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CRISI DEL SACERDOZIO? Cerchiamo di capire le ragioni (2)

Ultimo Aggiornamento: 14/05/2014 13:55
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14/12/2013 10:42
 
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Il prefetto Mueller: “La crisi del sacerdozio è la crisi della nostra epoca”

prefetto Mueller

Lo aveva detto a Papa Francesco, quando questi lo era andato a trovare per pranzo nella sua casa di piazza della Città Leonina, nell’abitazione che fu di Joseph Ratzinger. Tra una zuppa e un piatto bavarese di carne di maiale e vitello, Gehrard Ludwig Mueller, attuale prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede e curatore dell’opera omnia di Joseph Ratzinger, aveva detto che in quella raccolta di scritti sul sacerdozio di Joseph Ratzinger che era stato pubblicato c’era la risposta alla crisi della nostra epoca. “Santità, lo dobbiamo far conoscere, soprattutto ai seminaristi e al clero”, disse Mueller. E il primo di questi appuntamenti è stato a San Giovanni in Laterano, la cattedrale del Papa, la mattina del 7 dicembre.

Davanti a sacerdoti e seminaristi, il cardinal Vallini, vicario del Papa per la diocesi di Roma, al suo fianco, Mueller ha messo in luce la continuità tra i pontificati di Benedetto XVI e Francesco. Il sacerdozio, da vivere con Letizia e Carità, secondo il primo. Il sacerdozio, da vivere come pastori e non funzionari, come mediatori e non intermediari, secondo il secondo.

Il libro di cui parla Mueller è il dodicesimo volume dell’opera omnia di Benedetto XVI, “Annunciatori della parola e servitori della vostra gioia” (Libreria Editrice Vaticana), che abbraccia una cinquantina di anni di interventi sul tema del sacerdozio. “Benedetto XVI – spiega il prefetto Mueller – indica una strada che porta fuori da quella crisi nella quale era caduto un sacerdozio cattolico senza impostazione e motivazioni teologiche e sociologiche adeguate”.

In fondo, la crisi del sacerdozio è un po’ lo specchio della crisi del mondo. Come superarla? Per Mueller – ne aveva parlato già presentando lo stesso volume a Gela il 19 novembre – c’è solo una soluzione: tenere lo sguardo fisso sulla Resurrezione di Gesù. Perché – dice – con la Resurrezione  “tutto compie il salto qualitativo. Viene posto il fondamento per superare ogni crisi. Quella crisi per cui tutti l’avevano abbandonato nell’ora drammatica della  consegna di Gesù ai peccatori”.

Ha aggiunto Mueller a Gela: “Se Cristo per mezzo della risurrezione ha superato la più grande crisi mai esistita nella fede, la crisi della missione e della potestà apostolica e dunque anche del sacerdozio, allora è proprio dando lo sguardo a Gesù che si possono superare tutte le crisi storiche della Chiesa e soprattutto del sacerdozio”.

Mueller aveva ripercorso tutte le tappe teologiche di questa crisi sacerdotale. Ne individua le cause nel fatto che il sacerdozio è sempre più stato considerato una funzione, più che una missione. Spiega che “alla critica formulata dalla riforma protestante dal sacerdozio sacramentale si è unita l’idea di autonomia del soggetto”, e a questo si è unita anche una particolare scuola esegetica, che ha portato ad osservare Gesù “soprattutto da un punto di vista sociologico”. Sono tutti temi che fanno perdere di vista la natura stessa del sacerdozio, e la natura stessa della Chiesa. In fondo, è per questo che Benedetto XVI ha voluto scrivere la vita di Gesù a partire proprio dalla verità storica dei Vangeli. Perché se perdiamo di vista il legame tra storia e rivelazione, non comprendiamo fino in fondo la nostra fede.

Mueller ci tiene a sottolineare: “La Chiesa è divinamente fondata, ed è importante sottolinearlo oggi. È fondazione divina, dono divino, per tutti noi”.

Mueller spiega che  “gli scritti di Joseph Ratzinger cominciano poco prima del Concilio Vaticano II, e lo oltrepassano, affrontando da subito la crisi del sacerdozio che è arrivata temporalmente dopo il Concilio Vaticano II”. E sin da subito “Ratzinger aveva percepito con viva sensibilità” l’inizio della crisi del sacerdozio, e fa una riflessione a partire dai padri della Chiesa. Ma “diacono, presbitero, vescovi hanno sempre avuto un legame particolare con gli apostoli, che li istituiscono con le mani la preghiera e la consacrazione. Nel nome del supremo pastore essi sono i pastori che rappresentano e attraverso i quali egli stesso è presente”.

Afferma il prefetto: “Gesù oggi come in ogni tempo invita a pascere il suo gregge. Sottolinea una sua vocazione sacerdotale, nella vocazione al sacerdozio comune. Questo sguardo che ci spinge con fiducia e speranza affidabile” oltre la crisi.


 



Il prefetto di Francesco e segretario di B-XVI alza la voce in Germania

 

“Molti di quelli che si erano mostrati entusiasti per Francesco rimarranno con la gioia strozzata in gola”. Sono parole dure quelle che monsignor Georg Gänswein, prefetto della Casa pontificia e segretario del Papa emerito Benedetto XVI, pronuncia in un intervento che sarà pubblicato sul numero di gennaio della prestigiosa rivista di cultura tedesca Cicero. Guarda alla situazione della chiesa di Germania, una parte consistente della quale avanza a Roma richieste di rapide riforme e significativi cambi di passo. Svolta sulla pastorale familiare, sui sacramenti, tanto per cominciare. E ancora, sì a un ruolo più attivo e centrale delle donne nella chiesa. Non si tratterà delle cardinalesse – chi lo pensa “soffre un po’ di clericalismo” – ha detto domenica Francesco nell’ampia intervista concessa ad Andrea Tornielli e pubblicata sulla Stampa – ma sulle diaconesse si può aprire il dibattito. Gänswein, però, frena: “Non credo che il Papa concederà spazio a certe iniziative provenienti dalla Germania”, e il riferimento è proprio alla possibilità di concedere il diaconato alle donne, ipotesi rilanciata anche da porporati di rango come il cardinale teologo Walter Kasper: “Impossibile”, dice il segretario personale del Pontefice emerito.

Durante l’ultima sessione primaverile della Conferenza episcopale tedesca svoltasi a Treviri, l’ex presidente del Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani spiegava come fosse possibile istituire la figura del diacono femminile capace di svolgere funzioni pastorali e particolari servizi liturgici. Non c’erano problemi di dogmi, aggiungeva Kasper: niente ordinazione, basterebbe una semplice e meno impegnativa benedizione. Gänswein si mostra perplesso e non vede all’orizzonte cambiamenti su questo fronte, neppure ora che Papa è il gesuita che tante aspettative ha generato in gran parte dell’episcopato mondiale, con il quale dice di collaborare “in fiducia e armonia”. Rimarranno deluse, quindi,  “quelle forze che hanno cercato di sfruttare il nuovo Pontefice per i propri interessi”, spiega il prefetto della Casa pontificia. Basta guardare al documento dell’ufficio per la cura delle anime della diocesi di Friburgo che autorizzava il riaccostamento dei divorziati risposati ai sacramenti, primo fra tutti la comunione, nel nome della misericordia tanto evocata da Francesco. Ma è stato lo stesso Pontefice, sempre alla Stampa, a chiarire di aver “parlato del battesimo e della comunione come cibo spirituale per andare avanti, da considerare un rimedio e non un premio. Alcuni – ha aggiunto – hanno subito pensato ai sacramenti per i divorziati risposati, ma io non sono sceso in casi particolari: volevo solo indicare un principio”.

Una risposta indiretta anche a quanti, a partire dal cardinale Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco e Frisinga, avevano accusato il prefetto della congregazione per la Dottrina della fede, monsignor Gerhard Ludwig Müller, di voler imbrigliare e chiudere il dibattito sulla pastorale matrimoniale in vista del prossimo Sinodo straordinario di ottobre. Polemiche assurde, le ha definite qualche giorno fa in una lunga intervista all’agenzia cattolica tedesca kath.net il cardinale svizzero Kurt Koch, tra l’altro successore di Kasper al dicastero per l’unità dei cristiani e in questi giorni in visita in Russia (ha incontrato anche il Patriarca di Mosca, Kirill): “Müller non ha fatto altro che richiamare la dottrina della chiesa, ribadendo ciò che era già stato affermato sul tema specifico all’epoca in cui prefetto dell’ex Sant’Uffizio era il cardinale Joseph Ratzinger. Ogni serio esame del problema deve partire da questi insegnamenti, che corrispondono alla chiara volontà di Gesù Cristo”. Opporre ancora una volta l’insegnamento alla pastorale, ha detto Koch, “non può essere la direzione in cui si deve muovere la chiesa. Nuove modalità di espressione pastorale si possono trovare solo nella luce portata dalla verità della dottrina”.

di Matteo Matzuzzi   –   @matteomatzuzzi




   la profetica vignetta fatta prima di questo articolo.....




 


[Modificato da Caterina63 20/12/2013 11:22]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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