00 12/02/2009 20:08

«Il curioso caso di Benjamin Button» che percorse l'esistenza a ritroso
Condannato a ringiovanire fino alla morte


di Gaetano Vallini

"È una disdetta che la parte migliore della vita sia all'inizio e la peggiore alla fine". È stata probabilmente questa massima di Mark Twain a suggerire a Francis Scott Fitzgerald l'idea di scrivere negli anni Venti il breve racconto Il curioso caso di Benjamin Button che narra le vicende di un uomo che nasce vecchio e muore in fasce. Una storia stravagante, a suo modo anche divertente, che ha ispirato il film dall'analogo titolo, diretto da David Fincher, candidato a ben tredici premi Oscar e in uscita nelle sale italiane.

A quasi settant'anni dalla morte, dunque, arriva una sorta di risarcimento da parte di Hollywood al grande scrittore che non ebbe molta fortuna al cinema, né come sceneggiatore, né come scrittore. I suoi copioni non piacquero ai produttori e i film tratti da suoi apprezzati romanzi - Il grande Gatsby e Gli ultimi fuochi diretti rispettivamente da Francis Ford Coppola e da Elia Kazan - non ottennero successo di pubblico.

Ora si ritenta, anche se in verità del racconto di Fitzgerald nella pellicola di Fincher resta ben poco; il regista ne trae solo l'idea di fondo, ma per il resto segue una sua storia. Una storia che parla di una vita vissuta inspiegabilmente a rovescio, concretizzando in qualche modo il sogno di quanti credono che si trarrebbe il massimo dall'esistenza se alla giovinezza anagrafica si potesse unire la saggezza dell'età. Ma le cose non sono così semplici, come mostra la straordinaria, ma triste vicenda di Benjamin Button.

"Sono nato in circostanze particolari", racconta Benjamin, che vede la luce a New Orleans il giorno della fine della prima guerra mondiale, "una buona notte per nascere". Ma pur essendo un neonato, ha le fattezze di un anziano. La madre muore nel metterlo al mondo e il padre, inorridito dal suo aspetto, lo abbandona sugli scalini di una casa di riposo, dove la giovane custode nera, nonostante tutto, lo accoglie come un figlio. Per il medico dovrebbe morire il giorno dopo, visto che ha la salute di un ottantenne, ma ogni giorno che passa restituisce Benjamin pienamente alla vita. Durante la sua strana crescita - la sua esistenza "contromano" attraverserà l'intero Novecento - si innamorerà della bella Daisy, ma le loro strade si incontreranno e si divideranno più volte, e mentre lei invecchierà, lui diventerà sempre più giovane.

"Mi amerai ancora quando sarò vecchia?", gli chiede Daisy, la sempre brava Kate Blanchett. "E tu mi amerai ancora quando avrò l'acne?", gli risponde Benjamin, interpretato da Brad Pitt, candidato all'Oscar come miglior attore protagonista, sul quale è stato fatto un lavoro incredibile sperimentando una tecnica digitale innovativa di motion capture.

Il regista (Seven, The game, Fight club, Panic room) narra questa storia attraverso il classico diario: quello di Button, letto dalla figlia a una Daisy anziana e ormai vicina alla fine, ricoverata in un ospedale di New Orleans proprio mentre si scatena l'uragano Katrina. Un espediente, il diario, che permette, con continui flashback, di far rivivere un intero secolo, utilizzando tra l'altro una fotografia che accentua il ricordo con un timbro patinato. Il pur bravo sceneggiatore Eric Roth (Oscar per Forrest Gump), nell'intento di raccontare il più possibile della vita di Benjamin Button, pecca talvolta di superficialità. Cosicché l'opera - un melodramma in stile fantasy, forse troppo lungo con i suoi 163 minuti - emoziona solo a tratti, soprattutto nella parte finale, quando si evidenzia drammaticamente il percorso di ringiovanimento del protagonista. Tuttavia il film, insistendo sulla frase che ripete spesso la madre adottiva di Benjamin "non sai mai cosa c'è in serbo per te", non manca di suscitare riflessioni sulla vita e sulla morte.

Le vicende di Button strappano sorrisi, non di rado amari. Si scopre che, pur in una condizione apparentemente favorevole, i sogni di felicità celano non poche imperfezioni, anche se le esperienze che il protagonista fa - le amicizie importanti, le inevitabili perdite soprattutto nei primi anni, il primo bacio, l'innamoramento e persino la paternità - sono per lui significative e arricchenti. Sperimenta che non si possono tenere strette persone o cose, perché prima o poi bisogna rassegnarsi a lasciarle andare. E soffre perché la sua innaturale condizione non gli consente di trovare la giusta collocazione nel mondo. Nemmeno come genitore, se poi un giorno potrebbe essere un figlio a dovegli fare da padre.

Così, mentre il messaggio sembra essere, malgrado tutto, che non importa se si è costretti a vivere la vita a ritroso, l'importante è come la si vive e che comunque ognuno è responsabile del proprio destino, in realtà è sempre più evidente che è il tempo a governare il destino di ciascuno. Non solo. In una società in cui si è alla ricerca dell'eterna giovinezza, dell'elisir di lunga vita, questa storia paradossale e malinconica ci dice anche altro. In primo luogo, insinua che ringiovanire potrebbe essere tutt'altro che un'esperienza piacevole, soprattutto se allontana inesorabilmente dalle persone amate; potrebbe anzi diventare una terribile condanna, stemperata solo - come avviene nel film e nel racconto - dal progressivo venir meno della memoria e dei ricordi.

In secondo luogo, sottolinea che la vita va accettata così com'è, con i suoi ritmi, le sue stagioni, con le sue gioie e i suoi limiti, e che è vano illudersi di poter rovesciare il corso delle cose, sovvertendo e violentando la natura. Come sembra ricordare l'incombere dell'uragano Katrina: un richiamo al presente, ma anche un monito per il futuro.



(©L'Osservatore Romano - 13 febbraio 2009)
[Modificato da Caterina63 12/02/2009 20:09]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)