di Timothy Verdon
In un saggio sulla scultura altorinascimentale pubblicato quasi mezzo secolo fa, John Pope-Hennessey sottolineava un aspetto particolare del grande gruppo bronzeo eseguito dal Giovan Francesco Rustici per la porta nord del battistero fiorentino e recentemente restaurato, San Giovanni Battista tra un levita e un fariseo.
Distinguendo queste figure da quelle in marmo che, pochi anni prima, Andrea Sansovino aveva iniziato per la porta est dell'edificio, osservò che, a parte la collocazione sul battistero, le due opere non potevano essere più diverse nell'impostazione concettuale e formale: quella del Sansovino rientra nella grande storia della statuaria rinascimentale, con ognuna delle figure un'unità plastica e psicologica discreta, mentre le figure del Rustici configurano una scena drammatica i cui attori sono inscindibilmente legati gli uni agli altri.
"Nessuna delle tre potrebbe essere spiegata senza rimandare alle altre due", afferma, precisando che: "i due uditori presuppongono un predicatore, e il predicatore fa pensare a un pubblico". Pope-Hennessey aggiunge poi che sebbene questo tipo di composizione non abbia precedenti nella coeva scultura monumentale, "nella pittura una sorta di parallelismo c'è: il Cenacolo vinciano, dove Leonardo si serve di un analogo approccio narrativo". E conclude: "Ciò è significativo, perché tutte le fonti legano il nome di Leonardo a quello del Rustici nel periodo in cui questi realizzò il gruppo".
Tale caratterizzazione, suggestiva sul piano dell'analisi interpretativa e stilistica, aiuta a capire anche l'iconografia e l'implicita teologia di queste figure che infatti illustrano una pagina neotestamentaria di puro teatro recitata con gli accenti di contrapposizione psicofisica cari a Leonardo.
Genericamente designato La predica del Battista, il gruppo del Rustici evoca il serrato dialogo tra Giovanni Battista e i sacerdoti e leviti inviati da Gerusalemme per interrogarlo sulla sua identità. "Tu chi sei?", gli chiedono, e il Vangelo dice che il Precursore allora "confessò: "Io non sono il Cristo"".
Il testo evangelico prosegue: "Allora gli chiesero: "Chi sei dunque? Sei tu Elia?". "Non lo sono", disse. "Sei tu il profeta?". "No", rispose. Gli dissero allora: "Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?". Rispose: "Io sono voce di uno che grida nel deserto: rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaia". Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. Essi lo interrogarono e gli dissero: "Perché dunque tu battezzi, se non sei né il Cristo, né Elia, né il profeta?". Giovanni rispose loro: "Io battezzo nell'acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo"" (Giovanni, 1, 19-27).
Questo scambio di battute - riassunto nelle telegrafiche frasi in ebraico sulle basi delle tre statue del Rustici: "Che cosa mi dirai?" (l'uomo barbuto); "Chi sei tu Elia?" (l'astante calvo); "Una voce grida nel deserto, spianate la strada", (il Battista) - era probabilmente il soggetto delle perdute "figuracce di marmo" trecentesche che il gruppo Rustici sostituiva. Si tratta di un episodio della vicenda giovannea illustrato assai di rado, ma a Firenze con una certa frequenza: nei mosaici duecenteschi dello stesso battistero, ad esempio, dove Giovanni Battista - posto accanto ad acque allusive al battesimo - risponde a tre personaggi gesticolanti alzando la mano destra mentre con la sinistra mostra un rotolo recante le parole Vox clamantis i[n] de[serto].
Il medesimo soggetto è raffigurato nelle porte di Andrea Pisano, nella valva a sinistra di chi guarda - è la quarta formella dall'alto, a sinistra - dove i volti degli interlocutori e il gesto di uno di essi, nonché la destra alzata del Battista, fanno capire che si tratta di una movimentata situazione dialogica. Lo stesso dialogo scenico è di nuovo illustrato in uno dei rilievi dell'altare d'argento del battistero, dove l'artista (Betti di Geri?) abbina il dibattito al battesimo di una donna, quasi per spiegare la domanda rivolta a san Giovanni dai messi rabbinici: "Perché dunque tu battezzi, se non sei né il Cristo, né Elia, né il profeta?".
E l'episodio appare ancora tra i soggetti disegnati da Antonio Pollaiolo per il quattrocentesco parato di San Giovanni, dove la gestualità polemica degli interlocutori del santo è particolarmente vivace. Il gesto del santo stesso in questo pannello ricamato - con la destra alzata e il dito indice, leggermente curvo, evidenziato - verrà ripreso dal Rustici per la figura centrale del suo gruppo bronzeo: l'interpretazione del Pollaiolo era in fondo la più recente, risalente a poco più di vent'anni prima del gruppo di Giovan Francesco.
Ora, in tutte le letture fiorentine del soggetto, il confronto del Battista con i suoi interlocutori è diretto e marcatamente conflittuale, a differenza della presentazione del medesimo tema in un mosaico trecentesco di San Marco a Venezia, dove il Battista predica da un alto pulpito ad avversari seduti davanti a lui, i quali - pur conversando animatamente tra di loro - non lo guardano in faccia. Giovan Francesco Rustici aderirà al gusto fiorentino per lo scontro diretto, anche se interiorizza la tensione interpersonale degli attori alla maniera di Leonardo: sia l'interlocutore barbuto, a sinistra, che il personaggio calvo, a destra, infatti sembrano rimuginare la risposta offerta del Battista alle loro domande basate sulle Scritture - ognuno dei due infatti reca uno scritto; quello a destra è presentato addirittura nell'atto di leggere. Tuttavia, nonostante il clima di riflessione interiore, le pose contorte e l'accentuata muscolarità di questi personaggi comunicano perplessità e resistenza intellettuale.
Perché tanto interesse per il dibattito come soggetto? Non credo si tratti solo di scontrosità caratteriale, anche se i fiorentini sono notoriamente polemici. Piuttosto questi tentativi di rappresentare lo scontro intellettuale e verbale di più interlocutori suggerisce un amore del vero e la valorizzazione della sua appassionata ricerca, che viene concepita in termini umanistici come un'attività pubblica e collettiva.
Viene a mente l'antico detto fiorentino, "San Giovanni non vuole inganni", che illumina sia la botta-e-risposta riportata nel quarto Vangelo, sia il gruppo del Rustici. Di fronte alla domanda: "Chi sei tu?", Giovanni Battista non vuole "ingannare" la gente, spacciandosi per il Cristo, perché la sua missione è precisamente quella di annunciare il vero Cristo già presente. Il testo evangelico infatti prosegue con l'identificazione dell'autentico Messia, quando "il giorno dopo, vedendo Gesù venire verso di lui, (Giovanni) disse: "Ecco l'agnello di Dio, colui che toglie i peccati del mondo!". Egli è colui del quale ho detto: "Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me. Non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell'acqua, perché egli fosse manifestato a Israele"" (Giovanni, 1, 29-31).
Posto sopra la porta nord del Battistero - dell'edificio cioè in cui si diventava cristiani, ma anche fiorentini: l'edificio in cui veniva data, voglio dire, con l'acqua del battesimo l'identità nazionale - il gruppo del Rustici proclamava il senso dell'impazienza fiorentina con ogni "inganno", con ogni accomodante smussatura del vero; proclama come "virtù" la litigiosità di questo popolo e la sua storica disponibilità di accettare anche il sacrificio pur di rimanere fedeli alla propria "vocazione". Ricordiamo le date di commissione e d'esecuzione: 1506-1511, anni in cui Firenze credeva ancora di poter mantenere fede con l'ideale repubblicano alla libertas; e ricordiamo il programma globale: il gruppo Rustici era la seconda opera commissionata per il rinnovo del battistero, e doveva essere visto insieme al Battesimo di Cristo del Sansovino - non si poteva immaginare, nel primo decennio del Cinquecento, che le figure di Andrea verrebbero ultimate e collocate solo sessant'anni dopo.
Intendo dire che, nella trama neotestamentaria e nel programma dei due grandi gruppi scultorei, il polemico rifiuto posto da Giovanni alla menzogna propostagli dai sacerdoti e leviti era funzionale, un primo passo obbligato portante alla rivelazione dell'autentico Messia al momento del Battesimo. Il san Giovanni del Rustici "non vuole inganni" perché di lì a breve deve annunciare Colui che è la Verità, Gesù Cristo. E così anche Firenze nel secondo lustro del Cinquecento: Firenze che, memore del messianismo collettivo savonaroliano, si credeva similmente chiamata a annunciare Cristo.