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Riscopriamo il senso del peccato! di Don Divo Barsotti

Ultimo Aggiornamento: 12/04/2012 23:37
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12/04/2012 23:33
 
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In Solov'ëv l'Anticristo è un uomo perfetto: proprio perché l'uomo è perfetto può essere anche perfettamente demonio. La vita spirituale più intensa, più alta è quella che rende possibile la vita di santità più luminosa come la vita di perversione più assoluta.


Essendo allora pienamente responsabile e cosciente di sé, l'uomo ha la libertà di ordinarsi pienamente a Dio o a se stesso, di donarsi all'amore divino o di rifiutarsi a questo amore nell'orgoglio che lo chiude in se stesso. Cioè il crescere in questa vita spirituale porta sempre con sé un rischio, rischio che diviene sempre più grave via via che scegliamo. L'ambiguità della vita umana è tutta qui. Per coloro che vivono una vita animale c'è meno rischio perché c'è meno possibilità di andare a destra o a sinistra: tutto è pura passività. In questa passività però Dio ha innestato la sua grazia: infatti i bambini hanno ricevuto il Battesimo e si salvano anche se sono incapaci di atti umani. E questi bambini che rimangono bambini anche da grandi, vanno in Paradiso lo stesso. Per questo c'è da pensare che la massima parte degli uomini si salvi. Invece per coloro che emergono il pericolo cresce, come cresce però anche la possibilità di una santificazione, di una trasfigurazione in Dio.


La vita spirituale totale l'uomo non può viverla che in Dio, perché l'intelligenza e la volontà non possono essere attuate che da Dio stesso: da Dio come somma verità l'intelligenza; da Dio come supremo bene la volontà. Di qui deriva che in fondo, l'atto supremo dell'essere, l'uomo non lo può compiere senza la grazia. Fino ad un certo punto, dunque, può giungere a sottrarsi a Dio: quando fosse pienamente attuato in tutte le sue possibilità umane, non potrebbe essere attuato che da Dio. E l'atto supremo dell'essere umano, allora, non potrà essere che preghiera, cioè adesione a Dio come verità e come bene.
Questa adesione a Dio come bene e come verità è l'atto di contemplazione pura, quello che l'Oriente chiama la preghiera pura. Che non è - si badi bene - una conoscenza di Dio razionale, successiva, attraverso un ragionamento: è pura intuizione. E non è nemmeno adesione della volontà a Dio attraverso uno sforzo: è, si direbbe, quasi pura identificazione con questo bene divino. Tanto la volontà divina si unisce al bene sommo che la conformità della volontà creata con la volontà increata diviene quasi assoluta. Si tratta di conformità e non di identità, perché rimane sempre una conformità, cioè un aderire. Può essere conformità assoluta, ma è conformità, non identità. La creatura rimane creatura e Dio rimane Creatore.
Ora, il cammino della vita spirituale è un cammino pericoloso, un cammino di supremo rischio. Ma è un cammino che porta l'essere umano sempre più ad attuarsi in una vita che è auto-coscienza, che è libertà. Voi vedete anche in San Paolo, nella Lettera ai Romani, che quello che distingue la vita religiosa di Israele nei confronti del Cristianesimo è il fatto che noi non siamo sotto la legge: la legge del cristiano è la libertà. E anche il Concilio Ecumenica Vaticano II nei suoi decreti ha dimostrato una fiducia estrema nell'uomo. Finora si vedeva l'uomo ancora, in qualche modo, sotto l'Antico Testamento: l'Indice, ecc. Certe cose dimostrano che eravamo sotto tutela.


Ora non siamo più sotto tutela e gli uomini non sanno più cosa fare. Non siamo abituati alla libertà. La vita cristiana esige sempre un esercizio di maggiore libertà. A un certo momento quello che è legge deve finire. Via via che l'uomo diviene uomo egli è chiamato ad agire secondo la propria coscienza. L'obbedienza a Dio è obbedire a noi stessi nella misura appunto che noi procediamo. In Paradiso l'amore abolisce la legge, ma anche quaggiù l'uomo che diviene uomo deve essere capace da se stesso di "prendere il giogo della legge", come dicevano gli antichi Israeliti. Gli uomini stessi devono rendersi conto di quello che può imporre una vita religiosa, nei confronti di Dio e degli uomini. Cosicché le prescrizioni della Chiesa diverranno sempre più rispettose del nostro essere umano. Però tutto questo ci lascia un po' perplessi e sconcertati. È come uno che è abituato ad essere sorretto dalla mano della mamma e deve camminare da solo: incespica e cade. Però, camminare da solo, anche se cade, è sempre meglio che andare portato dalla mano della mamma. E questo avverrà sempre di più.
L'uomo che diviene uomo non è più sotto la legge e agisce sempre più con piena coscienza. Deve essere adulto. Deve saper da sé cosa Dio gli chiede e in che modo rispondere a Dio. E la risposta dell'uomo sarà sempre diversa. Fino ad oggi, proprio perché eravamo bambini, il fare il venerdì voleva dire per tutti una medesima cosa. Ed era una cosa stupida, perché per uno il mangiar pesce poteva essere davvero una mortificazione, mentre per un altro poteva essere un pranzo prelibato. L'uomo deve fare da sé perché se subentra una legge tu scagli sul legislatore la tua responsabilità e ti attieni soltanto ad un'obbedienza passiva. Invece ora per ciascuno si impone una cosa diversa. Per uno il fare il venerdì vorrà dire non andare al cinema, per un altro portare il cilicio: per ognuno una cosa diversa perché in ognuno la legge divina nel cuore agisce in modo diverso secondo il grado di grazia che l'uomo ha raggiunto. Quale legge può essere valevole per tutti dal momento che siamo tutti diversi? Si deve rispondere a Dio e Dio non parla lo stesso linguaggio a due anime.


Ecco la libertà dell'anima, il crescere dell'anima. Com'è faticoso però! È faticoso essere uomini. E sarà sempre più faticoso essere cristiani. Finora consisteva nell'andar a Messa la domenica, nel far la Comunione per Pasqua, ed era tutto a posto. Quando avevi osservato i precetti della Chiesa e Comandamenti di Dio eri a posto. Ma i Comandamenti non sono la vita cristiana: sono soltanto la condizione per vivere. Perché sono un non-fare, ma cosa devi fare non te lo dicono. E invece il Cristianesimo è un fare, la legge cristiana è tutta positiva: è amare. Sicché non può consistere nel non fare. E nessuno può parlare un linguaggio uguale all'altro, per nessuno vale la legge che vale per l'altro. La legge rimane interiore. Tu certo non puoi rubare, non puoi fornicare, ma quando hai fatto questo hai obbedito ai Comandamenti di Dio? No, perché il comandamento di Dio è positivo: consiste nell'amare. Cosa vuol dire per te amare Dio, amare il prossimo? Tu solo lo sai, nella misura che sei diventato uomo, nella misura che sei cristiano.


Questo per quanto riguarda i Comandamenti di Dio. Per quanto riguarda i precetti della Chiesa è lo stesso; saranno tolti tutti, probabilmente, con l'andar del tempo, perché l'uomo diviene uomo, cioè non è più sotto tutela, non è più sotto la legge, è sotto la libertà. Cosa vorrà dire questo? Che impresa! È più facile, più sicuro, siamo più garantiti se c'è un altro che risponde per noi. Ma è giusto che un altro risponda per noi? Non è giusto che la Chiesa risponda per noi. Ognuno deve prendere il proprio peso e andare avanti.
Pensate un po' come erano buffe le cose nei tempi passati: un qualunque studente di liceo andava in Curia e si faceva dare il permesso di leggere i libri proibiti e ne leggeva fin che voleva. San Pietro Canisio, il più grande Dottore della Chiesa contro i protestanti, non ha mai avuto il permesso di leggere i libri proibiti! E l'uomo si sentiva sicuro perché la Chiesa si assumeva le responsabilità per il liceale e non le assumeva per quell'altro a cui non dava il permesso. Ora ciascuno deve rispondere da se stesso.
"Ma non sappiamo allora quando si fa peccato e quando non si fa peccato!". Precisamente. È questo che vuol dire essere uomini. Perché nessuno te lo può dire dal di fuori, devi essere tu a saperlo nella misura che tu ti opponi alla legge divina che vive nel tuo cuore, che tu senti di andare contro quello che Dio ti suggerisce.
Ecco perché mentre i cristiani mediocri esaminano la loro coscienza alla luce di un libretto nel quale c'è scritto: "Ho ascoltato la Messa tutte le domeniche? Ho fatto vigilia al venerdì?" il santo invece si mette di fronte a Dio, vede la sua anima alla luce di Dio; e quello che per un semplice cristiano può sembrare soltanto uno scrupolo diviene per il santo un peccato enorme. Chi può giudicare? Ognuno è giudicato solo da Dio. E l'anima deve mettersi nella luce di Dio per subire questo giudizio.
È un'impresa difficile essere cristiani, estremamente difficile! Quanto era meglio se la Chiesa ci trattava un po' più come bambini! Invece non siamo più bambini. Già il Concilio ci ha un po' sconcertato con le sue riforme, ma probabilmente, quanto più si va avanti più sarà così, tanto più il Papa assisterà senza intervenire. Già ora c'è questo smarrimento delle coscienze perché si è data una maggiore libertà agli uomini, non perché la esercitino nei confronti di Dio, ma perché se ne servano proprio per legarsi a Dio, per rispondere a Lui.


Non so se gli uomini sono abbastanza maturi per accettare questa libertà. Avete presente il "Grande Inquisitore" nei Fratelli Karamazoff? Ivan si ribella contro Dio perché Dio ha imposto all'uomo un carico che l'uomo non sopporta.quale? quello della libertà.
"Noi - dice l'Inquisitore al Cristo che gli appare - finalmente abbiamo corretto l'opera tua. Tu avevi addossato all'uomo il peso terribile della sua libertà, ma noi glielo abbiamo tolto. Noi gli provvediamo il pane, gli provvediamo tutto, e gli diciamo: Fai così! E l'uomo si sente sicuro e ci ringrazia e dice: Oh Santa Chiesa di Dio quanto sei bella!".
Quante sono le anime che si sentivano tranquille di essere cristiane perché osservavano il venerdì! Ora i cristiani non possono più sentirsi tranquilli. È il peso della nostra libertà che dobbiamo portare. Il crescere nella vita cristiana implica sempre uno spazio maggiore di libertà. Il santo può arrivare veramente come Sant'Antonio Abate, a non fare più la Pasqua, a non ascoltare più la Messa... Non credo che noi arriveremo a questo... comunque, è vero che quanto più progrediamo tanto più il peso della nostra libertà diventerà grave, cioè tanto più dovremo assumerci in pieno, personalmente, la responsabilità di ogni nostra azione, nei confronti dei fratelli, nei confronti della Chiesa, nei confronti di Dio.


Pensate cosa ha chiesto Dio a una bambino come Santa Giovanna d'Arco! Di andar contro i vescovi, di essere ferma per essere fedele a Dio contro tutti i vescovi, gli inquisitori, i sacerdoti... Un momento di debolezza l'ha avuto, e ha firmato, ma poi ha ritrattato la sua firma, e per questo è santa: perché ha accettato di morire come eretica, come scomunicata, come strega, come perversa. L'uomo deve rispondere soltanto a Dio. Certo che Dio non lo metterà mai contro la Chiesa: anche Giovanna d'Arco non va contro la Chiesa di Roma, e infatti la malvagità dei suoi giudici è stata quella di non aver voluto accettare il suo ricorso alla suprema sede.
E lo stesso accadde con Tommaso Moro: contro tutti i teologi e contro tutti i vescovi di Inghilterra, lui, laico, si assume la sua responsabilità, e non solo muore, ma manda sul lastrico la sua famiglia (aveva 14 figli). La fedeltà a Dio, alla propria coscienza!


Essere cristiani vuol dire questo; vuol dire crescere nella libertà interiore, crescere nel senso di responsabilità nei confronti dei nostri atti: responsabilità nostra nei confronti di Dio, della Chiesa, degli uomini. Non ti puoi riposare. Una certa tutela si ammette sempre, per gli uomini quaggiù: la tutela suprema sarà Roma; ma tu puoi anche affrontare la scomunica semplice per seguire la tua coscienza. La scomunica maggiore no, secondo i teologi, perché lì interviene lo Spirito Santo, che fa coincidere la suprema tua libertà con l'autorità. Cioè, l'uomo non elimina mai la tutela della legge, la tutela di un'obbedienza suprema: l'obbedienza al vertice. Può esserti chiesto veramente di assumerti la tua responsabilità nei confronti di tutto e di tutti. Libertà che cresce, senso di responsabilità che cresce nell'anima. Ecco tutta la vita spirituale.

 

[SM=g1740771] continua....

 

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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