DIFENDERE LA VERA FEDE

FILANTROPIA DI CRISTO E IMPEGNO SOCIALE DELLA CHIESA (ottimo)

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    Caterina63
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    00 15/09/2009 11:43

    FILANTROPIA DI CRISTO E IMPEGNO SOCIALE DELLA CHIESA


    di Francesco Colafemmina

    Uno degli appellativi di Cristo usato nel mondo ortodosso è quello di "filànthropos": amante dell'uomo. La riflessione su questo concetto teologico profondo mi induce ad alcune considerazioni che credo possano essere utili e proficue per tutti coloro che si battono perchè la Chiesa riassuma la propria dimensione centrale nella vita dell'uomo.

    Anzitutto partiamo da un flashback. Fu verso la fine degli anni sessanta che una esperienza pastorale nata in America Latina finì per trasformarsi in quella dottrina che venne definita "Teologia della Liberazione". Cosa proponeva questa teologia innovativa? Proponeva una digressione dalla dimensione salvifica di Cristo quale unico Redentore delle anime e l'estensione della salvezza anche per così dire ai corpi, ovvero all'aldiquà di ogni uomo. A seguito dell'amara constatazione delle tremende sperequazioni sociali, economiche, educative, esistenti nel tormentato contesto dell'America Latina, alcuni valenti pastori credettero di poter sanare le ferite di una umanità in difficoltà attraverso l'apertura di uno squarcio sul mondo, con una vera e propria irruzione della Chiesa nel sociale, nella politica, nelle valutazioni economiche delle singole nazioni che le fece dimenticare la sua reale missione evangelizzatrice per la salvezza delle anime.

    Questa esperienza sebbene abbia dato taluni frutti positivi ha tuttavia lasciato sino ad oggi strascichi piuttosto equivoci e contraddittori che continuano a minare la fede cristiana, laddove essa viene reinterpretata alla luce della Teologia della Liberazione e non ne è più ragione e ispirazione (nonostante gli esiti negativi ed imperfetti).

    Un'analisi coerente, viva, serena e profonda di questo fenomeno e delle sue molteplici accezioni positive e negative fu data nel 1984 da Joseph Ratzinger che così scriveva nel documento
    "Libertatis Nuntius", nel capitolo finale:

    XI. Orientamenti

    1. Il richiamo contro le gravi deviazioni, di cui sono portatrici talune "teologie della liberazione", non deve assolutamente essere interpretato come un'approvazione, neppure indiretta, di coloro che contribuiscono al mantenimento della miseria dei popoli, di coloro che ne approfittano e di coloro che questa miseria lascia rassegnati o indifferenti. La Chiesa, guidata dal Vangelo della misericordia e dall'amore dell'uomo, ascolta il grido che invoca giustizia (28) e vuole rispondervi con tutte le sue forze.

    2. Pertanto è rivolto alla Chiesa un appello quanto mai impegnativo. Con audacia e coraggio, con chiaroveggenza e prudenza, con zelo e forza d'animo, con un amore verso i poveri che si spinge fino al sacrificio, i pastori, come del resto già molti fanno, dovranno considerare come un compito prioritario la risposta a questo appello.

    3. Tutti coloro che - sacerdoti, religiosi e laici - udendo il grido che invoca giustizia, vogliono lavorare per l'evangelizzazione e la promozione umana, dovranno farlo in comunione con i loro Vescovi e con la Chiesa, ciascuno secondo la propria specifica vocazione ecclesiale.

    4. Coscienti del carattere ecclesiale della loro vocazione, i teologi collaboreranno, con lealtà e in spirito di dialogo, con il Magistero della Chiesa. Essi sapranno riconoscere nel Magistero un dono di Cristo alla sua Chiesa (29) e ne accoglieranno la parola e le direttive con rispetto filiale.

    5. Solo partendo dalla missione evangelizzatrice intesa nella sua integralità si possono comprendere le esigenze di una promozione umana e di una liberazione autentica. Questa liberazione ha come pilastri indispensabili la verità su Gesù Cristo, il Salvatore, la verità sulla Chiesa, la verità sull'uomo e sulla sua dignità. (30) La Chiesa che vuole essere nel mondo intero la Chiesa dei poveri, intende servire la nobile lotta per la verità e per la giustizia, alla luce delle Beatitudini, e soprattutto della beatitudine dei poveri di spirito. Essa si rivolge a ciascun uomo e, per questa ragione, a tutti gli uomini. Essa è "la Chiesa universale. La Chiesa dell'incarnazione. Non è la Chiesa di una classe o di una casta soltanto. Essa parla in nome della verità stessa. Questa verità è realista". Essa insegna a tener conto "di ogni realtà umana, di ogni ingiustizia, di ogni tensione, di ogni lotta". (31)

    6. Una difesa efficace della giustizia deve appoggiarsi sulla verità dell'uomo, creato ad immagine di Dio e chiamato alla grazia della filiazione divina. Il riconoscimento del vero rapporto dell'uomo con Dio costituisce il fondamento della giustizia, in quanto essa regola i rapporti tra gli uomini. Per questo motivo la lotta per i diritti dell'uomo, che la Chiesa continuamente richiama, costituisce l'autentica lotta per la giustizia.

    7. La verità dell'uomo esige che questa lotta sia condotta con mezzi conformi alla dignità umana. Per questo deve essere condannato il ricordo sistematico e deliberato alla violenza cieca, da qualsiasi parte venga. (32) Affidarsi ai mezzi violenti nella speranza di instaurare una maggiore giustizia significa essere vittime di un'illusione mortale. La violenza genera violenza e degrada l'uomo. Essa ferisce la dignità dell'uomo nella persona delle vittime e avvilisce questa stessa dignità in coloro che la praticano.

    8. L'urgenza di riforme radicali delle strutture che ingenerano la miseria e costituiscono in se stesse delle forme di violenza non deve far perdere di vista che la sorgente delle ingiustizie risiede nel cuore degli uomini. Quindi soltanto facendo appello alle capacità etiche della persona e alla continua necessità di conversione interiore si otterranno dei cambiamenti sociali che saranno veramente al servizio dell'uomo. (33) Infatti man mano che collaboreranno liberamente, di propria iniziativa e solidarmente, per questi cambiamenti necessari, gli uomini, risvegliati al senso della loro responsabilità si realizzeranno sempre più come uomini. Tale capovolgimento tra moralità e strutture è pregnante di una antropologia materialista incompatibile con la verità sull'uomo.

    9. Quindi è un'illusione mortale anche credere che delle nuove strutture daranno vita, per se stesse, ad un "uomo nuovo", nel senso della verità dell'uomo. Il cristiano non può dimenticare che la sorgente di ogni vera novità è lo Spirito Santo, che ci è stato dato, e che il signore della storia è Dio.


    10. Così pure, il rovesciamento delle strutture generatrici d'ingiustizia mediante la violenza rivoluzionaria non è ipso facto l'inizio dell'instaurazione di un regime giusto. Tutti coloro che vogliono sinceramente la vera liberazione dei loro fratelli devono riflettere su un fatto di grande rilevanza del nostro tempo. Milioni di nostri contemporanei aspirano legittimamente a ritrovare le libertàfondamentali di cui sono privati da parte dei regimi totalitari e atei che si sono impadroniti del potere per vie rivoluzionarie e violente, proprio in nome della liberazione del popolo. Non si può ignorare questa vergogna del nostro tempo: proprio con la pretesa di portare loro la libertà, si mantengono intere nazioni in condizioni di schiavitù indegne dell'uomo. Coloro che, forse per incoscienza, si rendono complici di simili asservimenti tradiscono i poveri che intendono servire.

    11. La lotta di classe come via verso una società senza classi è un mito che blocca le riforme e aggrava la miseria e le ingiustizie. Coloro che si lasciano affascinare da questo mito dovrebbero riflettere sulle amare esperienze storiche alle quali esso ha condotto. Comprenderebbero allora che non si tratta di abbandonare un modo efficace di lotta in favore dei poveri per un ideale utopico. Si tratta, al contrario, di liberarsi di un miraggio per appoggiarsi sul Vangelo e sulla sua forza di trasformazione.

    12. Una delle condizioni per il necessario ritorno alla retta teologia è la rivalutazione dell'insegnamento sociale della Chiesa. Questo insegnamento non è per niente chiuso, ma, al contrario, è aperto a tutti i nuovi problemi che non mancano di porsi nel corso del tempo. In questa prospettiva, è indispensabile oggi il contributo dei teologi e dei pensatori di tutte le parti del mondo alla riflessione della Chiesa.

    13. Così pure, per la riflessione dottrinale e pastorale della Chiesa è necessaria l'esperienza di coloro che lavorano direttamente all'evangelizzazione e promozione dei poveri e degli oppressi. In questo senso occorre dire che si prende coscienza di alcuni aspetti della verità a partire dalla prassi, se per prassi si intendono una prassi pastorale e una prassi sociale che restano di ispirazione evangelica.

    14. L'insegnamento della Chiesa in materia sociale fornisce i grandi orientamenti etici. Ma perché possa guidare direttamente l'azione, esso esige delle personalità competenti sia dal punto di vista scientifico e tecnico, che nel campo delle scienze umane e della politica. I pastori dovranno essere attenti alla formazione di tali personalità competenti, che vivano profondamente il Vangelo. I laici, il cui compito specifico è di costruire la società, vi sono coinvolti in maniera particolare.

    15. Le tesi delle "teologie della liberazione" sono largamente diffuse, sotto forma ancora semplificata, in circoli di formazione o nei gruppi di base, che mancano di preparazione catechetica e teologica. Per questo sono accettate, senza la possibilità di un giudizio critico, da uomini e donne generosi.

    16. Per questo i Pastori devono vigilare sulla qualità e sul contenuto della catechesi e della formazione, che deve sempre presentare la integralità del messaggio della salvezza e gli imperativi della vera liberazione dell'uomo nel quadro di questo messaggio integrale.

    17. In questa presentazione integrale del mistero cristiano sarà opportuno mettere l'accento sugli aspetti essenziali che le "teologie della liberazione" tendono in particolar modo a misconoscere o a eliminare: trascendenza e gratuità della liberazione in Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo, sovranità della sua grazia, vera natura dei mezzi di salvezza, specialmente della Chiesa e dei sacramenti. Si dovranno richiamare il vero significato dell'etica, per la quale non può essere relativizzata la distinzione tra il bene e il male, il senso autentico del peccato, la necessità della conversione e líuniversalità della legge dell'amore fraterno. Si metterà in guardia contro una politicizzazione dell'esistenza, che misconoscendo tanto la specificità del Regno di Dio, quanto la trascendenza della persona, finisce per sacralizzare la politica e per sfruttare la religiosità del popolo in favore di iniziative rivoluzionarie.

    18. I difensori della "ortodossia" sono talvolta rimproverati di passività, di indulgenza o di complicità colpevoli nei confronti delle intollerabili situazioni di ingiustizia e dei regimi politici che mantengono tali situazioni. Si richiede da parte di tutti, e specialmente da parte dei pastori e dei responsabili la conversione spirituale, líintensità dell'amore di Dio e del prossimo, lo zelo per la giustizia e la pace, il senso evangelico dei poveri e della povertà. La preoccupazione della purezza della fede non deve essere disgiunta dalla preoccupazione di dare, mediante una vita teologale integrale, la risposta di un'efficace testimonianza di servizio del prossimo, e in modo tutto particolare del povero e dell'oppresso. Mediante la testimonianza della loro forza di amare, dinamica e costruttiva, i cristiani getteranno così le basi di quella "civiltà dell'amore", di cui ha parlato, dopo Paolo VI, la Conferenza di Puebla. (34) Del resto sono numerosi coloro che - sacerdoti, religiosi o laici - si consacrano in maniera veramente evangelica alla creazione di una società giusta.


    Come si vede l'analisi dell'allora Cardinal Ratzinger era incentrata sulla necessità dell'interdipendenza tra dimensione sociale e dimensione spirituale: insomma nel Cristianesimo l'aldilà e l'aldiqua sono i punti focali dell'azione di Cristo e sono interdipendenti per necessità. anche nella vita del cristiano e nella missione della Chiesa stessa. Come infatti non si dà salvezza se non si è operato cristianamente in questo mondo, così non necessariamente perchè si è operato cristianamente in questo mondo si dà salvezza nell'altro. In entrambi i casi il "cristianamente" va inteso non come un semplice connotato morale o moralistico, bensì come stigma della propria conversione a Cristo. Senza conversione non c'è salvezza.

    La realtà attuale, tuttavia, ci presenta un quadro per certi versi paradossale rispetto alla situazione di venti o trenta anni fa. Dopo la caduta del comunismo talune premesse ideologiche o carburanti politici della Teologia della Liberazione sono venuti meno, lasciando a secco numerosi fruitori di questo mezzo alternativo di "apostolato". D'altra parte, però, la morte del comunismo ha anche significato un certo "imborghesimento" della Chiesa Cattolica, specialmente nelle nazioni occidentali ed opulente. Imborghesimento favorito anche dal fallimento di una esperienza che era fondata soprattutto sul successo parallelo di talune istituzioni politiche o di certi tentativi di sperimentazione sociale.

    Così, come ho già affermato altrove, molti "reduci" della "liberazione" hanno dovuto cercarsi altre strade compatibili con quel modello di "Chiesa dal basso" ed "antigerarchismo" che era stato favorito ed avviato dall'esperienza latinoamericana.

    Se in un primo articolo ho voluto tracciare ironicamente i contorni delle tipologie sacerdotali emerse da quella esperienza, qui vorrei invece affrontare seriamente la questione sotto un altro aspetto.

    E' vero, ciò su cui si fondava la Teologia della Liberazione si è dimostrato caduco e fallace, soprattutto in termini di stretto legame fra Chiesa e politica. Ma questo vuol forse dire che quei sani ideali che anche il Card. Ratzinger ravvisava in quella esperienza, hanno cessato di animare i cristiani? Forse oggi vi è meno sete di giustizia, uguaglianza e libertà, di quanta ve ne fosse allora o di quanta ve ne sia sempre stata su questa terra? Forse oggi non dobbiamo continuare a lottare (cristianamente) perchè l'uomo recuperi la sua dignità alla luce dell'Incarnazione di Cristo?

    Oggi probabilmente c'è l'opportunità di rinnovare il messaggio cristiano prendendo i frutti migliori, gli ideali più autentici, i messaggi più attuali di quella esperienza. E lo si deve fare perchè in realtà l'umanità attuale è molto più precaria, misera, oppressa, di quanto non lo fosse allora. E le distanze sociali, economiche, si sono fatte enormi baratri che separano gli uni dagli altri questi piccoli esseri bipedi che pullulano su un pianeta posto all'estremo confine di una galassia sospesa nell'Universo.

    Ma se un tempo le ideologie avevano traviato il senso autentico di quella triade aurea del laicismo massonico: giustizia, libertà e uguaglianza; oggi abbiamo l'opportunità di riscoprirne il senso autentico. La corruzione del denaro e del potere, la vita "secondo la carne" è diventata univoco paradigma dell'esistenza umana. E quelle utopie tanto venerate, oggigiorno si sono trasformate da cristiane virtù spirituali in mezzi di assoluta dissolutezza ed illusione dell'uomo. Così l'uomo non solo nonostante le apparenze non è più nè libero, nè solidale ai suoi simili, nè tantomeno uguale agli altri uomini (dove uguaglianza non va intesa in senso censuario o di classe), ma è anche profondamente infelice. Dunque assomma a mali sociali ed economici un diffuso malessere spirituale che sembra insanabile ed è all'origine delle derive relazionali della nostra società.

    Allo stesso modo l'opportunità del dialogo col mondo oggi risulta essere per la Chiesa una sicura prospettiva di evangelizzazione, laddove ormai per dialogo non può più essere inteso l'aggiornamento modaiolo ed effemminato alle tendenze ed agli errori del mondo, ma l'immersione della Chiesa nella condizione REALE degli uomini per ricondurli dal virtualismo dell'alienazione moderna, alla verità di Cristo ed alla Virtù che è l'amore per Lui. Ed è anche verissimo che amore per Cristo debba tradursi in amore per l'uomo, ma non nel senso immanente di "amore per la carnalità dell'uomo", bensì amore per la sua partecipazione divina, per la dignità che nasce dall'essere l'uomo creato a immagine e somiglianza di Dio.

    Oggi la Chiesa, quella che l'allora Card. Ratzinger definiva "ortodossa" nel suo documento, sembra ancora impassibile ed immota dinanzi all'enorme compito ed all'immensa responsabilità che essa ha dinanzi al Signore, nel suo destino di evangelizzazione dell'umanità. Spesso la vediamo chiusa nelle faide fra pastori alla ricerca di notorietà o di privilegi, ma in realtà privi ormai di carisma e di credibilità. La vediamo ribellarsi alle devozioni popolari, distruggere con le proprie mani persino i residui più innocui di vita cristiana sincera. E la vediamo poltrire nei salotti di potenti e ricche congreghe, mentre un'intera umanità ha sete di Cristo! Solo nei giorni scorsi il Papa ha ricordato ai Vescovi che la loro missione non è nè individualistica nè volta al proprio interesse, ma all'esclusivo servizio del proprio gregge.

    Ma la Chiesa non è solo quella che deprechiamo. E' anche la Chiesa che noi stessi laici, uomini semplici, formiamo e ravviviamo con la nostra esperienza e la nostra coerenza di vita. Ed è bene ricordare che ormai queste sfide non hanno più il senso di un nuovo fallimentare utopismo, ma anzi sono state depurate dall'utopismo ed oggi sono potenti sollecitazioni per ogni cristiano (consacrato e laico) affinchè possa scuotere il mondo con una preghiera in azione e non solo con l'azione della preghiera.

    Spesso infatti possiamo finire per credere che alla sola preghiera si riduca la dimensione della vita cristiana, ma non è così che Cristo intendeva la conversione. Cristo è il filantropo per eccellenza. Colui che ha offerto all'uomo la salvezza nella Sua infinita misericordia. Ma l'uomo sarà capace di essere filantropo con i suoi simili, alla luce del testamento-buona novella del Signore?

    Mi piace citare così, a conclusione di questa riflessione, uno dei Centocinquanta Capitoli di San Gregorio Palamas:

    cap. 58 Un'assenza di passioni ed un'eccedenza di virtù costituiscono l'amore nei confronti di Dio. In effetti l'odio per i mali, dal quale proviene l'assenza di passioni, ripristina la brama e l'acquisizione dei beni. E chi desidera ed acquisisce dei beni come potrebbe non amare più di tutto il Sovrano di per sè buono, il solo che distribuisce e custodisce ogni bene, nel quale egli è in modo straordinario e che porta in se stesso grazie all'amore, come è stato detto che "chi rimane nell'amore nei confronti di Dio, anche Dio è in lui"?
    E si può vedere che non solo l'amore nei confronti di Dio viene dalle virtù, ma anche le virtù vengono prodotte dall'amore. Perciò anche il Signore, nel Vangelo, dice una volta: "Chi ha i miei comandamenti e li rispetta, ecco chi mi ama." ed altrove: "Chi mi ama rispetterà i miei comandamenti". Ma nemmeno le opere delle virtù sono encomiabili ed utili per coloro la cui prassi è senza amore, e neppure l'amore senza le opere; e una di queste due affermazioni la mostra in moti modi Paolo, scrivendo ai Corinti: "Se farò questo e questo, ma non ho amore, a nulla giova", mentre ancora l'altra la mostra il discepolo amato più di tutti da Cristo, quando dice: "Non amiamo a parole, nè con la lingua, ma in opera e verità".



    [Modificato da Caterina63 15/09/2009 12:18]
    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
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    Caterina63
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    00 15/09/2009 11:51
    Dal Blog di Francesco, ne sta scaturendo un approfondimento che vi invito a seguire...

    montmirail ha detto...


    Purtroppo la fine di certe esperienze come la Teologia della liberazione, il crollo dei regimi comunisti ecc. non ha determinato la fine di una visione culturale fondata per lo più nella salvezza nell'al di qua. Troppo grande e radicata è stata l'infatuazione per l'utopia che la stagione del '68 ha lasciato dentro e fuori la chiesa. Se non che con l'avvento dell'individualismo liberale si è avverata la profezia di Del Noce. La carica messianica per l'auspicio di una società più giusta e solidale, ovvero il post-marxismo si è fuso con le tendenze anarco-libertarie del modello opposto conducendo al nichilismo attuale.
    Il moderno "filantropo" è un esponente di quelle agenzie culturali, di quelle ONG, tutte tese a rendere meno pesante "la nostra impronta ecologica", a distribuire preservativi al posto di derrate alimentari, a promuovere
    la dimensione tecno-scientifica dell'esistenza. Non si accorgono questi operatori sociali di essere mere pedine in mano a onlus radicali?


    -----------------------------------------------


    Francesco Colafemmina ha detto...

    Carissimo questo è sacrosanto.
    Ma il punto è forse anche che l'incapacità della Chiesa di comprendere il mondo e di condannare i soprusi di tutti i poteri che stanno devastando l'uomo, inducono i reduci di quell'esperienza a votarsi ad ogni causa che sia "di rottura", spesso nell'assoluta ignoranza del fatto che quelle cause sono in realtà strutturali al potere organizzato e molto più conniventi con quel sistema che alcuni vorrebbero utopisticamente infrangere.
    Limes è una rivista massonica espressione di potere laicista e di potentati economici. Ma siamo sicuri che i 41 siano tutti stati reclutati volontariamente e con piena consapevolezza dell'operazione montata?
    Me lo chiedo perchè dopo una certa analisi ho riscontrato che la situazione è probabilmente molto più perfida e complessa di quanto noi possiamo immaginare. Certi poteri non si smentiscono mai!

    P.s. per "comprendere" il mondo intendo non svendersi al mondo ma:
    denunciare gli errori del mondo!
    E questo la Chiesa sembra averlo dimenticato da un pezzo...


    --------------------------------------------------------

    Caterina63 ha detto...



    Dal libro "Rapporto sulla Fede", intervista di Messori a Ratzinger, cap. 12 dedicato alla TdL

    scrive Messori e domanda:

    Resta comunque il fatto, dico, che questa esigenza di liberazione è una sfida che va accettata; non ha dunque ben fatto la teologia a raccoglierla per darle una risposta cristiana?

    risponde Ratzinger:

    "Certo, purché quella risposta sia cristiana veramente. Il bisogno di salvezza oggi così avvertito esprime la percezione autentica, per quanto oscura, della dignità dell'uomo, creato a immagine e somiglianza di Dio. Ma il pericolo di certe teologie è che si lascino suggerire il punto di vista immanentistico, solo terrestre, dai programmi di liberazione secolaristici. I quali non vedono, né possono vedere che la " liberazione " è innanzitutto e principalmente liberazione da quella schiavitù radicale che il "mondo" non scorge, che anzi nega: la schiavitù radicale del peccato".

    ciò che appunto si specificava qui:
    http://fidesetforma.blogspot.com/2009/09/appelli-e-sottoscrizioni-avanti-preti.html

    San Paolo come sappiamo rivoluzionerà il concetto di COMUNITA' associato ad un Corpo, quel Corpo crocefisso...e noi membra per le quali il concetto di SOLIDARIETA' fa nascere un sistema rivoluzionario per l'epoca: aiutarsi per vincere ogni povertà...
    San Paolo apprende ciò che vede, Atti 2,42, nella comunità dei Cristiani gli Apostoli si fanno dispensatori dei beni a chi non ne ha...

    Nella storia della Chiesa, per quanto le si possa attribuire anche una immagine socialmente non buona in certi periodi, va indubbiamente rammentato che si deve a Lei la creazione degli Ospedali, la nascita dei ricoveri, lo sviluppo di una Dottrina Sociale che vede il suo apice nella Rerum Novarum di Leone XIII.

    Forse possiamo "rimproverare" alla Chiesa la sua LENTEZZA ^__^ studiando attentamente questi sviluppi la Gerarchia si è sempre mossa DOPO...dopo che il laicismo già sovversivo dal 1700 aveva iniziato la sua personale battaglia sociale condannando i ricchi...
    Ma la condanna di Gesù ai "ricchi" nel Vangelo, non riguarda prettamente l'avere quanto IL NON DARE..la povertà del cuore dal quale dipende ogni nostra azione nei confronti del prossimo bisognoso...

    Il problema della TdL è collegato alla falsa interpretazione che taluni cristiani hanno dato a riguardo della sfera sociale...
    L'influenza peggiore l'abbiamo avuta con il Protestantesimo che ha inaugurato l'era LIBERALE attraverso la quale l'ordine delle cose ha subito un rovesciamento: non perima la ricerca delle cose di lassù come insegnato dal Cristo e dalla Chiesa, ma al contrario, cercare un benessere materiale per poi ringraziare Dio...

    La TdL scardina la schiavitù vera che Cristo era venuto a combattere (il peccato) per concentrarsi esclusivamente sulla schiavitù sociale...

    La dottrina della Chiesa invece, ci rammenta come il rimanere schiavi del peccato NON PRODUCE ALCUNA RICCHEZZA vera...e non risolve affatto i problemi sociali, anzi li complica e li peggiora...

    Non è vero dunque, come dice Francesco, che la Chiesa " sembra averlo dimenticato da un pezzo..." diciamo piuttosto che muovendosi lentamente ha dato la possibilità all'errore di organizzarsi e di guadagnare terreno ^__^

    San Pio X, nell'Enciclica Singulari quadam, circa le prime organizzazioni OPERAIE SOCIALI CATTOLICHE scrive:

    " Quanto poi alle associazioni operaie, sebbene il loro scopo sia di procurare agli associati dei vantaggi in questa vita, tuttavia meritano la più alta approvazione, e sono da considerare più delle altre adatte ad assicurare una vera e durevole utilità ai soci, quelle che sono state costituite prendendo come principale fondamento la religione cattolica, e che seguono apertamente le direttive della chiesa; e più volte Noi lo abbiamo dichiarato, quando se ne è offerta l'occasione in un paese o in un altro.

    (..)
    Senza dubbio perciò i dirigenti di queste associazioni, ben conoscendo i nostri tempi, vorranno insegnare agli operai quei precetti e quelle norme, soprattutto circa i doveri di giustizia e di carità, che ad essi è necessario e utile ben conoscere, per potersi comportare, nei sindacati, in modo retto e conforme ai principi della dottrina cattolica.

    Inoltre, perché i sindacati siano tali che i cattolici vi si possano iscrivere, è necessario che si astengano da qualsiasi manifestazione teorica o pratica, contrastante con la dottrina e i precetti della chiesa e dell'autorità ecclesiastica competente; e parimenti che nulla di men che accettabile sotto questo aspetto vi sia nei loro scritti, discorsi, o attività. "

    ...

    La Chiesa non ha dimenticato ^__^ possiamo invece dire che chi nella Chiesa doveva applicare tale Dottrina sociale NON l'ha fatto, finendo per lasciare spazio ad aspetti di libertà della schiavitù, in altri termini, non certo CRISTOCENTRICI, esclusivamente UMANIZZATI...
    è infatti da associare all'argomento la gravissima visione del Cristo puramente UOMO consolidatasi dal '68...

    ^__^


    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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    Caterina63
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    00 15/09/2009 13:56
    Francesco Colafemmina ha detto...

    Caterina,

    mi dispiace ma dissento. Il nostro impegno quotidiano anche sulla rete nasce da una palese insufficienza di evangelizzazione operata dalla Chiesa.

    I fenomeni di corruzione interna delle gerarchie sono sotto gli occhi di tutti. Fenomeni quali Vaticano Spa, i casi pedofilia in America, e per ultimo il caso Medjugorije, per non parlare del potere crescente della setta neocatecumenale e di altre sette infeudate nella Chiesa, sono testimonianza di questa progressiva "dimenticanza" della Chiesa.

    Dimenticanza che nasce dall'aver lasciato il campo libero da un lato a coloro che sposavano le teorie più sinistrate ed attiviste, ritirandosi in una dimensione di supervisione moralistica dell'umanità. E dall'altro a coloro che riuscivano ad accrescere il potere e la ricchezza arrogante e castale di alcuni.

    Non viviamo di soli testi dottrinali o di grande impegno basato sulla "parola". Viviamo anche di pratica dell'amore di Cristo. E questa pratica non è appannaggio nè dei preti operai, nè dei teologi della liberazione, bensì di tutti i cristiani.

    La Chiesa fa ancora molto per tutti nel mondo, ma si ha una evidenza netta di una grave discrasia fra opere e parole.

    Ciò che affermava Pio X e poi Leone XIII si è perso nell'aria. E sebbene sia ancora magistero, non si sente più nei fatti.

    Domandiamoci come agisce una certa Chiesa che invece di recuperare l'uomo a Dio, sposa apertamente il mondo e con esso costruisce il suo futuro mondano.


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    Caterina63 ha detto...

    Caro Francesco, forse diciamo le stesse cose in modo diverso...

    io infatti non ho scritto che "tutto va ben", ho proprio sottoscritto la CORRUZIONE, il NON fare, il NON applicare, da qui derivano tanti mali...ossia il problema, dalla mia esperienza, lo vedo nel NON applicare e nelle false interpretazioni che non ad una dimenticanza della Chiesa...e forse questo è maggiormente più grave del dimenticare...

    Ma ti dirò di più...al contrario del passato, oggi va di moda il "FATE VOI" anzichè il FACCIAMO...
    La Gerarchia in passato appoggiava, sosteneva e dunque FACEVA, quanti nella Chiesa si adoperavano nel sociale...
    Un esempio è anche la citata enciclica di san Pio X sull'approvazione delle Associazioni cattoliche NEI SINDACATI...e pertanto non solo parole, MA L'ESPORSI IN PRIMA PERSONA, scendere in campo..

    Possiamo citare l'opera di san Filippo Neri, di san Francesco verso i lebbrosi del suo tempo..santa Francesca Romana tra i poveri di Roma...san Bosco con i ragazzi di strada..Madre Teresa di Calcutta...

    Cosa è cambiato oggi?
    che l'ideologia e i colori partitici sono subentrati alla Dottrina
    ..ti posso citare battute, aneddoti e frasette della CEI degli anni 70/80, lo sfascio direi della Dottrina Sociale in Italia...


    tu stesso dici:

    La Chiesa fa ancora molto per tutti nel mondo, ma si ha una evidenza netta di una grave discrasia fra opere e parole.

    ***

    parole sacrosante che ci devono però spingere alla radice del problema: alla visione umanizzata ed umanizzante della Chiesa a discapito di un Cristo puramente Uomo e di conseguenza ad una pratica del sociale SPESSO SUPERFICIALE, FATTA DI PAROLE MA PRIVA DI CONTENUTI...
    Non c'è solo un problema legato alla Liturgia e all'arte scristianizzata come è appunto questo è il tuo tema forte...c'è anche il problema di una sorta di doppia chiesa PARALLELA, dissociata dal suo Essere e di conseguenza che vive una gravissima discrasia fra il dire e il fare perchè il dire è magistralmente insegnato, il fare è lasciato ALLE LIBERE OPINIONI con tutto ciò che ne consegue ...;-)

    Vuoi un esempio?
    Analizziamo il Documento recente
    NOTA DOTTRINALE SU ALCUNI ASPETTI DELL'EVANGELIZZAZIONE
    e ci accorgeremo che è uno dei peggiori Documenti partoriti dalla Chiesa in tema di evangelizzazione nel quale si da ragione a TUTTI, dicendo il contrario di TUTTO ed invitando i fedeli però a mantenere viva l'evangelizzazione cattolica...

    come sia possibile, per me cattolico, evangelizzare in modo cattolico, quando alla fine si da ragione a tutti... è impossibile capirlo...ossia, applicare in tal senso la Dottrina Sociale è altamente improbabile riuscirci perchè le indicazioni prese nel contesto, mirando ad una sorta di Stato CRISTIANO stride con il concetto del "libero Stato in libera Chiesa" se ci troviamo davanti ad uno Stato, per esempio, dittatoriale (di qualunque colore) io cattolico NON posso agire perchè devo obbedire a Cesare rispettando la sua libertà...posso agire si, ma se la Gerarchia non si espone per sostenermi, avremo quella discrasia tra il dire e il fare...

    ^__^

    P.S.

    per chiarire:

    Analizziamo il Documento recente
    NOTA DOTTRINALE SU ALCUNI ASPETTI DELL'EVANGELIZZAZIONE
    e ci accorgeremo che è uno dei peggiori Documenti partoriti dalla Chiesa in tema di evangelizzazione nel quale si da ragione a TUTTI, dicendo il contrario di TUTTO ed invitando i fedeli però a mantenere viva l'evangelizzazione cattolica...


    ********************

    l'uso del termine "peggiore" in questo caso, intende sottolineare la mancanza di chiarezza nel Documento di come dovremo agire...




    --------------------------------------------

    Francesco Colafemmina ha detto...

    Concordo pienamente! ;-)


    ---------------------------------------------



    Caterina63 ha detto...

    Poichè l'argomento è interessante proviamo a fare un ulteriore approfondimento anche per chi legge...

    Sappiamo cosa significhi "filantropo", non semplicemente colui che ama l'umanità facendo del bene al singolo, ma dicasi proprio di un atto volontario a voler migliorare le condizioni sociali dell'Uomo...

    Cristo in tal senso è stato il vero filantropo del suo tempo tuttavia il suo voler migliorare le condizioni dell'Uomo non partono dalla sua condizione sociale, ma da quella SPIRITUALE... in sostanza la dottrina filantropica del Cristo parte da quel migliorare la condizione singola di ogni Uomo (nel suo essere e non nel suo avere) per giungere a quella che sant'Agostino chiama: civiltà dell'Amore, la Città di Dio
    ...

    Nella Dottrina della Chiesa (patristica e magisteriale) il concetto di filantropia è rovesciato: non si parte dal sociale, ma dal singolo Uomo al quale poi spetta, insieme agli altri, attivarsi nel sociale...
    in sostanza: se non cambia il singolo, non muta la società...
    ;-)

    Prendiamo come esempio la Didachè perchè è una prima descrizione, dopo Atti 2,42, nella quale è descritta questa filantropia in Nome di Cristo i capitoli II e III descrivono una serie di divieti affinchè la comunità possa vivere BENE... quei moniti in verità dovrebbero valere per tutte le società e per ogni Stato e Nazione, anzi, alcuni di questi sono diventati Legge: non rubare; non dire falsa testimonianza; non uccidere...e addirittura il monito: non corromperai fanciulli ...

    Noi li chiamiamo "DOVERI DEL CRISTIANO" ma sarebbe buon senso che diventassero doveri di tutti...
    questa è in sostanza la prima vera filantropia che caratterizzò le prime comunità cristiane le quali, scriverà il testo della Lettera a Diogneto:

    V. 1. I cristiani né per regione, né per voce, né per costumi sono da distinguere dagli altri uomini.
    2. Infatti, non abitano città proprie, né usano un gergo che si differenzia, né conducono un genere di vita speciale.
    3. La loro dottrina non è nella scoperta del pensiero di uomini multiformi, né essi aderiscono ad una corrente filosofica umana, come fanno gli altri.
    4. Vivendo in città greche e barbare, come a ciascuno è capitato, e adeguandosi ai costumi del luogo nel vestito, nel cibo e nel resto, testimoniano un metodo di vita sociale mirabile e indubbiamente paradossale.
    5. Vivono nella loro patria, ma come forestieri; partecipano a tutto come cittadini e da tutto sono distaccati come stranieri. Ogni patria straniera è patria loro, e ogni patria è straniera.
    6. Si sposano come tutti e generano figli, ma non gettano i neonati.
    7. Mettono in comune la mensa, ma non il letto.
    8. Sono nella carne, ma non vivono secondo la carne.
    9. Dimorano nella terra, ma hanno la loro cittadinanza nel cielo.
    10. Obbediscono alle leggi stabilite, e con la loro vita superano le leggi.
    11. Amano tutti, e da tutti vengono perseguitati.
    12. Non sono conosciuti, e vengono condannati. Sono uccisi, e riprendono a vivere.
    13. Sono poveri, e fanno ricchi molti; mancano di tutto, e di tutto abbondano.
    14. Sono disprezzati, e nei disprezzi hanno gloria. Sono oltraggiati e proclamati giusti.
    15. Sono ingiuriati e benedicono; sono maltrattati ed onorano.
    16. Facendo del bene vengono puniti come malfattori; condannati gioiscono come se ricevessero la vita.
    17. Dai giudei sono combattuti come stranieri, e dai greci perseguitati, e coloro che li odiano non saprebbero dire il motivo dell'odio.


    ....per ora buona riflessione ^__^


    [Modificato da Caterina63 15/09/2009 14:36]
    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
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    Caterina63
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    00 16/09/2009 13:39
    Un altro tassello all'argomento ce lo fornisce Benedetto XVI nell'Enciclica Spe Salvi...



    " torniamo ancora alla Chiesa primitiva. Non è difficile rendersi conto che l'esperienza della piccola schiava africana Bakhita è stata anche l'esperienza di molte persone picchiate e condannate alla schiavitù nell'epoca del cristianesimo nascente. Il cristianesimo non aveva portato un messaggio sociale-rivoluzionario come quello con cui Spartaco, in lotte cruente, aveva fallito. Gesù non era Spartaco, non era un combattente per una liberazione politica, come Barabba o Bar-Kochba. Ciò che Gesù, Egli stesso morto in croce, aveva portato era qualcosa di totalmente diverso: l'incontro col Signore di tutti i signori, l'incontro con il Dio vivente e così l'incontro con una speranza che era più forte delle sofferenze della schiavitù e che per questo trasformava dal di dentro la vita e il mondo.

    Ciò che di nuovo era avvenuto appare con massima evidenza nella Lettera di san Paolo a Filemone. Si tratta di una lettera molto personale, che Paolo scrive nel carcere e affida allo schiavo fuggitivo Onesimo per il suo padrone – appunto Filemone. Sì, Paolo rimanda lo schiavo al suo padrone da cui era fuggito, e lo fa non ordinando, ma pregando: « Ti supplico per il mio figlio che ho generato in catene [...] Te l'ho rimandato, lui, il mio cuore [...] Forse per questo è stato separato da te per un momento, perché tu lo riavessi per sempre; non più però come schiavo, ma molto più che schiavo, come un fratello carissimo » (Fm 10-16). Gli uomini che, secondo il loro stato civile, si rapportano tra loro come padroni e schiavi, in quanto membri dell'unica Chiesa sono diventati tra loro fratelli e sorelle – così i cristiani si chiamavano a vicenda. In virtù del Battesimo erano stati rigenerati, si erano abbeverati dello stesso Spirito e ricevevano insieme, uno accanto all'altro, il Corpo del Signore. Anche se le strutture esterne rimanevano le stesse, questo cambiava la società dal di dentro.

    Se la Lettera agli Ebrei dice che i cristiani quaggiù non hanno una dimora stabile, ma cercano quella futura (cfr Eb 11,13-16; Fil 3,20), ciò è tutt'altro che un semplice rimandare ad una prospettiva futura: la società presente viene riconosciuta dai cristiani come una società impropria; essi appartengono a una società nuova, verso la quale si trovano in cammino e che, nel loro pellegrinaggio, viene anticipata".




    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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    Caterina63
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    00 27/08/2016 10:44

      Un sacerdote risponde

    Uno dei problemi che riscontro nel parlare con amici e conoscenti è sulla "ricchezza" della Chiesa e del Vaticano, proprietà, beni preziosi ecc.

    Quesito

    Caro Padre Angelo, 
    sono A., innanzitutto ringrazio Dio Spirito Santo perchè la ricolmi dei suoi doni, già leggendo le varie risposte che elargisce a chi gliene chiede, noto con piacere che il Consolatore la visita spesso. Sono alcuni giorni che ho scoperto questa sua rubrica e le confesso che mi ha rapito e sono avido nella ricerca di domande che le pongono e delle risposte che da per colmare le mie lacune enormi nella mia fede, lacune dovute da questa società che ormai è attenta solo alle parole del principe di questo mondo, e boicotta il nostro Signore Gesù che già tanto lo abbiamo fatto soffrire. E noto con piacere immenso che è di una gentilezza squisita sia nel correggere che nel consolare chi ne ha bisogno senza mai risultare sgradevole o superbo, e la cosa che più mi aggrada è che le sue risposte non sono vaghe o diciamo "romantiche", ma per ogni parola che gli altri utilizzano nel fargli delle domande, lei risponde con fermezza riportando fedelmente i passi del nuovo e vecchio testamento e di quello che ci dice la nostra Madre Chiesa.
    Uno dei problemi che riscontro nel parlare con amici e conoscenti è sulla "ricchezza" della Chiesa e del Vaticano, proprietà, beni preziosi ecc. Io tento di rispondere che tutto ciò che appartiene alla Chiesa viene donato dai fedeli, e la Madre Chiesa utilizza questi beni per ordini religiosi, associazioni di volontariato, per le missioni all'estero ecc. ma il più delle volte non sono convincente, ho provato a documentarmi per non essere ignorare e difendere la Chiesa. So che nella maggior parte delle volte non si devono dare le perle ai porci, nel senso che alcuni confronti non dovrebbero nemmeno iniziare perchè non vi è un atteggiamento aperto dal ricevente della comunicazione, ma in altri casi immagino che anche noi cattolici siamo tenuti all'evangelizzazione perchè magari io, anche nella mia miseria, posso essere matita del Signore e Gesù può ispirarmi in quel momento per convertire i suoi figli. Quindi quello che vorrei da lei padre, è un aiuto per difendere la purezza ed onestà della Madre Chiesa, so che l'essere umano non è perfetto ed anche chi si trova nella Chiesa è tentato maggiormente dal diavolo rispetto ad altre persone perchè ministri della Verità, quindi può essere facilmente corruttibile specialmente quando i parrocchiani non pregano per il proprio parroco, ed è altrettanto vero che io rispondo sempre a chi mi parla della corruzione sia a livello di benessere ricchezza, o di scandali legati al sesso od altro, rispondo sempre che non dovrebbero nemmeno andare più dal Medico visto che ci sono stati tanti episodi di malasanità oppure di non portare i propri figli a scuola perchè ci sono stati episodi di pedofilia o di maltrattamento, mi perdoni se sono prolisso nel spiegare le mie tematiche e spero che mi aiuti a colmare questa mia ignoranza.
    La ringrazio anticipatamente per le risposte che mi darà, la ricorderò nelle mie preghiere e spero che lei ricorderà me e la mia famiglia nella preghiera più sublime e potente qual è la Messa. A.


    Risposta del sacerdote

    Carissimo,
    1. circa i beni e le proprietà della Chiesa va notato che anche Gesù Cristo con il collegio apostolico teneva una cassa.
    Ce lo riferisce l’evangelista San Giovanni a proposito della mormorazione di Giuda per lo spreco di profumo (a parer suo) fatto nei confronti di Gesù: “Disse questo non perché gli importasse dei poveri, ma perché era un ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro” (Gv 12,6).

    2. A proposito di questa cassa San Tommaso osserva che “Cristo, essendo povero, viveva di elemosine, seconde le parole del salmista Io sono povero e medico (Sal 39,18).
    E osserva anche che “non deroga alla perfezione conservare le elemosine in cassa o in borsa, così che la frase del Vangelo Non vi preoccupate del domani (Mt 6,36) non va intesa nel senso che non si debba conservare nulla per il domani, dal momento che così faceva il Signore, che era l’esemplare sommo della perfezione” (Commento a Giovanni12, 6).

    3. Così ha fatto anche la Chiesa primitiva. Tutti mettevano nella cassa comune i propri beni e di lì si prendeva per dare a ognun secondo le proprie necessità. Si legge infatti negli Atti degli Apostoli: “La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuore solo e un'anima sola e nessuno considerava sua proprietà quello che gli apparteneva, ma fra loro tutto era comune. (…) Nessuno infatti tra loro era bisognoso, perché quanti possedevano campi o case li vendevano, portavano il ricavato di ciò che era stato venduto e lo deponevano ai piedi degli apostoli; poi veniva distribuito a ciascuno secondo il suo bisogno” (At 4,32.34-35).

    4. Non ci si deve meravigliare che anche la Chiesa disponga di beni per le proprie necessità e per il bene dei poveri.
    Come potrebbe una città come quella del Vaticano provvedere a tutto e a tutti coloro che vi lavorano se non vi fosse una cassa da cui prendere?
    Mi pare che sia giusto che nella Chiesa qualcuno sia incaricato di provvedere a queste necessità nello stesso modo in cui Gesù incaricò Giuda di provvedere alle necessità degli apostoli e dei poveri.

    5. Va detto per la precisione che i beni della Chiesa non servono per provvedere agli ordini religiosi.
    Chi fonda un ordine o una congregazione o delle opere all’interno della Chiesa non può dire: io fondo e la Chiesa paghi o mantenga. Non sarebbe possibile e non sarebbe neanche giusto.
    Nella Chiesa ogni ordine o congregazione religiosa provvede a se stesso.
    La Chiesa invece deve provvedere alle necessità di coloro che si dedicano a suo nome nell’opera dell’evangelizzazione (missioni) o nel sostenere opere a favore dei bisognosi in tutte le parti del mondo.
    Deve provvedere anche secondo criteri di giustizia a coloro a coloro che lavorano nella Santa Sede e a favore della Santa Sede.
    Mi pare che sia giusto deputare alcune persone a custodire e a far fruttificare i beni lasciati nel corso dei secoli alla Chiesa per non dovere di volta in volta gravare sui fedeli. Fa parte anche questo di un’amministrazione saggia.

    6. Se poi per beni della Chiesa s’intendono le opere d’arte, allora queste sono, sì, proprietà della Chiesa, ma nello stesso tempo sono un patrimonio universale di cultura.
    E stanno a dimostrare coi fatti che la Chiesa nel corso dei secoli ha sempre promosso ciò che è bello e attraverso il bello ha comunicato il Vangelo.

    7. Per cui, infine, coloro che mormorano contro i beni della Chiesa perché mormorano? La vogliono spogliata?
    Io vedo che coloro che amano Gesù Cristo e lo frequentano  partecipando ai suoi sacramenti non mormorano contro i beni della Chiesa. Non ci pensano neanche.
    È veramente strano che ne abbiano il pallino fisso coloro che non amano la Chiesa e non partecipino ai Sacramenti che Gesù Cristo ci ha lasciato.
    Non vorrei che alcuni mormorino per lo stesso motivo per cui mormorò Giuda. 
    Inoltre mi piacerebbe sapere se quelli che mormorano contro i beni della Chiesa si diano da fare per le necessità di tutto il mondo come si dà da fare e come ci pensa la Chiesa.

    8. Nel corso della storia la Chiesa è stata depredata dei suoi beni. In alcuni regimi lo è tuttora.
    Nei regimi che dominarono nell’Est Europa fino a qualche decennio fa i beni della Chiesa furono confiscati da un partito che si facevano paladino dei lavoratori e che poi proprio dai lavoratori fu delegittimato perché dispotico e disumano verso i lavoratori stessi. 
    Ugualmente fu depredata in altre occasioni dalla fine del XVIII secolo e per tutto il secolo XIX.
    Anche in queste circostanze si mormorava contro i beni della Chiesa. Si mormorava non per darli ai poveri, ma per impossessarsene.
    Chi ama i poveri non si limita a mormorare contro i beni della Chiesa, ma paga di persona e dà ai poveri.

    9. Pertanto a coloro che mormorano contro i beni della Chiesa dì loro che facciano quello che fa la Chiesa. Che non credano di avere una buona coscienza solo perché mormorano.
    Ci sono tra i non credenti persone oneste che fanno del bene. Osserva bene: queste persone non mormorano contro i beni della Chiesa, ma fanno il bene. Non criticano quelli che non lo fanno e neanche criticano quelli che lo fanno.
    Sicché questa mormorazione sotto tutti gli aspetti depone a sfavore di chi la fa.

    10. Mi piace infine riportare il commento di sant’Agostino alla mormorazione di Giuda: “Ma ascoltate: Giuda non diventò perversi allorché, corrotto dai Giudei, tradì il Signore. Molti che conoscono il Vangelo superficialmente, credono che Giuda si perverti solo quando ricevette dai Giudei il denaro per tradire il Signore. Non fu allora che si pervertì; già da prima era ladro, e pervertito seguiva il Signore, perché lo seguiva con il corpo, non con il cuore. Egli completava il numero dei dodici Apostoli, ma non possedeva la beatitudine apostolica; soltanto come figura occupava il posto del dodicesimo: quando egli cadde, un altro subentrò al suo posto; questo vero apostolo rimpiazzò l'intruso, conservando così il numero apostolico (cf. At 1,26). Cosa ha voluto insegnare alla sua Chiesa nostro Signore Gesù Cristo conservando un traditore tra i dodici? Cosa ha voluto insegnarci, fratelli miei, se non a tollerare anche i malvagi pur di non dividere il corpo di Cristo? Ecco, tra i santi c'è Giuda, e Giuda è un ladro, eper giunta - non disprezzarlo! - un ladro sacrilego, non un ladro qualsiasi: egli ruba, e ruba la borsa del Signore; ruba denaro, e denaro sacro. Se in tribunale si fa distinzione tra i vari crimini, tra un furto comune e il peculato (cioè il furto del denaro pubblico) e questo furto non si giudica allo stesso modo dell'altro, quanto più severamente si vi dovrà allora giudicare il ladro sacrilego, cioè colui che ha osato rubare alla Chiesa? Chi ruba alla Chiesa è paragonabile all’iniquo Giuda. Tale era Giuda, e tuttavia andava e veniva con gli undici santi discepoli. Assieme a loro partecipò alla medesima cena del Signore; visse con loro senza tuttavia riuscire a contaminarli. (…).
    Tenete conto dell'esempio che il Signore ci ha dato mentre era in terra. Perché volle avere la borsa lui che aveva gli angeli al suo servizio, se non perché l'avrebbe dovuta avere anche la sua Chiesa? Perché accolse un ladro tra suoi, se non per insegnare alla sua Chiesa a sopportare pazientemente i ladri? E colui che era solito sottrarre il denaro dalla borsa, non esitò a vendere per denaro il Signore stesso. Vediamo come reagisce il Signore. State attenti, fratelli. Non gli dice: Tu parli così perché sei un ladro. Sapeva che era un ladro, ma non lo rivelò; tollerò anzi la sua presenza insegnandoci così, con l'esempio, a tollerare i malvagi in seno alla Chiesa. Gli disse dunque Gesù: Lasciala! Essa ha riservato questo unguento al giorno della mia sepoltura (Gv 12,7). Così annunciò la sua morte”. (Commento al Vangelo di Giovanni 12,6).

    Ti ringrazio delle preghiere che mi hai promesso e io assicuro il mio ricordo per te e per la tua famiglia nel momento più alto e più fruttuoso che ci sia ogni giorno nel mondo, quello dell’offerta del sacrificio di Cristo che si fa nella celebrazione della Santa Messa.
    Ti auguro ogni bene, ti ricordo al Signore e ti benedico.
    Padre Angelo


    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)