A tutti voi che passate da qui: BENVENUTI
Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
Nuova Discussione
Rispondi
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

Le basi per la Nuova Evangelizzazione nell'Anno della Fede con la Dottrina e il Catechismo

Ultimo Aggiornamento: 16/01/2013 18:57
Autore
Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 39.987
Sesso: Femminile
18/03/2012 23:22
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota


[SM=g1740733] continua da sopra

fonte: La Chiesa Cattolica - la sua dottrina - Vol.II - con Imprimatur Vescovile - Trieste 1886

Mescolato anch'io con gli Apostoli, nel Cenacolo, sentirò quelle dolci parole di Gesù, Dio nostro: < amatevi gli uni gli altri, come io ho amato voi > (Gv.15,12).


2) Quale nesso fra i vivi e i morti?

 

Non tutti i vivi né tutti i morti appartengono alla Comunione dei Santi; imperciocché, essendo la carità il vincolo che unisce le membra della Chiesa Cattolica, e che il primo vincolo che unisce è la carità che si esplica nell'Eucaristia, Sacramento di unità feconda; chi non ha questa carità, sia egli defunto o ancora vivo in questo mondo, non partecipa dei beni comuni. Perciò:

a. non c'é alcun nesso fra i vivi, membra della Chiesa militante, e i dannati, questi non appartengono alla Città di Dio, ma al regno del demonio, o come un tralcio staccato dalla vite non riceve alcun succo dalla medesima, così i reprobi, segregati per sempre dalla società dei Santi, non possono partecipare dei frutti della vite, che è Cristo Signore (Gv.15,1);

b. non appartengono al nesso della Comunione dei Santi coloro che vivono e sono ostinati nel peccato mortale, perché rinunziando alla grazia santificante, né possono partecipare delle opere buone fatte dagli altri e del merito del Divino Sacrificio, né sono essi in grado di fare opere meritorie per la vita eterna. Tutto il vantaggio spirituale che possono ricavare dalle opere dei Santi, sia vivi che Defunti, è che la misericordia di Dio, sollecitata dalle loro suppliche, e dalle penitenze dei vivi, conceda ad essi la grazia, il tempo di convertirsi, e che l'opera ch'essi compiono, possa risultare gradita a Dio "nella persona o per commissione" di un altro, appunto, e concedere un merito che possa essere applicabile per la salvezza di qualche anima. Tale sarebbe, per esempio, il caso di un Sacerdote che in peccato mortale celebrasse la S. Messa, o facesse le Esequie per un Defunto, o d'un secolare che in peccato mortale facesse delle opere pie a cui è obbligato per volontà d'un vivente o di un Defunto (cfr. S. Thom. Summ. Suppl. P.III quest. 71 art.3), nel primo caso opererebbe il Sacerdote come ministro della Chiesa, nel secondo caso, il secolare, sarebbe uno strumento  del committente che la misericordia Divina non trascurerebbe. Il nesso della Comunione dei Santi non ha dunque luogo, che per quelli che godono in qualche modo della vita spirituale in Cristo, cioè per i viventi che si trovano in grazia di Dio: fra di loro; colle Anime sante del Purgatorio; coi Santi tutti che godono la vita eterna.

I viventi che si trovano in grazia di Dio - essi sono coloro che rifiutano di giacere nel peccato mortale, si confessano assiduamente e conducono una vita nel sacro timor di Dio, ascoltano la Santa Messa con somma devozione e ricevono spesso la santa Eucaristia nel medesimo stato di grazia  e, naturalmente, che compiono anche le opere di misericordia - partecipano non solo dei beni spirituali comuni a tutti, cioè delle orazioni della Chiesa, del frutto dei Sacramenti e specialmente di quello della Santa Messa, ma pur anche ognuno secondo la sua capacità partecipa del merito delle opere buone fatte dagli altri. La ragione di questa grande opportunità è semplice: perché - spiega S. Tommaso d'Aquino - le opere buone hanno una radice comune, esse provengono dall'unico vero Bene e colui che le compie è in qualche modo innescato a questo Bene, imperciocché tutti quelli che per la carità vi si connettono, ossia che le compiono senza pensare a sé stessi o al guadagno che da queste potrebbero trarvi ma lo fanno gratuitamente in Nome del Sommo Bene, ricavano dalle mutue opere buone un qualche prezioso vantaggio, e questo vantaggio è maggiore quando l'operante ha l'intenzione di applicare ai più bisognosi l'opera sua, specialmente verso chi necessità di soccorso spirituale a salvamento dell'anima, in tal senso così scrive San Paolo: "Sed sicut in omnibus abundatis, fide et sermone et scientia et omni sollicitudine et caritate ex nobis in vobis, ut et in hac gratia abundetis. / E come vi segnalate in ogni cosa, nella fede, nella parola, nella scienza, in ogni zelo e nella carità che vi abbiamo insegnato, così distinguetevi anche in quest'opera generosa" (2Cor.8,7), e  ancora  "in praesenti tempore vestra abundantia illorum inopiam suppleat, ut et illorum abundantia vestram inopiam suppleat / Per il momento la vostra abbondanza supplisca alla loro indigenza, perché anche la loro abbondanza supplisca alla vostra indigenza" (2Cor.8,14) e dove per indigenza, l'apostolo intende soprattutto l'indigenza spirituale.

Le Anime del Purgatorio, avendo la carità che le unisce come membra del Corpo mistico di Cristo, partecipano dei beni spirituali comuni a tutti quei che sono in grazia di Dio. La Chiesa stessa suffraga ogni giorno per i Defunti in generale, pei quali non conosciamo i nomi ma che di tutti auspichiamo la salvezza, ed anche per i Defunti in particolare sollecitando i fedeli a fare altrettanto attraverso il dono delle Sante Messe di Suffragio, quelle Messe da applicarsi per un Defunto familiare ad esempio o nello specifico quando la sia applica per le Anime del Purgatorio, e questi suffragi sono i più graditi a Dio, che li raccoglie per raddolcire le loro pene ed abbreviare il tempo del loro purgatorio. Tutte le opere buone concorrono a questo bene ma, spiega S. Tommaso d'Aquino, nate a suffragare i morti sono specialmente quelle opere che Dio ama di più: opere che concorrono alla comunione nella carità, e perciò prima opera fra tutte è la Comunione eucaristica da riceversi nello stato di grazia, Essa è vincolo d'unione ecclesiastica, l'elemosina data in nome di Cristo e guardando alla Divina Provvidenza con fiducia, questa elemosina è fondamentale per essere graditi a Dio, scrive l'Apostolo: "Beneficientiae autem et communionis nolite oblivisci; talibus enim hostiis oblectatur Deus. / Non scordatevi della beneficenza e di far parte dei vostri beni agli altri, perché di tali sacrifici il Signore si compiace" (Ebr.13,16), ed infine le orazioni, come quella che manifesta la intenzione verso l'altro.

I suffragi dei viventi, scrive Sant'Agostino: "giovano a quei Defunti, i quali mentre vivevano hanno meritato ch'essi possano loro giovare". Imperciocché v'é un modo di vivere così deciso nel bene da non aver bisogno di suffragi, ed avviene che altri siano stati così decisi nel male che, quando termina la loro vita, anche i suffragi non gli giovano, come ammonisce l'Apostolo: "Si quis videt fratrem suum peccare peccatum non ad mortem, petet, et dabit ei Deus vitam, peccantibus non ad mortem. Est peccatum ad mortem; non pro illo dico, ut roget. Omnis iniustitia peccatum est, et est peccatum non ad mortem. / Se uno vede il proprio fratello commettere un peccato che non conduce alla morte, preghi, e Dio gli darà la vita; s'intende a coloro che commettono un peccato che non conduce alla morte: c'è infatti un peccato che conduce alla morte; per questo dico di non pregare. Ogni iniquità è peccato, ma c'è il peccato che non conduce alla morte" (1Gv.5,16), e quali sono questi peccati per cui si va alla morte? I destinatari della Lettera erano forse informati su questo peccato di una gravità eccezionale. Può essere il peccato contro lo Spirito Santo, contro la verità (Mt 12,31) o l’apostasia degli anticristi, perciò, che cosa significa non pregare per questo peccato? Quando San Giovanni dice di non pregare per questo peccato non intende dire che dobbiamo escludere qualcuno dalla preghiera. Gesù non ha escluso nessuno dalla sua preghiera. Quando in croce ha detto: “Pater, dimitte illis, non enim sciunt quid faciunt / Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno”(Lc.23,34) non ha inteso escludere i farisei, i sommi sacerdoti, Giuda, ecc... E non intendeva escludere neanche coloro che commettono un peccato contro lo Spirito Santo. San Giovanni non proibisce assolutamente di pregare per gli apostati e neppure dice che tali preghiere non saranno mai esaudite. La Chiesa infatti prega per essi il Venerdì Santo e ad ogni Divino Sacrificio dell'Altare reca la speranza, la supplica della conversione. Ma fa notare che la sua raccomandazione non riguarda tali peccatori e lascia capire che le preghiere fatte per essi più difficilmente saranno esaudite, a motivo senza dubbio dell’indurimento nel male che si verifica in coloro che abbandonano Gesù Cristo e la sua Chiesa. San Giovanni  intende affermare che per quanto riguarda i fratelli che si sono macchiati di particolari peccati mortali, è opportuno abbandonarli al giusto giudizio di Dio.

 

Questo giudizio di Dio imperciocché, non significa una condanna irrevocabile, ma implica un castigo che il Signore nella sua giustizia infligge a questi peccatori perché serva loro di salutare richiamo: in tal modo questi peccatori, tempestivamente puniti da Dio, eviteranno una condanna eterna (cfr. 1 Cor 5,5; 1 Tm 1,20).

“Quando occorrono nella S. Scrittura o nei Padri sentenze che sembrano affermare che per alcuni peccati non c’è remissione, bisogna intenderle nel senso che il loro perdono è oltremodo difficile. Come una malattia vien detta insanabile quando il malato respinge l’uso della medicina, così c’è una specie di peccato che non si rimette né si perdona perché rifugge dalla grazia di Dio, che è il rimedio suo proprio” (Catechismo Romano, c. 5,19). È questo il motivo per cui S. Tommaso affermava: “Questo non impedisce all’onnipotenza e alla misericordia di Dio di trovare la via del perdono e della guarigione che talora sana spiritualmente anche costoro in una maniera quasi prodigiosa” (Somma Teologica, II-II, 14, 3).

Perciò -risponde Sant'Agostino - quando per tutti i battezzati Defunti si offrono sacrifici, o di Sante Messe, o di elemosine, essi pei molti buoni sono rendimenti di grazie, pei non molto cattivi sono propiziazioni, ma pei molto cattivi e reprobi, benché nulla giovino ai morti, servono a consolare in qualche modo i viventi, e non ultimo, è lode che s'innalza a consolare il Divino Crocefisso che ha dato la Sua vita anche per coloro che hanno voluto dannarsi.

I Santi sono per tanto in un intimo nesso con noi, scrive San Cipriano: "Trovandosi a Dio famigliarmente vicini, sono consci dei divini secreti, e costantemente pregano la clemenza del Signore per i nostri travagli e per il conseguimento della beatitudine eterna", imperciocché, osserva San Girolamo: "Se gli Apostoli e i Martiri possono pregare per altri trovandosi col corpo, quando devono ancora essere solleciti della propria salvezza, quanto più potranno in seguito alle corone, alle vittorie, ai trionfi?" Infine ci rammenta San Tommaso d'Aquino: "non già come se in Dio vedessero o sapessero ogni cosa, ma perché spettando alla loro beata condizione il poter soccorrere chi ne abbisogna, il Signore concede loro la cognizione che a ciò si riferisce, e così è chiaro ch'essi nel Divin Verbo conoscono i voti, e le devozioni, e le preghiere degli uomini che ricorrono al loro aiuto".

 

- Le obiezioni

 

I Protestanti pur ammettendo che vi sia una specie di Comunione dei Santi che pregano "con noi", di fatto sostengono ed insegnano che noi non possiamo invocarli, e che l'unico tramite fra noi e Dio è solo Gesù Cristo, l'unico che deve essere pregato e invocato in avvocatura, l'uno mediatore fra noi e Dio.

a. Osserviamo in primo luogo che se i Santi intercedono per noi, non credono di offendere Gesù Cristo giacché sanno che ogni intercessione avviene tramite di Lui, e non v'é alcuna ragione per pensare di offendere Nostro Signore quando ai Santi ricorriamo, perché sappiamo che ogni supplica, la stessa Santa Messa, tutto passa attraverso di Lui.

b. Osserveremo in secondo luogo che la parola intercessione s'applica in modo differente da quello in cui si applica a Nostro Signore Gesù Cristo, Egli solo è infatti l'intercessore imperciocché se gli uomini ricevono grazie, e per grazia possono rivolgersi ai Santi in Cielo, questo avviene per tramite Suo, per i meriti infiniti del  Suo Divino Sacrificio, Gesù è pertanto l'intercessore necessario ed indispensabile, e chi non invoca la sua intercessione, o pretende di essere ascoltato senza vivere dei Sacramenti, dei Comandamenti e della dottrina, non può conseguire alcuna grazia, ogni intercessione infatti è subordinata alla intercessione di Gesù Cristo, è Lui che decide a chi accordare le preghiere rivolte ai Santi, è Lui che decide come e quando i Santi possono rispondere ai fedeli che li invocano (es. il compiersi dei miracoli in nome di un santo), è Lui elargitore e distributore della grazia, i Santi sono il tramite dello spargimento dei misteri, delle grazie, dei favori divini, così come è il Sacerdote, Ministro Ordinato, il tramite attraverso il quale il Signore Gesù Cristo, e tutta la Santissima Trinità, vivificano il Sacrificio dell'Altare, o come quando assolvono i penitenti dai propri peccati: il penitente riceve questa assoluzione tramite il Sacerdote il quale non agisce in nome proprio ma "nel Nome del Padre e del Figliolo e dello Spirito Santo". Il Concilio di Trento ha definito perciò: "essere cosa buona ed utile l'invocare supplichevolmente i Santi ed il ricorrere alle loro azioni, al loro soccorso e al loro aiuto, affine di impetrare da Dio dei benefici per mezzo del Suo Figliolo Gesù Cristo, nostro Signore, ch'é il solo nostro Redentore e Salvatore" (Conc. Trid. Sess. XXV).

Vi sono anche altri rami Protestanti come quello francese ed olandese, i quali sostengono che "i Santi ignorano ciò che nasce fra noi e non si danno alcun pensiero di quanto avviene sotto il sole", a questa affermazione oltre a quanto spiegato in tutto questo lavoro, ricordiamo il racconto fatto da San Paolo per la nostra edificazione nella 2Cor.12,1-5, come negare perciò che i Santi che sono puri spiriti, chiamati a condividere l'opera e le meraviglie del Signore, non conoscano per Sua grazia le cose di questa terra? La stessa parabola di Lazzaro e del ricco Epulone ci rammentano che c'è conoscenza fra questi mondi, ma un abisso li separa: Et ait: “Rogo ergo te, Pater, ut mittas eum in domum patris mei — habeo enim quinque fratres — ut testetur illis, ne et ipsi veniant in locum hunc tormentorum”. / E quegli replicò: Allora, padre, ti prego di mandarlo a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca, perché non vengano anch'essi in questo luogo di tormento" (Lc.16,19-31), l'abisso che separa il mondo dei dannati resta separato, mentre il Cielo che separa i Santi dai viventi santificanti è raggiungibile per mezzo di Cristo, questo proprio perché la nostra meta è il Cielo e non l'Inferno, e Gesù è venuto per portarci in Cielo dove già vivono e con Lui operano i Santi, coloro che sono morti in Cristo.

Il dogma Cattolico della Comunione dei Santi fa di tutti i figliuoli di Dio una sola famiglia, separata dal luogo ma unita col vincolo della carità, prima carità unitiva, come abbiamo spiegato, è proprio la Divina Eucaristia. Questo affetto unitivo corrisponde al bisogno del nostro cuore, ed il tributo di suffragi e preghiere, di elemosine e penitenze che diamo a quelli che ci lasciarono su questa terra, per mezzo di Nostro Signore Gesù Cristo fa che viviamo ancora con essi, perché essi sono vivi seppure in un modo a noi ancora incomprensibile.

Inoltre questo dogma che proviene dalla Sacra Scrittura e che la Tradizione della Chiesa ha confermato e vincolato nella fede comune, ci solleva dagli interessi puramente materiali e ci trasporta nel modo corretto nel mondo degli spiriti:

a. le Anime del Purgatorio pregano per noi e ci ricordano anche della nostra sorte;

b. l'invocazione e il culto dei Santi ci parlano della gloria che è stata per noi preparata;

c. e la memoria, i Suffragi eucaristici per coloro che ci hanno preceduto col segno della Croce e "dormono il sonno della pace", è per noi causa di dolci emozioni e scuola di cristiane virtù. Non esiste infatti alcuna specie di "comunione con i dannati", anzi, ogni contatto con loro è espressamente vietato da Dio in tutta la Sacra Scrittura, un regno definito dei "morti", morti alla grazia, morti alla partecipazione della divinità, morti alla beatitudine. Chiunque invochi questi Defunti, si mette contro Dio e mette in pericolo la propria anima lasciandola in balia di forze occulte e demoniache.

 

  [SM=g1740771] continua......


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
Rispondi

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 08:32. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com