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Ultimo Aggiornamento: 03/04/2018 23:55
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Sesso: Femminile
17/08/2012 21:23
 
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Sconvolto perchè il padre vuole 'diventare donna', si uccide

Quelle notizie che nessuno racconta ...

 

Un ragazzo si toglie la vita due settimane fa in provincia di Milano. Avrà vissuto un disagio giovanile, comune a tanti suoi coetanei. Ma, al di là della separazione dei genitori che li aveva condotti ad una lontananza anche geografica (la madre a Roma con un nuovo compagno ed il padre trasferito in provincia di Milano), c’era molto di più.

Un elemento che aveva prodotto litigi sempre più frequenti e “gridati” e screzi sempre maggiori con il padre. Il ragazzo non accettando la nuova situazione sentimentale della mamma aveva lasciato la capitale; giunto al Nord aveva accettato lavori anche non sempre allettanti. Ma non era questo il motivo della sua profonda insoddisfazione.

Tutto è precipitato, all'improvviso e nella maniera più tragica, circa due settimane fa. Dopo una discussione con il padre durata quasi fino a mezzanotte, il figlio sbatte la porta di casa e se ne va. Non vi farà più ritorno. Il ragazzo parcheggia la sua auto, si arrampica a un'altezza di circa 15 metri, si lancia nel vuoto, precipitando sull'asfalto, e muore sul colpo.

Comincia il balletto delle ipotesi. Subito si pensa addirittura ad un omicidio; poi, fatti i rilievi la diagnosi è chiara: suicidio. Ma la certezza assoluta che si tratti di una fine voluta la fornisce la testimonianza del padre. In preda allo strazio l'uomo, in caserma, racconta ai carabinieri una storia dolorosissima che lo accompagnerà per sempre, con un probabile e profondo senso di colpa.

La sera prima aveva litigato con il figlio perché, dietro le pressanti insistenze di quest'ultimo, gli aveva rivelato il reale motivo del naufragio del matrimonio. «Io e la mamma ci siamo lasciati ma la colpa è in gran parte mia. Anzi, solo mia: sto per cambiare sesso, voglio diventare una donna». Calano il gelo ed i silenzio.

Il pm che aveva aperto il fascicolo sulla morte del giovane lo chiude. Per la giustizia il caso non esiste. Rimane il dramma di un padre che per “ascoltarsi” è in qualche modo “responsabile” di un figlio in giovane età e nel pieno diritto di cercare il suo equilibrio e la sua strada.


Affaritaliani.it, 26/07/2012
http://affaritaliani.libero.it/milano/il-giovane-figlio-si-uccide-sconvolto-il-padre-voleva-diventare-donna260712.html

(26/07/2012)




[SM=g1740720]

Uno studio sui figli dei gay mette in crisi l’America dell’indifferenza sessuale

L’Università di Austin ha pubblicato lo studio più completo mai realizzato sui bambini cresciuti dagli omosessuali: «Hanno molte più difficoltà degli altri»

di Benedetta Frigerio

 

Sono più incerti, più instabili, di salute mentale e fisica più cagionevole, e guadagnano meno. Questo è quello che sostiene una ricerca texana (How different are the adult children of parents who have same-sex relationships? Findings from the New Family Structures Study) che sta facendo discutere tutta l’America, il paese dove si sta verificando un’accelerazione legislativa verso la legalizzazione del matrimonio omosessuale e delle adozioni concesse alle coppie gay.

La ricerca è stata condotta da Mark Regnerus, professore di sociologia presso l’Università di Austin. E ha due caratteristiche nuove: è la prima condotta su un campione molto numeroso e, in secondo luogo, è stato redatto da un istituto laico e da un professore che non avrebbe mai pensato di arrivare a tali conclusioni. Anzi. Regnerus si era sempre espresso a favore dei «gay e delle lesbiche che non penso assolutamente siano cattivi genitori». I ricercatori, analizzando 15 mila casi e intervistando 3 mila persone, tutti compresi tra i 18 e i 39 anni, hanno messo in crisi il consenso scientifico precedente, basato su dati assai più carenti.

Dal nuovo studio risulta che quanti sono cresciuti in famiglie omosessuali sono dalle 25 alle 40 volte più svantaggiati dei loro coetanei cresciuti in famiglie normali. I primi, infatti, sono risultati tre volte più soggetti alla disoccupazione (solo il 26 per cento dei ragazzi cresciuti all’interno delle coppie omosessuali ha un lavoro fisso contro il 60 per cento della media); quattro volte più soggetti a ricevere assistenza pubblica (il 69 per cento dei ragazzi cresciuti da genitori omosessuali sono stati supportati dai servizi sociali, mentre i loro coetanei sono supportati nel 17 per cento dei casi); e sono molto più inclini ad essere arrestati, a dichiararsi colpevoli di atti criminali, a drogarsi, a pensare al suicidio.

La cosiddetta teoria della “non differenza”, che va per la maggiore negli Stati Uniti, si basa invece su una mancanza di dati. Pur in mancanza di studi approfonditi, tuttavia nel 2005 l’Associazione degli psicologi e psichiatri americana si era espressa con una formula volutamente ambigua («Non esiste un singolo studio che dimostri che i figli dei gay e delle lesbiche siano più svantaggiati di quelli degli eterosessuali») e tale proposizione era diventata la “base scientifica” su cui appoggiare le leggi più aperte in materia.

Con un paradosso: mentre le ricerche che segnalavano le storture di un’educazione che elimina la differenza sessuale erano tacciate di inattendibilità a causa dell’esiguità del campione, quelle favorevoli, a parità di campione, divenivano in breve le basi su cui legiferare. Per fare un esempio: i legislatori dell’Iowa utilizzarono uno studio che comprendeva solo cinque casi.

La ricerca texana, quindi, a causa dei suoi numeri importanti, mina tali certezze. Non solo: è da considerasi scientificamente valida perché condotta solo su persone ormai “indipendenti”, che cioè non vivono più nelle case di chi li ha cresciuti.

Il professore Regnerus ha dovuto subire le critiche di molti esponenti del mondo omosessuale. Il ricercatore ha così risposto: «Molti di loro sono così perché, cresciuti in famiglie omosessuali, hanno sperimentato abbandoni, divisioni, ed è impossibile dire se la causa delle differenze sia l’omosessualità o solo l’instabilità dei legami. Quel che è certo, infatti, è solo che i bambini sono molto più inclini a crescere bene quando vivono con i loro genitori naturali. Il matrimonio tra loro fornisce un legame biologico che dà una grande influenza benefica ai bambini». Regnerus si è detto convinto che «i nuclei familiari biologici e stabili, anche se considerati erroneamente come una specie in via di estinzione, rimangono gli ambienti più sicuri per la buona crescita dei figli». Perciò se «mi fosse richiesto di pensare a un modello ideale dovrei per forza avvicinarmi a quello di una famiglia tradizionale».

Sebbene Regnerus abbia specificato di «non voler assolutamente dare colpe agli omosessuali» né di voler «dire che il problema stia nel loro comportamento sessuale», il suo studio ha generato un uragano. I blogger e le associazioni Gay l’hanno accusato di essere “bigotto” e “retrogrado”. La sua ricerca, costata più di 800 mila dollari e pubblicata su una rivista scientifica rinomata (Social science research), è stata definita “spazzatura”. Il professore ha sottolineato che il suo approccio «è quello di qualunque scienziato professionista: qualunque statistico ed elaboratore di dati li assemblerebbe così, arrivando alle stesse mie conclusioni». Infine, Regnerus è arrivato a scusarsi di aver solo voluto «colmare un vuoto scientifico per un approccio più serio». Spiace, ha dichiarato, perché «non avevamo davvero nessun obiettivo precostituito».


da: Tempi.it, 28/06/2012
http://www.tempi.it/uno-studio-sui-figli-dei-gay-mette-in-crisi-lamerica-della-dellindifferenza-sessuale#axzz1z6MIFYkC

 

(28/06/2012)



[SM=g1740720]


[Modificato da Caterina63 17/08/2012 21:28]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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