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Chiariamo una volta per tutte il senso del MEA CULPA della Chiesa, libero dalle speculazioni

Ultimo Aggiornamento: 14/11/2011 11:24
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14/11/2011 11:23
 
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6. PROSPETTIVE PASTORALI E MISSIONARIE

Alla luce delle considerazioni fatte, è possibile ora domandarsi: quali sono le finalità pastorali in vista delle quali la Chiesa si fa carico delle colpe commesse nel passato dai suoi figli in suo nome e ne fa ammenda? Quali le implicazioni nella vita del popolo di Dio? E quali le risonanze in rapporto alla missione della Chiesa e al suo dialogo con le diverse culture e religioni?

6.1. Le finalità pastorali

Fra le molteplici finalità pastorali del riconoscimento delle colpe del passato possono essere evidenziate le seguenti:

- in primo luogo questi atti tendono alla purificazione della memoria, che - come s'è detto - è il processo di rinnovata valutazione del passato, capace di incidere non poco sul presente, perché i peccati passati fanno spesso sentire ancora il loro peso e permangono come altrettante tentazioni anche nell'oggi. Soprattutto se maturata nel dialogo e nella paziente ricerca della reciprocità con chi potesse sentirsi offeso da eventi o parole del passato, la rimozione dalla memoria personale e collettiva di ogni causa di possibile risentimento per il male subito e di ogni influsso negativo di quello fatto può contribuire a far crescere la comunità ecclesiale nella santità, attraverso la via della riconciliazione e della pace nell'obbedienza alla Verità. " Riconoscere i cedimenti di ieri - sottolinea il Papa - è atto di lealtà e di coraggio che ci aiuta a rafforzare la nostra fede, rendendoci avvertiti e pronti ad affrontare le tentazioni e le difficoltà dell'oggi ".(91) È bene a tal fine che la memoria della colpa comprenda tutte le possibili mancanze commesse, anche se solo alcune di esse sono oggi più frequentemente menzionate. Non va comunque mai dimenticato il prezzo pagato da tanti cristiani per la loro fedeltà al Vangelo e al servizio del prossimo nella carità.(92)

- Una seconda finalità pastorale, strettamente connessa alla precedente, può essere riconosciuta nella promozione della perenne riforma del popolo di Dio, " in modo che se alcune cose, sia nei costumi che nella disciplina ecclesiastica e anche nel modo di esporre la dottrina - che deve essere diligentemente distinto dallo stesso deposito della fede - sono state, secondo le circostanze di fatto e di tempo, osservate meno accuratamente, siano in tempo opportuno rimesse nel giusto e debito ordine ".(93) Tutti i battezzati sono chiamati a " esaminare la loro fedeltà alla volontà di Cristo circa la Chiesa e, com'è doveroso, a intraprendere con vigore l'opera di rinnovamento e di riforma ".(94) Il criterio della vera riforma e dell'autentico rinnovamento non può che essere la fedeltà alla volontà di Dio riguardo al Suo popolo,(95) che suppone uno sforzo sincero per liberarsi da tutto ciò che allontana da essa, sia che si tratti di colpe presenti, sia che riguardi eredità del passato.

- Un'ulteriore finalità può essere vista nella testimonianza che in tal modo la Chiesa rende al Dio della misericordia e alla Sua Verità che libera e salva, a partire dall'esperienza che essa ha fatto e fa di Lui nella storia, e nel servizio che in tal modo svolge nei confronti dell'umanità per contribuire a superare i mali del presente. Giovanni Paolo II afferma che " un serio esame di coscienza è stato auspicato da numerosi cardinali e vescovi soprattutto per la Chiesa del presente. Alle soglie del nuovo millennio i cristiani devono porsi umilmente davanti al Signore per interrogarsi sulle responsabilità che anch'essi hanno nei confronti dei mali del nostro tempo " (96) e per contribuire di conseguenza al loro superamento nell'obbedienza allo splendore della Verità salvifica.

6.2. Le implicazioni ecclesiali

Quali implicazioni ha un atto ecclesiale di richiesta di perdono nella vita della Chiesa stessa? Emergono vari aspetti:

- Occorre anzitutto tener conto dei processi diversificati di recezione degli atti di pentimento ecclesiale, perché essi variano a seconda dei contesti religiosi, culturali, politici, sociali, personali ecc. In questa luce va considerato che eventi o parole legati a una storia contestualizzata non hanno necessariamente una portata universale e, viceversa, che atti condizionati da una determinata prospettiva teologica e pastorale hanno comportato conseguenze di grande peso sulla diffusione del Vangelo (si pensi ad esempio ai vari modelli storici della teologia della missione). Va inoltre valutato il rapporto fra benefici spirituali e possibili costi di simili atti, anche tenendo conto delle accentuazioni indebite che i 'media' possono dare ad alcuni aspetti dei pronunciamenti ecclesiali: va sempre tenuto presente l'ammonimento dell'apostolo Paolo di accogliere, considerare e sostenere con prudenza e amore i 'deboli nella fede' (cf. Rm 14,1) . In particolare, occorre prestare attenzione alla storia, all'identità e ai contesti delle Chiese orientali e delle Chiese che operano in continenti o paesi dove la presenza cristiana è largamente minoritaria.

- Va precisato il soggetto adeguato chiamato a pronunciarsi in relazione a colpe passate, sia che si tratti di Pastori locali, personalmente o collegialmente considerati, sia che si tratti del Pastore universale, il Vescovo di Roma. In questa prospettiva è opportuno tener conto - nel riconoscimento delle colpe passate e dei referenti attuali che meglio potrebbero farsi carico di esse - della distinzione fra Magistero e autorità nella Chiesa: non ogni atto di autorità ha valore di Magistero, per cui un comportamento contrario al Vangelo di una o più persone rivestite di autorità non implica di per sé un coinvolgimento del carisma magisteriale, assicurato dal Signore ai Pastori della Chiesa, e non domanda di conseguenza alcun atto magisteriale di riparazione.

- Occorre sottolineare che il destinatario di ogni possibile domanda di perdono è Dio e che eventuali destinatari umani, soprattutto se collettivi, all'interno o fuori della comunità ecclesiale, vanno individuati con opportuno discernimento storico e teologico, sia per compiere convenienti atti di riparazione, che per testimoniare ad essi la buona volontà e l'amore alla verità dei figli della Chiesa. Ciò sarà fatto tanto meglio, quanto più ci sarà dialogo e reciprocità fra le parti in causa in un eventuale cammino di riconciliazione, connesso al riconoscimento delle colpe e al pentimento per esse, senza ignorare che la reciprocità - a volte impossibile a causa delle convinzioni religiose dell'interlocutore - non può essere comunque considerata condizione indispensabile e che la gratuità dell'amore si esprime spesso in una iniziativa unilaterale.

- Gli eventuali gesti di riparazione sono legati al riconoscimento di una responsabilità perdurante nel tempo e potranno tanto avere un carattere simbolico-profetico, quanto un valore di effettiva riconciliazione (ad esempio fra i cristiani divisi). Anche nella definizione di questi atti è auspicabile una ricerca comune con gli eventuali destinatari, ascoltando le legittime richieste che essi possano presentare.

- Sul piano pedagogico è opportuno evitare di perpetuare immagini negative dell'altro, come pure di attivare processi di indebita autocolpevolizzazione, sottolineando come il farsi carico di colpe passate sia per chi crede una sorta di partecipazione al mistero di Cristo crocefisso e risorto, che si è fatto carico delle colpe di tutti. Questa prospettiva pasquale si rivela particolarmente adatta a produrre frutti di liberazione, di riconciliazione e di gioia per tutti coloro che con fede viva sono implicati nella richiesta di perdono, tanto come soggetti che come destinatari.

6.3. Le implicazioni sul piano del dialogo e della missione

Diverse sono le implicazioni prevedibili sul piano del dialogo e della missione in conseguenza di un riconoscimento ecclesiale di colpe del passato:

- Sul piano missionario occorre anzitutto evitare che simili atti contribuiscano a inibire lo slancio dell'evangelizzazione mediante l'esasperazione degli aspetti negativi. Non di meno si deve tener conto del fatto che questi stessi atti potranno far crescere la credibilità del messaggio, in quanto nascono dall'obbedienza alla verità e tendono a effettivi frutti di riconciliazione. In particolare, i missionari 'ad gentes' avranno cura di contestualizzare la proposta di questi temi in rapporto all'effettiva capacità di recezione di essi negli ambienti in cui operano (così ad esempio aspetti della storia della Chiesa in Europa potranno risultare poco significativi per molti popoli non europei).

- Sul piano ecumenico la finalità di eventuali atti ecclesiali di pentimento non può che essere l'unità voluta dal Signore. In questa prospettiva è quanto mai auspicabile che essi si compiano nella reciprocità, anche se a volte gesti profetici potranno richiedere una iniziativa unilaterale e assolutamente gratuita.

- Sul piano interreligioso è opportuno rilevare come per i credenti in Cristo il riconoscimento delle colpe passate da parte della Chiesa sia conforme alle esigenze della fedeltà al Vangelo e dunque costituisca una testimonianza luminosa della loro fede nella verità e nella misericordia del Dio rivelato da Gesù. Ciò che va evitato è che simili atti siano equivocati come conferme di eventuali pregiudizi nei confronti del cristianesimo. Sarebbe inoltre auspicabile che questi atti di pentimento stimolassero anche i fedeli di altre religioni a riconoscere le colpe del proprio passato. Come la storia dell'umanità è piena di violenze, genocidi, violazioni dei diritti umani e di quelli dei popoli, sfruttamento dei deboli e divinizzazione dei potenti, così quella delle varie religioni è cosparsa di intolleranza, superstizione, connivenza con poteri ingiusti e negazione della dignità e libertà della coscienze. I cristiani non sono stati un'eccezione e sono consapevoli di quanto tutti siano peccatori davanti a Dio!

- Nel dialogo con le culture vanno anzitutto tenute presenti la complessità e la pluralità delle mentalità con cui si dialoga riguardo all'idea di pentimento e di perdono. In ogni caso il farsi carico da parte della Chiesa di colpe passate va chiarito alla luce del messaggio evangelico e in particolare della presentazione del Signore crocifisso, rivelazione della misericordia e fonte di perdono, oltre che della peculiare natura della comunione ecclesiale, una nel tempo e nello spazio. Lì dove una cultura fosse del tutto aliena dall'idea di una richiesta di perdono, devono essere opportunamente presentate le ragioni teologiche e spirituali che motivano questo atto a partire dal messaggio cristiano e va tenuto in conto il suo carattere critico-profetico. Dove si avesse a che fare con una pregiudiziale indifferenza verso la parola della fede si tenga conto del duplice possibile effetto di questi atti di pentimento ecclesiale, che - se da una parte possono confermare pregiudizi negativi o atteggiamenti di disprezzo e di ostilità - dall'altra partecipano della misteriosa attrazione caratteristica del 'Dio crocifisso'.97 Si tenga conto inoltre del fatto che nell'attuale contesto culturale soprattutto in Occidente l'invito alla purificazione della memoria coinvolge in un impegno comune credenti e non credenti. Già questo lavoro comune costituisce una testimonianza positiva di docilità alla verità.

- In rapporto alla società civile, infine, va considerata la differenza che esiste fra la Chiesa mistero di grazia e una qualunque società temporale, ma va anche non di meno sottolineato il carattere di esemplarità che la richiesta ecclesiale di perdono può presentare ed il conseguente stimolo che può offrire a compiere analoghi passi di purificazione della memoria e di riconciliazione nelle più diverse situazioni in cui potrebbe esserne riconosciuta l'urgenza. Afferma Giovanni Paolo II: " La richiesta di perdono [...] riguarda in primo luogo la vita della Chiesa, la sua missione di annunzio della salvezza, la sua testimonianza a Cristo, il suo impegno per l'unità, in una parola la coerenza che deve contrassegnare l'esistenza cristiana. Ma la luce e la forza del Vangelo, di cui la Chiesa vive, hanno la capacità di illuminare e sostenere, come per sovrabbondanza, le scelte e le azioni della società civile, nel pieno rispetto della loro autonomia [...]. Alle soglie del terzo millennio, è legittimo sperare che i responsabili politici e i popoli, soprattutto quelli coinvolti in drammatici conflitti, alimentati dall'odio e dal ricordo di ferite spesso antiche, si lascino guidare dallo spirito di perdono e di riconciliazione testimoniato dalla Chiesa e si sforzino di risolvere i contrasti mediante un dialogo leale ed aperto ".(98)

CONCLUSIONE

A conclusione della riflessione fatta è opportuno mettere ancora una volta in risalto come in tutte le forme di pentimento per le colpe del passato ed in ciascuno dei gesti ad esse connessi la Chiesa si rivolga anzitutto a Dio e intenda glorificare Lui e la Sua misericordia. Proprio così essa sa di celebrare anche la dignità della persona umana chiamata alla pienezza della vita nell'alleanza fedele col Dio vivo: " La gloria di Dio è l'uomo vivente - la vita dell'uomo è la visione di Dio ".(99) Agendo in tal modo, la Chiesa testimonia anche la sua fiducia nella forza della Verità, che rende liberi (cf. Gv 8,32): la sua " domanda di perdono non deve essere intesa come ostentazione di finta umiltà, né come rinnegamento della sua storia bimillenaria certamente ricca di meriti nei campi della carità, della cultura e della santità. Essa risponde invece a un'irrinunciabile esigenza di verità, che accanto agli aspetti positivi, riconosce i limiti e le debolezze umane delle varie generazioni dei discepoli di Cristo ". (100) E la Verità riconosciuta è sorgente di riconciliazione e di pace, perché, come afferma lo stesso Papa, " l'amore della verità, ricercata con umiltà, è uno dei grandi valori capaci di riunire gli uomini di oggi attraverso le varie culture ". (101) Anche per la Sua responsabilità verso la Verità la Chiesa " non può varcare la soglia del nuovo millennio senza spingere i suoi figli a purificarsi, nel pentimento, da errori, infedeltà, incoerenze, ritardi. Riconoscere i cedimenti di ieri è atto di lealtà e di coraggio ". (102) Esso schiude per tutti un nuovo domani.



[SM=g1740771]  SEGUONO LE NOTE

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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