L’Immacolata, modello di amore eucaristico, è la Celeste formatrice dei sacerdoti, dispensatori del Divin Corpo del Figlio suo. In essi, la Vergine Santa continua la sua missione di Madre, adoratrice e apostola di Gesù.
di San Pier Giuliano Eymard
L’anima che vive dell’Eucaristia deve occuparsi prima di tutto degli interessi dell’adorabile Sacramento. Tra questi, il primo, il più caro a Gesù è il Sacerdozio. Il Santissimo Sacramento ci è dato e viene a noi per opera dei Sacerdoti; per mezzo di essi Gesù riceve la vita sacramentale che consacra alla gloria del Padre; per mezzo di essi Egli è glorificato più che non lo possano fare i fedeli anche più pii: Egli ha dato loro tutti i suoi diritti, tutta la sua potenza.
Perciò pregare per il Sacerdozio, chiedere che le vocazioni si moltiplicassero, ottenere per i popoli sacerdoti santi, uomini di fuoco, era la preghiera di Maria, il suo apostolato di predilezione. Ed ora essa protegge le vocazioni sante, le domanda al suo Divin Figlio: il sacerdote è il figlio prediletto di Maria.
Ella lo forma fin dalla fanciullezza e conserva la sua virtù, alimenta il suo fervore, lo conduce per mano sino ai piedi dell’altare, e lo presenta al Vescovo, come altra volta presentò Gesù al Tempio. L’incoraggia nei mille sacrifici dello studio, nelle lotte, nei timori del Sacerdozio. Il sacerdote formato da Maria, oh che buono e santo sacerdote, ben accetto a Gesù!
Maria rivive nel sacerdote e continua per mezzo di lui la sua missione verso le anime e verso Gesù Cristo. La prima Incarnazione s’è fatta in Maria e per mezzo di Maria; in essa il Verbo ha preso carne; nelle mani del sacerdote e alla sua parola, Gesù Cristo diviene nostro Pane. La dignità di Madre di Dio è incomparabile; Ella è la Madre del Re, Regina, per conseguenza, degli Angeli e degli uomini. Il sacerdote è il padre di Gesù in sacramento, il re spirituale delle anime: un Dio terreno, terrenus Deus, che ha ricevuto tutti i beni di Dio, che apre e chiude il Cielo.
Maria alleva Gesù, lo nutre, segue i suoi stati di vita. Al sacerdote spetta di far crescere Gesù Cristo nelle anime, di seguirlo, conservarlo in esse fino a tanto che sia arrivato all’età perfetta e che abbia trasformato l’anima in Lui stesso.
Maria, come Madre, ha su Nostro Signore tutti i diritti che le conferisce la maternità. Il sacerdote ha pure un potere diretto sulla persona di Gesù Cristo. Maria non è potente che per Gesù: anche il sacerdote non è potente che per le grazie che Gesù mette nelle sue mani; e Gesù mette se stesso a disposizione di lui, per dargli una potenza d’azione ancor più grande.
Pertanto Maria può sotto certi rapporti invidiare i privilegi del sacerdote. Ella porta il Verbo Incarnato per nove mesi nel suo seno, e non di più: il sacerdote è inesauribile: ogni giorno egli incarna Gesù Cristo; il suo potere di consacrare è inerente al suo sacerdozio; simile al Padre che lo genera senza esaurirsi mai, simile al sole che rida ogni giorno la sua luce, il suo calore.
Maria da al monde Salvatore nel suo stato mortale, debole e destinato alla Croce; il sacerdote lo fa discendere sull’Altare, ma nel suo stato glorioso e risuscitato: la sua gloria non appare ai nostri occhi grossolani, ma gli Angeli la vedono: è un sole raggiante dalla parte del cielo, velato verso la terra.
La missione e i doveri del sacerdote e di Maria riguardo all’Eucaristia e alle anime sono gli stessi.
La missione del sacerdote è una missione di adorazione e di apostolato. Il sacerdote prima è adoratore, custode del Santissimo Sacramento, uomo di orazione anzitutto: «Nos vero – dicono gli Apostoli – orationi et ministerio verbi instantes erimus», «Noi attenderemo alla preghiera e alla predicazione». Così pure il sacerdote deve unirsi alla preghiera della Vittima, che offre e prepara, e incominciare ai piedi dell’altare il suo apostolato esteriore.
Maria nel Cenacolo: ecco la sua Divina Madre che gli è di esempio in questo primo dovere; là Ella è adoratrice d’ufficio, adora prendendosi cura del culto eucaristico, ripara la gloria di Dio oltraggiata dai peccatori, consola l’amor di Gesù sconosciuto dai suoi. Al Padre offre Gesù; a Gesù mostra il materno suo seno; allo Spirito Santo le anime, sua eredità e suoi templi, affinchè le rinnovi e animi della sua carità.
Ecco quello che deve a Gesù il sacerdote fedele, che comprende la grazia dell’amore del Salvatore per lui.
Il secondo ministero del sacerdote è di annunciare Gesù Cristo ai popoli. Ancora qui Maria è la sua dolce protettrice. Ella ha compiuto l’educazione di Gesù, e ha rivelati i misteri della sua vita agli Apostoli e agli Evangelisti; parlava di Lui senza stancarsi, lo faceva amare attorno a sé: era zelatrice di Gesù.
Così deve fare il sacerdote: predicare, far conoscere Gesù nel Santissimo Sacramento, estendere il culto e il regno, con zelo infaticabile. Per questo egli si rivolge a Maria, che ama i sacerdoti d’un amore di predilezione; li ama in Gesù suo Figlio, di cui sono i Ministri; li ama per la gloria di Dio e la salute delle anime, delle quali essi sono gli apostoli.
Il sacerdote ha dei doveri da compiere verso questa tenera Madre: non deve star indietro a nessuno nel renderle onore, nell’amore tenero che le è dovuto: la faccia conoscere e amare con zelo.
E noi, se amiamo l’Eucaristia, se vogliamo che essa sia servita, predicata, adorata da tutti, domandiamo senza posa a Gesù, per mezzo di Maria, santi sacerdoti, operai apostolici, fedeli adoratori: la gloria del Santissimo Sacramento e la salvezza del mondo non sono che a questo prezzo.
L’apostolato di Maria consisteva nella predicazione muta, ma molto persuasiva, del rispetto. Questa predicazione conviene a tutti, e un’anima desiderosa di far conoscere e amare l’Eucaristia vi si applicherà con gran cura, unendosi a Maria.
Con quanta modestia e riverenza questa per- ! fetta adoratrice stava davanti al Santissimo Sacra-1 mento! Stava come gli Angeli al cospetto della divina Maestà: tutta penetrata di fede, e assorta nella’ divina presenza di Gesù; non badava ad altro. Si presentava a Nostro Signore religiosamente vestita, come a una visita d’onore. Un modo di vestire negletto, disordine nel contegno, sono segni di poca fede, di un interiore disordinato.
Maria rimaneva in ginocchio quanto poteva, ai piedi del suo Dio; è questa la positura d’adorazione della Santa Chiesa, l’omaggio del corpo, l’umiltà della fede: in ginocchio ai piedi di Gesù, è il posto dell’amore.
Il rispetto nel luogo santo, e specialmente davanti al Santissimo Sacramento, deve essere la grande virtù pubblica degli adoratori. Questo rispetto è la professione solenne della loro fede, e nello stesso tempo è per essi un mezzo per ottenere la grazia della pietà e del fervore: perché Dio punisce sempre le irriverenze commesse nel suo santuario, con l’affievolimento della fede e con la privazione delle grazie di devozione. Chi fosse irriverente o indecente davanti a Nostro Signore avrebbe torto di stupirsi della propria freddezza nella preghiera; anzi, meriterebbe d’essere scacciato vergognosamente dalla divina Presenza, come un incivile o un insensato.
Siamo molto severi circa il culto del rispetto; abbiamo un contegno riservato, un’attitudine religiosa; osserviamo un rigoroso silenzio, un assoluto raccoglimento dei sensi.
Nella chiesa non si devono avere riguardi che verso Gesù Cristo: lì non vi son più amici. Gesù è tutto: la corte non ha gli occhi fissi che sul Re, non onora che Lui. Alla vista del rispetto profondo e religioso degli adoratori, i mondani saranno costretti a dire: «Qui c’è qualche cosa di grande!». I deboli e i tiepidi arrossiranno della loro tiepidezza e riconosceranno Gesù Cristo. L’esempio è la lezione regale della sapienza, è l’apostolato più fecondo.
Da Il Settimanale di Padre Pio – 30 agosto 2009 n. 33