A tutti voi che passate da qui: BENVENUTI
Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
Nuova Discussione
Rispondi
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

Riscopriamo il senso del peccato! di Don Divo Barsotti

Ultimo Aggiornamento: 12/04/2012 23:37
Autore
Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 39.988
Sesso: Femminile
12/04/2012 23:25
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota

[SM=g1740733] Quando si vive questa comunione di amore? Nella Comunione. Nella Comunione Dio mi dona Se stesso nel suo Corpo e io mi dono a Lui nel mio corpo, ma non c'è nessuna ambiguità, perché è il corpo glorioso. In questo mio corpo che non è un corpo glorioso io vivo necessariamente una mia alienazione, il mio corpo mi tradisce, tradisce la mia vita spirituale, non è strumento della mia vita spirituale. Nell'amare, nel dono di me stesso, io perdo me stesso, perdo la mia anima invece di conquistarla. Invece nella vita futura saremo non soltanto un solo spirito, ma un solo corpo. Unità anche fisica oltre che spirituale. Ma non ci sarà alienazione, non ci sarà nessuna umiliazione: sarà la piena manifestazione e la piena perfezione di un amore che esige ed opera la perfetta unità.


Non trovo che di per sé non ci sia nulla di male nell'amore sensibile. l'amore sensibile è l'amore. Non per nulla ci si deve amare e troviamo una difficoltà ad amarci proprio nella nostra costituzione presente. Per questo l'amore esige la morte: esige il superamento di una condizione terrestre nella quale l'amore ci è imposto e non lo possiamo vivere fino in fondo.
Questa mia presa di posizione non è quella di un conservatore o di un progressista, ma quella di un cristiano. Un cristiano che vuol continuare a credere in Dio, vuol continuare a credere nel Cristo, nell'Incarnazione, nella Morte di Croce, nella Risurrezione, che vuol continuare a credere, e non ammette un post-cristianesimo, perché sarebbe un cadere nell'inferno: ci sarebbe un post-Dio , e dopo Dio che cosa ci può essere se non il nulla? Ammesso che ci sia un post-cristianesimo, l'uomo sarebbe veramente solo, in una solitudine immensa, perché per lui Dio non ci sarebbe più.

L'uomo realizza totalmente se stesso nella sua comunione con Dio. E questo è proprio dell'uomo. Tutta la tradizione ce lo insegna, e non soltanto la tradizione religiosa, ma anche quella culturale dell'Occidente: l'uomo è un microcosmo. In lui veramente tutta la creazione si riassume perché attraverso di lui tutta la creazione deve essere salvata. Ma come può l'uomo salvare tutta la creazione?


Fino alla fine del 1800 si poteva pensare che l'uomo fosse un essere che quasi totalmente emergeva nella luce: soltanto qualche piccolo angolo dell'essere suo rimaneva nell'ombra, ma tutto l'essere umano era un essere di luce, un essere cioè pienamente cosciente di sé, pienamente responsabile dei suoi atti. Nel 1900, prima Freud e poi Jung ci hanno insegnato che in realtà quello che dobbiamo pensare dell'uomo è il contrario. Ed è vero quello che essi ci dicono, almeno riguardo a questo: che cioè l'uomo si trova in massima parte sommerso nell'inconscio e nel subconscio; tutte le sue azioni hanno un carattere, direi, non libero, ma determinato e dall'ereditarietà e dal temperamento e da fattori biologici e fisici. Tutto è quasi sommerso nell'animalità, se vogliamo usare questo termine. soltanto il vertice della sua anima emerge, e la fatica che l'uomo deve compiere perché tutto quello che è inconscio divenga pura luce, pura coscienza, pura responsabilità, è quello che lo realizza. Vivere, per noi, vuol dire divenire uomini; e divenire uomini significa emergere da questa melma, da questa ombra, emergere da questo fango, risalire. Però il salire nella luce è un'impresa gigantesca. Non ci rendiamo conto di quanto siamo giocati dai nostri istinti, di quanto siamo in qualche modo determinati (in qualche modo, non totalmente) dalla nostra educazione, dall'ambiente nel quale viviamo, dai nostri antenati, dal nostro temperamento, dalla nostra salute e dai nostri atti precedenti.
L'emersione del nostro spirito da questo mare impone all'anima uno sforzo gigantesco. E molto spesso l'uomo non lo fa. Si deve dire, al contrario, che in massima parte gli uomini continuano a vivere quasi sommersi.


Il cammino dell'uomo per essere uomo è in gran parte anche il cammino dell'uomo per essere figlio di Dio. L'emersione dell'uomo verso la sua umanità e l'emersione dell'uomo verso la sua vocazione soprannaturale, in qualche modo, almeno per un certo tratto, vanno di pari passo. Coincidono. Si può dire a questo proposito che la vita religiosa sia uno dei mezzi più universali di promozione umana. Fino ad oggi - e sarà così fino alla fine del mondo - in massima parte gli uomini diverranno uomini non attraverso la filosofia o la psicologia o la medicina o la psichiatria, ma soltanto attraverso la religione. E probabilmente la massima parte delle malattie si potrebbe guarire proprio attraverso un processo religioso, proprio perché un processo religioso non soltanto avvicina l'uomo a Dio, ma porta l'uomo ad essere uomo.
La promozione dell'uomo da animale a uomo, fino ad un certo punto del cammino va di pari passo con la promozione dell'uomo dall'essere di natura alla grazia. D'altra parte dobbiamo anche renderci conto che gli altri strumenti che l'uomo può usare per divenire uomo sono sempre strumenti inefficaci. Cioè, lo psicanalista, lo psicologo, ecc. non avranno mai l'efficacia che ha un sacerdote. Perché? Perché l'uomo nel suo mistero non è comprensibile e non è compreso che nel piano religioso. Gli altri piani - cultura, sanità mentale, sanità fisica - riguardano soltanto un settore della sua vita. La sanità totale dell'uomo non può essere realizzata che in un processo onde egli risponde alla sua vocazione prima, alla sua vocazione essenziale, che è una vocazione religiosa.
Si può dire dunque che di fatto, tranne pochissime eccezioni, gli uomini sono realizzati in una vita religiosa. E quello che dico, in fondo, trova una giustificazione nella teologia, la quale insegna che il peccato originale ha disgregato e la grazia, prima ancora di divinizzarci, ci risana; la grazia prima ancora che elevarci a Dio ci rifà uomini, ci ristabilisce in una perfetta sanità e unità.


Il nostro cammino verso Dio va di pari passo col nostro cammino ad essere veramente uomini che cosa vuol dire essere uomini? Vuol dire che sempre più lo spirito umano investe dall'intimo tutta la natura umana, anche corporea, in tal modo che non sfugga più alla coscienza e alla responsabilità dell'uomo nessuna sua attività, ma ogni suo atto sia penetrato di spirito, cioè in ogni suo atto l'uomo sia cosciente e pienamente responsabile: cosa che non avviene quasi mai. Su milioni di atti che compiamo ogni giorno solo poche migliaia sono atti umani e di questi pochissimi sono atti squisitamente religiosi. Quando sarà che tutti questi milioni di atti dell'uomo saranno atti umani? E qui bisogna che spieghi che cosa intendo per atto dell'uomo e che cosa per atto umano.
Atto dell'uomo è qualunque atto che compia un uomo, anche se lo compie dormendo, anche se lo compie inconsapevolmente; sono quegli atti che si possono compiere per puro automatismo, per pura abitudine, senza che l'anima veramente rifletta sull'atto, veramente lo voglia, veramente sia libera e si determini a compierlo. Quanti atti compio mentre parlo, con le mani, col viso, con la bocca con gli occhi! Ma di quanti sono consapevole? Di quanti sono perfettamente libero e cosciente? Gli atti dunque di cui non ho piena coscienza e piena responsabilità sono atti dell'uomo perché sono atti compiuti da un uomo, ma non sono atti umani perché non sono investiti, trasfigurati dall'intimo da questa responsabilità piena che è propria dell'uomo come spirito. L'uomo è veramente uomo quando tutte le sue attività promanano da lui non come animale, dalle sue potenze soltanto animali, ma anche in quanto è lo spirito suo che le dirige, che le vuole e dà loro un contenuto. Per questo tanto più l'uomo è uomo quanto più è responsabile di tutti gli atti che compie.


Per la massima parte gli uomini sono portati via, così, dai loro istinti; non si impegnano mai, non riflettono, non c'è mai in loro un esercizio di volontà vera. Quanti sono gli uomini che si lasciano vivere in questo modo! E non fanno del male: la vita animale non è una vita peccaminosa, è vita animale. Il peccato implica la vita umana perché per fare un peccato ci vuole la piena coscienza di quello che si fa. Ci può essere la responsabilità in radice, ma fino ad un certo punto, perché se uno rimane sempre un bambino sul piano morale, non acquista nemmeno il senso di una sua responsabilità di essere promosso ad essere uomo.
In fondo è così per la massima parte degli uomini; non è che non compiano mai un atto umano: prima o poi lo compiono, ed è quello che li salva o li perde; ma in massima parte gli uomini rimangono bambini. E vanno in Paradiso, magari attraverso il Purgatorio, ma ci vanno. Ma quanto più l'uomo diviene uomo, tanto più diviene consapevole dei suoi atti, e tanto più cresce il rischio della sua salvezza, ma cresce anche la possibilità di una sua santificazione. La santità è il puro consumare di tutto l'uomo in una vita spirituale pura. Ecco la preghiera pura. È l'uomo che consuma tutto senza più nessuna opacità, senza più nessuna passività nei confronti del temperamento, dell'ereditarietà, degli automatismi animali dell'essere. Di tutto quello che fa è pienamente cosciente, egli ha piena padronanza di sé. È la piena libertà che l'uomo ha conquistato. E proprio per questo la perfezione umana si unisce alla perfezione della santità e si può unire alla perversione totale.

 

[SM=g1740771] continua...

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
Rispondi

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 03:48. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com