Visite straordinarie del Papa nelle zone terremotate in Italia

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Caterina63
00lunedì 27 aprile 2009 21:52
PAPA IN ABRUZZO: LA SOSTA ALLA BASILICA DELLA “PERDONANZA” DI CELESTINO V presso la quale il Santo Padre, Benedetto Decimosesto lascerà in dono il Pallio indossato per l'incoronazione

Salvo imprevisti il Papa domani, durante la visita alle popolazioni abruzzesi colpite dal terremoto, renderà omaggio alla tomba di Celestino V, nella basilica di Santa Maria di Collemaggio a L’Aquila. Il 28 e il 29 agosto di ogni anno a L’Aquila si rinnova il rito della “Perdonanza”, l’indulgenza plenaria perpetua che Celestino V concesse, la sera stessa della sua incoronazione a pontefice.
Indulgenza in base alla quale quanti confessati e sinceramente pentiti, dai vespri del 28 agosto fino ai vespri del giorno 29, avessero visitato devotamente la basilica di Collemaggio, avrebbero ricevuto contemporaneamente la remissione dei peccati e l’assoluzione dalla pena.
Fino ad allora, l’indulgenza plenaria era stata concessa solo a favore dei crociati in partenza per la Terra Santa e ai pellegrini che si recavano alla Porziuncola di Assisi. Appannaggio per lo più dei ricchi, che in cambio di sostanziose elemosine avrebbero ottenuto almeno la remissione parziale dei peccati, a L’Aquila il Perdono sarebbe stato rinnovato annualmente e concesso anche a poveri e diseredati.
La cerimonia del Perdono, solo con termine moderno chiamata Perdonanza, s’arricchì particolarmente dopo il 1327, quando le spoglie di Celestino furono traslate da Ferentino (Fr), dove erano conservate, a Collemaggio e le sue reliquie mostrate al popolo.

PAPA IN ABRUZZO: visiterà LA “MADONNA DI ROIO” E IL CROCIFISSO DELLE “ANIME SANTE”

Come da programma e salvo imprevisti, il Papa concluderà la visita in Abruzzo a Coppito, dove sarà portata la statua della Madonna di Roio, ai cui piedi deporrà una rosa d'oro. Sul palco sarà installato anche il crocifisso settecentesco recuperato dalla chiesa delle Anime Sante dai vigili del fuoco. Per quanto riguarda la statua della Madonna, un'antica leggenda racconta che un pastore oriundo di Lucoli, avendo smarrito il gregge affidato alla sua custodia e temendo un gran castigo dai suoi padroni, supplicò la Vergine perché lo soccorresse in quella situazione. La Madonna gli apparve in forma di una donna con il Gesù fra le braccia e gli disse dove si erano rifugiate le sue pecorelle.
Ritrovato il gregge nel posto indicato dalla Vergine, il giovane riferì il prodigio agli altri pastori. Mossi tutti da forte curiosità, si recarono in quel luogo e trovarono una statua in grandezza naturale, uguale a quella che il pastore aveva scorto nell'ignota Signora che gli apparve. Nel dicembre 1578 i pastori presero la statua con venerazione e la portarono nella loro capanna con la ferma intenzione di collocarla in una qualsiasi chiesa di Lucoli. In primavera, tempo in cui dalla Puglia si faceva ritorno nelle montagne d'Abruzzo, i pastori collocarono la miracolosa statua su un mulo, si avviarono per far rientro dalla transumanza.
I pastori, arrivati dopo alcuni giorni di viaggio presso la croce del castello di Roio, davanti alla chiesa di San Leonardo, il mulo piegò le ginocchia e non volle più proseguire, dando così, la Madonna, un primo segno ai pastori del luogo dove voleva essere collocata. La statua fu portata a spalla fino a Lucoli e la deposero nell'Abbazia di San Giovanni. La mattina seguente la statua miracolosa non era più li: prodigiosamente se ne era tornata a Roio, vicino al luogo dove si era prostrato il mulo.

E fu allora che gli abitanti di Roio lieti di così prezioso tesoro edificarono in onore della Madonna il grazioso ed artistico Santuario intitolato Santa Maria della Croce. L'evento più memorabile che ha onorato la Madonna è stata la visita al Santuario di Giovanni Paolo II in occasione dell'anno centenario Bernardiniano, il 30 agosto 1980.


IL PERCORSO SENZA TROPPO CERIMONIALE....


Il Papa partirà in elicottero alle 9 dal Vaticano e atterrerà tra i campi di Onna. Ad attenderlo non ci saranno le autorità civili e il nunzio apostolico in Italia ma soltanto l’arcivescovo Giuseppe Molinari che salirà con lui sulla papamobile che accompagnerà il pontefice nelle sue quattro soste. A Onna il Papa attraverserà a piedi le strade del paese per arrivare alla chiesa tenda allestita davanti al campo che ospita gli abitanti rimasti senza casa.
Ieri, in paese, sono comparse le transenne. Il Papa, con un piccolo seguito, potrebbe percorrere via dei Martiri e via Geremia Properzi. Poi ci sarà il saluto agli sfollati, l’incontro con alcuni parenti delle vittime e la recita di una preghiera. Se ci sarà la possibilità, gli sfollati leggeranno un messaggio scritto per l’occasione che altrimenti gli verrà consegnato a parte. Il tutto in mezz’ora di tempo.


Alle 10, in macchina, Benedetto XVI raggiungerà la basilica di Santa Maria di Collemaggio sventrata dal terremoto e sosterà davanti alla Porta Santa. Lì, come conferma il rettore don Nunzio Spinelli, verrà collocata l’urna con le spoglie di Celestino V, dove il Papa lascerà un pallio pontificio.
Il Papa si sposterà poi in via XX Settembre per una breve sosta davanti alle macerie della casa dello studente. Qui è previsto l’incontro con un gruppo di universitari assistiti da don Gino Epicoco. Alle 10,45 l’arrivo nella piazza d’Armi della cittadella della Finanza di Coppito. Il programma prevede un incontro con i sindaci e i parroci dei comuni maggiormente colpiti dal sisma. Seguirà, intorno alle 11, l’incontro con i fedeli e il personale impegnato nei soccorsi (volontari, Protezione civile, militari). L’arcivescovo Giuseppe Molinari e poi il sindaco Massimo Cialente rivolgeranno il loro saluto al Papa il quale replicherà con un discorso e con la recita del Regina caeli, la preghiera che sostituisce l’Angelus nel tempo di Pasqua. In questo momento di preghiera il Papa sarà assistito da sei cantori che guideranno l’assemblea nelle risposte a cori alternati. Sul palco allestito nella piazza d’Armi, dove sono stati celebrati i funerali delle vittime, verrà intronizzata la statua della Madonna di Roio, Nostra Signore della Croce, davanti alla quale il Papa deporrà una rosa d’oro. Verrà esposto anche il grande crocifisso salvato dalla chiesa delle Anime Sante. Prima della partenza Benedetto XVI rivolgerà il suo saluto alle rappresentanze delle categorie presenti. La visita dovrebbe concludersi poco dopo le 12. Il Papa partirà dall’eliporto della Guardia di Finanza per un giro di perlustrazione di alcune delle zone maggiormente colpite dagli effetti del sisma. Verrà portato, in particolare, sul centro storico della città dove potrà vedere la Cattedrale e la basilica di San Bernardino devastate dal terremoto. Il rientro nel palazzo apostolico vaticano è previsto per le 13.





Ci saranno le dirette  sat2000 e il CTV in diretta da Rainews24 a partire dalle 9.30 e da Rai 1 (a partire dalle 10.40) e sarà visibile anche in tutte le tendopoli.


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Caterina63
00martedì 28 aprile 2009 14:26
La visita in immagini.... ho seguito tutta la diretta, davvero un pellegrinaggio... [SM=g1740734]













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Caterina63
00martedì 28 aprile 2009 14:51


davanti alla Casa dello studente all'Aquila completamente distrutta...




qui all'arrivo ad Onna


ad Onna in mezzo ai terremotati che ha salutato uno ad uno...


Il Papa non è arrivato in elicottero a causa del maltempo, ergo è arrivato in macchina e con un ora di ritardo sul programma...a questo punto ha lasciato la sua macchina ed è salito con Bertolaso sulla macchina della Protezione Civile guidata da Bertolasi stesso...



qui all'uscita della Basilica di s. Maria di Collemaggio dove è stata riposta l'urna di Celestino V sulla quale il Papa ha lasciato il Pallio...si è salvata solo la facciata, come si vede da altre foto l'interno è stato distrutto dal terremoto...




con il vescovo Molinari



Infine il Papa ha salutato uno ad uno quante più persone ha potuto...




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Caterina63
00martedì 28 aprile 2009 15:01
Alle ore 9 di questa mattina, il Santo Padre Benedetto XVI ha lasciato il Vaticano per recarsi nelle zone terremotate dell’Abruzzo. A causa delle avverse condizioni meteorologiche, il Papa ha raggiunto l’Abruzzo in auto anziché in elicottero, arrivando alla tendopoli di Onna alle ore 10.30. Dopo aver visitato la tendopoli, il Santo Padre ha rivolto ai presenti alcune parole di saluto, quindi ha guidato la recita della preghiera per i defunti.

Pubblichiamo di seguito le parole che il Papa ha pronunciato nel corso dell’incontro:

 PAROLE DI SALUTO DEL SANTO PADRE

Cari amici!

Sono venuto di persona in questa vostra terra splendida e ferita, che sta vivendo giorni di grande dolore e precarietà, per esprimervi nel modo più diretto la mia cordiale vicinanza. Vi sono stato accanto fin dal primo momento, fin da quando ho appreso la notizia di quella violenta scossa di terremoto che, nella notte del 6 aprile scorso, ha provocato quasi 300 vittime, numerosi feriti e ingenti danni materiali alle vostre case. Ho seguito con apprensione le notizie condividendo il vostro sgomento e le vostre lacrime per i defunti, insieme con le vostre trepidanti preoccupazioni per quanto in un attimo avete perso. Ora sono qui, tra voi: vorrei abbracciarvi con affetto uno ad uno. La Chiesa tutta è qui con me, accanto alle vostre sofferenze, partecipe del vostro dolore per la perdita di familiari ed amici, desiderosa di aiutarvi nel ricostruire case, chiese, aziende crollate o gravemente danneggiate dal sisma. Ho ammirato e ammiro il coraggio, la dignità e la fede con cui avete affrontato anche questa dura prova, manifestando grande volontà di non cedere alle avversità. Non è infatti il primo terremoto che la vostra regione conosce, ed ora, come in passato, non vi siete arresi; non vi siete persi d’animo. C’è in voi una forza d’animo che suscita speranza. Molto significativo, al riguardo, è un detto caro ai vostri anziani: "Ci sono ancora tanti giorni dietro il Gran Sasso".

Venendo qui, ad Onna, uno dei centri che ha pagato un alto prezzo in termini di vite umane, posso immaginare tutta la tristezza e la sofferenza che avete sopportato queste settimane. Se fosse stato possibile, avrei desiderato recarmi in ogni paese e in ogni quartiere, venire in tutte le tendopoli e incontrare tutti. Mi rendo ben conto che, nonostante l’impegno di solidarietà manifestato da ogni parte, sono tanti e quotidiani i disagi che comporta vivere fuori casa, o nelle automobili, o nelle tende, ancor più a causa del freddo e della pioggia. Penso poi ai tanti giovani costretti bruscamente a misurarsi con una dura realtà, ai ragazzi che hanno dovuto interrompere la scuola con le sue relazioni, agli anziani privati delle loro abitudini.

Si potrebbe dire, cari amici, che vi trovate, in un certo modo, nello stato d’animo dei due discepoli di Emmaus, di cui parla l’evangelista Luca. Dopo l’evento tragico della croce, rientravano a casa delusi e amareggiati, per la "fine" di Gesù. Sembrava che non ci fosse più speranza, che Dio fosse nascosto e non fosse più presente nel mondo. Ma, lungo la strada, Egli si accostò e si mise a conversare con loro. Anche se non lo riconobbero con gli occhi, qualcosa si risvegliò nei loro cuori: le parole di quello "Sconosciuto" riaccesero in loro quell’ardore e quella fiducia che l’esperienza del Calvario aveva spento.

Ecco, cari amici: la mia povera presenza tra voi vuole essere un segno tangibile del fatto che il Signore crocifisso vive; che è con noi, che è realmente risorto e non ci dimentica, e non vi abbandona; non lascerà inascoltate le vostre domande circa il futuro, non è sordo al grido preoccupato di tante famiglie che hanno perso tutto: case, risparmi, lavoro e a volte anche vite umane. Certo, la sua risposta concreta passa attraverso la nostra solidarietà, che non può limitarsi all’emergenza iniziale, ma deve diventare un progetto stabile e concreto nel tempo. Incoraggio tutti, istituzioni e imprese, affinché questa città e questa terra risorgano.

Il Papa è qui, oggi, tra di voi per dirvi anche una parola di conforto circa i vostri morti: essi sono vivi in Dio e attendono da voi una testimonianza di coraggio e di speranza. Attendono di veder rinascere questa loro terra, che deve tornare ad ornarsi di case e di chiese, belle e solide. È proprio in nome di questi fratelli e sorelle che ci si deve impegnare nuovamente a vivere facendo ricorso a ciò che non muore e che il terremoto non ha distrutto e non può distruggere: l’amore. L’amore rimane anche al di là del guado di questa nostra precaria esistenza terrena, perché l’Amore vero è Dio. Chi ama vince, in Dio, la morte e sa di non perdere coloro che ha amato.

Vorrei concludere queste mie parole rivolgendo al Signore una particolare preghiera per le vittime del terremoto.

Affidiamo questi nostri cari a Te, Signore, sapendo

che ai tuoi fedeli Tu non togli la vita ma la trasformi,

e nel momento stesso in cui viene distrutta

la dimora di questo nostro esilio sulla terra,

Ti preoccupi di prepararne una eterna ed immortale in Paradiso.

Padre Santo, Signore del cielo e della terra,

ascolta il grido di dolore e di speranza,

che si leva da questa comunità duramente provata dal terremoto!

E’ il grido silenzioso del sangue di madri, di padri, di giovani

e anche di piccoli innocenti che sale da questa terra.

Sono stati strappati all’affetto dei loro cari,

accoglili tutti nella tua pace, Signore, che sei il Dio-con-noi,

l’Amore capace di donare la vita senza fine.

Abbiamo bisogno di Te e della Tua forza,

perché ci sentiamo piccoli e fragili di fronte alla morte;

Ti preghiamo, aiutaci, perché soltanto il Tuo sostegno

può farci rialzare e indurci a riprendere insieme,

tenendoci fiduciosi l’un l’altro per mano, il cammino della vita.

Te lo chiediamo per Gesù Cristo, nostro Salvatore,

in cui rifulge la speranza della beata risurrezione.

Amen!

Preghiamo adesso con la preghiera che il Signore ci ha insegnato; "Padre Nostro...

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Quindi il Santo Padre ha impartito la benedizione, poi ha aggiunto:

La mia preghiera è con voi; siamo insieme e il Signore ci aiuterà. Grazie per il vostro coraggio, la vostra fede e la vostra speranza.

www.vatican.va



SOSTA PRESSO LA CASA DELLO STUDENTE

Poco dopo le 11.30, il Papa è giunto presso la Casa dello Studente de L’Aquila dove ha incontrato un gruppo di studenti.



# INCONTRO CON LA POPOLAZIONE ED IL PERSONALE IMPEGNATO NEI SOCCORSI A COPPITO

Alle ore 12 il Santo Padre Benedetto XVI è arrivato alla Scuola della Guardia di Finanza di Coppito dove ha incontrato, per un breve saluto, i Sindaci e i Parroci dei Comuni più colpiti dal sisma.

Quindi, nel Piazzale della Scuola, il Papa ha incontrato la popolazione ed il personale impegnato nei soccorsi (Volontari, Protezione Civile, Vigili del Fuoco, Militari,...).

Dopo gli indirizzi di saluto dell’Arcivescovo de L’Aquila, S.E. Mons. Giuseppe Molinari, del Presidente della Regione Abruzzo, On. Gianni Chiodi, e del Sindaco della Città, On. Massimo Cialente, il Papa ha rivolto ai presenti un discorso e ha guidato la recita del Regina Coeli davanti alla statua della Madonna di Roio, Nostra Signora della Croce, davanti alla quale ha deposto una rosa d’oro.

Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa ha pronunciato nel corso dell’incontro:

 DISCORSO DEL SANTO PADRE[SM=g1740733]

Cari fratelli e sorelle!

Grazie per la vostra accoglienza, che mi commuove profondamente. Vi abbraccio tutti con affetto nel nome di Cristo, nostra salda Speranza. Saluto il vostro Arcivescovo, il caro Mons. Giuseppe Molinari, che come Pastore ha condiviso e sta condividendo con voi questa dura prova; a lui va il mio ringraziamento per le toccanti parole piene di fede e di fiducia evangelica con cui si è fatto interprete dei vostri sentimenti. Saluto il Sindaco dell’Aquila, Onorevole Massimo Cialente, che con grande impegno sta operando per la rinascita di questa città; come pure il Presidente della Regione, Onorevole Gianni Chiodi.

Ringrazio entrambi per le loro profonde parole. Saluto la Guardia di Finanza, che ci ospita in questo luogo. Saluto i Parroci, gli altri sacerdoti e le religiose. Saluto i Sindaci dei paesi colpiti da questa sciagura, e tutte le Autorità civili e militari: la Protezione Civile, i Vigili del Fuoco, la Croce Rossa, le Squadre di Soccorso, e i tanti volontari di molte e diverse associazioni. Nominarle tutte mi sarebbe difficile, ma a ciascuno vorrei far giungere una speciale parola di apprezzamento. Grazie di ciò che avete fatto e soprattutto dell’amore con cui l’avete fatto. Grazie dell’esempio che avete dato. Andate avanti uniti e ben coordinati, così che si possano attuare quanto prima soluzioni efficaci per chi oggi vive nelle tendopoli. Lo auguro di cuore, e prego per questo.

Ho iniziato questa mia visita da Onna, tanto fortemente colpita dal sisma, pensando anche alle altre comunità terremotate. Ho nel cuore tutte le vittime di questa catastrofe: bambini, giovani, adulti, anziani, sia abruzzesi che di altre regioni d’Italia o anche di nazioni diverse. La sosta nella Basilica di Collemaggio, per venerare le spoglie del santo Papa Celestino V, mi ha dato modo di toccare con mano il cuore ferito di questa città. Il mio ha voluto essere un omaggio alla storia e alla fede della vostra terra, e a tutti voi, che vi identificate con questo Santo. Sulla sua urna, come Ella Signor Sindaco ha ricordato, ho lasciato quale segno della mia partecipazione spirituale il Pallio che mi è stato imposto nel giorno dell’inizio del mio Pontificato. Inoltre, assai toccante è stato per me pregare davanti alla Casa dello studente, dove non poche giovani vite sono state stroncate dalla violenza del sisma. Attraversando la città, mi sono reso ancor più conto di quanto gravi siano state le conseguenze del terremoto.

Eccomi ora qui, in questa Piazza su cui s’affaccia la Scuola della Guardia di Finanza, che praticamente sin dal primo momento funziona come quartiere generale di tutta l’opera di soccorso. Questo luogo, consacrato dalla preghiera e dal pianto per le vittime, costituisce come il simbolo della vostra volontà tenace di non cedere allo scoraggiamento. "Nec recisa recedit": il motto del Corpo della Guardia di Finanza, che possiamo ammirare sulla facciata della struttura, sembra bene esprimere quella che il Sindaco ha definito la ferma intenzione di ricostruire la città con la costanza caratteristica di voi abruzzesi.

Questo ampio piazzale, che ha ospitato le salme delle tante vittime per la celebrazione delle esequie presiedute dal Cardinale Tarcisio Bertone, mio Segretario di Stato, raccoglie quest’oggi le forze impegnate ad aiutare L’Aquila e l’Abruzzo a risorgere presto dalle macerie del terremoto. Come ha ricordato l’Arcivescovo, la mia visita in mezzo a voi, da me desiderata sin dal primo momento, vuole essere un segno della mia vicinanza a ciascuno di voi e della fraterna solidarietà di tutta la Chiesa. In effetti, come comunità cristiana, costituiamo un solo corpo spirituale, e se una parte soffre, tutte le altre parti soffrono con lei; e se una parte si sforza di risollevarsi, tutte partecipano al suo sforzo. Devo dirvi che manifestazioni di solidarietà mi sono giunte per voi da tutte le parti del mondo. Numerose alte personalità delle Chiese Ortodosse mi hanno scritto per assicurare la loro preghiera e vicinanza spirituale, inviando anche aiuti economici.

Desidero sottolineare il valore e l’importanza della solidarietà, che, sebbene si manifesti particolarmente in momenti di crisi, è come un fuoco nascosto sotto la cenere. La solidarietà è un sentimento altamente civico e cristiano e misura la maturità di una società. Essa in pratica si manifesta nell’opera di soccorso, ma non è solo una efficiente macchina organizzativa: c’è un’anima, c’è una passione, che deriva proprio dalla grande storia civile e cristiana del nostro popolo, sia che avvenga nelle forme istituzionali, sia nel volontariato. Ed anche a questo, oggi, voglio rendere omaggio.

Il tragico evento del terremoto invita la Comunità civile e la Chiesa ad una profonda riflessione. Come cristiani dobbiamo chiederci: "Che cosa vuole dirci il Signore attraverso questo triste evento?". Abbiamo vissuto la Pasqua confrontandoci con questo trauma, interrogando la Parola di Dio e ricevendo dalla crocifissione e dalla resurrezione del Signore nuova luce. Abbiamo celebrato la morte e la risurrezione di Cristo portando nella mente e nel cuore il vostro dolore, pregando perché non venisse meno nelle persone colpite la fiducia in Dio e la speranza. Ma anche come Comunità civile occorre fare un serio esame di coscienza, affinché il livello delle responsabilità, in ogni momento, mai venga meno. A questa condizione, L’Aquila, anche se ferita, potrà tornare a volare.

Vi invito ora, cari fratelli e sorelle, a volgere lo sguardo verso la statua della Madonna di Roio, venerata in un Santuario a voi molto caro, per affidare a Lei, Nostra Signora della Croce, la città e tutti gli altri paesi toccati dal terremoto.

A Lei, la Madonna di Roio, lascio una Rosa d’oro[SM=g1740734] , quale segno della mia preghiera per voi, mentre raccomando alla sua materna e celeste protezione tutte le località colpite
.

Ed ora preghiamo:

O Maria, Madre nostra amatissima!

Tu, che stai vicino alle nostre croci,

come rimanesti accanto a quella di Gesù,

sostieni la nostra fede, perché pur affranti dal dolore,

conserviamo lo sguardo fisso sul volto di Cristo

in cui, nell’estrema sofferenza della croce,

si è mostrato l’amore immenso e puro di Dio.

Madre della nostra speranza, donaci i tuoi occhi per vedere,

oltre la sofferenza e la morte, la luce della risurrezione;

donaci il tuo cuore per continuare,

anche nella prova, ad amare e a servire.

O Maria, Madonna di Roio,

Nostra Signora della Croce, prega per noi!

Regina Caeli…

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Al termine, il Santo Padre Benedetto XVI ha salutato i Rappresentanti delle diverse categorie presenti all’incontro.

www.vatican.va


[SM=g1740733]
Caterina63
00martedì 28 aprile 2009 16:10
S.Celestino V e il Pallio di Benedetto XVI










[SM=g1740738]
Caterina63
00martedì 28 aprile 2009 18:44
Coppito...






















Caterina63
00martedì 28 aprile 2009 18:57

Il terremoto
non ha distrutto l'amore



L'Aquila, 28. Sono state poche le ore che il Papa ha trascorso con la gente dell'Abruzzo terremotato. Poche rispetto a quanto accade di solito, quando lascia Roma.
Dal Vaticano è partito in macchina intorno alle 9. Sarebbe dovuto andare in elicottero ma il maltempo non lo ha consentito.

Lo accompagnavano gli arcivescovi Fernando Filoni, sostituto della Segreteria di Stato, e James Michael Harvey, prefetto della Casa Pontificia, il vescovo Paolo De Nicolò, reggente della Prefettura, monsignor Georg Gänswein, segretario particolare.

Onna, il paese fantasma dell'aquilano, praticamente raso al suolo dalla prima scossa del terremoto, ha mostrato al Papa la prima immagine del volto dell'Abruzzo sfigurato dal tragico evento. Benedetto XVI è giunto nel cuore della tendopoli allestita poco discosta dalle rovine. Intorno a lui è stata subito una festa grande, solo leggermente disturbata dalla pioggia che è continuata a cadere a intermittenza per tutta la mattinata. Lo hanno accolto l'arcivescovo dell'Aquila Giuseppe Molinari, a titolo personale Gianni Letta, sotto-segretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri italiano, e il capo della Protezione civile Guido Bertolaso.

In modo molto composto la gente gli è andata incontro. Il Papa ha stretto affettuosamente decine di mani. Ha ascoltato le storie che alcuni brevemente gli hanno raccontato:  un anziano che è rimasto solo dopo aver perso tutto e tutti; un giornalista che ha perso il papà e il figlio; due mamme che hanno perso i loro figli; ha benedetto un neonato che due giovani sposi gli hanno presentato, lo avrebbero dovuto battezzare proprio il giorno dopo il terremoto. Alcuni tenevano tra le mani foto di familiari scomparsi. In molti sono scoppiati in lacrime dinanzi al Papa. Tra i presenti anche Vigili del Fuoco della Città del Vaticano, che sin dal giorno dopo il sisma, stanno prestando la loro opera a favore delle popolazioni terremotate a Onna e all'Aquila.

Dopo la preghiera per i defunti di Onna, Benedetto XVI, a bordo di una macchina della Protezione civile, guidata dallo stesso Bertolaso, ha fatto un breve giro tra le macerie del paese distrutto. Poi è partito verso L'Aquila. La prima sosta è stata presso la basilica di Collemaggio, accolto dal rettore don Nunzio Spinelli. Entrato in basilica attraverso la porta santa, il Papa ha recitato una breve preghiera dinanzi all'urna delle reliquie di Celestino v, sulla quale ha poi deposto il pallio che aveva ricevuto durante la celebrazione della messa per l'inizio del pontificato.
 
Poi di nuovo in macchina verso il campo della scuola della Guardia di Finanza, dove ha incontrato i volontari, i membri delle squadre di soccorso, il personale della Protezione civile, e i militari. Prima il Papa ha sostato nel luogo dove sorgeva la Casa dello studente, per incontrare dodici giovani scampati al crollo dell'edificio. Si è intrattenuto con ciascuno di loro, si è informato sui loro studi e li ha incoraggiati. Alcuni gli hanno consegnato una lettera.

A Coppito è giunto intorno a mezzogiorno. A riceverlo anche il nunzio apostolico in Italia, arcivescovo Giuseppe Bertello e l'ambasciatore d'Italia presso la Santa Sede Antonio Zanardi Landi. Dopo i saluti ai sindaci e ai parroci dei 49 comuni più colpiti, e alle clarisse di Paganica - le quali con il monastero hanno perso anche la madre superiora - ha raggiunto il palco allestito al centro del piazzale.

Ha ricevuto il saluto dell'arcivescovo dell'Aquila Giuseppe Molinari, del sindaco Massimo Cialente e del presidente della regione abruzzese Gianni Chiodi. Poi ha rivolto agli aquilani il suo discorso di incoraggiamento e ha affidato alla venerata Madonna di Roio - alla quale ha offerto una rosa d'oro - le popolazioni terremotate. Prima della benedizione ha recitato la preghiera per i defunti e cantato il Regina caeli. Lasciando il piazzale il Papa ha salutato la gente che gli si è fatta incontro. Molti lo hanno abbracciato. È rientrato in Vaticano in macchina, poco prima delle 15.



I saluti rivolti al Papa



All'inizio dell'incontro all'Aquila, Benedetto XVI è stato salutato dall'arcivescovo Molinari, dal presidente della regione Chiodi e dal sindaco Cialente. "Questo suo sostare in mezzo alle nostre ferite e al nostro dolore - ha detto il presule - è un passaggio del quale il Signore si serve per portare conforto, aiuto e la guarigione da ogni tentazione contro la fede e da ogni crisi della nostra speranza".

Quindi ha auspicato tempi rapidi per la ricostruzione. "O ci sarà subito - ha detto - o non ci sarà. E sarebbe la nostra morte, più brutta di quella causata dal terremoto. Ogni ostacolo alla rinascita - ha concluso - del mondo del lavoro e della nostra università, alla costruzione di nuove case, sarebbe un delitto infame". Successivamente il presidente della regione ha affermato l'impegno della classe politica per la ricostruzione della città, "con le case, i negozi e le chiese", dei paesi "con i loro centri storici", ma soprattutto "dei valori, dei principi e delle tradizioni".

"Vogliamo ripartire - ha detto - dal ricomporre le nostre famiglie, ridare serenità ai nostri figli".

Infine il sindaco ha ricordato al Papa come la popolazione abbia dimostrato dignità esemplare e forza d'animo straordinaria. "Lei - ha detto - è qui come quel padre che infonde coraggio ai figli. La accogliamo con quel poco che ci è rimasto. Con le lacrime di chi ha perso i propri affetti. Con le macerie di una città e di un territorio che hanno subìto una profonda ferita, ma che non si spezzerà mai. Le sue parole e l'azione concreta della Chiesa saranno per noi una guida sulla strada della rinascita".


Una pagina di condivisione



Nessun terremoto, almeno in Italia, ha avuto un'esposizione mediatica così alta come è accaduto per quello d'Abruzzo. Ma la tecnologia e la spettacolarizzazione non sono riuscite a lenire la paura e il dolore che ogni sisma provoca e imprime in forma inconscia e indelebile nel cuore e nella memoria degli scampati. È dunque nel bisogno di tornare a vivere nella normalità, di rimarginare lentamente le ferite dei lutti e di illuminare con la speranza l'incognita del futuro che il Papa, a Onna e a L'Aquila, ha saputo inserirsi con dolcezza e discrezione. E la gente colpita lo ha sentito vicino.

La visita di Benedetto XVI è stata un desiderio maturato sin dal primo tremare distruttivo della terra e poi rimandato per non intralciare i primi soccorsi. Pioggia e maltempo hanno contribuito a renderla meno facile, ma l'incontro del vescovo di Roma con la gente d'Abruzzo c'è stato. In tre ore umanissime, in cui il Papa è stato accolto come un parente caro che viene a consolare e al quale si sente il bisogno di raccontare per alleggerirsi almeno un po' di quel peso che ha sconvolto la vita.
 
Benedetto XVI ha sfatato con naturalezza luoghi comuni che hanno sempre cercato e cercano di accreditarne un'immagine distaccata e fredda. Ha ascoltato ognuno dei tanti che lo hanno salutato di persona. Ha parlato a tu per tu con uomini e donne, adulti e bambini, vescovi e sindaci, preti e laici:  tutti guardando negli occhi, stringendo forte le mani, lasciandosi baciare e abbracciare da madri commosse, da ragazze e giovani a un tratto felici.

Ma il Papa è andato soprattutto a pregare. A dire insieme una preghiera forte, a levare verso Dio "il grido di dolore e di speranza" di una comunità duramente provata. A ripetere "il grido silenzioso del sangue di madri, di padri, di giovani e anche di piccoli innocenti" strappati all'affetto dei loro cari. E per quanti sono stati colpiti ha chiesto solidarietà concreta e progetti certi per il futuro. Case e chiese solide in una ricostruzione rapida.

La visita di Benedetto XVI resta una pagina esemplare di condivisione con chi soffre e spera. Da parte di un Papa che sa essere semplice senza artifici perché sa farsi prossimo restando schivo e libero dalle apparenze mediatiche.

c. d. c.



(©L'Osservatore Romano - 29 aprile 2009)

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Caterina63
00mercoledì 29 aprile 2009 10:09
:) un abbraccio dalla tendopoli di Onna davvero eloquente....





Il Papa guarda attonito le macerie dentro la Basilica





questa signora ha perso due figli sotto le macerie :-[ , al Papa ha detto: "Grazie di essere qui a condividere il nostro dolore!" alle telecamere intervistata ha detto: "solo la fede può farti sopravvivere ad un dolore così devastante, perdere due figli e sopravvivere ad essi è il più grande dei dolori, ma il Papa ci aiuta con la sua presenza":





questa signora ha perso il figlio maschio di 19 anni che era voluto rimanere a dormire con la nonna la quale aveva paura di quelle scosse di terremoto....li hanno trovati abbracciati...




Il gruppo di giovani che in quella notte si salvarono, sono rimasti li per sperare fino all'ultimo di vedere salvi gli altri amici...


la speranza...






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Caterina63
00martedì 19 giugno 2012 14:27
VISITA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI NELLE ZONE TERREMOTATE DELL’EMILIA-ROMAGNA (MARTEDÌ 26 GIUGNO 2012) - PROGRAMMA

Martedì 26 giugno

ore 09.00

Il Santo Padre parte in elicottero dall’eliporto vaticano.

ore 10.15

Atterraggio nel campo sportivo di San Marino di Carpi (Modena) - Traversa San Lorenzo.
Il Santo Padre è accolto dal Prefetto Franco Gabrielli, Capo del Dipartimento della Protezione Civile.

 

Trasferimento su pulmino della Protezione Civile verso Rovereto di Novi.

 

Passaggio all’interno della "zona rossa" di Rovereto di Novi (Chiesa di Santa Caterina di Alessandria).

ore 10.50

Arrivo presso l’area Impianti sportivi.
Sono presenti Autorità civili, Vescovi, Parroci, Rappresentanti delle realtà imprenditoriali, Fedeli.

 

- Saluto dell’On. Vasco Errani, Presidente della Regione Emilia-Romagna.

 

- Discorso del Santo Padre.

 

Al termine del discorso, il Santo Padre saluta Rappresentanti delle diverse realtà presenti.

ore 11.50

Il Santo Padre si trasferisce in auto al campo sportivo di San Marino di Carpi-Traversa San Lorenzo.

ore 12.00

Partenza in elicottero.

ore 13.15

Atterraggio nell’eliporto vaticano.



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Benedetto XVI ai terremotati

Cari fratelli e sorelle!


Grazie per la vostra accoglienza!
Fin dai primi giorni del terremoto che vi ha colpito, sono stato sempre vicino a voi con la preghiera e l’interessamento. Ma quando ho visto che la prova era diventata più dura, ho sentito in modo sempre più forte il bisogno di venire di persona in mezzo a voi. E ringrazio il Signore che me lo ha concesso!

Saluto allora con grande affetto voi, qui riuniti, e abbraccio con la mente e con il cuore tutti i paesi, tutte le popolazioni che hanno subito danni dal sisma, specialmente le famiglie e le comunità che piangono i defunti: il Signore li accolga nella sua pace. Avrei voluto visitare tutte le comunità per rendermi presente in modo personale e concreto, ma voi sapete bene quanto sarebbe stato difficile. In questo momento, però, vorrei che tutti, in ogni paese, sentiste come il cuore del Papa è vicino al vostro cuore per consolarvi, ma soprattutto per incoraggiarvi e sostenervi.

Saluto il Signor Ministro Rappresentante del Governo, il Capo del Dipartimento della Protezione Civile, e l’Onorevole Vasco
Errani, Presidente della Regione Emilia-Romagna, che ringrazio per le parole che mi ha rivolto a nome delle istituzioni e della comunità civile. Desidero ringraziare poi il Cardinale Carlo Caffarra, Arcivescovo di Bologna, per le affettuose espressioni che mi ha indirizzato e dalle quali emerge la forza dei vostri cuori, che non hanno crepe, ma sono profondamente uniti nella fede e nella speranza.

Saluto e ringrazio
i Fratelli Vescovi e Sacerdoti, i rappresentanti delle diverse realtà religiose e sociali, le Forze dell’ordine, i volontari: è importante offrire una testimonianza concreta di solidarietà e di unità.

Come vi dicevo, ho sentito il bisogno di venire, seppure per un breve momento, in mezzo a voi. Anche quando sono stato a Milano, all’inizio di questo mese, per l’Incontro Mondiale delle Famiglie, avrei voluto passare a visitarvi, e il mio pensiero andava spesso a voi. Sapevo infatti che, oltre a patire le conseguenze materiali, eravate messi alla prova nell’animo, per il protrarsi delle scosse, anche forti; come pure dalla perdita di alcuni edifici simbolici dei vostri paesi, e tra questi in modo particolare di tante chiese. Qui a Rovereto di Novi, nel crollo della chiesa – che ho appena visto – ha perso la vita Don Ivan Martini. Rendendo omaggio alla sua memoria, rivolgo un particolare saluto a voi, cari sacerdoti, e a tutti i confratelli, che state dimostrando, come già è avvenuto in altre ore difficili della storia di queste terre, il vostro amore generoso per il popolo di Dio.

Come sapete, noi sacerdoti – ma anche i religiosi e non pochi laici – preghiamo ogni giorno con il cosiddetto «Breviario», che contiene la Liturgia delle Ore, la preghiera della Chiesa che scandisce la giornata. Preghiamo con i Salmi, secondo un ordine che è lo stesso per tutta la Chiesa Cattolica, in tutto il mondo. Perché vi dico questo? Perché in questi giorni ho incontrato, pregando il Salmo 46, questa espressione: «Dio è per noi rifugio e fortezza, / aiuto infallibile si è mostrato nelle angosce. / Perciò non temiamo se trema la terra, / se vacillano i monti nel fondo del mare» (Sal 46,2-3). Quante volte ho letto queste parole? Innumerevoli volte! Eppure in certi momenti, come questo, esse colpiscono fortemente, perché toccano sul vivo, danno voce a un’esperienza che adesso voi state vivendo, e che tutti quelli che pregano condividono. Ma – vedete – queste parole del Salmo non solo mi colpiscono perché usano l’immagine del terremoto, ma soprattutto per ciò che affermano riguardo al nostro atteggiamento interiore di fronte allo sconvolgimento della natura: un atteggiamento di grande sicurezza, basata sulla roccia stabile, irremovibile che è Dio. Noi «non temiamo se trema la terra» – dice il salmista – perché «Dio è per noi rifugio e fortezza», è «aiuto infallibile … nelle angosce».

Cari fratelli e sorelle, queste parole sembrano in contrasto con la paura che inevitabilmente si prova dopo un’esperienza come quella che voi avete vissuto. Una reazione immediata, che può imprimersi più profondamente, se il fenomeno si prolunga. Ma, in realtà, il Salmo non si riferisce a questo tipo di paura, e la sicurezza che afferma non è quella di super-uomini che non sono toccati dai sentimenti normali. La sicurezza di cui parla è quella della fede, per cui, sì, ci può essere la paura, l’angoscia – le ha provate anche Gesù – ma c’è soprattutto la certezza che Dio è con me; come il bambino che sa sempre di poter contare sulla mamma e sul papà, perché si sente amato, voluto, qualunque cosa accada. Così siamo noi rispetto a Dio: piccoli, fragili, ma sicuri nelle sue mani, cioè affidati al suo Amore che è solido come una roccia. Questo Amore noi lo vediamo in Cristo Crocifisso, che è il segno al tempo stesso del dolore e dell’amore. E’ la rivelazione di Dio Amore, solidale con noi fino all’estrema umiliazione.

Su questa roccia, con questa ferma speranza, si può costruire, si può ricostruire. Sulle macerie del dopoguerra – non solo materiali – l’Italia è stata ricostruita certamente grazie anche ad aiuti ricevuti, ma soprattutto grazie alla fede di tanta gente animata da spirito di vera solidarietà, dalla volontà di dare un futuro alle famiglie, un futuro di libertà e di pace. Voi siete gente che tutti gli italiani stimano per la vostra umanità e socievolezza, per la laboriosità unita alla giovialità. Tutto ciò è ora messo a dura prova da questa situazione, ma essa non deve e non può intaccare quello che voi siete come popolo, la vostra storia e la vostra cultura. Rimanete fedeli alla vostra vocazione di gente fraterna e solidale, e affronterete ogni cosa con pazienza e determinazione, respingendo le tentazioni che purtroppo sono connesse a questi momenti di debolezza e di bisogno.

La situazione che state vivendo ha messo in luce un aspetto che vorrei fosse ben presente nel vostro cuore: non siete e non sarete soli! In questi giorni, in mezzo a tanta distruzione e dolore, voi avete visto e sentito come tanta gente si è mossa per esprimervi vicinanza, solidarietà, affetto; e questo attraverso tanti segni e aiuti concreti. La mia presenza in mezzo a voi vuole essere uno di questi segni di amore e di speranza. Guardando le vostre terre ho provato profonda commozione davanti a tante ferite, ma ho visto anche tante mani che le vogliono curare insieme a voi; ho visto che la vita ricomincia, vuole ricominciare con forza e coraggio, e questo è il segno più bello e luminoso.

Da questo luogo vorrei lanciare un forte appello alle istituzioni, ad ogni cittadino ad essere, pur nelle difficoltà del momento, come il buon samaritano del Vangelo che non passa indifferente davanti a chi è nel bisogno, ma, con amore, si china, soccorre, rimane accanto, facendosi carico fino in fondo delle necessità dell’altro (cfr Lc 10,29-37). La Chiesa vi è vicina e vi sarà vicina con la sua preghiera e con l’aiuto concreto delle sue organizzazioni, in particolare della Caritas, che si impegnerà anche nella ricostruzione del tessuto comunitario delle parrocchie.

Cari amici, vi benedico tutti e ciascuno, e vi porto con grande affetto nel mio cuore.

(26 giugno 2012)

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