’interno del portafogli.  Un ringraziamento per aver superato indenne quelle otto ore incatenata  ad una fabbrica.  Scorriamo le cronache di quel giorno. 

Il 24 maggio del 1979, viene  ricordato dalle cronache cittadine perché un detenuto,  andato, insieme ad altri, in  pellegrinaggio a Lourdes, non farà  più  ritorno alle  carceri Nuove di Torino.  Altre notizie da Mirafiori, proprio lo scatolone manifatturiero  in cui Teresa lavora.24 maggio: le cronache ci raccontano  un gravissimo atto di intimidazione contromilitanti e attacchini del Pdup.  Devozione,  luogo di lavoro e ancora devozione si concentrano nella quotidianità di Teresa, che osserva fuori  dal finestrino del tram, dalla catena di montaggio e nel frattempo,  cresce dentro.Sovente in questo periodo ricorda come collghe e colleghi di lavoro, dopo qualche fermata ditram erano soliti scendere, per un saluto veloce, di devozione, a Santa Rita.

Il  24 maggio, festa di Maria Ausiliatrce. La processione è alle porte, proprio come a migliaia, che entravano ed uscivano dalle porte di Mirafiori. E ad ogni entrata e uscita dallo stabilimento, quella Madonnina è la fedele compagna di viaggio e di lavoro di Teresa. Immagine custodita gelosamente all’interno di quel portafogli.  L’immagine sarà fedele compagna della nostra narratrice  fino al  mese di giugno del 1999  quando in seguito ad un furto del portafogli e del suo contenuto, si perderanno notizie della “reliquia”.  Una compagnia durata  26 anni. Una vita.  Le pene  di Teresa per questo fatto sono enormi. Per lei  era come avere, sempre con sé la propria famiglia. A quell’immagine confidava e affidava molto. Quell’immagine era Altro, per Teresa. Era tutto. L’assenza dell’immaginetta dura una decina d’anni.

Nel 2009,  sul finire dell’estate, durante le pulizie che Teresa svolgeva  in casa,  si  ritrova, inspiegabilmente,  l’immaginetta che rubata  dieci anni prima. Il ritrovamento avviene all’interno di  un cestino di vimini, in una stanza usata un tempo dalle figlie. All’interno di un cestino di vimini più volte movimentato nel corso di quegli anni, di quei mesi, prima del ritrovamento.
Nel suo interno  vi erano contenuti oggetti quotidiani utilizzati d’abitudine. Una pinzatrice, ad esempio, utilizzata poco tempo prima di partire per le ferie d’ agosto.
 “Strano, ho pensato. Ho utilizzato questa pinzatrice ad agosto, prima delle ferie, e non mi sono accorto della sua presenza”. 

Il ritrovamento dell’immaginetta si accompagna ad episodi particolari, personali, intimi e delicati di Teresa. Episodi che toccano direttamente la salute, racconti di sofferenze e malattie troncate sul nascere, miracolosamente. Guarigioni  che, la stessa interessata attribuisce a qualcosa di grande, misterioso, miracoloso. Una storia di referti e cartelle cliniche, che agli inizi lasciavano presagire qualcosa di cattivo, e che invece, hanno avuto, fortunatamente per Teresa un’altra storia. 

L’immaginetta è tornata a casa, o forse non l’ha mai lasciata, la casa,  e questo vorrà dire qualcosa.  Teresa non si pronuncia, né pretende che si accetti questa storia per come la intende lei.  E’ una donna che lascia liberi di credere o meno. Era importante per lei, socializzare l’immagine dell’Ausiliatrice e sulle ricorrenze. In definitiva, sul 24 maggio.

Teresa la potete incontrare al mattino, presso la sua edicola, in via XX Settembre, a Torino, dalle cinque del mattino alle tredici. Dopo pausa pranzo, si reca qui, nella Basilica di  Maria Ausiliatrice, dove l’ho incontrata ,  e dove con tanta devozione continua a pregare per sé e per altri. Terminata le preghiere,  è solita accende una candela. Ad osservarla da lontano, nella sua compostezza, davanti a quel treno di candele, viene da  pensare a quanto mistero si trovi in una candela, nella luce, all’interno della Luce.

“La luna è splendida in questa calda luce serale, proprio come la fiamma di una candela è bellissima nella luce mattutina. Luce nella luce. Sembra una metafora di qualche sorta. Mi sembra una metafora dell’anima umana, la luce individuale racchiusa nella grande luce universale dell’esistenza” (tratto dal libro Gilead).

Abbiamo voluto fare luce, nella Luce, su una storia. Di un ritorno a casa. A questo mondo, non abbiamo una casa. Ma quell’immaginetta, ci è voluta tornare. Forse dopo una lunga Processione. La storia di una immaginetta che va in processione per le strace di una citta’.



   


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