san Giovanni Battista nei Vangeli e nel magistero petrino

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Caterina63
00giovedì 24 giugno 2010 18:24
La predica di san Giovanni Battista secondo Giovan Francesco Rustici

Un fiorentino vero
non vuole inganni


di Timothy Verdon

In un saggio sulla scultura altorinascimentale pubblicato quasi mezzo secolo fa, John Pope-Hennessey sottolineava un aspetto particolare del grande gruppo bronzeo eseguito dal Giovan Francesco Rustici per la porta nord del battistero fiorentino e recentemente restaurato, San Giovanni Battista tra un levita e un fariseo.

Distinguendo queste figure da quelle in marmo che, pochi anni prima, Andrea Sansovino aveva iniziato per la porta est dell'edificio, osservò che, a parte la collocazione sul battistero, le due opere non potevano essere più diverse nell'impostazione concettuale e formale:  quella del Sansovino rientra nella grande storia della statuaria rinascimentale, con ognuna delle figure un'unità plastica e psicologica discreta, mentre le figure del Rustici configurano una scena drammatica i cui attori sono inscindibilmente legati gli uni agli altri.

"Nessuna delle tre potrebbe essere spiegata senza rimandare alle altre due", afferma, precisando che:  "i due uditori presuppongono un predicatore, e il predicatore fa pensare a un pubblico". Pope-Hennessey aggiunge poi che sebbene questo tipo di composizione non abbia precedenti nella coeva scultura monumentale, "nella pittura una sorta di parallelismo c'è:  il Cenacolo vinciano, dove Leonardo si serve di un analogo approccio narrativo". E conclude:  "Ciò è significativo, perché tutte le fonti legano il nome di Leonardo a quello del Rustici nel periodo in cui questi realizzò il gruppo".
 
Tale caratterizzazione, suggestiva sul piano dell'analisi interpretativa e stilistica, aiuta a capire anche l'iconografia e l'implicita teologia di queste figure che infatti illustrano una pagina neotestamentaria di puro teatro recitata con gli accenti di contrapposizione psicofisica cari a Leonardo.

Genericamente designato La predica del Battista, il gruppo del Rustici evoca il serrato dialogo tra Giovanni Battista e i sacerdoti e leviti inviati da Gerusalemme per interrogarlo sulla sua identità. "Tu chi sei?", gli chiedono, e il Vangelo dice che il Precursore allora "confessò:  "Io non sono il Cristo"".

Il testo evangelico prosegue:  "Allora gli chiesero:  "Chi sei dunque? Sei tu Elia?". "Non lo sono", disse. "Sei tu il profeta?". "No", rispose. Gli dissero allora:  "Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?". Rispose:  "Io sono voce di uno che grida nel deserto:  rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaia". Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. Essi lo interrogarono e gli dissero:  "Perché dunque tu battezzi, se non sei né il Cristo, né Elia, né il profeta?". Giovanni rispose loro:  "Io battezzo nell'acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me:  a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo"" (Giovanni, 1, 19-27).

Questo scambio di battute - riassunto nelle telegrafiche frasi in ebraico sulle basi delle tre statue del Rustici:  "Che cosa mi dirai?" (l'uomo barbuto); "Chi sei tu Elia?" (l'astante calvo); "Una voce grida nel deserto, spianate la strada", (il Battista) - era probabilmente il soggetto delle perdute "figuracce di marmo" trecentesche che il gruppo Rustici sostituiva. Si tratta di un episodio della vicenda giovannea illustrato assai di rado, ma a Firenze con una certa frequenza:  nei mosaici duecenteschi dello stesso battistero, ad esempio, dove Giovanni Battista - posto accanto ad acque allusive al battesimo - risponde a tre personaggi gesticolanti alzando la mano destra mentre con la sinistra mostra un rotolo recante le parole Vox clamantis i[n] de[serto].

Il medesimo soggetto è raffigurato nelle porte di Andrea Pisano, nella valva a sinistra di chi guarda - è la quarta formella dall'alto, a sinistra - dove i volti degli interlocutori e il gesto di uno di essi, nonché la destra alzata del Battista, fanno capire che si tratta di una movimentata situazione dialogica. Lo stesso dialogo scenico è di nuovo illustrato in uno dei rilievi dell'altare d'argento del battistero, dove l'artista (Betti di Geri?) abbina il dibattito al battesimo di una donna, quasi per spiegare la domanda rivolta a san Giovanni dai messi rabbinici:  "Perché dunque tu battezzi, se non sei né il Cristo, né Elia, né il profeta?".
 
E l'episodio appare ancora tra i soggetti disegnati da Antonio Pollaiolo per il quattrocentesco parato di San Giovanni, dove la gestualità polemica degli interlocutori del santo è particolarmente vivace. Il gesto del santo stesso in questo pannello ricamato - con la destra alzata e il dito indice, leggermente curvo, evidenziato - verrà ripreso dal Rustici per la figura centrale del suo gruppo bronzeo:  l'interpretazione del Pollaiolo era in fondo la più recente, risalente a poco più di vent'anni prima del gruppo di Giovan Francesco.

Ora, in tutte le letture fiorentine del soggetto, il confronto del Battista con i suoi interlocutori è diretto e marcatamente conflittuale, a differenza della presentazione del medesimo tema in un mosaico trecentesco di San Marco a Venezia, dove il Battista predica da un alto pulpito ad avversari seduti davanti a lui, i quali - pur conversando animatamente tra di loro - non lo guardano in faccia. Giovan Francesco Rustici aderirà al gusto fiorentino per lo scontro diretto, anche se interiorizza la tensione interpersonale degli attori alla maniera di Leonardo:  sia l'interlocutore barbuto, a sinistra, che il personaggio calvo, a destra, infatti sembrano rimuginare la risposta offerta del Battista alle loro domande basate sulle Scritture - ognuno dei due infatti reca uno scritto; quello a destra è presentato addirittura nell'atto di leggere. Tuttavia, nonostante il clima di riflessione interiore, le pose contorte e l'accentuata muscolarità di questi personaggi comunicano perplessità e resistenza intellettuale.

Perché tanto interesse per il dibattito come soggetto? Non credo si tratti solo di scontrosità caratteriale, anche se i fiorentini sono notoriamente polemici. Piuttosto questi tentativi di rappresentare lo scontro intellettuale e verbale di più interlocutori suggerisce un amore del vero e la valorizzazione della sua appassionata ricerca, che viene concepita in termini umanistici come un'attività pubblica e collettiva.

Viene a mente l'antico detto fiorentino, "San Giovanni non vuole inganni", che illumina sia la botta-e-risposta riportata nel quarto Vangelo, sia il gruppo del Rustici. Di fronte alla domanda:  "Chi sei tu?", Giovanni Battista non vuole "ingannare" la gente, spacciandosi per il Cristo, perché la sua missione è precisamente quella di annunciare il vero Cristo già presente. Il testo evangelico infatti prosegue con l'identificazione dell'autentico Messia, quando "il giorno dopo, vedendo Gesù venire verso di lui, (Giovanni) disse:  "Ecco l'agnello di Dio, colui che toglie i peccati del mondo!". Egli è colui del quale ho detto:  "Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me. Non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell'acqua, perché egli fosse manifestato a Israele"" (Giovanni, 1, 29-31).

Posto sopra la porta nord del Battistero - dell'edificio cioè in cui si diventava cristiani, ma anche fiorentini:  l'edificio in cui veniva data, voglio dire, con l'acqua del battesimo l'identità nazionale - il gruppo del Rustici proclamava il senso dell'impazienza fiorentina con ogni "inganno", con ogni accomodante smussatura del vero; proclama come "virtù" la litigiosità di questo popolo e la sua storica disponibilità di accettare anche il sacrificio pur di rimanere fedeli alla propria "vocazione". Ricordiamo le date di commissione e d'esecuzione:  1506-1511, anni in cui Firenze credeva ancora di poter mantenere fede con l'ideale repubblicano alla libertas; e ricordiamo il programma globale:  il gruppo Rustici era la seconda opera commissionata per il rinnovo del battistero, e doveva essere visto insieme al Battesimo di Cristo del Sansovino - non si poteva immaginare, nel primo decennio del Cinquecento, che le figure di Andrea verrebbero ultimate e collocate solo sessant'anni dopo.

Intendo dire che, nella trama neotestamentaria e nel programma dei due grandi gruppi scultorei, il polemico rifiuto posto da Giovanni alla menzogna propostagli dai sacerdoti e leviti era funzionale, un primo passo obbligato portante alla rivelazione dell'autentico Messia al momento del Battesimo. Il san Giovanni del Rustici "non vuole inganni" perché di lì a breve deve annunciare Colui che è la Verità, Gesù Cristo. E così anche Firenze nel secondo lustro del Cinquecento:  Firenze che, memore del messianismo collettivo savonaroliano, si credeva similmente chiamata a annunciare Cristo.


(©L'Osservatore Romano - 25 giugno 2010)
Caterina63
00venerdì 21 giugno 2013 08:37
[SM=g1740717] Benedetto XVI insegna sulla vita di San Giovanni Battista

Amici San Giovanni Battista è l'unico Santo di cui la Chiesa venera sia la nascita, il 24 giugno, sia il martirio il 29 agosto.
Vi offriamo allora la catechesi in audio originale - con un pezzo di video originale - che Benedetto XVI ha tenuto il 29 agosto 2012 per il martirio del Santo.
Qui il Papa racconta anche della nascita e la sua storia, è davvero un compendio per apprendere con poche parole - solo otto minuti - la figura del grande discepolo e precursore di Gesù Cristo, nostro Signore e Dio.
www.gloria.tv/?media=461891


Movimento Domenicano del Rosario
www.sulrosario.org
info@sulrosario.org


Il martirio di San Giovanni Battista

Cari fratelli e sorelle,

in quest’ultimo mercoledì del mese di agosto, ricorre la memoria liturgica del martirio di san Giovanni Battista, il precursore di Gesù. Nel Calendario Romano, è l’unico Santo del quale si celebra sia la nascita, il 24 giugno, sia la morte avvenuta attraverso il martirio. Quella odierna è una memoria che risale alla dedicazione di una cripta di Sebaste, in Samaria, dove, già a metà del secolo IV, si venerava il suo capo. Il culto si estese poi a Gerusalemme, nelle Chiese d’Oriente e a Roma, col titolo di Decollazione di san Giovanni Battista. Nel Martirologio Romano, si fa riferimento ad un secondo ritrovamento della preziosa reliquia, trasportata, per l’occasione, nella chiesa di S. Silvestro a Campo Marzio, in Roma.

Questi piccoli riferimenti storici ci aiutano a capire quanto antica e profonda sia la venerazione di san Giovanni Battista. Nei Vangeli risalta molto bene il suo ruolo in riferimento a Gesù. In particolare, san Luca ne racconta la nascita, la vita nel deserto, la predicazione, e san Marco ci parla della sua drammatica morte nel Vangelo di oggi. Giovanni Battista inizia la sua predicazione sotto l’imperatore Tiberio, nel 27-28 d.C., e il chiaro invito che rivolge alla gente accorsa per ascoltarlo, è quello a preparare la via per accogliere il Signore, a raddrizzare le strade storte della propria vita attraverso una radicale conversione del cuore (cfr Lc 3, 4). Però il Battista non si limita a predicare la penitenza, la conversione, ma, riconoscendo Gesù come «l’Agnello di Dio» venuto a togliere il peccato del mondo (Gv 1, 29), ha la profonda umiltà di mostrare in Gesù il vero Inviato di Dio, facendosi da parte perché Cristo possa crescere, essere ascoltato e seguito. Come ultimo atto, il Battista testimonia con il sangue la sua fedeltà ai comandamenti di Dio, senza cedere o indietreggiare, compiendo fino in fondo la sua missione. San Beda, monaco del IX secolo, nelle sue Omelie dice così: San Giovanni Per [Cristo] diede la sua vita, anche se non gli fu ingiunto di rinnegare Gesù Cristo, gli fu ingiunto solo di tacere la verità. (cfr Om. 23: CCL 122, 354). E non taceva la verità e così morì per Cristo che è la Verità. Proprio per l’amore alla verità, non scese a compromessi e non ebbe timore di rivolgere parole forti a chi aveva smarrito la strada di Dio.

Noi vediamo questa grande figura, questa forza nella passione, nella resistenza contro i potenti. Domandiamo: da dove nasce questa vita, questa interiorità così forte, così retta, così coerente, spesa in modo così totale per Dio e preparare la strada a Gesù? La risposta è semplice: dal rapporto con Dio, dalla preghiera, che è il filo conduttore di tutta la sua esistenza. Giovanni è il dono divino lungamente invocato dai suoi genitori, Zaccaria ed Elisabetta (cfr Lc 1,13); un dono grande, umanamente insperabile, perché entrambi erano avanti negli anni ed Elisabetta era sterile (cfr Lc 1,7); ma nulla è impossibile a Dio (cfr Lc 1,36). L’annuncio di questa nascita avviene proprio nel luogo della preghiera, al tempio di Gerusalemme, anzi avviene quando a Zaccaria tocca il grande privilegio di entrare nel luogo più sacro del tempio per fare l’offerta dell’incenso al Signore (cfr Lc 1,8-20). Anche la nascita del Battista è segnata dalla preghiera: il canto di gioia, di lode e di ringraziamento che Zaccaria eleva al Signore e che recitiamo ogni mattina nelle Lodi, il «Benedictus», esalta l’azione di Dio nella storia e indica profeticamente la missione del figlio Giovanni: precedere il Figlio di Dio fattosi carne per preparargli le strade (cfr Lc 1,67-79). L’esistenza intera del Precursore di Gesù è alimentata dal rapporto con Dio, in particolare il periodo trascorso in regioni deserte (cfr Lc 1,80); le regioni deserte che sono luogo della tentazione, ma anche luogo in cui l’uomo sente la propria povertà perché privo di appoggi e sicurezze materiali, e comprende come l’unico punto di riferimento solido rimane Dio stesso. Ma Giovanni Battista non è solo uomo di preghiera, del contatto permanente con Dio, ma anche una guida a questo rapporto. L’Evangelista Luca riportando la preghiera che Gesù insegna ai discepoli, il «Padre nostro», annota che la richiesta viene formulata dai discepoli con queste parole: «Signore insegnaci a pregare, come Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli» (cfr Lc 11,1).

Cari fratelli e sorelle, celebrare il martirio di san Giovanni Battista ricorda anche a noi, cristiani di questo nostro tempo, che non si può scendere a compromessi con l’amore a Cristo, alla sua Parola, alla Verità.
La Verità è Verità, non ci sono compromessi. La vita cristiana esige, per così dire, il «martirio» della fedeltà quotidiana al Vangelo, il coraggio cioè di lasciare che Cristo cresca in noi e sia Cristo ad orientare il nostro pensiero e le nostre azioni.
Ma questo può avvenire nella nostra vita solo se è solido il rapporto con Dio.
La preghiera non è tempo perso, non è rubare spazio alle attività, anche a quelle apostoliche, ma è esattamente il contrario: solo se se siamo capaci di avere una vita di preghiera fedele, costante, fiduciosa, sarà Dio stesso a darci capacità e forza per vivere in modo felice e sereno, superare le difficoltà e testimoniarlo con coraggio. San Giovanni Battista interceda per noi, affinché sappiamo conservare sempre il primato di Dio nella nostra vita. Grazie.




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