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DIFENDERE LA VERA FEDE

Dalla Chiesa in Romania

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    Caterina63
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    00 11/02/2010 18:50
    La realtà della Chiesa in Romania illustrata dall'arcivescovo Ioan Robu, presidente della Conferenza episcopale

    La cattolicità
    vissuta nella pluralità


    di Nicola Gori

    "Veramente viviamo la cattolicità nella sua pluralità" in un territorio abitato da comunità di credenti appartenenti a diversi ceppi linguistici, che si tramandano una molteplicità di tradizioni ecclesiali. È un'ampia visione generale della situazione della Chiesa in Romania quella delineata nell'intervista al nostro giornale da monsignor Ioan Robu, arcivescovo di Bucarest e presidente della Conferenza episcopale romena, in questi giorni a Roma per la visita ad limina apostolorum. Il presule affronta anche i temi del dialogo con gli ortodossi, dell'immigrazione di tanti romeni e dell'integrazione del Paese nell'Unione europea, con i risvolti economici che essa comporta.

    I cattolici, nei due riti latino e bizantino-romeno, rappresentano una minoranza nel Paese. Costituiscono comunque una ricchezza nella diversità?

    Lo spazio romeno è sempre stato un ambito in cui, alla costante presenza di un popolo, che affonda le proprie radici nell'età romana e che ha avuto una sua specifica vicenda religiosa nel contesto dell'ecumene cristiana, si sono associate ulteriori esperienze ecclesiali e culturali, talvolta legate all'insediarsi di altre popolazioni in momenti diversi della storia. Anche attualmente in territorio romeno si ritrovano, con consistenza evidentemente diversa, comunità di credenti appartenenti a ceppi linguistici molteplici - romeni, ungheresi, tedeschi, italiani, slovacchi, polacchi, ucraini, armeni - che condividono la comunione cattolica, vivendola secondo una pluralità di tradizioni ecclesiali:  bizantina, latina, armena. Veramente viviamo la cattolicità nella sua pluralità.

    Come pensa si possa risolvere la scottante questione della restituzione degli edifici sacri alla Chiesa cattolica confiscati dal regime nel 1948?

    La soluzione sarebbe molto semplice:  restituire ai greco-cattolici le loro cattedrali e alcuni monasteri; quanto ai villaggi, là dove prima del 1948 esistevano due edifici di culto, uno ortodosso l'altro greco-cattolico, riconsegnare quest'ultimo alla comunità unita, cioè greco-cattolica, e dove l'edificio di culto era ed è rimasto unico - perché originariamente la comunità era esclusivamente greco-cattolica - permettere alle due comunità di celebrare in esso a orari distinti.

    Qual è l'apporto della comunità greco-cattolica alla vita del Paese?

    La Chiesa unita ha offerto un umile, ma concreto esempio di resistenza al totalitarismo e di affermazione di libertà interiore di fronte alla brutalità del potere, in nome della dignità della persona e dell'inviolabilità della sua coscienza. Partendo da questa eredità la Chiesa unita, benché decimata, benché ancora in una situazione di emergenza, che tende a impedirle di riprendere serenamente la sua collocazione nella società, assume un significato fondamentale per l'oggi e per il futuro del Paese. Si tratta di un significato che prescinde dagli stessi aspetti demografici, consistendo anzitutto in un messaggio ideale di valore universale - rispetto della persona, appello alla responsabilità individuale - estremamente prezioso nel contesto della ricostruzione del Paese e della sua proiezione nel complesso contesto europeo.

    L'ingresso della Romania nell'Unione europea ha favorito un miglioramento delle condizioni sociali ed economiche o si è trasformato in un incentivo al consumismo e al materialismo?

    La Romania ha vissuto per quasi mezzo secolo sotto un regime totalitario. La liberazione del 1989 ha significato per il popolo romeno tornare a respirare, sebbene non si sia subito riusciti a far fruttificare in modo compiuto il bene prezioso della libertà. In questo senso, l'entrata in Europa nel 2007 è stata considerata, in un certo qual modo, la compiuta liberazione dal comunismo. Nei confronti del processo d'integrazione nell'Unione europea, i romeni hanno nutrito grandi speranze e aspettative, che peraltro non hanno trovato totale conferma. L'Europa era un modello, sotto molti aspetti; ma talvolta si sono recepiti esclusivamente la legge di mercato e il consumismo. Gli sconvolgimenti comportati dalla conversione dell'economia di Stato in una vita economica fondata sulla libertà d'impresa, la conseguente chiusura d'interi complessi industriali obsoleti e improduttivi hanno spinto - in un contesto di acquisita libera circolazione - alla ricerca di lavoro all'estero, sicché la migliore mano d'opera romena si trova attualmente sparsa in tutta Europa. Da questi emigrati fluiscono risorse economiche fondamentali per le rispettive famiglie, con riflessi anche per lo Stato romeno. In questo senso si può dire che la nuova situazione ha significato per molte persone un miglioramento della situazione materiale. Peraltro la migrazione ha prodotto anche gravi problemi sociali:  nuclei familiari smembrati, figli abbandonati, traffico di persone per lavoro o per la prostituzione, diffusione della droga. La situazione della Romania è attualmente assai delicata e non sarà facile risolvere i gravi problemi connessi a disoccupazione e migrazione. In ogni caso l'Unione, non soltanto permette a molti giovani qualificati di trovare a livello europeo un posto di lavoro, ma consente loro di sentirsi dovunque a casa nel vecchio continente.

    Il dialogo con la Chiesa ortodossa a volte incontra serie difficoltà. Il problema principale è la presenza della Chiesa uniate greco-cattolica. Quali sono le possibili modalità di intervento?

    La domanda comporta anzitutto una precisazione lessicale. La Chiesa, che la Cancelleria asburgica chiamò greco-cattolica per distinguerla dalla Chiesa greco-orientale, nelle fonti ecclesiastiche d'ambito transilvano si designava quale Chiesa pravoslavnica, ossia ortodossa, "unita", mentre gli stessi ortodossi definivano la propria Chiesa "ortodossa orientale non-unita (neunita)". "Uniate" è termine formatosi in ambito linguistico slavo e successivamente assunto anche in altri contesti per riproporvi la connotazione negativa, che marcatamente fin dall'origine lo caratterizzava nella polemica confessionale. Il termine appare spesso inconsapevolmente utilizzato in Occidente, ma è di fatto improprio e - come tutte le espressioni polemiche - risulta sostanzialmente fuorviante.
    Detto questo, ritengo opportuno riaffermare che anche, e direi soprattutto, in Romania tutti i credenti che condividono la comunione cattolica avvertono intimamente l'urgenza del dialogo ecumenico. In ambito cattolico, nelle aule dei seminari come dai pulpiti, qualsiasi tono polemico è stato bandito, e si cerca di trasmettere ai fedeli gli elementi che uniscono cattolici e ortodossi - ma non solo - da un punto di vista dottrinale, e ancor più da un punto di vista spirituale e nella vita vissuta. Abbiamo tante, tantissime famiglie miste - ortodossi-cattolici, romeni-ungheresi, ortodossi-uniti - che vivono serene e felici, senza avvertire problemi, e educano i loro figli all'amore, al rispetto e alla tolleranza verso l'altro, che può appartenere ad altra tradizione ecclesiale o essere portatore di altra convinzione. Nella vita quotidiana delle nostre famiglie già ora il dialogo si vive fattivamente, con serenità e nella pace dell'animo.
    La Chiesa unita, cioè greco-cattolica, continuerà a offrire la sua testimonianza di fonte alle Chiese di Romania e all'intera ecumene cristiana:  è una testimonianza di cui la persecuzione ha evidenziato il profondo e permanente significato. Se tale Chiesa, in nome dell'unità indissolubile del Corpo di Cristo non ha dubitato di affrontare il martirio, con altrettanta fermezza, in una situazione che appariva senza sbocco, ha rifiutato l'ipotesi, che fu avanzata dal regime, di recuperare la legalità inquadrandosi nella Chiesa latina. In questo essa ha proclamato che il proprio sangue era stato versato non soltanto per affermare il principio dell'unità della Chiesa, ma anche per ribadire che tale unità è costitutivamente multiforme. La testimonianza della Chiesa unita è pertanto un messaggio di valore, a un tempo cristologico e pneumatologico, che travalica lo spazio romeno ed entra fattivamente in dialogo con tutte le Chiese sinceramente impegnate nel cammino verso l'unità.

    I lunghi anni di ateismo hanno ancora conseguenze nella vita culturale ed etica del Paese?

    L'ateismo è stato forte, penetrante, ma non è riuscito a oltrepassare le barriere della coscienza di tante persone. Lo ha mostrato la grande schiera di testimoni e di martiri, ma anche il fatto che nel nostro Paese, alla caduta del regime, si vide che non vi era un numero significativo di non battezzati, poiché tutti, anche i più accaniti attivisti di partito, clandestinamente si ricordavano delle feste religiose e battezzavano i loro figli. È vero che non furono battezzati i bimbi degli orfanotrofi. Ma nella società romena la fede non fu mai cancellata, e i romeni non cessarono di identificarsi nella loro fede.

    Spesso la presenza di emigrati romeni all'estero viene associata sistematicamente a comportamenti illegali o comunque violenti. Perché pensa che ciò avvenga?

    Tra gli emigrati romeni vi sono persone con elevati titoli di studio e ottima qualificazione professionale. Nel contesto di una migrazione selvaggia, quale si è avuta, vi sono anche disperati, con precedenti penali e condanne nel loro Paese, che - andando in altri Paesi - vi portano la loro disperazione e la loro marginalità. Qualsiasi generalizzazione è fuori luogo. Peraltro la presenza della diaspora romena nell'Unione, ma non solo, pone il problema di un servizio di accompagnamento religioso e di formazione spirituale, che eviti o limiti al massimo fenomeni di sradicamento e atteggiamenti di contrapposizione rispetto al contesto ospitante. In questo senso risulta fondamentale il compito missionario dei sacerdoti romeni, e in particolare dei sacerdoti greco-cattolici operanti nelle diverse regioni dell'Unione al servizio delle comunità di immigrati. Questi sacerdoti, infatti, hanno la possibilità di confermare i fedeli nella loro tradizione ecclesiale, educandoli peraltro a considerarla una ricchezza spirituale distinta rispetto alla tradizione religiosa dell'ambiente in cui vivono, tuttavia non dialetticamente alternativa rispetto a quest'ultima, ma a essa armonicamente complementare:  un patrimonio prezioso che gli immigrati stessi portano in dono alla società in cui esigenze molteplici li hanno condotti a vivere.


    (©L'Osservatore Romano - 12 febbraio 2010)
    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
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    Caterina63
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    00 12/02/2010 18:40
    l discorso del Papa ai presuli della Conferenza episcopale di Romania in visita "ad limina"

    Cattolici e ortodossi uniti
    per la crescita della società



    "Collaborazione" e "comune testimonianza" tra cattolici e ortodossi su temi come famiglia, bioetica, diritti umani, onestà nella vita pubblica, ecologia:  le ha chieste il Papa parlando ai vescovi della Romania durante l'udienza di venerdì 12 febbraio, in occasione della visita "ad limina Apostolorum".


    Venerabili Frati întru Episcopat!
    Este pentru mine un motiv de mare bucurie sa va întâlnesc în cursul vizitei "ad limina", sa va ascult si sa reflectam împreuna asupra parcursului Poporului lui Dumnezeu încredintat voua. Salut cu afectiune pe fiecare dintre voi si îi multumesc, în special, Mons. Ioan Robu pentru cuvintele cordiale pe care, în numele tuturor, mi le-a adresat. Îndrept un gând special spre Prea Fericirea Sa Lucian Muresan, Arhiepiscop Major al Bisericii Greco-Catolice Române. Voi sunteti Pastori ai unor comunitati de diferite rituri, care îsi pun bogatiile îndelungatei lor traditii în serviciul comuniunii pentru binele tuturor. În voi salut comunitatile crestine din România si din Republica Moldova, atât de greu încercate în trecut, si aduc omagiu acelor Episcopi si nenumarati preoti, calugari, calugarite si credinciosi care, în timpul persecutiei, au dovedit un atasament neclintit fata de Cristos si fata de Biserica sa si au pastrat intacta credinta lor.
    Voua, iubiti frati întru Episcopat, doresc sa va exprim multumirea mea pentru angajarea voastra generoasa în serviciul renasterii si dezvoltarii comunitatii catolice din tarile voastre si sa va îndemn sa continuati a fi Pastori plini de zel ai turmei lui Cristos, în apartenenta la unica Biserica si în respectul diferitelor traditii rituale. A pastra si transmite patrimoniul credintei este o îndatorire a întregii Bisericii, dar în special a Episcopilor (Cf Lumen gentium, 25). Câmpul slujirii voastre este vast si exigent:  este vorba, de fapt, de a propune credinciosilor un itinerar de credinta crestina matura si responsabila, în special prin învatamântul religios, cateheza, chiar si pentru adulti, si pregatirea la sacramente. În acest domeniu e nevoie de promovarea unei mai mari cunoasteri a Sfintei Scripturi, a Catehismului Bisericii Catolice si a documentelor Magisteriului, în mod deosebit ale Conciliului Ecumenic al ii-lea din Vatican si Enciclicelor Papale. Este un program angajant, care cere elaborarea în comun a unor planuri pastorale vizând bonum animarum al tuturor catolicilor de diferite rituri si etnii. Aceasta necesita marturie de unitate, dialog sincer si efectiva colaborare, fara a uita ca unitatea este în primul rând rod al Duhului Sfânt (Cf Gal 5, 22), care calauzeste Biserica.
    În acest an al Sfintei Preotii, va îndemn sa fiti mereu adevarati parinti pentru preotii vostri, cei dintâi si pretiosi colaboratori în via Domnului (Cf Christus Dominus, 16.28); cu ei exista o legatura înainte de toate sacramentala, care cu titlu unic îi face partasi la misiunea încredintata Episcopilor. Straduiti-va sa întretineti comuniunea între voi si cu ei într-un climat de afectiune, de atentie si de dialog respectuos si fratern; interesati-va de conditiile lor spirituale si materiale, de necesarul aggiornamento teologic si pastoral. În diecezele voastre nu lipsesc Institutele calugaresti active în domeniul pastoral. Va fi grija voastra speciala sa le dedicati atentia cuvenita si sa le oferiti tot ajutorul posibil pentru ca prezenta lor sa fie din ce în ce mai semnificativa iar persoanele consacrate sa-si poata desfasura apostolatul potrivit propriei carisme si în deplina comuniune cu Biserica particulara.
    Dumnezeu nu înceteaza sa cheme barbati si femei în serviciul sau:  trebuie sa-i fim recunoscatori de aceasta, intensificând rugaciunea pentru ca sa continue sa trimita lucratori în secerisul sau (Cf Mt 9, 37). Este îndatorirea principala a Episcopilor sa promoveze pastorala vocatiilor si formarea umana, spirituala si intelectuala, a candidatilor la Preotie în Seminarii si în alte Institute de formare (Cf Optatam Totius, 2.4), garantându-le posibilitatea de a-si însusi o profunda spiritualitate si o pregatire riguroasa, filozofico-teologica si pastorala, si prin alegerea atenta a educatorilor si profesorilor. O grija similara trebuie sa se aiba în formarea membrilor Institutelor de viata consacrata, în special ale celor feminine.
    Înflorirea de vocatii sacerdotale si calugaresti depinde în buna parte de sanatatea morala si religioasa a familiilor crestine. Din pacate, în timpul nostru nu putine sunt pericolele care ameninta institutia familiala într-o societate secularizata si dezorientata. Familiile catolice din tarile voastre, care în timpul încercarii au marturisit uneori cu pret scump fidelitatea fata de Evanghelie, nu sunt imune de plagile avortului, coruptiei, alcoolismului si drogurilor, precum si controlului nasterilor prin metode contrare demnitatii persoanei umane. Pentru a combate aceste provocari, este nevoie sa se promoveze centre parohiale de consiliere care sa asigure o pregatire adecvata vietii conjugale si familiale, dar si sa se organizeze mai bine asistenta pastorala a tineretului. Este necesara, mai presus de toate, o angajare decisa pentru a favoriza prezenta valorilor crestine în societate, dezvoltând centre de formare unde tinerii sa poata cunoaste valorile autentice, înnobilate de geniul culturii tarilor voastre, încât sa le poata marturisi în ambientele în care traiesc. Biserica vrea sa ofere contributia ei determinanta la construirea unei societati reconciliate si solidare, capabila sa faca fata procesului de secularizare în curs. Transformarea sistemului industrial si agricol, criza economica, emigratia, nu au favorizat persistenta valorilor traditionale, care, de aceea, trebuie propuse din nou si întarite.
    În acest context, apare deosebit de importanta marturia de fraternitate dintre Catolici si Ortodocsi:  sa prevaleze asupra divizarilor si disensiunilor si sa deschida inimile la împacare. Sunt constient de dificultatile pe care trebuie sa le înfrunte, în acest domeniu, comunitatile catolice:  urez sa se poata gasi solutii adecvate, în acel spirit de dreptate care trebuie sa însufleteasca raporturile dintre fratii în Cristos. În mai 2009, ati amintit cea de-a x-a aniversare a istoricei vizite pe care Venerabilul Papa Ioan Paul al ii-lea a realizat-o în România. Cu acea ocazie, Providenta divina i-a oferit Succesorului lui Petru posibilitatea de a împlini o calatorie apostolica într-o Natiune majoritar ortodoxa, unde de secole este prezenta o însemnata comunitate catolica. Dorinta de unitate suscitata de acea vizita sa alimenteze rugaciunea si stradania de a dialoga în caritate si în adevar si de a promova initiative comune. Un domeniu de colaborare astazi deosebit de important între Ortodocsi si Catolici priveste apararea radacinilor crestine ale Europei si a valorilor crestine, si marturia în comun asupra unor teme precum familia, bioetica, drepturile omului, onestitatea în viata publica, ecologia. Angajarea unitara asupra acestor argumente va oferi o contributie importanta cresterii morale si civile a societatii. Un dialog constructiv între Ortodocsi si Catolici nu va întârzia sa fie ferment de unitate si de concordie nu numai pentru tarile voastre, dar si pentru întreaga Europa.
    La încheierea întâlnirii noastre, gândul meu se îndreapta spre comunitatile voastre. Duceti preotilor, calugarilor, calugaritelor, tuturor credinciosilor din România si Republica Moldova salutarile mele si încurajarea mea, dându-le asigurarea si afectiunii mele. Invocând mijlocirea Maicii Domnului si a sfintilor din Tinuturile voastre, va dau din inima Binecuvântarea mea, voua si tuturor membrilor poporului lui Dumnezeu încredintati solicitudinii voastre pastorale.

    Di seguito una nostra traduzione italiana del discorso del Papa.

    Venerati Fratelli nell'Episcopato!

    È per me motivo di grande gioia incontrarvi nel corso della visita ad limina, ascoltarvi e riflettere insieme sul cammino del Popolo di Dio a voi affidato. Saluto con affetto ciascuno di voi e ringrazio, in particolare, Mons. Ioan Robu per le cordiali parole che, a nome di tutti, mi ha indirizzato. Rivolgo un pensiero speciale a Sua Beatitudine Lucian Muresan, Arcivescovo Maggiore della Chiesa Greco-cattolica Romena. Voi siete Pastori di comunità di riti diversi, che pongono le ricchezze della propria lunga tradizione a servizio della comunione, per il bene di tutti. In voi saluto le comunità cristiane della Romania e della Repubblica di Moldova, in passato così duramente provate, e rendo omaggio a quei Vescovi e innumerevoli sacerdoti, religiosi, religiose e fedeli che, nel tempo della persecuzione, hanno mostrato indomito attaccamento a Cristo e alla sua Chiesa e hanno conservata intatta la loro fede.

    A voi, cari Fratelli nell'Episcopato, desidero esprimere il mio ringraziamento per il vostro generoso impegno a servizio della rinascita e dello sviluppo della comunità cattolica nei vostri Paesi ed esortarvi a continuare ad essere zelanti Pastori del gregge di Cristo, nell'appartenenza all'unica Chiesa e nel rispetto delle diverse tradizioni rituali. Conservare e tramandare il patrimonio della fede è un compito di tutta la Chiesa, ma particolarmente dei Vescovi (cfr. Lumen gentium, 25).

    Il campo del vostro ministero è vasto ed esigente:  si tratta, infatti, di proporre ai fedeli un itinerario di fede cristiana matura e responsabile, specialmente attraverso l'insegnamento della religione, la catechesi, anche degli adulti, e la preparazione ai Sacramenti. In tale ambito occorre promuovere una maggiore conoscenza della Sacra Scrittura, del Catechismo della Chiesa Cattolica e dei documenti del Magistero, in particolare del Concilio Ecumenico Vaticano ii e delle Encicliche Papali. È un programma impegnativo, che richiede l'elaborazione comune di piani pastorali miranti al bonum animarum di tutti i cattolici dei diversi riti ed etnie. Ciò esige testimonianza di unità, sincero dialogo e fattiva collaborazione, senza dimenticare che l'unità è primariamente frutto dello Spirito Santo (cfr. Gal 5, 22), che guida la Chiesa.

    In quest'Anno Sacerdotale, vi esorto ad essere sempre autentici padri dei vostri presbiteri, primi e preziosi collaboratori nella vigna del Signore (cfr. Christus Dominus, 16.28); con loro esiste un legame anzitutto sacramentale, che a titolo unico li rende participi della missione pastorale affidata ai Vescovi. Impegnatevi a curare la comunione tra voi e con loro in un clima di affetto, di attenzione e di dialogo rispettoso e fraterno; interessatevi alle loro condizioni spirituali e materiali, al loro necessario aggiornamento teologico e pastorale. Nelle vostre diocesi non mancano Istituti religiosi impegnati nella pastorale. Sarà vostra speciale cura dedicare loro la dovuta attenzione e fornire ogni possibile aiuto perché la loro presenza sia sempre più significativa e i consacrati possano svolgere il loro apostolato secondo il proprio carisma e in piena comunione con la Chiesa particolare.

    Dio non manca di chiamare uomini e donne al suo servizio:  di questo dobbiamo essere grati al Signore, intensificando la preghiera perché Egli continui a inviare operai nella sua messe (cfr. Mt 9, 37). È compito primario dei Vescovi promuovere la pastorale vocazionale e la formazione umana, spirituale e intellettuale dei candidati al Sacerdozio nei Seminari e negli altri Istituti formativi (cfr. Optatam Totius, 2.4), garantendo loro la possibilità di acquisire una profonda spiritualità e una rigorosa preparazione filosofico-teologica e pastorale, anche mediante la scelta attenta degli educatori e dei docenti. Analoga cura va posta nella formazione dei membri degli Istituti di vita consacrata, in particolare di quelli femminili.

    La fioritura di vocazioni sacerdotali e religiose dipende in buona parte dalla salute morale e religiosa delle famiglie cristiane. Purtroppo, nel nostro tempo non sono poche le insidie verso l'istituzione familiare in una società secolarizzata e disorientata. Le famiglie cattoliche dei vostri Paesi, che, durante il tempo della prova, hanno testimoniato, talora a caro prezzo, la fedeltà al Vangelo, non sono immuni dalle piaghe dell'aborto, della corruzione, dell'alcolismo e della droga, come pure del controllo delle nascite mediante metodi contrari alla dignità della persona umana. Per combattere queste sfide, occorre promuovere consultori parrocchiali che assicurino un'adeguata preparazione alla vita coniugale e familiare, nonché organizzare meglio la pastorale giovanile. Occorre, soprattutto, un deciso impegno per favorire la presenza dei valori cristiani nella società, sviluppando centri di formazione dove i giovani possano conoscere i valori autentici, impreziositi dal genio della cultura dei vostri Paesi, così da poterli testimoniare negli ambienti dove vivono. La Chiesa vuole dare il suo contributo determinante alla costruzione di una società riconciliata e solidale, capace di far fronte al processo di secolarizzazione in atto. La trasformazione del sistema industriale e agricolo, la crisi economica, l'emigrazione all'estero, non hanno favorito la tenuta dei valori tradizionali, che vanno, perciò, riproposti e rafforzati.

    In questo contesto, risulta particolarmente importante la testimonianza di fraternità tra Cattolici e Ortodossi:  prevalga sulle divisioni e sui dissidi e apra i cuori alla riconciliazione. Sono consapevole delle difficoltà che devono affrontare, in questo ambito, le comunità cattoliche; auspico che si possano trovare soluzioni adeguate, in quello spirito di giustizia e carità che deve animare i rapporti tra fratelli in Cristo. Nel maggio 2009, avete ricordato il x anniversario della storica visita che il Venerabile Papa Giovanni Paolo ii realizzò in Romania. In quella occasione, la Provvidenza divina offriva al Successore di Pietro la possibilità di compiere un viaggio apostolico in una Nazione a maggioranza ortodossa, dove da secoli è presente una significativa comunità cattolica. Il desiderio di unità suscitato da quella visita alimenti la preghiera e l'impegno a dialogare nella carità e nella verità e a promuovere iniziative comuni.

    Un ambito di collaborazione oggi particolarmente importante tra Ortodossi e Cattolici riguarda la difesa delle radici cristiane dell'Europa e dei valori cristiani e la comune testimonianza su temi come la famiglia, la bioetica, i diritti umani, l'onestà nella vita pubblica, l'ecologia. L'impegno unitario su tali argomenti offrirà un importante contributo alla crescita morale e civile della società. Un costruttivo dialogo tra Ortodossi e Cattolici non mancherà di essere fermento di unità e di concordia non solo per i vostri Paesi, ma anche per l'intera Europa.

    Al termine del nostro incontro, il mio pensiero si volge alle vostre Comunità. Portate ai sacerdoti, ai religiosi, alle religiose, a tutti i fedeli della Romania e della Repubblica di Moldova i miei saluti e il mio incoraggiamento, assicurando il mio affetto e la mia preghiera. Mentre invoco l'intercessione della Madre di Dio e dei Santi delle vostre Terre, imparto di cuore la mia Benedizione a voi e a tutti i membri del Popolo di Dio affidati alla vostra premura pastorale.


    (©L'Osservatore Romano - 13 febbraio 2010)

    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
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    00 01/06/2010 18:43
    Un bilancio della visita del cardinale Leonardo Sandri

    La fedeltà a Roma
    della Chiesa greco-cattolica romena


    All'inizio del mese di maggio il cardinale prefetto della Congregazione per le Chiese orientali, Leonardo Sandri, ha compiuto la sua prima visita in Romania. Nell'incontro con i vescovi greco-cattolici, svoltosi a Blaj, ha esordito richiamando quanto Benedetto XVI fin dall'inizio del pontificato ha ricordato alla Chiesa, ossia che la scelta ecumenica compiuta dal concilio Vaticano ii è irreversibile e costituisce il punto di riferimento delle relazioni interecclesiali, anche se talvolta comporta sofferenza:  "Nulla dobbiamo lasciare di intentato - ha affermato il porporato - per condividere la preghiera di Cristo al Padre:  ut unum sint".

    Il cardinale Sandri ha aggiunto che le sfide del dialogo costituiscono una strada ardua. Nonostante ciò, concentrarsi su di esso è una grazia e comporta l'accettazione dell'altro e ciò esige reciproca conversione interiore. Il Santo Padre lo aveva ricordato anche nella recente visita ad limina compiuta dai vescovi orientali e latini di Romania, sottolineando che la comprensione delle urgenze evangeliche diventa difficile se è alimentata da tentativi di rivalsa gli uni sugli altri, che sono estranei allo spirito ecclesiale.

    A questo proposito, il cardinale ha invitato la "Chiesa Romena Unita con Roma", come essa si qualifica ufficialmente, a promuovere iniziative ecumeniche con rinnovata fiducia, soprattutto nella celebrazione della Settimana di preghiera per l'unità, nelle reciproche feste patronali e in tutta la possibile collaborazione pastorale, tentando di raggiungere una intesa sulle questioni delle proprietà e dell'uso dei luoghi di culto e compiendo ogni possibile passo concreto di riconciliazione e di avvicinamento. Ha citato la lettera apostolica Orientale Lumen, di cui ricorreva il 2 maggio scorso il xv anniversario di pubblicazione per ricordare l'invito rivolto dal servo di Dio Giovanni Paolo ii alla Chiesa latina "a farsi sempre più attenta al patrimonio dell'Oriente cristiano considerandolo un tesoro spirituale per tutta la Chiesa". Ciò esige di conseguenza uno spirito di fraterna reciprocità nelle relazioni tra orientali e latini in seno all'unica Chiesa cattolica.

    Passando ai problemi interni alla Chiesa greco-cattolica, il prefetto ha richiamato l'attenzione sullo "stato attuale della secolarizzazione per unire le forze nel confronto con un mondo piuttosto ostile nella pratica dei valori cristiani". Ciò comporta, in primo luogo, un attento discernimento spirituale e un'adeguata formazione dei seminaristi "per avere un clero responsabile e dedito al Vangelo". Si è poi detto contento perché "buona parte degli stretti collaboratori dei vescovi nelle singole eparchie sono formati in modo adeguato, anche all'estero, e specialmente nel Pontificio Collegio Pio Romeno in Roma". Così si è riferito all'Anno sacerdotale ringraziando la Chiesa locale per quanto ha fatto "sia a livello spirituale sia a livello formativo" e ha informato che la Congregazione per le Chiese orientali e la Roaco (Riunione opere aiuto Chiese orientali) stanno cercando "di fare il possibile per offrire un valido sostegno spirituale e materiale ai sacerdoti orientali nel mondo".

    Un altro punto su cui il cardinale Sandri si è soffermato è stato la necessità di "migliorare l'organizzazione dei seminari della Chiesa greco-cattolica romena" e di curare adeguatamente le vocazioni al celibato sacerdotale, vivamente raccomandato in un contesto che conosce la prassi antica del sacerdozio uxorato:  ogni eparchia potrebbe pensare a condizioni migliori per la formazione del clero celibe, perché esso costituirebbe un grande vantaggio per la Chiesa greco-cattolica in patria e per la pastorale dei fedeli emigrati, il cui numero è sempre in crescita. Si tratterebbe - ha ribadito il porporato - "di una apprezzabile e urgente espressione di missionarietà in linea con l'ecclesiologia di comunione inter-ecclesiale postulata dal concilio Ecumenico Vaticano ii. Ma certo questa riflessione non vuole significare un invito alla fuga dalla realtà e dalle urgenze pastorali della amata patria romena".

    Il cardinale ha chiesto, infine, di riflettere sull'istituzione di strutture per l'assistenza spirituale ai romeni all'estero:  "Dalla visita ad limina a oggi - ha detto ai vescovi - sono proseguiti i contatti per individuare una possibile figura di riferimento gerarchico, che sia autorevole allo scopo". E ha concluso riconoscendo che la Chiesa greco-cattolica è ben inserita nella cultura del Paese, non solo perché nel passato è stata creatrice di alcune sue componenti essenziali, ma perché adesso il fermento della sua presenza può offrire le garanzie di una solida proposta morale in modo da edificare una società autenticamente umana.

    Di grande importanza è il dialogo "con la cultura a livello nazionale e l'attenzione a non confinare i progetti al solo orizzonte particolare". La Chiesa cattolica orientale del resto ha una rappresentanza vescovile a Bucarest e numerose comunità all'estero, che la aprono a prospettive universali. Sono provvidenziali opportunità per approfondire la difesa dei valori cristiani nella società civile. Alla riunione episcopale erano presenti, tra gli altri, l'arcivescovo maggiore Lucian Muresan e il nunzio apostolico in Romania, arcivescovo Francisco-Javier Lozano.

    In precedenza, il cardinale Sandri aveva partecipato alla divina liturgia nella cattedrale di Blaj, sottolineando nell'omelia come "attraverso le tenebre della persecuzione sia stato possibile preparare e contemplare il miracolo della risurrezione". La visita del prefetto aveva avuto altri momenti significativi, quali la sosta di preghiera nella chiesa di San Basilio Magno del vicariato greco-cattolico di Bucarest, dove aveva ricordato come "questo piccolo santuario esprime l'attaccamento alla fede in Cristo, alla Chiesa e alla comunione col Successore di Pietro, rappresentando il cuore spirituale della comune appartenenza all'eredità cristiana dei vostri padri" e aveva invitato i greco-cattolici romeni a dare il loro "apporto di fede alla società romena, rinnovando l'apostolato e diventando forti come comunità, mai aspirando a forme nuove o antiche di potere mondano, ma puntando alla qualità dell'abbandono al Signore".

    Altra tappa del viaggio è stata la visita al monastero della Congregazione delle Suore della Madre di Dio di Cluj, dove il cardinale ha fatto appello a tutte le religiose di Romania perché fortifichino con la preghiera e la testimonianza la missione della Chiesa chiamata dal suo Signore a portare speranza e novità di vita personale e comunitaria per il bene dell'intera società romena. Ma soprattutto nella divina liturgia, che ha avuto luogo nella cattedrale della Trasfigurazione, si è sciolto il rendimento di grazie a Dio che conduce le sorti dei suoi figli e dalla prova li riconduce al tempo della tranquillità. Era presente l'arcivescovo Gheorghe Gutiu, pastore emerito di Cluj-Gherla, che il cardinale ha salutato come "testimone della fede".

    Egli affrontò carcere e persecuzioni in assoluta fedeltà alle promesse del battesimo e del ministero sacerdotale. Con i vescovi non pochi sacerdoti, quali il reverendo Tertulian Langa, anch'egli presente alla divina liturgia, condivisero condanne e patimenti per Cristo.

    Ultimo appuntamento l'incontro con i consacrati, i seminaristi e i docenti universitari nella sede vescovile di Cluj. "Abbiamo bisogno - ha detto il prefetto - di persone che creino intorno a sé focolari di vera cultura cristiana. Nel tempo odierno, vedendo che non soltanto la fede viene attaccata violentemente ma anche la vera cultura subisce derisione ed emarginazione, come non pensare ai vostri predecessori che hanno saputo manifestare con la loro vita concreta una coerenza tale da spazzare via i castelli di sabbia creati dal comunismo?".

    Ma il momento forse più toccante è avvenuto a Sighet, nella zona di Baia Mare, luogo sacro alla memoria dei martiri della persecuzione comunista del secolo scorso:  "Cosa siamo venuti a celebrare? - si è chiesto il cardinale Sandri - innanzitutto la fedeltà. Siamo di fronte a una memoria storica che svela la comunione in Cristo e tutta la sua potenza d'amore, forgiata in quella sofferenza talora estrema che ha unito vescovi, sacerdoti, uomini politici, monaci, poeti e semplici fedeli nell'offerta di se stessi all'Eterno Sacerdote per il sacrificio di salvezza".

    La Chiesa greco-cattolica romena ha infatti pagato nei suoi figli migliori l'alto prezzo della fedeltà a Cristo e al Successore di Pietro e merita di vantarsi come "Chiesa unita con Roma", rimanendo "Chiesa orientale" per il forte attaccamento alla fede dei padri.

    Nel corso della visita, il cardinale prefetto ha incontrato il Patriarca ortodosso di Romania, Daniel:  il porporato ha recato il saluto del Santo Padre per il Patriarca e la Chiesa ortodossa, ricevendo in risposta attestazioni di fraternità e di profondo rispetto verso Sua Santità. Ovunque il cardinale Sandri si è fatto latore del saluto benevolente e della benedizione apostolica di Benedetto XVI, accolti con fervida devozione da pastori e fedeli, coltivando nel riferimento al pastore universale il ricordo incancellabile dei romeni per la visita del compianto Giovanni Paolo ii e della liturgia che la sigillò col grido:  "Unitate, unitate".


    (©L'Osservatore Romano - 2 giugno 2010)
    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)