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DENZIGER Raccolta dei simboli, dei costumi e della fede Cattolica dall'Anno 600 al 1900

Ultimo Aggiornamento: 09/12/2011 22:20
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Professione di fede

XI sinodo di Toledo (iniziato il 7 nov. 675) - Adeodato II


Questa professione di fede, attribuita nel passato ad Eusebio di Vercelli, secondo J. Madoz è stata elaborata dal sinodo stesso, a cui servirono come fonte principale i simboli del 4° e 6° sinodo di Toledo (633 e 638).

La Trinità divina

(1) Professiamo e crediamo che la santa ed ineffabile Trinità, il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo, secondo la sua natura è un solo Dio di una sola sostanza, di una sola natura, anche di una sola maestà e forza.

(2) E professiamo che il Padre non (è) generato, non creato, ma ingenerato. Egli infatti non prende origine da nessuno, egli dal quale ebbe sia il Figlio la nascita come lo Spirito Santo il procedere. Egli è dunque la tonte e l'origine dell'intera divinità.

(3) Egli è anche il Padre della sua essenza, il quale generò dalla sua ineffabile sostanza il Figlio [Egli stesso il Padre, cioè la sua ineffabile sostanza, generò ineffabilmente il Figlio della sua sostanza] e tuttavia non generò altro che ciò che egli stesso è: Dio Dio, luce luce; da lui è perciò "ogni paternità in cielo e sulla terra" [Ef 3,15].

(4) Professiamo anche che il Figlio, nato dalla sostanza del Padre senza inizio prima dei secoli, non fu tuttavia creato: poiché né il Padre esistette mai senza il Figlio, né il Figlio senza il Padre.

(5) E però non come il Figlio dal Padre, così il Padre dal Figlio, poiché non il Padre dal Figlio, ma il Figlio ricevette dal Padre la generazione. Il Figlio è dunque Dio dal Padre, il Padre invece Dio, ma non dal Figlio; (egli è) infatti Padre del Figlio, non Dio dal Figlio: questi invece è Figlio del Padre e Dio dal Padre. Tuttavia il Figlio è eguale in tutto a Dio Padre; giacché né la sua nascita prese inizio in un determinato momento, né cessò.

(6) Questi crediamo essere anche di una sola sostanza con il Padre; perciò viene detto anche "al Padre", cioè della stessa sostanza con il Padre; significa infatti "uno", "sostanza", ciò che congiunto significa "una sola sostanza". Il Figlio infatti, dobbiamo credere, non fu generato né dal nulla né da un'altra qualsiasi sostanza, ma dal grembo del Padre, cioè dalla sua sostanza.

(7) Eterno (è) dunque il Padre, eterno anche il Figlio. Se sempre però fu Padre, ebbe sempre il Figlio a cui era Padre: e perciò professiamo il Figlio nato dal Padre senza inizio.

(8) Infatti non chiamiamo il medesimo Figlio di Dio per il motivo che fu generato dal Padre come "parte di una natura disezionata" (Cf. Vigilio di Tapso, Contra Arianos, Sabellanios et Photinianos dialogus, II,13), bensì affermiamo che il Padre perfetto ha generato senza diminuzione e senza disezionamento un Figlio perfetto, poiché solo alla divinità spetta di non avere un Figlio diseguale.

(9) Questo Figlio è anche Figlio per natura, non per adozione (Questo contro i "bonosiani", che riconoscevano il Figlio di Dio nella sua natura divina solo come "figlio adottivo", mentre gli "adoziani" posteriori affermano ciò della natura umana), egli, che Dio Padre, dobbiamo credere, generò non per volontà, ne per necessità; giacché in Dio ne c'è una qualche necessità, ne la volontà previene la sapienza.

(10) Crediamo anche che lo Spirito Santo, che è la terza persona nella Trinità, è uno e medesimo Dio con Dio il Padre e il Figlio, di una sola sostanza, anche di una sola natura: tuttavia non è generato, né creato, ma procede da ambedue ed è Spirito di ambedue.

(11) Questo Spirito Santo non è neppure, crediamo, né non generato, né generato, affinché non appaia che se lo diciamo non generato, parliamo di due Padri, e se lo diciamo generato, annunciamo due Figli; tuttavia egli viene chiamato non solo Spirito del Padre, né solo del Figlio, ma insieme del Padre e del Figlio.

(12) Non procede infatti dal Padre nel Figlio, né procede dal Figlio per santificare la creazione, ma si mostra che egli è proceduto da ambedue; giacché viene riconosciuto come carità o santità di ambedue.

(13) Questo Spirito Santo dunque, crediamo, fu mandato da ambedue, come il Figlio [dal Padre]; ma non viene ritenuto inferiore al Padre e al Figlio, così come il Figlio testimonia di essere inferiore al Padre e allo Spirito Santo a motivo della carne assunta.

(14) Questa è la presentazione della santa Trinità: essa non deve essere detta e creduta triplice, ma Trinità. Non può essere giusto dire che nell'unico Dio è la Trinità, ma che l'unico Dio è la Trinità.

(15) Per il nome delle persone però, che esprime una relazione, il Padre è in riferimento al Figlio, il Figlio al Padre e lo Spirito Santo ad ambedue: sebbene in vista della loro relazione vengano chiamate tre persone, tuttavia esse sono, crediamo, una sola natura o sostanza.

(16) E come tre persone non predichiamo tre sostanze, bensì una sostanza, ma tre persone.

(17) Ciò che infatti è il "Padre", non lo è in relazione a se stesso, ma al Figlio; e ciò che è il "Figlio", non lo è in relazione a sé, ma al Padre; similmente anche lo Spirito Santo non è in relazione a sé, ma al Padre e al Figlio, essendo chiamato Spirito del Padre e del Figlio.
(18) Parimenti quando diciamo "Dio", ciò vien detto non in relazione a qual cosa, come il Padre al Figlio o il Figlio al Padre o lo Spirito Santo al Padre e al Figlio, ma "Dio" vien detto in modo particolare in relazione a se stesso.

(19) Infatti se veniamo interrogati sulle singole persone, dobbiamo professarle come Dio. Perciò il Padre viene detto singolarmente Dio, il Figlio Dio, lo Spirito Santo Dio: e tuttavia non ci sono tre dei, ma un solo Dio.

(20) Parimenti viene singolarmente detto onnipotente il Padre, onnipotente il Figlio, onnipotente lo Spirito Santo: e tuttavia non ci sono tre onnipotenti, ma un solo onnipotente, come si parla di una sola luce e di un solo principio.

(21) Dunque secondo la nostra professione di fede sia ogni persona è singolarmente perfetto Dio, sia tutte e tre le persone un solo Dio: esse hanno l'unica, indivisa e eguale divinità, maestà o potestà, che non è ne diminuita nelle singole, ne aumentata nelle tre (insieme); poiché non ha di meno quando ogni persona viene chiamata singolarmente Dio, e non di più quando tutte e tre le persone vengono annunciate come un solo Dio.

(22) Questa santa Trinità, che è l'unico e vero Dio, non si sottrae dunque al numero, né è soggetta al numero. Nella relazione delle persone infatti si riconosce il numero; nella sostanza della divinità non si comprende che cosa venga enumerato. Perciò solo nel fatto di essere in riferimento l'una all'altra, mostrano un numero; e nel fatto di essere in relazione a se stesse, fanno a meno del numero.

(23) Infatti a questa santa Trinità conviene un solo nome così naturale, che esso per tre persone non possa essere usato al plurale. Perciò crediamo anche quel detto nelle Sacre Scritture: "Grande è il nostro Dio e grande la sua potenza, e per la sua sapienza non c'è numero" [Sal 1 47,5].

(24) Non potremo dire però che avendo detto che queste tre persone sono un solo Dio, il Padre sia il medesimo che il Figlio o il Figlio il medesimo che il Padre o che chi è lo Spirito Santo sia il Padre o il Figlio.

(25) Poiché il Padre non è il medesimo che il Figlio, né il Figlio il medesimo che il Padre, né lo Spirito Santo il medesimo che il Padre o il Figlio; tuttavia il Padre è la realtà medesima del Figlio, il Figlio la medesima realtà del Padre, il Padre e il Figlio la medesima realtà dello Spirito Santo, cioè di natura un unico Dio.

(26) Infatti dicendo che il Padre non è il medesimo del Figlio, ciò si riferisce alla distinzione delle persone. Dicendo invece che il Padre è la medesima realtà del Figlio, il Figlio la medesima realtà del Padre e lo Spirito Santo la medesima realtà del Padre e del Figlio, ciò si riferisce evidentemente alla natura, in virtù della quale è Dio, o alla sostanza, giacché quanto alla sostanza sono una sola realtà: distinguiamo infatti le persone, non separiamo la divinità.

(27) Riconosciamo dunque la Trinità nella distinzione delle persone, professiamo l'unità a motivo della natura o della sostanza. Queste tre dunque sono una sola realtà, cioè quanto alla natura, non quanto alle persone.
(28) Tuttavia queste tre persone non si devono stimare come separabili, giacché, crediamo, nessuna è mai esistita o ha operato qualcosa prima delle altre, nessuna dopo le altre, nessuna senza le altre.

(29) Infatti sono trovate inseparabili sia in ciò che sono che in ciò che fanno: giacché tra il Padre che genera, e il Figlio che fu generato, e lo Spirito Santo che procede (da loro), non c'è stato, crediamo, nessun intervallo di tempo, per cui il genitore ha preceduto il generato oppure il generato mancava al genitore oppure lo Spirito Santo procedente dal Padre e dal Figlio apparve più tardi.

(30) Perciò questa Trinità viene da noi detta e creduta inseparabile e inconfusa. Si parla dunque di queste tre persone, secondo la dottrina degli antenati, affinché esse vengano riconosciute, non affinché vengano separate.

(31) Infatti se facciamo attenzione a ciò che la Scrittura santa dice della Sapienza: "E lo splendore della luce eterna" [Sap 7,26], come constatiamo che lo splendore è inseparabilmente inerente alla luce, così professiamo che il Figlio non può essere separato dal Padre.

(32) Come dunque non confondiamo queste tre persone di una sola e inseparabile natura, così diciamo che non sono affatto separabili.

(33) In verità la Trinità stessa si è degnata di mostrarci ciò in maniera tanto chiara, che anche in questi nomi, con i quali secondo il suo volere le persone vengono riconosciute singolarmente, non permette che l'una venga compresa senza l'altra: infatti né il Padre viene riconosciuto senza il Figlio, né si trova il Figlio senza il Padre.

(34) Invero la relazione stessa (espressa) dal nome delle persone vieta di separare le persone: infatti anche se non le nomina contemporaneamente, contemporaneamente vi allude. Nessuno poi può udire uno di questi nomi, senza essere costretto a comprendere insieme anche l'altro.

(35) Sebbene dunque queste tre siano una realtà sola, e la sola realtà tre, tuttavia rimane ad ogni singola persona la sua peculiarità. Il Padre infatti ha l'eternità senza nascita, il Figlio l'eternità con la nascita, lo Spirito Santo poi il procedere senza nascita con l'eternità. (Cfr. Isidoro di Siviglia, Differentiae, II, 3 n.7)

L'incarnazione

(36) Crediamo che di queste tre persone solo la persona del Figlio ha assunto per la liberazione del genere umano un vero uomo senza peccato dalla santa e immacolata Vergine Maria, dalla quale fu generato in un nuovo ordine e in una nuova nascita; in un ordine nuovo, giacché l'invisibile nella sua divinità si mostra visibile nella carne; fu generato poi in una nuova nascita, giacché l'intatta verginità non conosceva contatto alcuno con un uomo e (gli) mise a disposizione la materia della carne fecondata mediante lo Spirito Santo.
(37) Questo parto della Vergine non può né essere compreso dalla ragione, né essere esemplificato in qualcosa; poiché se potesse venire compreso dalla ragione, non sarebbe meraviglioso, se potesse venire esemplificato in qualcosa, non sarebbe singolare (Cf. Agostino, lettera 137, c.2, n.8).

(38) Tuttavia non si deve credere per il motivo che Maria concepì adombrata dallo stesso Spirito Santo, che appunto lo Spirito Santo sia il Padre del Figlio, affinché non appaia che asseriamo due padri del Figlio, ciò che è persino un delitto che venga detto.

(39) In questa mirabile concezione, nella quale la Sapienza si costruì una casa [cf. Pro 9,1], "il Verbo si è fatto carne e ha abitato tra di noi" [Gv 1,14]. Tuttavia il Verbo non fu trasformato e mutato in carne così che colui che volle essere uomo, cessasse di essere Dio, ma il Verbo si fece carne in modo che ivi non solo ci sia il Verbo di Dio e la carne dell'uomo, ma anche l'anima razionale dell'uomo; e tutto ciò deve essere detto sia Dio a motivo di Dio che uomo a motivo dell'uomo.

(40) Crediamo che in questo Figlio di Dio ci siano due nature, l'una della divinità, l'altra dell'umanità, che la persona di Cristo unì in sé in modo che mai potrà essere separata né la divinità dall'umanità, né l'umanità dalla divinità.

(41) Onde l'unico Cristo è nell'unità della persona perfetto Dio e perfetto uomo; tuttavia non per questo, per aver detto che nel Figlio sono due nature, affermeremo che in lui ci sono due persone, affinché non sembri accedere alla Trinità - sia ben lontano! - una quarta persona.

(42) Dio il Verbo non ha assunto la persona di un uomo, bensì la natura e nell'eterna persona della divinità ha accolto la sostanza temporale della carne.

(43) Parimenti diciamo che se anche crediamo che il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo sono di una sola sostanza, tuttavia la Vergine Maria non ha generato l'unità di questa Trinità, ma solo il Figlio, che solo ha assunto la nostra natura nell'unità della sua persona.

(44) L'incarnazione di questo Figlio di Dio, dobbiamo ancora credere, l'ha operata l'intera Trinità, giacché le opere della Trinità sono inseparabili. Tuttavia solo il Figlio nella singolarità della persona, non nell'unità della natura divina, ha preso la forma del servo [cf. Fil.2,7], in ciò che è proprio del Figlio, non in ciò che è comune alla Trinità;

(45) questa forma gli fu unita nell'unità della persona, cioè in modo che il Figlio di Dio e il figlio dell'uomo sia l'unico Cristo. Parimenti il medesimo Cristo in queste due nature è costituito di tre sostanze: di quella del Verbo, ciò che si deve riportare all'essenza di Dio solo, di quella del corpo e di quella dell'anima, ciò che fa parte dell'uomo vero.

(46) Egli ha in sé dunque la doppia sostanza della sua divinità e della nostra umanità.

(47) Tuttavia egli in quanto uscì da Dio Padre senza inizio, è solo nato; infatti viene compreso né come fatto, né come predestinato; in quanto però è nato dalla Vergine, è sia nato che fatto che predestinato, così dobbiamo credere.

(48) Tuttavia ambedue le nascite sono in lui mirabili, giacché egli fu sia generato dal Padre prima dei tempi senza madre, sia generato alla fine dei secoli dalla madre senza padre; tuttavia egli ha creato, in quanto Dio, Maria, e in quanto uomo, fu creato da Maria; egli stesso è sia padre come figlio della madre Maria.

(49) Parimenti per il fatto di essere Dio, è eguale al Padre; per il fatto di essere uomo, è inferiore al Padre.

(50) Parimenti dobbiamo credere che egli è maggiore e inferiore a se stesso: nella forma di Dio infatti anche il Figlio stesso a motivo dell'umanità assunta, in paragone alla quale la divinità è maggiore, è maggiore di se stesso; nella forma del servo, cioè nell'umanità, che viene accolta come inferiore alla divinità, è inferiore a se stesso.

(51) Infatti come mediante la carne assunta viene accolto come non solo inferiore al Padre, ma (anche) a se stesso, così nella divinità, mediante la quale è eguale al Padre, è sia egli stesso che il Padre maggiore dell'uomo, che solo la persona del Figlio ha assunto.

(52) Parimenti alla domanda se il Figlio possa essere pure eguale e minore dello Spirito Santo, così come egli, secondo la nostra fede, ora è eguale e ora inferiore al Padre, risponderemo: nella forma di Dio egli è eguale al Padre e allo Spirito Santo, nella forma del servo è minore del Padre e dello Spirito Santo: giacché né lo Spirito Santo, né Dio Padre, bensì solo la persona del Figlio ha assunto la carne, per via della quale crediamo che sia minore delle altre due persone.

(53) Parimenti, secondo la nostra fede, questo Figlio è inseparabilmente distinto da Dio Padre e dallo Spirito Santo in base alla persona, dall'uomo assunto in base alla natura. Parimenti egli esiste con l'uomo nella persona, con il Padre e lo Spirito Santo nella natura o sostanza della divinità.

(54) Tuttavia, dobbiamo credere, il Figlio fu mandato non solo dal Padre, ma (anche) dallo Spirito Santo; poiché egli stesso dice mediante i profeti: "E ora mi ha mandato il Signore e il suo Spirito" [Cf. Is 48,16].

(55) Fu mandato, così accettiamo, anche da se stesso; poiché non solo la volontà, ma
(anche) l'operare dell'intera Trinità è, come riconosciamo, inseparabile.
(56) Questi infatti, che è chiamato unigenito prima dei tempi, divenne nel tempo primogenito: unigenito a motivo della sostanza della divinità, primogenito a motivo della natura della carne assunta.

La redenzione
(57) In questa forma dell'uomo assunto, così la nostra fede, fu concepito secondo la verità dei Vangeli senza peccato, nacque senza peccato e morì senza peccato, egli che solo per noi "divenne peccato" [Cf. 2 Cor 5,21], cioè sacrificio per i nostri peccati.

(58) E tuttavia, senza che la sua divinità sia stata toccata, sostenne la stessa passione per i nostri delitti, fu condannato a morte e accolse in croce la vera morte della carne; e il terzo giorno, risvegliatesi di sua propria virtù, risuscitò dal sepolcro.

La sorte dell'uomo dopo la morte

(59) Professiamo che secondo questo esempio del nostro Capo avverrà la vera risurrezione della carne di tutti i morti.

(60) Crediamo che non risusciteremo in una carne aerea o in un'altra qualsiasi - come qualcuno fantastica -, ma in quella nella quale viviamo, sussistiamo e ci muoviamo.

(61) Dopo aver realizzato l'esempio di questa santa risurrezione, il nostro Signore e Salvatore mediante l'ascensione riprese il trono del Padre, dal quale nella sua divinità mai si era allontanato.

(62) Là egli siede alla destra del Padre e viene aspettato alla fine dei tempi come giudice di tutti i viventi e i morti.

(63) Di là verrà con tutti i santi per tenere il giudizio e assegnare ad ognuno il debito del suo salario per ciò che di bene o di male ha fatto nel corpo[cfr. 2 Cor 5,10].

(64) Crediamo che la santa chiesa cattolica, che egli ha acquistato a prezzo del suo sangue, regnerà con lui in perpetuo.

(65) Stando nel suo grembo, crediamo e professiamo un solo battesimo per la remissione di tutti i peccati.

(66) In questa fede crediamo veracemente la risurrezione dei morti e aspettiamo il gaudio del tempo futuro.

(67) Solo per questo dobbiamo pregare e questo dobbiamo richiedere: che il Figlio, allorché dopo aver compiuto e terminato il giudizio consegnerà il regno a Dio Padre [Cf. 1 Cor 15,24], ci faccia partecipare al suo regno, acciocché mediante questa fede, con la quale gli siamo uniti, regniamo con lui senza fine.

(68) Questa è l'esposizione della nostra professione di fede, mediante la quale viene annientata la dottrina di tutti gli eretici, mediante la quale i cuori dei fedeli vengono mondati, mediante la quale si giunge anche gloriosamente a Dio. ...

 


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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