VOTAZIONI ELETTORALI: LA RESPONSABILITA' DEI CATTOLICI

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Caterina63
00sabato 19 gennaio 2013 12:03
[SM=g1740733] Cari Amici, ci risiamo: siamo chiamati a partecipare alla vita politica del Paese nel quale il Signore ci ha dato di vivere NEL mondo, ma ricordandoci che non siamo del mondo e perciò  il nostro voto deve fondarsi sulla Legge naturale di Dio e non su quella degli uomini quando questa è ingiusta e calpesta la Famiglia vera e calpesta ciò che per noi è impossibile accettare....
Vi ricordiamo che il Cattolico TOLLERA le ingiustizie, ma non le può accettare............
tollerare significa che dobbiamo convivere con l'ingiustizia, dobbiamo convivere con la zizzania, ma non possiamo accettarla, non possiamo appoggiarla, non possiamo tacerla...... e siamo chiamati a rendere TESTIMONIANZA ALLA VERITA'.....
il Cattolico che non si impegnerà nella VERITA', diventerà un APOSTATA, un Giuda, un traditore......... e pagherà le conseguenze delle sue scelte.....
Infine vi ricordiamo che già negli anni passati abbiamo trattato l'argomento in questo thread che vi invitiamo a consultare per la ricchezza dei Documenti ecclesiali ufficiali:
Si avvicinano le elezioni: come deve regolarsi un vero Cattolico?


Apriamo questo nuovo spazio con una inquietante notizia e con le sagge parole di mons. Crepaldi Vescovo di Trieste:

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Mons. Crepaldi



LA NUOVA PERSECUZIONE ALLA CHIESA DI TRIESTE
Da Trieste, la Gender-persecution contro la Chiesa

Dal giornale: La nuova Bussola Quotidiana (on line) www.lanuovabq.it

Sabato scorso 12 gennaio davanti al Vescovado di Trieste si è tenuta una manifestazione organizzata da Arcigay per dare dell’omofobo e del razzista al Vescovo Mons. Giampaolo Crepaldi. La cronaca diceva che vi aveva partecipato anche un “prete” di Gorizia, ma si trattava di un sacerdote ridotto allo stato laicale che non fa più parte del clero di quella diocesi. E’ fuori dubbio, invece, che tra la folla urlante c’erano anche due assessori della Giunta comunale di Trieste.

Sul numero di Vita Nuova di oggi venerdì 18 gennaio il Vescovo torna sull’argomento rispondendo a una intervista con grande fermezza e tono vibrante. Cosa era accaduto? Facciamo un passo indietro. Nei giorni precedenti Arcigay ed Arcilesbica di Trieste avevano avviato una campagna contro l’omofobia che consisteva nell’appendere in tutti gli autobus cittadini foto di coppie dello stesso sesso in intimi atteggiamenti familiari. Titolo della campagna: “si va DIRITTI all’amore”. Comune e Provincia danno il patrocinio. Alla conferenza stampa di presentazione erano attesi grossi personaggi del Comune che però alla fine si sono defilati.

Il direttore del settimanale diocesano Vita Nuova, Stefano Fontana, scrive sulla versione on line – www.vitanuovatrieste.it - un articolo dal titolo “Problematico quel patrocinio” per dire che «il Comune e la Provincia non hanno il compito di patrocinare le campagne dei desideri individuali ma il dovere di confortare i cittadini che la società ha bisogno della famiglia vera e sostenere questa, anche sul piano educativo. Il che nulla avrebbe a che fare con la cosiddetta omofobia». Scopo enunciato della campagna era infatti la lotta all’omofobia, ma quello vero era la richiesta di equiparazione per tutti i “tipi” di famiglia.
Come ha dichiarato Roberto Lillo, ideatore della campagna: «Vorrei far notare come, nella campagna, non venga mai menzionata la parola “famiglia”, eppure tutti hanno capito cosa volevamo comunicare».

Su Vita Nuova del venerdì successivo il Vescovo conferma la valutazione espressa dal direttore di Vita Nuova. A questo punto si sono aperte le cateratte.
Il quotidiano locale Il Piccolo pubblica una serie di articoli. Davide Zotti, presidente del Circolo Arcobaleno dichiara «Al Vescovo non bastano più le omelie in chiesa, ha deciso di estenderle ai cittadini e alle istituzioni che li rappresentano bacchettando come una maestrina della penna rossa Comune e Provincia per aver concesso il patrocinio a una civilissima campagna: Crepaldi calpesta la dignità degli omosessuali.
Il sindaco Cosolini, intervistato da Il Piccolo, dichiara che il patrocinio era stato concesso a sostegno della lotta alla intolleranza omofoba senza entrare nel merito della questione e la Chiesa ha il diritto di dire la sua.
La Presidente della Provincia Bassa Poropat si sbilancia di più e parla di diritti di cittadinanza e di Chiesa che si deve “aprire”. Il vicario Mons. Malnati precisa che omofobia è una cosa ed equiparazione delle famiglie omo ed eterosessuali è altra cosa.

A Vita Nuova piovono i commenti on line, spesso di becero valore argomentativo, assieme a comunicazioni telefoniche con insulti e minacce. La questione si fa politica.
Il capogruppo Pdl in Comune Bertoli e la consigliera Neglich criticano il patrocinio e danno ragione al Vescovo dicendosi convinti che «il nucleo essenziale della società sia rappresentato dalla famiglia», con «un uomo e una donna che facendo figli alimentano il destino della nostra comunità. Bene ha fatto il Vescovo – proseguono i due consiglieri - a criticare Comune e Provincia: il sindaco non può nascondersi dietro “l’odio e l’intolleranza verso gli omosessuali” (che vanno condannati senza se e senza ma)», giacché «le istituzioni elette dai cittadini devono porre famiglia e figli al centro delle proprie politiche anche educative».
Di opposto parere il cattolico capogruppo in consiglio comunale del Pd Giovanni Coloni che punta sull’omofobia e finge di non vedere che si tratta di altro.

Eccoci quindi al presidio di sabato 12 davanti al Vescovado. 200 persone circa, grande lenzuolata arcobaleno e qualche cartello scritto col pennarello: “Crepaldi, lo sai che il tuo Dio mi ama?”, “Dio è amore, Crepaldi e il papa no” e così via.
Nel numero di Vita Nuova di oggi venerdì 18 gennaio c’è una lunga intervista al Vescovo Crepaldi. Egli ribadisce che «L'obiettivo finale di queste campagne è quello di minare un caposaldo della civiltà, la concezione della famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna, equiparandola ad altre forme di convivenza», spiegando che ciò non c’entra nulla, se non pretestuosamente, con l’omofobia.

Considera un fatto molto grave la partecipazione di due assessori comunali alla manifestazione: «La partecipazione alla manifestazione davanti al Palazzo della Curia di componenti la Giunta comunale che, con la loro presenza hanno avallato l'accusa di razzista al Vescovo, ha, di fatto, cambiato radicalmente lo scenario delineato saggiamente dal Sindaco. Personalmente ritengo che la partecipazione sia stata una cosa inquietante che si è tradotta in una pagina nera per la democrazia e per l'onore delle Istituzioni cittadine.
Una Giunta comunale è a garanzia di tutti, al servizio del bene di tutti e deve operare nel rispetto dei diritti di tutti. Che credibilità può accampare un Governo cittadino quando due suoi componenti se ne vanno in giro con gaia spensieratezza a manifestare contro il Vescovo e la Chiesa cattolica che, è bene che lo sappiano, in questa Città è presente fin dai primi secoli di storia del cristianesimo ed è protetta da un martire, San Giusto?».

Alla Presidente della Provincia, che auspicava una Chiesa aperta, il Vescovo ribatte così: «E' stato un invito poco appropriato da parte di un'Autorità istituzionale che si è sempre fatta apprezzare per la misura e per la capacità di stare al suo posto.
Alla Presidente della Provincia dico che l'unica cosa che deve fare la Chiesa è quella di essere fedele agli inviti di Gesù, suo Sposo e suo Signore. Le basta Lui».

Ma il punto senz’altro più profetico di questa intervista
è quando Mons. Crepaldi prefigura alcuni inquietanti scenari futuri: «i miei amici di Vienna dell'Observatory on Intolerance and Discrimination against Christians in Europe, che ogni tanto interpello per un parere o per far monitorare la situazione di Trieste, mi dicono che è iniziata in grande stile la Gender-persecution contro il cristianesimo e che sarà durissima.
Ci saranno i militanti, coloro che cercheranno il compromesso, coloro che tradiranno, ci saranno i fedeli e ci saranno anche i martiri»
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[SM=g1740733]  e noi da che parte vogliamo stare? con Dio o contro Dio?

[SM=g1740758]
Caterina63
00sabato 19 gennaio 2013 12:10
[SM=g1740758] Ricordandovi di consultare ed imparare davvero cosa dice la DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA, CLICCATE QUI, facciamoci aiutare anche da chi può aiutarci a capire la siatuazione....

Non precisamente amore
by Berlicche

Quelli che si chiamano princìpi non negoziabili sono, beh, non negoziabili. Ovvero, non sono merce di scambio; non sono qualcosa che posso dire, va bene, prendiamone una parte, o questa interpretazione, se ti do l’eutanasia ti mi concedi mezzo aborto. Non negoziabili vuol dire che sono una conseguenza diretta dell’essere cristiani, una conseguenza dell’essere cristiani.

Se Vendola (per dire un nome a caso) si convertisse dovrebbe trarne le conseguenze, e dovrebbe dichiararsi anche lui per questi princìpi: se no, non sarebbe veramente di Cristo, ma di qualcosa d’altro, di un idea, di una finzione di cristianesimo.

Fatta salva la fatica, le idee preconcette recalcitranti, il naturale pesantore del già vissuto e la traiettoria della comprensione. Ma non potrebbe affermare che le sue idee di prima non vengono toccate. Se si riconosce una verità più grande, alla luce di quella verità ora compresa occorre rivedere tutto ciò che crediamo di sapere già.

Non è che cristiano si può dire chiunque. Io vorrei che tutti fossero cristiani, ma questa è una scelta della libertà, ottenuta tramite la Grazia, come insegna il catechismo. Non decido io il cristianesimo: è un dato. Un dato: non una ideologia, non un progetto, non un partito, non un programma politico. [SM=g1740721]

Io posso dialogare con chiunque, Berlusconi, Monti, Bersani, Vendola, il monaco buddista e persino con il monaco cristiano, ma resto cattolico, e cerco di fare in modo che quello che mi caratterizza venga fuori.

Perché se son cattolico devo trarne le conseguenze; se lo dimentico, e tutto è lo stesso, non c’è più niente che mi distingua da chi cattolico non è. Se non penso che certe scelte siano le migliori per tutti
allora devo domandarmi sinceramente a cosa credo realmente.

E’ per questo che diffido profondamente di chi parla di valori non negoziabili e non di princìpi. Perché un valore, come mi è stato insegnato molti anni fa, è qualcosa tipo lo spread: in mano ad un potere estraneo, che lo alza e lo abbassa a seconda di come gli conviene. Un principio no; un principio è fuori dalle mani rapaci di chi vorrebbe usarlo e gettarlo.

E’ vero che l’essere cattolico è amare Cristo. Ma se da quell’amore non nasce una visione di vita allora è come chi dichiara il suo amore sempiterno a una donna e poi la tradisce con chiunque gliela dia. Non precisamente amore.

[SM=g1740771]




Caterina63
00sabato 19 gennaio 2013 12:17

[SM=g1740758] Tra matrimoni "gay" ed elezioni. Può il papa fidarsi di Andrea Riccardi?

Il fondatore della Comunità di Sant'Egidio si agita al centro della scena politica italiana, con l'apparente benedizione di Benedetto XVI. Ma la recita ha i suoi retroscena scomodi. Eccoli svelati

di Sandro Magister




ROMA, 10 gennaio 2013 – Ogni volta che Benedetto XVI parla contro i matrimoni tra omosessuali, puntualmente viene subissato di critiche. Ma l'ultima volta che l'ha fatto, nell'annuale discorso prenatalizio alla curia, non è stato così. Tutti zitti.

A fare da scudo al papa c'era il gran rabbino di Francia Gilles Bernheim, da lui citato a sostegno delle proprie tesi. E tra gli opinionisti avversi nessuno s'è sentito in animo di prendere a bersaglio anche un luminare dell'ebraismo europeo, oltre al capo della Chiesa cattolica.

In effetti, il caso francese sta facendo scuola al di là dei suoi confini, nella battaglia pro e contro quelli che la Chiesa definisce "principi non negoziabili" e di cui è un cardine il matrimonio tra uomo e donna.

Contro la volontà della presidenza Hollande di dare valore di legge ai matrimoni tra omosessuali hanno reagito vivacemente non solo la Chiesa cattolica, guidata dall'arcivescovo di Parigi, ma anche autorevoli esponenti delle altre religioni e del mondo laico, tra cui la filosofa femminista Sylviane Agacinski, moglie dell'ex premier socialista (e protestante) Lionel Jospin, e, appunto, il gran rabbino Bernheim, con un documento di 25 pagine nel quale rovescia ad uno ad uno gli argomenti a sostegno dei matrimoni omosessuali e delle adozioni da parte di coppie dello stesso sesso.

Nel citare il manifesto di Bernheim, Benedetto XVI l'ha definito "accuratamente documentato e profondamente toccante". E con ciò l'ha estratto dal suo contesto francese e l'ha offerto all'attenzione di tutto il mondo.

In Italia, l'invito del papa è stato accolto prontamente dall'intellettuale non credente Ernesto Galli della Loggia, che sul "Corriere della Sera" del 30 dicembre non solo ha riproposto con dovizia di citazioni gli argomenti del gran rabbino mostrandone la consonanza con Benedetto XVI, ma ha scritto di condividerli in pieno e di auspicare che finalmente se ne discuta senza più sottostare all'imperante conformismo a favore dei matrimoni gay.

Galli della Loggia è un intellettuale laico che dal Vaticano è sempre letto con attenzione. Sua moglie, la storica Lucetta Scaraffia, scrive regolarmente su "L'Osservatore Romano" ed è legatissima al suo direttore Giovanni Maria Vian. E infatti il giornale della Santa Sede ha dato grande evidenza a questa svolta del "Corriere", come fosse la simbolica caduta di un muro.

Galli della Loggia non è il primo né l'unico, tra gli intellettuali laici italiani, ad essersi staccato dal coro delle accuse alla Chiesa "oscurantista".

Dopo di lui, il 2 gennaio, sempre sul "Corriere della Sera", anche una psicoanalista di fama, Silvia Vegetti Finzi, ha preso posizione contro le adozioni di bambini da parte di coppie dello stesso sesso.

E prima di lui c'è stato il pronunciamento dei "marxisti ratzingeriani": il filosofo Pietro Barcellona, il teorico dell'operaismo Mario Tronti, lo scienziato della politica Giuseppe Vacca, il sociologo Paolo Sorbi, tutti organici al Partito democratico e in precedenza al Partito comunista e tutti adesso convertiti alla "visione antropologica" di papa Joseph Ratzinger, in difesa della vita "dal concepimento alla morte naturale" e del matrimonio tra uomo e donna. L'ultima loro riunione l'hanno tenuta in dicembre nella sede della "Civiltà Cattolica", la rivista dei gesuiti di Roma stampata con l'imprimatur della segreteria di Stato.

In Vaticano e nella conferenza episcopale temono però che il Pd, al quale i quattro appartengono e che sarà il probabile vincitore delle elezioni politiche del prossimo 24 febbraio, non tenga conto per niente delle posizioni dei quattro e anzi si prepari a sfornare leggi ostili.

Anche una possibile futura presidenza di Mario Monti non tranquillizza le gerarchie. Il suo programma tace del tutto sui principi "non negoziabili".

Né dà garanzie alla Chiesa l'agitarsi a sostegno di Monti di Andrea Riccardi, il fondatore della Comunità di Sant'Egidio, un cattolico che si spaccia per rappresentante esclusivo delle gerarchie ma che in passato è sempre stato inerte e muto tutte le volte che su quei principi c'è stata battaglia.

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Questa nota è uscita su "L'Espresso" n. 2 del 2013, in edicola dall'11 gennaio, nella pagina d'opinione dal titolo "Settimo cielo" affidata a Sandro Magister.

Ecco l'indice di tutte le precedenti note:

> "L'Espresso" al settimo cielo

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Sul discorso di Benedetto alla curia vaticana del 21 dicembre 2012 e sulla sua sintonia con il gran rabbino di Francia Gilles Bernheim:

> Il papa e il rabbino contro la filosofia del "gender"

Il testo integrale del documento di Bernheim citato dal papa:

> Mariage homosexuel, homoparentalité et adoption. Ce que l'on oublie souvent de dire

In seguito il gran rabbino di Francia è tornato sull'argomento in un'ampia intervista al quotidiano cattolico "La Croix":

> Gilles Bernheim: "Nous avons perdu la compréhension de ce qu'est le sens moral"

Intervista corredata da un profilo biografico e bibliografico:

> Gilles Bernheim, un grand rabbin philosophe

E questa è la parte dell'intervista di "La Croix" a Bernheim pubblicata da "L'Osservatore Romano" del 6 gennaio 2013:

> Il gran rabbino di Francia: "Abbiamo perso la comprensione del senso morale"

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L'articolo sul "Corriere della Sera" del 30 dicembre 2012 nel quale Ernesto Galli della Loggia ha riassunto e fatto proprie le critiche del gran rabbino Bernheim ai matrimoni tra omosessuali:

> Quando le religioni sfidano il conformismo gay

L' articolo sul "Corriere della Sera" del 2 gennaio 2013 nel quale anche la psicoanalista Silvia Vegetti Finzi ha preso posizione contro le adozioni di bambini da parte di coppie dello stesso sesso:

> Ai bambini servono entrambe le figure

Nel dare notizia di quest'ultimo articolo, "L'Osservatore Romano" ha commentato:

"L'articolo è particolarmente interessante perché segna l'ingresso degli psicoanalisti italiani in un dibattito per troppo tempo disertato. Non succede così in Francia, dove in molti, a partire dal celebre psicoanalista Claude Halmos, uno dei massimi esperti riconosciuti di psicologia dell'età infantile, si sono detti contrari al matrimonio omosessuale".

Ma va anche rimarcato l'articolo di segno diametralmente opposto – in perfetto "conformismo gay", stando a Galli della Loggia – firmato dal cattolico Alberto Melloni sul "Corriere della Sera" del 16 dicembre 2012, non solo ostile ma derisorio nei confronti delle critiche di Benedetto XVI ai matrimoni tra omosessuali, ridotte a espediente di tornaconto politico in vista delle elezioni del 2013 in Italia, in Germania e in Austria:

> Il messaggio del papa per il 2013 e l'insidia dei matrimoni gay

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Sui "marxisti ratzingeriani" e la loro sintonia con la visione antropologica di Benedetto XVI:

> Da Marx a Ratzinger. Il manifesto della svolta

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Quanto ad Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant'Egidio, ministro della cooperazione internazionale e attivissimo promotore dell'operazione politica che punta al reincarico dell'attuale capo del governo Mario Monti dopo le prossime elezioni, è indubbio che metta ogni giorno a profitto un'apparente investitura da parte delle massime autorità della Chiesa, a cominciare dal papa.

Ma in realtà le diffidenze nei suoi confronti, se non addirittura le avversioni, sono palpabili ai vari livelli della gerarchia, anche se non espresse pubblicamente. [SM=g1740732]

I vertici della conferenza episcopale italiana, da Camillo Ruini ad Angelo Bagnasco, non dimenticano che negli anni passati Riccardi non si è mai speso una sola volta, né con le parole né con i fatti, a sostegno delle battaglie della Chiesa sui principi "non negoziabili", [SM=g1740732] nemmeno in momenti cruciali come i referendum del 2005 sulla procreazione artificiale, o la morte eutanasica inflitta a Eluana Englaro.

In secondo luogo, coloro che conoscono da vicino la Comunità di Sant'Egidio sanno che c'è un campo, quello della famiglia, nel quale i suoi standard non sono affatto impeccabili.

Ha fatto scalpore, alcuni anni fa, la richiesta di riconoscimento di nullità del proprio matrimonio inoltrata al tribunale diocesano di Roma da un membro da 25 anni della comunità, sposatosi con una donna anch’essa della comunità.

Alla richiesta di nullità costui allegò un memoriale. Nel quale mostrava non solo come si fosse sposato “per costrizione”, ma anche come il suo matrimonio forzato fosse parte di una più generale "prassi in uso nella comunità di fidanzarsi con partner indicati dai propri padri e madri spirituali".

Il memoriale uscì in questo servizio di www.chiesa:

> Venticinque anni nella Comunità di Sant'Egidio. Un memoriale

Il tribunale diocesano di Roma accolse la richiesta e nella sua sentenza definitiva del 13 dicembre 2006 decretò nullo quel matrimonio.

Tra i membri della Comunità di Sant'Egidio il matrimonio è stato a lungo svalutato come un ripiego, un "rimedio alla concupiscenza". Ed è stato scoraggiato tra loro anche il procreare, all'insegna del motto: "I nostri figli sono i poveri". Non stupisce che poi siano risultati frequenti le separazioni e i divorzi.

A chi era al corrente di ciò ha quindi fatto impressione che al ministro Riccardi, fondatore e leader da sempre della comunità, fosse affidata nell'ultimo governo italiano anche la delega a occuparsi dei problemi della famiglia.

Ma ancor più ha lasciato interdetti che sull'altra sponda del Tevere, in Vaticano, la presidenza del pontificio consiglio per la famiglia fosse affidata, nel giugno del 2012, al vescovo Vincenzo Paglia, anche lui esponente di spicco della Comunità di Sant'Egidio e per molti anni suo assistente ecclesiastico: gli stessi anni nei quali l'autore del memoriale sopra citato scriveva che "il prete che ci sposò non ci preparò al sacramento né ci confessò, ed erano anni che non ci confessavamo".

Un altro elemento di forte attrito con le gerarchie della Chiesa, in particolare con la diplomazia vaticana, è l'attivismo internazionale della Comunità di Sant'Egidio.

L'ultimo caso di dissidio ha avuto come protagonista ancora una volta Riccardi.

Lo scorso 26 novembre, proprio mentre in Egitto esplodeva la rivolta contro il regime dittatoriale imposto dal presidente Mohammed Morsi, Riccardi ha tenuto una conferenza al Cairo, nell'università di Al-Azhar, che è stata tutta un inno alla democrazia, a suo dire trionfante in quel paese:

> Mediterraneo, mare di democrazia

“Sono molto contento – ha detto Riccardi – che oggi ci sia un Egitto democratico, forte non solo del prestigio della sua storia millenaria e del suo posto tra le nazioni, ma anche del prestigio della libertà. L’Egitto ha una storia di tolleranza. Ma oggi questi aspetti della vita sociale e della storia sono maturati e realizzati in un regime pienamente democratico con istituzioni parlamentari ed elettive. Questa democrazia è nuova ma, d’altra parte, ha radici antiche. In particolare si nota in Egitto e nel mondo arabo un forte rapporto tra la politica democratica e l’islam”.

Riccardi ha eletto a faro di libero pensiero anche l’università nella quale parlava:

“Parlo in un luogo alto come l’università di Al-Azhar che, anche in tempi difficili, è stata sempre un faro di religione e di cultura. Anzi qui, ad Al-Azhar, si è sempre creduto che la pratica e lo studio della fede producessero cultura. Al-Azhar, nei secoli, non solo ha conservato la fede, ma ha anche mantenuto viva la cultura con l’umanesimo”.

Accanto a lui c’era il grande imam di Al-Azhar, Ahmed Al-Tayyeb, uno che Riccardi conosce bene, per averlo avuto ospite più volte nelle parate multireligiose organizzate ogni anno dalla Comunità di Sant’Egidio.

Al-Tayyeb è colui che attaccò furiosamente Benedetto XVI per la sola colpa di aver pregato per le vittime della strage nella chiesa copta di Alessandria d’Egitto, alla fine del 2010.

In quell'occasione Al-Tayyeb troncò ogni rapporto tra l'università di Al-Azhar e la Santa Sede.

E oggi lo strappo rimane aperto. Lo ha confermato il cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del pontificio consiglio per il dialogo interreligioso ed ex ministro degli esteri della Santa Sede, in un'intervista a "L'Osservatore Romano" dello scorso 4 gennaio:

"Anche quest'anno il dialogo con Al-Azhar si è interrotto per scelta dei nostri partner musulmani".

Ma tra il grande imam e Riccardi, lo scorso 26 novembre, è stato tutto un abbraccio. Meraviglie della decantata "diplomazia parallela" di Sant'Egidio.

In questa pagina c'è l'indice di tutti gli articoli di www.chiesa su Riccardi e la comunità da lui fondata:

> Focus su MOVIMENTI CATTOLICI

Va aggiunto che Riccardi, oggi impegnatissimo nella campagna per le elezioni politiche del prossimo 24 febbraio, non ha mai brillato come procacciatore di voti.

Alla vigilia del conclave del 2005 fece un incessante lavoro di lobbying tra i cardinali, per contrastare la candidatura di Ratzinger e spingere quella di Dionigi Tettamanzi, all'epoca arcivescovo di Milano.

Ma al primo scrutinio nella Cappella Sistina raccontano che Tettamanzi rimediò solo due voti.

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Gli ultimi tre precedenti servizi di www.chiesa:

7.1.2013
> Gloria a Dio, pace in terra. La regola aurea del papa
Nel discorso d'inizio anno al corpo diplomatico, Benedetto XVI indica nell'oblio di Dio l'origine ultima della violenza tra gli uomini. E difende la libertà di coscienza, minacciata anche in Occidente

4.1.2013
> Una nuova grammatica per l'anno della fede
È la grammatica che ha in Gesù figlio di Dio e figlio dell'uomo il suo centro ultimo e definitivo. Questa dimensione "mistica" del cristianesimo è anche il cuore del concilio Vaticano II. Un teologo di New York interviene nella discussione aperta da www.chiesa

30.12.2012
> Bilancio di un anno. E previsioni
Nell'Italia cattolica ci si sposa sempre meno, e c'è chi vi vede l'ennesimo segnale dell'avvento di un'età postcristiana. Un'analisi sugli attuali "segni dei tempi" e su come la Chiesa li interpreta

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Per altre notizie e commenti vedi il blog che Sandro Magister cura per i lettori di lingua italiana:

> SETTIMO CIELO


Ultimi tre titoli:

Ruini obiettore di coscienza contro Ponzio Pilato

Nel centenario di Dossetti, due cardinali gli fanno la festa

"Lieti di subire oltraggi nel nome di Gesù". Il ritratto del vescovo ideale

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10.1.2013
Caterina63
00domenica 20 gennaio 2013 09:45

[SM=g1740771] 40 anni di menzogne, 56 milioni di morti
di Marco Respinti
20-01-2013 da LanuovaBussolaQuotidiana

Martedì 22 gennaio ricorrono i 40 anni esatti dell’aborto legale negli Stati Uniti d’America e il Paese sta ancora facendo faticosamente i conti con l’abisso spalancatosi quel 22 gennaio 1973 in cui la Corte Suprema federale di Washington chiuse il famoso caso “Roe v. Wade” introducendo improvvisamente nell’ordinamento giuridico la libertà di sopprimere la vita umana nel grembo materno.
Mancano infatti all’appello circa 56 milioni di vite umane, e da allora alle donne è stata imposta una sudditanza che ha il volte atroce di una nuova schiavitù.

Le si è rese incapaci di guardare la gravidanza come un dono, una speranza, una gioia; si è inculcata loro l’idea distorta che famiglia e professione si escludano a vicenda; le si è rese più deboli di fronte alla rapacità di molti uomini; si e è avvelenato il loro cuore insinuando che la morte è la soluzione ai problemi, ai dubbi, alle difficoltà.
A quattro decenni da quella famigerata decisione, oggi lo dicono apertamente molti, talora insospettabili; per esempio Alveda C. King, attivista per i diritti civili, nipote di Martin Luther King, ex deputata Democratica nella Camera dello Stato della Georgia, due aborti alle spalle (prima di mutare radicalmente visione) e un terzo non riuscito. I 56 milioni di aborti americani attuali sono calcolati in base ai dati ufficiali forniti dal Guttmacher Institute, l’organizzazione non-profit che ha sede a Washington e a New York (e che spesso lavora a stretto contatto con l’Organizzazione Mondiale della Sanità), paladina in tutto il mondo della “salute riproduttiva e sessuale”, vale a dire aborto, contraccezione, sterilizzazione.

Ciononostante, pare che la cultura abortista stia perdendo sensibilmente terreno. Lo dice nientemeno che il settimanale Time, persino dalla copertina. Il fatto è, dice Time, che, nonostante tutto, diverse cliniche abortiste hanno dovuto chiudere i battenti per questa o per quella ragione; che alcuni emendamenti di legge hanno attenuato sensibilmente la gravità della sentenza “Roe v. Wade” (per esempio l’emendamento annuale promosso nel 1976 dal deputato Repubblicano cattolico Henry J. Hyde [1924-2007], che impedisce l’impiego di denaro pubblico americano per l’aborto esclusi incesto e stupro); e che l’azione benefica dei consultori e dell’attivismo pro-life, che negli Stati Uniti è una vera e propria crociata, sta dando effetti grandiosi.

Il punto nodale però è che l’intera vicenda della legalizzazione dell’aborto americano è un cumulo di menzogne. La prima menzogna è quella relativa al numero degli aborti clandestini praticati negli Stati Uniti in condizioni assurde e terribili prima del 1973, una piaga che i filoabortisti hanno a lungo astutamente utilizzato per chiedere a gran voce la legalizzazione dell’interruzione volontaria della gravidanza. È una menzogna perché quelle cifre furono gonfiate ad arte.
Responsabile principale di questa bugia fu Bernard Nathanson (1926-2011), il famoso medico di New York che si vantava di essere stato responsabile di 75mila aborti a iniziare da quello che impose e praticò a una giovane che aveva messo incinta. «La cifra vera stava attorno alle 100mila unità, ma noi dicemmo ripetutamente ai media che si trattava di un milione. […] Le donne che morivano ogni anno per gli aborti illegali erano circa 200-250. La cifra che costantemente davamo in pasto ai media era 10mila».

Nathanson lo ha confessato dopo essersi convertito, essere divenuto cattolico ed essersi trasformato in eroe pro-life.
La seconda menzogna è quella della ragazza coperta da anonimato, “Jane Roe”, che, incinta per uno stupro, fu la causa prossima della sentenza del 1973. È una menzogna perché lo stupro fu solo un’invenzione di quella ragazza dall’adolescenza rovinata, lesbica, che, alla terza gravidanza indesiderata, s’inventò la violenza.
Supportata da avvocatesse in carriera con l’uzzolo dell’impegno politico, “Jane” adì il Tribunale distrettuale del Texas e dopo tre anni giunse in Corte Suprema. Intanto quel suo terzogenito era nato, era stato dato come gli altri in adozione e “Jane” cambiò la versione dei fatti invocando la necessità dell’aborto a causa dello stato di povertà e depressione in cui viveva. Lo ha confessato lei, rivelando di chiamarsi Norma Leah Nelson McCorvey, dopo essersi convertita prima al protestantesimo poi al cattolicesimo, ed essersi trasformata in eroina pro-life.

La terza menzogna è quella praticata dalla Corte Suprema federale di Washington. È una menzogna perché a quel massimo tribunale del Paese compete esclusivamente il peraltro decisivo compito di vegliare sulla costituzionalità dell’operato del legislatore, mai quello di legiferare in prima persona.
Invece proprio questo essa fece, indebitamente e scoprendo nelle pieghe della Costituzione federale un inesistente “diritto all’aborto” che applicò al caso Roe v. Wade e un inesistente “diritto alla privacy” che applicò al concomitante caso Doe v. Bolton.
Furono cancellate di botto così le leggi a protezione totale della vita umana nascente fino ad allora presenti negli ordinamenti giuridici di 30 dei 50 Stati dell’Unione nordamericana laddove nei rimanenti 20 l’aborto era permesso solo in caso d’incesto o stupro.

La quarta menzogna è quella che spaccia l’aborto per libertà individuale e diritto alla “salute riproduttiva”. È una menzogna perché la piaga seconda per gravità solamente alla soppressione della vita umana nel grembo materno è oggi quella della sindrome postaborto che colpisce le madri, ma pure i padri di bambini abortiti, seguita a ruota dalla terza, le malattie riconducibili all’aborto che colpiscono le madri abortiste.
Campagne di sensibilizzazione come “Operation Outcry” e “Silent No More” o missioni di ricupero spirituale come Rachel’s Vineyard, attiva anche in Italia come La vigna di Rachele, sono solo due dei numerosi fulgidi esempi di carità e apostolato tesi al ricupero integrale degli ex abortisti. Madri e, sottolineiamolo ancora, anche padri.

La quinta menzogna è quella del mito femminista. È una menzogna perché la “lotta di liberazione della donna” non c’entra nulla con l’aborto. Anzi, semmai c’entra proprio con il suo esatto contrario, la difesa globale della vita umana nascente.
Le fondatrici del movimento femminista americano, Susan B. Anthony (1820-1906) ed Elizabeth C. Stanton (1815-1902), erano tanto arrabbiate quanto antiabortiste. Lo ricorda bene oggi l’organizzazione Feminists for Life guidata da Serrin M. Foster; lo ricorda la Susan B. Anthony List, una lobby che pratica uno screening scrupoloso di ogni donna che negli USA s’impegni in politica; lo ha ricordato la grande accademica Elizabeth Fox-Genovese (1941-2007), già madrina marxista del movimento poi convertitasi al cattolicesimo al grido di (così s’intitola la sua autobiografia) “il femminismo non è la storia della mia vita”. E oggi lo dice finalmente anche il settimanale Time.

Ogni anno, dal 1974, nell’anniversario di questa famigerata sentenza-bugia, per iniziativa e poi a imitazione dell’indimenticata Nellie J. Gray (1924-2012), cattolica, i pro-lifer americani, ma con nutrite rappresentanze di diversi altri Paesi, si danno appuntamento nel cuore di Washington per testimoniare il “sì alla vita” lungo la Constitution Avenue e su fino alla Corte Suprema.
Sono migliaia e migliaia, e crescono ogni volta di più. Quest’anno la 39a Marcia per la Vita americana, la madre di tutte le Marce, si svolgerà venerdì 25 gennaio. Davvero quel Paese non riesce più a reggere 40 anni di aborto legale e milioni e milioni di morti innocenti.



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Quando la "carità cattolica" tradisce la Chiesa
di Massimo Introvigne
19-01-2013 da LanuovaBussolaQuotidiana




Con il motu proprio dell’11 novembre 2012 «Intima Ecclesiae natura» sul servizio della carità, come La Nuova Bussola Quotidiana aveva segnalato, Benedetto XVI aveva chiesto un vero e proprio giro di vite nei confronti delle organizzazioni caritative che si dicono cattoliche ma che, con le parole o con i fatti, contribuiscono alle violazioni dei principi non negoziabili in tema di vita e famiglia.
Dal motu proprio si dovrebbe ora passare alla fase operativa, con la Plenaria del Pontificio Consiglio «Cor Unum» – che coordina gli interventi caritativi della Chiesa in tutto il mondo – in corso in Vaticano.

Che si voglia fare sul serio emerge dall’intervento di apertura del cardinale Robert Sarah, presidente del Pontificio Consiglio, ripreso anche da «L’Osservatore Romano» del 18 gennaio. Un intervento, invero, durissimo.
C’è, afferma il cardinale, un’«etica laicista», «pensata da certi organismi internazionali», che è stata imposta «con la violenza a culture e a popoli del mondo intero attraverso meccanismi politici, giuridici e culturali complessi», diffondendo «una visione negativa e distruttiva dell’uomo e della donna».

Il metodo – già denunciato da Benedetto XVI nel corso dei suoi viaggi in Africa – consiste nel ricattare i Paesi poveri, cui si dice che riceveranno aiuti economici dai grandi organismi internazionali solo se si apriranno alla diffusione indiscriminata della contraccezione, all’aborto e al riconoscimento delle unioni omosessuali.
Si vuole imporre con il ricatto degli aiuti, ha detto il porporato, un modello ideologico, «quello legato alla mentalità contraccettiva occidentale e al disprezzo dell’uomo e della donna creati a immagine di Dio, che trovano oggi spazio in forme normative mondiali tipo quelle che si ritrovano nell’ideologia del gender di cui tanto si parla».

Non bisogna stancarsi di denunciare come una forma di violenza l’imposizione ai Paesi poveri «di norme politiche e culturali che trasmettono ideologie e un laicismo aggressivi, intolleranti e distruttivi di culture e soprattutto della fede», e che attentano «culturalmente, politicamente e giuridicamente all’identità costitutiva dell’uomo e della donna come persone, alla loro identità sponsale e alla loro meravigliosa complementarietà nell’amore».
A questo autentico complotto di tante organizzazioni internazionali sarebbe possibile resistere se, almeno, le organizzazioni cattoliche fossero unite nel denunciarlo, e si astenessero da ogni inaccettabile collaborazione.

Purtroppo, come già il Papa aveva rilevato con tristezza nel motu proprio dello scorso novembre, non è così. Amaramente, il cardinale Sarah ripropone «la constatazione che alcuni membri della Chiesa che lavorano nel campo della carità si sono lasciati sedurre e inquadrare dall’etica puramente laica delle agenzie d’aiuto della governance mondiale, sino a fare dei partenariati incondizionati e adottare gli stessi obiettivi di destrutturazione antropologica, gli stessi linguaggi e gli stessi slogan».

Si tratta di un’accusa gravissima. Ci sono organismi cattolici che lavorano alla «destrutturazione antropologica», a quella autentica distruzione dell’uomo denunciata dal Papa nel suo discorso alla Curia Romana dello scorso 21 dicembre come la più grave minaccia per la Chiesa e all’umanità.
Ma il Magistero non è ascoltato, e così queste organizzazioni cattoliche perdono insieme la fede e la capacità di operare per il vero bene comune.

«La storia dell’Occidente – ha affermato il cardinale – ha sufficientemente provato il legame tra infedeltà al Magistero e perdita della fede». Denunciando il rischio – che ormai è più di un rischio – di una secolarizzazione delle organizzazioni caritative cattoliche, il porporato ha aggiunto che il discernimento «che noi cristiani siamo tenuti a fare alla luce del Vangelo consiste da una parte nel renderci capaci di aprire gli occhi e l’intelligenza sulle realtà inconfutabili e negative del nostro tempo, e dall’altra di mantenere lo sguardo fisso su cosa comporta il mistero della presenza di Dio».

La gravità della situazione non può essere sottovalutata. Oggi nel mondo c’è «chi vuole la morte dell’uomo per distruggere il disegno meraviglioso di Dio». E non si tratta di posizioni meramente filosofiche. Si utilizzano tutti i mezzi per «mondializzare nel modo più rapido possibile» una «cultura di morte». Si spaccia per aiuto alle donne «l’imposizione di politiche contraccettive e abortive».
Questa «situazione inaccettabile» passa per il mito secondo cui le grandi organizzazioni internazionali hanno sempre ragione, e la loro «governance mondiale» è sempre benefica e comunque inevitabile. E purtroppo «in gradi diversi alcune istituzioni cattoliche si sono lasciate coinvolgere dall’etica della governance mondiale, impastandola con il Vangelo e con la dottrina sociale. Hanno anche utilizzato quel caratteristico linguaggio ambiguo, si sono allineate alle sue condizioni di sostegno finanziario».

Qualche volta hanno anche fatto buoni affari. Ma questa non può essere la logica dei cattolici. È ora di cambiare, cioè di convertirsi. «La grazia della conversione ci fa uscire da questo quadro e ci fa ripartire in Cristo. La vocazione profetica del cristiano lo chiama a rendere testimonianza al Cristo e ai valori evangelici». «La carità non è una specializzazione nella Chiesa. È la vita del corpo nella sua interezza, è un appello universale a vivere la nostra fede e ad aiutare l’umanità a crescere, grazie al Vangelo».

[SM=g1740771]

Caterina63
00domenica 20 gennaio 2013 16:15

[SM=g1740758] Laici o laicisti?

07.01.2013 14:46

 

 logo
(non farti tirare da una parte o dall'altra...... [SM=g1740733]  )

 

 

Laicità o laicismo? Laici o laicisti?

 

Proponiamo questo breve articolo per rispondere ad una delle osservazioni rivolte a noi da Antonio F. - risorgimentale - in un suo messaggio nel Libro degli ospiti, certi così di fare a lui e ai lettori, cosa gradita.

 

Laico è un termine fin troppo abusato, ma esso deriva dal latino "laicus" e dal greco "laikos", aggettivo formato da "laos" che vuol dire popolo - onde laitos e leitos che vuol dire "pubblico". Il termine così ha da sempre significato nella Chiesa il popolo, la gente, colui che appartiene al popolo ossia che non ha abbracciato la vita ecclesiastica e vive tra la gente, "secolare".

Il primo testo in cui compare la parola laico è la famosa Lettera ai Corinti di Clemente romano, Papa,  della fine del primo secolo, dove egli indica che la comunità cristiana deve essere ordinata (distingue facendo riferimento al giudaismo: sommo sacerdote, sacerdoti, leviti, laici).

I laici, immersi nelle realtà del mondo, all’interno della compagine ecclesiale sono coloro che appartengono al popolo: i battezzati che non rivestono alcuna funzione nella gerarchia ecclesiastica. Etimologicamente San Girolamo attribuisce il termine laici alla radice greca λαός (popolo).

Fin dai primi tempi del cristianesimo nella comunità cristiana si vanno delineando i tratti della sua composizione: una struttura gerarchica e un popolo laico.

Nei laici si trovano carismi spirituali diversi che corrispondono a vocazioni particolari. Le donne vi partecipano come gli uomini.

Insomma il termine non ha mai indicato l'ateo, l'agnostico o altro, ma semplicemente colui che non era sacerdote, ecclesiastico, il popolo e, nello specifico, il popolo che lentamente confluiva nella vita della Chiesa.  

E' errato pensare e dire che questo termine fu usato "poi" dalla Chiesa, è esattamente il contrario, nell'Impero Romano e nel mondo fino ad allora conosciuto, il termine "laico" non era di uso comune, lo rese celebre proprio la Chiesa nel suo distinguere il popolo dai consacrati.

E' normale che all'epoca il termine non indicasse gli atei come si pretende far congiungere oggi perché il problema non esisteva, non esisteva un popolo di "non credenti" che rivendicasse il proprio ateismo quindi, quando si parlava di laici, si è sempre indicato principalmente il "popolo credente" ma non consacrati nel ministero.

Suggeriamo di leggere questa ricostruzione del laico nella storia:

http://www.iuscanonicum.it/Contributi/10%20laici%20nella%20storia.htm

 

A partire dall'anno Mille circa, con gli Ordini terziari associati agli Ordini religiosi, vengono a formarsi i primi gruppi di laici "consacrati", un esempio comprensibile a tutti è la posizione assunta da Santa Caterina da Siena "mantellata domenicana", laica consacrata del medesimo Ordine di San Domenico, a questa forma si aggiunsero le Confraternite, gruppi di laici che all'interno di queste strutture fornivano aiuto ai sacerdoti, si prodigavano verso i più poveri, custodivano il decoro delle Chiese e degli Ospedali, organizzavano Feste patronali, alimentando e custodendo la devozione o il culto al Santo del proprio Paese, inoltre erano davvero imponenti quando si prodigavano negli Anni giubilari estendendo una fitta rete di aiuti materiali e spirituali ai pellegrini. Tanto per fare un esempio citiamo le Confraternite che ininterrottamente operano ancora oggi presso i Santuari più famosi come quello di Santiago di Compostela, o altri Santuari mariani.

In definitiva, l'essere laico, era semplicemente non amministrare il Culto, ma prestare un servizio agli "amministratori dei misteri divini" (cfr. 1Cor. 4 "Ognuno ci consideri come ministri di Cristo e amministratori dei misteri di Dio.") il cui ministero va dal servizio della carità materiale, quanto al servizio della carità sacramentale.

Laici erano considerati anche quanti appartenevano alla classe politica. Lo stesso ruolo di Cesare e dell'Impero Romano era riconosciuto come laico da Gesù stesso, così come il concetto di Stato, nella Chiesa, è sempre stato considerato "laico", ossia svincolato dal Culto e dunque non confessionale. Ma "non confessionale" non vuol dire neppure "ateo".

 

Fino al 1700 circa, ossia fino all'implodere dell'Illuminismo e delle varie Rivoluzioni, il termine laico non è mai stato oggetto di interesse, né di assegnazione al negativo o al positivo. Fu con l'avanzare di uno spaventoso anticlericalismo massonico attraverso il quale essere consacrati, essere preti era giudicato in negativo, a far scaturire un concetto di positività o negatività al termine laico. Una positività che si riscontrava però a discapito del Prete, a discapito dell'appartenenza alla Chiesa. Nasce così il "laicismo" per contrapporsi a quel "rendere a Dio ciò che è di Dio".

E' erroneo e non corrisponde al vero che il cosiddetto "Stato laico" sarebbe semplicemente uno Stato "ateo" libero dalla legge di Dio.

Non solo questo è falso, ma alimenta di fatto la mostruosità che lo Stato sarebbe, a questo punto, dio di se stesso, con un ritorno al Cesare-dio in cui oggi la divinità sarebbe lo Stato e la sua bibbia la Costituzione.

 

Nel dicembre 2008 Avvenire riportava questo articolo interessante:

"Sul nesso fra Dio, religione e politica, l'insegnamento di Gesù Cristo si pone come evento inedito per quanto concerne la diversità fra Dio e Cesare (Mt.22,17): la novità cristiana è racchiusa nella nota frase: «Rendete dunque a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio». Si tratta di un detto instauratore, capace di introdurre un passo in avanti nell'esperienza spirituale e politica dell'umanità.

Venne così introdotta la duplicità della rappresentanza (spirituale e temporale) al posto dell'unità tipica della città antica in cui si congiungeva in un solo vertice (nell'imperatore che era anche pontefice) la rappresentanza sacrale e quella civile.

La diversità cristiana apparve un attentato di cospicue dimensioni alla politica poiché, introducendo la "laicità" sconosciuta alle culture antiche, apriva inedite possibilità di liberazione e di dissidio.

Come spesso ha rivelato Joseph Ratzinger, la frase di Gesù sottolinea non solo che occorre marcare i confini fra Dio e Cesare, ma che occorre rendere o dare. Il risuonare di tale verbo cambia la prospettiva della semplice separatezza fra Dio e Cesare. Il rendere a Cesare quanto è necessario: giustizia, pace, diritti, rispetto, è qualcosa di grande. Ma Cesare non è Dio.

Cesare può essere patria temporale, ma non è patria definitiva per alcun uomo.

Il rendere a Cesare implica, perché sia autentico e pieno, il rendere a Dio quanto è necessario e salutare. Dare solo a Cesare senza dare a Dio è rovina. Il versetto evangelico domanda un doppio dare, e l'uno non può stare senza l'altro.

Il secolarismo europeo è esattamente definito dal dare a Cesare senza minimamente dare a Dio, mediante l'ipocrisia di confinare Dio nella più remota privatezza della coscienza, come ha denunciato Benedetto XVI.

In questo modo si sterilizza il contributo che la religione offre al miglioramento civile. Mirando al vigore della vita morale e delle virtù, essa raggiunge la società nel suo punto più nevralgico.

 Contrariamente all'asserto del materialismo storico marxista, l'anatomia della società civile è l'etica, non l'economia politica. Chi riesce a migliorare il comportamento morale delle persone adempie il compito più importante nella società.

Non ve ne è nessuna che, per quanto dotata di istituzioni molto elaborate, possa sussistere in maniera decente e costituire una vita civile accettabile, se i suoi cittadini cedono troppo ai vizi e allo scatenamento delle passioni.

Se lo Stato può soggiacere a smisurate richieste eudaimonistiche ma non può garantire i propri fondamenti morali, deve trovare fuori di sé, ossia nella società, tali basi: che oggi sono messe a rischio dal relativismo intellettuale e morale, e dal secolarismo.

****

E ancora:

"La Chiesa non rivendica il diritto di dominare la dimensione secolare, ma ha tutto il diritto - di fatto l'obbligo, il dovere - di impegnare l'autorità secolare e di sfidare quanti la esercitano a soddisfare le esigenze di giustizia. In questo senso, la Chiesa cattolica non può stare, non è mai stata e non starà mai "fuori dalla politica". La politica implica l'esercizio del potere. L'uso del potere ha un contenuto morale e conseguenze umane. Il benessere e il destino della persona umana sono decisamente materia, e speciale competenza, della comunità cristiana".

(...)

D'altro canto vi sono personalità influenti, sia negli Stati Uniti sia in Europa, che cercano di ridurre la religione e la fede a un'opzione privata senza un ruolo pubblico da svolgere. Quindi cercano di edificare ciò che un critico definisce "una nuda pubblica piazza", rinchiudendo così la religione tra le pareti domestiche e secolarizzando totalmente la dimensione pubblica. (...)

... i cattolici, con il loro impegno per la tradizione della legge naturale, portano un contributo importante alla vita pubblica e al processo politico ... Infatti, come si può contribuire al bene comune se non si portano nei dibattiti e nelle discussioni le proprie convinzioni morali e i propri valori profondi?

Inoltre, le figure più autorevoli della tradizione cattolica, come san Tommaso d'Aquino, riconoscono la legittima autonomia della dimensione secolare-laica. La pretesa di "Cesare" alla lealtà e alla dedizione dei cittadini è legittima, ma la lealtà non può mai usurpare l'obbedienza alla corretta morale e il culto che si devono solo a Dio.

(..)

...un esempio è il santo inglese Tommaso Moro, che  Giovanni Paolo II definì "il celeste patrono dei governanti e dei politici".

 La grandezza di Moro sta nella sua lotta coraggiosa per restare fedele al proprio dovere verso il suo sovrano terreno senza mai compromettere la sua dedizione fondamentale ai dettami della propria coscienza di laico come riflesso della sua obbedienza al suo Re celeste. Come è ben noto, questa coerenza alla fine gli costò la vita, ma la sua testimonianza resta una forza potente e una ispirazione per quanti cercano di illuminare l'ordine sociale con la luce del Vangelo.

(..)

... ai laici di oggi è chiesta la stessa sfida che san Paolo pose ai suoi concittadini dell'impero romano:  "Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto" (Romani, 12, 2). La chiave qui è la virtù del discernimento - e questo è sempre un compito arduo.

(dall'Oss. Romano del 11-12 agosto 2008)

 

Sant'Ambrogio chiede ripetutamente agli imperatori di stare attenti a far sì che i loro atti di governo non siano contrari al volere di Dio:  è questo il modo concreto attraverso il quale, in dualità di ambiti, l'autorità politica onora e rende gloria a Dio. Così, il santo segnala che la dimensione morale non appartiene solo all'ambito religioso, ma anche a quello politico:  ed è questo ordine morale, che le due sfere condividono, il luogo in cui s'incontrano.

 

 Un laico, insomma, può benissimo essere cattolico, e un cattolico  è un laico. Non ci sono laici contro cattolici. È interessante notare  che "cattolico", usato socialmente dal XVI sec. circa, in seguito allo scisma d’Oriente, viene dal greco cattolico katholicos (da kata +  gen. di holos) e significa “universale”. Insomma, ciò che contraddistingue il cattolicesimo dalle altre dottrine cristiane (e persino non) è la vocazione universale e inclusiva, ovvero in grado di abbracciare anche chi non ha preso i voti, ovvero i laici.

Lo scontro tra laici e cattolici è cominciato con le Rivoluzioni, quando si è cominciata ad usare la dea-ragione contro la Divina Sapienza infusa nella Chiesa, contro l'etica e la morale (legge naturale), contro i Dieci Comandamenti.

 

Non a caso così spiega Benedetto XVI nel suo Messaggio per la Pace 2013:

"La realizzazione della pace dipende soprattutto dal riconoscimento di essere, in Dio, un’unica famiglia umana.

Via di realizzazione del bene comune e della pace è anzitutto il rispetto per la vita umana, considerata nella molteplicità dei suoi aspetti, a cominciare dal suo concepimento, nel suo svilupparsi, e sino alla sua fine naturale. Veri operatori di pace sono, allora, coloro che amano, difendono e promuovono la vita umana in tutte le sue dimensioni: personale, comunitaria e trascendente. La vita in pienezza è il vertice della pace. Chi vuole la pace non può tollerare attentati e delitti contro la vita.

Coloro che non apprezzano a sufficienza il valore della vita umana e, per conseguenza, sostengono per esempio la liberalizzazione dell’aborto, forse non si rendono conto che in tal modo propongono l’inseguimento di una pace illusoria. La fuga dalle responsabilità, che svilisce la persona umana, e tanto più l’uccisione di un essere inerme e innocente, non potranno mai produrre felicità o pace. Come si può, infatti, pensare di realizzare la pace, lo sviluppo integrale dei popoli o la stessa salvaguardia dell’ambiente, senza che sia tutelato il diritto alla vita dei più deboli, a cominciare dai nascituri?

Ogni lesione alla vita, specie nella sua origine, provoca inevitabilmente danni irreparabili allo sviluppo, alla pace, all’ambiente.

Nemmeno è giusto codificare in maniera subdola falsi diritti o arbitrii, che, basati su una visione riduttiva e relativistica dell’essere umano e sull’abile utilizzo di espressioni ambigue, volte a favorire un preteso diritto all’aborto e all’eutanasia, minacciano il diritto fondamentale alla vita.

Anche la struttura naturale del matrimonio va riconosciuta e promossa, quale unione fra un uomo e una donna, rispetto ai tentativi di renderla giuridicamente equivalente a forme radicalmente diverse di unione che, in realtà, la danneggiano e contribuiscono alla sua destabilizzazione, oscurando il suo carattere particolare e il suo insostituibile ruolo sociale.

Questi principi non sono verità di fede, né sono solo una derivazione del diritto alla libertà religiosa. Essi sono inscritti nella natura umana stessa, riconoscibili con la ragione, e quindi sono comuni a tutta l’umanità. L’azione della Chiesa nel promuoverli non ha dunque carattere confessionale, ma è rivolta a tutte le persone, prescindendo dalla loro affiliazione religiosa. Tale azione è tanto più necessaria quanto più questi principi vengono negati o mal compresi, perché ciò costituisce un’offesa contro la verità della persona umana, una ferita grave inflitta alla giustizia e alla pace. (..)

 La Chiesa si sente partecipe di una così grande responsabilità attraverso la nuova evangelizzazione, che ha come suoi cardini la conversione alla verità e all’amore di Cristo e, di conseguenza, la rinascita spirituale e morale delle persone e delle società..."

 ***

Quindi ricorda: laici, laicità è una realtà individuata dalla Chiesa fin dal primo secolo.

Laicismo, laicisti no! E' una perversione del termine e del significato usato oggi contro la Chiesa, contro la religione, contro Dio, contro l'uomo di fede, contro la ragione stessa. Il laicismo è progressista (non progresso) e pretende di imporre una società secolarizzata nella quale non vi sia più il riferimento a Dio e alle radici Cristiane.

 

Suggerimenti alla lettura:

 

1. un libro: Laici e laicità: nei primi secoli della Chiesa - a cura di mons. Enrico Dal Covolo

 

2. Le radici della laicità (I-V secolo d.C.) prof. Paolo Siniscalco - Università di Roma “La Sapienza”

http://www.dirittoestoria.it/10/memorie/Siniscalco-Radici-laicita.htm

 

 ***






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Caterina63
00domenica 27 gennaio 2013 11:34

Venerdì l'account @pontifex ha per la prima volta cinguettato 140 caratteri diversi dal solito (Rodari)

 
Ora il Papa twitta per la vita
E contro la politica di Obama

Paolo Rodari


Il cambio di rotta è stato ufficializzato l'altro ieri, alle due del pomeriggio. @pontifex, ovvero l'account di Papa Ratzinger su Twitter, ha per la prima volta cinguettato 140 caratteri diversi dal solito.

Non più citazioni «evangeliche», ma un messaggio che apre alla volontà di entrare in battaglia su quei temi che il suo stesso pontificato ha definito «non negoziabili».

Molti falsi idoli emergono oggi. Se i cristiani vogliono essere fedeli, non devono avere timore di andare controcorrente. [SM=g1740721]





Una battaglia da giocare in campo aperto e in ogni latitudine, anche negli Stati Uniti del presidente Obama il quale giusto pochi giorni fa, nel discorso dell'Inauguration, ha lanciato il suo manifesto progressista, dall'aborto fino ai matrimoni gay.
Benedetto XVI è a lui, senza citarlo, che ha di fatto indirizzato il suo nuovo tweet: «Mi unisco da lontano a tutti coloro che marciano per la vita e prego che i leader politici proteggano i nascituri e promuovano una cultura della vita», ha scritto sostenendo apertamente la «March for life» di Washington, la manifestazione indetta per i quarant'anni della sentenza della Corte suprema degli Stati Uniti «Roe versus Wade» che il 22 gennaio del 1973 legalizzò l'aborto.

Sono stati i vescovi americani, forti di tanti contatti in Vaticano - contatti che oltre Tevere hanno un certo peso anche a motivo delle ingenti offerte che ogni anno arrivano sull'obolo di San Pietro da oltre Oceano -, a sensibilizzare i piani alti del palazzo apostolico circa l'importanza anche politica della Marcia.
La difesa della vita, infatti, vede la Chiesa cattolica in America molto attiva. Durante il primo mandato di Obama, i vescovi cattolici hanno fortemente polemizzato con Washington per quella riforma sanitaria che prevede l'assicurazione sanitaria obbligatoria che include a sua volta pratiche contraccettive e abortive anche per le istituzioni religiose.

«Il male inflitto dall'aborto - ha detto il cardinale Sean O'Malley, arcivescovo cappuccino di Boston - è inimmaginabile, ma Gesù può offrirci conforto e rinnovamento». E ancora: negli ultimi quaranta anni «sono state spezzate le vite di cinquantacinque milioni di bambini», ma nonostante «questa tragedia in molti nella società continuano a relegare l'aborto a una questione di scelta personale». Anche O'Malley, come il Papa, si è rivolto ai politici perché cambino visione e mutino le loro prospettive sull'aborto.
L'idea che hanno in Vaticano è che esistano ormai delle lobby che portano avanti politiche contrarie alla vita. Lo dice apertamente anche il quarto Rapporto sulla dottrina della Chiesa che l'arcivescovo di Trieste, Giampaolo Crepaldi, ha presentato due giorni fa nella sua veste di presidente dell'«Osservatorio cardinale Van Thuan».

«Il tratto principale che emerge in questo rapporto è la colonizzazione della natura umana - dice Crepaldi - ossia le enormi pressioni internazionali affinché i governi cambino la loro tradizionale legislazione sulla procreazione, sulla famiglia e sulla vita».

«Dall'Europa all'America Latina, fino all'Asia - scrive Avvenire -, è in atto da parte di sempre più numerosi Paesi il superamento legislativo della natura umana verso un'identità da costruirsi liberamente.
Con risultati inquietanti. Siamo al congedo dalla natura umana». Parte tutto dalla vecchia Europa, «sempre più espressione di una cultura nichilista che intende ormai superare completamente il concetto di natura umana», sottolinea invece Stefano Fontana, direttore dell'Osservatorio.

Le conclusioni del Rapporto vengono confermate anche in un sondaggio recentemente pubblicato dal Wall Street Journal nell'anniversario della sentenza Roe vs. Wade. Il settanta per cento degli americani vuole che la decisione della Corte Suprema resti in vigore, e questa percentuale è in ascesa costante. Il trentuno per cento ritiene che l'aborto debba essere sempre legale mentre solo il nove per cento lo ritiene illegale. E ancora il ventitrè per cento lo vuole legale a eccezione dei casi di stupro, incesto e pericolo per la vita della madre. Ma al di là delle eccezioni il dato è uno: la maggioranza della popolazione americana ritiene l'aborto sempre legittimo, una tendenza per la Chiesa da ribaltare.

 Il Giornale, 27 gennaio 2013 consultabile online anche qui.


noi stiamo con il Papa e tu?


ladymira
00mercoledì 30 gennaio 2013 15:17
noi stiamo con il Papa e tu?Sono con il papa, difendere la vita che è dono del padre
Caterina63
00mercoledì 30 gennaio 2013 18:29
tutto è bene, quel che finisce bene....

NON PREVARRANNO, questo è il messaggio....







ladymira
00giovedì 31 gennaio 2013 15:58
No, il male non prevarrà mai sul bene, e Dio è sommo bene.
Caterina63
00sabato 2 febbraio 2013 12:31
Attenzione: vi ricordiamo anche il Documento recente della CEI SU MATRIMONIO E FAMIGLIA...CLICCATE QUI... importante soprattutto in questo tempo di votazioni....



Eminenza ! Siamo già nel baratro !!!

 

"Siamo vicino al baratro".
Lo ha affermato l'arcivescovo di Genova e presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, commentando l'approvazione in Francia del primo articolo della legge per l'istituzione del matrimonio tra persone dello stesso sesso.

Il cardinale ne ha parlato al suo arrivo al convegno “Famiglia, risorsa per la chiesa e per la società” che si è svolto ieri sera nel capoluogo ligure. L'incontro, organizzato dall'Azione Cattolica, è stato l’ottavo dei sedici convegni regionali promossi in preparazione alla Settimana sociale dei cattolici italiani.



****************

Eminenza.... è brutto dire "e noi che stiamo dicendo da anni???" ma VOI Gerarchia NON avete ascoltato il grido dei fedeli.... CI AVETE CHIAMATO PROFETI DI SVENTURA.... avete usato il CONCILIO come strada tutta ROSE E FIORI, IN DISCESA.... VERSO QUESTO BARATRO....
Che dire? meglio tardi che mai!!
Ora che VI state svegliando, ricordatevi che per difendere la Famiglia NON esiste la politica corretta, bisogna combattere e votarsi al martirio....
Quando cominceranno a processare i Laici che difenderanno al posto vostro la Famiglia e i Bambini in adozione, cercate di agire da Uomini di Chiesa, di Cristo e non come diplomatici!
Grazie!

( Da Facebook )



Dopo l'Angelus

Cari fratelli e sorelle,

nella prima domenica di febbraio ricorre in Italia la “Giornata per la vita”. Mi associo ai Vescovi italiani che nel loro messaggio invitano ad investire sulla vita e sulla famiglia, anche come risposta efficace alla crisi attuale. Saluto il Movimento per la Vita ed auguro successo all’iniziativa denominata “Uno di noi”, affinché l’Europa sia sempre luogo dove ogni essere umano sia tutelato nella sua dignità. Saluto i rappresentanti delle Facoltà di Medicina e Chirurgia delle Università di Roma, specialmente i docenti di Ostetricia e Ginecologia, accompagnati dal Cardinale Vicario, e li incoraggio a formare gli operatori sanitari alla cultura della vita.





Vincolo matrimoniale e differenza tra i sessi

Articolo di ragione

Alla base della decisione dell'Assemblea Nazionale francese che prevede il matrimonio e il diritto all'adozione per le coppie omosessuali grazie all'eliminazione della differenza tra i sessi come condizione fondamentale per il vincolo matrimoniale - "il matrimonio per tutti" - c'è un grave e distorto uso ideologico del diritto a non essere discriminati.

Una distorsione ideologica che fa torto al buon uso della ragione e proprio per questo lede, nel matrimonio, fondamentali istituti etici della società.

La presunta discriminazione da rimuovere consisterebbe nel fatto che le coppie eterosessuali e le coppie gay non siano discriminabili, in base all'orientamento sessuale, nei loro diritti per accedere all'istituto familiare del matrimonio, perché questo sarebbe diritto di ogni persona. Questo assunto si regge - in diritto e in fatto - su un uso ideologico e improprio dell'analogia tra coppia, famiglia e matrimonio. Coppia, famiglia e matrimonio sono realtà, e istituti giuridici, affatto diversi. E non può esserci, senza grave pregiudizio, una pura e semplice transitività analogica dall'uno all'altro istituto di requisiti di diritto; un passaggio puramente analogico dall'uno all'altro dei diritti che a questi istituti sono propri, o vi si vogliono riconoscere.

La spuria "rifondazione" della famiglia sul matrimonio risolto in puro legame affettivo toglie alla famiglia proprio la funzione che le è stata riconosciuta da sempre: il suo essere naturale presidio sociale del legame riproduttivo eterosessuale. Laddove l'associazione familiare, nella sua radice di coppia eterosessuale, "nasce" essa stessa dalle "nozze", dalla possibilità di far nascere, dal naturale orientamento procreativo del legame. L'essere famiglia, o il "fare famiglia", non può quindi fare aggio sugli orientamenti sessuali della coppia. Non si può dedurre dal loro "fare famiglia", l'equivalenza degli orientamenti sessuali della coppia ai fini del matrimonio. Facciano famiglia o no, resta tutta in piedi la differenza tra le coppie gay e le coppie eterosessuali; e la pregnanza di questa differenza, anche per rispetto al dato esistenziale che comporta.

Alla base della decisione dell'Assemblea Nazionale francese non c'è alcuna discriminazione da sanare, ma solo purtroppo una pressione ideologica sempre più forte, che mina da tempo sul piano culturale le basi etiche e giuridiche della società europea, e istituti etici, prima ancora che giuridici, fondativi e strutturanti un'ordinata convivenza sociale. Istituti etici e giuridici certo da aggiornare ai tempi, e il riconoscimento dovuto alle unioni civili va in questo senso; ma non sovvertibili nelle loro strutture di fondo, che il diritto riconosce da sempre.



(©L'Osservatore Romano 15 febbraio 2013)


ladymira
00martedì 5 febbraio 2013 12:22
La vita e la famiglia , che ci dona nostro signore sono sempre da difendere, anche l'unità della famiglia , che lascia a desiderare in questi tempi
Caterina63
00giovedì 21 febbraio 2013 21:33
Vangelo della vita



GIOVANNI PAOLO II

ANGELUS

Domenica 9 luglio 2000

3. Un accenno ritengo, poi, doveroso fare alle ben note manifestazioni che a Roma si sono svolte nei giorni scorsi.

A nome della Chiesa di Roma non posso non esprimere amarezza per l'affronto recato al Grande Giubileo dell'Anno Duemila e per l'offesa ai valori cristiani di una Città che è tanto cara al cuore dei cattolici di tutto il mondo.

La Chiesa non può tacere la verità, perché verrebbe meno alla fedeltà verso Dio Creatore e non aiuterebbe a discernere ciò che è bene da ciò che è male.

Vorrei, a tale riguardo, limitarmi a leggere quanto dice il Catechismo della Chiesa Cattolica, il quale, dopo avere rilevato che gli atti di omosessualità sono contrari alla legge naturale, così si esprime: "Un numero non trascurabile di uomini e di donne presenta tendenze omosessuali profondamente radicate.
Questa inclinazione, oggettivamente disordinata, costituisce per la maggior parte di loro una prova.
Perciò devono essere accolti con rispetto, compassione, delicatezza. A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione. Tali persone sono chiamate a realizzare la volontà di Dio nella loro vita, e, se sono cristiane, a unire al sacrificio della croce del Signore le difficoltà che possono incontrare in conseguenza della loro condizione" (CCC 2358).

La Madre celeste ci assista con la sua protezione.




Caterina63
00venerdì 22 febbraio 2013 11:54
[SM=g1740758] ULTIME RIFLESSIONI PRIMA DEL VOTO.....

ATTENTI a come votiamo:

Se Bersani vince, Caffarra va in galera
di Vincenzo Sansonetti
da lanuovaBussolaquotidiana di oggi 22.2.2013

«Nessuna civiltà, nessuna comunità nazionale fiorisce se non viene riconosciuto al matrimonio e alla famiglia la loro incomparabile dignità, necessità e funzione. Incomparabile significa che nel loro genere non hanno uguali. Equipararle a realtà che sono naturalmente diverse, non significa allargare i diritti, ma istituzionalizzare il falso». Per questa frase, contenuta in una riflessione offerta ai fedeli della sua diocesi, l’arcivescovo di Bologna, cardinale Carlo Caffarra, se Bersani vincesse le elezioni rischia il carcere.

Fantapolitica? Niente affatto. Nelle convulse, isteriche fasi finali della campagna elettorale più caotica e confusa del Dopoguerra, dove sono totalmente mancate la signorilità e la correttezza di un confronto leale tra avversari, è bene avere lo sguardo attento su ogni dichiarazione, su ogni sfumatura nelle parole dei protagonisti, per poter compiere la scelta giusta nell’urna.
Ebbene, a una convention organizzata a Roma da una variopinta serie di sigle gay, con la partecipazione di esponenti del Pd, Sel, Rivoluzione Civile e Movimento 5 Stelle, il candidato premier del centrosinistra Pier Luigi Bersani ha inviato un messaggio in cui si impegna a varare entro un anno - se vince - una legge sulle unioni civili fra persone dello stesso sesso. E passi, non è una novità.

Ma nello stesso messaggio Bersani promette anche un’altra legge più preoccupante, da far decollare in tempi ancor più brevi, e cioè sei mesi: una norma che estenderebbe la legge Mancino (approvata 20 anni fa, condanna gesti, azioni e slogan che incitano alla violenza e alla discriminazione per motivi razziali, etnici, religiosi o nazionali) anche ai «reati» di omofobia e transfobia: nuova fattispecie criminosa in cui si farà entrare di tutto. Accadrà così che non si potranno più difendere la famiglia tradizionale e il matrimonio inteso solo come unione tra un uomo e una donna, - come ha fatto appunto Caffarra - perché tale difesa sarà considerata come un (grave) atteggiamento di discriminazione verso i gay.

Come «assaggio» di quale sorte spetterebbe a tutti coloro che osassero avere una posizione critica verso l’omosessualismo e l’ideologia gender, che non ammettono le differenze sessuali come un dato di natura, valga l’immediata, violenta e volgare reazione di Franco Grillini, presidente di Gaynet Italia, che ha invocato il bavaglio e intimato di tacere a monsignor Caffarra, invitandolo alle dimissioni (da vescovo? da cristiano? da uomo libero?).
L’arcivescovo di Bologna, presagendo quale sarebbe stata la reazione alle sue riflessioni, ha precisato in sede di premessa che esse «non nascono da preoccupazioni politiche», ma vogliono essere dei «criteri di orientamento per il prossimo appuntamento elettorale». E ha aggiunto: «E’ come pastore della Chiesa che vi parlo». Citando anche Platone: «Non parlare come conviene non costituisce solo una mancanza verso ciò che si deve dire, ma anche mettere in pericolo l’essenza stessa dell’uomo».

Omofobo e meritevole di condanna anche Platone? Nel suo «vademecum per il voto», come è stato definito, l’arcivescovo di Bologna, oltre che la «salvaguardia dell’incomparabilità del matrimonio», indica ai credenti gli altri valori per cui battersi: il «rispetto assoluto di ogni vita umana, dal concepimento alla sua morte naturale», la «costruzione di un rapporto giusto fra Stato, società civile, persona», la «priorità del lavoro in un mercato non di competizione, ma di mutuo vantaggio», l’«affermazione di una vera libertà di educazione»; che non sono altri che i famosi «principi non negoziabili».

Precisa Caffarra: «Se con giudizio maturo riteniamo che nessun programma politico rispetti tutti e singoli i suddetti beni umani, diamo la nostra preferenza a chi secondo coscienza riteniamo meno lontano da essi, considerati nel loro insieme e secondo la loro oggettiva gerarchia». A poche ore dal voto (ultimo avviso ai naviganti) è più che mai necessario essere consapevoli dell’importanza di esercitare un «giudizio maturo» e «secondo coscienza».
Quello che è certo è che Bersani e la sua coalizione sono parecchio lontani dalla sensibilità espressa con tanta chiarezza dal pastore bolognese (con buona pace dei «cattolici» presenti nelle liste di Pd e alleati). E nonostante ciò l’ineffabile professor Monti afferma con candore che Bersani non sarebbe un cattivo capo del governo: basta che si liberi della tutela della Cgil.

Tutto qui? E la pericolosa deriva antropologica che stanno cavalcando gli ex comunisti, quella va bene? Ciò che conta è solo mettere a posto i conti dello Stato? Davvero poco. Nelle sue riflessioni, Caffarra non cita mai esplicitamente alcun partito o formazione politica. Lascia all’intelligenza e alla libertà dei fedeli capire come comportarsi nel segreto della cabina elettorale. E invita il clero diocesano ad assumere un atteggiamento corretto. Afferma: «Raccomando ai sacerdoti e ai diaconi permanenti di rimanere completamente fuori dal pubblico dibattito partitico, come richiesto dalla natura stessa del ministero sacro e da precise norme canoniche».

Si riferisce forse a chi appoggia e sostiene apertamente i partiti del centrodestra? Pare proprio di no: in questa tornata elettorale, così delicata e decisiva per il futuro dell’Italia, molti religiosi, ma anche qualche vescovo (come pure molti laici impegnati nell’associazionismo cattolico e nelle parrocchie), hanno in realtà fatto la scelta di schierarsi in gran numero in ben altre direzioni, orientando esplicitamente il voto dei credenti. E facendosi beffe delle indicazioni autorevoli della Chiesa.

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[SM=g1740758]  RIFLESSIONE


Accadrà così che non si potranno più difendere la famiglia tradizionale e il matrimonio inteso solo come unione tra un uomo e una donna, - come ha fatto appunto Caffarra - perché tale difesa sarà considerata come... un (grave) atteggiamento di discriminazione verso i gay.

***
lo vado dicendo in tempi non sospetti, da quando GPII il 9 luglio del 2000 dalla finestra dell'angelus condannò pubblicamente il primo gaypride fatto a Roma nell'anno del Giubileo.... il Papa si disse OFFESO con tutta la cristianità per quella provocazione inaccettabile... nei giorni a seguire se ne uscì una sentenza del tribunale europeo che già di fatto condannava chiunque avesse PREDICATO contro le unioni gay, tacciando di ciò come OMOFOBIA e dunque nasceva di fatto UN NUOVO REATO: predicare alla san Paolo è un reato!
Inoltre si richiedeva, in alcuni Stati, la rimozione da parte della Chiesa di alcune pagine della Bibbia  [SM=g1740733] quelle, ovviamente che condannano l'omosessualità.... naturalmente la Chiesa NON rispose.....
Una risposta eloquente è stata l'aggressione fatta anche al vescovo di Trieste, costretto da una manifestazione omosessualista a restare chiuso in canonica per non essere assalito, con il tacito compiacimento della giunta comunale....
La situazione sta precipitando vertiginosamente, le dimissioni del Papa possono e devono essere lette anche da noi come monito divino: abbandonare e DIMITTERSI DALLE PRESE DI POSIZIONE DEL MONDO.... battere in "ritarata" questo senso non significa abbandonare la battaglia, ma COMBATTERLA su un altro terreno: quello di Dio che non è principe di questo mondo [SM=g1740733]

Il Signore ci sta dicendo DI ABBANDONARE IL MONDO..... abbandonarlo alle sue derive, ma di formare fra noi QUELLA COMUNITA' originale, quel POPOLO davvero santo che mette Dio al centro e lascia che il resto se lo ingurgidi Satana...

[SM=g1740717] [SM=g1740720] [SM=g1740750] [SM=g1740752]


ladymira
00venerdì 22 febbraio 2013 16:03
deve essere una responsabilità per tutti votare
Caterina63
00sabato 23 febbraio 2013 00:38
Re:
ladymira, 22/02/2013 16:03:

deve essere una responsabilità per tutti votare



il voto è un dovere innanzi tutto perciò concordo con te ladymira.... così come quello di portare a termine un mandato è un dovere.... ma nella vita ci sono anche dei diritti che non sono negoziabili e se nessun politico può garantire la difesa di questi principi non negoziabili, allora diventa un dovere anche ritirarsi per non rendersi colpevoli, complici di politici che dopo le promesse elettorali, finiscono con fare compromessi contro la Legge di Dio...
Se votare è un dovere, ci è dato in dono anche il discernimento per comprendere quando un dovere non è più applicabile...
L'unica legge che conta è quella di Dio, non quella degli uomini [SM=g1740733]
Gesù in tutti e 4 i Vangeli ci insegna il rispetto a Cesare, Maria e Giuseppe si recarono anche al censimento voluto da Cesare... paga la tassa del tempio, accetta la sentenza di Pilato... ma ci ha anche insegnato il coraggio della decisione quando, avendo fatto tutto ciò che si poteva fare, non resta altro che implorare Dio perchè davvero intervenga...

A scanso di equivoci io personalmente andrò a votare.... [SM=g1740762] quindi non invito all'astensionismo, ma è importante anche saper leggere la rinuncia del Pontefice associata alla gravissima situazione politica che stiamo vivendo.... è di ieri la triste notizia della Chiesa in Germania: la Conferenza Episcopale ha creato una grave frattura appoggiando e liberalizzando la pillola del giorno dopo nelle cliniche cattoliche....
Le leggi peggioreranno e sarà bene alla fine non renderci complici di questa situazione dando il consenso a persone o a partiti che faranno ugualmente passare leggi contro la legge di Dio...
Astenersi quindi non è bene, ma votare il male è peggio....


[SM=g1740738]

ladymira
00sabato 23 febbraio 2013 15:22
Secondo me tutti dobbiamo votare
Caterina63
00sabato 23 febbraio 2013 15:29
Re:
ladymira, 23/02/2013 15:22:

Secondo me tutti dobbiamo votare



[SM=g1740733] secondo "te" appunto... e le opinioni sono rispettate... non soggettiviamo pernsieri però, che possono anche essere oggettivi.... nella dottrina cattolica, per esempio, esiste anche L'OBIEZIONE DI COSCIENZA ...ed è insegnata nel Catechismo della Chiesa Cattolica [SM=g1740762]....




ladymira
00lunedì 25 febbraio 2013 15:00
Ovviamente , ognuno è libero di votare o no, ma io parlo per dovere verso lo stato, perchè ricordiamoci che quando votiamo , le nostre scelte valgono, ovviamente come dici tu, votare sempre il bene
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