Visita pastorale del Papa a Cassano all'Ionio 21.6.2014

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Caterina63
00sabato 21 giugno 2014 16:57

VISITA PASTORALE A CASSANO ALL'JONIO

VISITA AI DETENUTI, AL PERSONALE PENITENZIARIO E ALLE LORO FAMIGLIE

DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO

Piazzale della Casa circondariale di Castrovillari (Cosenza)
Sabato, 21 giugno 2014

 

 

Cari sorelle e fratelli,

il primo gesto della mia visita pastorale è l’incontro con voi, in questa Casa circondariale di Castrovillari. In questo modo vorrei esprimere la vicinanza del Papa e della Chiesa ad ogni uomo e ogni donna che si trova in carcere, in ogni parte del mondo. Gesù ha detto: «Ero in carcere e siete venuti a trovarmi» (Mt 25,36). 

Nelle riflessioni che riguardano i detenuti, si sottolinea spesso il tema del rispetto dei diritti fondamentali dell’uomo e l’esigenza di corrispondenti condizioni di espiazione della pena. Questo aspetto della politica penitenziaria è certamente essenziale e l’attenzione in proposito deve rimanere sempre alta.

Ma tale prospettiva non è ancora sufficiente, se non è accompagnata e completata da un impegno concreto delle istituzioni in vista di un effettivo reinserimento nella società (cfr Benedetto XVI, Discorso ai partecipanti alla 17ª Conferenza dei Direttori delle Amministrazioni penitenziarie del Consiglio d’Europa, 22 novembre 2012).


Quando questa finalità viene trascurata, l’esecuzione della pena degrada a uno strumento di sola punizione e ritorsione sociale, a sua volta dannoso per l’individuo e per la società. E Dio non fa questo, con noi. Dio, quando ci perdona, ci accompagna e ci aiuta nella strada. Sempre. Anche nelle cose piccole. Quando noi andiamo a confessarci, il Signore ci dice: “Io ti perdono. Ma adesso vieni con me”. E Lui ci aiuta a riprendere la strada. Mai condanna. Mai perdona soltanto, ma perdona e accompagna. Poi siamo fragili e dobbiamo ritornare alla confessione, tutti. Ma Lui non si stanca. Sempre ci riprende per mano. Questo è l’amore di Dio, e noi dobbiamo imitarlo! La società deve imitarlo. Fare questa strada.

D’altra parte, un vero e pieno reinserimento della persona non avviene come termine di un percorso solamente umano. In questo cammino entra anche l’incontro con Dio, la capacità di lasciarci guardare da Dio che ci ama.

E’ più difficile lasciarsi guardare da Dio che guardare Dio. E’ più difficile lasciarsi incontrare da Dio che incontrare Dio, perché in noi c’è sempre una resistenza. E Lui ti aspetta, Lui ci guarda, Lui ci cerca sempre. Questo Dio che ci ama, che è capace di comprenderci, capace di perdonare i nostri errori. Il Signore è un maestro di reinserimento: ci prende per mano e ci riporta nella comunità sociale. Il Signore sempre perdona, sempre accompagna, sempre comprende; a noi spetta lasciarci comprendere, lasciarci perdonare, lasciarci accompagnare.

Auguro a ciascuno di voi che questo tempo non vada perduto, ma possa essere un tempo prezioso, durante il quale chiedere e ottenere da Dio questa grazia. Così facendo contribuirete a rendere migliori prima di tutto voi stessi, ma nello stesso tempo anche la comunità, perché, nel bene e nel male, le nostre azioni influiscono sugli altri e su tutta la famiglia umana.

Un pensiero affettuoso voglio rivolgerlo in questo momento ai vostri familiari; che il Signore vi conceda di riabbracciarli in serenità e in pace.

E infine un incoraggiamento a tutti coloro che operano in questa Casa: ai Dirigenti, agli agenti di Polizia carceraria, a tutto il personale.

Di cuore vi benedico tutti e vi affido alla protezione della Madonna, nostra Madre. E per favore, vi chiedo di pregare per me, perché anche io ho i miei sbagli e devo fare penitenza. Grazie.







 

Caterina63
00sabato 21 giugno 2014 17:06

VISITA PASTORALE A CASSANO ALL'JONIO

INCONTRO CON I SACERDOTI DIOCESANI

DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO

Cattedrale (Cassano all'Jonio)
Sabato, 21 giugno 2014

 
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Discorso preparato dal Santo Padre e consegnato durante l'incontro:

 

Cari Sacerdoti,

vi ringrazio per la vostra accoglienza! Ho molto desiderato questo incontro con voi che portate il peso quotidiano del lavoro parrocchiale. 

Vorrei prima di tutto condividere con voi la gioia di essere preti. La sorpresa sempre nuova di essere stato chiamato, anzi, di essere chiamato dal Signore Gesù. Chiamato a seguirlo, a stare con Lui, per andare agli altri portando Lui, la sua parola, il suo perdono… Non c’è niente di più bello per un uomo di questo, non è vero? Quando noi preti stiamo davanti al tabernacolo, e ci fermiamo un momento lì, in silenzio, allora sentiamo lo sguardo di Gesù nuovamente su di noi, e questo sguardo ci rinnova, ci rianima…

Certo, a volte non è facile rimanere davanti al Signore; non è facile perché siamo presi da tante cose, da tante persone…; ma a volte non è facile perché sentiamo un certo disagio, lo sguardo di Gesù ci inquieta un po’, ci mette anche in crisi… Ma questo ci fa bene! Nel silenzio della preghiera Gesù ci fa vedere se stiamo lavorando come buoni operai, oppure forse siamo diventati un po’ degli “impiegati”; se siamo dei “canali” aperti, generosi attraverso cui scorre abbondante il suo amore, la sua grazia, o se invece mettiamo al centro noi stessi, e così al posto di essere “canali” diventiamo “schermi” che non aiutano l’incontro con il Signore, con la luce e la forza del Vangelo.

E la seconda cosa che desidero condividere con voi è la bellezza della fraternità: dell’essere preti insieme, del seguire il Signore non da soli, non uno a uno, ma insieme, pur nella grande varietà dei doni e delle personalità; anzi, proprio questo arricchisce il presbiterio, questa varietà di provenienze, di età, di talenti… E tutto vissuto nella comunione, nella fraternità.

Anche questo non è facile, non è immediato e scontato. Prima di tutto perché anche noi preti siamo immersi nella cultura soggettivistica di oggi, questa cultura che esalta l’io fino a idolatrarlo. E poi a causa di un certo individualismo pastorale che purtroppo è diffuso nelle nostre diocesi. Perciò dobbiamo reagire a questo con la scelta della fraternità. Intenzionalmente parlo di “scelta”. Non può essere solo una cosa lasciata al caso, alle circostanze favorevoli… No, è una scelta, che corrisponde alla realtà che ci costituisce, al dono che abbiamo ricevuto ma che va sempre accolto e coltivato: la comunione in Cristo nel presbiterio, intorno al Vescovo. Questa comunione chiede di essere vissuta cercando forme concrete adeguate ai tempi e alla realtà del territorio, ma sempre in prospettiva apostolica, con stile missionario, con fraternità e semplicità di vita. Quando Gesù dice: «Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri» (Gv 13,35), lo dice certo per tutti, ma prima di tutto per i Dodici, per quelli che ha chiamato a seguirlo più da vicino.

La gioia di essere preti e la bellezza della fraternità. Queste sono le due cose che sentivo più importanti pensando a voi. Un’ultima cosa la accenno solamente: vi incoraggio nel vostro lavoro con le famiglie e per la famiglia. E’ un lavoro che il Signore ci chiede di fare in modo particolare in questo tempo, che è un tempo difficile sia per la famiglia come istituzione, sia per le famiglie, a causa della crisi. Ma proprio quando il tempo è difficile, Dio fa sentire la sua vicinanza, la sua grazia, la forza profetica della sua Parola. E noi siamo chiamati ad essere testimoni, mediatori di questa vicinanza alle famiglie e di questa forza profetica per la famiglia.

Cari fratelli, vi ringrazio. E andiamo avanti, animati dal comune amore per il Signore e per la santa madre Chiesa. La Madonna vi protegga e vi accompagni. Rimaniamo uniti nella preghiera. Grazie!

   

 





Caterina63
00sabato 21 giugno 2014 18:09

VISITA PASTORALE A CASSANO ALL'JONIO


SANTA MESSA


OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO


Spianata dell'area ex Insud (Sibari)
Sabato, 21 giugno 2014

Video

 

Nella festa del Corpus Domini celebriamo Gesù «pane vivo disceso dal cielo» (Gv 6,51), cibo per la nostra fame di vita eterna, forza per il nostro cammino. Ringrazio il Signore che oggi mi dona di celebrare il Corpus Domini con voi, fratelli e sorelle di questa Chiesa che è in Cassano allo Jonio.

Quella di oggi è la festa in cui la Chiesa loda il Signore per il dono dell’Eucaristia. Mentre il Giovedì Santo facciamo memoria della sua istituzione nell’Ultima Cena, oggi predomina il rendimento di grazie e l’adorazione. E infatti è tradizionale in questo giorno la processione con il Santissimo Sacramento. Adorare Gesù Eucaristia e camminare con Lui. Questi sono i due aspetti inseparabili della festa odierna, due aspetti che danno l’impronta a tutta la vita del popolo cristiano: un popolo che adora Dio e un popolo che cammina: che non sta fermo, cammina!

Prima di tutto noi siamo un popolo che adora Dio. Noi adoriamo Dio che è amore, che in Gesù Cristo ha dato se stesso per noi, si è offerto sulla croce per espiare i nostri peccati e per la potenza di questo amore è risorto dalla morte e vive nella sua Chiesa. Noi non abbiamo altro Dio all’infuori di questo!

Quando all’adorazione del Signore si sostituisce l’adorazione del denaro, si apre la strada al peccato, all’interesse personale e alla sopraffazione; quando non si adora Dio, il Signore, si diventa adoratori del male, come lo sono coloro i quali vivono di malaffare e di violenza. La vostra terra, tanto bella, conosce i segni e le conseguenze di questo peccato. La ’ndrangheta è questo: adorazione del male e disprezzo del bene comune. Questo male va combattuto, va allontanato! Bisogna dirgli di no! La Chiesa che so tanto impegnata nell’educare le coscienze, deve sempre di più spendersi perché il bene possa prevalere. Ce lo chiedono i nostri ragazzi, ce lo domandano i nostri giovani bisognosi di speranza. Per poter rispondere a queste esigenze, la fede ci può aiutare. Coloro che nella loro vita seguono questa strada di male, come sono i mafiosi, non sono in comunione con Dio: sono scomunicati! 

Oggi lo confessiamo con lo sguardo rivolto al Corpus Domini, al Sacramento dell’altare. E per questa fede, noi rinunciamo a satana e a tutte le sue seduzioni; rinunciamo agli idoli del denaro, della vanità, dell’orgoglio, del potere, della violenza. Noi cristiani non vogliamo adorare niente e nessuno in questo mondo se non Gesù Cristo, che è presente nella santa Eucaristia. Forse non sempre ci rendiamo conto fino in fondo di ciò che significa questo, di quali conseguenze ha, o dovrebbe avere questa nostra professione di fede.

Questa nostra fede nella presenza reale di Gesù Cristo, vero Dio e vero Uomo, nel pane e nel vino consacrati, è autentica se noi ci impegniamo a camminare dietro a Lui e con Lui. Adorare e camminare: un popolo che adora è un popolo che cammina! Camminare con Lui e dietro a Lui, cercando di mettere in pratica il suo comandamento, quello che ha dato ai discepoli proprio nell’Ultima Cena: «Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri» (Gv 13,34). Il popolo che adora Dio nell’Eucaristia è il popolo che cammina nella carità. Adorare Dio nell’Eucaristia, camminare con Dio nella carità fraterna.  

Oggi, come Vescovo di Roma, sono qui per confermarvi non solo nella fede ma anche nella carità, per accompagnarvi e incoraggiarvi nel vostro cammino con Gesù Carità. Voglio esprimere il mio sostegno al Vescovo, ai presbiteri e ai diaconi di questa Chiesa, e anche dell’Eparchia di Lungro, ricca della sua tradizione greco-bizantina. Ma lo estendo a tutti, a tutti i Pastori e fedeli della Chiesa in Calabria, impegnata coraggiosamente nell’evangelizzazione e nel favorire stili di vita e iniziative che pongano al centro le necessità dei poveri e degli ultimi. E lo estendo anche alle Autorità civili che cercano di vivere l’impegno politico e amministrativo per quello che è, un servizio al bene comune.

Incoraggio tutti voi a testimoniare la solidarietà concreta con i fratelli, specialmente quelli che hanno più bisogno di giustizia, di speranza, di tenerezza. La tenerezza di Gesù, la tenerezza eucaristica: quell’amore tanto delicato, tanto fraterno, tanto puro. Grazie a Dio ci sono tanti segni di speranza nelle vostre famiglie, nelle parrocchie, nelle associazioni, nei movimenti ecclesiali. Il Signore Gesù non cessa di suscitare gesti di carità nel suo popolo in cammino! Un segno concreto di speranza è il Progetto Policoro, per i giovani che vogliono mettersi in gioco e creare possibilità lavorative per sé e per gli altri. Voi, cari giovani, non lasciatevi rubare la speranza! L’ho detto tante volte e lo ripeto una volta in più: non lasciatevi rubare la speranza! Adorando Gesù nei vostri cuori e rimanendo uniti a Lui saprete opporvi al male, alle ingiustizie, alla violenza con la forza del bene, del vero e del bello.

Cari fratelli e sorelle, l’Eucaristia ci ha raccolti insieme. Il Corpo del Signore fa di noi una cosa sola, una sola famiglia, il Popolo di Dio riunito attorno a Gesù, Pane di vita. Quello che ho detto ai giovani lo dico a tutti: se adorerete Cristo e camminerete dietro a Lui e con Lui, la vostra Chiesa diocesana e le vostre parrocchie cresceranno nella fede e nella carità, nella gioia di evangelizzare. Sarete una Chiesa nella quale padri, madri, sacerdoti, religiosi, catechisti, bambini, anziani, giovani camminano l’uno accanto all’altro, si sostengono, si aiutano, si amano come fratelli, specialmente nei momenti di difficoltà.

Maria, nostra Madre, Donna eucaristica, che voi venerate in tanti Santuari, specialmente in quello di Castrovillari, vi precede in questo pellegrinaggio della fede. Lei vi aiuti, vi aiuti sempre a restare uniti affinché, anche per mezzo della vostra testimonianza, il Signore possa continuare a dare la vita al mondo. Così sia.





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