A tutti voi che passate da qui: BENVENUTI
Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
Nuova Discussione
Rispondi
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

Riscopriamo il senso del peccato! di Don Divo Barsotti

Ultimo Aggiornamento: 12/04/2012 23:37
Autore
Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 39.989
Sesso: Femminile
12/04/2012 23:14
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota

Quello che diceva in Newman è una delle intuizioni più grandi e anche più semplici del Cristianesimo, e se si abbandona quella si abbandona il Cristianesimo stesso: cioè la fine si accompagna al processo. Non siamo come l'Ebraismo.

Per Israele veramente tutto era da attendere; noi invece non attendiamo altro che la manifestazione, non la realtà. Nulla di nuovo avverrà mai più sopra la terra, nei cieli, nel Paradiso. Dio si è fatto uomo, Dio si è comunicato al mondo. Dopo l'Incarnazione è stupido pensare che possa avvenire qualcosa di più grande di questo fatto: che Dio, sostanzialmente, nella sua Persona, si è unito per sempre alla natura creata.
Noi viviamo del ricordo. Che cos'è la Messa, che precisamente fa presente il Mistero? Il ricordo. Un ricordo che fa presente, ma un ricordo. Non si va verso l'avvenire, ci si ancora sempre al passato. È il passato che è sempre presente per noi. Quanto più realizzeremo la fede cristiana, tanto più è questo passato che noi vivremo come presente, che sarà la nostra presenza stessa.

Che cosa diciamo durante la Messa? "Fate questo in memoria di me". Memoria: ricordo. Non ci sono più staccature da quell'atto. Quell'atto pone fine a ogni processo sul piano oggettivo (non sul piano soggettivo). Ma allora non c'è nulla da attendere da un punto omega che sarà fra diecimila anni. Diecimila anni non portano nulla di nuovo. Ci sarà una partecipazione più universale da parte dei popoli a questo atto, se ci sarà: perché anche questo dipende da un consenso, che rimane libero per tutta l'umanità, perché tutta l'umanità non è che la somma di tutte le libertà individuali, perciò la storia ha sempre, necessariamente, un carattere di ambiguità. Se tu le togli questo carattere e la trasformi in un processo evoluzionistico, l'uomo diviene un puro animale: non si passa mai il carattere della pura biologia, non si passa mai al piano dello spirito. Il piano dello spirito porta per sé necessariamente il carattere dell'ambiguità perché è libertà, e la libertà non è determinismo.


Questo è anche l'errore del marxismo, e in questo Teilhard de Chardin segue veramente la dialettica marxista. Anche il marxismo descrive la storia futura. Ma la storia futura la conosce soltanto Dio. Questo ha sempre insegnato il Cristianesimo: che la storia di domani può dircela soltanto Dio, nessun uomo.

Perché l'uomo, se dovesse conoscere la storia, la conoscerebbe in quanto vi è una necessità che conduce gli eventi. La libertà è imprevedibile. Dio solo, perché è al di sopra della libertà umana, nella sua onnicomprensione, può prevedere quello che la libertà umana può compiere. Ecco perché la profezia: la profezia è propria soltanto di Dio; i marxisti non possono fare profezie, e nemmeno Teilhard de Chardin. Quello che avverrà domani lo sa Dio solo, perché tutto dipende dalla libertà degli uomini.
Noi dobbiamo mantenere questo senso di mistero, di dramma che è inerente alla nostra condizione umana. Il voler subito tutto comporre ha sempre il carattere di una gnosi e trasforma la teologia, che essenzialmente mistero ed esige la nostra adorazione, in un processo sistematico di pensiero: tutto è composto, tutto è già in ordine, tutto è già sistemato. Ma tu, pover'uomo vuoi comprendere la realtà? La tua povera intelligenza può mai avere la capacità di chiudere il reale? Tu fai parte del reale, non lo puoi chiudere in te. Tu ne fai parte, non sei un tutto che lo abbracci. E se non puoi abbracciare la realtà creata, tanto meno puoi abbracciare la realtà increata che è Dio.


Ecco quello che mi mette in grave sospetto verso Teilhard de Chardin, nonostante che capisca quanto sia grande e quanto bene possa aver fatto per un dialogo fra la cultura moderna e il Cristianesimo. Però avverto i pericoli, che sono gravissimi. E sono pericoli in atto.

Per tanti cristiani di oggi il primo comandamento non esiste più, per loro praticamente il primo comandamento è quello di amare gli uomini, perché Dio diventa un mito. È soltanto un'idea-forza per impegnarci al servizio degli altri. E la preghiera non ha più senso: la preghiera in concreto è un impegno per il miglioramento della condizione umana. Ma dove si va a finire di questo passo?
Per loro Dio è al termine di un processo. Tu non scavalchi mai un processo, mentre l'atto dell'uomo scavalca tutto il processo nell'atto di fede; nell'atto di fede io vado sempre al di là di tutta la storia di tutta la creazione: raggiungo l'Immenso, raggiungo Colui che è puro spirito e non fa parte di un'evoluzione. Il Cristo non fa parte di un'evoluzione, la chiude: Consummatum est. E non è l'omega, termine ultimo di un processo umano: Lui è venuto quando gli è piaciuto. È venuto duemila anni fa, e non prima, e non dopo; e non c'è nessuna cosa che sul piano creato abbia preparato la sua venuta.

È novità assoluta. Da una semplice donna, in un semplice paese di questo mondo, il più disprezzato di tutti i paesi, è nato: ed era Figlio di Dio. È nato e nella sua nascita veramente Dio e l'uomo si univano, per sempre. Chi l'ha preparata? È forse un fatto biologico questo? E chi potrebbe incatenare Dio? Se non si può determinare l'uomo perché l'uomo è libero, quanto meno si può determinare Dio, pura libertà? La libertà di questo Dio lascia sconcertati anche noi: ma perché non è nato a Roma? Perché non è stato imperatore romano, perché non è stato Alessandro il Macedone? È stato un pover'uomo... ed era Figlio di Dio. Ma non si pensa mai questo? Trovate qualche parentela fra un discorso tutto sistemato per benino e questa contingenza, l'atto di un Dio che è assolutamente libero, che è entrato in un momento qualunque del tempo nel processo stesso del tempo? Non alla fine del tempo, perché il tempo ha continuato; però avendo un altro contenuto, dopo la sua venuta: la fine, ora, si accompagna al processo stesso del tempo, il processo si accompagna alla fine. La fine è presente.


Io non so che farmene del Cristianesimo se debbo pensare che i miei pronipoti saranno più grandi di me perché più vicini al punto omega. [SM=g1740722]

No, io sono più vicino di loro se vivo con maggiore fede la presenza del Cristo che è qui, se vivo oggi la mia comunione col Cristo, che è comunione con Dio. Come un atto comune, un momento qualsiasi della storia è divenuto il momento dell'Incarnazione divina, così un momento qualunque della mia vita può essere l'incontro definitivo con Dio: la mia morte, ma anche il momento che vivo qui ora. La mia vita non si iscrive in un processo, perché se si iscrivesse in un processo anch'io sarei mangiato dal tempo, sarei digerito dalle generazioni umane, anch'io non sarei più: acqua che passa. E invece sono eterno come Dio, perché tocco Dio, posso toccare Dio in ogni momento del mio processo.
Il pensiero cristiano, che implica il mistero di un Dio che ci supera, è molto più lineare di quanto possa essere il pensiero di ogni filosofo o di ogni scienziato o anche di ogni teologo il quale non voglia rispettare la Parola di Dio e non voglia lasciarsi giudicare da questa, ma predicare questa Parola scegliendo dai misteri cristiani quello che gli fa comodo e cercando di sistemarlo alla meglio in un processo o in un sistema chiuso. Non vi è sistema chiuso: sei tu chiuso in un sistema, sei tu chiuso in una realtà, la realtà creata, della quale fai parte, la realtà di un mistero che già ti prende.


Tutto questo mi sembra molto importante, perché questa incomprensione della preghiera che c'è oggi (sapete che non pregano più né i preti, né i seminaristi, né le anime religiose?), questa mancanza del senso di Dio, questo fatto che manca il senso del peccato, tutto deriva da una stessa origine: dal trascurare non solo la discontinuità fra ordine di natura e ordine di grazia, ma anche la discontinuità fra la natura e lo spirito. Diventa un fatto puramente biologico anche quello che fino a dieci anni fa sembrava un fatto puramente spirituale; e allora si passa, con l'impassibilità pura di uno che giudica le cose sul piano puramente oggettivo, quasi non lo toccassero più, dalle espressioni che sembrano manifestazione di una esperienza mistica alla descrizione delle cose più turpi con un senso di distacco, perché non c'è più nulla di morale né in quello né in quell'altro.

Il mondo moderno non soltanto ha perso Dio, ma ha perso anche l'uomo. L'uomo piano piano si riduce a puro animale. Nemmeno i greci erano giunti a tanto, perché almeno, per loro, anche se non esisteva Dio, esisteva lo spirito; mentre oggi quanti credono veramente nell'immortalità? Non vogliono dirlo, non vogliono porsi il problema per non dover rispondere, ma io credo che la maggior parte non ci creda più. Anche fra i cristiani la maggior parte arriva a dire: "Eh, se c'è qualcosa si vedrà!".
Questo vuol dire che non soltanto non si crede più in Dio, ma non si crede neanche nell'uomo. L'uomo stesso si è ridotto a un puro prodotto biologico, animale.


Vi posso sembrare un po' duro, ma non lo sono, perché i risultati di una certa concezione sono paurosi; e potrebbero essere ancora più paurosi se noi non ci rendessimo conto di tutto questo per riaffermare non quei principi filosofici, ma quei principi di fede dai quali il nostro Cristianesimo dipende o cade; e non soltanto il nostro Cristianesimo, ma la nostra nobiltà di creature razionali, di uomini cioè che trascendono il mondo. Perché Dio trascende anche il mondo, ma l'uomo già di per sé trascende ogni processo biologico, trascende la creazione fisica: egli è spirito. Dobbiamo rendercene conto. [SM=g1740721]


Per questo l'uomo vale sempre più non soltanto di tutti i processi biologici e storici, ma di tutte le manifestazioni puramente esteriori e visibili, anche della Chiesa stessa in quanto visibile. Io valgo di più di tutta la Chiesa: non della Chiesa Corpo Mistico, non della Chiesa Comunione dei Santi, ma della Chiesa fatta di Cardinali, di Vescovi, fatta di San Pietro... queste sono tutte cose esteriori. La mia comunione col Cristo e anche coi Santi della Chiesa stessa è immensamente superiore, perché questo qui è un piano storico che ancora non è definitivo, che è ancora segno. Siamo ancora sul piano profetico, sul piano significativo, non sul piano definitivo dell'essere, mentre per quanto riguarda la persona umana, già la persona umana realizza questa trascendenza del visibile, del fisico, dello storico: la persona umana in un atto di fede giunge a Dio; la persona umana, anche senza l'atto di fede, nella sua vita spirituale già vive una libertà spirituale onde si libera dalla legge necessitante propria del determinismo delle cose fisiche.


Dobbiamo rendercene conto: un uomo solo vale più di tutti i movimenti politici, un uomo solo vale più di tutto uno Stato. Certo, qui il problema si fa complesso, perché lo Stato è anche la somma delle persone; però la persona realizza se stessa più nella sua intimità che nei rapporti sociali. I rapporti sociali obbediscono alla sociologia, a qualche cosa che è ancora deterministico. L'atto interiore dell'uomo è sempre l'atto più alto. Ecco perché la vita contemplativa è sempre il massimo vertice dell'attività umana.
Nell'atto esteriore l'uomo si aliena sempre a se stesso. Sant'Agostino diceva: In teipsum rede: in interiore homine inhabitat veritas. Se l'uomo è alienato lo è perché dopo il peccato originale è stato cacciato dal Paradiso Terrestre, cioè è stato cacciato nella socialità, nella storia, secondo il pensiero dei Padri, è stato cacciato in un mondo fisico facendone parte. Il suo mondo vero non lo possiede più: si trova in regione dissimilitudinis che è la storia, è il mondo fisico, è il mondo politico, è questo mondo, che traduce soltanto imperfettamente la mia vita interiore e molto spesso, più che tradurla la tradisce. Noi siamo stati traditi nel nostro medesimo amore anche nel rapporto che abbiamo gli uni con gli altri: amandoci non ci possiamo amare. Ci amiamo, e nella misura che manifestiamo l'amore si tradisce l'amore.


Pensavo in questi giorni all'amore sensibile, all'amore carnale. È chiaro che se ci si ama, ci si dona l'uno all'altro, ci si deve donare l'uno all'altro. L'amore esige una risposta; anche Dio la esige. Se è vero amore implica l'unità, e l'unità implica il dono reciproco. D'altra parte l'uomo, se è uomo, non è solamente spirito, è anche carne, dunque l'amore sensibile, l'amore carnale, dovrebbe essere il massimo dell'amore. Perché allora c'è l'ambiguità di questo amore che è invece peccato? È chiaro: perché il corpo ci aliena. Non è il vero corpo. Il mio atto d'amore, la mia comunione, implica il dono del corpo, ma non implica questa alienazione che invece oggi noi viviamo sul piano fisico e sul piano sensibile.

[SM=g1740771] continua...

 

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
Rispondi

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 00:44. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com