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Ultimo Aggiornamento: 10/03/2017 13:01
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14/02/2014 18:52
 
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DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
AI FIDANZATI CHE SI PREPARANO AL MATRIMONIO

Piazza San Pietro
Venerdì, 14 febbraio 2014

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Domanda 1 : La paura del “per sempre”

Santità, in tanti oggi pensano che promettersi fedeltà per tutta la vita sia un’impresa troppo difficile; molti sentono che la sfida di vivere insieme per sempre è bella, affascinante, ma troppo esigente, quasi impossibile. Le chiederemmo la sua parola per illuminarci su questo.

Ringrazio per la testimonianza e per la domanda. Vi spiego: loro mi hanno inviato le domande in anticipo… Si capisce… E così io ho potuto riflettere e pensare una risposta un po’ più solida.

E’ importante chiedersi se è possibile amarsi “per sempre”. Questa è una domanda che dobbiamo fare: è possibile amarsi “per sempre”? Oggi tante persone hanno paura di fare scelte definitive. Un ragazzo diceva al suo vescovo: “Io voglio diventare sacerdote, ma soltanto per dieci anni”. Aveva paura di una scelta definitiva. Ma è una paura generale, propria della nostra cultura.  Fare scelte per tutta la vita, sembra impossibile. Oggi tutto cambia rapidamente, niente dura a lungo… E questa mentalità porta tanti che si preparano al matrimonio a dire: “stiamo insieme finché dura l’amore”, e poi? Tanti saluti e ci vediamo… E finisce così il matrimonio. Ma cosa intendiamo per “amore”? Solo un sentimento, uno stato psicofisico? Certo, se è questo, non si può costruirci sopra qualcosa di solido. Ma se invece l’amore è una relazione, allora è una realtà che cresce, e possiamo anche dire a modo di esempio che si costruisce come una casa. E la casa si costruisce assieme, non da soli! Costruire qui significa favorire e aiutare la crescita. Cari fidanzati, voi vi state preparando a crescere insieme, a costruire questa casa, per vivere insieme per sempre. Non volete fondarla sulla sabbia dei sentimenti che vanno e vengono, ma sulla roccia dell’amore vero, l’amore che viene da Dio. La famiglia nasce da questo progetto d’amore che vuole crescere come si costruisce una casa che sia luogo di affetto, di aiuto, di speranza, di sostegno. Come l’amore di Dio è stabile e per sempre, così anche l’amore che fonda la famiglia vogliamo che sia stabile e per sempre. Per favore, non dobbiamo lasciarci vincere dalla “cultura del provvisorio”! Questa cultura che oggi ci invade tutti, questa cultura del provvisorio. Questo non va!

Dunque come si cura questa paura del “per sempre”? Si cura giorno per giorno affidandosi al Signore Gesù in una vita che diventa un cammino spirituale quotidiano, fatto di passi - passi piccoli, passi di crescita comune - fatto di impegno a diventare donne e uomini maturi nella fede. Perché, cari fidanzati, il “per sempre” non è solo una questione di durata! Un matrimonio non è riuscito solo se dura, ma è importante la sua qualità. Stare insieme e sapersi amare per sempre è la sfida degli sposi cristiani. Mi viene in mente il miracolo della moltiplicazione dei pani: anche per voi, il Signore può moltiplicare il vostro amore e donarvelo fresco e buono ogni giorno. Ne ha una riserva infinita! Lui vi dona l’amore che sta a fondamento della vostra unione e ogni giorno lo rinnova, lo rafforza. E lo rende ancora più grande quando la famiglia cresce con i figli. In questo cammino è importante, è necessaria la preghiera, sempre. Lui per lei, lei per lui e tutti e due insieme. Chiedete a Gesù di moltiplicare il vostro amore. Nella preghiera del Padre Nostro noi diciamo: “Dacci oggi il nostro pane quotidiano”. Gli sposi possono imparare a pregare anche così: “Signore, dacci oggi il nostro amore quotidiano”, perché l’amore quotidiano degli sposi è il pane, il vero pane dell’anima, quello che li sostiene per andare avanti. E la preghiera: possiamo fare la prova per sapere se sappiamo dirla? “Signore dacci oggi il nostro amore quotidiano”. Tutti insieme! [fidanzati: “Signore dacci oggi il nostro amore quotidiano”]. Un’altra volta! [fidanzati: “Signore dacci oggi il nostro amore quotidiano”]. Questa è la preghiera dei fidanzati e degli sposi. Insegnaci ad amarci, a volerci bene! Più vi affiderete a Lui, più il vostro amore sarà “per sempre”, capace di rinnovarsi, e vincerà ogni difficoltà. Questo ho pensato che volevo dirvi, rispondendo alla vostra domanda. Grazie!

Domanda 2: Vivere insieme: lo “stile” della vita matrimoniale

Santità, vivere insieme tutti i giorni è bello, dà gioia, sostiene. Ma è una sfida da affrontare. Crediamo che bisogna imparare ad amarsi. C’è uno “stile” della vita di coppia, una spiritualità del quotidiano che vogliamo apprendere. Può aiutarci in questo, Padre Santo?

Vivere insieme è un’arte, un cammino paziente, bello e affascinante. Non finisce quando vi siete conquistati l’un l’altro… Anzi, è proprio allora che inizia! Questo cammino di ogni giorno ha delle regole che si possono riassumere in queste tre parole che tu hai detto, parole che ho ripetuto tante volte alle famiglie: permesso - ossia ‘posso’, tu hai detto – grazie, e scusa.

“Posso-Permesso?”. E’ la richiesta gentile di poter entrare nella vita di qualcun altro con rispetto e attenzione. Bisogna imparare a chiedere: posso fare questo? Ti piace che facciamo così? Che prendiamo questa iniziativa, che educhiamo così i figli? Vuoi che questa sera usciamo?... Insomma, chiedere permesso significa saper entrare con cortesia nella vita degli altri. Ma sentite bene questo: saper entrare con cortesia nella vita degli altri. E non è facile, non è facile. A volte invece si usano maniere un po’ pesanti, come certi scarponi da montagna! L’amore vero non si impone con durezza e aggressività. Nei Fioretti di san Francesco si trova questa espressione: «Sappi che la cortesia è una delle proprietà di Dio … e la cortesia è sorella della carità, la quale spegne l’odio e conserva l’amore» (Cap. 37). Sì, la cortesia conserva l’amore. E oggi nelle nostre famiglie, nel nostro mondo, spesso violento e arrogante, c’è bisogno di molta più cortesia. E questo può incominciare a casa.

Grazie”. Sembra facile pronunciare questa parola, ma sappiamo che non è così… Però è importante! La insegniamo ai bambini, ma poi la dimentichiamo! La gratitudine è un sentimento importante! Un’anziana, una volta, mi diceva a Buenos Aires: “la gratitudine è un fiore che cresce in terra nobile”. E’ necessaria la nobiltà dell’anima perché cresca questo fiore. Ricordate il Vangelo di Luca? Gesù guarisce dieci malati di lebbra e poi solo uno torna indietro a dire grazie a Gesù. E il Signore dice: e gli altri nove dove sono? Questo vale anche per noi: sappiamo ringraziare? Nella vostra relazione, e domani nella vita matrimoniale, è importante tenere viva la coscienza che l’altra persona è un dono di Dio, e ai doni di Dio si dice grazie! E in questo atteggiamento interiore dirsi grazie a vicenda, per ogni cosa. Non è una parola gentile da usare con gli estranei, per essere educati. Bisogna sapersi dire grazie, per andare avanti bene insieme nella vita matrimoniale.

La terza: “Scusa”. Nella vita facciamo tanti errori, tanti sbagli. Li facciamo tutti. Ma forse qui c’è qualcuno che non mai ha fatto uno sbaglio? Alzi la mano se c’è qualcuno, lì: una persona che mai ha fatto uno sbaglio? Tutti ne facciamo! Tutti! Forse non c’è giorno in cui non facciamo qualche sbaglio. La Bibbia dice che il più giusto pecca sette volte al giorno. E così noi facciamo sbagli… Ecco allora la necessità di usare questa semplice parola: “scusa”. In genere ciascuno di noi è pronto ad accusare l’altro e a giustificare se stesso. Questo è incominciato dal nostro padre Adamo, quando Dio gli chiede: “Adamo, tu hai mangiato di quel frutto?”. “Io? No! E’ quella che me lo ha dato!”. Accusare l’altro per non dire “scusa”, “perdono”. E’ una storia vecchia! E’ un istinto che sta all’origine di tanti disastri. Impariamo a riconoscere i nostri errori e a chiedere scusa. “Scusa se oggi ho alzato la voce”; “scusa se sono passato senza salutare”; “scusa se ho fatto tardi”, “se questa settimana sono stato così silenzioso”, “se ho parlato troppo senza ascoltare mai”; “scusa mi sono dimenticato”; “scusa ero arrabbiato e me la sono presa con te”… Tanti “scusa” al giorno noi possiamo dire. Anche così cresce una famiglia cristiana. Sappiamo tutti che non esiste la famiglia perfetta, e neppure il marito perfetto, o la moglie perfetta. Non parliamo della suocera perfetta…. Esistiamo noi, peccatori.
Gesù, che ci conosce bene, ci insegna un segreto: non finire mai una giornata senza chiedersi perdono, senza che la pace torni nella nostra casa, nella nostra famiglia. E’ abituale litigare tra gli sposi, ma sempre c’è qualcosa, avevamo litigato… Forse vi siete arrabbiati, forse è volato un piatto, ma per favore ricordate questo: mai finire la giornata senza fare la pace! Mai, mai, mai! Questo è un segreto, un segreto per conservare l’amore e per fare la pace. Non è necessario fare un bel discorso… Talvolta un gesto così e… è fatta la pace. Mai finire… perché se tu finisci la giornata senza fare la pace, quello che hai dentro, il giorno dopo è freddo e duro ed è più difficile fare la pace. Ricordate bene: mai finire la giornata senza fare la pace! Se impariamo a chiederci scusa e a perdonarci a vicenda, il matrimonio durerà, andrà avanti. Quando vengono nelle udienze o a Messa qui a Santa Marta gli anziani sposi, che fanno il 50.mo, io faccio la domanda: “Chi ha sopportato chi?” E’ bello questo! Tutti si guardano, mi guardano, e mi dicono: “Tutt’e due!”. E questo è bello! Questa è una bella testimonianza!

Domanda 3: Lo stile della celebrazione del Matrimonio

Santità, in questi mesi stiamo facendo tanti preparativi per le nostre nozze. Può darci qualche consiglio per celebrare bene il nostro matrimonio?

Fate in modo che sia una vera festa - perché il matrimonio è una festa - una festa cristiana, non una festa mondana! Il motivo più profondo della gioia di quel giorno ce lo indica il Vangelo di Giovanni: ricordate il miracolo delle nozze di Cana? A un certo punto il vino viene a mancare e la festa sembra rovinata. Immaginate di finire la festa bevendo tè! No, non va! Senza vino non c’è festa! Su suggerimento di Maria, in quel momento Gesù si rivela per la prima volta e dà un segno: trasforma l’acqua in vino e, così facendo, salva la festa di nozze. Quanto accaduto a Cana duemila anni fa, capita in realtà in ogni festa nuziale: ciò che renderà pieno e profondamente vero il vostro matrimonio sarà la presenza del Signore che si rivela e dona la sua grazia. È la sua presenza che offre il “vino buono”, è Lui il segreto della gioia piena, quella che scalda il cuore veramente. E’ la presenza di Gesù in quella festa. Che sia una belle festa, ma con Gesù! Non con lo spirito del mondo, no! Questo si sente, quando il Signore è lì.

Al tempo stesso, però, è bene che il vostro matrimonio sia sobrio e faccia risaltare ciò che è veramente importante. Alcuni sono più preoccupati dei segni esteriori, del banchetto, delle fotografie, dei vestiti e dei fiori... Sono cose importanti in una festa, ma solo se sono capaci di indicare il vero motivo della vostra gioia: la benedizione del Signore sul vostro amore. Fate in modo che, come il vino di Cana, i segni esteriori della vostra festa rivelino la presenza del Signore e ricordino a voi e a tutti l’origine e il motivo della vostra gioia.

Ma c’è qualcosa che tu hai detto e che voglio prendere al volo, perché non voglio lasciarla passare. Il matrimonio è anche un lavoro di tutti i giorni, potrei dire un lavoro artigianale, un lavoro di oreficeria, perché il marito ha il compito di fare più donna la moglie e la moglie ha il compito di fare più uomo il marito. Crescere anche in umanità, come uomo e come donna. E questo si fa tra voi. Questo si chiama crescere insieme. Questo non viene dall’aria! Il Signore lo benedice, ma viene dalla vostre mani, dai vostri atteggiamenti, dal modo di vivere, dal modo di amarvi. Farci crescere! Sempre fare in modo che l’altro cresca. Lavorare per questo. E così, non so, penso a te che un giorno andrai per la strada del tuo paese e la gente dirà: “Ma guarda quella che bella donna, che forte!…”. “Col marito che ha, si capisce!”. E anche a te: “Guarda quello, com’è!…”. “Con la moglie che ha, si capisce!”. E’ questo, arrivare a questo: farci crescere insieme, l’uno l’altro. E i figli avranno questa eredità di aver avuto un papà e una mamma che sono cresciuti insieme, facendosi - l’un l’altro - più uomo e più donna!

   

 



Terra Santa: Fondazione "Centro Famiglia di Nazareth" incontra famiglie in vista del Papa



La Fondazione vaticana “Centro Internazionale Famiglia di Nazareth”, voluta da Benedetto XVI per dare corso alla costruzione a Nazareth di una “Casa del Papa” per le famiglie di tutto il mondo, d’intesa con il Patriarcato Latino di Gerusalemme e con il Pontificio Consiglio per la famiglia, ha promosso una tre giorni dedicata alle famiglie in vista della visita di Papa Francesco prevista alla fine del mese di maggio.

A partire da oggi - riferisce l'agenzia Sir - il presidente della Fondazione, Salvatore Martinez, con una delegazione, sarà a Betlemme, Nazareth e Amman per realizzare incontri di evangelizzazione e di formazione aperti a tutte le famiglie o riservati a coppie già coinvolte in attività di animazione pastorale.

Con loro anche il patriarca latino di Gerusalemme, Fouad Twal, e i suoi vicari, mons. William Shomali, mons. Giacinto-Boulos Marcuzzo e mons. Maroun Elias Lahham, quest’ultimo delegato per la pastorale familiare in Terra Santa. “Le famiglie - commenta Martinez - possono rappresentare un importante stabilizzatore sociale e un efficace antidoto ai fondamentalismi religiosi. Il tema della famiglia è caro alle tre religioni monoteiste sfidate dalla modernità e spesso impreparate sul piano educativo e della trasmissione della fede alle nuove generazioni”.










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Citazioni non citabili 

Maurizio Blondet 08 Marzo 2014 

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Gilbert K. Chesterton, 1926 (notare la data):

«La prossima grande eresia sarà semplicemente un attacco alla moralità, in particolare la moralità sessuale. E non viene da quale sopravvissuto socialista della Fabian Society (1), ma dalla esultante energia vitale dei ricchi decisi infine a divertirsi, senza Papismo, né Puritanesimo, né Socialismo che li trattengano... La follia di domani non sta a Mosca ma molto più a Manhattan».

Bernard Lazare, polemista ebreo francese, pre-sionista:

«Con il protestantesimo, lo spirito ebraico trionfò. La Riforma [protestante], sia in Germania che in Inghilterra, fu uno di quei momenti in cui il cristianesimo si ritemprò alle fonti ebraiche. Per certi aspetti, la Riforma fu un ritorno all’ebionismo del periodo evangelico. Gran parte delle sette protestanti furono semi-ebraiche; più tardi dei protestanti predicarono dottrine anti-trinitarie. (...) Persino in Transilvania l’anti-trinitarismo era fiorito nel XVI secolo e Seidelius aveva sostenuto l’eccellenza dell’ebraismo e del Decalogo. I Vangeli furono abbandonati a favore della Bibbia e dell’Apocalisse. È ben nota l’influenza che questi due libri esercitarono sui luterani e i calvinisti, e soprattutto sui riformatori rivoluzionari inglesi, influenza che perdurò fino al XVIII secolo: a lei si devono i quaccheri, metodisti, pietisti e soprattutto i millenaristi (...) gli uomini che con Venner a Londra sognavano la repubblica, e si allearono con i Livellatori di John Lilburn. Anche in Germania il protestantesimo all’inizio cercò di attirare gli ebrei».

Ernesto Buonaiuti, presbitero, principale esponente del Modernismo, per questo scomunicato:

«Fino ad oggi si è voluto riformare Roma senza Roma, o magari contro Roma. Bisogna riformare Roma con Roma, fare che la riforma passi attraverso le mani di coloro che devono essere riformati. Ecco il vero infallibile metodo. Hic opus, hic labor [...] Il culto esteriore durerà come la gerarchia, ma la Chiesa, in quanto maestra dei sacramenti e dei suoi ordini, modificherà la gerarchia e il culto secondo i tempi: essa renderà quella più semplice e liberale, e questo più spirituale; e per quella via essa diventerà un protestantesimo; ma un protestantesimo ortodosso, graduale, non uno violento, aggressivo, rivoluzionario, insubordinato» (2).

Cardinal Walter Kasper, presidente emerito del Pontificio consiglio per l’unità dei cristiani: 

La « confessione di Gesù Cristo Figlio di Dio... è un residuo di mentalità mitica, passivamente accettato» (p. 223). I miracoli di Gesù nel Vangelo: «Un problema che rende piuttosto strana e difficilmente comprensibile all'uomo moderno l'attività di Gesù…», e scrive che «si ha l’impressione che il N. T. abbia arricchito la figura di Gesù di motivi extra-cristiani per sottolinearne la grandezza e l'autorità» . I miracoli «possono essere interpretati anche come opera del demonio. In se stessi, poi, non sono così chiari e non costituiscono necessariamente una prova della divinità di Gesù» (p. 129). La Resurrezione: «Nessun testo neo-testamentario asserisce di aver visto Cristo risorgere». E continua: «Gli enunciati della tradizione neo-testamentaria della risurrezione di Gesù non sono affatto neutrali: sono confessioni e testimonianze prodotte da gente che crede» (p. 176). Anche della scoperta del «sepolcro vuoto», scrive: «dobbiamo supporre che non si tratti di cenni storici, ma soltanto di artifizi stilistici, escogitati per richiamare l'attenzione e creare «suspence»» (p. 172)… «in ciò su cui si vuole richiamare l'attenzione, non é il sepolcro vuoto; si annuncia la risurrezione, e il sepolcro viene considerato soltanto come segno di questa fede» (p. 173). (Cfr. W. Kasper, Gesù il Cristo, Queriniana, Brescia).

Cardinale G.L. Muller, attuale prefetto per la Congregazione della Dottrina della Fede, sulla Presenza Reale: 

«In realtà, il corpo e il sangue di Cristo non significa le parti fisiche del Gesù uomo durante la sua vita e nel suo corpo glorificato.Corpo e sangue qui significa in particolare la presenza di Cristo nel simbolismo del pane e del vino....«Ora abbiamo la comunione con Gesù Cristo, attraverso il mangiare e bere del pane e del vino.Proprio come in una relazione interpersonale, una lettera può mostrare l’amicizia tra le persone e illustrano l’affetto del mittente per il destinatario. (…) La natura di questi doni possono essere chiarite solo nel loro rapporto con l’uomo.L’essenza del il pane e il vino, quindi, deve essere definito in modo antropologico .Il carattere naturale di queste offerte pane e il vino come un frutto della terra e del lavoro dell’uomo, come unità di prodotti naturali e culturali, è quello di rafforzare e nutrire l’uomo e la comunità umana nel carattere di un pasto comune....Questa essenza naturale del pane e del vino si trasforma da Dio, nel senso che la natura del pane e del vino si presenta ora e raggiunge salvifica comunione con Dio».(GL Müller,Die Messe, Quelle Christlichen Lebens.Augsburg: Sankt Ulrich Verlag, 2002, pp 139-140)

Padre Timothy Ratcliffe, già maestro generale dell’Ordine Domenicano (1992-2001), alle Giornate Nazionali di pastorale giovanile vocazionale, Madrid 2004:

«Voglio parlare di Ultima Cena e sessualità. Può sembrare un po’ strano, ma pensateci un momento. Le parole centrali dell’Ultima Cena sono state: !Questo è il mio corpo, offerto per voi!. L’eucarestia, come il sesso, è centrata sul dono del corpo. Vi rendete conto che la prima lettera di San Paolo ai Corinzi si muove fra due temi, la sessualità e l’eucarestia? Ed è così perché Paolo sa che abbiamo bisogno di capire l’una alla luce dell’altra. Comprendiamo l’eucarestia alla luce della sessualità e la sessualità alla luce dell’eucarestia» (Citata da Mons. Brunero Gherardini, in Concilio Vaticano II – Il discorso mancato). (3)

1) La Fabian Society, fondata a Londra nel 1889, si proponeva di giungere al socialismo, al materialismo, all’uguaglianza e all’abolizione della proprietà privata, con mezzi graduali, inserendo graduali cambiamenti «progressivi» nelle legislazioni e nella società. In base a questa loro ideologia, i fabiani vedevano nell’evoluzione delle imprese in grandi corporations quotate in Borsa, e gestite non dai proprietari ma da manager professionali (i tecnici), un superamento della proprietà privata... La City di Londra, in più di un senso, è il santuario del socialismo fabiano, e il luogo della sua piena realizzazione.

2) Quello di Buonaiuti era un invito al gruppo modernista a costituirsi in società segreta «all’interno» della Chiesa, in possibile convergenza con le logge pre-esistenti, sette giudaizzanti et similia, per una strategia basata sulla doppiezza: finto ossequio ai dogmi, al Santo Padre e alla Tradizione, e selezione ed influenza su prelati guadagnati o da guadagnare al progetto di modifica della gerarchia e del culto. Secondo un’ipotesi che potrete definire complottista, tale società segreta s’è effettivamente costituita ed ha agito praticando una sorta di «egemonia culturale» gramsciana su seminari, prelati e soprattutto sui teologi di cattedra (dalla cattedra, devono «produrre» continuamente «studi» e quindi novità). Mi limito a ricordare come assestò il colpo contro Pio XII preparando i conclavi in cui sarebbero emersi papi novatori. Il 6 giugno 1950, il Nunzio apostolico a Parigi, Giuseppe Roncalli futuro Papa Giovanni XXIII, rivelò la sua posizione ideologica quando scrisse una lettera pubblica di elogio funebre per Marc Sangnier, alto esponente del modernismo francese, esplicitamente condannato da San Pio X Papa con la lettera «Notre Charge Apostolique». Roncalli così esaltava il defunto Sangnier: «...anime come la sua capaci di mantenersi così fedeli e rispettose del Vangelo e della Santa Chiesa sono fatte per le più alte ascese che assicurano quaggiù la gloria preso i contemporanei e la posterità, a cui l’esempio di Marc Sangnier resterà come un insegnamento e un incoraggiamento». L’8 settembre 1950, monsignor Montini, allora sostituto alla segreteria di Stato e braccio destro di Pio XII che se ne fidava completamente, riceveva Jean Guitton: si parlò della Humani Generis, l’enciclica emanata nell’agosto da Pio XII, che conteneva duri altolà contro il modernismo.
A Guitton, il futuro Paolo VI disse che «i teologi francesi» avevano «torto a prendere per condanne quel che altro non era che avvertimento, invito alla prudenza, alla lentezza, alla maturazione. E’ un segno di indicazione paterna, che è ispirato dall’ammirazione» (sic). Solo nel 1954 Pio XII, accortosi che il suo fidato segretario Montini preparava con Dossetti, Fanfani e La Pira l’apertura sinistra in Italia, e aveva aperto segretamente una sua «Ostpolitk» verso il comunismo sovietico ad insaputa di lui pontefice, e del segretario di stato titolare Tardini, allontanò Montini da sé e dai suoi uffici riservati, spedendolo a Milano come Arcivescovo, ma chiaramente in disgrazia: infatti, senza nominarlo cardinale, allo scopo di impedire che partecipasse al successivo Conclave e vi venisse eletto. Da tutte le parti negli ambienti clericali e fra cattoliconi adulti, già si sussurrava che Montini era «il Papa di domani». La rivista cattolica Ambrosius (nov-dic. 1954) pose in exergo questo strano saluto: «Dignum et justum est/Johannes Baptista Montini/ papa tu eris». Invece, bisognò attendere un giro, facendo Papa frattanto il Roncalli, che fece cardinale Montini... Roncalli intanto aprì il Concilio novatore, sapendo che lui morto, l’avrebbe affidato a buone mani.
Se questa ipotesi complottista avesse qualche verosimiglianza, si potrebbe constatare che la società segreta modernista, assurta al massimo soglio e consolidata nel potere dal Concilio, sta eliminando tutti i residui di amanti della Tradizione, sistematicamente - vista una certa rinascita tra i fedeli del tema del rigore e della bellezza liturgica, dell’Adorazione eccetera, che fa paventare un inizio di restaurazione nel senso di San Pio X e del non beatificabile (per le note opposizioni della lobby di Giuda) Pio XII. Lo fa, sia chiaro, in perfetta buona fede: ormai anche il modernismo si è «evoluto» (di per sé è una ideologia evolutiva, anzi evoluzionista) e non ha più esitazione nel credere che i duemila anni di dogmatica, liturgia e tradizione precedente siano solo incrostazioni, residui di storie passate, che tengono lontano dalla fede l’uomo moderno... E dunque, con piena coscienza del proprio diritto novatore, il Papa e la sua cerchia attuano un programma di epurazione con ogni evidenza a lungo elaborato, utilizzando senza remore contro gli epurandi tutti gli strumenti a cui – per esser fedeli a sé stessi – debbono piegarsi: l’obbedienza al Papa, all’autorità, all’infallibilità… Il tutto indurito ina autoritarismo, arbitraria intolleranza, soppressione della «santa libertà dei figli di Dio».
Oserete disobbedire al Santo Padre? Proprio voi? È notevole il fatto che il Santo Padre non sembri avere altri nemici sopprimere, se non all’interno alla Chiesa, e non bolli con le condanne e i divieti, e non trovi nessuno da disciplinare e mettere in riga, se non i fedeli che preferiscono l’antico rito. In questa ipotesi, la nota intervista compiacente al Ricco Epulone Eugenio Scalfari, andrebbe intesa come un colpo tattico magistrale: ha garantito previamente e guadagnato l’adorazione e l’approvazione dei «grandi media», e della «opinione pubblica» miscredente; sicché oggi, i media, possono attestare che «le masse sono col Papa»; ad avversarlo ci sono solo pochi passatisti che «le gente non capisce più» e che non hanno alcun peso, la cui repressione viene accolta con gioia dai media progressisti o borghesi. E’ anche ipotizzabile che la setta modernista, a questo punto, possa aver interesse a spingere le provocazioni fino a far esplodere uno scisma (quello che fu il grande errore di Lefevre), approfittando per una bella scomunica e sospensione a divinis di questa minoranza «fuori dalla Chiesa profetica», completando così la purga. Naturalmente, i tradizionalisti wahabisti stanno cadendo nella trappola a piè pari... Senza considerare che i Papi sopracitati, comunque se ne possa discutere, hanno mantenuto la fede nella Presenza Reale, e ancor più quest’ultimo, che ne ha avuto una prova visiva nel miracolo eucaristico di Buenos Aires: e a ciò è bene aggrapparsi... Questa è beninteso una tesi complottista che mi sono limitato ad articolare; ma naturalmente, me ne dissocio con forza. 

3) Citato da Alessandro Gnocchi e Mario Palmaro, «La Bella Addormentata – Perché dopo il Vaticano II la Chiesa è entrata in crisi – Perché si sveglierà». Levo qui il mio saluto a Mario, che è in agonia sulla croce, offrendo tutto per la Bella Addormentata.






[Modificato da Caterina63 10/03/2014 14:06]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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