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31/05/2012 12:53
 
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Osservatorio Internazionale Van Thuan sulla Dottrina sociale della Chiesa

- Newsletter n.409 del 23 maggio 2012

di Stefano Fontana

Mentre viene celebrata la Giornata mondiale della famiglia voluta dall’Onu e siamo alla vigilia dell’Incontro mondiale delle famiglie con Benedetto XVI a Milano, il governo italiano è sempre più pericolosamente ambiguo proprio su questo tema centrale dell’agenda politica.


Nella conferenza Stato-regioni sulla famiglia è avvenuto un fatto piuttosto inquietante. Dal testo del Piano per la famiglia è stato eliminato il seguente passaggio, di valore decisivo: «per quanto riguarda la distinzione tra famiglie legali e famiglie di fatto, essa vale quando sia necessaria l’osservanza dei requisiti ex art. 29 della Costituzione per motivi di carattere giuridico, fiscale e amministrativo, oltre che per ragioni di efficacia e di equità sociale».

Insomma, il vincolo dell’articolo 29 è stato messo in ombra. Dal Piano nazionale è stato inoltre tolto il discorso del quoziente familiare (il cosiddetto Fattore famiglia), da cui si capisce che il governo non ci sente sul tema di un fisco a misura di famiglia. Il ministro Fornero, infatti, ha dichiarato di essere contraria ad «una modulazione del fisco che scoraggi il secondo reddito in famiglia» e l’occupazione femminile.

Martedì 15 maggio, alla Camera è stato presentato il Rapporto dell’Osservatorio nazionale sulla famiglia. In quell’occasione ministro Fornero ha detto: «La famiglia tradizionale rischia di diventare un’eccezione. Oggi le famiglie di fatto chiedono di essere considerate famiglie, ci sono coabitazioni di persone dello stesso sesso che chiedono la stessa cosa. Dobbiamo distinguere la parte riconducibile ad un sistema di valori tradizionali e una visione aperta in cui tutti chiedono diritti. Non possiamo far finta di niente. Abbiamo il dovere di riflettere».

Siccome la famiglia tradizionale prevista dalla Costituzione «rischia di diventare un’eccezione», sarebbe dovere del governo proteggerla. Se «tutti chiedono diritti», il governo non deve concedere diritti a tutti, perché non bastano i desideri per avere anche dei diritti. Come si vede, se questa linea fosse quella del governo e non solo del ministro Fornero, saremmo su una deriva culturale molto pericolosa e inaccettabile.

Circa poi il dato quantitativo: in Italia ci sono 16 milioni di matrimoni e 900 mila coppie di fatto. Altro che in via di estinzione! Sarà interessante vedere a proposito di tutto ciò l’atteggiamento del ministro Riccardi, che ha la delega per la famiglia e che ad ogni piè sospinto parla dell’importanza della famiglia come elemento di solidarietà sociale, anche verso gli immigrati. Coppie di fatto o coppie omosessuali come potranno esercitare questa solidarietà?

Nel frattempo il ministro dell’Istruzione Profumo ha emanato una circolare che invita tutte le scuole a prestare attenzione educativa contro la omofobia, in ottemperanza alle disposizioni europee sulla giornata contro la discriminazione verso gli omosessuali istituita nel 2007. Non era mai successo prima che un ministro intervenisse su questo tema con una circolare.

Il Presidente Napolitano si è detto preoccupato: «per il persistere di comportamenti ostili nei confronti di persone con orientamenti sessuali diversi». Già parlare di “orientamenti sessuali diversi” indica una posizione ideologica non condivisibile, perché li pone tutti sullo stesso piano. Eppoi tutti sappiamo che la lotta all’omofobia viene sistematicamente strumentalizzata, considerando “atto ostile” anche l’affermazione della dimensione naturale dell’eterosessualità e, quindi, del disordine intrinseco all’omosessualità.

Parlarne nelle scuole significa in pratica far passare sul piano educativo l’ideologia del genere, ossia che non esistono due generi, maschile e femminile, ma che il genere è una scelta soggettiva e culturale per cui ne esistono circa 14.

Sarà anche solo tecnico questo governo. Però... attenzione.

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RICHARD WAGHORNE, UN GAY CONTRO LE NOZZE GAY

Pontifex.RomaE’ stato fatto recentemente notare che negli Usa quando la definizione di “matrimonio” è stato sottoposta ad referendum in 32 stati, ha vinto tutte le volte il matrimonio naturale. Questo perché dove ci sono leggi di matrimonio omosessuale, è sempre a causa dell’imposizione di giudici attivisti, non certe del voto popolare. Il dissenso è ampio, dai credenti ai non credenti, dagli eterosessuali e perfino agli omosessuali. Un esemplare di quest’ultima categoria, è certamente Richard Waghorne, ricercatore in filosofia politica e commentatore su diversi quotidiani anglosassoni. Più volte ha scritto in opposizione al riconoscimento giuridico di una relazione omosessuale, anche se raramente «ho sentito il bisogno di dire che io stesso sono gay», ha rivelato sull’Irish Daily Mail. Ha confessato di essere «abbastanza preoccupato per come si stanno mettendo le cose», decidendo di esporsi in modo così personale perché cosciente di come «il dibattito sul matrimonio gay ...

... può collassare sulle accuse di omofobia. Il messaggio, esplicito o implicito, è spesso quello che l’essere anti-matrimonio gay significa essere in qualche modo anti-gay. Figure pubbliche che si oppongo devo farlo abitualmente ricevendo gli insulti di bigottismo o omofobia». Ha quindi continuato: «la risposta riflessa di molti sostenitori del matrimonio gay è quello di dipingere ogni forma di dissenso come pregiudizio, come se l’unica ragione per difendere il matrimonio come è esistito fino ad oggi fosse stata una certa varietà di bigottismo o uno squilibrio psicologico».

La denuncia della “caccia alle streghe eterofobica” da parte di Waghorne è precisa e puntuale, ma egli si spinge anche oltre dicendo che «in realtà le persone gay dovrebbero difendere la concezione tradizionale del matrimonio con la stessa forza di tutti gli altri. Dato che il matrimonio tradizionale viene ostacolato in nome del popolo gay, con conseguenze per le generazioni future, è tanto più importante che le persone gay che si oppongono al matrimonio gay comincino a parlare».  Da omosessuale ritiene il matrimonio gay una forma di egoismo, poiché esso «non è un bonus sociale per l’innamoramento e l’accordo nel fare una relazione duratura». Certo, se il matrimonio fosse solo un riconoscimento ad una storia d’amore, allora «non ci sarebbe alcun motivo per differenziare quali relazioni debbano essere incluse e quali no». Ma il matrimonio è ben altro, ovvero è l’ambito vitale dentro al quale «i bambini devono essere cresciuti da un uomo e una donna».  Lo ha anche spiegato su questo sito il prof. Aldo Vitale, ricordando che «l’analisi etimologica del termine medesimo matrimonio, dal latino “matris munia”, cioè doveri della madre, esso non può che contemplare la relazione tra l’ordine delle diverse generazioni, cioè il rapporto tra genitori e figli, ovvero tra coloro che generano e coloro che sono generati».

Waghorne ne è assolutamente cosciente: «Non tutti i matrimoni, ovviamente, coinvolgono l’educazione dei figli, ma la realtà è che i matrimoni tendono verso l’educazione dei figli», e ovviamente la relazione omosessuale è sterile. La domanda è dunque spontanea: «perché una relazione omosessuale deve essere trattata come un matrimonio, nonostante questa differenza fondamentale?». Esiste un patrimonio di ricerca, ha continuato, che «dimostra  come il matrimonio tra uomo e donna fornisce ai bambini i risultati migliori di vita, i bambini cresciuti in questi matrimoni sono migliori in tutta una serie di misure. Questo non è certamente per denigrare le altre famiglie, ma sottolineare l’importanza del matrimonio come istituzione».  Dunque, «se le coppie gay sono considerate ugualmente ammissibili al matrimonio, -anche se esse non sono adeguate verso l’educazione dei figli e non possono, per definizione, dare al bambino una madre e un padre-, allora la comprensione fondamentale di ciò che è il matrimonio in realtà viene scartata».

«Per dirla personalmente», ha concluso il commentatore omosessuale, «non mi sento minimamente discriminato per il fatto che non posso sposare una persona dello stesso sesso. Capisco e accetto che ci siano buone ragioni per questo». Secondo Waghorne, comunque, il “caso” del matrimonio gay si esaurirà presto perché «gran parte del sostegno al matrimonio gay oggi è istintivo, deriva dal fatto che la gente non vuole essere considerata come anti-gay». Quando l’attenzione mediatica si abbasserà, allora terminerà anche il clima da “caccia alle streghe” creato per impaurire chi ha idee diverse dall’Arcigay.

da http://www.uccronline.it

[SM=g1740733]


[Modificato da Caterina63 11/07/2012 18:57]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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