È soltanto un Pokémon con le armi o è un qualcosa di più? Vieni a parlarne su Award & Oscar!

A tutti voi che passate da qui: BENVENUTI
Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
Nuova Discussione
Rispondi
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

Il Magistero dei Pontefici sull'Evangelizzazione

Ultimo Aggiornamento: 12/01/2013 23:30
Autore
Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 39.989
Sesso: Femminile
12/01/2013 23:22
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota

Prima sezione qui. Articolo originale in inglese: Brian W. Harrison, “Pius IX, Vatican II and Religious Liberty” in “Living Tradition” n. 9 del gennaio 1987 (testo originale qui: http://www.rtforum.org/lt/lt9.html#II)


Ora, l’insegnamento del Vaticano II non è così liberale come quello di Lamennais e dei suoi seguaci. Pertanto, non rientra nella condanna stabilita dalle encicliche del XIX secolo, che erano rivolte esattamente a quei personaggi. In realtà Dignitatis Humanæ, lontana dal contraddire papa Pio IX, esplicitamente ripete l’insegnamento di quest’ultimo che la “pubblica pace” non è il solo criterio al quale i governi possono appellarsi per restringere dimostrazioni o propaganda di tipo religioso (o anti-religioso). Secondo l’articolo 7 della Dichiarazione conciliare, la “pubblica pace” è solo uno dei tre criteri che lo Stato può invocare per tale scopo. Gli altri due sono la “necessaria protezione della pubblica moralità” e “l’effettiva protezione dei diritti di tutti i cittadini” (e la “pacifica risoluzione dei conflitti di diritti”). Grazie ad un intervento del giovane Arcivescovo Karol Wojtyla, a questo paragrafo fu aggiunta un’affermazione la quale insisteva che questi limiti debbano essere decisi ed imposti in base all’ “ordine morale oggettivo”. Ed è naturalmente la Chiesa Cattolica l’unica interprete di cosa sia oggettivamente morale o immorale.

In quest’immagine si nota – in seconda finale, secondo da destra – mons. Karol Wojtyla (poi Papa), che diede un contributo di non poco conto a Dignitatis Humanae

Dunque il Concilio suggeriva che idealmente i governi dovrebbero riconoscere il ruolo unico della Chiesa Cattolica riguardo a questi aspetti? Sì. Infatti, non solo l’articolo 1 della Dichiarazione conciliare riafferma “l’insegnamento cattolico tradizionale” sui “doveri morali” delle “società” (non solo degli individui) verso la vera religione, ma il relatore ufficiale dello schema sulla libertà religiosa, il vescovo Emil de Smedt, spiegò ai Padri riuniti in Concilio che quel primo articolo doveva essere certamente inteso come riaffermazione del dovere dell’ “autorità pubblica” verso la Chiesa Cattolica quale vera religione. Egli sottolineò che il precedente progetto di schema era stato rivisto proprio per far sì che il documento si esprimesse più chiaramente in continuità con gli insegnamenti dei Papi del XIX secolo (fino a quel momento e fino a quando non furono apportate allo schema altre revisioni dell’ultimo minuto, ogni qualvolta le bozze precedenti erano state sottoposte al giudizio dei Padri conciliari la persistente critica conservatrice – e, possiamo aggiungere, la potenza dello Spirito Santo – aveva ripetutamente impedito di raggiungere un solido consenso di voti positivi)(11). Vale la pena di citare il commento ufficiale del vescovo de Smedt (che, a quanto ne so, non è mai stato pubblicato prima in inglese): lo ritengo di vitale importanza. Durante la 164° congregazione generale del Concilio (19 novembre 1965) egli diede la seguente spiegazione:

Alcuni Padri affermano che la Dichiarazione non esprime in maniera sufficientemente chiara come la nostra dottrina non si opponga ai documenti ecclesiastici emessi sino al tempo del Sommo Pontefice Leone XIII. Come abbiamo detto nella scorsa relatio, questa è una questione adatta ad essere più chiaramente illuminata da futuri studi teologici e storici. Per quanto riguarda la sostanza del problema, il punto che dovrebbe essere fatto è che, mentre i documenti papali sino a Leone XIII insistevano più sul dovere morale delle pubbliche autorità verso la vera religione, i recenti Sommi Pontefici, pur mantenendo questa dottrina, la integrarono evidenziando un altro dovere delle stesse autorità, vale a dire quello di osservare le esigenze della dignità della persona umana in campo religioso in quanto elemento necessario del bene comune. Il testo che avete davanti oggi richiama più chiaramente (vedi nn. 1 e 3) i doveri della pubblica autorità verso la vera religione (officia potestatis publicæ erga veram religionem); con ciò è evidente che questa parte della dottrina non è stata trascurata. Tuttavia, l’oggetto particolare della nostra Dichiarazione è di chiarire la seconda parte della dottrina dei recenti Sommi Pontefici – quello che ha a che fare coi diritti e i doveri che nascono dalla riflessione sulla dignità della persona umana. (12)

Fine seconda sezione – continua

Note:
(11) Per esempio, quando – il 17 ottobre 1965 – fu votata la penultima bozza, ci furono 65 voti contrari e 534 voti favorevoli ma con riserva, per quanto riguarda i primi cinque articoli dello schema sulla libertà religiosa. Questa significava che circa tre Padri conciliari su dieci – una minoranza significativa – erano ancora più o meno a disagio riguardo alla sezione fondamentale del documento (cfr. Acta Synodalia S. Conc. Vat. II., vol. IV, parte VI, p. 724). Il mese successivo, dopo aver ascoltato la spiegazione del vescovo de Smedt riguardo allo schema rivisto, fu richiesto ai Padri di votare di nuovo – questa volta solamente con un netto “sì” o “no”. Il risultato fu che l’89% votò a favore e l’11% contro. Quando divenne chiaro che Paolo VI stava per approvare quel progetto di schema, l’opposizione scese nel voto formale conclusivo a 70 vescovi (circa il 3%)(a dire il vero, dopo che il Papa ebbe firmato lo schema, credo che solo l’arcivescovo Lefebvre abbia rifiutato di apporre ad esso la sua firma [in realtà, anche mons. Lefebvre firmò lo schema, ndt]).
(12) Acta Synodalia, op. cit., p. 719.

[traduzione, immagini e relative didascalie sono di Continuitas]


Prima sezione qui. Seconda sezione qui. Articolo originale in inglese: Brian W. Harrison, “Pius IX, Vatican II and Religious Liberty” in “Living Tradition” n. 9 del gennaio 1987 (testo originale qui: http://www.rtforum.org/lt/lt9.html#II)

Ed ecco le due ultime frasi dell’articolo 1 di Dignitatis Humanæ, nelle quali abbiamo evidenziato le parole aggiunte al momento della revisione finale dello schema alla quale faceva riferimento il vescovo del Smedt:

E poiché la libertà religiosa, che gli esseri umani esigono nell’adempiere il dovere di onorare Iddio, riguarda l’immunità dalla coercizione nella società civile, essa lascia intatta la dottrina tradizionale cattolica sul dovere morale dei singoli e delle società verso la vera religione e l’unica Chiesa di Cristo. Inoltre il sacro Concilio, trattando di questa libertà religiosa, si propone di sviluppare la dottrina dei sommi Pontefici più recenti intorno ai diritti inviolabili della persona umana e all’ordinamento giuridico della società.

L’aggiunta all’articolo 3 menzionata dal vescovo de Smedt si trova nell’ultima frase di quella sezione dello schema e chiarisce come i governi non dovrebbero essere meramente “neutrali” o “agnostici” riguardo al valore dell’attività religiosa. Al contrario, a motivo del carattere “trascendente” di quest’ultima, essi hanno il dovere di “riconoscere e favorire la vita religiosa dei cittadini.”
Alla luce di queste aggiunte, che certamente non furono desiderati dai periti liberali come p. John Courtney Murray, il commento di Murray nell’edizione Abbott dei documenti conciliari deve essere considerato come equivoco, sia da un punto di vista esegetico che dottrinale. Egli vi afferma:

La Chiesa non avanza la pretesa di essere riconosciuta come “religione di Stato”, come se fosse una questione di diritto o di legge naturale. (13)

Dobbiamo distinguere due proposizioni:

(a) La legge divina esige che la comunità civile in quanto tale riconosca esplicitamente la Chiesa Cattolica come “religione di Stato”, in un una Costituzione scritta o in un codice di legge;
(b) La legge divina richiede alla comunità civile in quanto tale di dare almeno un riconoscimento de facto della Chiesa Cattolica come vera religione e di rispecchiare questo riconoscimento nelle proprie leggi e decisioni comuni.

Né il Vaticano II né l’insegnamento magisteriale pre-conciliare hanno insistito sulla proposizione (a) di cui sopra poiché costituzioni scritte e documenti legali sono solamente una forma storicamente determinata di “riconoscimento”. La legge divina si preoccupa di ciò che è vero sempre e dovunque; e nei secoli passati (o teoricamente anche oggi) una società meno moderna, meno sviluppata o molto piccola può non avere affatto leggi scritte o Costituzione. (Come il Codice di Diritto Canonico della Chiesa riconosce nei canoni 27 e 28, la consuetudine – specialmente se antica o di lunga tradizione – è una forma di legge alquanto rispettabile) Il Vaticano II si astenne deliberatamente dal pronunciare giudizi sulla questione se la Chiesa Cattolica debba essere riconosciuta costituzionalmente come “religione di Stato”: l’articolo 6 fa una breve e molto generica affermazione che, se ad una religione (cattolica o non cattolica) viene dato speciale riconoscimento “nella costituzione di uno Stato” (in iuridica civitatis ordinatione), allora – in aggiunta a ciò – la libertà religiosa degli altri deve essere rispettata.

Al centro, mons. de Smedt, relatore conciliare ufficiale dello schema sulla libertà religiosa

Tuttavia, la proposizione b) di cui sopra viene egualmente riaffermata nell’insegnamento dell’articolo 1 riguardo alle “società” (un termine generico che copre molte realtà, dalla più semplice tribù nomade ad una moderna superpotenza) che hanno un dovere morale verso la vera religione – un dovere esposto con maggior pienezza nell’insegnamento “tradizionale” dei precedenti Pontefici, che il Concilio afferma di voler lasciare “intatto”. Nei confronti delle società, come dei singoli, Dio Onnipotente è fondamentalmente più interessato a che che cosa effettivamente facciamo rispetto alle promesse o garanzie che possiamo fare su carta; e, come la storia ampiamente conferma, le nazioni prive di un riconoscimento costituzionale e legale della Chiesa, nella pratica si sono talvolta mostrate più favorevoli verso i principi cattolici rispetto ad altre nazioni dove il cattolicesimo è descritto sulla carta come “religione di Stato” (Irlanda e Filippine sono senza dubbio rimarchevoli esempi in tal senso). Questa immutabile dottrina cattolica riguardante il dovere delle società in quanto tali verso le vera religione non nega che l’adempimento di questo dovere sociale sia spesso politicamente difficoltoso o addirittura impossibile, poiché si hanno società con pluralità di religione come pure non credenti. Ancora più evidente è ovviamente il caso in cui qualche altra religione – o anche l’ateismo – siano saldamente “instaurate”.

Fine terza sezione – continua

Note:
(13) Nota 53, p. 693, in W.M. Abbot (ed.), The Documents of Vatican II [I documenti del Vaticano II, ndt].




[SM=g1740771]




Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
Rispondi

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 14:24. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com